Missione 46C - Il Calamaro Gigante, Per Z E N H U M O R (1° pg), Lucifergirl88 (1° pg), -Egeria-

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Rainbow Man
view post Posted on 11/3/2017, 11:53     +1   -1





TERRA IN VISTA!


La ragazzina tornò dal capitano riferendogli perfettamente la situazione in stiva: avevano a bordo quattordici casse con la banda azzurra e quindi abbastanza da poter tornare con un ricco carico. Un appunto dell'unica femmina a bordo del veliero gli fece inarcare un sopracciglio, prima di scoppiare in una grossa risata.

Barbapomellata: "Arrrr, ragazzina, arrrrrrr! Mi fido ciecamente di tutti i miei uomini e già il fatto che siano su questa imbarcazione che naviga su questa rotta ne è la dimostrazione. Credo che qualcuno abbia avuto fretta nel gettarla in stiva per correre in bagno e quindi si sia rotta. Piuttosto ottimo lavoro ragazzina; ora puoi andare giù in cucina a preparare qualcosa. Arrrr!"

Un'espressione da vero maschilista, ma Barbapomellata non era abituato a trattare con le donne: solo un paio di volte aveva avuto qualche relazione, ma niente di rilevante. Passava la sua intera vita in mare con soli uomini e odiva terribilmente i bambini tanto da non pensar nemmeno a metter su famiglia; che padre sarebbe stato, se la sua intera esistenza l'avrebbe passata lontano da casa.

Il diario di bordo non era aperto su una pagina a caso: un membro dell'equipaggio stava rileggendo proprio quanto scritto dal capitano quel giorno di parecchio tempo fa. La pagina era piuttosto ingiallita e pareva stropicciata dalle tante volte che era stata consultata, tuttavia il testo era ancora abbastanza leggibile, compresa la data in cima allo scritto: risaliva a circa un anno fa.

Arrrr! Ero così felice del nuovo incarico affidatomi dal Mizukage e della nuova imbarcazione che ho immediatamente organizzato la spedizione. Sapevo a cosa stavo andando incontro e ero conscio che ancora nessuno mi credeva: non dimenticherò mai quel mostro sbucare da sott'acqua con i suoi tentacoli. L'unico che sembra darmi retta è proprio il Mizukage, che è rimasto piuttosto affascinato dalla mia storia e dal Calamaro Gigante, tanto da affidarmi questo importante compito; addirittura mi è stata promessa una scorta di shinobi, ma non credo servano a molto. Ho visto con i miei occhi cosa è capace di fare e uno l'ho perso per colpa sua, ma so perfettamente che in mare aperto dei semplici genin non sapranno far altro che scappare abbandonando la nave al proprio destino.
Sta di fatto che partii così presto che non ebbi neanche il tempo di decidere il nome della nave, come ogni capitano dovrebbe fare: sono stato un folle. Il Calamaro ci attaccò proprio come lo vidi fare allora e dopo aver fatto qualche danno alla nave e ucciso qualche shinobi in combattimento, decidemmo di buttare la merce appena acquistata in mare. La bestia si sfamò con il contenuto delle casse e noi riuscimmo a rientrare senza troppi danni, ma con qualche vittima. Fu allora che decisi di chiamare il veliero Ookina oshiri, dato che ci salvammo egregiamente e l'imbarcazione era tutto sommato quasi illesa. Purtroppo tra i miei uomini stanno girando brutte voci su questa spedizione: a quanto pare alcuni di loro credono che questa non sia una semplice rotta mercantile, ma che il Mizukage abbia un progetto davvero grande e ben nascosto. Indagherò nei prossimi giorni. Arrrr!
Capitan Barbapomellata



Tramonto, porto di Yutakashima.



Calamaro Gigante, pffff, il viaggio era stato tranquillo e il mare piatto come una tavola. Il cuoco parve riprendersi durante la giornata e seppe aiutare gli shinobi in cucina per sfamare l'equipaggio con riso bollito e delle preziose erbe curative; finalmente potevano disporre di medicine a Yutakashima. Per alcuni uomini il virus era degenerato in una terribile febbre e probabilmente non avrebbero nemmeno partecipato al viaggio di ritorno l'indomani, mentre altri avevano semplicemente bisogno di riposo e niente sforzo.
Yu fece davvero un ottimo lavoro avvistando anche l'isola in lontananza, dove un bellissimo cielo arancione e quasi rosso appagava lo sguardo provocando la sensazione di calma e quiete. E poi sapevano tutti che rosso di sera bel tempo si spera: il giorno seguente sarebbero stati avvantaggiati anche dal cielo e dal mare e sarebbero tornati in un battibaleno.

Barbapomellata: "Arrrr! Ottimo lavoro Rosso; quasi quasi ti assumo nell'equipaggio. Ora scendi da la sopra e getta l'ancora al mio segnale. Arrrr!"

Il capitano eseguì alla perfezione delle ultime manovre per attraccare al porto, mentre si rivolse a Shi e Urako accorsi sopracoperta per ammirare l'isola e le ultime operazioni.

Barbapomellata: "Arrr! Uno di voi due, vada sulla poppa e lanci le due corde agli uomini sul porto; l'altro invece monti la passerella a babordo. Arrr!"

Quando i due shinobi si occuparono delle operazioni di attracco, il capitano alzò la mano in direzione di Yu per segnalare il via allo sgancio dell'ancora; dopodiché si staccò dal timone e tirò alcune funi delle vele per compattarle.
Quando si radunò nuovamente con gli shinobi, dette loro le ultime indicazioni.

Barbapomellata: "Arrr! Avete fatto un buon lavoro e potete anche prendervi la serata libera. Ho deciso che spenderò qualche ryo per ingaggiare degli uomini che mi diano una mano a scaricare la stiva e a ricaricarla con nuova merce. Porteremo l'equipaggio in ospedale per curare quella brutta epidemia. Ci vediamo domattina alle sei in punto qui davanti il veliero e vedete di non tardare o riferirò tutto al Mizukage! Arrrrr!"

Un po' minaccioso il suo tono, dopo essere stato proprio lui in ritardo quella mattina facendosi trovare in pigiama e pantofole nella sua stanza. Eppure era stato gentile, riconoscendo che quei tre shinobi avevano fatto abbondantemente il loro lavoro e toccava adesso riposare in quell'isola quasi deserta. Si vedeva una zona di mercato nei pressi del porto e qualche abitazione nell'entroterra tra i quali degli scadenti ristoranti che servivano dell'ottimo pesce fresco e l'edificio dell'ospedale dalle pessime condizioni e dalle condizioni igieniche discutibili. L'unico albergatore dell'isola sarebbe stato a loro disposizione senza richiedere alcuna moneta.

GdR Off//
Siete liberi di descrivere il prossimo post. Se volete fare qualcosa di particolare e avete bisogno di mie descrizioni, contattatemi pure.

Edited by Rainbow Man - 12/3/2017, 11:34
 
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view post Posted on 13/3/2017, 20:57     +1   -1
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Un sospirone esasperato lo avvertì dell’arrivo di Urako. Inizialmente non si era nemmeno voltata quando l’aveva chiamata, ma era impegnata in quella discussione con Barbapomellata che era stata origine della curiosità del Rosso e a Yu non era nemmeno passato per l’anticamera del cervello di risentirsi per questo. D’altronde la ragazza non era sorda - e nemmeno muta come aveva temuto all’inizio della scorsa missione che avevano portato a termine assieme - lo aveva sicuramente sentito e non c’era alcun motivo apparente per credere che non le sarebbe venuta incontro. E infatti eccola lì, appollaiata sul bordo del cestello in cui sostava il Rosso, con la faccia stanca e disgustata…e un odore attorno che forse nemmeno lo Yomi avrebbe potuto rivaleggiare da pari. Il Genin sbandieratore fu lì lì per mollare il drappo blu e portarsi istantaneamente le mani al naso, ma si trattenne dal farlo, se non altro perché quelli dei due mercantili non si erano ancora degnati di rispondere. Arricciò però il naso per qualche istante, voltando appena il viso dalla parte opposta ad Urako una manciata di secondi, il tempo per convincere le proprie narici a fingere di non sentire assolutamente il lezzo e di tornare a dare attenzione all’amica che, poveretta, non si meritava anche quel trattamento dopo l’evidente problema a cui era andata incontro sottocoperta.
A quanto pareva, l’ingaggio non era partito da un chicchessia qualsiasi, ma dal Mizukage in persona. Era Hogo ad aver commissionato quella tratta commerciale, quindi non era ammissibile che commettessero alcun ritardo, né tanto meno che fallissero. D’altronde era ben noto che cosa accadeva a chi commetteva degli errori a Kiri. Soprattutto a ranghi bassi come il loro, non c’era mai un lieto fine: i Genin erano facilmente sostituibili, carne da macello, numeri su di una carta, nomi, o forse nemmeno quello. Insomma, visto da quel punto di vista, non era poi una così gran perdita se qualcuno di loro avesse pagato un errore come si conveniva alla Nebbia. Se anche i Jonin venivano puniti severamente per i loro fallimenti, figuriamoci degli Shinobi di basso rango! Non era nemmeno da chiedere. Era praticamente palese.


Ora è chiaro. Commentò il Rosso volgendo lo sguardo verso l’amica, guardandola da sopra la spalla, mentre continuava a sbandierare con le braccia che ormai gridavano pietà divina. Beh, sarà una bella impresa viste le condizioni dell’equipaggio, però non è che ci sia molta scelta. Un po’ come per le ninjutsu di cui abbiamo discusso poco fa. Alla fine, sai, quando sei andata di sotto, il Capitano ci ha spiegato che questa scelta è dovuta da passate esperienze che ha avuto con degli Shinobi che hanno utilizzato in maniera impropria quelle tecniche. Però, tra una cosa e l’altra, ha anche ammesso che ci sarà concesso di ricorrere alle ninjutsu, qualora si dimostri necessario. Fece una piccola pausa per poi spiegare. Lui si preoccupa della nave, più che altro. Quindi se stiamo attenti alla Ookina Oshiri, non penso ci siano troppi problemi.
Anche se con un Calamaro Gigante che infesta queste acque, credo che le nostre ninjutsu siano il suo ultimo problema.


Non fu difficile capire a chi si stesse riferendo la moretta, quando sospirò guardando verso il basso, non appena saputo del Calamaro. Shi aveva avuto a che fare con un mostro marino, non troppo tempo addietro e quella creatura aveva lasciato un segno profondo nel ragazzone, non solo a livello fisico. Sarebbe stato un bel problema se quella bestia si fosse fatta vedere e avesse deciso di attaccare proprio il loro mercantile. Come se in mare non ci fossero già abbastanza problemi, senza anche aggiungerci un viscido mostro tentacolare che si dilettava nel trascinare le navi negli abissi, carico compreso. Ah! A proposto del carico…

Non so bene per quale motivo, ma poco fa quando Barbapolemmata mi ha raccontato del Calamaro, ha fatto accenno al nostro carico…Da come parlava, pareva che avesse una certa importanza o che fosse pericoloso, ma quando gli ho chiesto di dirmi che cosa stessimo trasportando, non me lo ha detto. Magari adesso che vai di sotto, puoi dare un occhio da vicino. Lo sai già…non mi piace avere solo mezza visione della situazione. Certo che lo sapeva. Durante la missione-canina, avevano avuto ben modo di interrogarsi su mille cose e porsi altrettanti perché e per come viste le poche informazioni ricevute ad inizio incarico. La cosa non era stata affatto piacevole…e questa volta non lo era da meno. Ma non era il caso di discuterne in quel momento, c’erano altre cose da fare prima, come ad esempio resuscitare uno o due marinai. Ah cavolo! Stavo per scordarmene. Fermò un attimo lo sventolare della bandiera posandola nel cestello, per andare ad armeggiare nella propria bisaccia. Frugò un po’, cercando qualcosa di specifico - fiori gialli e foglie seghettate - e solamente quando l’ebbe adocchiata in un angolino dello scomparto delle erbe officinali, l’estrasse porgendola a Urako. E’ Agrimonia, una pianta molto utile contro la dissenteria grazie alle sue proprietà astringenti. Non è molta, ma forse uno o due marinai riesci a metterli in piedi se fai una tisana o un decotto con questa.

Quel piccolo gesto, sembrò far tornare un po’ di buon umore alla ragazza che si cacciò subito l’erba in tasca, ringraziando Yu per poi fiondarsi di sotto in tutta fretta a svolgere il compito affidatole dal Capitano. Mentre il Rosso…eh, il Rosso riprese tristemente a sbandierare, ma fortunatamente ancora per poco. Ci vollero giusto pochi istanti e qualche imprecazione mentale, prima che, aguzzando la vista, il Genin scorgesse sulla sommità degli alberi maestri de due mercantili diretti al porto, due bandiere del medesimo colore di quella che stava sventolando lui. Avvertì Barbapomellata all’istante e, finalmente, poté riappendere la bandiera alla rete, tornando a svolgere il suo compito di vedetta. Non aveva idea di che significasse quella specie di messaggio che si erano scambiati, ma il Capitano sembrava tranquillo, quindi non si fece problemi ad accantonare quell’episodio nelle cose di poca importanza di cui non era essenziale tenere conto.
Ciò ce invece fu davvero interessante e avrebbe preso in considerazione nello svolgimento di quella missione, quanto meno per capire che cavolo avesse il Mizukage di tanto importante da commerciare per affidare a qualcuno quella rotta pericolosa pretendendo anche una certa puntualità, fu il rapporto di Urako sul carico. Ryo. Stavano trasportando casse piene di soldi. Presumibilmente le quattordici contate dalla moretta. Veniva da chiedersi che razza di scopo ci fosse dietro a tutto ciò. Yutakashima, se non aveva capito male, era una piccola isola con una villaggio di pescatori…Ora, a meno che Hogo non fosse un patito cronico di sushi, non vedeva proprio che razza di commercio potesse intrattenere l’Anima D’Acciaio della Nebbia con quel piccolo paesello che non potesse fare altrove, magari su una rotta meno pericolosa. Che poi, diamine! Come se a Kiri non avessero pesce. No, no…qualcosa non quadrava in quella faccenda. C’era qualcosa d’altro sotto, doveva esserci per forza.


Questa cosa puzza.
Sisì, più della merda di sotto, altrochè.


Quel pensiero si piantò come un chiodo nella testa del Rosso, accompagnandolo per tutto il resto della traversata. D’altro canto, fu tutto così tranquillo che non ebbe nemmeno modo di concentrarsi su qualcosa d’altro. Non ci furono mai nuvole all’orizzonte e il mare li graziò accompagnandoli degnamente senza colpo ferire. L’unico momento in cui Yu si concesse di fare qualcosa d’altro che guardare l’orizzonte e interrogarsi sulla natura di quella missione, fu verso ora di pranzo, quando estrasse un po’ di carne essiccata mangiucchiandola quasi svogliatamente. Non che sperasse che il Calamaro spuntasse da sotto la Ookina Oshiri, però cavolo! Stare lì a fissare tutto il giorno stancava eccome! Senza contare che si sentiva tremendamente imprigionato: costretto lassù, in quel poco spazio, senza poter scendere a sgranchirsi le gambe un po’. A essere sinceri non vedeva l’ora di mettere i piedi per terra per fare quattro passi, quindi, quando verso il tramonto all’orizzonte si stagliò scura la sagoma dell’isola che doveva essere Yutakashima, saltò letteralmente su come una molla. Puntando un dito dritto in direzione della loro meta, e portando l’altra mano vicino alla bocca per indirizzare la propria voce verso il basso, si rivolse a Barbapomellata in modo squillante.

Capitano vedo un’isola! E’ la nostra, vero?

E sì, decisamente quella era Yutakashima. Il Capitano si complimentò per l’ottimo lavoro svolto, invitandolo scendere per gettare l’ancora e insinuando di volerlo assumere nel proprio equipaggio. La cosa fu parecchio divertente, perché ricordò inevitabilmente a Yu di Ryokō, quel tornado di biondina ch’era stata la sua ragazza anni prima. Lei anelava alla libertà, per questo detestava all’inverosimile il sistema degli Shinobi. Aveva provato a convincere anche Yu delle proprie idee - inutilmente - e alla fine, come se il fato avesse ascoltato il suo volere, era stata adottata da una coppia di mercanti, imbarcandosi con loro sulla nave di proprietà dei due. Ovviamente ne era felicissima. Non tanto per l’aver trovato finalmente una famiglia con cui stare, quanto piuttosto per quell’illusione di libertà che vi vedeva. Beh, l’importante era che ne fosse convinta lei. Chissà dov’era adesso? Non aveva più avuto modo di incontrarla a Kiri, forse i suoi genitori intrattenevano altre rotte, però gli sarebbe piaciuto rivederla. Quanto meno per constatare se fosse soddisfatta della vita che aveva abbracciato con così tanto entusiasmo. Dal canto suo…Yu non vedeva troppa differenza tra il sistema di Shinobi e la gerarchia navale: si doveva sempre rendere conto a qualcuno. Certo, forse navigare in mare aperto dava quell’idea di libertà che a Ryokō piaceva tanto, ma stava di fatto che eri confinato su di una nave.

Grazie per il pensiero, affermò quindi scendendo sul ponte e dirigendosi alla leva dell’ancora ma non credo che questa vita faccia per me, Capitano.

Una volta effettuate le ultime manovre per l’attracco, Barbapomellada diede istruzioni a Urako e Shi per occuparsi delle corde e della passerella, quindi, una volta sistemate queste, fece segno a Yu di sganciare l’ancora. Il Rosso non se lo fece ripetere due volte, eseguì l’ordine e l’ancora finì in mare con un “plop”. A quel punto, mancavano solo gli ultimi accorgimenti e pochi minuti dopo furono ufficialmente attraccati al porto di Yutakashima.
Il Capitano, lasciò loro la serata libera - come se l’isola fosse un luogo turistico di prima categoria - mentre lui si sarebbe occupato di ingaggiare degli uomini che l’avrebbero aiutato nello scarico della nave, nel carico con la merce per il rientro e nel portare la ciurma devastata in ospedale per potergli dare le cure di cui abbisognavano. Il punto di ritrovo era lì, al veliero, il mattino seguente alle sei.
Ricevute le istruzioni, gli Shinobi si accomiatarono e si diressero verso una zona di mercato nei pressi del porto. La si vedeva già dal molo, anzi, era la prima cosa che attirava l’attenzione una volta scesi, quindi fu quasi automatico per i tre dirigersi in quella zona. Mentre raggiungevano l’area commerciale - con somma gratitudine di Yu che finalmente poteva fare quattro passi - Shi comunicò ai compagni di aver trovato il diario di bordo della nave. Le pagine che aveva letto risalivano ad un anno prima e descrivevano uno dei primi viaggi fatti su quell’isola da Barbapomellata. Pareva che tra le righe risaltasse un certo malsano interesse del Mizukage per il fantomatico Calamaro Gigante. Difficile dire se fosse questo il motivo, ma pareva che già allora, quella rotta non fosse ben vista dai marinai della ciurma, tanto che le voci sulla possibilità che quella non fosse semplicemente una rotta mercantile, erano giunte fino al Capitano che si era deciso ad indagare. Inutile dire che, se prima quella missione puzzava, ora puzzava molto, ma molto di più! E no, non era il lezzo dei suoi due compagni, tanto l’odore del pesce che vendevano al mercato lo copriva abbondantemente. Tutta quella storia di Hogo affascinato dal Calamaro, delle continue spedizione per suo conto su quell’isola, le montagne di Ryo che venivano investite non si sa bene a fare cosa, il sospetto dei marinai e del Capitano stesso…tutto portava a pensare che ci fosse davvero ben altro che un semplice scambio commerciale dietro a quella faccenda. Ma la cosa che più impensieriva Yu, era che dietro a tutto c’era Hogo.
Stavano transitando nei pressi di un chioschetto che vendeva Takoyaki - che però non sembravano buoni nemmeno la metà di quelli di Tako-san - quando il Rosso diede voce a quei pensieri.


Non so a voi, disse ma a me tutta questa storia puzza da morire. Era già piuttosto strana prima che Shi ci dicesse di quel diario, ma adesso sta prendendo una piega che non mi piace per nulla. Penso che faremmo bene a non rilassarci troppo questa sera. Tutt’altro…l’ideale sarebbe riuscire a capire a chi vengono consegnati i soldi che abbiamo trasportato e che cosa porteremo indietro a Kiri. Si crucciò e una linea si formò in mezzo alle sopracciglia rossicce del Genin. Anche il diario andrebbe ricontrollato. Barbapomellata potrebbe aver scritto qualcosa di nuovo questa sera. Visto che sembra che a chiedere non si ottenga granchè, credo sia il caso di fare quello che sappiamo fare meglio. Che ne dite?

 
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view post Posted on 20/3/2017, 16:17     +1   -1
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Le sono sempre piaciuti, i complimenti. Specie se vengono da qualcuno di grado superiore. Ripagano di tutta la fatica fatta per portare a termine un compito.
Che peccato che quella conclusione a tema cucina rovini tutto!
Se potesse, gli darebbe fuoco con una sola occhiata.
Deve tenere bene a mente che le parole di quel troglodita sono le parole di Hogo-sama in persona, e che è tenuta ad eseguire i suoi ordini fino a fine missione: o quello, o finirà per mandarlo... a cagare, visto che siamo in tema, e stavolta il pensiero di aver ponderato un'espressione così scurrile la fa soltanto sentire più oscuramente ribelle. Altro che sensi di colpa! In quale mondo una kunoichi addestrata viene mandata sottocoperta a fare la sguattera?!
Lo sforzo di occultare l'occhiataccia è bello grosso, ma si aiuta con un bell'inchino a dissimulare il tutto: “Grazie Capitano. Subito, Capitano”. Pensare che sotto la patina di remissività si celi un mare di sarcasmo, per fortuna, le rende le cose più digeribili.

Meglio levare le ancore, sempre per restare in tema, e tornare da Shi.




… già, da Shi.
… maaaaammaaaaaaa...
… anzi no, niente mamma. Uno dei pochi pregi che hanno le missioni, è il non averla tra i piedi.
E si, scendiamo da Shi.

Facciamo finta di non aver sentito quella battuta cretina di prima, o state a vedere che darà fuoco anche a lui. Chissà che accidenti gli è saltato in quella testa di corvaccio spennacchiato. Coniglietto?!
A cosa si riferisce?
I conigli sono notoriamente fifoni, corrono veloce e saltano come molle al primo accenno di pericolo: non riesce proprio a capire cosa abbia a che fare lei con un coni...

… KYOMEI YUZORA




I maschi sono proprio degli esseri abietti.
Le aveva promesso di non fare menzione della storia della mucca, sì o no?!
Stai a vedere che gli ha spiattellato tutto quando si è messa a dare ordini, quando sono saliti a bordo, e chissà cos'altro gli avrà raccontato a questo punto!
Chiusa in un mutismo ostinato, segue i ragazzi giù dalla passerella fin dentro il mercato dell'isola, mentre il sole tramonta in un tripudio di colori accesi nel mare calmo e Shi fa il suo resoconto sul diario di bordo..
Ce l'aveva messa tutta per aggrapparsi alla sua dignità là sotto, mentre scodellava riso per ciascuno di quei geniali mangiatori di pesce marcio – di nuovo... maschi! Se solo avessero annusato quei mitili, sarebbe stato facile evitare il malanno. I soliti ingordi panzoni. Dicevamo, aveva tenuto alta la sua dignità svolgendo ogni singolo compito con movimenti rapidi e precisi dal girare il riso nel pentolone, all'impiattarlo, al portarlo nei dormitori. Shi con quella gamba malandata ci avrebbe messo il triplo del tempo.
Della passerella non parliamo neppure: non gli ha lasciato nemmeno il tempo di aprire bocca, quando Barbapomellata ha impartito l'ordine. Ha marciato rigidamente verso la lunga tavola, ed aiutandosi col chakra l'ha spinta con decisione oltre lo stretto tentacolo di mare che separava la nave dal molo. Forse l'energia era un po' troppa, a giudicare dal tonfo del legno sulla pietra... ma non si è rotto nulla né ha ricevuto rimproveri, quindi poteva anche andar bene così.
Si sente stanca, sporca, sudata e snervata, oltre che affamata: a mala pena ascolta le parole di Yu, appena transitano davanti a quel chiosco così promettente. “'rrivo subito” gli risponde senza troppi preamboli o scuse, un po' atona, e torna indietro un paio di minuti dopo con un cartoccio di takoyaki fumanti: non glie ne importa un accidente ora di cosa abbiano o non abbiano sparlato quei due. Le basta riempirsi la pancia, darsi una lavata e dormire: per quello non è particolarmente favorevole a dar retta al rosso e svolgere lavoro extra. “Non è per questo che ci hanno ingaggiati” sentenzia finalmente, due o tre polpette dopo: riflettere a pancia vuota proprio non le riesce. “Metti che il Mizukage avesse qualche affare in ballo che non vuole si sappia in giro. La cosa migliore sarebbe girare al largo e non ficcanasare: il Capitano ci ha dato la serata libera, se accade qualcosa al carico la responsabilità è soltanto sua” espone tra una masticata e l'altra. Sta accuratamente evitando di toccare con le mani il cibo, mantenendo il cartoccio con la sinistra ed infilzando le polpette con lo stuzzicadenti mantenuto con la destra: per quanto si sia lavata abbondantemente alla prima fontana incontrata lungo il percorso, non è abbastanza ottimista da ritenersi non contaminata.
Di quello stupido calamaro non le importa niente: di tentacolo le è già bastato quello di cacca che ha tirato fuori dalle latrine, e quella suona come la classica storia da raccontare in osteria per impressionare i marinai... maschi e babbalei, proprio come il Capitano.

off || sì, non era previsto. Sì, sono paranoie. Sì, mi diverto così XD || on

 
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view post Posted on 21/3/2017, 10:36     +1   -1

The Pine

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La gamba buona tamburella il terreno. E' nervosa, così come me. Colpisce ripetutamente col La gatallone il pavimento, smuovendo il ginocchio verso l'alto di continuo, muovendomi tutto. Gomito piantato sulla coscia, schiena ricurva in avanti, sguardo perso nel vuoto. Cazzo, non so manco bene dove sono. Da quanto ho letto quella cosa, mi sono perso. Completamente perso. Ho seguito il susseguirsi degli eventi da quel momento in poi quasi come un osservatore estero e solo ora, che siamo solo noi tre, riesco a ritrovare un po' di cognizione... Ma non è che la cosa aiuti.

No, non aiuta affatto.

Un'altra bestia, un'altra creatura del mare. Proprio come quel giorno, proprio come la murena. La gamba fa male, brucia da morire. Sta distesa, per evitare che quello che rimane del suo polpaccio soffra, ma non serve a niente. Non sono i movimenti a farmela dolere... No, non sono i movimenti. Se ci attaccasse, come dovrei comportarmi? Cosa dovrei fare? Usiamo il suiton, tutti e tre, e non è di certo la cosa migliore contro un mostro marino... E da quanto so, sono l'unico dei tre che sa padroneggiare meglio la spada. Ed ho una gamba bloccata. Come posso proteggerli?

Come posso proteggerli?

Ho sacrificato la possibilità di muovermi decentemente per praticamente un estraneo, per un ragazzo a cui mi sono legato solo dopo, per il solo e semplice senso di giustizia. E ora? Ora che ho delle persone a cui tengo con me? Cosa dovrei fare? Rischiare di nuovo la mia vita... Sì. Sì, sarebbe giusto. E' giusto. Però mi spaventa. Mi spaventa perché ora sto costruendo qualcosa, della mia vita. Prima non aveva valore, potevo getterla. Ma ora? Ma ora?




... « Non credo ci sarà bisogno di cercarlo. » le parole di Yu mi trascinano di nuovo nella realtà, lontano dai miei pensieri. Concentrati, Shi, fallo per i tuoi compagni. Non mi smuovo dalla mia posizione, ancora non riesco, ma almeno posso dare loro le mie parole. « Il diario è stato messo lì perché io lo trovassi. Forse il vecchio stesso l'ha messo, forse un marinaio, ma ne dubito. Non credo che quel tipo dalla barba strana permetterebbe a chicchessia di muovere un registro così importante. Se è stato messo lì significa che dovevamo leggerlo. » ma questo non risolve nulla. Non risolve soprattutto il nodo centrale della questione.

« Hogo ci sta usando come un'esca. Non è il carico il punto, è la bestia. Altrimenti che senso avrebbe percorrere la stessa rotta sapendo che è pericolosa? Che senso avrebbe investire uomini in questa cosa? Ne sono convinto, è il calamaro il punto della situazione. Umi, una mia amica, mi racconta spesso di storie di creature marine con la pancia piena d'oro... Può suonare una stronzata, forse lo è, ma molti marinai vivono convinti di queste cose. »

 
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Rainbow Man
view post Posted on 24/3/2017, 15:36     +1   -1





ATTIVITÀ NOTTURNA


La quiete regna al molo durante la notte. I pescherecci attraccati sono fermi e vengono cullati dalle onde marine, mentre la Ookina Oshiri è l'unico veliero di quelle dimensioni presente al porticciolo. Il mercato è stato svuotato completamente e i pochi abitanti dell'isola si sono rintanati in casa per riposare. Se il gruppo di shinobi fosse salito a bordo della nave risalendo la passerella, avrebbe combattuto con il buio della notte per non inciampare in qualche corda o in qualche struttura; sopracoperta la situazione era del tutto normale con le vele ripiegate e strette dalle funi. Sottocoperta l'equipaggio era dimezzato dopo che i casi più gravi erano stati trasferiti in ospedale; gli altri membri riposavano sulle loro amache senza accorgersi di nessuna presenza. La stiva invece era cambiata in toto nel contenuto: oltra alle provviste nuove e ai pochi utensili per i cannoni, le casse con i ryo dalla banda azzurro avevano lasciato il posto a un grandissimo numero di casse di pesce. L'odore in effetti si poteva sentire anche da fuori la porta che dava a quella stanza e il pesce era di quelli grossi e all'apparenza pregiata.
Il capitano invece dormiva beatamente nella sua cabina chiusa a chiave e il diario di bordo era stato rimesso a posto nel cassetto segreto della sua scrivania. Di solito utilizzava un assistente per scrivere quel diario ed ecco perché a volte finiva sottocoperta, ma quella sera aveva scritto la pagina del giorno da solo, senza l'aiuto di nessuno. Il cassetto era anch'esso protetto da una serratura e la chiave era nella tasca del mantello blu del capitano. Ma sarebbe davvero stato utile leggere quel diario? Come avrebbe reagito Barbapomellata se li avesse scoperti ad indagare sul suo amato veliero?
Il giorno seguente si avvicinava e gli shinobi avrebbero dovuto riposare.

GdR Off//
Post breve poiché mi avete richiesto di spezzettare la notte. Non ho molto da dire perché non ho ben chiaro cosa avete intenzione di fare. Comunque vedo di regolarmi di conseguenza in base alle prossime vostre azioni. Possibilmente riallacciatevi al mattino seguente alle 6 in punto per la partenza.
 
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view post Posted on 26/3/2017, 14:20     +1   -1
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Ma se sei stata la prima a fare cose per cui non era stata ingaggiata!
Rimbeccò la ragazzina, Yu, alzando un sopracciglio perplesso dal comportamento quasi lavativo di Urako riferendosi, ovviamente, alla storia delle casse che i marinai avevano chiesto loro di portare a bordo. …E poi, in linea generale, è da tutta la traversata che facciamo cose che non ci competono.

E su questo non ci pioveva. Fare da balia ai marinai malati come avevano fatto i suoi compagni, o la vedetta, come lui, non rientravano di sicuro nei compiti di tre Shinobi che in teoria avrebbero dovuto fare da scorta alla nave. Anzi, fare quello che avevano fatto era stato un bel rischio: quelle mansioni li avevano distolti abbastanza dal loro reale compito. Che avrebbero fatto se fosse accaduto qualcosa davvero? Presi com’erano a fare altro, sarebbero riusciti a reagire in tempo? Ah, gli era andata di culo, altrochè. Difficile dire se il ritorno sarebbe stato ugualmente fortunato. Obiettivamente, quella storia non lasciava presagire nulla di buono. D’altronde se erano lì, in quel villaggio di pescatori, Yu dubitava altamente che la stiva fosse stata riempita con qualcosa di diverso dal pesce…ed ecco che a quel punto l’insinuazione fatta da Shi, prendeva serio campo. Certo, forse un po’ di paranoia del ragazzone per quanto riguardava i mostri marini aveva contribuito alla cosa, tuttavia era l’unica cosa che avesse davvero senso. Se avessero trovato del pesce nella pancia della Ookina Oshiri, quell’ipotesi era l’unica che avesse davvero un minimo di senso. Dubitava che Hogo volesse semplicemente farsi un Sushi party privato, tuttavia restavano aperte una sacco di domande, partendo da quell’idea. Perché il Mizukage avrebbe dovuto usarli come esca? Qual era lo scopo di quella sua mossa? Nutrire il suo animaletto domestico? Catturarlo per semplice gloria personale fottendosene di mettere in pericolo ogni singolo ninja di Kiri che aveva mandato in quella missione, sia ora che in passato? O forse per l’oro che poteva contenere il suo stomaco, come diceva Shi, sempre ammettendo che non lo avesse già cagato da qualche parte sui fondali? Aveva così importanza per lui da organizzare saltuariamente delle missioni pressoché suicide con i suoi stessi Shinobi? Da qualunque lato la si guardasse, quella faccenda non era chiara, non completamente. E dove lo era, lasciava pensare che sarebbe stato meglio non vedere affatto oltre il velo scuro che copriva il tutto.

A meno che Hogo non voglia farsi un festino privato a base di sushi ricavato dal pesce di quest’isola, disse dopo un po’ rispondendo al compagno più grande mi sa che hai ragione.
Ma è prematuro dirlo senza aver controllato.


Alla fine fare un sopralluogo non avrebbe fato male. Se avessero confermato la presenza del pesce in stiva, per loro si sarebbe messa davvero male il giorno seguente. Se invece avessero trovato altro…chissà, magari sarebbe andata anche peggio. In ogni caso meglio dare un occhio, per essere pronti ad ogni evenienza. Per come la vedeva il Rosso, anche quello faceva parte dei compiti della scorta, quindi fu piuttosto sollevato nel vedere che, alla fine, entrambi i suoi compagni, per un motivo o per l’altro, si decisero a verificare quanto meno il carico effettuato per la traversata del giorno seguente.
Anche Urako, che all’inizio si era dimostrata dubbiosa sulla cosa, aveva infine cambiato idea, grazie all’insinuazione per nulla promettente fatta da Shi. A quanto pareva anche gli scettici, quando il fuoco cominciava bruciare sotto la loro coda, iniziavano a correre. Era un bene, però la cosa fu talmente divertente da vedere che Yu non riuscì proprio a trattenere la sua linguaccia. L’opportunità di punzecchiare la ragazzina era troppo allettante da lasciar correre, anche a costo di bruciarsi a sua volta…ma proprio non poteva evitare.


Guarda, guarda. Occhi furbi e sorriso ghignante già preannunciarono la provocazione in arrivo. Con la prospettiva di poterci lasciare la pelle, gli affari del Mizukage hanno preso un altro peso, eh?

Non che fosse sbagliato. Però era stato parecchio divertente vedere il cambio repentino di direzione della moretta, non appena aveva recepito che il pericolo a cui stavano andando in contro poteva non essere solo una possibilità. Abbastanza da far passare di mente la cosa al Rosso, per qualche istante, facendolo ridacchiare mentre discutevano della cosa al mercato che, ancora a quell’ora era in attività. Tuttavia non ci volle poi molto prima che le bancarelle iniziassero ad essere svuotate, una dopo l’altra vennero sbaraccate rapidamente, con la stessa velocità con cui gli ultimi raggi del sole venivano inghiottiti dall’orizzonte.
La notte giunse presto. a quel punto, e con essa il momento per gli Shinobi di dare conferma o smentita ai propri sospetti. A quell’ora, il Villaggio sembrava deserto. Nemmeno una luce proveniva dalle finestre delle casupole della zona residenziale, tutti i pescatori e le loro famiglie erano già andati a letto, cullati dal silenzio della notte e dall’ozioso rumore costante delle onde del mare. Una volta sul molo, non fu difficile individuare la Ookina Oshiri. Era l’unica imbarcazione di dimensioni superiori alle altre attraccate. La passerella posizionata da Urako poco tempo prima, era ancora dove l’aveva lasciata la ragazza, tuttavia rispetto a quando avevano gettato l’ancora, l’atmosfera che ammantava la nave era del tutto diversa. Illuminata solamente dal lucore della luna e dalle poche lanterne del villaggio il cui fulgore riusciva ad arrivare fino alla sagoma del veliero, l’imbarcazione sembrava più grande di quanto fosse in realtà…Saliti a bordo, ogni asse risultò essere loro nemica. Scricchiolii e cigolii li accompagnarono ad ogni passo, nonostante cercassero di muoversi il più silenziosamente possibile, e dovettero stare attenti ai vari utensili lasciati in giro sul ponte. Ma era una parola.
Ok che non c’era in giro anima viva, tuttavia il buio non aiutava di certo a capire dove mettere i piedi. Quelli erano i momenti in cui Yu avrebbe voluto nascere possedendo del chakra di tipo Katon o Raiton, sul serio. Si prese almeno un paio di botte sul ginocchio urtando casse o cose che non vedeva assolutamente nell’oscurità dilagante, trattenendo le imprecazioni mordendosi la lingua solo per il fine ultimo per cui erano lì e consolandosi del fatto che, quanto meno, al ritorno non sarebbe incappato negli stessi ostacoli.
Scesi sottocoperta, la situazione era di estrema calma. Quasi inquietante. I respiri pesanti dei pochi marinai che non erano stati ricoverati in ospedale, erano l’unica compagnia per gli Shinobi che riuscirono ad arrivare alla stiva, senza troppi problemi. Avevano il sonno pesante quelli là, dopo tutte le paturnie del viaggio!
Già all’esterno della porta, Yu si portò istantaneamente una mano a coprire naso e bocca. L’odore di pesce, si sentiva già fuori l’uscio, ma il loro compito imponeva di controllare per bene. Entrarono e lì l’odore si fece talmente forte che il Rosso dovette tirarsi il bavero della casacca bianca fino sul naso. Era la prima volta che entrava in quella stanza, quindi non avrebbe potuto fare confronti rispetto al carico dell’andata, tuttavia era evidente che lì dentro ci fosse una gran numero di casse di pesce. Oltre alle provviste, i ninja contarono venticinque casse colme di grossi pesci puzzolenti. Yu non era un esperto, ai suoi occhi aveva poca importanza fossero di tipo pregiato o meno, ciò che vedeva lui era che i sospetti palesati poco prima si stavano concretizzando nel peggiore dei modi.


Kuso…Ma che cazzo passa per la testa del Mizukage?

Continuò a chiederselo per tutto il tragitto fino alla locanda dove i tre avrebbero alloggiato e, anche una volta in stanza con Shi - ad Urako era stato assegnato un altro alloggio - il suo umore non migliorò. Spiccicò giusto qualche parola, per dire all’amico di andare pure prima lui a farsi la doccia, quindi una volta solo, si posizionò sul balcone della finestra, aprendola. Una gamba piegata verso il petto, l’altra a penzoloni, il Rosso estrasse l’Hakanai dalla cinta iniziando a soffiare bolle. Semplici, innocue, si librarono nel cielo del Villaggio colorandosi dei raggi argentei della luna. Di solito quel gesto lo aiutava a pensare. Guardare le bolle, crearle e lasciare che si muovessero libere secondo il volere del vento, senza costringerle ed imprigionarle col proprio chakra lungo traiettorie previste, generalmente lo tranquillizzava. Ma quella sera nemmeno le bolle riuscivano a spazzare via la sua inquietudine. Tanto meno ci riuscì la doccia tanto agognata dopo essersi avventurato in quella stiva puzzolente ed esserne uscito con addosso un lezzo che nemmeno un pescivendolo aveva.
Una volta sul letto, dopo aver sgranocchiato qualcosa, continuò a rigirarsi a lungo, fino a quando non si rassegnò a fissare il soffitto nel buio della notte, in testa lo stesso chiodo fisso. Capire il motivo dietro a quella missione, perché Hogo li stesse usando come esca, ma soprattutto come fare a contrastare una creatura che attaccava all’improvviso senza dare scampo. Perché era quella la priorità, uscirne vivi. Tuttavia quella situazione sembrava qualcosa di totalmente fuori controllo, il Suiton non gli sarebbe servito a molto con un Calamaro e, francamente, non vedeva come avrebbe potuto essere d’aiuto ai propri compagni. Forse con ‘Kichi e ‘Tatsu, ma anche così l’eventualità di affrontare quel gigante marino non gli arrideva. Salvare la nave, i compagni, il carico e l’equipaggio avendo a che fare con un mostro simile? Era davvero fattibile? Se sì, al momento non riusciva proprio a vedere come. Era tutto buio, come il soffitto della stanza della locanda in cui avrebbe dovuto riposare in vista del giorno seguente. Eppure non ci riusciva, non coscientemente. Più si diceva di dover dormire e che avrebbe dovuto pensare a come affrontare la cosa solo al momento, meno riusciva a prendere sonno. Alla fine fu la stanchezza a trascinarlo tra le braccia di morfeo, ma dormì poco e male, tanto che al mattino seguente lungo la strada fino alla Ookina Oshiri non fece altro che sbadigliare. I suoi compagni non erano messi meglio, Urako sembrava avere un diavolo per capello - e Yu preferì tenersi a distanza - mentre Shi aveva la faccia torva e scura, decisamente pensieroso. Nonostante tutto però, alle sei in punto erano dove avrebbero dovuto essere, pronti o no avrebbero dovuto salpare.

 
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view post Posted on 27/3/2017, 21:56     +1   -1
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off || scusate gli shift temporali, mi andava così... spero si capiscano || off

Distesa supina sul futon, fissa le striature luminose che le lanterne in strada proiettano sul soffitto, attraverso le persiane della locanda; il resto della stanza è a mala pena decifrabile: gli occhi scuri della ragazzina nuotano nel buio, da cui emergono i vaghi profili dei pochi mobili a disposizione. Si volta su un fianco: l'odore gradevole del bagnoschiuma che le è rimasto sui capelli le dà una sensazione di pulizia, di casa, tuttavia non riesce ancora a prendere sonno.

È rientrata poco più tardi dei ragazzi, li ha sentiti per un po' muoversi e scambiarsi parole indecifrabili al di là del muro che li separa: non aveva proprio niente di anomalo da segnalare, quindi ha deciso di prendere e filare a farsi un bagno. Levarsi di dosso lo schifo e la puzza della nave ha parzialmente mitigato il suo malumore, tanto che ha indugiato anche più del dovuto nella vasca da bagno piena di bolle profumate. Ci voleva!
Mentre si strofinava con cura le braccia con la spugna piena di sapone, la mente era ancora lì, a quando saltava da un tetto all'altro...


CITAZIONE
… la falce di luna era leggermente velata, cosa che diminuiva ulteriormente la luce a disposizione della kunoichi. Invidiava pesantemente i suoi nuovi amici gatti, ogni singola volta che si preparava a spiccare un balzo: la luce delle lanterne dal basso rischiarava un poco la visuale, ma creava comunque un fastidioso effetto controluce per il quale era ben visibile il bordo dei tetti di fronte, ma tutto il resto appariva come una macchia nera e indistinta. In conclusione, saltare al buio fu l'unica parte emozionante o rischiosa di quel piccolo extra: riuscì a muoversi in discreto silenzio, ed il peso corporeo ridotto le permise di non spaccare tegole quando impattava su di esse; concentrare il chakra con cura sulle piante dei piedi era la sua unica garanzia di un atterraggio sicuro, e di non ruzzolare giù addosso agli uomini che portavano le casse: non facevano parte dell'equipaggio di Barbapomellata per ovvie ragioni, forse si trattava dei garzoni addetti al magazzino dove era stoccato il famoso pesce da imbarcare. Perché di banalissimo pesce si trattava: l'odore era intenso attorno al fabbricato, ed un'occhiata attraverso un finestrone appena sotto la grondaia le permise di studiare tutto il processo di imballaggio – casse enormi di pesce che veniva selezionato e riposto con cura in altre casse, più piccole e adatte ad essere caricate in stiva. Pesce grosso, pesce fresco di giornata ma pur sempre nient'altro che pesce: gli uomini posavano le casse con la banda azzurra e prelevavano quelle con la merce, una dopo l'altra, finché il tizio grosso che teneva la contabilità non strinse la mano al caposquadra dei facchini, e ognuno se ne andò per la propria squadra.
Non una cassa di denaro si perse nel tragitto.
Per essere certa della medesima cosa circa il carico, avrebbe dovuto contare di nuovo le casse imbarcate, ma farlo al buio sarebbe stato complicato. Farlo al buio senza correre il rischio di imbattersi in Shi e Yu, quasi impossibile: l'avrebbe fatto l'indomani, prima che la nave fosse salpata.

Ha lasciato scorrere l'acqua calda sui capelli e sul corpo minuto, risciacquando la schiuma bianca del sapone via dalla pelle, non senza qualche smorfia quando le mani incontravano quelle inutili tettine, doloranti per gli ormoni e per l'essere state fasciate strette per tutte quelle ore. Con gli occhi chiusi respirava a fondo illudendosi di riuscire a rilassarsi, ma più la sera si faceva tarda e più quella morsa si faceva sentire alla bocca dello stomaco.

CITAZIONE
Hogo ci sta usando come un'esca.
Quella frase pesava così tanto, che si era subito dimenticata di chiedere se quella Umi non fosse la stessa che aveva traghettato lei, nella sua prima missione. Così tanto, che non ha avuto la prontezza di cercare le parole e rispondere a tono a quel linguacciuto di Yu: si è limitata a fulminarlo con lo sguardo, cosa che ha fatto talmente tante volte che prima o poi gli darà fuoco sul serio, e si è definitivamente chiusa nei suoi pensieri. L'irritazione verso i due ragazzi bruciava ancora, ma sopra le braci è stata buttata carne fresca che sfrigola da morire e fa un sacco di fumo scuro: non ce la fa a tapparsi le orecchie, se Shi dice una cosa del genere con quel tono. Stupido mezzomomochi. La gravità che esprimevano i suoi occhi era qualcosa che l'aveva inchiodata sulla banchina, mentre lo sguardo prima vagante si posava a suo malgrado prima sul bastone, e poi su ciò che restava della sua gamba. Sua madre è una Jonin di alto rango. Lui sa come vanno le cose a Kiri. La possibilità che fosse spaventato all'idea di incontrare un'altra bestia marina, dopo l'esperienza con la murena, l'aveva scartata rapidamente: uno come lui avrebbe potuto tranquillamente cacciare quello stupido calamaro a colpi di bastone, se gli avesse fatto saltare la mosca al naso... quindi non c'era motivo di preoccuparsi, no? E poi Barbapomellata è sempre tornato, non era la prima volta che faceva questa rotta, giusto? Lo stesso valeva per i suoi uomini, tutti esperti marinai.
Eppure...
Eppure si è sentita sospirare, stringere le labbra e alla fine annuire seccamente, rispondere che avrebbe seguito le casse di Ryo per verificarne l'impiego, e poi è arrivato il famoso commento di Yu - quello a cui non ha risposto.

Eppure, nonostante lo scetticismo eccola lì, sola, a rivoltarsi nel futon come un involtino primavera, il calore delle coltri e il profumo di sapone di ben poco conforto. Si tira la coperta fin sopra al naso, sospira, si rigira, si rannicchia e strizza gli occhi. Stare così, sola, al buio, sul pavimento di un posto che non conosce... la fa sentire come se fosse coricata su di una zattera sospesa nel nulla, larga a mala pena il sufficiente per contenerla... come se voltarsi una volta di troppo, potesse farla precipitare nel vuoto. C'è troppo silenzio, ora che non sente le loro voci. I muri della stanza sembrano allontanarsi, ogni scricchiolio un'esplosione, ogni ombra più fitta uno Yokai che si frega le zampe, in attesa che si assopisca... le tremano le labbra, stringe i pugni.
Infine afferra i bordi del futon e senza uscirne, strisciando come un piccolo bruco geometra, lo trascina contro un muro.
Toh, è davvero così vicino?
Le sembrava che oramai distasse metri e metri dal suo fianco.
Con un sospiro pesante schiaccia la schiena contro il muro, raggomitolandosi nelle coperte ormai sfatte. La superficie solida alle sue spalle è rassicurante. Sente rapidamente il nervosismo ridimensionarsi, mentre il respiro si fa più tranquillo e regolare. Certo però, che un muro non è proprio il massimo... è freddino, e pure abbastanza duro. Quanto sarebbe meglio, se potesse addormentarsi di là? In fondo le basterebbe un abbraccio, e sentire il calore rassicurante attraverso la stoffa del pigiama.
Non fa in tempo a rimproverarsi per in pensiero sconveniente, che il sonno le piomba addosso senza rumore.


Idiota.
I rimproveri arrivano al mattino seguente, dopo un sonno pesante ma pieno di ombre agitate; si è svegliata appena ha sentito i rumori dei ragazzi nella stanza accanto, si è ricordata di certe strane idee che le sono venute, le sono piombate addosso una dopo l'altra le arrabbiature e le preoccupazioni della giornata precedente... ed eccola la, a tirarsi insulti silenziosi mentre si spazzola i capelli, si lava i denti, si veste tutta intirizzita per il freddo dell'alba, scende le scale con i piedi appesantiti e fila dietro a Yu e Shi, chiusi a loro volta in un silenzio piuttosto cupo. Il villaggio di pescatori si sveglia presto, e i lievi tonfi male assortiti di scarpe e bastone si perdono quasi subito nello scalpiccio e nelle grida di maniscalchi, uomini di fatica, pescivendole e garzoni. Infine arrivano a destinazione, alla nave col culo grosso: la guarda da sotto in su con aria torva, quasi roteando gli occhi per l'esasperazione, affrontandone la mole come se fosse essa stessa il famoso calamaro da sconfiggere; camminare sulla passerella è quasi come salire sul patibolo di legno per le esecuzioni pubbliche, ma senza avere la grazia di sapere di che morte devi morire.

 
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view post Posted on 27/3/2017, 23:34     +1   -1

The Pine

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L'acqua è gelida, pur riempiendo di vapore la stanza. Mi colpisce il corpo nudo senza alcuna forza, bagnandolo e basta. La mia pelle resta stoica, come di pietra, per niente rilassata dal tepore che l'avvinghia. No, non ci riesce. Non riesco. Da quant'è che sto così, sospeso? Teso in avanti, schiena inarcata, mano sul volto, capelli sciolti e gettati a casaccio lungo le guance. L'acqua mi sfiora le labbra, scivola fra a toccare leggermente i denti, giusto per farmi sentire il suo sapore ferroso, poi cade ai miei piedi.

Catartica catalessi. Che orrore, il mostro deviato che avvinghia la vita del soldato, quando messo di fronte ad una prova l'unica cosa che riesce a fare è perdersi nei ricordi... E cazzo, se quei ricordi sono brutti. Quell'orrore... Quella orripilante sensazione di venir stritolato da dura carne pulsante, mentre i polmoni si riempiono di acqua salata, che brucia più del fuoco. Le ossa che si spaccano, si polverizzano. Il veleno che ti avvinghia e ti lede i nervi... Il veleno.

Beh, i calamari non sono velenosi, no?

Sogghigno, divertito da questo pensiero mi faccio sfuggire un piccolo risolino che si perde nello scrosciare della doccia, insieme alle mie lacrime. Tolgo la mano dal volto, facendo cadere inevitabilmente lo sguardo sulle gambe. Ho sempre un senso di repulsione a guardarle. Sì. Sì, lo so. Quanto è successo è stata la mia forza, il mio punto di svolta, ma in questi casi come posso non sentirmi un ninja a metà? Un uomo a metà? Sollevo la testa per far sì che il getto del sifone mi sbatta proprio sul viso. Lavo via le cattive emozioni, ci provo. Cazzo, Shi. Cazzo...






« Doccia libera, scusa se ci ho messo un po'. » Scivolo fuori dal bagno zoppicando, tenendomi attorno alla vita solo l'asciugamano mentre mi dirigo verso il mio giaciglio. Un cenno di mano e di capo per porgere le mie scuse al rosso, durante il mio cammino, quindi aspetto pazientemente che si prepari per la doccia e avvii l'acqua, rivestendomi blandamente per la notte. Non voglio essere ascoltato, mentre faccio quello che sto per fare... Anche perché, non mi piace quanto sto per fare.

L'acqua inizia a scorrere dietro la porta di legno. Non credo proprio che Yu sia lento come me nel fare la doccia, ho poco tempo. Mi allungo verso la mia borsa, tirando fuori un kunai, quindi mi recido la punta del polpastrello del pollice, lasciando uscire una grossa goccia di sangue. Riverso il dito nel palmo opposto, disegnando rapido un sigillo, quindi qualche parola bisbigliata e scaglio la mano per terra, pagando dunque il mio pegno per quanto sto per fare. Quando il fumo si dirada, io sono già ben chino a terra, tutto disteso in avanti, con il capo così basso da toccare spregiudicatamente il terreno, sorreggendomi con le braccia. Pura sottomissione, com'è che loro vogliono.

« - Pah - Che cosa c'è, Momochi? » odio il suono che fa la dannata cozza quando so apre a mostrare la sua carne gialla e morbida, scivolando fuori come una grottesca lingua. Meno male che, chinato come sono, non posso vederla. Sento le sue zampe pungolare il pavimento, probabilmente si sta rigirando, controllando i dintorni... Aishuu è un dannato saccente, curioso e altezzoso conoscitore del mondo, ma cazzo... Il problema è che conosce sul serio parecchio. « - Pah - Perché sono qui, ragazzo? Non mi piace perdere tempo. » ecco, già si sta innervosendo... Tiro forte su col naso un po' d'aria. Ho ingoiato rospi molto più amari. « Aishuu-sama, Maestro e Conoscitore, perdonami se ti ho strappato alla tua dimora ad ora così tarda. Ho bisogno assolutamente di un tuo consulto e, io, che sono misero e ignorante, chiedo implorando che tu condivida un po' della tua conoscenza. »

Ingoia quanto c'è da ingoiare. Aishuu è, fra i molluschi, sicuramente quello meno avvezzo a certe leccate di culo, ma le lusinghe sono lusinghe, specie per le manti che sanno di sapere. Gli chiedo e lui mi risponde... E le risposte non aiutano a risollevare il mio spirito. Il calamaro non solo esiste, ma è anche di stampo coriaceo. Secolare, solo e probabilmente furente col mondo e con la pancia altrettanto probabilmente piena d'oro, avendo inghiottito chissà quante navi. Tanto basta a rendere palpabile una minaccia già ben delineata... E nel chiedere ulteriore aiuto, neanche mi sorprendo a sentire la risposta del mio "padrone". « - Pah - Scordatelo, Momochi. Noi dell'Eremo non ti aiuteremo contro una creatura che giace sola nel mare. Non sarai giudicato, qualora il Calamaro muoia, ma non ti aspettare di venir lodato per essere semplicemente sopravvissuto. Ora, hai smesso di tediarmi? »

Perfetto... « Sì, Maestro. Perdonatemi, prego che il vostro prossimo futuro sia lieto. » un solo gorgoglio lamentoso scivola via da Aishuu, prima di svanire com'è apparso, in un fumo denso che si dilegua rapido, permettendomi dunque di riassumere una posa rasserenata. Uff... Lentamente, mi distendo sul materasso, attendendo Yu prima di addormentarmi. Non potevo farlo assistere a questo spettacolo. Non ora, almeno. Speriamo di non fare strani incubi, stanotte.




Il mattino seguente, mi sollevo dal letto come se non avessi chiuso nemmeno lontanamente occhio. I pensieri mi hanno tormentato costantemente, per ogni singolo secondo della mia veglia notturna e fastidiosa, facendomi contorcere nel letto di continuo. Il ricordo, il ricordo non vuole andarsene. Poche ore di sonno... Fortuna che siamo addestrati ad accontentarci di poco, ma comunque un bel po' di trucco rosso sotto gli occhi a coprire le occhiaie lo metto. Non si sa mai. Attendo che Yu sia pronto, quindi scendo restando dietro di lui. Sguardo perso nel vuoto. Pensieri, pensieri e solo pensieri. Cazzo... Solo pensieri.

Attendo che siamo di nuovo tutti e tre per dire quanto ho appreso durante la notte. « Preparatevi, anche a costo di ignorare gli ordini del capitano o qualsiasi altra cosa. La minaccia è più reale di quanto immaginassimo. Ho parlato con un amico, questa notte... Un vecchio marinaio, si può dire, mentre Yu era in doccia. Mi ha detto che la bestia esiste, ed è l'ultima della sua specie... E quel pesce, lasciato a marcire in casse, al posto di essere nella salamoia, è un'esca gigantesca. Dobbiamo aspettarci di tutto. »

No. Non è il più rincuorante dei discorsi. Con questa consapevolezza, sia Yu che Urako si avviano lungo la passerella che conduce alla nave. Morire per mare... Che triste destino. Titubo, nel mettere piede sul legno. Morire... « Non dire sciocchezze, Momochi Shi. » Mh? Un bisbiglio, forse solo frutto della mia immaginazione, porta a trascinare il mio sguardo a terra... E incrocia qualcosa, prima delle mie gambe, come succede sempre. Si sofferma sulla mano che stringe il bastone. Ferrea, solenne, sta intorno all'osso di balena, nerboruta e fiera. Cos'è che dissi a mia madre, quel giorno?

Sollevo l'asta, librandola a mezz'aria e afferrandola nel mezzo, quindo con un gesto secco e diretto, senza che la ragione ponga alcun freno, muovo il bastone verso destra... Colpendomi con forza la guancia. L'interno della bocca si spacca contro i denti, mentre il viso viene pesantemente sbalzato di fianco. « Cazzo! » esclamo, sorpreso io stesso dal mio gesto, sputando il sangue depositatosi sulla lingua. Cazzo, cazzo sul serio! Questa sì che è stata una bella botta!

... Già. Una bella botta. « Le mie braccia sono forti. » bisbiglio piano, a me stesso. Metto il bastone sotto il braccio, muovendo la dolorante gamba sinistra sulla passerella. Tiro su l'angolo della bocca, dolorante anche quello, ma decisamente più vivo e collaborativo, mentre lancio gli occhi ai miei compagni, qualora si voltino ad osservare le stronzate di un pazzo. « Siamo ninja di Kiri. » gli faccio, sprezzante. « E se siamo arrivati qui, fino ad ora, nonostante tutto, possiamo di sicuro farcela ancora. Siamo forti. Troveremo il modo di fare quanto va fatto, a qualsiasi costo. A qualsiasi costo. 'Fanculo il Mizukage e questo cazzo di calamaro! »

 
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Rainbow Man
view post Posted on 29/3/2017, 09:28     +1   -1





IL RISVEGLIO


Alle sei di mattina i pescatori erano già attivi per salpare dal porto della piccola isola e recarsi in mare aperto a cercare la fortuna del giorno. Non c'era il tempo migliore per navigare, dato che una folta nebbia ricopriva il territorio fino all'orizzonte e rappresentava un grosso limite per tutte le imbarcazioni.
L'Ookina Oshiri si intravedeva da lontano soltanto per le sue punte degli alberi nettamente più alte degli altri pescherecci nel porto; la passerella era ancora montata e i tre shinobi poterono salire a bordo tranquillamente. Proprio in quell'istante Barbapomellata uscì fuori dalla sua cabina con pipa alla mano e diede loro il buongiorno; non si poteva scorgere ogni dettaglio del suo corpo a causa della nebbia, ma la sagoma lasciava presagire l'identità del capitano. Sul ponte c'era più ordine del solito: probabilmente qualche membro dell'equipaggio si era ripreso e aveva dato una ripulita.

Barbapomellata: "Arrrr! Buongiorno ragazzi, dormito bene? Direi che è il caso di salpare immediatamente così da arrivare puntuali a destinazione. Con questa nebbia non si vede la prua della nave e dovremmo seguire le istruzioni di chi sta di vedetta. Tu, con i capelli rossi, se possibile dovresti continuare il lavoro di ieri; ho preparato delle luci di segnalazione nel caso vedessi un'altra imbarcazione. Ragazzina, tu invece rifarai l'inventario di ieri e poi potrai occuparti dei marinai che a breve si risveglieranno insieme al tuo compagno zoppo. Il cuoco per fortuna si è rimesso in forma e potremmo mangiare degli ottimi posti come sulle migliori navi. Arrrr!"

Oltre al cuoco, un mozzo era in piedi a ripulire il ponte con la pezza e il secchio, dopo che nella nottata i carichi di pesce avevano lasciato del viscidume sul legno; un altro marinaio era a stretto contatto con il capitano assistendolo nella navigazione e direzionando le vele. Sotto coperta altri 5 marinai stavano riposando, mentre il cuoco aveva preparato una colazione a base di zuppa di miso e tonno per tutto l'equipaggio.
Dopo che i marinai spostarono la passerella e sciolsero le corde, l'ancora fu issata dal mozzo e le vele vennero sciolte consentendo al veliero di spostarsi verso l'umida nebbia e navigare quasi verso l'ignoto. Da sopra l'albero maestro, Yu poteva vedere solamente cosa ci fosse appena oltre la prua, ma non riusciva neanche a scorgere la faccia di Barbapomellata sul ponte di poppa. Si ritrovò praticamente solo, con la possibilità di segnalare al capitano soltanto con la voce eventuali imbarcazioni sulla loro rotta: fosse stato facile notarle.Fortuna che il mare era piatto e il veliero ondeggiava ben poco, tuttavia proseguirono con pochi nodi di velocità e il senso dell'orientamento del capitano che migliaia di volte aveva affrontato quel percorso.
Dopo circa un'oretta di viaggio, Yu incominciò a sbadigliare come conseguenza alla notte passata a spiare il carico della nave; di certo la noiosità del suo compito non aiutava. Sentì un pizzico sul collo e nei pochi secondi che susseguirono tentò di toccarsi la pelle irritata per allontanare la causa: forse un'insetto che viveva nell'umidità. Chiuse dolcemente gli occhi e cascò sul bordo della vedetta appoggiandosi con la schiena come fosse un peso morto; a quel punto due uomini intervennero e lo portarono giù di peso.
Barbapomellata non vedeva assolutamente niente, anche se continuava a spostarsi da poppa a prua per osservare cosa avessero di fronte. L'assistente reggeva il timone al suo posto e attendeva le istruzioni del capitano in caso di virata; non si accorsero però di qualcosa che li stava osservando da lontano e ben nascosto nella nebbia.
Urako fu indirizzata nella stiva dall'odore del pesce fresco e poté constatare la presenza di solamente 25 casse, niente più ryo; le provviste erano state ricaricate e l'arsenale per i cannoni era rimasto intatto. Il rapporto per Barbapomellata stavolta sarebbe stato liscio come l'olio.
Il mozzo invece passò una sigaretta a shi e tentò di intavolare un discorso dopo aver concluso la colazione.

Mozzo: "Il Capitano è un'eroe, non hai idea di quanto sia abile nella navigazione. Questa nebbia non lo spaventa, vedrai che ce la caveremo. E poi il mare è talmente calmo che anche con una zattera arriveremo a Kiri. Tu fumi, ragazzo?"

Dopo avergli allungato il braccio con la sigaretta tra le dita, un grosso tonfo si sentì nella sala sotto coperta; proveniva dal lato sinistro dell'imbarcazione e il mozzo fece cadere in terra il regalo per Shi per la sorpresa.

Mozzo: "Santi kami, cos'è stato?"

GdR Off//
Bello il posto Ege.
Comunque siamo in mezzo al mare e dentro una nebbia che manco a Kiri. Ognuno ha i suoi compiti, ma qualcosa sta accadendo. Yu deve semplicemente descrivere la situazione fino a ricadere nel sonno. Urako è troppo impegnata nel contare le casse per accorgersi del tonfo. Shi invece va in allerta e deve quindi avvertire il capitano. Per qualsiasi domanda, contattatemi! ^^
 
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view post Posted on 30/3/2017, 20:17     +1   -1
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Incontri clandestini in camera, tenendomi all’oscuro? Sbadigliò Yu, rivolto all’amico, per poi affilare lo sguardo e renderlo più malizioso di quanto quel momento meritasse, tanto per alleggerire un po’ quell’atmosfera soffocante. Spero non abbiate usato il mio letto, Shi.

Era ovvio che scherzasse. Non aveva idea di chi fosse il “marinaio” nominato da Shi, tuttavia se il ragazzone avesse davvero voluto tenergli nascosto qualcosa, a quell’ora non sarebbe stato lì a dirglielo. Tanto più che doveva aver avuto sicuramente i suoi motivi per farlo in quel modo, proprio nei pochi minuti in cui il Rosso era rimasto sotto la doccia cercando di scacciare via i pensieri che, invece, lo avevano perseguitato tutta la notte e che ancora gli frullavano in testa come mosconi attorno a della merda fresca. Alla fine, comunque, le informazioni ricevute non erano questo granchè. Confermavano definitivamente l’esistenza del Calamaro Gigante, mettendo fine a qualsiasi dubbio circa l’eventualità che fosse tutta una panzana da osteria, ma per il resto…erano per lo più dettagli superflui e aria fritta.
Come la sera precedente, sapevano di essere un’esca, ma non perché e, a dirla tutta, la cosa non perdeva di significato di fronte alla possibilità di lasciarci le penne proprio lì, in mezzo al mare: l’idea di morire senza saperne il motivo, era qualcosa di inconcepibile. Magari solo per un capriccio del Mizukage! Figuriamoci. Sapeva cosa andava fatto. Sapeva cosa rischiava andando in missione. Sapeva anche che disobbedire agli ordini non era ben visto né a Kiri, né in qualsiasi altro Villaggio di Shinobi. Ma lui era veramente disposto a morire per degli ordini di cui non conosceva nemmeno la natura? Era per questo che si era torturato tutta la notte, senza successo. Voleva capire. Voleva vedere al di là del velo di nebbia che quel mattino ammantava l’isola su cui erano approdati, ma sapete cosa? Non ci riusciva.
E questo era lacerante. Perché lui aveva ben altre cose da fare che farsi uccidere da uno stramaledettissimo mostro marino. Le sue ambizioni, la sua famiglia, i suoi sogni, erano ancora tutti lì da realizzare. Non aveva proprio intenzione di mollare tutto a metà così, soprattutto non prima di aver ritrovato Kai. Eppure.., eppure quel giorno vedeva solo grigio, nessuno spiraglio di luce o una via d’uscita, che fosse una, da una situazione a dir poco soffocante. Come la sera prima, era cosciente di dover puntare tutto sul momento, però…il fatto di affrontare una creatura tanto antica e pericolosa, su quella che di fatto era una gabbia di legno galleggiante, non lo confortava per nulla. Se aveva paura? Certo che ne aveva. Solo gli idioti non avevano paura. Gli idioti e i folli, ma dei secondi non era proprio sicuro. E lui, non facendo parte né degli uni né degli altri - secondo sua modesta opinione, ovviamente - ne aveva eccome. Temeva di morire lì, ma ancora di più temeva di sopravvivere ai compagni. E forse era proprio quel terrore ad oscurargli la vista. Ma quella non era certamente la prima volta che aveva paura, no?


Yu che cazzo stai facendo?!
Non eri forse tu quello che diceva che non si deve mai partire da sconfitti? Era qualcun altro? Uno che ti assomigliava, magari? Cazzate. Queste sono tutte cazzate, lo sai benissimo.
Chi parte da sconfitto, tornerà da sconfitto.


Lo aveva detto proprio lui ad Urako qualche tempo prima. E ora si ritrovava a ripeterlo a sé stesso come se non lo sapesse. Un po’ patetico in effetti. Prese un bel respiro, l’aria umida del mattino, pregna del sapore salmastro del mare gli si insinuò nelle narici, stuzzicandole abbastanza da fargli bruciare gli occhi, ma non tanto da farlo starnutire. Fu proprio in quel momento che un rumore - ehm, boh? Sospetto? - lo fece voltare con aria incuriosita verso il compagno di team, beccandolo giusto in tempo mentre sputava a terra del sangue. Che stesse facendo, non ne aveva proprio idea, ma lo sguardo smeraldino di Shi unito a quel suo sorriso sghembo e alle parole che disse, riuscirono in qualche modo a far passare in secondo piano la nebbia che stava tutto attorno al loro compito. Il ragazzone aveva ragione, non c’era bisogno di farsi troppe paturnie mentali, quello che dovevano fare era semplice: dovevano vincere.
Come avevano fatto fino a quel momento e come avrebbero fatto anche in futuro. Perché sì, chi parte da sconfitto, ha già perso ancora prima di iniziare. E loro tre, nonostante fossero un trio piuttosto curioso e sgangherato, non erano per nulla dei perdenti. Come diceva quel vecchio testo? Ah, giusto!


“Sono un Ninja.
La mia magia è l’addestramento.
Il mio corpo è il controllo.
La mia forza è l’adattabilità.
Le mie armi sono tutte le cose che esistono.
La mia arte è il Ninjutsu.”


Sì, per quanto fosse complicata la loro situazione, per quanto non gli arridesse, loro erano degli Shinobi addestrati. Avevano tutte le carte in regola per farcela, una mano fortunata che doveva essere ben sfruttata. Stava a loro, però, riuscire o meno a cogliere l’occasione o lasciarsela sfuggire: tutto dipendeva da loro tre. Non dal Mizukage che aveva evidentemente qualcosa da nascondere, non dal calamaro che alla fine difendeva solamente il proprio territorio, solo da loro tre. E partire col piede giusto, era già un buon inizio, no?
Un po’ dell’angoscia scivolò via, alleggerendo il cuore di Yu che si ritrovò a ridacchiare di fronte alle parole del compagno. Rideva di sé, della propria paura, di come non si fosse reso conto che, alla fin fine, non era mica da solo a tenere testa a quell’incarico.


Shi, ha ragione: se collaboreremo come si deve, non avremo nulla da temere. Disse poi, rivolgendo sia ad Urako che al ragazzone uno sguardo deciso e il proprio sogghigno, riguadagnando un po’ della baldanza che lo contraddistingueva. Qualsiasi cosa accada, noi tre non torneremo a Kiri da sopravvissuti, ma da vincitori! Fosse anche solo per capire che diavolo passa per la testa del Mizukage.

Oh e Yu avrebbe proprio voluto saperlo che cosa cavolo frullava tra i neuroni di Hogo. Quanto meno perché aveva affidato a quell’uomo la vita di suo fratello e di chissà quanti altri orfani del Villaggio. In ogni caso, dette quelle parole, scambiò un pugno d’intesa con Shi e, con i propri compagni, brancolando nella fitta nebbia di quel mattino, si diresse sulla nave.
Quel tempo non era dei migliori per navigare. Non aveva fatto caso se Barbapomellata avesse usato una bussola o una carta nautica per trovare la rotta e mantenerla durante l’andata, tuttavia, a prescindere da questo, di sicuro non avrebbero potuto mantenere la stessa velocità di navigazione del giorno precedente. La bruma era insidiosa e, in mare aperto, sarebbe stata ancora più fitta che lì al porto. Questa volta sì, per attraversare la passerella, preferì usare un po’ di chakra sotto le palme dei piedi, e proprio sul ponte si intravide la sagoma cicciottella e panciuta di Barbapomellata che, immediatamente, iniziò a dare ordini. Proprio come all’andata, Shi e Urako vennero mandati sottocoperta a badare ai marinai e a fare l’inventario, mentre Yu venne relegato al compito di vedetta, con la sola differenza che, questa, volta a causa della nebbia, non avrebbe usato bandiere per segnalare la presenza della Ookina Oshiri alle altre imbarcazioni, bensì delle luci di segnalazione preparate dal Capitano in precedenza.
Non che il Rosso avesse speranze di vedere qualcosa in quella foschia, comunque. Non si vedeva nemmeno la prua della nave stando lì dov’erano in quel momento! Che brutto, brutto affare, davvero. Dividersi e mettersi a fare le faccende, non era proprio quello che ci voleva se dovevano badare alla possibilità, per nulla improbabile, dell’arrivo del Calamaro, tuttavia non era il caso di tirare su un polverone con Barbapomellata…di nuovo. Alla fine, serviva che qualcuno si occupasse di quei compiti, se volevano partire dato che gran parte della ciurma era ancora fuori combattimento. E poi, l’aria che si respirava lassù l’avrebbe certamente svegliato un po’ da quel torpore che gli era rimasto addosso dalla notte passata male. Così, Yu, si mise subito al lavoro senza rimbeccare. Mentre saliva sulle reti per raggiungere il cestello, vide le sagome di altre due persone sul ponte: dovevano essere un mozzo - stava pulendo sembrava, ecco perché il ponte era più in ordine di quella notte! - e boh, un navigatore, forse, stava assieme al Capitano. Arrivato alla sua postazione, il Rosso aguzzò la vista per verificare fin dove riuscisse a vedere e…fu piuttosto sconsolante constatare che non giungeva poi troppo oltre la prua. Tanto più che, se guardava in basso, laddove avrebbe dovuto essere Barbapomellata, vedeva solo un muro di nebbia biancastra. Non scorgeva neanche le sagome degli uomini sul ponte da quell’altezza, se avesse dovuto segnalare qualcosa, avrebbe dovuto utilizzare solamente la voce.


Kuso…questa nebbia proprio non ci voleva.

Però almeno il mare non era male. Era talmente piatto che, non appena mollarono gli ormeggi e la Ookina Oshiri prese il largo, forse nemmeno qualcuno che soffriva il mal di mare si sarebbe sentito poco bene, tanto poco ondeggiava il veliero. Si muoveva lento nella bruma, tagliando l’acqua con la carena lignea a velocità ridotta, mentre Yu continuava a sondare con lo sguardo chiaro fin dove la sua vista riusciva ad arrivare. Si sforzava di avanzare oltre il proprio limite, cercano di superare la barriera imposta dalle condizioni avverse, ben sapendo che, sia in caso di altre navi che del calamaro stesso, la rapidità nell’avvertire l’equipaggio sarebbe stata essenziale. Ma nulla. In quel frangente, la sua amata nebbia, quella che si divertiva ad osservare oziando sui tetti delle abitazioni di Kiri o al Parco del Villaggio, appollaiato su qualche albero, era diventata la sua peggior nemica. I suoi flutti erano fissi, compatti, e nulla lasciavano trapelare. Era come se stessero navigando nel Limbo. Un mare bianco di bruma, diretti verso il nulla assoluto. Faceva un po’ impressione, effettivamente. Come facesse Barbapomellata a orientarsi in quelle condizioni era un mistero. In cuor suo Yu sperava davvero non andassero fuori rotta, anche se magari farlo avrebbe scongiurato il pericolo costituito dal Calamaro Gigante.
Ma sembrava che la navigazione procedesse tranquilla. Anche troppo. Dopo la prima oretta di viaggio, il Genin tornò a sentire il sonno arretrato della nottata passata a rigirarsi nel letto. Gli sbadigli si fecero sempre più frequenti, alimentati dal compito poco attivo che gli era stato affibbiato. E non era che lui volesse addormentarsi, eh. Si sforzava di tenersi sveglio, in qualsiasi modo, dai pizzicotti ai giochetti mentali, però la noia e il sonno erano duri da battere. Fu mentre stava facendo l’ennesimo ampio sbadiglio che sentì una pizzico fastidioso al collo. Pensando istintivamente ad una zanzara o qualche altro insetto attratto dall’umidità, Yu si schiaffò una mano sulla parte lesa sperando di beccare sul posto quel maledetto seccatore. Si portò la mano davanti al viso, per vedere se i resti fossero rimasti lì, ma non c’era nulla e, anzi…la vista iniziò ad annebbiarsi. La sagoma della sua mano si fece stranamente offuscata, sfocata, un po’ troppo rapidamente per lasciar pensare ad un colpo di sonno naturale.


No, cazzo…Devo…devo avvertire…gli altri…

Ma quando si rese conto di questo, in quell’ultimo istante di lucidità, era già troppo tardi. Il corpo si fece prima intorpidito e poi, incredibilmente pesante. Sfuggì al controllo del suo stesso possessore, così come la sua mente che da chiacchierona che era, si fece silenziosa, accompagnando Yu in un sonno profondo, direttamente tra le braccia di Morfeo.


GdR Off || Piccolo cameo alla mia ex pg e un giochetto per Ege. Trova la citazione, cara u.u || GdR On

 
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view post Posted on 30/3/2017, 22:12     +1   -1
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Uno schiocco secco di legno su carne la fa sobbalzare, con la testa incassata nelle spalle – un po' come un gufo svegliato di soprassalto: lo sguardo si posa su quel corvaccio di Shi, che ne ha combinata una delle sue, a quanto pare. Si è girato a guardarlo pure Yu. E quello attacca con un discorso motivatore semplicemente perfetto, con quel sorrisetto sprezzante stampato in faccia... diamine.
Gli volta le spalle in tutta fretta, senza una parola, e un po' ingobbita macina gli ultimi metri che mancano per mettere piede a bordo: probabilmente sta facendo una faccia che farebbe concorrenza a un pesce lesso, e sono troppo vicini perché la nebbia la nasconda. Le stanno tornando in mente i pensieri della scorsa notte, e se non li scacciasse prontamente potrebbe andare a ruota libera per minuti..
Non crede di riuscire a capirsi. Lei non era così, un anno fa: non sentiva il sangue fiammeggiare sul viso, quella vertigine leggera, l'udito ovattarsi e tutto quel rimescolare dentro, solo per un ragazzo. Non riesce a capirsi, perché quelle sensazioni in sé non possono che essere sgradevoli, ma lei sente di adorarle e allo stesso tempo le detesta: è debolezza quella, vuol dire che non riesce a controllarsi e a restare lucida. Una brava kunoichi dovrebbe sempre restare lucida. In cosa sarebbe diversa dalle sue compagne di corso, a questo punto? Le ha sempre rimproverate dentro di sé, per la loro mancanza di autocontrollo ma a quanto pare non è così superiore come credeva.
Quegli occhi sono un tormento, anche se non la fissano: è nella sua mente che sono fissi, e pensare che sono uguali a quelli di sua mamma non cambia proprio niente. Sono belli come pietre dure, sembrano quasi illuminargli il viso, e non deve pensare al contrasto sulla la pelle chiara, e i capelli come ali di corvo... peccato, ci sta pensando lo stesso. Sente le parole di Yu senza ascoltarle e fa praticamente una figuraccia catastrofica, rispondendo al suo pugno con mezz'ora di ritardo, per giunta fiaccamente e senza energia, ma tanto cosa ancora può andare peggio?
In fondo, è anche meglio se Shi pensa che lei sia un'imbranata.

Affonda le mani nelle tasche e si lascia sfuggire un sospiro pesante come un macigno. Massì, poi ci pensa il vecchio Barbapomellata a farle passare la sbandata. Sbraitando come al suo solito, le fa praticamente sia shampo che messa in piega ululandole in faccia; “Hai” risponde atona, e prende meccanicamente la via della stiva. Qualunque cosa abbia in serbo il cuoco, difficilmente ne manderà giù più di una cucchiaiata; prende mentalmente nota di metterci tutto il tempo che le serve per contare, ricontare e verificare nuovamente le casse prima di raggiungere Shi nel dormitorio, ma forse avere intorno tutti quei tizi grezzi e ruvidi le ammazzerà qualsiasi strana distrazione che possa tentarla.
Passa accanto al mozzo impegnato a ripulire il ponte, evitando di mettere i piedi sulla striscia di saponata ancora fresca; non ricordava che ci fossero uomini così giovani a bordo, tra i malati. Forse l'hanno imbarcato oggi, o forse le coperte in cui era infagottato avevano fatto sembrare il suo corpo più grosso del normale. Tutto sommato neanche le importa: entro poche ore sarebbero tornati al Villaggio, le sarebbe bastato limitarsi ad eseguire gli ordini del Capitano... calamaro permettendo.
Perché sì, c'è ancora quel coso da qualche parte, giù, acquattato negli abissi e in attesa di ghermirli coi tentacoli irti di ventose viscide. Assurdo che quel pensiero così freddo possa trovare posto accanto al calore cocente che prova: non potrebbe evaporare e lasciarla in pace?
Forse... forse non lo sta già facendo?
Che fine ha fatto tutta la paura della notte? Perché il pericolo ora le sembra così remoto e lontano, anche se ne aveva tremato per ore? Forse sono la tranquillità e la sicurezza ostentate dal Capitano? Non può essere tanto sciocca da essersi lasciata cullare da certe belle parole...
A quel punto si ricorda che era stato proprio il suo bel corvino a lanciare l'esca del dubbio, e un secondo sospiro interminabile le scorre via dalla bocca. Sarebbe stato molto più semplice limitarsi ad eseguire gli ordini e non farsi domande: niente preoccupazioni, niente sospetti, niente ipotesi strampalate ma a cui non puoi non prestare almeno mezzo orecchio. Probabilmente sarebbe stato saggio limitarsi a fare la brava soldatina, e accendere il cervello solo in caso di reale necessità... o le sarebbe andato in pappa, se lo sente.

Che Shi la stesse seguendo o no, alla fine lei è scesa sottocoperta: i tonfi cupi dei suoi passi scandiscono gli istanti che scivolano via, assieme al suo cuore che rallenta gradatamente i battiti; l'atmosfera umida e salmastra è appesantita dall'aroma intenso del pesce, che si fa più intenso via via che si avvicina alla stiva: intenso ma non sgradevole, quello non è certo pesce marcio. La lanterna a olio che ha utilizzato per rischiarare ieri la stanza è al suo posto, così come tutto il resto del contenuto del locale -eccetto le casse con la banda blu, ora sostituite da quelle piene di pesce. Sono proprio quelle che ha visto imbarcare ieri sera, non ha dubbi, ed anche il numero collima con quello che aveva annotato: nessuno ha provato a farne sparire una o due durante il tragitto. Tornerà dal vecchiaccio e aspetterà il prossimo ordine, pregando che non sia niente che la costringa a stare incollata a voi sapete chi tutta la mattina.

Off || se il tonfo è sottocoperta dovrebbe poterlo sentire pure Urako... semmai integro nel prossimo giro. Scusatemi per i pipponi ormonali, sono un po' stanca || on

 
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view post Posted on 2/4/2017, 22:06     +1   -1

The Pine

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Cazzo, i geni di mamma a volte fanno davvero il loro sporco lavoro. E no, non solo perché ho un culo da sogno, ma perché con le parole ci riesco a fare... E a fare sul serio. Almeno, in parte. Yu non perde tempo di manifestare il suo entusiasmo, ritrovando il brio anche di percularmi, e almeno lui questa passerella che sembrava un patibolo l'attraversa con animo rincuorato e sprezzante. Sì, il futuro è incerto, ma è in mano nostra...

Mentre Urako... Urako sale. Senza proferire parola. La osservo, fermo sul legno, scivolare oltre la nebbia, lontano dal mio sguardo e quello che era un sorriso speranzoso e vivo, si spegne in un ghigno sofferto. Titubo, di nuovo. Oh, piccola Urako... Ci sto provando. Ci sto provando a non farti pesare la mia presenza. Non bastano procioni e bei discorsi, né concentrarsi sulla missione, non è vero? Quanto ho detto non può essere cancellato dalla tua testa... Né dalla mia. Il sorriso resta, deve restare. Di colpo la seppia non mi fa più così tanta paura. Ah, Shi... Se solo fossi stato zitto. Se solo non avessi egoisticamente liberato quel dannato peso che ti stavi trascinando dietro. Ora lei sarebbe tranquilla. Sarebbe felice.





Bah, "eroe". Che parola schifosa. « Sarà. » mi limito a rispondere al marinaio a me di fianco. Praticamente, la mia gamba mi permette di non fare assolutamente un cazzo, su questa nave. Sono gettato sotto coperta, praticamente ad intrattenere i marinai. Poco male, ma mi piacerebbe stare con uno dei miei due compagni. Non tenerli sotto d'occhio, specie sapendo che fuori c'è questa nebbia, mi irrita. Non poco. Bah... Presto salgo sopra, per vedere se la foschia se almeno un po' diradata. Cristo, saranno passate un paio d'ore dall'alba.

Distratto, mi rendo conto troppo tardi della sigaretta che mi è stata allungata. Abbassa gli occhi al marinaio, arricciando il labbro pronto a tirare fuori il mio kiseru, quando un grosso tonfo fa scivolare il mozzicone acceso dalle mani dell'uomo. D'istinto il piede si muove sulla brace, schiacciandola e spegnendola, mentre lo sguardo si trascina da dove s'è mosso il rumore. Cazzo, questo reagisce troppo, decisamente troppo esasperatamente. « Sarà caduto sicuramente un barile o qualcosa del genere. Va' comunque a dirlo al capitano, io vado a vedere che è successo. » Senz'altro non si tratta del nostro amico tentacolato. A mente lucida, dopo il primo shock, posso costatarlo senza troppi problemi. Un impatto del genere avrebbe fatto ben più che un semplice tonfo... Però mi sento comunque in dovere di controllare.

Non si sa mai.

... Magari posso approfittarne per raggiungere Urako. Dovrebbe essere in magazzino, no?

 
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Rainbow Man
view post Posted on 3/4/2017, 21:38     +1   -1





NAVIGARE IN COMPAGNIA


Si mossero furtivamente nella nebbia trasportando il corpo addormentato di Yu ed evitando gli ostacoli: per fortuna la forza non mancava ai due uomini e nemmeno l'equilibrio quando attraversarono la passerella barcollante composta da due grosse tegole di legno. Dei complici furono pronti ad accoglierli e a trascinare lo shinobi in una prigione fatta di corde ben stretto tutte intorno all'albero maestro; non sapevano con chi avessero a che fare, ma la prigione attorno l'albero maestro della loro imbarcazione risultava piuttosto sicura per chiunque: le mani erano state distanziate e appese ai due lati del legno, di modo che il ragazzo non potesse avvicinarle per tentare una fuga. Si sarebbe svegliato a breve perché la dose di sonnifero era leggera e avevano bisogno di quel ragazzo vivo e vegeto se volevano mandare avanti il loro piano. Quando riaprì gli occhi, non vide solamente la normale nebbia di quel giorno, ma l'appannamento dell'anestetico offuscava in parte il suo orizzonte. C'erano parecchi uomini dall'aspetto trasandato e gli abiti sporchi e rozzi che lo circondavano; i loro corpi erano per lo più magri e consumati da una vita decisamente poco sana. Sarebbero stati comunque disposti al dialogo, se solo Yu avesse voluto approfondire la faccenda: davanti ad ella un tizio dal cappello tricorno nero, tipico di chi comandava su una nave; nell'altra mano una bottiglia di rum in mano, un alcolico poco diffuso nel continente ninja.

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Intanto Urako aveva completato l'inventario nella stiva e stava per risalire sopra coperta per fare rapporto al capitano Barbapomellata; tuttavia incrociò il sospettoso Shi si dirigeva sul fianco sinistro del veliero per scovare l'autore di quel tonfo. Per sua fortuna vi era un oblò proprio da quelle parti e affacciandosi si poteva notare benissimo la fiancata di un legno scuro e dei cannoni poco più in alto: un galeone di dimensioni nettamente più grandi rispetto alla Ookina Oshiri era praticamente di fianco. Salendo di nuovo sul ponte e osservando l'imbarcazione con più attenzione si potevano notare grossi buchi sui fianchi che lasciavano intravedere quanto nascosto normalmente nelle camere sotto coperta; gli alberi invece non avevano più vele e in parte erano mozzati, non restava altro che una bandiera nera sventolante e semidistrutta.
Barbapomellata osservava con stupore il gaelone sul quale si intravedevano parecchi uomini, forse una quarantina, a fare da guardia ad un prigioniero legato come un salame all'albero maestro. Il suo assistente arrivò correndo e gli strattonò il mantello.

Marinaio: "Capitano, hanno preso il ragazzo dai capelli rossi. Quelli sono pirati!"

Barbapomellata li fissava immobile e aveva la bocca spalancata dallo stupore e dalle ingenti dimensioni di quel galeone, seppure ridotto in pessime condizioni.

Barbapomellata: "Arrrr.....................
Che nessuno si muova, altrimenti non avranno pietà con il ragazzo. Non si scherza con i pirati! Attendiamo e vediamo cosa succede. Arrrr!"


GdR Off//
Per il momento mi fermo qui con la narrazione perché voglio vedere come agisce ognuno di voi. Yu si sta risvegliando e ha la fortuna di trovarsi in mezzo a dei pirati molto simpatici, che converseranno con piacere: lo scoprirai nei prossimi post. Shi e Urako vedranno Yu legato all'albero del galeone solo dopo che il marinaio avrà avvertito Barbapomellata del rapimento. Vi conviene stare a sentire il Capitano, ma, se volete fare altrimenti, ci potranno essere delle conseguenze.
 
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view post Posted on 3/4/2017, 22:35     +1   -1

The Pine

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Non ci posso credere. Non ci riesco a credere. Voi ci riuscite a credere? Paradossale, tutto ciò è semplicemente paradossale, così come è paradossale che il primo pensiero che mi viene in mente ora, sul ponte, è quanto cazzo sarà lungo il rapporto che dobbiamo presentare ad Hogo. Definire quanto sta succedendo in questi giorni una serie di sfortunati eventi è a dir poco riduttivo, cazzo. E dire che un po' di voglia di vivere l'avevo ritrovata, quando sceso giù ho incrociato Urako. Un mezzo sorriso, uno sguardo fugace, poi i miei dannati occhi da shinobi vanno a gettarsi verso l'esterno della nave, osservando l'inaspettato fuori dallo scorcio. Dannato me, dannata 'sta maledetta nave. Dannati tutti, cazzo! Insieme agli altri marinai, sto di fianco ad Urako, ma non riesco a fare altro che stare con la mano sul volto, snervato.

Specie considerando che, ovviamente, il Capitano mette un altro monito. "Eroe", eh? Ah, sti cazzi. Lancio uno sguardo ad Urako, intriso di rabbia e nervosismo, facendole cenno di seguirmi, mentre sbattendo con violenza il bastone per terra mi faccio vicino al limitare del ponte. Cazzo, com'è che era quella parola? Umi me l'aveva insegnata, proprio per queste occasioni. Pa... Pa... Pa... « PARLEY, CAZZO! PARLEY! » la forma non serve a niente con certe persone, ma ora, come fatto stamattina, devo strizzare per bene i geni di mamma. Allargo le braccia, mostrando bene la mia figura. Barbapomellata può dire tutto quello che gli pare. Faccia rapporto, non mi interessa. Non lascio Yu in mano a questa gente. Distendo le braccia verso terra, dopo essermi fatto esaminare come da chi di dovere, quindi sollevo la mano libera ad accompagnare le mie parole. Diretto, Shi. Diretto. « Mi complimento con il vostro capitano, navigare con una nebbia così è una cosa praticamente impossibile e voi non solo siete riusciti a trovarci, ma non ci avete neanche speronato o cozzato. Cazzo, complimenti. » giusto a sottolineare quanto tutta questa storia sia assurda, ma non devo divagare. Ti sei sfogato, Shi? Ora vai al punto. Sguardo severo, sicuro.

« Si può sapere che volete ottenere rapendo uno Shinobi di Kiri? » Primo punto della questione. Fargli capire che cos'hanno in mano. Yuzora poteva essere preso tranquillamente come un marinaio qualsiasi, una merce di baratto con la nave, ma confido che aver messo in chiaro la sua appartenenza faccia capire con chi si deve ragionare sul serio. E non tutti amano ragionare con la Nebbia.
« Un riscatto? Non siamo ridicoli! Il rosso è l'ultima ruota del carro, un genin qualsiasi! Non credo ci tirerete su così tanto. Credo proprio che i vostri obbiettivi siano ben diversi, altrimenti di pirateria non si può di certo dire che ne capiate. » Punto secondo, svalutare la merce in questione o gli intenti di chi hai di fronte. Se qualora non si impressionino del fatto che hanno in mano un ninja di Kiri, posso sperare che questo basti a fargli rivalutare il loro "affare". Inoltre gli uomini di mare sono spesso ignoranti e per nulla scaltri, posso sperare che intaccando il loro orgoglio si offrano spontaneamente di dirmi quale è il loro obbiettivo... Ma non posso rischiare. Non con Yu attaccato all'albero smangiucchiato.
« Ma in caso siete davvero interessati ad un riscatto, beh, io ho da offrirvi merce ben più preziosa. » Sfilo la spada dalla cintola, quindi l'allungo verso Urako, qualora mi avesse seguito, seguo quindi borsello con i kunai, lasciandomi in mano solo bastone e nel vestito solo i pastelli. Allargo di nuovo le braccia. « Io sono di sangue nobile, nel Paese dell'Acqua. Sono uno dei discendenti della famiglia che vive sull'isola di Momo. Sono il nipote della Capoclan dei manipolatori del Magma, gli Yoton... E più importante, sono il figlio di Ki Momochi, il Diavolo della Nebbia. Prendete me al posto del rosso. »

Sì, devo giocare tutte le mie carte. Subito. Non posso permettermi né di titubare, né di fare altro... E soprattutto, non posso permettermi di tornare con gli occhi verso Urako. Potrei avere qualche ripensamento. Già l'aver alzato la voce potrebbe causare chissà quale effetto... Devo solo sperare che la mia lingua sia d'argento, come quella di mamma. E che se eventualmente mi prendano a bordo, il mio culo sia anche altrettanto elastico.

 
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view post Posted on 4/4/2017, 20:36     +1   -1
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Lo sciabordio di un piccolo corso d’acqua faceva da sottofondo a quel piccolo quadro famigliare. Accidenti! Aveva piovuto proprio un sacco il giorno precedente, come non faceva da un bel po’ di tempo, nonostante il loro Villaggio fosse umido per definizione. E per chi, come loro, aveva poco con cui divertirsi, beh, quella era un’occasione da non perdere assolutamente. Sul cortile davanti all’orfanotrofio, sotto gli occhi attenti di Ōkami-san e di qualche altro adulto, i mocciosi più piccoli si divertivano a saltare nelle pozzanghere di fango, facendo a gara a chi faceva più schizzi. Inutile dire come ne uscissero poi…vero? Ma pazienza, era un gioco che aveva divertito anche Yu, fino a qualche anno prima, ma adesso, beh adesso poteva permettersi qualcosina di più.
Era per questo che Kai lo aveva trascinato sul retro dell’istituto, laddove con pazienza e costanza avevano ricavato, da una cunetta, un piccolo percorso lievemente in discesa con cui fare delle gare con le barchette. C’era un piccolo giro di scommesse sotto e, se non fosse stato per quelle, il Rosso non avrebbe mai partecipato.
Allora sono cinque caramelle a testa giusto? Un ragazzino moro e dagli inconfondibili occhi di ghiaccio stava accanto a lui. Aveva la sua stessa età, nove anni, e in qualche modo era riuscito a sbirciare nel guscio che Yu si era costruito attorno. Giusto! Ecco le barchette, scegli quella che ti pare sia meglio, io userò l’altra. Lo sguardo chiaro dell’altro bambino si crucciò perplesso.
Fai sempre scegliere me per primo…e puntualmente perdo! Fai tu ‘sta volta.
Ma come poteva pensare fosse quello il motivo? Ah, santa pazienza. Vabbè tanto peggio per lui. Il Rosso passò ad osservare i due gusci di noce che erano stati usati per creare le barche. All’interno erano stati fissati, con un po’ di mollica bagnata, degli stecchini in cui erano infilate due foglie e mo’ di vela. Sarebbero durate poco entrambe, giusto il tempo di un giro o due, però erano dei piccoli capolavori. Ne scelse una a caso, tanto per accontentare il moro, quindi, con lui, si posizionò alla partenza. Allora, sei pronto Yu? Tre…Due…Uno…Via!
Lasciate andare dai proprietari, le barchette iniziarono ad essere trascinate dalla corrente minima della pista acquatica creata, senza una vera e propria rotta. Erano letteralmente in balia del flusso e non era raro che cozzassero l’una contro l’altra nei punti in cui, qualche piccola imperfezione sul fondale faceva sì che si formassero dei piccoli gorghi in cui le barchette finivano puntualmente dentro. Però non era male quel gioco. Non era male la compagnia di Kai. Non era male osservare come, anche se in minima parte, alcune volte quei gusci di noce sembrassero davvero delle piccole navi che solcavano le onde avverse del mare. Eppure…c’era qualcosa che non andava. Era da prima che aveva questa sensazione, come se si fosse scordato qualcosa, come se ci fosse qualcosa di irrimediabilmente sbagliato in quella situazione. E più ci pensava, più ne era convinto, tanto da non riuscire più a concentrarsi su quel gioco. Si guardava attorno, cercando l’errore, sapendo che c’era, ma non dove.
Ah Yu, così non va bene…ti vuoi già svegliare? La voce di Kai gli giunse da vicino, facendolo sobbalzare. Svegliare?
Beh, sì. Tu stai dormendo, mi pare ovvio. Altrimenti io come potrei essere qui? Baaaka! Una steccata sulla fronte e fu questione di un attimo. Sparì tutto. L’orfanotrofio, le barchette, lo starnazzare dei bambini in cortile. Tutto venne sostituito da una densa nebbia bianca, diversa da quella di Kiri, più…leggera, impalpabile. Tutto tranne Kai. Lui era ancora lì, non più bambino però. E nemmeno Yu lo era più. Gli ultimi ricordi prima di perdere conoscenza gli ripiombarono addosso con tutte le conseguenze del caso. Ero sull’albero e…sono stato punto. Probabilmente un narcotico.
Probabilmente. Gli fece eco Kai, o meglio…la sua coscienza che prendeva quella forma tanto per divertirsi a torturarlo. Non era che un riflesso, un pallido ricordo di quello che era suo fratello. Si muoveva, parlava, ragionava come lui, ma non era veramente lui. Nonostante questo, però, il Rosso faceva fatica a comportarsi con quel sogno, come se non fosse altro che questo. Non posso più stare qui! Prese il ragazzo per le spalle, scuotendolo come se dipendesse da lui la sua presenza in quel luogo. Devo svegliarmi…non siamo soli sulla nave! Ed eccola la consapevolezza che iniziava a bucare la parete di quella realtà. Nel petto la paura di aver già dormito troppo, briciava come fuoco vivo. Io devo tornare…
Devi tornare da loro. Per un attimo, abbe l’impressione che ci fosse qualcosa di simile a risentimento nelle iridi di ghiaccio dello Yuki, ma durò solo qualche istante. Forse fu solo un’impressione, perché presto il volto del moro si aprì in un sorriso. Ci tieni a quei due, eh? Allora devi muoverti.
La figura di Kai cominciò a sbiadire, diventando un tutt’uno con la strana nebbiolina di quel limbo. Un odore strano, fastidioso, di sudiciume e sudore, iniziò a farsi sentire in quel luogo apparentemente asettico, risvegliando i sensi del Rosso. Le mani del moro, allontanarono da sé quelle di Yu che ancora stringevano le sue spalle ormai semitrasparenti. Non sapeva bene che dire, il Genin…quello che vedeva era solo un vago riflesso del fratello, una stupida illusione della sua mente, eppure si sentiva in colpa a tornare nel proprio mondo, così, senza una parola. Lo aveva detto mille volte, lo aveva promesso a sé stesso in così tante occasioni che era superfluo ripeterlo, però ancora non era riuscito a mantenere quella promessa. Si sentiva sporco. Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma lo Yuki lo precedette. Lo so. Verrai a prendermi. Gli occhi di ghiaccio di piegarono divertiti all’espressione stupita del Rosso.
Ti aspetterò.


Con ancora le parole di Kai che gli rimbombavano in testa e quell’odore schifoso che diventava sempre più forte mano a mano che la nebbia della mente si diradava lasciando piede alla coscienza, Yu iniziò a riprendere contatto col mondo reale. Il corpo pesante, la gola arsa dalla sete causata dal narcotico, la testa in cui pensieri offuscati si rincorrevano animatamente cercando di trovare un verso a quello che stava accadendo, furono le uniche avvisaglie che gli assicurarono d’essere quasi del tutto sveglio. Cazzo…si sentiva proprio una merda. Come se avesse fatto una sbronza. Una di quelle brutte. Alzò pigramente le palpebre, macigni anche quelle, ma le richiuse subito, stringendo gli occhi infastidito. Il chiarore biancastro della nebbia lo accecò, costringendolo nuovamente al buio e ammonendolo sulle sue condizioni. Ci riprovò di nuovo, più lentamente, con più accortezza, lasciando che le ciglia schermassero la luce quel poco che bastava per farlo abituare. Ed ecco che lentamente riuscì a mettere a fuoco qualcosa. Gli servì un po’ per raccapezzarsi quel minimo da capire d’essere legato come un salame all’albero di una nave che non era la Ookina Oshiri. Non vedeva molto bene, gli sembrava che la nebbia fosse aumentata rispetto a prima, ma questo non gli impedì di rendersi conto che l’imbarcazione su cui si trovava fosse decisamente più grande di quella di Barbapomellata. Che poi…per quanto aveva dormito?
Minuti? Ore? Non riusciva a capirlo, e la cosa lo preoccupava non poco. Non sapeva che fine avessero fatto gli altri, non sapeva che diavolo fosse successo, non capiva più niente! In quella situazione, imprigionato com’era, non era diventato altro che una zavorra per i suoi compagni e la cosa lo riempiva di rabbia. Strattonò le corde che lo tenevano legato, saggiandone la resistenza, ma erano fissate più che bene…e le mani troppo distanti tra loro per poter provare qualsiasi manovra di evasione avesse imparato in Accademia o per comporre sigilli. L’unica cosa che ottenne fu quella di farsi male. Ma il dolore lo aiutò a svegliarsi completamente. Imprecando a denti stretti e umettandosi le labbra desiderose di un po’ d’acqua, gli occhi verdi del Genin presero a sondare seriamente l’ambiente attorno a sé, individuando ben presto la fonte del lezzo di sporco e sudaticcio che aveva avvertito ancora quando era incosciente. Parecchi uomini cenciosi, luridi e dall’aspetto rozzo erano sistemati sul ponte. Magri e smunti, sembravano tutti malaticci o consumati da una vita non propriamente retta.


Pirati… ne dedusse Pirati?! Pirati che si intrufolano su di una nave meglio di uno Shinobi e usano del narcotico?!

Era evidente che il mondo si fosse organizzato per una rivoluzione e nessuno lo avesse avvertito. Da che mondo e mondo dei bucanieri di quella risma, riuscivano a salire su di una nave senza farsi notare da nessuno, puntando alla vedetta piuttosto che a uno degli uomini sul ponte e riuscendo nel proprio intento? Passi la nebbia, ma gli pareva davvero che fosse esagerato. Tra l’altro, quando era successo la loro nave doveva già essere vicina, come aveva fatto a non vederla? Patetico. Non solo non era riuscito nel compito che gli era stato assegnato, ma addirittura si era fatto prendere prigioniero. Gabbato da dei pirati da quattro soldi che sembravano più scheletri che altro. Che vergogna…e si definiva un ninja? Probabilmente per colpa sua, Urako e Shi si sarebbero trovati in una posizione pessima. D’altronde non si prendeva un prigioniero, tenendolo in vita, senza chiedere nulla in cambio, no? Era chiaro che quei tizi volessero qualcosa. Altrimenti non avrebbero usato del semplice narcotico. Soldi magari? Ma gli pareva ridicolo…d’altronde anche se avessero pensato di rapire un membro dell’equipaggio, perché mai il Capitano della Ookina avrebbe dovuto fregarsene al punto da sottostare alle loro condizioni? Non valeva la pena mettere a rischio l’intero equipaggio e il carico per un solo uomo. Ma allora che cosa pensavano di ottenere quei tizi? E perché non si erano accontentati di prendere il primo marinaio disponibile sul ponte, piuttosto che arrischiarsi ad attraversarlo, con la possibilità d’essere scoperti, per puntare alla vedetta? Kami…non ci capiva nulla. L’unica cosa chiara era che in quel preciso momento lui fosse diventato merce di scambio di qualche tipo, quindi un peso per la squadra e per la ciurma di Barbapomellata. Era furioso con sé stesso, ma la situazione imponeva una certa cautela, forse poteva ricavare qualche informazione da quei tizi, quanto meno il minimo indispensabile.

Mi avevano detto che queste acque erano infestate da un Calamaro Gigante, nessuno aveva nominato dei pirati… Disse, la voce un po’ gracchiante per la gola secca. Oi, tu. Sì, parlo con te col cappello! Chiamò quello che sembrava essere un ufficiale, probabilmente il Capitano della nave pirata. Vi siete introdotti sulla nostra nave e avete puntato alla vedetta, ignorando bellamente chiunque altro ci fosse stato sul ponte, riuscendo nell’intento meglio di uno Shinobi…Si può sapere chi diavolo siete? Cosa pensate di ottenere tenendomi legato qui come una salame?

Ma ovviamente le disgrazie non venivano mai sole. Non era abbastanza essere stato catturato ed umiliato da un manipoli di pirati da strapazzo. Oh no…Quel baka di Shi doveva per forza metterci becco! Bakabakabakabaka! A momenti non ci credeva. Che senso aveva proporre uno scambio di quel genere, era totalmente inutile ai fini della faccenda! Ora, non fraintendete: il Rosso era davvero felice di sentire la voce dell’amico - non lo vedeva attraverso la nebbia ma la voce era chiaramente la sua - e comprendeva anche che il ragazzone stesse tentando di salvargli la pelle, a modo suo, tuttavia Yu non avrebbe mai potuto permettere una cosa simile. Ai fini della missione e del problema incombente, che ci fossero Shi o lui legato a quell’albero non cambiava nulla. E se doveva scegliere, preferiva restarci lui: d’altronde era solo colpa sua se si era creata quella situazione. Non si era accorto della nave, tanto meno degli intrusi a bordo. Si era fatto narcotizzare come un dilettante ed era finito per essere preso prigioniero. No, non avrebbe mai permesso che Shi si sacrificasse per lui, poteva dire o fare quello che gli pareva, il suo posto era sulla Ookina Oshiri accanto ad Urako e al Capitano. Ma ciò che aveva detto era abbastanza convincente se le mire dei pirati fossero stati i soldi, doveva trovare assolutamente il modo di screditare quelle parole agli occhi dei pirati.

Ah, non ci posso credere…Ecco che ricomincia quel mentecatto! Se ne uscì quindi dopo qualche attimo, prima che l’uomo col cappello e la bottiglia in mano potesse prendere in considerazione l’offerta di Shi. Il tono ostile, infastidito e tagliente dal comportamento di quello che aveva definito praticamente un demente. Creda a me Capitano, continuò la recita rivolgendosi direttamente al pirata non dia credito a ciò che dice. E’ solo un poveraccio che si è bruciato il cervello con una tecnica uscita male: sono più le volte che pensa di essere qualcun altro di quelle in cui è lucido. Nell’ultima missione che abbiamo fatto assieme, non ha fatto altro che rotolarsi nel proprio stesso vomito…una scena pietosa, per uno Shinobi di Kiri. Scosse la testa, sfoderando poi il sorriso sdegnoso di chi sapeva di dire l’ovvio. D’altronde lo sa anche lei, no? Quale Momochi offrirebbe mai la propria vita in cambio di quella di un Genin da quattro soldi?! E’ ridicolo! Sono pronto a scommettere che se glielo chiedesse, non saprebbe minimamente dimostrare di essere chi dice di essere. Si sforzò d’emulare un riso derisorio per poi aggiungere quasi tra sé e sé Beh…sarebbe una scommessa facile. Quelli erano i momenti in cui avrebbe voluto avere la metà della dialettica di Kai - e di Shi. Non che fosse necessaria con dei pirati, ma sarebbe stata comunque utile. Non sapeva se le argomentazioni portate fossero abbastanza per convincere i pirati a lasciar perdere quello scambio inutile. Ma di fatto, Yu dubitava che Ki Momochi avrebbe mai sacrificato sé stesso per un inutile Genin, piuttosto si sarebbe liberato della zavorra. Ed era innegabile che Shi non potesse dimostrare coi fatti d’essere parte del Clan Yoton. Si era inventato la storiella dello squilibrio mentale, più che altro perché i pirati non pensassero che il ragazzone li stesse ingannando di proposito. Quello avrebbe portato problemi sia a Shi, Urako e il resto della ciurma, che a lui. Così come se avessero pensato che quello a mentire fosse Yu. Strinse i pugni e deglutì a vuoto. No. Doveva dimostrarsi sicuro. Niente incertezze, niente dubbi. Ricacciò la paura da qualche parte nella sua anima, soffocandola come meglio poteva e concluse. Dia retta a me, lo lasci perdere. Una vita pietosa come la sua, non vale la pena d’essere presa in considerazione, figuriamoci le sue parole dettate dall’illusione in cui vive.

 
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