Casa di Benkei Han

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view post Posted on 21/11/2016, 08:26     +1   -1
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Se temeva di averlo annoiato, quel timore si rivelò infondato. Benkei la ascoltava attento, e a Shitsuki quella cosa piaceva da morire. Lei in piedi a predicare, e discepoli silenziosi e attenti che pendevano dalle sue labbra.

"Potrei farci l'abitudine..."

Le piaceva parlare di Jashin. Diamine, era il suo argomento preferito, era tutta la sua vita, la sua esistenza. Se mai se ne fosse dovuta andare da Kiri, per qualche motivo, il pellegrinaggio itinerante le sembrava un'alternativa gradevole.
Ma si stava perdendo in pensieri che non c'entravano con la domanda di Benkei, quindi si affrettò a formulare una risposta.

«Beh... Io non c'ero quando è successo... Ma ho sentito dire che anche Watashi, poco tempo fa, si è manifestato sulla Terra stringendo accordi coi mortali.»
Il Priore aveva espressamente vietato a chiunque non fosse più che abile a combattere di restare al riparo nel Santuario. In pochi erano usciti per unirsi alla battaglia, e alcuni non erano tornati.
«E quella volta, Jashin si è schierato con gli uomini. Perché sì, il suo accordo con noi è reale, i poteri che ci concede sono reali. Io...»
Sorrise, abbassando appena la voce, e mostrò le mani coi palmi esposti. Un occhio attento avrebbe notato le decine di linee pallide, alcune più sottili e altre più grosse, che segnavano la pelle della ragazza.
«...Non posso morire. Fai a pezzi il mio corpo, e io ti guarderò ridendo mentre il tuo subisce la stessa sorte.»

Fece una breve pausa. Finora il ragazzo le sembrava convinto, favorevole... Ma doveva pur dirgli cosa Jashin pretendeva. Non erano solo le vittime, era anche il sangue dell'officiante che doveva essere offerto al Dio.

«Tramite Jashin, come ti ho detto, diventiamo immortali. Il dolore ci rafforza. Ma il dolore è parte fondamentale del Jashinismo, il sangue che versiamo lo spilliamo volontariamente dalle nostre vene. Cresciamo nel dolore finché non diventa quasi... Un compagno fidato.»
Il sorriso le si fece più morbido nel definire la sofferenza fisica prevista dalla religione del Dio dalle Tre Lame. Lei era stata cresciuta nel sadismo e nell'autolesionismo, al punto che aveva sviluppato, come molti suoi fratelli e sorelle, una vera e propria passione morbosa per la sofferenza. Shitsuki era masochista, nel senso letterale e psicologico del termine.

«E questo... Se ho capito bene, è anche una caratteristica della tua famiglia, o sbaglio? Il motto che mi hai detto, che il dolore è buono per voi...»
Si accoccolò sui talloni, di fronte a Benkei. Ora non stava predicando, si stava interessando alla vita di un possibile adepto.
«...Esattamente, cosa significa? Come lo attuate, se posso chiedere?»


urslmCI


 
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view post Posted on 21/11/2016, 15:15     +1   -1

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Stavolta fu Benkei ad infervorarsi nel parlare dello Yoton

Semplice, il legame con la terra, con la lava nel mio caso ha sempre un prezzo e per noi manipolatori della lava é il dolore. Fino al limite consentitoci dal nostro corpo e spesso oltre, siamo noi i primi a sperimentare la sofferenza che può causare il magma affinché possiamo poi controllarlo ed usarlo in battaglia. Purtroppo non tutti capiscono la bellezza di questo patto, ci vedono come mostri.

Nell'ultima frase si poteva chiaramente avvertire una punta di malinconia, non gli importava certo di essere emarginato ma lo rattristava sapere che sempre più persone infangavano il nome del suo clan.
 
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view post Posted on 22/11/2016, 10:07     +1   -1
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Il ragazzo non esprimeva molto quel che provava, o almeno, Shitsuki non riusciva a capirlo dalle espressioni che faceva o non faceva. Però quel che persino lei riuscì a capire, fu che Benkei alla famiglia ci teneva. Gli Han, e più estensivamente l'intero clan degli utilizzatori dello Yoton, che a quanto pare col dolore ci avevano a che fare quotidianamente.

La cosa la interessava, era ovvio. Non per la lava in sé -sì, certo, elemento potentissimo, ma lei non desiderava un potere che sapeva di non essere fisicamente in grado di ottenere- quanto per l'approccio del clan alla sofferenza imposta e cercata. Al Santuario la maggior parte dei bambini reagiva bene, si abituava al dolore, finiva per considerarlo una normale prassi quotidiana. Altri però non erano così propensi all'infliggersi ferite, e studiare come altri gruppi, religiosi o meno, gestivano quella pratica avrebbe potuto portare benefici pedagogici alla sua setta.

«E quindi... Per controllare meglio il magma cosa fate... Vi ci immergono da piccoli?»

Non era una battuta, era seria: fissava Benkei coi suoi occhi rossi a mandorla, interessata e curiosa. Non sapeva niente delle grandi famiglie di Kiri, tutto era assolutamente nuovo per lei.
Ma se gli Yoton erano così predisposti al dolore, tra di loro ci sarebbero potuti essere altri simpatizzanti di Jashin... Quindi erano un argomento che valeva la pena approfondire.


urslmCI


 
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view post Posted on 22/11/2016, 10:47     +1   -1

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Gdr off// Ma quante pagine dobbiamo fare?

In linea teorica si dovrebbe fare, si chiama giudizio del vulcano ma è...teoricamente proibito.

Benkei si prese un attimo per riflettere, era la prima volta che qualcuno al di fuori del suo clan si interessava delle sue meccaniche.

Però non é questo il modo in cui si somministra il dolore anzi, serve solo a farsi un'idea delle purezza del tuo sangue. Il vero dolore lo prova solo chi vuole manipolare la lava, c'è infatti chi da codardo sceglie la vita da civile per non soffrire. Ma se sei curiosa di conoscere il nostro sistema educativo la persona più indicata a cui potresti chiedere é mio padre

Il ragazzo però non voleva parlare del suo clan, certo poteva solo fargli piacere ma non era lì per quello. Voleva vedere nella pratica tutto ciò che shitsuki aveva detto finora. Perciò entrasse il kunai e sicuro della risposta decise di chiedere alla kunoichi.

Perché non mi dai una dimostrazione pratica? Estrai la falce

Edited by deskbotpistolero - 22/11/2016, 11:14
 
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view post Posted on 22/11/2016, 12:11     +1   -1
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Non scherzava, forse anche perché sentiva che poteva essere vero. Ed era vero, proibito ma vero. Non dubitava che in passato fosse pratica comune obbligare i bambini con potenziale guerresco a contatti troppo ravvicinati col magma bollente.

«Giudizio del vulcano... Beh, il nome è altisonante!» rise, dondolandosi un po' sui talloni, e continuando ad ascoltare, più seria.

"Codardo"... Quindi disprezza chi fugge"
Il pensiero le sorse spontaneo, vista l'accezione negativa che percepiva in quella parola. Benkei non cambiava inflessione della voce, le sue espressioni erano sempre calme, o così pareva, eppure Shitsuki sentiva della disapprovazione per coloro che fuggivano dal dolore per imbracciare la via facile, comoda.
E questo era positivo.

Poi, Benkei chiese una dimostrazione pratica, e sul momento Shitsuki non si mosse.

"Il nonno mi ha detto che è più sicuro mantenere un profilo basso, e di non mostrare se proprio non devo... Ma... Questo è un caso particolare. Non possono bastare le parole, devo far vedere di cosa è capace Jashin-sama!"

Sorrise, mordicchiandosi il labbro inferiore.

«Se proprio insisti...»
La voce era divertita, ammorbidita dalla prospettiva che già le faceva battere il cuore. Si alzò lentamente in piedi togliendo Chinuri dal fodero sulla schiena, e attese che anche Benkei si rimettesse in posizione eretta.
Con un movimento del polso fece roteare la falce in modo che il manico puntasse a terra, e cominciò a tracciare un cerchio attorno a sé.

«Mi servirà la tua collaborazione, però, se vuoi vedere davvero cosa mi permette di fare il Sommo Jashin.»

L'avviso era doveroso, ma venne fatto con una voce melliflua, quasi invitante. Sentiva il chakra iniziare a scorrere nelle sue vene, e il sangue pompare più rapidamente mentre completava il Sigillo con i tre tratti del triangolo.

«Mi serve il tuo sangue.»

Roteò di nuovo la falce, e con uno scatto allungò il braccio per farla saettare verso Benkei. L'aveva avvisato, il preavviso era poco ma l'aveva avvisato. Non intendeva certo ferirlo mortalmente, le bastava solo un graffio, un taglio da poco. Mirò alla spalla sinistra, con l'intenzione di colpirla di striscio con le lame della falce e far tornare l'arma subito vicino a sé. Una ferita non grave, facilmente curabile, ma che avrebbe spillato sangue.
Benkei poteva schivare o parare, se lo desiderava. Ma l'avrebbe desiderato? O l'istinto di conservazione avrebbe avuto la meglio?


urslmCI


 
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view post Posted on 23/11/2016, 01:04     +1   -1

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Benkei mantenne lo sguardo fermo e una espressione felice dovuta al fatto che stava già pregustando il rito che tanto lo aveva galvanizzato la prima volta. Vide partire il colpo e volendo avrebbe avuto anche modo di schivarlo ma non lo fece

Mi fido di te

Il ragazzo si fece colpire in pieno dalla falce senza emettere nemmeno un sibilo anzi mantenendo l'accennato sorriso di poco prima. Aveva estrema fiducia nella kunoichi e poi se non fosse stato colpito non avrebbe soddisfatto la sua curiosità
 
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view post Posted on 23/11/2016, 08:04     +1   -1
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Il ragazzo non si scompose e non si ritrasse quando la falce lacerò le sue carni e tornò indietro portando con sé il suo prezioso e scarlatto bottino.
Shitsuki sorrideva. Il chakra divino ricevuto da Jashin fluì libero nel momento in cui, tenendo gli occhi fissi in quelli di Benkei, portò la lama alle labbra e leccò il sangue raccolto.
Era concentrata, ma sapeva che non avrebbe officato un sacrificio. Potenzialmente, nessuno l'avrebbe potuta fermare. Benkei si fidava di lei, e più di un adulto gli avrebbe detto che era un povero sciocco.
Mai fidarsi di un adoratore di Jashin.
Mai fidarsi di qualcuno che non può morire, perché non vedrà mai la vita come la vedono le persone normali.
In particolare, mai fidarsi di qualcuno che per continuare a non morire ha bisogno di sacrificare vite altrui.

Eppure, il pensiero di ingannare Benkei non la sfiorò nemmeno. Nel retro del suo cervello, l'unica distrazione da quello che stava facendo fu una piccola, fugace considerazione.
"Quello di Shinta era migliore."
Shinta era l'ultimo accolito che aveva battezzato nel nome di Jashin. Era anche il primo essere umano di cui aveva assaporato il sangue direttamente dalla fonte. E quel momento, quell'esplosione calda nella sua bocca, aveva segnato un discrimine fortissimo per tutte le Raccolte a venire.
Si trovò a desiderarlo di nuovo, per un brevissimo istante, ma poi tornò a concentrarsi su quello che stava facendo.

Il sangue di Benkei era ferrigno, con quel sapore che hanno le persone sane. Lo inghiottì, e subito percepì la santificata energia che pervadeva il suo corpo. La pelle le si scurì diventano nera, e, ora che erano alla luce del sole e non nel cuore della notte, Benkei poteva osservarla meglio in tutte le sue sfumature.
Gli occhi rossi di Shitsuki brillavano, non lasciando mai quelli del giovane ninja. Appoggiò il manico della falce a terra, e con l'altra mano si slacciò l'obi e si tolse la giacca della divisa, restando con addosso solo le bende che le fasciavano il seno, e il rosario attorno alla vita.
Non si potevano vedere le cicatrici che solcavano il suo corpo, ma erano evidenti i disegni delle ossa, bianchissime contro quella pelle nera come il carbone.

«Ora fai attenzione.»

La voce era più profonda, distorta dall'energia e dall'emozione. Per quante volte avesse dato avvio al Rito, non smetteva mai di esaltarla e farla sentire vera, viva, sacra.

«Tu ed io siamo connessi, adesso. Quello che sento...»

Sollevò la falce e se la avvicinò al braccio sinistro, teso col pugno chiuso.

«Lo sentirai anche tu.»

Inspirò a fondo, e con un gesto sicuro privo di indecisioni appoggiò la punta di Chinuri sull'avambraccio e la trascinò fino al polso.
«Mnh~
Strinse le labbra, in quell'unione di dolore e piacere che si scaturì dal taglio. Sul nero della sua pelle e sul bianco di quelle ossa si aprì una striscia di puro rosso stillante.
Sul braccio di Benkei se ne aprì una uguale, ma il giovane avrebbe sanguinato molto più di Shitsuki. La ferita non era grave, non per i canoni ninja almeno... Ma bruciava, pulsava, sanguinava come tutte le ferite fanno.

«Questa è la gloria di Jashin!» esclamò, togliendo la lama dal braccio e appoggiandosela sulla gola. Sorrideva esaltata, e si premette l'arma contro la pelle. Persino Benkei avrebbe potuto avvertire il freddo e il pizzicore della lama affilata che minacciava di aprire uno squarcio in quella parte così vitale del corpo.
«Immagina cosa potrei farti, Benkei. Immagina il sangue, il dolore, la morte. Io ho trasceso tutto questo!»
Occhi grandi, spiritati, e il sangue che colava dal polso fino alla mano, gocciolando lento a terra. Le fiamme dei suoi occhi parevano voler inghiottire la figura del ragazzo di fronte a lei, a cui stava mostrando il miracolo del Divino.


urslmCI


 
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view post Posted on 23/11/2016, 22:08     +1   -1

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E ancora una volta il sangue di Benkei non era stato versato dal nemico. La ferita che aveva sul braccio si infiammò, era diversa da quelle che ci si poteva procurare normalmente, era particolarmente...intensa

Sono queste dunque le sensazioni che possono essere causate dal collegamento fra due persone? Così potente è jashin?

Quando la jashinista appoggiò la lama alla gola chiunque avrebbe temuto per la propria vita, chiunque avrebbe implorato per la propria salvezza eppure Benkei non lo fece. Sembrava avere la strana capacità di ragionare meglio sotto pressione o in preda al dolore e alla follia, come se il ragazzo calmo e pacato fosse solo una maschera del vero Benkei. In ogni caso ci vuole coraggio a parlare tranquillamente con la morte di fronte e una lama alla gola

Sappiamo entrambi che non lo farai, perché non è volontà di Jashin che tu mi uccida, non proprio adesso che sono così vicino a lui.
 
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view post Posted on 24/11/2016, 04:36     +1   -1
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Benkei non sembrava particolarmente impressionato. Forse perché il Rituale l'aveva già visto, quindi quella non era una gran sorpresa, ma non aveva mostrato nemmeno particolare stupore nel vedere un taglio aprirsi dal nulla sul suo braccio.
Ottima risposta al dolore... Per quanto lui e Shitsuki fossero molto diversi in questo. Il dolore faceva esaltare la ragazza, la riempiva di forza ed energia; Benkei invece diventava più lucido, più serio e concentrato.

"Forse a me colpisce il corpo, a lui la mente..."

Non le stava dando le soddisfazioni che sperava. Shitsuki ricordava Hokichi e Shinta, gli occhi sgranati, le espressioni in tralice che la guardavano dal basso quando li aveva fatti inginocchiare.
Qualsiasi esaltato religioso amava essere ammirato e venerato, ancor più di quanto un comune essere umano avrebbe normalmente fatto. Ma lei, che in quel momento incarnava la volontà del suo Dio, voleva strappare qualcosa di più di un semplice ragionamento al dodicenne di fronte a lei.

«Cosa sai della volontà di Jashin?» abbaiò, ritirando appena le labbra e scoprendo i denti chiari, che a loro volta spiccavano sulla pelle nera della sua bocca.
«Cosa senti? Cosa pensi di sentire?»
Incalzò, facendo un passo in avanti. Aveva tracciato il Simbolo abbastanza largo da potersi muovere al suo interno, e non era molto lontana da Benkei. Infatti, allungò una mano per strattonarlo verso di sé e portarlo all'interno del Circolo della gloria Jashinista. E questa volta per il ragazzo sarebbe stato più difficile opporsi, avendo lei agito per divino impulso ed essendo dotata di forza e riflessi leggermente superiori a quelli del giovane... Potenziati, inoltre, dal sangue che le scorreva su quel braccio che ora stringeva il davanti della casacca del ragazzo.
Se lo portò di fronte, tenendolo stretto, e pose il suo viso a pochi centimetri da quello dell'altro.

«Ti senti vicino a lui?» sibilò, e Benkei poté percepire il fiato caldo, dall'odore leggermente ferrigno. Aveva appena bevuto sangue, dopotutto.
Gli occhi della ragazza divoravano quelli dello studente, vibrando come pozze di rubino spalancate. Incalzò con le domande, fatte con voce roca, secca, quasi stesse lanciando quei proiettili d'accusa ripetutamente contro l'apprendista Yoton.
«Pensi di essere degno della Sua divina attenzione?»

Era quello il punto focale. Ci si rivolgeva a Jashin, ma era Jashin a decidere chi era degno e chi no. E Shitsuki voleva capire se Benkei era interessato a convertirsi, dopo quello che aveva visto, e qual era l'atteggiamento con cui si presentava.
Aveva detto, con una certa arroganza, che lei non gli avrebbe fatto del male, non ora che era "così vicino a lui".

"Non sta a te deciderlo, pivello. Ma mostrami quello che senti e vedremo, quanto male non ti farò."


urslmCI


 
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view post Posted on 24/11/2016, 12:42     +1   -1

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Gdroff// Non ammazzarmi il pg

Occhi rossi e odore di sangue rendevano shitsuki più simile ad un demone che alla ragazza che siamo abituati a vedere. Normalmente un ragazzo non sarebbe riuscito a controbattere la jashinista e si sarebbe limitato ad aspettare in silenzio la sua punizione, ma non accadde. Forse era effettivamente volontà di jashin che le cose andassero così oppure fu semplice fortuna o perché no la semplice concentrazione derivata dal dolore a permettere allo studente di prendere le sue difese

Sento che c'è un motivo se su tanti ninja siamo stati mandati io e te su kanashima. Sento che se non te lo avesse chiesto il tuo padrone tu non mi saresti venuta a cercare. Ma se ciò per te non va bene e ritieni che io debba essere punito per la mia blasfemia lascia che sia io a procurarmi dolore, anzi lascia che lo procuri ad entrambi.

Benkei impastò velocemente chakra doton e yoron e sputò fuori il composto sul braccio ferito di Shitsuki. Il risultato non era paragonabile alla lava ma certamente superava abbondantemente la temperatura necessaria a causare una brutta ustione ad entrambi.
 
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view post Posted on 24/11/2016, 13:33     +1   -1
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Gdroff// Non prometto niente :3

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Benkei non cercò di divincolarsi o indietreggiare. Restò lì, in piedi di fronte a lei, affatto spaventato. Non era nemmeno in collera o che altro... Sembrava calmo, lucido. Parlò a segno, ma prima che Shitsuki potesse rispondere un'ondata di chakra bollente le inondò il braccio.

«AAANGH~»

Le si spezzò il fiato per quell'improvviso bruciore, e vide la pelle farsi rossa e sanguinante a causa dell'ustione. Lei di solito si infliggeva tagli con le lame, quel bruciore era un dolore a cui era meno abituata.

E le piaceva.

Il braccio ustionato stringeva ancora Benkei, tremando lievemente per lo sforzo a cui era sottoposto nonostante le ferite. Sicuramente l'arto del ragazzo stava molto peggio, ma se la cosa contribuiva a farlo restare lucido, tanto meglio per lui. Shitsuki ansimava a denti stretti, gli occhi erano spalancati e vibranti di quella gioia malsana che le dava il venire ferita da altri. L'istinto la portava a fare del male a Benkei, ma doveva trattenersi: le serviva più vivo che morto, di questo ormai era certa.
Probabilmente fu questa convinzione a salvare il ragazzo.
Gli diede uno strattone verso il basso per farlo inginocchiare di fronte a sé, e lo guardò con una ferocia alimentata dal volere divino che, ne era convinta, muoveva ogni suo passo.

«Parlo sul serio, Benkei Han.»
Aveva la voce leggermente spezzata e vibrante, per via del dolore che si irradiava dal suo braccio. Il sangue continuava a colarle tra le dita, e sicuramente aveva lasciato impronte scarlatte sul davanti della giacca di Benkei.

«Hai visto i poteri che Jashin-sama concede. Hai visto che è reale. Ma hai visto anche cosa chiede in cambio.»

In realtà aveva visto solo una parte del rito e del sacrificio. Shitsuki non aveva pensato di portare una vittima da offrire, come aveva fatto durante il Battesimo di Hokichi... Ma nel caso, ci sarebbero state altre occasioni.
L'aveva poi vista uccidere Goro, o come si chiamava il tizio su Kanashima. Insomma, un'idea doveva essersela fatta ormai, più o meno.

«Se deciderai di convertirti, ti battezzerò e sarò tua guida e aiuto durante il tuo percorso, nella speranza che Jashin-sama ti ritenga degno del Dono.»
Questo voleva metterlo bene in chiaro: non tutti potevano diventare come lei. Solo i discepoli più adatti, che non voleva necessariamente dire i più ferventi, potevano essere ammessi alla Sua divina presenza.
«Ma se non vorrai farlo, ti capisco. Tutto questo potere può intimidire e spaventare...»
Psicologia inversa, quante risate. Però non lo stava prendendo in giro: non voleva gente convinta a metà tra le fila dei Jashinisti, specie quelli convertiti da lei.
Cosa avrebbero pensato i suoi fratelli e sorelle di lama, cosa avrebbe pensato il Priore, se avesse portato a casa un accolito non davvero convinto e fedele?
«...Quindi, se vuoi pensarci, se hai già deciso, non farti problemi e dimmelo. Io giuro sulla mia falce che rispetterò la tua decisione e asseconderò il tuo desiderio.»

Cosa buffa, detta da chi era in piedi di fronte a un inginocchiato. Ovviamente sperava che Benkei si convertisse, ma doveva mettere in conto che il ragazzo poteva trovare quella religione affascinante, ma non poi così tanto.
Ed era disposta ad accettarlo, senza rancori. Per l'appunto, non voleva guadagnarsi il titolo di falsa Profeta.


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view post Posted on 24/11/2016, 18:09     +1   -1

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Il braccio di Benkei era stato pervaso da un forte bruciore ma per fortuna a differenza della ragazza era abituato a quel tipo di ferita, fin troppo abituato. La scelta del braccio ferito però non fu fatta a caso, non sapeva quanto tempo ancora sarebbe durato il rito e con quel gesto sconsiderato sperava che la sua fanghiglia avesse effetto emostatico sul taglio.


«...Quindi, se vuoi pensarci, se hai già deciso, non farti problemi e dimmelo. Io giuro sulla mia falce che rispetterò la tua decisione e asseconderò il tuo desiderio.»

Era arrivato il momento decisivo, bastava un si o un no del ragazzo per cambiare radicalmente la sua vita. Ma in cuor suo sapeva la risposta.

Sono pronto, se pensi che ne sia degno battezzami
 
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view post Posted on 25/11/2016, 08:44     +1   -1
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Il sangue, la carne pulsante, il dolore vivo e reale.
Il silenzio di Kirigarure no sato attorno a loro, che continuava le sue attività ignorando il sacro mistero che si compiva nei suoi meandri dimenticati.
La nebbia che avvolgeva tutto, leggera. La Nebbia che entrambi avevano giurato di servire.
Ma in quel momento, in mezzo a quel simbolo tracciato nella terra, c'erano soltanto loro due.

Benkei aveva espresso il desiderio di convertirsi. In ginocchio nella terra umida, guardava Shitsuki con aria sicura e decisa, e la ragazza si sentì improvvisamente orgogliosa come una madre.

"È questo che prova il Priore quando gli chiediamo il Battesimo?"

Al Santuario si riceveva la benedizione di Jashin solo se la si desiderava. Certo, si era fortemente incoraggiati da tutta la comunità, ma secondo la convinzione del "Devi volerlo fare", ogni bambino o ragazzo o adulto doveva rivolgersi al Priore e chiedere di essere ufficialmente accolto e accettato come accolito.

Shitsuki sorrise e annuì lentamente.
«La tua scelta mi rende felice, Benkei.»
Lo era. Si sentiva davvero contenta, soddisfatta. Stava servendo Jashin, stava portando onore a sé e alla sua famiglia, stava convertendo un giovane Kiriano che a sua volta avrebbe potuto espandere il Culto all'interno del suo Clan, se avesse trovato qualcuno simile a lui.
Rigirò la falce nella mano e la infilò nuovamente nel fodero sulla schiena. Poi posò quella stessa mano, la destra, sul capo del ragazzo.
Inspirò a fondo, e rivolse il viso verso il cielo.

«Jashin!»
Non c'era una formula precisa per il Battesimo, ma cominciava sempre con l'invocazione del nome di Dio.
«Sommo Jashin, rivolgi a me la tua attenzione! Un tuo giovane figlio è qui oggi in ginocchio per chiedere di essere accolto nelle Tue divine grazie!»
C'era chi pensava che Jashin avesse forma maschile, altri femminile. Altri ancora, qualcosa di totalmente diverso. Shitsuki aveva incontrato il Dio nelle forme di una bambina, ma sapeva che quello era solo un involucro per qualcos'altro. Non essendoci un'unica interpretazione perché molto probabilmente il Dio si sarebbe annoiato a mostrarsi sempre uguale, tutti gli appellativi erano considerati accettabili.
«Concedimi l'onore e l'onere di guidare questo fanciullo sulla Via delle Tre Lame!»
Abbassò gli occhi, puntandoli in quelli di Benkei. Era a lui adesso che si rivolgeva, era con lui che si stava per prendere un impegno solenne.
«Io, Shitsuki Agiwara, mi impegno a istruirlo e accompagnarlo nel suo percorso, nella speranza che diventi degno del Dono. Prometto di insegnargli i Principi e le Leggi, e di aiutarlo nella sua educazione.»

Aveva stabilito così lo spazio che li separava. Lei maestra, lui discepolo. Un divario di forze, ruoli e conoscenze in cui intimamente si crogiolava. Dopo una vita passata nell'ombra dell'essere la sorella minore, avere qualcuno di più piccolo e inesperto da accudire le dava un senso di potenza che non poteva paragonare ad altro.
Hokichi era adulto, ed era venuto a lei chiedendo espressamente di essere istruito. Benkei era un ragazzino che non sapeva niente, dimostrava solo una buona attitudine, e ora si stava affidando totalmente a lei. E Shinta... Beh, Shinta era una questione diversa. Jashin camminava di fianco a Shinta già da molto tempo, e Shitsuki sentiva che il loro rapporto era molto più paritario rispetto a quello degli altri che aveva battezzato.
E a proposito di battesimo, tolse la mano dalla testa di Benkei e scese a stringergli il braccio ferito. Gli fece male. Voleva fargli male, oltre che a sporcarsi la mano del suo sangue.

«Io ora battezzo te, Benkei Han...»
Congiunse le mani, mescolando il suo sangue a quello del ragazzo. Poi gli posò un dito sulla fronte e tracciò un cerchio.
«Nel nome di Nostro Signore delle Lame.»
Tracciò il primo lato del triangolo.
«Purifico i tuoi peccati, e rinasci oggi a vita nuova.»
Sulla fronte dello studente venne tracciato il secondo lato. Shitsuki disegnò anche il terzo, concludendo l'invocazione.
«Ora siamo fratello e sorella di lama. La mia falce combatterà al tuo fianco e il mio coltello colpirà i tuoi nemici.»

A proposito di coltello, la mano sinistra andò alla sacca portakunai ed estrasse un pugnale dall'aspetto antico ma affilato. Era coperto di ideogrammi sbiaditi, ma alcuni si potevano ancora riconoscere. Due formavano il cognome di Shitsuki, Agiwara, un altro significava Sangue.
Era il coltello da cerimonie, e lo impugnò stringendo l'elsa con la mano ferita. Poi però lo rigirò in modo da tenerlo per la lama, e lo porse a Benkei.

«Ora offrimi il tuo sangue, giovane Benkei. Offrilo a me per offrirlo a Jashin. Rinasci, nel sangue e nel dolore, come il giorno in cui venisti al mondo.»

Era un ordine; gli occhi rossi della Genin non lasciavano il viso di Benkei, ansiosi di vederlo completare il rito. Non gli avrebbe fornito alcuna indicazione ulteriore, sarebbe rimasta lì in piedi di fronte a lui, aspettando di vedere cosa avrebbe fatto.

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Benkei aveva fatto una scelta dalla quale non ci si può tirare indietro. Aveva accolto una nuova religione e con essa aveva accolto Shitsuki come sua sensei ma per concludere il rito mancava ancora un'ultima cosa: sangue. L'adorazione di jashin pareva basarsi solo su questo, ma Benkei era pronto a versarlo. Guardò negli occhi la ragazza prese in mano il kunai e distese entrambe le mani di fronte a lui. Con un gesto sinuoso e leggero passò il kunai sulla mano destra con la pressione appena necessaria a causare una ferita poi girò il palmo verso il basso e iniziarono poco alla volta a cadere goccioline cremisi che andavano ad arrossare la terra anzi, il circolo della gloria.

Che questo sangue sia solo il primo che verso in nome di Jashin!
 
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view post Posted on 26/11/2016, 06:49     +1   -1
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Artificial Flower's Lullaby

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E in quel gesto, quel taglio, quel nuovo dolore, Benkei venne consacrato al Jashinismo. Il sangue del ragazzo cadde unendosi a quello che già macchiava il terreno, e Shitsuki annuì con un sorriso d'approvazione.
«Rialzati, fratello Benkei.»
Aspettò che il giovane fosse di nuovo in piedi e gli appoggiò le mani sulle spalle, una presa decisa e ferma, simbolo del suo intento a fargli da mentore finché ce ne fosse stato bisogno.
«Che il favore di Jashin ti accompagni.»

Si fece restituire il coltello da cerimonie, e dopo averlo riposto nella sacca dei kunai uscì definitivamente dal Circolo e rilassò le spalle. Nel tempo di un'espirazione, la sua pelle assunse di nuovo la colorazione pallida che la caratterizzava, e la brutta ferita al braccio sinistro spiccò ancora di più, rossa e sanguinante, con l'ustione che mostrava la carne viva... Che però stava già iniziando a guarire. Nonostante avesse subito le stesse ferite di Benkei, le sue avevano praticamente smesso di sanguinare.
Si avvicinò poi di nuovo al ragazzo, e gli indicò il braccio ustionato.
«Vuoi che te lo curi? Non sono un medico esperto, ma ferite di quel tipo le so sistemare»

Non si sarebbe imposta; non sapeva come gli Han gestissero le ferite, o che rapporto avesse Benkei con le cure e i medici. Gli aveva appena sconvolto l'esistenza, ma non voleva che quell'intrusione fosse troppo traumatica.
Non era certo intenzionata, adesso, a stargli appresso tutti i giorni, col fiato sul collo, guidando ogni suo singolo passo e movimento.
Il Jashinismo era una religione, e la religione è, prima di tutto, una faccenda personale. Shitsuki voleva far capire a Benkei che lei ci sarebbe stata se ne avesse avuto bisogno, ma che non aveva intenzione di invadere la sua vita e le sue abitudini. A cominciare dallo scegliere se farsi curare il braccio, nascondere le ferite, andare in ospedale o tornare a casa mostrando orgoglioso il risultato della sua conversione.
Gli lasciava libertà di scelta, insomma.
Tanto ci avrebbe pensato Jashin a togliergliela.


urslmCI


 
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