Fu come aver stappato la vasca da bagno. Un mare di parole uscì prontamente dalle labbra di Hacchan, non appena Mahiru pronunciò quel nome che, a quanto pareva, apparteneva a sua….zia? La sorella di sua madre, quindi sì, doveva essere sua zia! In ogni caso la ragnetta la considerava più un’amica da quanto diceva e assieme al nonno, aveva influenzato molto la sua scelta di vita. Quell’Ama era certamente una persona molto importante per lei. Lo si capiva, oltre che dalle parole, anche dall’entusiasmo che dimostrava narrandole di lei. Un tale impeto che fece inevitabilmente ridacchiare Mahiru che tutto si sarebbe aspettata da quel tentativo di discussione, tranne una così gran partecipazione da parte di Hacchan. Anche se, a dire il vero, la ragazza era parecchio espansiva, però non era detto che avesse voglia di parlare di sé e dei suoi affari, no? Invece aveva reagito positivamente. Sembrava fosse molto legata alla famiglia ed era qualcosa che Mahiru le invidiava un po’, la sua si era praticamente sfaldata per un motivo o per l’altro. Certo, la nonna e la zia le avevano tranquillamente detto dove avevano intenzione di dirigersi col clan dopo essere state cacciate dal Villaggio in cui erano sempre vissute, ma erano comunque lontane e non le poteva vedere spesso. Le erano rimasti Yoshi e i suoi Kashin…con il fantasma della speranza di poter recuperare quanto meno Kasai, un giorno o l’altro.
Nonostante questo però, era serena. Il ladro riempiva le sue giornate di risate, ma c’era sempre anche quando si trattava di argomenti seri. Ormai era parte della famiglia anche lui: una famiglia piccolina, ristretta e un po’ strana, ma sempre una famiglia. E pensare che se si impegnasse un po’, potrebbe diventare un bravo Shinobi. Invece continua a fare il ladro. Mah! Vallo a capire tu. In effetti Yoshi proveniva da una famiglia di Shinobi, ma per una serie di sfortunati eventi era rimasto orfano in tenera età e cresciuto da un sedicente ladro di Kaijūatama, seguendo quindi le sue orme piuttosto che quelle dei genitori. Era la sua vita infondo, Mahiru non poteva certo metterci becco, però le sembrava tanto un talento sprecato.
Tra un pensiero e l’altro, le due Kunoichi lasciarono l’area commerciale dell’oasi, dirigendosi verso una zona più edificata. Non che fosse una città, eh, però si vedevano una serie di strutture che comunque davano l’idea di un centro abitato. Chissà, magari avrebbe trovato anche una specie di locanda dove passare la notte da quelle parti! Stava giusto iniziando a pregustarsi l’ida di un bel letto comodo, quando Hacchan la invitò a raccontarsi un po’, proprio come aveva fatto lei poco prima. Ovviamente la piccola Shura non poteva dirle tutto, o meglio…avrebbe anche potuto, ma temeva di allontanarla e…oh! Cavolo. Ecco lo sapevo. Ci sono cascata. Anzi, strano. Era da tanto che non mi capitava, da quando ho conosciuto Yoshi.
Dopo tante umiliazioni e delusioni si era chiusa e mai più aperta con nessuno. Il fatto che temesse di allontanare Hacchan, significava certamente che ci si stava affezionando, in qualche modo, e che non voleva restare scottata. Quindi che fare? Farsi coraggio e provare a rischiare anche con il pericolo di farsi solo del male o stare sul vago - vaghissimo - senza aprirsi nemmeno un po’? Beh, non si fu bisogno di risposta, perché proprio mentre la Lilla aveva deciso di aprire bocca, la ragnetta puntò una delle sue molteplici braccia verso una struttura con l’entrata lastricata di piastrelle blu. L’effetto contrastante con l’oro delle sabbia del deserto era magnifico: faceva saltare subito all’occhio l’edificio!
Seguendo l’entusiasmo di Hacchan, anche Mahiru si addentrò nelle terme. Come diceva la ragazza della Sabbia, di tempo per parlare ne avrebbero avuto a iosa stando a mollo. E poi, così, a lei restava ancora qualche minuto per pensare bene che cosa fare.
Entrate nell’atrio principale, le ragazze vennero accolte da delle receptionist vestite di tutto punto. Erano molto eleganti, agghindate con abiti leggeri vedo non vedo, ma con una traversa recante il simbolo delle terme sul davanti. Gentilmente offrirono alle Kunoichi un paio di asciugamani e una specie di basso secchio di legno con dentro il necessario per il bagno, raccomandandole di pulirsi per bene prima di entrare nelle vasche termali. Quindi, dopo aver saldato il conto, le guidarono agli spogliatoi. Quella stanza non aveva proprio nulla di speciale, anzi, era piuttosto spoglia a dirla tutta. Una serie di piccoli vani dove riporre i propri abiti che risalivano le pareti laterali del loco e due righe di panchine in legno. Sembrava quasi una specie di tunnel, perché aveva un’apertura per lato, una specie di stanza di decompressione prima di entrare nei bagni. “Cambiamoci, allora! Non vedo l’ora di darmi una lavata e di rilassarmi un po’ in acqua!”
Posato il recipiente su una delle panchette, Mahiru iniziò a togliersi di dosso tutti i pastrani che aveva dovuto portare per tutta la durata di quella missione. Uno alla volta, i drappi scivolarono via, lasciando la ragazza con il suo normale abbigliamento ninja. Fu come se avesse pesato dieci chili in meno! Per altro, dando una scrollatina a quelle vesti uscì abbastanza sabbia dalle loro pieghe da poterci riempire un bicchiere, un bicchiere bello grande. A quel punto, seduta sulla panchina, la Shura passò a levarsi i sandali, seguiti dai pantaloni e dal drappo rosso che indossava, restando con indosso solo slip e fasce contenitive. Fasce che…maledetta quella volta che aveva sbagliato a fare il giro! Di solito faceva in modo di terminarlo sul davanti, ma il giorno della partenza era in ritardo e non aveva fatto caso a dove aveva finito la fasciatura. Fatto stava che, adesso, anche impegnandosi non riusciva ad arrivare dove iniziava la benda. Il che era ridicolo, perché in qualche modo doveva pur esserci riuscita indossandola, no? Eeee, beh, evidentemente toglierlo era diverso perché proprio non riusciva a trovare l’estremità da cui iniziare a spogliarsi. Aaaaah! Ma uffa! Non ci riesco!
Provò con una mano da sopra la spalla, fallendo miseramente, allora tentò con l’altra, ma era la sinistra ed era ancora peggio. Quindi tentò da sotto, ma il risultato fu identico. Alla fine, un po’ esasperata, si rivolse ad Hacchan, in cerca di aiuto. “Hacchan, per favore, mi aiuteresti a togliere le bende?” Si volse di spalle alla ragnetta, indicando la propria schiena “Devo aver infilato l’estremità troppo in là e ora non riesco proprio a raggiungerla. Puoi darmi una mano?”