Missione 1D - SOS Frana, per -Mimante-

« Older   Newer »
  Share  
-Mimante-
view post Posted on 2/10/2016, 21:14     +1   -1




Pensato Katashi
Parlato Katashi

Sfruttando la poca illuminazione presente slacciò con un paio di dita la pezzuola che ancora gli ricadeva sul collo per serrarla attorno alla lacerazione sulla gamba. Il taglio non era eccessivamente profondo e, una volta ripulita del sangue rappreso intorno con due colpi della rigida stoffa, agli occhi del novizio ninja perse molta della sua crucialità. Serrò i denti contenendo una smorfia di dolore per il nodo stretto eseguito dietro la coscia, a metà altezza del flessore: sebbene non gli sembrasse una ferita preoccupante, una volta ripulita della sporca acqua di cui era ancora un poco zuppo, preferì evitare che venisse in contatto con il terriccio limaccioso presente lì attorno o con chi sà quale altra diavoleria. Infettarla era un passo fin troppo breve lì sotto. Terminato il nodo con uno strattone di polso tornò ad osservare la schiena della ragazza.
Le fiaccole accese lasciavano vibrare la loro fiamma creando lingue di fuoco rigide nella propria posizione, private di un qualsiasi soffio di vento salivano in alto quel poco che l'aria avara di ossigeno presente nella conca permetteva loro. La luce da esse proiettata investiva appena la figura femminile del capitano, delineando i conosciuti tratti del volto dinanzi a Katashi con scorci di una tenue colorazione arancione pallido. Tuttavia, ora che si era voltata nuovamente verso il Genin, non bastava quella penombra a nascondere le sensazioni che il Degawa sentì spintonare nell'animo una volta incontrato gli occhi di lei. Una frenesia ancora più profonda di quella vista sulla vetta del promontorio quel mattino, dalla quale ogni singola pessima svolta sembrava aver poi preso origine conficcandosi sulla sua strada. Occhi che avevano qualcosa di folle nello sguardo, un'insania che in vita sua mai aveva avuto occasione di vedere cucita addosso a qualcuno. Che fine avessero fatto i singhiozzii e le lacrime il ragazzino per certo non ne aveva idea, preso com'era dalla vista dei due corpi a terra davanti alla kunoichi.
Ma non fu la vista dei due a farlo indietreggiare di quattro ampi passi, ne fu il fisico martoriato del maschio, avanti nell'età almeno quanto la donna che teneva per mano, maciullato sotto il peso di un macigno. Ma furono le mani rosse di Utako a fargli scivolare veloce la mano sopra l'impugnatura del caro kunai, furono quelle stesse tremanti mani intrise del colore carmineo che ancora grondava dai corpi riversi a terra davanti a lei a richiamare in un baleno la vista dei cinque cadaveri di operai. Connessioni e pensieri veloci, che preso dalla nausea e dalle fitte di dolore che il torace ad ogni respiro rinnovava in lui, provocarono un susseguirsi di vertigini potenti e suggestioni forse eccessive. Dovette richiamare a sè ogni goccia di volontà per restare lucido e presente alla situazione.

C'è lei.. c'è il capitano dietro tutto questo



Il vecchio era spacciato, nemmeno stavolta aveva la sensazione che servissero particolari conoscenze mediche per decretarne il destino, ma per quanto riguardava la donna da lì non riusciva a valutare con chiarezza. La sola cosa che ben distingueva nel chiarore profuso dall'illuminazione timida delle torce issate ai lati era un'espressione infernale sul viso, qualcosa che richiamava un dolore e un terrore profondi e difficili perfino al pensiero. L'unico alone di energia spirituale che riusciva a percepire, essenzialmente come debole traccia indistinta sebbene si trovasse molto vicino alla sorgente, era quella del comandante. In una situazione del genere, preso da un turbinio di pensieri, uno più mesto dell'altro, concentrarsi in una percezione più precisa delle fonti di chakra gli sarebbe stato pressochè impossibile. Quando si era gettato a capo fitto nella propria missione, con la sua solita svogliatezza, aveva pensato di dover soccorrere persone ancora vive rimaste in seno alla montagna, di dover dare supporto al capitano Utako nelle operazioni e al massimo rimboccarsi le maniche spremendo un po di sano olio di gomito nella faccenda. Dapprima accordando un semplice aiuto per le sue doti di Sensitivo, aveva persino continuato a testa bassa quel viaggio nel cuore della terra e delle misere macerie colate per colpa della frana al solo scopo di comprendere e aiutare la donna, quando ogni angolo della propria anima gli gridava a gran voce di non immischiarsi, di restarsene in disparte come sempre aveva fatto in questioni simili. Si era allontanato per un istante da ciò che era per dare fede alle parole del vecchio Darui, convinto della loro forza e del loro senso primo. Il tempo di una distrazione ed era stato punito dalla sorte.
Aveva sbagliato dunque e in quei momenti iniziava a scorgere il conto salato da pagare.
La terra, solida come era sempre stata per lui, punto di forza nevralgico del suo essere, per la prima volta franò sotto i suoi piedi.
Serrò a pugno chiuso la mano sinistra, libera dalla presa sull'affilato coltello nascosto nella casacca.

Che cosa significa? .. Parli



Si trovava tra l'incudine e il martello, esattamente in mezzo tra il desiderio, ormai divenuto viscerale necessità, di capire come davvero stessero le cose e il sottofondo preoccupante di un pensiero che trivellava sempre più il suo spirito: se realmente il capitano aveva a che fare con quelle morti e con l'incidente avvenuto, quali possibilità aveva un ninja fresco di accademia contro una sua offensiva.
La risposta, troppo tremenda per il ragazzo, fu taciuta perfino a sè stesso.
Aveva deciso di continuare per la strada scelta con la precisa intenzione di trovare tracce del passaggio della donna, confidando nel suo aiuto o quanto meno in una valida spiegazione sugli eventi che li stavano sballottando da una parte all'altra in quel posto dimenticato di Iwa. Aveva preso in carico perfino le sorti di un perfetto sconosciuto, nella speranza di poterlo trarre in salvo con il suo aiuto, una volta riacciuffati la lunga coda di lei tra le ombre di quei freddi cunicoli.
Ma prima che potesse agire in alcun modo una risata fredda, incorporea, che ben poco di naturale possedeva nel suono riempì il cubicolo di pietra in cui stavano i due. La donna aveva preso a ridere con isteria indicibile, prima di afferrare entrambi i due corpi, o almeno quanto ne rimaneva, per gettarsi in corsa verso le pareti di roccia confinanti.
La vide affondare nella parete calcarea con la forza di una singola gamba, senza esitazione e ancora immersa in grida prive di un senso definito. Con una forza impressionante la osservò iniziare a farsi largo tra la dura pietra a forza di calci e pugni, lasciando dietro di sè solo un tremore che scuoteva le fondamenta di quel posto. Aveva virato verso l'alto, puntando a riemergere in superficie attraverso la via più impossibile ma più semplice al tempo stesso. Con mezzi che il ragazzo poteva solo immaginare come una fantasia, si stava aprendo un varco verso l'esterno attraverso il seno di quell'ammasso di terra, pietra e sparute radici di vegetali che costituiva il tetto della formazione incavata. Ma il boato dei colpi assestati non fu per sua sfortuna, e per sua errata valutazione, la sola conseguenza di quel fare dissennato. Riuscì a comprenderlo solo quando ombre circolari andarono ingrandendosi sul pavimento fangoso.

Una sensazione strana, giunta inattesa come se dimenticata da tempo in un polveroso cassetto della memoria, investì la sua pelle. Una sfumatura di luce negli occhi rivolti ai movimenti della donna alle prese con l'opera di demolizione lo centrò con un debole riverbero. Alzò lo sguardo per riflesso e per desiderio di tornare a guardare finalmente una luce naturale in mezzo alle tenebre. La sensazione di calore sulla pelle, appena percettibile ma bella viva, che lo allontanava dall'abbraccio freddo di un'oscurità nella quale troppo a lungo si era mosso.
Poco durò il fulmineo moto di positività, schiantato senza remore su ciò che vide una volta messo a fuoco l'immagine formatasi man mano nella sua mente; la scena che aveva luogo sopra la sua testa lasciava però ben poco all'immaginazione e ancor meno alla speranza. Massi di pietra giganteschi, simili a quello che ancora giaceva a terra davanti a lui, macchiato del sangue del vecchio ignoto, stavano crollando dalla volta verso terra. Lo avrebbero travolto nell'arco di una manciata di secondi se non avesse agito.
Sentì le gambe rifiutarsi di obbedire e il cuore balzargli in gola come un animale braccato raggiunge l'angolo della gabbia più lontano dalla frusta del domatore. Nell'arco di un secondo ogni fibra del proprio corpo era impregnata di adrenalina, allo stesso modo di come ogni pensiero veniva macchiato di una pura paura. La bocca restò aperta e gli occhi sbarrati verso la pioggia di monoliti che stava per travolgerlo sotto una forza di gravità inclemente.

Non ci muoio qui



Non una preghiera, non una richiesta. Un affermazione.
Una decisione più che un tentativo.
Scattò in avanti richiamando il chakra nei piedi, senza neppure capacitarsi di essere proprio lui il pilota di quei movimenti. Seguiva solo un'istinto primordiale a fare qualcosa, a muoversi per raggiungere una salvezza. Niente di più e niente di meno. Aggrapparsi alla vita in un modo o nell'altro.
Senza smettere di far fluire energia sulla pianta dei piedi ne aggiustò il tiro quel tanto che era sufficiente a permettergli una buona adesione alla parete calcarea irregolare. La raggiunse in breve, distante da lui solo una manciata di metri addietro al masso incriminato.

CITAZIONE
<passiva> - Camminare sulle Superfici Verticali e sull'Acqua - "Il ninja concentra il chakra sulla pianta dei piedi per rimanere saldo sui muri anche a testa in giù, in questo modo è in grado di correre in tutte le direzioni; allo stesso modo emanando e distribuendo al meglio il chakra sulla pianta dei piedi questi sarà in grado di galleggiare sull'acqua, e correre su qualsiasi superficie liquida senza sprofondare. Il consumo di Stamina per questa capacità è nullo a meno che non si affronti una scalata o una traversata sull'acqua per delle ore; in tal caso starà al Master decidere che malus assegnare per simulare l'affaticamento."

Il dolore per la ferita da taglio riportata alla gamba non dava tregua ad ogni slancio che prendeva nella corsa verticale in cui si era buttato. Goffa come sempre, ad ostacolarlo anche quella sensazione di calore liquido che sentì spargersi attorno alla fasciatura. Non fu difficile intuire come la lacerazione si fosse aggravata aprendosi ulteriormente e riprendendo a sanguinare. Il respiro affannoso martellava nel petto, rievocando un dolore pulsante altrettanto intenso sull'arco costale.
Mise tutto a tacere, in un modo che neppure seppe comprendere a fondo. Solo i sigilli contavano adesso: eseguirli correttamente per sciogliere il giusto Jutsu e salvare la pelle.
Battè le mani a terra, gemendo per una fitta che ne attraversò il corpo giungendo fino alle braccia.

CITAZIONE
<ninjutsu elementale> - - Barriera Marmorea - [Chk: 70/100][Def/Res: +90/135] "Innalzando un poderoso muro di roccia davanti a sè, il ninja crea una difesa particolarmente resistente. Se l'avversario attacca senza armi e l'attacco viene difeso completamente, esso subirà 15 punti ferita da Contusione per l'impatto con la roccia."

Una parete di pietra, estremamente più regolare nelle forme rispetto a quelle a cui si era abituato ad affiancarsi nel cammino all'interno del maledetto tunnel quel giorno, sbucò dalla superficie litica della conca sul quale se ne stava appollaiato. Questa si pose con l'intero suo spessore in posizione parallela rispetto al suolo alle spalle del ragazzo, appena qualche metro più in basso. Le forme erano le più massicce che l'energia spirituale e le condizioni fisiche gli consentirono di esprimere. Trattenne il respiro, restando in compagnia delle potenti vertigini che il senso di nausea costante, causato dal dolore e peggiorato dalla posizione innaturale, gli passavano controvoglia. Aveva valutato su due piedi che i massi più grossi, staccatisi sotto i colpi più energici del comandante fuori di sè, dovessero trovarsi al centro dell'area e che se anche avessero avuto forza sufficiente da stroncare alla base la struttura estratta dalla roccia, questa si sarebbe poggiata a contrasto tra il suolo e la parete su cui stava, fornendo una tettoia ancora valida per un buon riparo. Più un azzardo che un ragionamento, con la poca lucidità che le circostanze passavano, aveva fede che la sua idea andasse in porto con buon esito.
Quando un'ultima fitta di dolore lo colse alla sprovvista, ancora in posa per riagguantare energie a seguito dell'arte magica, il flusso di chakra diretto con perizia agli arti inferiori si interruppe distorcendosi. La presa venne meno e Katashi iniziò una breve caduta sotto il peso inclemente della forza di gravità. L'ultima cosa che ebbe modo di vedere, prima dell'impatto dei monoliti sulla propria creazione di pietra, furono tre forme nere indistinte sbucare un poco più indietro della barriera. Avevano forme del tutto simili a quello che aveva visto fuoriuscire dal niente il giorno del suo esame, durante gli ultimi atti della prova pratica. Cadde sulla morbida guazza che per la prima volta fu contento di sentire sotto di sè, accusando solo una botta alla schiena. Il suo pensiero si divise a metà: da una parte la speranza che la sua arte magica funzionasse e reggesse l'urto, dall'altra la curiosità nascente, che mai in quel torno di tempo lo aveva abbandonato, circa le strane figure ancora una volta presentatesi senza richiesta. Stavolta un particolare calamitò l'attenzione del Degawa, persino in mezzo al pericolo.

Stanno..



Vibravano.
 
Top
view post Posted on 3/10/2016, 21:05     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
838

Status:


Il muro non resse, anzi, alimentò ancora di più la furia di quella frana interna che cercò di seppellire Katashi facendolo scomparire dalla faccia della Terra. Cercò, poiché qualcosa bloccò la caduta delle grosse pietre

??: Da questa parte!!

Uno sbocco, un passaggio nella roccia, una voce familiare. Quando il ragazzo ci entrò riconobbe l'identità del suo salvatore: era lo stesso Genin che poco prima voleva fare cambio posto con lui. Non gli diede tempo per le spiegazioni, ma scoprì che era stato lui a salvare il Minatote travolto dal fiume sotterraneo. Risalendo il passaggio, finalmente, uscirono fuori. Lì il ragazzo constatò che la parte della montagna all'interno del Villaggio era completamente crollata, vi era come un cratere ora. Più avanti il Capitano Utako completamente diversa che, totalmente tranquilla, impartiva ordini.

Genin: Secondo me soffre di Bipolarismo.. Si, ho visto anche io la scena lì sotto.. Ma non credo sia stata lei ad uccidere quei due civili.
 
Top
-Mimante-
view post Posted on 5/10/2016, 09:02     +1   -1




Pensato Katashi
Parlato Katashi

In mezzo ai boati creatisi per i colpi poderosi che i massi in caduta libera creavano nell'impatto con il terreno tutto intorno e sopra la barriera litica creata dal ragazzo, la eco di un minaccioso scricchiolio raggiunse le sue orecchie. Katashi, che nel mentre aveva chiuso gli occhi attendendo di conoscere la decisione del proprio destino, li riaprì rapidamente sotto una sferzata violenta promanata del proprio istinto di sopravvivenza. Mentre osservava i primi pezzi della sua creazione cadere dall'impalcatura e rovinare a pochi passi da lui, fu per un istante totalmente preda dello sconforto: come immobilizzato da quella visione di catastrofe. A momenti il muro di pietra in cui aveva riposto ogni speranza di salvezza sarebbe andato in frantumi sotto i colpi dei grossi macigni che l'opera forsennata del capitano si lasciava dietro come scia di testimonianza della propria sregolatezza. Portò per riflesso le mani davanti agli occhi, iniziando la composizione di confusi sigilli senza una vera logica che niente di concludente lasciavano presagire: un blocco totale del pensiero ed una confusione completa tolsero con facilità la sola goccia di lucidità che poteva aiutarlo a cavare fuori le gambe da quella situazione. Non riusciva più a pensare ad arti magiche in grado di metterlo al riparo dal pericolo, naufragando con la mente ad insensate immagini della piccola sorella o del mastro Darui, alcune delle quali neppure rammentava di serbare nella propria memoria. Una tempesta di scene inutili che non fecero che aumentare la tensione lacerante che covava nel petto. Una marea di se lo stravorlse come l'acqua lo aveva travolto nel cedimento della falda che solo pochi minuti prima lo aveva colto di sorpresa; se avesse deciso di gettarsi in corsa verso il cunicolo dal quale era scivolato in quel luogo. Se avesse scelto un'altra posizione per eseguire la tecnica, magari più solida.
L'immagine dell'uomo sulla porta, le spalle volte verso di lui, fu ciò che vide prima di sentirsi afferrato per una spalla e trascinato verso la stessa parete di roccia dalla quale era caduto. Lanciò un grido nel vuoto, senza capire realmente se fosse rivolto alle pietre che già cadevano come pioggia mortale vicino a lui o contro la figura dell'uomo che andava sbiadendosi nella sua testa. Ad ogni modo si voltò di scatto mettendosi in piedi e gettandosi in un'apertura poco distante senza neppure riflettere da dove fosse saltata fuori. Ciò che lo aveva afferrato era una mano, ancora salda sulla pelandrana che indossava all'altezza della collottola; di chi fosse, tuttavia, non fu qualcosa di cui ebbe minima pena in quegli istanti carichi di panico.
Giungere in salvo in quella fenditura era tutto ciò che contava.
Vi si gettò di schiena, strusciando per qualche metro sul duro terriccio privo della patina di acqua formatasi nella conca in cui era stato trascinato dall'acqua. La casacca si logorò in più di un punto ma per fortuna non percepiva sul momento altre ferite, rimanendo per qualche secondo a terra con gli occhi semichiusi.
Solo quando li riaprì, osservando il volto dell'individuo che l'aveva tratto in salvo spingendolo verso quella via di fuga, riconobbe lineamenti che mai avrebbe pensato di vedere in un frangente simile: il Genin incontrato fuori da quell'inferno di terra, che aveva scambiato parole proprio con Katashi, se ne stava chino a guardarlo con un'espressione atona ma velata di una contentezza che al ragazzo parve genuina. Oltre i suoi piedi, provenienti dall'apertura del passaggio in cui si era infilato, si potevano ancora udire pesanti rumori degli ultimi monoliti in caduta libera sbattere a terra con tutta la violenza del volo appena compiuto.

Cazzo.. c'è davvero mancato poco



Si rimise lentamente in piedi, sfruttando il braccio teso del compagno shinobi protratto verso di lui. Il buio la faceva ancora da padrone, ma era rischiarato da fasci di luce che indicavano la via per l'uscita da quella serpentina di tunnel. Appena tornato sulle proprie gambe, scrollatosi di dosso un poca della polvere accumulata e tolta quanta se ne era depositata sulla ferita ancora aperta, battè una mano sulla spalla del Genin al suo fianco. Il movimento brusco gli provocò un ritorno di dolore che dal petto si propagò rapido a buona parte del tronco, ma senza fare una piega, pieno dell'orgoglio di cui era da sempre fin troppo ricolmo, non mosse piega nello sguardo o nel gesto sforzandosi di silenziare quanto più possibile la sensazione fastidiosa.
Parlò con franchezza, accennando una lenta strizzata d'occhio destro verso il compare.

Ti ringrazio amico mio



La risalita che li aspettava, concentrata negli sprazzi di bagliore che arrivavano dall'esterno sembrava tutt'altro che semplice. Pose occhio alle proprie ferite, stringendo di nuovo la fasciatura con una seconda ricavata allo stesso modo. Era riuscito ad evitare la fine dei giochi nella più insperata delle maniere, per certo non poteva gettare la spugna proprio in quel momento. Molto c'era da fare e da raccontare su ciò che era accaduto tra quelle mura di pietra.

------

Dovette chiudere gli occhi quasi completamente, seppur parandosi la vista con la mano aperta a ventaglio davanti alla fronte.
Non era più abituato a tutta quella luce, far tornare la visuale completamente nitida e indolente avrebbe probabilmente richiesto qualche secondo in più. L'aria di nuovo pulita, leggera, lo travolse almeno quanto riuscì a fare il calore di un timido sole che nel frattempo, tra il diffuso grigiore di quel mattino di Iwagakure ormai maturo, era sbucato tra dense nuovole grigiastre. In mezzo ad una leggera brezza, la medesima che ricordava sfiorargli la pelle poco prima di addentrarsi nell'oscurità delle grotte, distorse le parole del ragazzo pochi passi dietro di lui senza però celarle. Katashi lo ascoltò ripensando a tutto ciò che aveva visto fino a quel momento, cercando una chiave di lettura diversa che potesse acuire il senso di quanto accaduto. L'opinione in merito al comportamento della kunoichi che si era fatto il collega Genin sembrava chiara, e poteva senz'altro essere una spiegazione plausibile. Di certezze matematiche non ve ne erano, ma troppa era stata la sorpresa che aveva avuto quando, appena sboccato fuori dal passaggio che li aveva riportati fuori dal grembo della terra, aveva visto il comandante Utako nuovamente padrone di sé stessa, cristallina nel dare istruzioni a quanti ancora erano alle prese con l'arginamento dei danni causati dalla frana. Nessuna traccia della follia che sembrava averla colta prima che uscisse con le salme de due in braccio, nessun segno di quanto accaduto nell'ombra. Che fine avevano fatto i due corpi, fu una domanda che a lungo assillò il giovane Iwano.
Lo scenario in cui stavano operando le squadre era catastrofico e ben più grave di quanto avesse avuto possibilità di saggiare in precedenza. Un'intero fianco del monte, quello sporgeva verso lo spicchio di periferia del villaggio in cui era avvenuto il misfatto, era crollato sulle abitazioni ricoprendo buona parte dell'area.
L'urgenza e la necessità di agire in un senso o nell'altro era leggibile senza sforzo in ognuno degli uomini e delle donne che stavano ancora dando il loro aiuto ai civili della zona. Che fossero squadre mediche, agenti della polizia ninja o semplici Genin come lui, nessuno sembrava aver perso niente dello slancio che aveva visto prima di lasciarsi alle spalle tutto quanto, gettandosi all'inseguimento della donna.
Tuttavia, e di questo era sempre più sicuro man mano che il ragazzo accanto a lui portava a conclusione il proprio ragionamento, il suo posto non era tra loro. Il ricordo dei due corpi privi di vita, sommatosi ai morti incontrati lungo il percorso, non era cosa che si potesse ignorare.
Doveva fare qualcosa.
Il comportamento pericoloso di Utako, la cui innocenza ancora non del tutto convinceva Katashi, e ancor più il pensiero che un possibile responsabile di tutto l'incidente fosse ancora a piede libero, magari tra le fila dei soccorritori, non era fatto da lasciar correre in secondo piano. Se così stavano le cose tutti i presenti, che nel caos dell'aggravarsi della situazione scorrazzavano da un lato all'altro dello spiazzo desolato lasciato dall'intero costone della montagna franato, correvano più rischi di quanti pensassero. Forse, per puro paradosso, l'instabilità del terreno sotto i loro piedi o sopra le loro teste sarebbe potuto divenire a breve l'ultimo dei loro problemi. Cercò di riassumere al ragazzo per sommi capi tutto quello che gli era capitato prima che facesse la sua apparizione per portarlo in salvo, non era certo di rammentare tutto con esattezza o nel giusto ordine cronologico: I ricordi dei cinque cadaveri e dell'uomo soccorso andavano a mescolarsi con il rombo dei massi in caduta e al volto sorridente ed insano della donna, creando un turbinio che solo con uno sforzo riuscì a domare e dipanare.

Devo fare qualcosa.. assolutamente. Sto ridotto male, ma la cosa è troppo grande



Una volta che il tempo delle parole e delle supposizioni fu concluso, Degawa attese ancora qualche in attimo in silenzio. Le immagini legate agli attimi di panico provati poco tempo prima, riverso supino con lo sguardo alla barriera di roccia che si sgretolava lentamente assieme alle sue speranze di salvezza riaffiorarono velocemente e con prepotenza.
Strinse la mano a pugno, lasciandosi per un istante isolare dai suoi pensieri di rammarico. Non era riuscito a cavarsela da solo, non quella volta: aveva dovuto contare su di un aiuto estraneo che sottolineava quanto ancora ben misere fossero le sue possibilità.
Poche.
Troppo poche.
Si strattonò via da quel corso di pensiero, mentre un altro, più viscido, si insinuò con malizia nella sua testa. Come aveva fatto a trovarsi esattamente nel luogo giusto nel momento della bisogna quel ragazzo? Lui stesso aveva vagato a lungo senza la minima idea di dove stesse andando, spaesato dalla difficoltà che i rarissimi punti di riferimento davano nell'acciuffare una giusta via i labirintici cunicoli della formazione sotterranea. Eppure quel giovane Genin, probabilmente non troppo più esperto di lui, era apparso dal niente creando la via di fuga più giusta.
Dubitava che avesse a che fare con quell'incidente, tanto più che le sue abilità di Sensitivo percepivano un chakra del tutto normale e regolare stando vicino a lui. Ma se c'era una cosa in ci Katashi non poteva essere superato, spesso suo malgrado, era la diffidenza.

Potresti avere ragione sul capitano. Ma anche se così non fosse i ragazzi là sotto devono sapere ciò che è successo e quello che abbiamo visto.. chi ha causato questo, che sia il capitano o meno, è ancora là fuori temo



Mosse un paio i passi verso il bordo dell'altura dalla quale erano sbucati, gettando un'occhiata verso il basso prima di tornare ad incrociare lo sguardo del compagno. Nelle condizioni in cui si trovava, dominato dai dolori della botta ricevuta al costato e con una gamba che pulsava di dolore ad ogni passo un poco più lungo e spinto degli altri, trovarsi vicino ad una possibile fonte di pericolo era qualcosa che davvero molto poco Nindo faceva in lui. Separarsi, anche per spicciola precauzione e per riordinare le idee, era forse la scelta migliore.

Dividiamoci i compiti.. vai ad avvertire quanti più shinobi puoi là sotto di quello che ti ho raccontato. Devono sapere per mantenere la guardia alta. Squadra medica.. Genin.. quanto più puoi spargere la voce senza che Utako si insospettisca



Non aveva intenzione di rivelare a nessun'altro, neppure al suo salvatore, il modo in cui aveva intenzione di procedere. Nei suoi propositi, più urgenze che semplici programmi, c'era senza dubbio quello di trovare un medico che potesse dare un'occhiata alle sue ferite e magari prendere le prime misure del caso.
Ma ancor più di quello, come primo obbiettivo, quello di raggiungere la divisione che in principio il capitano aveva destinato al collegamento tra quel luogo e il palazzo del Kage e più in generale ogni alta sfera del corpo militare shinobi. Affrontare a carte scoperte la ragazza, piombando dal nulla a chiedere spiegazioni, avrebbe potuto avere più risvolti negativi che altro. Avvertire altri superiori di quanto visto con i propri occhi era la scelta più logica e relativamente sicura da fare. Non pensava tanto a sé stesso, ridimensionata la paura provata sotto la pioggia di massi alla quale era scampato e metabolizzatone ogni sfumatura, quanto alle persone che si stavano rimboccando le maniche per dare un contributo, ignare del pericolo di qualcuno che si era macchiato di quelle uccisioni e che, con tutta probabilità pensava Katashi, era lo stesso ad aver architettato quel crollo.
Che il suo nome fosse Utako o un altro, aveva un'importanza limitata. Non poteva fiondarsi a testa bassa nella faccenda come aveva fatto in precedenza: i risultati erano quelli che sentiva palpandosi a gamba o stringendo le braccia attorno al petto.

Riprese la via della discesa verso la piana sotto di lui rievocando il chakra, ben attento a non abbassare la concentrazione che già di per sé, con i dolori che aveva, risultava ben complessa. Una volta giunto a terra si gettò nella ressa in direzione della squadra che aveva visto allontanarsi sotto gli ordini del comandante, cercando di trovare al più presto qualcuno che fosse in contatto con un superiore. Tenendo gli occhi ben aperti e vigili, durante la sua cerca un riguardo particolare andava alle casacche mediche che indossavano come una vera e propria divisa i curatori giunti sul luogo. Alla prima buona occasione si sarebbe gettato su uno di loro per mostrargli le ammaccature riportate.
 
Top
view post Posted on 6/10/2016, 18:06     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
838

Status:


Minatore: Ragazzo.. Fermati un attimo..

Vicino alla base delle rovine, in una piccola tenda, una voce chiamava Katashi. Era familiare al suo orecchio, ma forse non riuscì a focalizzare subito a chi appartenesse. Su una barella improvvisata un uomo semi nudo, pieno di polvere e dalla vita in giù completamente fasciato. Era collegato ad un cardiofrequenzimetro, nelle vene una flebo.

Minatore: Sono l'unico ad essere sopravvissuto a quanto pare.. Sapevo non dovessimo farlo..

Cominciò a tossire, portando gli occhi lucidi verso il cielo, nel vuoto.

Minatore: Per me ti sei fatto una brutta ferita.. Ma devo ringraziare anche quel Genin.. Però prima devi riportare una cosa al Capitano..

Fece avvicinare il Degawa al suo orecchio

Minatore: Il Capo della Cava.. L'Ispettore della Sicurezza ci aveva vietato di scavare, ma lui ha voluto procedere lo stesso.. Il crollo, le vittime.. Colpa sua..

Improvvisamente Utako entrò nella tenda e, inchinandosi per salutare, accompagnò Katashi in un posto appartato dietro una grossa roccia

Capitano Utako: Senti.. Scusami per prima.. Non ero per nulla in me.. È che.. Quelli sono i miei genitori.. Mio padre era il capo della cava.. Mia madre era andato a controllare dopo il primo tonfo.. E lei se n'è andata con il secondo.. Perché ti dico questo? Beh.. Oggi ne hai viste tante e sei un semplice Genin.. Questo i Ninja fanno, collaborano e a volte vedono delle persone morire..

I suoi occhi stanchi cominciarono a lacrimare, ma subito diede le spalle al ragazzo cercando di occultare la palpabile tristezza. Tirò su con il naso

Capitano Utako: Non è tutto oro ciò che luccica.. Non so il perché tu sia diventato Ninja ma il mio consiglio è di fare ciò che senti.. Però, come hai potuto toccare con mano, a volte anche se seguiamo l'istinto il fato può ritorcersi contro.. Facendoci finire sotto terra..

Alzò il capo verso il cielo, tenendo sempre le spalle al ragazzo

Capitano Utako: Raggiungi una Tenda Medica.. Il tuo lavoro qui è finito..

Alzò la mano, congedandosi a sua volta correndo verso l'interno del Villaggio
 
Top
-Mimante-
view post Posted on 7/10/2016, 23:29     +1   -1




Pensato KatashiParlato Katashi

Ora che si trovava accanto al lettino, a rovistare tra gli scaffali in cerca di un bendaggio che potesse almeno serrare decentemente e in maniera pulita la ferita da taglio sulla coscia, ebbe una chiara idea su cosa lo avesse portato ad entrare nella tenda. I pezzi di stoffa della casacca che aveva approntato come primo tamponamento erano ormai zuppi di un liquido rappreso, dalla tonalità avvinazzata; ad ogni movimento la fasciatura cedeva o si spostava rendendo scomodo, oltre che doloroso, la sbilenca camminata affrettata che aveva tenuto una volta rimesso piede a terra. Stava ancora cercando di orientarsi nel caos e nei cambiamenti che c'erano stati nella disposizione delle varie squadre di soccorso quando intravide una tenda del tutto simile a quelle mediche che aveva già notato al suo arrivo. Si stava dirigendo nella direzione in cui aveva visto muovere il pool di shinobi inviati dal comandante a fare da tramite per le comunicazioni più urgenti, rispettando in pieno i propositi che si era fatto, ma quando l'ennesima fitta al petto lo trafisse con un semplice colpo di tosse decise di compiere una tappa forzata; non sarebbe stato di nessun aiuto per alcuno in quelle condizioni. A questo, come se già non bastassero le stilettate che sparse un po per ogni angolo del corpo lo tormentavano, andò a sommarsi una voce che lo chiamava con insistenza dall'interno del tendone scuro e che non gli era sconosciuta. Solo in seguito, dopo essere risalito alla fonte di quel suono attraverso la selva di posti di cura improvvisati e brandine pieni di uomini e donne avvolti in fasce, accordò a questa un volto perfettamente impresso nella mente.
Sul momento, mentre ascoltava le parole dell'individuo sdraiato, attaccato a vari fili di flebo e macchinari dalle strane forme, stava cercando giustappunto qualcosa per approntarsi una medicazione in attesa che un medico si decidesse a fare la sua comparsa. Arrabattò senza il minimo scrupolo più o meno in ogni cassetto di primo soccorso su cui riuscì a mettere mano prima di essere in grado di trovare qualcosa che facesse al caso suo. Non aveva idea di quando qualcuno del gruppo medico avrebbe potuto prestargli attenzione, oberati come tutti sembravano dall'emergenza e vedendo deserto perfino l'angolo occupato dall'uomo che aveva trovato quasi in fin di vita sottoterra, e decise quindi di provare almeno a mettere in salvo la lacerazione con una banalità appresa in accademia. Gettò altrove la propria attenzione quando giunsero alle sue orecchie i ringraziamenti sentiti dell'uomo accanto al quale se ne restava, scrutando con gli occhi il corso della fasciatura che compiva attorno alla porzione lesionata dell'arto.
Non amava quel genere di cose, essere ringraziato, men che meno in una situazione come quella in cui sentiva di avere fallito su quasi ogni fronte. Non amava lasciare le cose a metà, e proprio per questo motivo le parole di gratitudine scivolavano via sulla sua pelle lasciando soltanto una sensazione di inconcludenza, sospensione e attesa pessimistica su quanto ancora sarebbe potuto accadere.
Mentre si fletteva per avvicinarsi alla gamba potè percepire di nuovo il torace ricordargli quanto anche lui non fosse uscito indenne dalla scampagnata, se così poteva esorcizzare il termine Katashi.
Ad entrare ed uscire da quelle tende era possibile vedere un flusso di feriti ancora maggiore rispetto a quello valutato alla spicciola quel mattino, tanto che i numeri delle divise mediche giro per gli spazi recintati dalle forze militari ormai con perimetri sicuri sembravano non bastare.
Udito le veloci e incalzanti istruzioni di un paio di uomini che ne stavano traghettando un terzo su di una barella di fortuna, mosse quasi per andare incontro al medico che li stava accompagnando passo dopo passo indicando loro la postazione in cui potevano attendere il suo arrivo; tornò presto sui propri passi facendosi di nuovo appresso alla barella del minatore, sicuro che a differenza di altri lui potesse aspettare il proprio turno. Si limitò dunque a comunicare al dottore, che già quasi aveva fatto per andarsene per la propria via, di passare da lui appena avesse avuto modo dedicarsi a qualcosa che non richiedesse la sua presenza nell'urgenza del momento.
Si lasciò cadere a sedere su di una branda poco distante mentre l'uomo aveva già ripreso la parola, riposando per un attimo le membra e sfilando una sigaretta dall'astuccio gelosamente chiuso in una tasca della blusa. Ciò che gli stava raccontando in quel ritaglio di tempo era senz'altro più interessante dei salamelecchi sorbitisi fino a quel segno. Di maggior buon grado dunque se ne stette ad ascoltare, osservando il cerchio di brace sulla punta del cilindro di tabacco. Tra i fumosi respiri che gettava fuori dalle labbra serrate cercò di riflettere ancora una volta su quanto accaduto, trovandosi sorpreso tanto della rivelazione sulle reali colpe dell'incidente avvenuto nella cava sotterranea, quanto dell'identità dei due cadaveri.

Suo padre.. e sua madre?



La follia negli occhi della donna. I singhiozzi di un pianto sommesso che rimbombava nell'eco della grotta. Le mani aperte verso il volto bagnate del sangue dei due congiunti.
Come tutto quello potesse accordarsi sotto un unico timbro corale formato da tutto ciò che aveva visto quel giorno, la precipitosa sequenza degli eventi a prima vista estratti come da un cilindro da una sorte infantile, non sapeva dirlo. Certo il dolore per la vista dei propri cari a terra, privi di vita, era un duro colpo per chiunque: starsene inginocchiati davanti al corpo massacrato dalle pietre del padre e sopra il volto spento della madre doveva essere stato qualcosa di indicibile, supponeva Katashi che dal canto suo non aveva neppure la forza di pensare ad una simile scena dinanzi al corpo della sorella. Ad ogni modo quella reazione marchiata a calore nei suoi ricordi ancora freschi, sebbene mitigata dalla nuova verità raccontata dall'operaio, pareva ancora eccessiva al suo palato. Aveva rischiato di ucciderlo durante la scalata alla parete di roccia del sotterraneo, lo aveva ignorato perdendosi in un grido furioso che aveva fatto tremare le corde dell'animo del ragazzo almeno quanto le fondamenta della sperduta insenatura a metri sotto il livello del suolo.
Non rammentò quanto tempo si frappose nel silenzio tra i due, avendone misura soltanto nel vedere ormai esaurita la sigaretta. Scese gettandola per terra e schiacciandola con il piede destro, per poi avvicinarsi al lettino dell'uomo e tintinnare un poco con un indice il dotto della flebo.

Guarisci



Stava per andarsene in cerca di un altro shinobi medico quando, tra le pieghe di stoffa della tenda, fece la sua comparsa proprio il capitano. Gli stessi occhi marroni, caldi come quando gli aveva scorti quel mattino mentre i due si presentavano, lo fissarono per qualche istante. Katashi mosse un passo indietro per un riflesso privo delle catene del pensiero, pienamente inconsapevole. La mano questa volta non andò a cercare il kunai, ma stranamente si allargò in una frazione di secondo andando a mettersi in mezzo tra le presenza della donna e quella del ferito alle sue spalle. Un gesto che, se non fosse stato per lo sguardo serrato che teneva su di lei e la vibrante tensione di quegli attimi che percepiva lungo tutta la schiena, gli avrebbe dato non poco da pensare.
Un rapido movimento della mano, con una grevità che non sapeva riconoscere nell'idea che si era fatto della donna fuori di senno e un saluto carico di qualcosa che poteva somigliare a del rammarico, fece segno al ragazzo di seguirla al di fuori. Rimase immobile qualche secondo, fino a vedere la sagoma scomparire dalla stessa entrata di stoffa dalla quale l'aveva vista inaspettatamente comparire: una parte di sè, la stessa che lo aveva messo in guardia dal gettarsi a capofitto nell'oscurità della caverna, tornò a sconsigliargli di seguirla. Non ci voleva molto a capire quanto pericolosa potesse essere una persona come il comandante Utako, capace di atti violenti e privi di una logica da un istante all'altro. Eppure le parole del minatore, unite allo sguardo che aveva letto sulla sua faccia, diedero un primo colpo alla solidità di quell'istinto alla ritirata.
Si riscosse da quell'attimo di incertezza decidendo di seguirla all'eseterno dalla tenda: voleva sapere, doveva sapere ciò che aveva da dirgli. Non un attimo in più di quello necessario per ascoltarla avrebbe concesso alla donna che aveva rischiato di seppellirlo sotto una frana come se niente fosse, e senza allontanarsi troppo dalla folla presente in quella zona.
Le opinioni del Genin suo compagno in merito risuonavano in lui più vivide che mai.

Non impari mai, testone.. ma voglio vedere come stanno le cose, voglio delle spiegazioni



-----

Ascoltò le scuse, appoggiandosi alla roccia per dare tregua ad un corpo ormai molto stanco ma mantenendo comunque alta la guardia. Le parole della kunoichi avevano una profondità che faceva senza dubbio riflettere chi come lui poteva vantare un'esperienza praticamente inesistente. Lo stesso facevano i due occhi remissivi, a momenti persi nel vuoto, che lasciava vagare davanti a sè mentre le proferiva. Ciò che riportava, e di questo il ragazzo dovette dare atto, sembrava coincidere con i pochi frammenti che il ragazzo aveva della storia, vissuti sulla propria pelle e ormai difficilmente dimenticabili.
Giurò di veder scendere una lacrima sulle sue guance, ma troppo velocemente il comandante si voltò dandogli le spalle perchè ne potesse avere certezza.
Non ce ne fu bisogno.
Ne aveva versata più di una anche lui e sapeva esattamente quale fosse il solo desiderio in quegli attimi: voltarsi, da tutto e tutti, per non mostrare il dolore. Ma proprio per un motivo parallelo non si lasciava condizionare da scene simili, cercando ciò che voleva vedere molto oltre la scena impregnata di emozioni che gli si era parata dinanzi. Mentre osservava la mano in alto della donna, come segno di ultimo saluto dopo le parole conclusive e definitive che gli aveva infine rivolto, ripensò a ciò che gli aveva confidato il minatore poco prima, su quanto era accaduto davvero nella cava e sul motivo reale della frana. Riferirlo ad una Utako che adesso sembrava aver riacquistato una calma stabile e un comportamento innocuo non sembrò una buona idea a Degawa, che la lasciò andare di corsa dopo aver accettato quanto gli era stato detto con poche parole di circostanza in risposta.
Le sue ferite continuavano a dargli il tormento, ora più che mai aveva bisogno di quel dannato medico: non aveva tempo nè desiderio di seguire una pazza furiosa verso chissà quale meta per un malcelato senso di responsabilità.
Responsabilità, proprio che lui che ne fuggiva ogni volta che qualcuna gli capitava sottomano. Non doveva niente alla ragazza, tanto meno un altro voto di fiducia dopo tutto quello che gli era successo. Dopo aver preso la decisione di trovarla e aiutarla era stato ripagato con attimi di panico, scelte difficili e più di un'ammaccatura.

Che faccia ciò che vuole.. se le cose stanno come ha detto il tizio nella tenda e lei si è finalmente data una calmata, qui ho davvero finito



Tornò sui suoi passi, riavvicinandosi alla tenda per incontrare il medico tanto agognato e facendo riecheggiare la linea liscia di quel pensiero più e più volte, cercando di convincersene sempre più e di mettere a tacere la parte di sè che faceva attrito con quella scelta. Non riuscì a capire, in verità, dove stessero finendo i ragionamenti e la sicurezza di sè nella decisione presa e dove invece iniziasse il tentativo di autoconvincersi di quel punto di vista. La linea di confine tra le due cose sembrava ad ogni nuovo passo più labile e inconsistente.
Aveva diritto di sapere come erano andate le cose, e forse proprio per questo quell'uomo aveva gli aveva raccontato i fatti.

Non sono venuto qui per correre dietro a nessuno.. la mia missione non era quella di fare da assistente ma di venire in questo inferno a dare una mano. Quella bastarda per poco non mi ammazza



Per certo la donna avrebbe combinato un'altro dei suoi colpi di testa, forse proprio perchè all'oscuro di ciò che Katashi sapeva e che aveva ritenuto saggio tacere. Giunto all'entrata della tenda afferrò il pezzo di stoffa che se ne stava nel vuoto a penzolare come sottile soglia d'ingresso per lo spazio interno.
Si fermò.
Una ragazza, probabilmente solo qualche anno più grande di lui, gli si fece appresso posandogli una mano sulla spalla. Constatò che fosse ferito e lo invitò ad entrare alzando con l'altro braccio una parte del drappeggio. Il giovane diede uno sguardo all'interno già gustandosi il riposo su uno dei giacigli: niente di meglio per finire la missione. La sua prima paga sarebbe scivolata via come l'olio senza ulteriori intoppi o fatiche di sorta.

.. Non so il perché tu sia diventato Ninja ..



Qual'era la sua risposta a queste poche parole? Qual'era la verità, la sua verità, a questa domanda?

Lasci stare.. devo andare. Se ha modo di riferire un qualche rapporto ad un suo superiore dica che il comandante Utako della divisione Genin è diretta verso il villaggio



Si allontanò dalla tenda sulle tracce della kunoichi.
Ogni sciocchezza che questa avrebbe compiuto da quel momento in poi sarebbe stata in parte colpa sua, ed era un pensiero che tarlava la mente del novizio shinobi incessantemente.
 
Top
view post Posted on 10/10/2016, 12:42     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
838

Status:


La donna guidò senza neanche immaginarlo Katashi in un edificio, alto e più lussuoso di tutte le abitazioni intorno. Sul portone di ingresso vi era una targhetta luccicante, probabilmente in oro, sulla quale incisa la scritta "Costruzioni & Demolizioni Bakuhatsu". Il ragazzo, una volta entrato, dovette affrontare tre rampe di scale per raggiungere il Capitano. Questa entrò in una stanza, chiudendosi la porta alle sopalle, facendo seguire subito dopo un rumore molto forte, come se qualcuno avesse sbattuto i palmi delle mani su una superfice.

Capitano Utako: Zio cosa hai combinato! Lo sapevi, sapevi che quella zona non era agibile! Avresti dovuto attenerti all'ordine di scavare altrove! Invece no, quel cazzo di tunnel per gli scambi commerciali ha inghiottito i miei ed altre decine di persone!

??: Cose che capitano..

Capitano Utako: C-cose che.. Capitano? Sai cosa succede ora?! Come diretta erede e co-proprietaria dichiaro questa ditta CHIUSA!


Altri rumori provenirono da dentro quella stanza, questa volta come di qualcosa di rotto. Il ragazzo, però, doveva inventarsi qualcosa. La Jonin stava uscendo dalla stanza, e non sembrava essere per nulla calma. Cosa avrebbe detto se avesse trovato Katashi lì fuori?
 
Top
-Mimante-
view post Posted on 12/10/2016, 11:51     +1   -1




Pensato KatashiParlato Katashi

Più ci pensava, prestando ascolto ai dolori che il taglio sulla gamba non mancava di presentare al consueto appuntamento con la veloce andatura alla quale si era gettato all'inseguimento della ragazza, più trovava che la sua scelta, forse l'ennesima tratta fuori dai suoi perchè quel giorno, fosse più l'idea di un folle sbarbatello che quella di Katashi Degawa, l'indolente e distante ragazzino dell'accademia della Roccia sempre intento a valutare e soppesare perdendosi nei più piccoli bicchieri d'acqua.
Manteneva una distanza di sicurezza dalla kunoichi direttamente proporzionale al grado di sfiducia che continuava a nutrire nei suoi confronti. Per questo una volta entrato, frapponendo del tempo morto di segretezza da quando la silhouette femminile era scomparsa dietro l'ampio portone dell'edificio, accostò solo leggermente la porta ben attento a non colpire il battente. Prima di varcare la soglia si era avvicinato con cautela, provenendo dal lato dell'entrata principale oculatamente accorto a non incontrare sul suo procedere finestre o altra sorta di aperture dalla quale il capitano potesse scorgerlo. La struttura nella quale era andata a cacciarsi, pensò il giovane Genin, non era come quella che le peggiori ipotesi da pessimista incallito avevano fatto sbocciare nella sua mente durante l'inseguimento. Un posto curato e dal tenore alto, come solo in alcune aree del centro della Roccia era possibile riscontrare: tutt'altro stampo rispetto alla povera austerità che aveva incontrato in alcuni borghi della periferia in cui era capitato quel mattino. Il nome inciso sull'imposta metallica diede un accenno del perchè la ragazza si fosse diretta in quel luogo, ancora forse sull'onda del tremendo lutto subito.
Ricordava l'espressione assente e il tono rotto della sua voce, così come la lacrima appena intravista che scendeva lungo il volto. Era probabile che avesse desiderio di avvertire un qualche parente di quanto accaduto: da quando l'aveva vista mutare in modo irriconoscibile sul pinnacolo roccioso dal quale tutto aveva avuto inizio, quella era forse la prima reazione sensata che intravedeva nel suo agire. Mentre richiudeva alle sue spalle ebbe come la sensazione di aver già sentito parlare di quel posto, o di averci comunque avuto a che fare in qualche modo. Solo in un secondo momento Katashi rammentò che tra le tante conoscenze del vecchio Darui, formatesi con il suo mestiere di ormai attempato e conosciuto artigiano del villaggio, quell'impresa di demolizioni era uscita più di una volta proprio dalle sue labbra raggrinzite.

Demolizioni Bakuhatsu.. lo stesso cognome del capitano. Vuoi vedere che..



Mentre si guardava intorno, lasciando ronzare nella testa tal pensiero e l'implicita domanda che ne derivava, richiamò ancora una volta la sua percezione di Sensitivo, lasciandola naufragare come debole propagazione del chakra tutt'intorno a sè in modo perfettamente isotropico. Alcuni rumori di passi affrettati provenienti da sopra la sua posizione, assieme ad un fremito nella risonanza del senso superiore rilasciato, gli confermarono che la donna stava salendo rapidamente le rampe di scala che, in angolo all'androne in cui si trovava in quell'istante, salivano vorticando con molti gradini.
Staccò le spalle dalla porta con circospezione e la lentezza del caso, limando i propri sensi di shinobi come meglio ricordava di saper fare pescando dagli insegnamenti accademici. Come sempre si trovò a dover constatare quanta poco impegno avesse profuso in ambiti che, come quello, erano parsi privi di interesse a applicazioni reali per l'inesperto bimbetto che era al tempo. Ogni piccolo rumore, che provenisse da dentro o da oltre le quattro mura in cui si trovava lo faceva balzare sul chi va là, mentre già si era portato ad un passo dalla prima rampa. Se avesse portato maggiore impegno nelle tecniche di spionaggio insegnategli tra i banchi di scuola forse in quel torno di tempo, si ritrovò a pensare il Degawa, non si sarebbe trovato a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua.
Se non altro il posto in cui si era precipitata la femmina non sembrava nascondere pericoli di sorta, nè per lui nè per altri. Non era da escludere qualche colpo di testa da parte sua, ma nel complesso la piega che aveva preso la faccenda sembrava distendersi ed allontanarsi dalle complicazioni pericolose insorte fino a quel momento. L'idea di restarsene ad attenderla, senza precipitarsi a testa bassa davanti a lei scodellando una verità scomoda raccontata da un minatore sconosciuto su di una branda da soccorso, lo sfiorò per un attimo. Restò poco più che una carezza nel mentre che compiva i primi passi della sua salita al terzo piano: tutto fu improvvisamente spazzato via da una banale connessione, completamente sfuggita al ragazzo troppo indaffarato a scovare ogni espediente per non farsi scoprire e a valutare la situazione passo per passo.

Demolizioni.. la frana. Il padre di Utako.. sono un idiota!



Iniziò ad affrettare il passo tramutandolo in leggeri balzi.
La quadratura del cerchio ormai andava ultimandosi, tutt'altro che difficile risultò intuire le intenzioni ostili della kunoichi che l'avevano spinta a raggiungere un luogo così lontano dalla catastrofe, dapprima privo di collegamenti apparenti con quanto accaduto alle pendici del monte franato. Ma poi la scritta in bassorilievo sull'insegna, le parole affaticate dell'operaio disteso accanto a lui in condizioni critiche, fecero pulsare fuori una sensazione di inquietudine e minaccia nello spirito di Degawa.
Qualcosa sussurrava in lui che la donna avrebbe commesso a breve un'altra delle sue pazzie.
Non riusciva scorgere con precisione il perchè, nè cosa stesse cercando là dentro, ma quando un fragore si stagliò nella tromba di scale del quale appena aveva compiuto la prima tornata, si bloccò con il sangue gelido nelle vene.
Non cosa, ma chi.
Da una delle stanze molto al di sopra sopra di lui un tonfo secco si udì distintamente, nel contempo che veloci passi presero la propria sequenza rapida in direzione opposta a quella presa dal ragazzo. Qualcuno stava scendendo in fretta e furia dalle scale. Poggiandosi al corrimano per compiere un salto si lasciò cadere a terra riattraversando in verticale il breve tratto appena compiuto. Giunto a terra lo colse una fitta di dolore proveniente dal torace, sottoposto a pressioni e torsioni del tutto inadeguate al trauma riportato, che quasi non lo fece gridare a pieni polmoni. Si trattenne con massimo sforzo per non svelare la segretezza del suo arrivo agli occhi del comandante.
Ad allarmarlo non era stato tanto il rumore sinistro udito poc'anzi, quanto le parole sputate fuori tra le grida dei due che sembravano essere in mezzo ad un'accesa discussione nell'ufficio ai piani più alti.
Non aveva afferrato ogni singola parola, questo era certo, ma il senso era fin troppo chiaro.

E' di nuovo uscita fuori di testa



L'ultima volta che un simile scatto d'ira l'aveva posseduta, amalgamata con una follia insensata, si era trovato a doversi riparare da un intero cumulo di enormi sassi frananti dal tettorio di una caverna. Farsi beccare a pedinarla, nel silenzio e fin a quel segno immergendosi in affari privati che in conclusione non lo riguardavano, era forse il modo più rapido per ritrovarsi nel mirino di qualche sortita ben poco felice per l'inesperto Genin. Doveva celare la propria presenza davanti agli occhi marroni della ragazza. Era sempre più vicina, così come sempre meno era il tempo che gli rimaneva per trovare un modo di nascondersi: durante il percorso scolastico gli avevano insegnato come uno shinobi dovesse riuscire a sopprimere le proprie ansie nei momenti di crisi, per riuscire a pensare velocemente e trovare la via giusta per la vittoria. Ma niente di tutto ciò che erano stati i grossi discorsi degli insegnanti dietro una scrivania potevano essere comparati con ciò che gli era accaduto quel giorno. Decise quindi di mettere da parte la didattica ed agire seguendo il proprio spinto.
Lo fece malvolentieri e contro quella che era la sua indole: nascondersi come un coniglio senza affrontare a viso aperto ciò che doveva fare o aveva desiderio di fare non era nella sua indole. Sentì strisciare dentro di sè quasi un senso di inadeguatezza e fallimento, ma si risolse a proseguire nell'intento.

Dovrebbe funzionare



Si gettò spalle al muro sotto la prima rampa di scale dal quale era piombato giù, in uno spazio un poco discostato dal corrimano dal quale a breve sarebbe spuntata Utako dandogli le spalle. Slacciò il giusto sigillo per poi restare completamente immobile.

CITAZIONE
<tecnica> - Trasparenza - (Chk: 20 x turno) "Il ninja diventa invisibile. Non ha alcna utilità in combattimento perché muovendosi si perde la trasparenza. [utile per missioni di spionaggio]."

Non era certo che la sua idea avrebbe avuto esito positivo, dacchè mille inconvenienti potevano sorgere. A partire dal più banale degli errori nel mantenimento dell'arte magica all'abilità dell'abile donna Ninja che in più di un modo avrebbe potuto accorgersi del trucchetto. Katashi contava sulla poca lucidità di cui l'aveva vista capace in frangenti come quello, ma era un mezzo salto nel vuoto che lo innervosiva. Solo mentre scrutò la coda della donna sfilare davanti verso l'uscita dell'edificio riacquistò un briciolo di fiducia nell'escamotage riuscendo a concludere in modo impeccabile.
Infine il portone in fondo alla saletta si chiuse e lui ebbe modo di sciogliere la tecnica tornando a salire velocemente gli scalini che lo dividevano dalla stanza incriminata. Voleva vedere cosa diavolo fosse successo, sconquassato dal pensiero di cosa fosse capace quella ragazza quando in balia del suo isterismo.
Quando aprì la porta, lentamente e mantenendo la guardia alta verso tutto ciò che vi avrebbe potuto trovare dietro, era pronto a dover prestare un qualche tipo di aiuto al tizio sfortunato che aveva capito essere lo zio del capitano, se non errava o aveva mal udito da là sotto. Tuttavia quando vide la scena la cosa che più sembrava aver bisogno di un'aggiustata era un'ampia scrivania in buon legno, al centro dello spazio, completamente divelta a metà e mancante di molte schegge di legno volate un po ovunque attorno al corpo stroncato di questa; un colpo possente sembrava averla centrata perfettamente a metà provocandone quella misera.
L'uomo invece si stava adesso riprendendo dallo scossone emotivo ricevuto, cercando di raccogliere ciò che di probabilmente più prezioso per gli affari era caduto a terra durante l'accaduto e balbettando poche frasi sconclusionate. Guardò quasi stranito il ragazzino sulla soglia, senza proferire parola o addurre spiegazioni. Posò gli occhi sul coprifronte della Roccia e Katashi comprese subito, senza necessità di chiedere, come avesse già intuito a somme linee cosa ci facesse il giovanotto lì dentro. lo guardò con l'aria fintamente impettita che solo un animo da cucciolo bastonato poteva saper atteggiare con tanta pienezza di sè.
Da parte sua il Degawa non aveva la minima voglia di fare il salvatore nei confronti di quell'uomo, spinto all'indifferenza da ciò che aveva appreso nella lite con la kunoichi sua nipote. Lui sapeva la verità, come erano andate davvero le cose per mezzo della testimonianza del minatore ferito che aveva tentato di trarre in salvo. Eppure più forti di lui furono parole al veleno che uscirono di pancia, indicando con lo sguardo la scrivania e il generale caos. Le medesime impiegate proprio da lui.

Cose che capitano.. giusto?



Non riuscì a non chiudersi la porta alle spalle con aria di sufficienza per un individuo che fin troppo alla leggera aveva parlato delle perdite umane dei suoi congiunti, i genitori di Utako. Non voleva restare invischiato in niente che non lo riguardasse prettamente dal punto di vista dei suoi doveri nei confronti del ruolo che aveva come membro militare di Iwa, ma parimenti, come spesso gli succedeva, non riusciva del tutto a celare sotto il suo strato di dura roccia immobile ciò che sentiva: a trattenere completamente negli occhi, in uno sguardo o in un gesto, ciò che realmente pensava di ciò con cui gli capitava di rapportarsi.
Aveva fatto quello che riteneva giusto accertandosi dell'incolumità di chi era venuto a colluttazione con il comandante, tanto bastava. Il suo solo compito, dato più dal suo senso morale che dalla vera missione che aveva accettato di compiere quel giorno con la missiva dello Tsuchikage, era quello di riferire alla donna cosa era accaduto davvero là sotto. Cosa aveva scelto di fare suo padre alla luce di consigli contrari e a cosa aveva portato questa condotta.
Si ributtò sulle scale, costretto dalle fitte di dolore ad affrontare una discesa con molta più calma di quanto avesse fatto poco prima a senso invertito. Quest'idea di rincorrere la donna stava prendendo proporzioni che lo infastidivano ogni istante di più, ma il suo diritto a sapere come stavano le cose era di gran conto per il ragazzo.
 
Top
view post Posted on 14/10/2016, 16:26     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
838

Status:


Lesto il ragazzo si gettò in strada ma, guidato dai passi della Kunoichi fino alla piazza centrale del Villaggio, venne fermato dal Genin che lo aveva salvato poco prima.

Genin: Dove stai andando?! Sei conciato malissimo.. E poi la Missione è finita! Vieni con me..

Con forza Katashi venne trascinato all'Ospedale di Iwa. Gli venne affidata una stanza per passare il resto della giornata sotto il controllo di un medico, che subito gli curò le ferite. Per le fasce che avvolgevano il suo corpo sembrava quasi una mummia.

Era diventato tardo pomeriggio, il Tramonto era appena inoltrato. Tra le strade del Villaggio si sentiva un lieve brusio, ogni tanto diventava sempre più forte. Aprendo la finestra il ragazzo potè sentire che i colpevoli della tragedia erano stati trovati ed incarcerati. I pochi rimasti.


Utako: Mi dispiace per quello che ti è successo..

La ragazza entrò piano nella stanza, il suo volto era tenero ed arrossato. Ogni tanto usciva dalla sua bocca un singhiozzo e le sue palpebre sembravano chiudersi da un momento all'altro.

Utako: Ti ho portato questo.. Prima sono dovuta scappare, dovevo fare una cosa importante.. Le vittime sono state portate in questo ospedale e così sono passata a trovarti.. Spero tu non riviva più quello che hai visto oggi..

Finì, uscendo dalla stanza. La donna aveva poggiato sul letto di Katashi un paio di tavolette di cioccolato, per augurio di buona guarigione, con allegato una piccola busta. Dentro vi era una spilla marrone, con sopra incisa una U rossa. Un foglietto recitava:

CITAZIONE
"Non è paragonabile ad una medaglia al valore. Ma per la sottoscritta, Utako Bakuhatsu, vale molto di più"
 
Top
-Mimante-
view post Posted on 16/10/2016, 18:22     +1   -1




Pensato Katashi
Parlato Katashi
Parlato Darui

Girava tra le mani la spilla colorata di calde sfumature, osservandone i riflessi di luce che assopiti raggi di un tramonto acceso tra le rocce compivano su di essa. Questi sbucavano dalla finestra accanto al suo letto d'ospedale quasi senza dare segno della loro presenza, se non nelle striature vive con cui andavano a macchiare la pallida monotonia delle bianche pareti ai quattro lati. Lo sguardo cadeva quasi sempre in un punto imprecisato immerso nella stoffa delle coperte, restando assorto ed immobile: una sorta di appuntamento fisso con le disordinate pieghe del bucato che spianava la strada a riflessioni più grevi.
Mentre una mano correva a strofinare le fasciature che avvolgevano il torace e parte dell'addome in un bianco emaciato a cui non si era ancora abituato, via via veloci ricordi riaffioravano ricalcando l'assurda giornata trascorsa, come schizzi di immagini accatastate senza un giusto ordine. Non aveva mai avuto bisogno di affari simili, pertanto trovarsi imbrigliato in quell'intricata trama di medicazioni lo metteva a disagio facendogli sorgere una pressante punta di stizza ad ogni nuovo pensiero. Anche se non aveva accettato di buon grado l'idea di seguire il Genin, convinto ancora che il proprio dovere non fosse stato adempiuto in completezza, dovette riconoscere di trovarsi effettivamente in pessime condizioni. Non andò quindi lungi che si accordò per dar spago al consiglio del ragazzo, mettendosi in marcia verso l'Ospedale della Roccia che tanto aveva agognato da quando era riemerso dalle oscurità del sottosuolo.
Come se non bastasse aveva dato battaglia al medico di turno che ebbe la sfortuna di prenderlo in carico con fare quasi infantile. L'uomo aveva tentato ogni sortita possibile per convincerlo a lasciarsi infagottare in quella marea di bendaggi, rassicurandolo che niente di più del necessario gli sarebbe toccato in sorte di sopportare. Borbottando contrariato tra sè e sè per quasi l'intera permanenza del dottore nella sua stanza, aveva lasciato che quest'ultimo facesse con tranquillità il proprio dovere restando ad osservare l'infinità di garze che gli ruotavano attorno.
In quegli istanti pensò a quanto utili potessero rivelarsi le conoscenze mediche anche in frangenti ben diversi da quelle solide e rassicuranti mura d'ospedale. Se avesse saputo come curarsi e come portarsi da solo le prime medicazioni per certo avrebbe potuto fare qualcosa di più, di diverso, rispetto al deambulare a fatica dietro questo o quest'altro tizio in preda ai dolori. Il pensiero si stagliò alla deriva dei suoi fili logici, lasciando tuttavia un'impressione chiara e valutazioni che forse non sarebbero del tutto state cancellate in futuro dal Degawa.

Rammentava come l'aria fresca, nuova, che era entrata dalle finestre spalancate dal ragazzo avesse portato dietro di sè inattese energie, oltre che notizie importanti che misero un freno al turbinare di intenti e pensieri, obbiettivi e rinunce, che lo avevano trascinato quà e là per tutto il giorno. Solo la voce femminile che era giunta inattesa nella stanza, riconosciuta in una frazione di secondo, era riuscita spazzare via tali sensazioni sostituendole con un iniziale gelo carico di tensione. Nell'osservarla avvicinarsi e parlare Katashi passò l'altra mano, libera dalla sofferenza delle ferite, tra il ciuffo di capelli più lungo, quasi restasse in attesa di qualcosa di terribile da un momento all'altro. Aveva appreso sulla sua pelle come i raptus della femmina fossero a tal punto subitanei e privi di avvertimenti di sorta da coglierlo impreparato anche nel bel mezzo della totale pace e tranquillità del luogo privo di angustie come quello in cui si trovava. Il viso di lei sembrò catalizzare ogni ricordo che dapprima in modo distratto si era abbandonato a galleggiare nei suoi pensieri, dando perfetto rigore e pesantezza alle memorie che brancolavano alle spalle.
Purtuttavia il sospetto e la cautela che quel volto ormai gli trasmettevano di primo acchito vennero presto mitigate dalle parole che sgusciavano fuori dalle labbra sottili della kunoichi. Entrambi dissero all'altro ciò che dovevano, permettendo così al capitano di recare scuse al giovane Genin e a questo di liberarsi del peso che le responsabilità della verità testimoniatagli dal minatore portavano seco. La conversazione, breve come quelle che avevano contraddistinto i due fin dal loro primo incontro, era intaccata soltanto dalla brezza serale che aveva iniziato a spirare su Iwa. Ancora una volta l'ago della bilancia che assorgeva a simbolo delle opinioni del giovane circa la donna comandante ricominciò a vacillare, basculando tra i ricordi pesanti della grotta a metri sotto il livello del suolo, e la calma serena che adesso usava per scuse che sembravano sincere. Ad osservarla poco era rimasto della folle in preda al raptus che per poco non lo faceva restare schiacciato da una pericolosa frana di massi, lontano da tutto e tutti.
Quando entrambi ebbero finito di parlare Katashi trasse due profondi respiri, guardandola poggiare qualcosa sul letto vicino a lui. L'aria guardinga del giovane andò mitigandosi mentre osservava I gesti lenti di lei: quella aveva deciso di farlo impazzire, non c'era altra spiegazione.
Nel leggere il bigliettino che accompagnava lo spillone nessuna particolare reazione era visibile sul volto del ragazzo, che imbrigliava le proprie riflessioni dietro lineamenti atoni privi di un qualche colore particolare. Tuttavia una luce nei suoi occhi, rara da vedersi in quei pozzetti verdi, balenò a lungo mentre si spostavano sulla soglia che inghiottiva la figura di spalle del capitano.
Accartocciò il biglietto e lo gettò dentro lo scaffale della mobilia accanto a lui insieme alle barrette: non amava particolarmente la cioccolata e non aveva bisogno di conservare il pezzo di carta, ciò che voleva che gli rimanesse erano le parole scritte sul pezzo di carta impresse nella mente. I dolciumi sarebbero andati a sua sorella, il presente perfetto per quella peste golosa; ma il da farsi per quella spilla lo trasse in slanci contraddittori.

Guardò il coprifronte poggiato sul comodino alla sua destra, appena coperto da un lembo del cuscino disordinato e mollato di sbieco che andava a poggiarvisi sopra. Lo afferrò a fatica per una frangia della stoffa portandoselo sopra le coperte, in mezzo alle gambe incrociate. La placca di metallo, a differenza di lui, sembrava essere uscita totalmente illesa dalle vicissitudini della prima missione. Strinse nel pugno della mano destra lo spessore freddo della lega ripensando ai guai che la donna gli aveva fatto passare quel giorno, ritrovando in se le stesse avversioni per lei che lo avevano portato a non mollarla un istante nella sua personale caccia alla verità.
Ma qualcosa, in qualche recesso del suo spirito, si dimostrò più forte di lui.
Appuntò la spilla ad una fascia di stoffa della blusa da allenamento poggiata al suo fianco, con una mezza espressione divertita in volto.

Il vero pazzo devo essere io



Non ci fu troppo tempo perchè il Degawa potesse con precisione decifrare il perchè celato dietro quel gesto, quella tacita accettazione del dono di Utako.
Uno scatto alla maniglia della porta introdusse una nuova visita.

Dannazione ragazzo.. che hai combinato. Quando ho ricevuto il messaggio dalla residenza del Kage ho dovuto mollare tutto alla bottega



Katashi ripose il coprifronte e la pelandrana sul mobiletto, intuendo lo sguardo attento del vecchio per quel gesto. Tornò a guardare fuori dalla stanza. L'artigiano si avvicinò con lenti passi, passando l'attenzione sulle fasciature con un'espressione enigmatica in volto che sembrava voler avere intuizione e misura delle ferite riportate dal ragazzino.

Stai diventando troppo sentimentale vecchio



Incrociando il mezzo sorriso dell'anziano Katashi riuscì a scorgere la sincera preoccupazione dietro gli occhi stanchi e acquosi dell'ex shinobi della Roccia. Lo vide scuotere la testa in risposta alle sue parole, per poi passare velocemente vicino al comodino su cui se ne stava il coprifronte. Aprì il cassetto sottostante fermandosi ad osservarne un istante il contenuto. Infine, prima di avvicinarsi al letto per mettersi a sedere su di un angolo ai piedi del Degawa, passò la mano sulla stoffa dell'abito da allenamento ancora bagnato di qualche goccia di sangue.

Sangue.. cioccolato, che a te non piace.. e una spilla da boyscout. Devono essere successe cose interessanti laggiù. Ho sentito della frana



Lasciando cadere all'indietro la testa Katashi socchiuse gli occhi.

Ti racconterò.. ma non qui, non ora



Sentì il peso del vecchio sparire dal materasso. Quando riaprì gli occhi, in effetti, l'uomo era già quasi giunto sulla soglia della porta dal quale era comparso. Al suo posto aveva lasciato il coprifronte, con il simbolo di Iwa rivolto verso di lui e accuratamente disteso.

Hai trovato qualche risposta?



Un attimo di silenzio si interpose tra i due, prima che il giovane si voltasse con un cenno di saluto nello sguardo e poche parole tra le labbra.

Resta fedele

 
Top
view post Posted on 18/10/2016, 20:57     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
838

Status:


I danni della frana cominciarono a sparire e la montagna ricostruita. Shinobi ed operai erano ritornati a lavoro ma, quel giorno (decidi tu quando. Se il giorno subito dopo all'incidente o qualcuno più avanti), tutto doveva tacere. Essendo stato uno dei soccorritori Katashi fu invitato al funerale tenuto in onore delle vittime.

CITAZIONE
GDROFF//Hai due strade: se scegli di andare al funerale (non ci sarà molta gente) noterai che Utako è assente mentre i suoi genitori vengono seppelliti e scoprirai (da chi vuoi, gente a caso oppure da quell'altro Genin della Roccia) che la ditta del padre ha chiuso.

Sentirai questo discorso da un Ninja superiore
Ninja: Giovani leve del Villaggio.. Avete potuto assaporare in un'unica Missione cosa voglia dire essere Ninja: non stabilirsi come individuo ma far parte di un gruppo, con il proprio compito, e funzionare come un unico essere. Condividere paure, gioie, esperienze. Essere Ninja non vuol dire spargere sangue, ma combattere per la propria patria, ideali, scegliendo sempre la strada giusta.

Se, invece, decidi di non andarci ruola in qualunque posto vuoi che senti questa voce

Ragazza bionda: Hai sentito?? Sembra che quel Capitano abbia lasciato il Villaggio..

Ragazza castana: Io invece ho sentito che sia stata lei a provocare la frana dando poi la colpa ai genitori, che odiava!

Sei libero di finire come vuoi. Ovviamente non potrai sapere di più su Utako, ma comunque leggendo su un giornale o per sentito dire saprai che la ditta ha chiuso e che lei si è ritirata dal mondo Ninja, nessuno sa per quanto tempo. Le mie ricompense verranno dopo il tuo ultimo post, i voti per me puoi darli sia con l'ultimo post che dopo il mio con le ricompense. A te //GDRON
 
Top
-Mimante-
view post Posted on 20/10/2016, 22:23     +1   -1




Pensato Katashi
Parlato Katashi
Parlato Darui

Erano passati giorni da quando era stato dimesso dall'ospedale, qualche acciacco ancora si faceva sentire durante gli sforzi nelle ore di lavoro o durante gli addestramenti nei campi dell'Accademia, ma nulla più di questo. A lungo nelle lunghe serate successive trascorse a spasso per le contrade di Iwa aveva riflettuto su quanto gli era capitato durante la sua prima missione, senza andare in cerca di niente in particolare. Non aveva voglia di leggervi nessuna morale o trarre conclusione alcuna. Solo un fluire di ricordi che, nel bene o nel male, ora andavano ad ingrossare le fila della sua esperienza come una goccia in un mare ancora in divenire. Proprio in una mattina come quella, nel trafficare frenetico della bottega aperta alla clientela, aveva udito voci sulla ritrovata quiete dello scorcio di periferia rurale colpita dalla frana: le attività quotidiane erano riprese a pieno regime e la vita sembrava essersi riassestata dopo il brusco scossone di tragedia che l'aveva sconvolta come fulmine a ciel sereno. C'era stato un tempo per piangere coloro che avevano perso la vita nell'incidente, una cerimonia semplice e pulita, aperta soltanto a coloro che erano stati toccati, ognuno a suo privato e riservato modo, dalla tragedia. Anche Katashi aveva ricevuto l'ufficiale invito al cordoglio, ma aveva preferito restarsene in disparte, nel silenzio del retrobottega che era divenuto da tempo casa sua, a fumare con lentezza una sigaretta. Si sarebbe trovato troppo scomodo nei panni dello shinobi impegnato in un'espressione forzata di commozione e accoramento per la dipartita di persone che niente avevano mai avuto a che fare con lui. Il pensiero di celarsi dietro quella patina di perbenistica finzione non lo aveva entusiasmato mentre rapido scorreva con gli occhi sulle poche lettere della missiva di convocazione. La parte del valoroso Ninja accorso in soccorso dei feriti, non gli calzava affatto, men che meno mentre sentiva vivida la certezza di aver stretto poco più che un pugno di mosche durante il proprio operato. Aveva visto i corpi privi di vita dei cinque minatori immersi nella fredda terra, persi in un cunicolo senza luce pieno della più nera oscurità e a molti metri sotto il livello dei loro cari e amici più stretti.
Non aveva bisogno delle litanie di un funerale per ripensare a questo, con il volto perso nelle dense nuvole di fumo espirato.

Si caricò in spalla un paio di assi di legno, robuste e della misura oltre la quale non sarebbe riuscito a portarne ancora al contempo. Era indietro con le mansioni, e sapeva bene quanto potesse inviperirsi il vecchio se mancava di completare tutto quanto prima dell'ora del pranzo. Da quando era tornato dalla missione aveva sacrificato più volte preziose ore di lavoro in favore di sedute di allenamento intense, volte a migliorare le proprie capacità e forse a ripulirlo dal senso di colpevolezza che languiva nella sua ombra. Darui si era dimostrato più di una volta permissivo e ben lieto di accordargli quelle assenze in favore della sua maturazione di shinobi, ma troppo bene conosceva la massima tensione che la corda dell'anziano artigiano tendeva nel cedere favori di quel tipo. Romperla non era cosa saggia.
Poco prima di compiere gli ultimi passi di sforzo verso l'androne sul retro dell'attività, nel quale avvenivano le lavorazioni del mastro e il suo garzone, si arrestò poggiando i pancali lignei a terra per un momento restando immobile in ascolto della conversazione che stava avvenendo nella stanza di esposizione della merce. Quelle che dalla voce sembrarono due signore di età matura stavano intrattenendo parola con il proprietario della baracca, ruotando attorno alle vicende a cui Katashi aveva preso parte. Sporgendosi appena dall'angolo compiuto dalle mura della struttura riuscì ad intravedere due diverse fisionomie parate davanti alle spalle larghe del vecchio. Era certo che nessuno delle due lo avessero intravisto, abile ormai com'era a nascondersi alla gente comune, priva di nozioni guerriere; di meno lo era pensando ai sensi ancora molto affilati, sebbene un poco spenti dalla vecchiaia, del terzo interlocutore. Quest'ultimo cercava in ogni modo di sviare la conversazione dalle chiacchiere da salotto delle due, scontrandosi senza esito favorevole con la testardaggine delle comari.
Quando la conversazione ebbe girato attorno al proprio punto di volta, sorpassando con acre sentenza l'argomento della kunoichi, Katashi mosse verso i tre dapprima in silenzio. Darui ne incrociò lo sguardo, lasciando intendere al giovanotto di averlo già sentito arrivare da tempo e con un monito alla pacatezza e alla riflessione stampato in volto.
Se da un lato il giovane conosceva la vecchia volpe, anche quest'ultima sapeva altrettanto dell'animo dell'apprendista.

Eravate presenti anche voi signore mie? Io c'ero.. non un bello spettacolo quello che è successo laggiù



Le due si guardarono con aria interrogativa, mentre lo sguardo del vecchio crollò sul bancone seguendo un gesto scrollante dell'intera schiena. Katashi notò entrambi, ma a nessuno dei due gesti vole dare peso: aveva altro nella testa.
Con la stessa freddezza con cui se ne era andato vagando solitario per gli anfratti sotterranei del monte franato, ora guardava le due donne.

Non vi ho visto.. ma da come parlate sicure dei fatti dovete essere state presenti sicuramente



Le due presero a borbottare tra loro qualcosa di impreciso ed incoerente, che a più di ogni altra cosa somigliava ad una negazione. Parole frettolose rivolte l'una all'altra più che al ragazzino che aveva proferito loro.

Katashi..



Ciò a cui stava pensando in quei momenti era una somma, perfettamente incoerente nel suo caos, degli eventi che lo avevano tratto a fondo quel giorno. Le due non sapevano niente di ciò che era davvero successo, nè di cosa avesse dovuto passare per salvarsi la pelle.
Voltatosi verso l'anziano coinquilino ne incrociò gli occhi, osservandone l'espressione crucciata e seria in viso. Ne mantenne la vista senza battere ciglio, fin quando questo non poggiò entrambe le mani sul bancone sporgendosi verso di lui. L'asprezza nel tono della sua voce non era una novità, ma come di rado accadeva tra i due, persino qualcosa meno di niente gli interessava ciò che aveva da dirgli in proposito delle sue azioni. Nessuno riusciva a mitigarne gli intenti quando alla pietra si era fornito lo slancio sufficiente, e una valida motivazione, a rotolare dalla vetta del rilievo sopra tutto ciò che trovava sulla propria strada. Non c'era avvallamento, nè solido albero, ne altro che potesse separarla dal fare ciò per cui si era data la pena di muoversi.
Katashi si muoveva di rado, e per cose a volte incomprensibili. Ma neanche la voce del vecchio poteva valere a qualcosa quando iniziava a rotolare giù su qualche imprevisto.
Solo in un secondo momento metabolizzò la notizia dell'allontanamento dalla scena del comandante Utako, traendone conclusioni che in alcun modo avrebbe condiviso con nessuno dei restanti tre presenti nello stanzone.
Si avvicinò alla porta afferrando la pelandrana appesa all'appendiabiti a parete in legno, indossandola con rapidità per imboccare l'uscita quanto prima.

Me ne vado al campo




Che dire? Sui tempi di risposta nulla da dire, molto veloci all'inizio e un po più dilatati in conclusione. Ma per le vecchie esperienze che ho assolutamente accettabili (tanto più che sono in procinto di laurearmi, e dunque io per primo non sono un fulmine)

Dal punto di vista della missione in quanto tale mi è piaciuta. Per essere la missione di livello più basso non ho avuto a che fare con i briganti/animali famelici/ecc.. ma con situazioni più performanti per un role playing che mi hanno dato modo di sondare il Pg. NpG interessante per il quale, in relazione alle reazioni di Katashi, mi sono dannato non poco dovendo pensare più di una volta a fondo a che diavolo avrebbe fatto o detto. Qualche passaggio brusco e morte ad intervalli regolari forse uniche sfumature a mio avviso negative.. o quantomeno migliorabili. Ma sono soddisfatto in pieno Tony :riot:

Non so di preciso i canoni adottati per queste valutazioni, perdonerete se appaio eccessivamente largo o troppo stringente

Voto quest: 8,5

Voto tempistiche: 9


Edited by -Mimante- - 21/10/2016, 17:44
 
Top
view post Posted on 21/10/2016, 16:40     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
838

Status:


CITAZIONE

RICOMPENSE



-Role: 9.5 Hai ruolato il pg così com'è, nulla da dire.

-Scrittura: 9.5 ALLORA CAZZAROLA! Sai quanto mi piaccia il tuo stile, te lo ripeto dal primo post e non smetterò mai di dirlo, e proprio perché scrivi magnificamente ti voglio penalizzare! Hai fatto alcuni errori come il mettere l'accento sulla "a" nella parola "qua", oppure mancare lo stesso nel "né .. né .." (e varie ripetizioni, ma non le conto. Si, con te sono fiscale e.e)

-Strategia/Approccio: 9 Qui devo far valere la stessa regola che usai con Makoto. Non ti ho lasciato tanta libertà sul punto di vista della strategia, non eri né in guerra né in una squadra di Assassini o altro, ma comunque la tua parte l'hai seguita e, per non far abbassare la media, ti dò un bel nove!

-Calcoli: 10

TOT: 9.5 + 9.5 + 9 + 10 = 38/4 = 9.5

-Exp: 800*9.5/10=760
-PM: 1
-P.ti Stat: 5
-Ryo: 100
-PA: 2
-PS: 5
-PT: 2

Per quanto riguarda la fama non credo debba assegnartela. Hai fatto parte di una grande squadra, quindi non vale il singolo.

PS. Devi darmi anche il voto per le tempistiche ^^


Edited by Kickmass - 21/10/2016, 20:29
 
Top
view post Posted on 25/11/2016, 15:55     +1   -1
Avatar


Group:
Narratori
Posts:
5,486

Status:


reCome diceva Mimante, buona l'idea quella di evitare animali o briganti; sembri proprio fissato con le malattie mentali però XD prima il tipo depresso autolesionista, ora questa tizia qui...
Ottime tempistiche, il masterato ha reagito bene nonostante i post brevi: evidentemente non aveva bisogno di poemi per metterci del suo.
Le morti in effetti risultano un po' ripetitive per la loro frequenza, mentre la sottotrama familiare risultava accattivante - anche se mi sarei aspettata che Mimante fosse tenuto a mettere le mani in pasta un po' di più.
Le scelte lasciate al masterato inizialmente sono state esigue, ma andando avanti la cosa è migliorata - importante anche che tu te ne renda conto u.u
Ho beccato due erroroni ortografici, per il resto oh, bel lavoro XD hai soltanto da maturare: sei giovanissimo e hai una gran voglia di fare, di questo passo non puoi che andare avanti.

CITAZIONE
Coinvolgimento Personale: 8.5
Tempistiche: 9
Trama e Impostazione: 7.5
Scrittura: 7
Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 7
Voto Medio: 7.8, paga 234 ryo
 
Top
27 replies since 9/9/2016, 15:08   443 views
  Share