Masaru e Rei misero insieme un rapporto esaustivo, che riuscì a mantenere attiva l'attenzione di tutti i presenti. A scanso d'equivoci, Rei aveva anche compilato, il giorno stesso in cui era tornata a Iwa, un rapporto scritto contenenti i dettagli per esteso, le modalità di arrivo e recupero, dimensioni e direzioni più precise. Masaru aveva collaborato con la sua esperienza diretta con la sabbia blu, le reazioni ai suoi colpi e quant'altro. Insomma, su quella missione erano state scritte pagine.
La Tsuchikage non rimproverò nessuno per non aver potuto evitare la disfatta di Kouzan. Anzi, si complimentò con loro per la buona riuscita del tutto e per essere tornati tutti vivi al villaggio. Effettivamente non era un dettaglio da poco, come Rei aveva potuto constatare in prima persona.
Gli "adulti" si misero a parlare di dettagli tecnici, possibili piani. Rei ascoltò attenta, ma la sua seconda metà si stava già rilassando dentro di lei, convinta non toccasse più a loro parlare. Effettivamente era così, ma nel complesso, per quanto Juuhachi provasse a mantenere una posizione marziale impeccabile e l'attenzione sempre viva, la sua mente dicotomizzata invariabilmente andò a pensare anche ad altro.
"Quindi glielo chiediamo?""Eh? Sì, sì... Eri d'accordo anche tu, no?"
"Mh-mh... Più potere ci piace... Più tranquillità... Chiediamo di essere messe nella squadra di Azumossan, vero?""Certo. Però un attimo solo Niijan, fammi ascoltare per favore."
"Ufffff... Dopo mangiamo i gyoza? Ho voglia di gyoza!"La Kage e i suoi diretti collaboratori avevano finito di conferire. Toccava di nuovo a loro, e Masaru venne congedata prima di lei, con la promessa di un altro colloquio in futuro.
Rei si rammentò del capitolo 3 del libro che aveva cominciato a leggere di ritorno dalla missione. Si intitolava "Il lavoro di squadra e il ruolo del capo", l'aveva trovato in casa di Katayama e sembrava non fosse mai stato aperto, ma conteneva consigli utili che, a saperli prima, forse l'avrebbero aiutata in missione.
Ad ogni modo, il capitolo 3 parlava del rinforzo positivo e del contatto diretto fra capo e sottoposto. Per questo motivo la ragazzina si girò verso la compagna più grande, fissandola negli occhi e rivolgendole un cenno del capo.
«Sei stata un elemento importante per la squadra, Masaru-san. Spero di collaborare ancora con te.»Semplice, senza troppe sbavature o sentimenti che non provava e che sarebbero suonati falsi. Riportò quindi l'attenzione sulla Tsuchikage, perché ogni volta che parlava con quella donna tutte le sue fibre dovevano essere convogliate, metaforicamente, verso di lei.
Chiye Koizumi esordì complimentandosi ancora con lei. Ne lodò la capacità di guidare una squadra senza alcuna esperienza, le decisioni che aveva dovuto prendere, e più quella bellissima kunoichi parlava più i suoi cuori si scaldavano.
Quella era un Kage che era contenta di servire.
Quella era una leader capace di trattare i suoi sottoposti.
Oh sì, capiva benissimo che non c'era roba tipo affetto o compassione in lei, ma solo un capo carismatico e capace che si approcciava al meglio delle sue possibilità. E lo faceva dannatamente bene, perché le parole erano giuste, il tono anche, l'espressione pure.
Rei si trovò a sorridere e a inchinarsi di nuovo.
«Ho fatto solo il mio dovere, Tsuchikage-sama.»Si risollevò raddrizzando la testa... E si bloccò sul momento. L'aveva promossa. Le aveva assegnato il titolo di Chuunin, a lei, una ragazzina con pochissima esperienza sul campo ma a quanto pare sufficientemente degna di fiducia.
Dodici anni di "scarto", "cavia", "esemplare diciotto", "esperimento", "sacrificabile", vorticarono nella sua mente fondendosi con i "mostro", "arma", "mocciosa demoniaca" dei nove di Nijuusan. I loro cuori presero a battere in sincrono molto più velocemente, causando una momentanea sospensione di tutte le funzioni mentali.
Non sapendo come reagire, si inchinò di nuovo. Strinse i pugni e li riaprì, facendo un lento respiro per stabilizzare la voce.
Era felice. Dannatamente felice che qualcuno avesse davvero riconosciuto le sue capacità e le avesse dato un premio, invece di altro lavoro da fare. Non più semplici, per quanto mielate, parole di apprezzamento... Un titolo del genere significava maggiori responsabilità, ma anche un riconoscimento superiore da parte degli "adulti" e del villaggio intero.
«Non ho parole per ringraziarvi, mia signora.»Si rese conto troppo tardi di averla chiamata con un titolo più adatto ai libri di samurai che aveva letto, e che si assegnava ai signori feudali o a principi e principesse. Sperò non le importasse troppo.
«Vi prometto che non vi daremo mai occasione di pentirvi della fiducia che ci avete accordato.»Inspirò ed espirò lentamente, risollevando la testa. Era venuto il momento di fare la sua richiesta.
«E... Se posso osare chiedere...»Guardò Hiroji; Akiho, e la sua critica perenne verso di lei; guardò Chiye, e il suo occhio fu l'unica cosa che vide.
«Vorrei entrare a far parte della squadra Anbu. Ho collaborato qualche tempo fa con la divisione di Azumamaro Nagai, che aveva manifestato il suo interesse per le mie capacità... E a entrambi era sembrato che potessi essere adatta a un ruolo simile.
Naturalmente la decisione non spetta a me... Ma questo è il mio desiderio, Tsuchikage-sama.»