Mi lascio lo scrosciare del gabinetto alle mie spalle, uscendo mestamente dal bagno con un sorriso imbarazzato e un sospiro di puro sollievo. Non è di certo la cosa più carina del mondo farsi aspettare per fare pipì, specie da un bel ragazzo (per quanto stupido), ma ehi... La natura è natura. « Uff, ci voleva! Andiamo pure! » gli faccio prima di incamminarmi al suo seguito per le strade piccole e rocciose di quella parte del tempio. Molto probabilmente, siamo nella zona più in fondo, all'altezza dei magazzini o comunque nei reparti meno abitati, è chiaro sia dalla scarsa illuminazione che dal lavoro di scalpello sempre più arronzato e approssimativo. Inoltre questi corridoi sono troppo stretti per un flusso di gente, già il fatto che il ragazzo tenendo le braccia spalancate possa toccare ambo i muri che li delimitano, né è una prova più che sufficiente. Man mano che proseguiamo, lentamente il tempio rimostra il suo volto noto, illuminato a dovere e con pavimenti e pareti più lisce e delineate, lasciandoci alle spalle quell'odore di chiuso e umido... Ma, in queste zone, non ci sono mai stata e non ho la minima idea di dove stiamo andando.
Finalmente, la nostra destinazione. Una porta di legno semplice, che apre ad una stanza particolare. Inejiro mi anticipa, facendomi cenno di seguirlo e faccio, timidamente. L'antro in cui siamo ora è assai ampio, ricoperto da tatami, cosa inusuale, che ho visto solo in poche delle stanze del tempio, con una decorazione molto scarna ma comunque presente, facendomi intuire come comunque la funzione di quel posto è puramente pratica. Unico abitate del posto, un altro membro del Clan. Alto. Allenato. Barbuto. Beh. Sa-ah-ah-ah-ah-ah-alve a te, misterioso sconosciuto. Chino su uno degli scaffali presenti, si solleva poco dopo il mio ingresso, salutandomi con un sorriso e mostrando un volto coriaceo, ma molto simile a quello della mia guida. Che siano imparentati? Sì, a giudicare dalle prime parole, sono decisamente imparentati. E' il padre di Inejiro, più imparentati di così. Speriamo non sia stupido come il figlio, perché di sicuro compensa la mascolinità del ragazzo... Però non posso perdermi in queste cose. No, no no no no no. Non adesso. Scuoto la testa, tornando immediatamente seria, perché ora la faccenda si fa pesante, molto pesante.
L'uomo è colui che offre il gene. Il che significa che sono di fronte a qualcuno di molto importante. Resto quasi impietrita, rispondendo al suo avviso con un semplice gesto del capo, secco e marziale, per far capire di aver compreso quanto mi sta dicendo. Fatto ciò, lui prosegue nella sua ricerca, fino a quando non estrae dal legno una grossa giara di terracotta... Accidenti, dev'essere pesantissima. Lui la maneggia con eleganza, ma allo stesso tempo con estrema solennità. La muove come fosse sacra... E se è ciò che penso, è decisamente sacra. Ne raccoglie il contenuto in una ciotola più piccola, quindi poggiata a terra, me la posa di fronte, sul tavolo più vicino. I miei passi si fanno timidi, nel muovermi verso l'intruglio... E ad osservarlo, ora da vicino, non ho più alcun dubbio. Quell'odore, quel colore, quella sensazione. E' i seme sacro della Mutazione, il derivato più puro di Padre Jinosamu. Gli occhi sbarrati ci sono contro, insistenti e increduli. Cazzo. E' davvero arrivato il momento. Mi consiglia quello che Ama mi ha consiglia mille volte. Non devo avere fretta. Quanto sto per fare è importante, estremamente importante... E più pericoloso di quanto non voglia ammettere. So di storie di persone morte, durante la mutazione, soffocate dalla seta che iniziavano a sputare incontrollate. So di persone che hanno trafugato il nettare e sono diventati ibridi mostruosi, altro che sei braccia. E se non sono degna? E se la mia famiglia non è adatta? Eccolo. Eccolo cazzo. Mi sta iniziando a prenderei il panico.
« O-Ora... Ora bevo. Un secondo... » faccio, per giustificare l'attesa. Il momento è solenne, è vero, ma non posso fargli perdere la giornata intorno ai miei dubbi. Stringo ambo le mani intorno alla tazzina, leggermente ruvida. Non so perché, ma la ritengo adatta. Semplice, a sottolineare l'importanza di ciò che contiene. La sollevo, un po' tremolante, quindi accenno il gesto della bevuta, fermandomi quando il bordo della ciotola è prossimo alla bocca. La zaffata di odore, incomprensibile, disgustosa e affascinante allo stesso tempo, mi ha bloccato. Chiudo gli occhi. « Che Jinosamu mi aiuti nel mio cammino. Che io sia degna di abbracciare il suo sangue e che il mio corpo si possa modificare a usa immagine. Che io possa dare orgoglio a lui e alla nostra famiglia. Perché... Perché è questo che desidero. Che Jinosamu mi guidi. » e va giù. Di colpo. Il sapore è peculiare. Denso, acre, ma allo stesso tempo zuccherino. Capisco come alcuni riescano a nutrirsi solo di questo. Ho già assaggiato i nettari più filtrati, durante le cerimonie, ma non è nulla di paragonabile a quanto ho appena fatto. Sento chiaramente il liquido scendere giù per la gola, lento e appiccicoso, depositandosi in ogni centimetro dell'esofago, poi dello stomaco. Sospiro, pesantemente. Quella sensazione... No. Non è per niente piacevole. Cerco conferma, nello sguardo dei due lì vicino... « Ci... Metterà molto per fare effettAAAAAAAAAAAARGH! » Una fitta. Una coltellata. CAZZO. CAZZO! Brucio. Brucio! Mi chino in avanti, facendo cadere la ciotola. Lo stomaco è in fiamme. E' un dolore insopportabile. CAAAAZZO!
Perdo presto la concezione dello spazio. Il male inizia ad avvolgermi, ovunque, e mi attutisce la caduta per terra. Perché sì, sono caduta, lo sento chiaramente, per quanto non mi è chiaro né in che posizione. « C-C-CAFF- » la bocca. La bocca sta cambiando. Lo sento. E'... E' piena. Cerco di sputare, ma non ci riesco. E' incollata. E' incollata! MORIRO' SOFFOCATA! AAAARGH! CHE MORTE DEL CAZZO! Cerco di portare una mano verso il volto, per infilarmela in bocca, ma le contrazioni me lo impediscono... E poi, la spalla non fa quello che le ordino. Sento la presa che ho sullo stomaco allontanarsi sempre di più, smossa da qualcosa che si frappone, sotto la mia pelle, fra braccio e fianco. Lentamente vengo avverto stimoli... Stimoli sempre più... Freschi. Freschi. FA FREDDO QUI DENTRO. PERCHE' HO TUTTO QUESTO FREDDO? Continuo ad agitare le braccia, cercando di raggiungere il volto, di mettere le dita in bocca, di fare un foro per l'aria. Il dolore non mi fa nemmeno capire che sto respirando dal naso e non sto di certo morendo. Ma cazzo...
... Cazzo. Sto dicendo troppe parolacce, vero? Oooorgh... La mia testa. Dove accidenti mi trovo? « Dofe fono? » Urgh... Perché ho del cotone in bocca? No. No no. Aspetta. Aspetta. Che accidenti stavo facendo, prima di essermi? Aspetta. ASPETTA!
Mi sollevo di colpo. Ora... Ora ricordo tutto. E con gli occhi spalancati, cerco gli sguardi di quelli che mi hanno accompagnato nel mio cammino, mentre la mano destra si porta sul mio volto, tirando via qualsiasi cosa la blocchi. Oh... Oh! E' seta! Tiro fuori i filamenti, ancora umidi e appoltigliati fra di loro, infilandomi poi il dito in bocca per lavare via gli ultimi residui. Nel mentre, la mia mano destra, insieme alle sinistre, mi aiutano a sollevarmi. Diamine, mi gira la testa. Porto l'unica mano libera sul capo, a carezzarmi i capelli. Oh, per la santissima polpetta gialla, sono madida di sudore. « Urgh... E'... E' successo? » spalancai gli occhi. Cazzo. E' successo! Tiro in avanti le mie sei braccia, distendendole esterrefatta di fronte a me. Tutte e sei. Eccole. Bellissime, lunghissime, perfettissime. Oh, per il grande Jinosamu, è successo! Ed è proprio come ha detto Ama, sono lì ed è come se fossero SEMPRE state lì. Certo, avverto le nuove quattro molto più sensibili rispetto le altre due, ma sono lì. Si toccano fra di loro, per cercare conferma, ognuna contro la sua gemella. Si sfiorano da cima a fondo. Sono umide, che schifo. Dovrò farmi una doccia, appena possibile. « Oh, per Jinosamu. Sono mutata! Sono mutata! Ha fatto un male cane, ma sono mutata! Ahaha! » sono al settimo cielo. Sono felicissima. Sono a tutti gli effetti stata riconosciuta dal seme Sacro di Jinosamu! Devo avere un'espressione davvero stupida in volto, tutta gongolante, e quasi non sento i resti di fitte e dolori vari. L'unica cosa che mi da davvero fastidio sono le giunture delle spalle, che scricchiolano e scoccano di continuo, ma Ama mi ha spiegato che succede, devono trovare il loro equilibrio e posto. Cerco gli occhi del padre di Inejiro. « Io... Io non so come ringraziarvi! Quanto tempo sono stata... Ehm... Giù? »