La Sacra Danza, Quest tecniche clan Genin per Zen Humor

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 17/2/2016, 23:14     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


//Gdr off Inizia pure tu, descrivi l'arrivo alla residenza del clan e presentami il tuo PG ^^ Ti chiedo scusa, avrei preferito iniziare con un mio post d'apertura ma purtroppo oggi non ce l'ho fatta e ci tenevo a farti partire entro la giornata. Solo una domanda, dettata dalla mia inesperienza: la zia di Hadaka, la ruolerai tu, oppure posso utilizzarla come mia png? Dimmi tu.
Sono alle prime armi, ma spero lo stesso di riuscire a divertirti ^^ Beh, let's go!// Gdr on
 
Top
view post Posted on 18/2/2016, 11:50     +1   -1

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


Il quartiere del Clan non cambia mai. immediatamente fuori dalle mura, in un'area dove il terreno è ancora roccioso, case in mattoni chiari mostrando una semplicità solenne, lasciando all'oro il compito di decorare... E lì fra i sentieri che creavano quelle abitazioni l'oro è onnipresente. La seta viene usata praticamente per qualsiasi cosa, sia come corda, per la sua solidità, sia per le aperture delle case, che si limitavano spesso solo a delle tende. Ci si fida, tra noi del clan, e difficilmente vengono estranei malintenzionati, permettendo un certo clima sereno nella zona. La mancata serenità ce l'ho io, al momento.

Ama mi stringe mentre ci incamminiamo verso il tempio, tenendomi un braccio intorno alla spalla e gli altri due sulla vita. Dopo quello che è successo, questa mattina, credo voglia farmi sentire la sua vicinanza. Non sarò di certo io a lamentarmene, tutt'altro! Il caldo tepore del suo corpo morbido mi mette allegria e aiuta a combattere l'ansia che mi sta avvinghiando ad ogni passo che ci porta verso il tempio. In realtà, so bene che una volta raggiunto le aree apposite, lei non potrà entrare. Solo chi ha il permesso di maneggiare il Gene sacro di Jinosamu e chi viene messo alla prova dal Clan può entrare in certe stanze e per quanto Ama sia sorella di una delle sacerdotesse più importanti del tempio, ciò non le permette di certo di avere tanta libertà. Per me, poi, quella prova è ancora più difficile e di tanto in tanto, gli sguardi dei vecchi per strada, me lo ricordano. La mia famiglia non è ben vista dai più tradizionalisti, perché è sempre stata slegata dal resto di noi, avendo come unico portavoce sincero del culto mio nonno. Papà poi, diamine, è visto spesso come una specie di usurpatore e approfittatore, dato che è tornato a frequentare il tempio e il clan solo per amore di mamma. Non potevo nemmeno sperare che quest'ultima mi accompagni nel mio viaggio, per quanto sono certa sia al tempio al momento, non si può immischiare nelle faccende che riguardano la parte "bellica" del clan, essendo solo una sacerdotessa.

La porta del tempio si mostra di fronte a noi, e Ama subito cerca di acchiappare i miei pensieri, scuotendo una mano per carezzarmi e pronunciando un festoso « Eccoci! », io riesco solo ad annuire, sorridendo timidamente. Accidenti, quell'ingresso non mi è mai sembrato così grande. Fu scavato infinito tempo fa in una grossa roccia e non presentava alcun genio architettonico, è un buco che porta verso il basso, semplicemente, ma è decorata in ogni modo da icone sacre. Nell'arco è legato un grosso shimenawa fatto dalla seta del capostipite del Clan, una delle nostre reliquie più importanti, mentre sui fianchi ci sono incisi simboli e immagini che fanno riferimento a Jinosamu e alle sue benedizioni. Mi mettono in soggezione, per la prima volta. Io e Ama ci infiliamo nella galleria.

Sciogliamo il nostro abbraccio, non sta bene in un luogo così sacro, quindi proseguiamo in silenzio, ognuna delle nostre mani si stringe alla propria gemella. Sento cantilenare, in lontananza. Probabilmente stanno facendo delle offerte a Jinosamu, non ci interessa, di fatto abbandoniamo rapidamente il sentiero principale, che poco prima che si allargasse per accedere alla camera principale delle gallerie, dove il Sacro riposa. Proseguiamo verso le ali meno abitate del tempio, di fatto si può notare come le decorazioni si fanno sempre meno fitte e più spartane, fino a trasformarsi in mere indicazioni fatte con la seta. Eccola, l'ansia. Intensa. Aaaah. Accidenti. Di colpo, dopo un po' di cammino, ritorna la solennità, manifestata in arazzi sulle pareti dell'ultimo sentiero. Ama si ferma, voltandosi verso di me. Oddio, è il momento? « Io non posso proseguire, Hacchan » - Aaaaah, è il momento. - « Non voglio mentirti. Non avere paura, ti riterranno sicuramente degna della trasformazione... Ma l'atto non sarà semplice. Stringi i denti e non lasciarti andare. » Sì... Lo sapevo. Ricordo quando Ama tornò a casa dopo aver subito la trasformazione, ricordo bene quanto era stremata... Ma anche quanto era soddisfatta. Non mi tirerò indietro. Le sorrido. « Renderò fieri te e nonno, Ama-chan. » le dico, cercando di mascherare quanto sono tesa. Lei mi si avvicina, mi prende le braccia con tutte e sei le sue mani, carezzandomele delicatamente, quindi mi bacia la fronte. « Lo so, ragnetta. Che Jinosamu possa vegliare su di te. Io ti aspetto fuori dal tempio. »

Bene... E' arrivato il momento. Ama si avvia verso l'uscita, quindi entro nella stanza che ho di fronte, dopo un bel sospirone. Cerco chiunque possa darmi altre indicazioni, esclamando nel mentre con voce chiara e ben attenta al tono: « Sono Senshokushin Hadaka, figlia di Senshokushin Chijoku e della sacerdotessa Shirabe Mogaki. Sono qui per onorare il mio legame con il sacro Jinosamu, ora che sono a tutti gli effetti una Kunoichi. » Didascalica... Non posso di certo dire che mi faccia piacere essere così rigida, ma la situazione lo richiede. Eccome.



 
Contacts  Top
view post Posted on 19/2/2016, 22:17     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


Passeggiando la giovane e prosperosa Tamako riordinava i preziosi cimeli nell’edificio adibito ad Archivio. Con le sei braccia riusciva a spolverare e rinvigorire agilmente decine e decine di oggetti dorati. Al tatto erano duri, fibrosi e davano l’impressione di essere davvero resistenti. L’atmosfera in quella stanza debolmente illuminata da alcune torce affisse alle pareti infondeva un certo rigore solenne, un rispetto per il valore e la storia di quei reperti, ma quel giorno non sarebbe andata così. La sacerdotessa stava spolverando con il pollice il fondo di un calice quando una risata alle sue spalle la fece sbuffare, si voltò, esasperata.
Il ragazzo aveva trovato un candelabro a doppio lume, a forma di ‘U’ e se l’era portato sopra la testa mimando il verso di un comunissimo animale. L’aveva tradito la risata della compagna, che vedendo girarsi la donna dai fianchi abbondanti si portò istintivamente tre mani davanti alla bocca, come a reprimere il risolino.
Tamako:”Nemmeno durante una punizione in un luogo sacro riuscite a mantenere la serietà.”
Disse sbuffando. Non era possibile insegnare il rigore a quei ragazzi, se l’era già detto diverse volte. Ma non poteva farci nulla, quello era il suo incarico e non avrebbe potuto scansarlo.
Anche se a dir la verità aveva deciso di dedicare tutta la sua vita a Jinosamu non per essere presa in giro da un paio di Genin scapestrati.
Tamako:”Va bene, ho capito, andiamo. Renderemo omaggio al Grande Ragno in un altro modo.”
Prese per mano entrambi i ragazzi e li trascinò fuori dalla stanza nella polverosa strada. Adorava quel Quartiere. Dominato dal giallo, dall’ocra, dall’oro, dal caldo e dallo spirito di famiglia. Tutti erano una famiglia, lì, umani e aracnidi. Se non fosse per la Seta tutte le costruzioni sarebbero state davvero scarne, ma l’oro, particolarità del Clan svettava in ogni dove, dalle case più piccole agli edifici più importanti, regalando forme e decorazioni a volte maestose, altre eleganti, altre ancora strabilianti ma mai fuori luogo. Mentre camminavano però, diretti al Tempio Tamako venne raggiunta dalla voce di una ragazzina, in cerca di attenzioni e conoscenza. Diceva di voler onorare il legame con il Grande Ragno, ma spettava a lei, purtroppo, decidere se ne fosse o meno degna. Quando nominò però la madre capì subito chi era, e avvicinandola disse:
Tamako: ”Hadaka-kun, finalmente Ama-san si è degnata di portarti tra noi! Erano diversi giorni che ti aspettavamo… Beh puoi unirti a noi.”
La sacerdotessa che si trovava di fronte era una donna di bassa statura, forse alta come Hadaka ma decisamente più abbondante. I fianchi larghi e le dolci curve accompagnavano la sua figura, che era dipinta sotto a un numeroso numero di boccoli color castano. La carnagione era tipicamente scura, com’era normale per gli appartenenti al clan e le sei braccia erano già spuntate, come per i due ragazzi che si portava con sé. La ragazza era decisamente più alta di Tamako, con lunghi capelli neri che arrivavano fino alle spalle, sciolti. La sua espressione era leggera, divertita, mentre quella del ragazzo al suo fianco era molto più furba ed acuta, come espresso dai piccoli occhi sempre in movimento.
La sacerdotesse fece strada seguita dai Genin, e lasciò che Hadaka, se l’avesse voluto, la seguisse, per ultima. Il tragitto durò qualche minuto, tempo sufficiente perché i ragazzi possano scambiarsi qualche parola, ma alla fine giunsero all’interno del tempio, in un’ampia sala completamente costruita in roccia calcarea dal colore delicato e candido. Il salone era caratterizzato da diverse colonne decorate alla base e alla cima da alcuni intarsi di Seta Dorata che davano loro un aspetto regale ed elegante. Si avvicinò ad un piccolo altare calcareo inciso e indicò delle tuniche di color panna, completamente candide e senza nessuna decorazione, dicendo:
Tamako:“Prendetene una a testa, vestitele e preparatevi. Ah sì, io sono Tamako.”
Disse sbrigativa, rivolta alla giovane appena arrivata.
I ragazzi, dopo essersi cambiati con la tunica si sarebbero posti alle spalle della sacerdotessa.
Ok, nel prossimo post sei un po' guidato ma spero di riuscire a darti la possibilità di essere più libero nei prossimi giri. Nel tragitto sentiti libero di parlare coi due genin se ti va. A te la tastiera ^^
 
Top
view post Posted on 20/2/2016, 11:38     +1   -1

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


Non è passato molto dal mio richiamo, facendo apparire dall'interno della sala, in cui ancora devo entrare per evitare gaffe, tre figure. La prima, la più importante, è alta quanto me, più o meno... Ma accidenti se è messa decisamente meglio di me. Devo ringraziare l'ansia e le vesti tipiche dei sacerdoti, altrimenti probabilmente mi lascerei andare. Gli abiti le cadono addosso larghi e svolazzanti, non presentando nessuna apertura vistosa, se non quella per le sei braccia. Meglio così, meglio così. Peccato, ma meglio così. La riconosco, alla lontana. Non ho mai capito se fosse una sacerdotessa o una kunoichi, ma fatto sta che ha le sei braccia, quindi in una delle due categorie deve entrare per forza di cose. Lei mi si avvicina, facendomi capire che, sì, è proprio la mia voce ad averla richiamata. Oh, per la santissima polpetta gialla, okay. Devo darmi un contegno. Cerco di lavare via la tensione, irrigidisco la schiena e distendo le braccia sul mio fianco. Accidenti, in certi momenti non sai proprio dove infilarle, le braccia, ti sembra che ogni posizione sia scomoda e inappropriata. Pensate quando ne avrò sei!.. Se ne avrò sei. No. No no. Non mettiamoci a fare certi pensieri prima del tempo, ora devo solo rimanere concentrata e fare quanto mi viene detto di fare. La donna mi riconosce, io le sorrido timidamente. « Ehm... Heh, sì. Sono stata un po' timida, in questi giorni. Non è colpa di Ama-san. Chiedo scusa. » abbozzo una spiegazione inutile. Mi rendo ben conto che probabilmente non le può fregar di meno, ma mi sento in dovere di difendere zia. Fosse stato per lei, io dovevo essere qui il giorno stesso della mia promozione. « Oh... Oh. Sì. Certo, con piacere. » le rispondo, quindi come si voltano e proseguono, mi unisco a loro.

Non li ho notati per l'ansia, ma in effetti con la donna ci sono altri due, un ragazzo e una ragazza. Lei è tipo altissima e chiacchiera con l'altro divertita, mentre lui ha un viso furbesco e affilato, con occhi piccini ma vispi. Sono dietro di loro, ultima della fila. Loro a differenza mia, hanno già subito il legame, e la cosa mi confonde non poco. Ero convinta che solo chi avesse il permesso di manipolare il Gene possa stare in queste stanze, oltre a chi deve affrontare il mutamento, ma quei due non mi sembrano affatto "addetti ai lavori". Vorrei rivolgere loro qualche parola, chiedere cosa ci facciamo lì, capire cosa stiamo per affrontare, ma ho troppa paura di essere sentita dalla capofila e venire quindi bacchettata. No no no. Rimaniamo in silenzio e proseguiamo. Ammetto che questa zona del tempio è decisamente affascinante. Le pareti calcaree sono decorate da rappresentazioni inusuali rispetto alle altre aree della struttura. I dipinti in oro, le statuette e in generale le icone si mostrano più dirette... Per quanto non sia corretto dirlo, più "volente". Sono rappresentazioni della forza del nostro Clan. Vedo stilizzazioni di uomini e donne con sei braccia, opere d'arte primitive e semplici, uniti a veri e propri dipinti meravigliosi e delicati di guerrieri che stringono nei loro pugni armi d'oro, archi, frecce. Sono affascinata... E ammetto che ciò mi sta aiutando non poco a distrarmi.

Raggiungiamo un grosso salone, riempito d'un altare e diverse colonne decorate finemente in seta, da cima a fondo. La nostra guida si avvicina al ripiano scavato direttamente nella roccia, quindi ci indica le tre vesti sacerdotali che vi ci sono appoggiate. Ci chiede di cambiarci. Oh, beh... Agli ordini. Mi conoscete, ormai, non si può di certo dire che sono una ragazza pudica. Vero? Slaccio la cintura di stoffa che mi regge il vestito, quindi lascio libero il mio ventre e petto. Non preoccupatevi, ce l'ho il reggiseno, per quanto non abbia così tanto da reggere. Mi sfilo la maglietta ora aperta e faticosamente cerco di togliermi i sandali senza usare le mani, per accelerare i tempi. Stupida me, dimentico che sono legati con delle cinghiette. Ormai prossima all'altare, vi poggio sopra la maglietta, quindi mi abbasso a slacciarmi le calzature e a toglierle. Non mi interessa essere fissata mezza nuda dai presenti, anzi, se vogliono fare apprezzamenti mi fa solo che piacere. Voglio solo cambiarmi in fretta, così che si possa iniziare. Mi siedo a terra, così da sfilarmi i sandali più facilmente, poi approfittando della posizione, mi sfilo anche i pantaloni. Aaah! Attenzione. Mi stavo quasi togliendo le mutandine! Va bene mettersi in mostra, ma a tutto c'è un limite. Mi risistemo l'intimo e mi isso su, quindi prendo i miei vestiti e li piego, sistemandoli al posto della veste che ho appena preso. Me la infilo rapidamente... Accidenti se è larga. Probabilmente è una dimensione standard. La seta di cui è composta però... Cacchio se è piacevole da sentire sulla pelle! Noi del Clan siamo proprio bravi in certe cose. Mi infilo nuovamente i sandali, quindi mi balza in testa un'idea. Sono sotto stress, no? E' giusto che faccia qualsiasi cosa per rilassarmi. Allungo la mano destra verso la mia schiena, quindi afferro il vestito e lentamente faccio per tirarlo su, fino a scoprirmi la pelle e con un gesto rapido della sinistra, mi slaccio il reggiseno. Lascio il tessuto raggomitolato, quindi infilo le braccia sotto il vestito così da liberarmi. Oooh, bene! Sfilo via l'intimo e lo appoggio sopra i miei vestiti. Sì, lo so. Il vestito è largo e di base i buchi per le braccia sono decisamente ampi. Se mi piego in avanti, probabilmente da lì si vedrebbero le mie susine. 'Sticavoli, non c'è così tanto da vedere.

Prima di infilarmi in posizione, però, mi prendo la premura di fare una domanda. « Tamako-sama? » richiamo la nostra guida, reggendo quindi in mano l'astuccio che conteneva il mio equipaggiamento ninja « Questo devo portarlo o lo lascio qui? » Quindi, in base alla risposta, lo appoggerò dove di dovere e mi sarei portata alle sue spalle, pronta al prossimo passo.


Edited by Zen Humor - 20/2/2016, 12:33
 
Contacts  Top
view post Posted on 22/2/2016, 17:14     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


Un leggero risolino scappò dalla ragazza con la lunga chioma oscura, e la sacerdotessa guardava Hadaka con aria interrogativa.
Tamako: ”Signorina, non era necessario spogliarsi per indossare la tunica, lo sa? Comunque sia si muova, non si rivesta, non ho voglia di perdere tempo… E voi due, screanzati, smettetela di ridere e preparatevi!”
I due ragazzi si ricomposero e si avvicinarono al piccolo altare laterale, e con un gesto rapido infilarono la candida tunica per la testa, facendone uscire le tre paia di braccia dalle speciali maniche.
D’altra parte però l’aspirante Aracnide sembrava volersi mettere decisamente a suo agio, senza prendere minimamente in considerazione il fatto di essere in un luogo sacro, di fronte a una sacerdotessa. Senza ragionarci su troppo si prese la libertà di slacciarsi al reggiseno, e si rivolse alla Sensei, che rispose, scuotendo la testa:
Tamako:”No, non è necessario l’equipaggiamento ninja.”
La carnagione scura della donna risaltava sull’immensità del bianco del saio, ma le donava un aspetto molto solare, gradevole allo sguardo. Si girò e diede le spalle ai giovani, e aspettò che si mettessero in posizione: il ragazzo e la ragazza, visibilmente usuali alla procedura, si andarono a piazzare alle spalle della donna, a circa 4-5 passi di distanza, rispettando l’ordine gerarchico del clan: prima venivano i sacerdoti e i membri più anziani, dopodiché gli accoliti e per ultimi gli apprendisti. Per questo motivo la giovane Genin si sarebbe dovuta posizionare alle spalle dei due ragazzi, in mezzo a qualche passo di distanza. I tre Aracnidi visti dalle spalle risplendevano in tutta la loro particolarità. Ma non erano soltanto le braccia a essere in bella mostra da quella posizione: le larghe e possenti spalle del ragazzo spiccavano sopra l’amplesso di arti, e davano l’impressione di essere ben portate ed allenate. Dall’altro lato però, la lunghezza dell’accolita tendeva il saio in maniera impropria, delineando la forma dei lunghissimi fianchi e del fondoschiena, che pur non essendo troppo prosperoso, era piccolo e ben delineato.
L’atmosfera però era decisamente grave e solenne, e l’attimo di immobilità venne interrotto dalla donna, che ruppe il silenzio intonando un lunga soave nota. E così inizio il canto, il Sacro Canto, cantato e tramandato per secoli e secoli nelle generazioni di Sacerdoti del Tempio, in onore del Grande Ragno, divinità e loro capo supremo. La melodia intonata raggiungeva note di un altezza difficilmente raggiungibile, e richiamava nei presenti la sensazione delle lunghe marcie degli aracnidi, delle lunghe e velocissime zampe in movimento. Tutto ciò prese luogo davanti alla statua calcarea del supremo Jinosamu, scolpita con enorme sapienza dagli artisti del clan, e decorata in maniera molto sobria. Le striature di Seta Dorata non abbondavano come negli sfarzosi palazzi del quartiere ma si limitavano a pochi piccoli e precisi dettagli, come ad esempio alcune striature del manto, alcuni dettagli delle zanne. Ma ciò che più di tutto metteva in soggezione i ragazzi erano i dettagli dorati negli occhi della statua, che li rendeva vivi, e sembravano osservarli.
Nel frattempo la Sacerdotessa mentre cantava aveva iniziato a danzare, muovendo ampi passi a ritmo, e disegnando un circolo che si ripeteva diverse volte, seguita a specchio dai ragazzi alle spalle. Pian piano anche le innumerevoli braccia del gruppo cominciarono a ruotare, in una danza stordente che ti scioglieva i sensi, inibendo l’imbarazzo. Il fisico abbondante della donna strusciava con la tunica mettendo in evidenza dopo ogni passo il sedere ridondante e “pieno”. I fianchi prosperosi donavano un aspetto pieno alla figura, che seppur non troppo in forma sembrava essere davvero agile. I due ragazzi, anch’essi storditi dalle note della canzone si muovevano ritmicamente mettendo in mostra la propria fisicità. Il ragazzo lasciava scorgere in certi istanti quello che era un fisico sicuramente ben scolpito, frutto di un duro allenamento, mentre la ragazza mostrava una certa femminilità anche pur essendo estremamente longilinea… L’atmosfera si stava spaccando: da una parte la solenne serietà della presenza di Jinosamu di fronte a loro, guida e giudice all’unisono, da un altro la fisicità dei corpi che nelle danza si muovevano, disinibiti dal naturale pudore a causa del Sacra Melodia. Come avrebbe reagito la giovane Hadaka?
Spero di non essere caduto troppo nel scontato, anyway procediamo ^^
 
Top
view post Posted on 22/2/2016, 18:38     +1   -1

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


Seguo il gruppo formatosi, sono l'ultima infondo, com'è giusto che sia. Tengo il viso chino, un po' mesta per quanto mi è stato riferito, un po' per l'ansia. Non riesco a capire, mamma mi ha sempre detto di evitare di tenere addosso i vestiti che non provengono dal filato della nostra gente, nei punti più sacri del tempio. Ho le labbra piegate, in un'espressione che si forza d'essere neutra, ma mostra chiaramente il mio stato d'animo. Non sono stupida, lo capisco che non dovrei essere così abbattuta, ma non posso farne a meno. Non ho combinato ancora niente e già sto sbagliando. Perfetto, davvero perfetto. Non apro più bocca, limitandomi a seguire gli ordini imposti dagli altrui gesti.

Continuiamo ad addentrarci, fino a quando non raggiungiamo una nuova stanza. A dominare la scena v'è una statua di Jinosamu... In roccia? Strano. L'icona più sacra è solo decorata dalla seta. La fisso per un po', sconcertata, mentre gli altri prendono posto nella sala. Non c'è. Non vedo il nettare. Non c'è una giara, una bottiglia, un bicchiere... Non capisco. L'echeggiare della voce della sacerdotessa che risuona contro le pareti di roccia bianca mi trascina via dai miei dubbi. Inizia ad intonare un canto melodioso e acuto, che conosco già da tempo. E' uno dei nostri inni sacri. Ci vuole poco prima che al suono di quella nenia le diciotto braccia dei tre si sollevino e inizino a danzare, insieme ai loro corpi... Sì. Conosco quella danza. La fa mia madre... Ma per l'appunto. Mia madre.

Continuo a restare lì, ferma. In silenzio. Sempre più confusa. Gli occhi sgranati su di loro, che sembrano troppo presi dalla cosa per accennare un minimo di spiegazione. Cosa... Cosa si aspettano che faccia? Mi unisca a loro? Ma... Ma io non sono qui per questo! « Ehm... » No! Non posso aver sbagliato fino a quel punto, ancora prima di cominciare! Cosa gli ha fatto capire che io stessi cercando quella strada? E' stato qualcosa che ho detto? Qualcosa che ho fatto? Stringo le labbra, ho il terrore di aprire bocca... Ma devo farlo. Non posso proseguire così. Non è ciò che voglio. « T-Tamako-sama... » cerco di richiamarla, fra i versi della canzone sempre più forti. « Tamako-sama!.. » faccio, un po' più forte, attendendo che lei riporti la sua attenzione su di me per dirle, il più garbatamente e chiaramente possibile « Io... Non voglio diventare una sacerdotessa. Sono qui per l'addestramento ninja. Mi dispiace per il malinteso... » faccio col cuore in gola, cercando con tutta me stessa di mantenere gli occhi contro i suoi, per darmi quel minimo di serietà che posso. Intanto, un altro dubbio si aggiunge nel mucchio... Se vogliono che mi unisca a loro, come accidenti possono pretenderlo? Io le sei braccia ancora non ce le ho! Non posso neanche sognare di imitarli! Accidenti... Accidenti! Non mi piace affatto come sta proseguendo la cosa.




 
Contacts  Top
view post Posted on 24/2/2016, 17:08     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


All’intervento della ragazza la melodia intonata si fermò, all’istante e i due ragazzi, si fermarono e si guardavano intorno in cerca di spiegazioni. Al contrario invece la Sacerdotessa rimase ferma, spalle ai giovani silenziosa. Dopo qualche secondo si voltò, con espressione alterata, e si rivolse ad Hadaka, ma il rumore delle sue parole era storpiato: era come se avesse qualcosa in bocca, e più parlava più la sensazione si faceva percepibile.
Tamako:”Credi davvero di poter bere il succo del grande Jinosamu senza prima rendergli omaggio? Hai interrotto un rituale importante come la Sacra Danza alla quale ti avevo persino chiesto di partecipare… E dovresti meritare la simbiosi con la specie perfetta? Tutto ciò è estremamente irrispettoso, ragazzina.”
Disse con tono sempre più alto e sempre più distorto.
Tamako:”Ma ora ci penso io. Hachigoro, Kaori, andatevene.”
La sua voce era ormai un gorgoglio quasi incomprensibile, ma i due ragazzi afferrarono e mesti se ne andarono, con sguardi sollevati. Per quella volta non sarebbe toccato a loro, subire le angherie della donna.
Non appena Tamako vide i lunghi capelli della ragazza scomparire dalla stanza fissò con sguardo penetrante la giovane che era rimasta di fronte a lei.
La sacerdotessa aveva la fama di perdere la pazienza molto velocemente, e tutti sapevano che spesso e volentieri esagerava con le punizioni che infliggeva ai suoi sottoposti.
Improvvisamente sembrò trattenere il fiato, e di colpo spalancò la bocca, facendone uscire un ampissima tela di Seta dorata intrecciata, e dalla regolarità della maglia si poteva notare che era stata eseguita con precisione maniacale: uscirne sarebbe stato pressoché impossibile.
E in un attimo la giovane fu a terra, intrappolata nella tela del ragno.
Una lieve sensazione di tepore e sonnolenza cominciò a invaderla, e riuscì soltanto a notare la figura della Sacerdotessa avvicinarsi, prima di arrendersi all’oblio.
Tamako la afferrò e se la caricò sulle spalle, con aria esasperata.
Uscì dalla stanza, e cominciò a scendere in profondità, percorrendo cunicoli e attraversando corridoi. Scendendo nelle viscere del deserto, l’umidità cominciò a farsi sentire, e le torce cominciarono a farsi più rade.
Ma ad un certo punto la Sacerdotessa si fermò: con il piede spostò un masso di modeste dimensioni e fissò l’oscurità che vi si celava dietro.
“Sì, qui andrà bene.”
Posò la ragazzina all’interno dell’anfratto e fece due passi indietro.
Gruppi di ragni di diverse dimensioni cominciarono ad affollarsi sopra alla nuova arrivata, fermi sopra la tela che la intrappolava.
Creò un robusto kunai con la Seta d’oro e con l’ausilio del Chakra che gli era rimasto appoggiandolo tra le mani serrate della Genin addormentata.
Tamako:”Eccovi una nuova arrivata, piccoli ospiti, a voi l’onere di decidere se merita o meno di essere chiamata ‘compagna’, io non ne posso più di questi ragazzini irrispettosi.”
E così dicendo riportò il masso dove era in origine, e se ne andò.
Quando Hadaka si sarebbe svegliata non avrebbe visto nulla. Ma ciò che avrebbe sentito, l'avrebbe sconvolta?
Ok, cambiamo scenario. Hadaka si trova in un pertugio ampio pochi metri e alto appena perchè ci possa stare dentro in piedi, completamente al buio. Ruola cosa succede nelle successive 2 ore, e se prova ad uscire. Vediamo se nella prossima fase riesco a lasciarti un po' più libero. A te la parola ^^


Edited by Masaaki - 24/2/2016, 19:07
 
Top
view post Posted on 25/2/2016, 00:08     +1   -1

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


Forse dovevo stare zitta. Forse. Perché in effetti l'esplosione che si dilaga di fronte ai miei occhi, mi trascina via dalla landa di incertezza e ansia. Per quanto non è che la strada ora fosse diretta verso la valle della serenità. C'è la foresta della rabbia nel mezzo. Odio le persone come lei. Aggrotto le sopracciglia, quindi alzo il capo. Mi torna alla mente un discorso di mamma, quasi istintivamente. "Ricordati, Hadaka, che nel tempio ci sono persone che credono che il nostro dono sia qualcosa per pochi e pensano che possederlo sia il più alto dei lussi. Ipocriti, che si allontanano dalla ragnatela di Jinosamu, perché fosse per lui, tutti dovremmo ricevere il suo abbraccio. Bada bene, siamo noi ad avere imposto i limiti sul dono: non lui". Non riuscivo a credere che esistessero davvero persone del genere, fino a questo momento. Indurisco lo sguardo, ponendomi sicura di fronte a lei. Sicura, ma rispettosa. Si tratta sempre di una superiore, se le davo contro in maniera troppo vistosa o animata... Com'è successo con un certo Sensei... Probabile che mi giochi davvero la Trasformazione e non è di certo mia intenzione rinunciarci.

Aggrotto le sopracciglia, pronta ad orchestrare il mio discorso di risposta a quello sbuffo rabbioso. « Tamako-sama, non voglio mancare di rispetto a neeeeeEH?! » non faccio in tempo a finire la frase che lo sguardo di quell'altra da semplice maschera di furia si tramuta in qualcosa di molto più morboso e sinistro, rimuginando rumorosamente con la bocca. Chino leggermente il capo, piegando la schiena e portando le mani in posizione di difesa, per istinto. Vuole... Attaccarmi? Ma è pazza?! « T-Tamako-sama? P-Posso comprendere di essere stata... M-Ma non mi pare il caso! » Ma a quanto pare, a lei il caso pare. Eccome. Senza che abbia i riflessi di scansarmi, vengo investita da denso getto di seta brillante, che mi inchioda pesantemente a terra, stringendo con forza il petto. Accidenti! E' pazza sul serio! Tengo la bocca serrata, spalancando gli occhi per cercare, in quella posizione scomoda e inadatta, i movimenti dell'altra. Non apro bocca, non esprimo lamenti, ma per il semplice fatto che ho i polmoni troppo compressi e ho il terrore che se faccio uscire un solo fiato, non riuscirò più a prendere aria! Però, per la santissima polpetta gialla, questo sibilo sottomesso che sento viene dalla mia gola. Accidenti, accidenti!

Le forze... Vengono meno... Mi manca il fiato?.. No, no... E'... E' sonn-...



...



... OH. OH! « OH!! »

Dove cazzarola mi trovo? Mi agito, immediatamente. Non mi piace il buio! Cioé, sì. Mi piace. Ma non quando non capisco dove accidenti mi trovo! Sbatto la schiena contro quella che credo sia roccia, comunque un muro. Mi rendo conto solo dopo quel contatto che stringo qualcosa fra le mani... La sensazione al tatto non è malaccio. Sembra seta irrigidita. Lo stringo, per sicurezza, ma non ho tutta questa capacità di movimento per capire la sua forma. Okay. Sono al buio, in una stanza buia e a giudicare dall'echeggiare del mio urlo e dalle vibrazioni che causano i miei movimenti... Sono in un posto stretto. E non sono sola. Sento un grosso peso sulla mia testa, sorretto da otto zampe solide e pelose, che cercano di mantenere l'equilibrio in base ai miei movimenti. Sento tanto solletico lungo le braccia nude, fra gli intervalli di seta che mi tiene avvinghiata. Sospiro.

Ragni. Beh, almeno sono in buona compagnia. Zampettano allegri sul mio corpo, probabilmente sono molti di più di quanto non creda, e sopra i miei capelli ce n'è uno di quelli grossi, i figli più simili a Jinosamu. E' il caso che smetta di muovermi a strattoni, o comunque di muovermi a prescindere, potrei fargli del male. Cerco molto cautamente di ottenere una posa che fosse anche lontanamente comoda, incastrando le ginocchia sulla porzione di muro di fronte a me e la schiena, così da rimanere parzialmente sospesa... E ora la domanda è, per quanto tempo devo restare lì dentro? « Beh... Come va ragazzi? »



« No. No no no. None! » uno dei piccoletti sta insistentemente cercando di infilarmisi in bocca. Muovo il capo, scuotendo leggermente la bestiola che si è accomodata bellamente sui miei capelli. Da quanto posso sentire sulle mie labbra, le sue zampette sono sottili e pelose. Non dev'essere una tarantola, come la maggior parte dei figli puri di Jinosamu, ma uno di quei bei ragnetti dalle gambe lunghe e di color crema. Accidenti, li adoro, ma non mi pare proprio il caso di farlo giocare. « Ohi! Ti ho detto di no! » continuo, seccata, serrando le labbra fin quando non rinuncia. Mi dispiace, ma non ho ancora sviluppato la seta che cerca. Molti dei ragni più giovani e pigri amano pescare batuffoli dorati dalle bocche degli accoliti per giocarci, ma io non ho proprio modo di soddisfarlo. Se poi va a finire che trova la mia bocca comoda e vi ci si annida dentro, è finita. Già sono due ore che sono qui, l'unica cosa che mi fa passare il tempo è chiacchierare con loro. Finalmente, il sottilino rinuncia al suo intento, spostandosi verso la guancia e accoccolandosi ad essa. Alzo gli occhi, ormai inizio a vedere le forme appena accennate della tarantolona. « Beh, principessa? Vuoi dire qualcosa a questi altri qua sotto? Mi stanno dentro il vestito. Non è una cosa carina. Fanno il solletico! » schiocca i denti per rispondermi. Chissà che diamine vuol dire, ma penso sia più interessata a dormire che fare altro. Affonda il viso nel mio ciuffo, quindi sento un leggero sospiro gracchiato. Ecco, s'è addormentata. Maledetta lei.

Sospiro. Devo fare pipì. Accidenti. « Beh... Ragazzi. Ci siamo divertiti per un po', ma io dovrei decisamente uscire. Mi potete togliere questa seta di dosso o chiamare qualcuno? Inizia a farmi male la schiena a stare così! » per non parlare del fatto che, beh. Devo fare pipì.

 
Contacts  Top
view post Posted on 1/3/2016, 20:54     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


I ragni cominciarono a scivolare lungo la tela sputata dall’irascibile sensei, ispirando non terrore ma serenità nell’animo della giovane Aracnide la cui unica preoccupazione era no i bisogni corporali. Lì, chiusa in un antro roccioso, al buio e sola era rimasta per due ore, in balia del tempo. Per quanto tempo sarebbe rimasta lì ancora? Tamako, l’abbondante sensei-kunoichi, sarebbe tornata a riprenderla? O il buio e la solitudine si sarebbero protratti ancora per giorni?
Goccioline di umidità scorrevano lente sulle pareti rocciose, illuminate soltanto dai leggeri bagliori provenienti dalle fiamme che allegre danzavano sulle torce. In lontananza un leggero eco di passi cominciò a risuonare nella galleria, ancora troppo debole per essere udito dalla giovane all’interno dell’anfratto calcareo. Lentamente, l’individuo avanzava a piccoli passi, con lo sguardo segnato dallo sforzo della concentrazione.
Arrivò a pochi passi dalla roccia che chiudeva il buco in cui la ragazzina era stata “gentilmente” riposta e sospirò. Lo sapeva, era capitato anche a lui, soltanto in un luogo diverso.
Appoggiò tutti e sei i palmi delle mani e spinse con forza il masso, spostandolo di qualche metro. All’interno la ragazzina era completamente ricoperta dai ragni i quali stavano già probabilmente da qualche minuto lavorando sulla tela che teneva intrappolata la neo-Genin. Erano riusciti a sciogliere la trappola quasi completamente quando, spaventati dalla leggera luce che entrava dall’uscio si ritirarono nella zona d’ombra. La figura che aveva spostato il masso valutò lo stato della tela: era stata compromessa a tal punto dagli aracnidi che non appena la ragazza avesse cercato di mettersi a sedere si sarebbe rotta, liberandola.
Allungò un braccio verso Hadaka, invitandola ad uscire. Il volto, appena illuminato dalla fievole e ballonzolante luce delle torce assunse le sembianze del ragazzo che aveva incontrato insieme alla sacerdotessa soltanto qualche ora prima, e che se ne era uscito con pochi scrupoli dalla stanza del tempio lasciando la povera ragazza in balia di Tamako. Come mai se n’era tornato indietro?
Inejiro: ”Ehi, siediti pure qui, so che probabilmente sei indolenzita e stanca, prenditi il tempo che ti serve per sgranchirti. Ti ho portato dell’acqua, nel caso avessi sete.”
Estrasse una borraccia dalla sacca ninja e gliela porse, sorridendole coi suoi occhietti piccoli e furbi.
Inejiro: ”Gran brutto scherzo, quello della Sensei. E’ un po’ fuori di testa, anche io a sua volta ci sono passato, è per questo che non appena sono uscito dal Tempio ho immaginato in che condizioni ti trovassi e sono venuto a cercarti. Ho faticato un po’ a rintracciare il tuo Chakra ma ce l’ho fatta. Pensa che quando è capitato a me ci hanno messo un giorno intero ad accorgersi della mia mancanza e a trovarmi. E’ stato terribile.”
Un fiume di parole. Quel ragazzo stava davvero parlando tantissimo e con il suo tono vivace e sicuro sembrava non preoccuparsene.
Inejiro: ”Ma veniamo a te. Mi sembrava che volessi sottoporti all’addestramento ninja, o sbaglio? Lo sai cosa comporta questo? La mutazione ti concede poteri di molto superiori a quelli di un qualsiasi uomo, ma è pur sempre un abominio. Guardami. Da quando sono diventato un Aracnide a tutti gli effetti non riesco più a guardarmi allo specchio. Le ragazze del villaggio mi adoravano, prima, e invece ora devo starmene rintanato qui per non… Oh cavolo. Sto di nuovo divagando. ”
Effettivamente il colore olivasto della pelle del ragazzo e i suoi lineamenti erano accattivanti, ma a lungo andare la parlantina scorrevole ed esasperante del ragazzo stancava, cosa di cui il giovane sembrava essere consapevole, a giudicare da come cercava di rimanere sul filo principale del discorso fallendo però miseramente.
Inejiro: ”Dicevamo… Sei sicura del passo che stai compiendo? Nel caso la risposta sia affermativa, potrei portarti da colui che a suo tempo ha addestrato anche me. E’ una persona un po’ diversa dalla Sacerdotessa. Che ne dici? ”
 
Top
view post Posted on 2/3/2016, 12:24     +1   -1

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


Oh, dolci cari Ragni, proprio non capisco perché la gente lì fuori parla così male di voi. Siete creature così affettuose e vivaci, così gentili e sicure. Ci aiutate a tenere via gli insetti che ci fanno del male, proteggete le nostre case e le decorate con la vostra arte. Come fanno a dire che siete schifosi? Come fanno a schiacciarvi? Senza che debba nemmeno forzarli troppo, si smuovono tutti, persino la principessina, gettandosi verso la seta e iniziando a masticarla animosamente e a sfilarla con le loro sapienti zampette. Non ci volle molto prima che potessi almeno riutilizzare le gambe, permettendo almeno di sgranchirle, mettendomi dritta dentro il pertugio... E ammetto che, sentire finalmente la pressione allentarsi intorno al bacino, mi aiuta a rilassarmi per quell'altra questione. « Grazie, dolcini. Cosa farei senza di voi? »

Le mani iniziano a muoversi. Finalmente, l'oggetto che sorreggo ha una certa forma. E' un kunai, e per poco non mi ci taglio per scoprirlo. Beh... Capita a fagiolo! Lo roteo in mano, stringendolo nella destra pronta ad aiutare i miei amici nel loro lavoro, ma devo arrestarmi di colpo. Lo sguardo balza verso l'alto. La pietra si smuove, facendo sobbalzare i ragni che d'istinto si portano alle mie spalle, e una leggera penombra sgorga dietro di lei, offuscata da una figura che tende la sua mano verso di me. Beh... Che motivo ho per non fidarmi? A giudicare dalla quantità di ragni, siamo ancora dentro al tempio, deve essere sicuramente qualcuno del clan! Infilo l'arma di seta fra le pieghe della ragnatela che mi avviluppa, quindi mi forzo a tirare fuori un braccio, afferrando poi saldamente l'offerta. Finalmente, sono fuori!

L'aria umida e ammuffita ha comunque un profumo migliore di quella pesante che mi sono lasciata alle spalle, dentro il buco. Fortuna che mi scappa la pipì e non delle puzzette, altrimenti sarebbe stata la fine. Il mio salvatore è... Il ragazzo di prima? Seguo immediatamente il suo invito, sedendomi a terra e tornando ad incrociare, con forza le gambe. Il freddo che c'è in quel sotterraneo non mi aiuta. Proprio no. Lo guardo, un po' stralunata. Come mai è qui? La sacerdotessa folle ha deciso che la mia punizione è finita? Oh. Acqua. Uhm. No. « Orgh... Grazie... Ma in questo momento non ho PROPRIO sete. » ci manca solo che mi metto a bere, ora. Saldo un po' di più le cosce, scuotendo i piedi per distrarmi e trattenendomi dal sobbalzare per il solletico che mi causano i ragnetti che scivolano sotto via da sotto la mia veste, per tornare dentro il buco. Mi godo la nuova aria, mentre con gli occhi chiusi distendo i nervi indolenziti e ascolto quanto mi dice il giovanotto. Non sembra proprio che sia stata Tamako a spedirlo qui... E sembra che non sia una rarità che spedisca qui le persone impacchettate. « Un intero giorno?! » esclamo esterrefatta. Follia, deve essere davvero pazza! Chi è così crudele da fare una cosa simile ad un suo stesso consanguineo? Beh, certo è che il ragazzo sia un chiacchierone, sembra una tempesta, ma da questo a chiuderlo in un buco! « Mi dispiace... » sospiro, mentre lui continua a parlare.

Il discorso verge in un'altra direzione, proseguendo sulla mia condizione. Cerca di accennare una risposta già dalla prima domanda, ma a quanto pare deve essere retorica, lui non si ferma e prosegue a parlare. Poi quasi subito, scivola fuori viscida e pesantissima una persona che non mi sarei MAI aspettata di sentir dire. Non da uno di noi, ecco. « Abominio?.. » sussurro, con gli occhi sbarrati e sconcertati. Ma... Accidenti. Che cavolo prende ai membri del Clan, oggi? No, non riesco a crederci! « S-Stai parlando delle sei braccia? » cerco conferme, confusa oltremisura. Non riesco a capire. Come può parlare così di una cosa che è nella nostra famiglia da praticamente sempre? Come io sono cresciuta con persone che hanno il Dono, così dovrebbe aver fatto lui! Siamo circondati da persone con sei braccia. E poi, come accidenti si fa a definirle una cosa brutta?! « Ma che stai dicendo?! » cerco di tirarlo via dal suo fiume di parole. « Non sei un abominio! Fa parte di noi! Non sono di certo sei braccia a renderti brutto, anzi. Sei braccia significa il triplo delle palpate. » esatto, checcacchio! E poi non capisco, il nostro Clan è a Suna da generazioni, anche lì dovrebbero essersi ben che abituati a noi. Forse le ragazze sono più spaventate dalla sua parlantina?.. In effetti, fa trattenere anche me. E poi, mi chiede l'ovvio.

« Sicura? » faccio, ironica. « Certo che sono sicura. La mia famiglia non è mai stata legata a Jinosamu, ad esclusione fatta di mio nonno. Voglio mostrargli il rispetto dei Senshokushin, voglio rendere fieri il nonno e Ama! Voglio essere una di voi! » perché tutte queste remore?! E' la nostra natura! Non ci andrò mai contro, per nessun motivo al mondo! « Andiamo! » Mi sollevo velocemente da terra, venendo colta da una fitta che mi fa piegare leggermente in avanti e mettere le mani sul ventre. « ... Ma prima, per la santissima polpetta gialla, dimmi dov'è il bagno più vicino!!! »
 
Contacts  Top
view post Posted on 10/3/2016, 17:50     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


La risposta della giovane non lo stupì affatto, anzi, l'espressione che fece alla reazione della ragazza sembrava simile a quella di qualcuno che sta cercando qualcosa e infien riesce a trovarla. All'insistente richiesta della ragazza il giovane Inejiro si alzò e cominciò a camminare, finalmente in silenzio. Mentre camminava teneva due delle sei braccia spalancate con il palmo delle mani che scorrevano sulle umide pareti di roccia: adorava sentire la sensazione delle ruvide pareti sotto le mani, e adorava rimanere a contatto con quelle gallerie così antiche. A guardarlo da fuori sembrava molto a suo agio con le braccia, e sembrava che fosse molto pratico di quelle gallerie. Arrivato a un incrocio con un'altra galleria più grande v'era però una porta in legno umido e malridotto. Il giovane aracnide si fermò e fece cenno che in quel luogo Hadaka avrebbe potuto svuotare la propria vescica.
Aspettò che terminasse i propri bisogni, e in seguito la condusse di nuovo verso vicoli e gallerie leggermente in salita, che portavano verso la superficie. Man mano che salivano l'aria si faceva sempre più respirabile e sana, e l'umidità si faceva sentire sempre meno. Ad un certo punto, quando le pareti cominciavano a ritornare sempre più regolari, e le torce più stabili si fermarono di fronte a una porta sta volta in condizioni decisamente migliori di quella precedente. Il giovane aracnide la spalancò, e vi entrò facendo cenno ad Hadaka di seguirlo. Non appena fosse entrata avrebbe visto una stanza ampia all'incirca una 15 di metri molto spaziosa e ordinata. Era arredata per tre quarti con un innumerevole numero di tatami, mentre in un angolo vi erano un tavolo con 4 sedie e un armadio. Chino su un cassetto dell'armadio vi era un uomo, con un'ispida barba castana come i capelli, dall'ineccepibile forma fisica. Le coppie di braccia erano molto ben visibili e assolutamente allenate; i fasci muscolari erano ben sviluppati, e l'impressione era quella di poter scatenare un enorme potenza.
Inejiro:"Padre, eccola. L'ho già testata, ha la determinazione necessaria. E' pronta, e aspetta solo di poter diventare una di noi a tutti gli effetti."
Jirochi:"Molto bene Inejiro. Resta qui, vedremo come reagirà e l'assisteremo."
Detto questo si volse verso Hadaka e la invitò a sedere al tavolo di legno che vi era nella stanza.
Jirochi:"Piacere, Hadaka, il mio nome è Jirochi, e sono il ninja addetto a somministrare il gene del Grande Ragno ai nuovi accoliti. So che sei pronta, quindi non mi perderò in successivi contrattempi. Voglio soltanto avvisarti: la ricezione del gene varia da soggetto a soggetto, per alcuni potrebbe essere molto facile e veloce, mentre per altri potrebbe durare molti giorni e potrebbe risultare molto doloroso."
Detto questo si rialzò in piedi e andò a trafficare nell'armadio. Prese un enorme giara decorata in terracotta dall'aspetto molto pesante, e ne travasò una piccola quantità all'interno di una tazza più piccola, sempre di terracotta. La posò di fronte alla neo-genin: il liquido che conteneva sembrava molto viscoso e dal colore ocra-dorato.
Jirochi:"Ecco il dono di Jinosamu, nostro fratello e onorevole capo, offerto perchè noi potessimo godere delle sue grazie. Quando ti senti pronta bevilo, se dovessi stare male noi ti staremo accanto. Se lo bevi in un unico sorso è più facile."
Disse sorridendole.
In tutto ciò Inejiro era rimasto all'angolo della stanza, con le spalle appoggiate sul muro e le braccia lungo i fianchi, in attesa di quello che sarebbe accaduto.
Eccoci, finalmente. Hai carta bianca sulle reazioni che il gene provocano sulla tua pigghia.
 
Top
view post Posted on 11/3/2016, 13:15     +1   -1

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


Mi lascio lo scrosciare del gabinetto alle mie spalle, uscendo mestamente dal bagno con un sorriso imbarazzato e un sospiro di puro sollievo. Non è di certo la cosa più carina del mondo farsi aspettare per fare pipì, specie da un bel ragazzo (per quanto stupido), ma ehi... La natura è natura. « Uff, ci voleva! Andiamo pure! » gli faccio prima di incamminarmi al suo seguito per le strade piccole e rocciose di quella parte del tempio. Molto probabilmente, siamo nella zona più in fondo, all'altezza dei magazzini o comunque nei reparti meno abitati, è chiaro sia dalla scarsa illuminazione che dal lavoro di scalpello sempre più arronzato e approssimativo. Inoltre questi corridoi sono troppo stretti per un flusso di gente, già il fatto che il ragazzo tenendo le braccia spalancate possa toccare ambo i muri che li delimitano, né è una prova più che sufficiente. Man mano che proseguiamo, lentamente il tempio rimostra il suo volto noto, illuminato a dovere e con pavimenti e pareti più lisce e delineate, lasciandoci alle spalle quell'odore di chiuso e umido... Ma, in queste zone, non ci sono mai stata e non ho la minima idea di dove stiamo andando.

Finalmente, la nostra destinazione. Una porta di legno semplice, che apre ad una stanza particolare. Inejiro mi anticipa, facendomi cenno di seguirlo e faccio, timidamente. L'antro in cui siamo ora è assai ampio, ricoperto da tatami, cosa inusuale, che ho visto solo in poche delle stanze del tempio, con una decorazione molto scarna ma comunque presente, facendomi intuire come comunque la funzione di quel posto è puramente pratica. Unico abitate del posto, un altro membro del Clan. Alto. Allenato. Barbuto. Beh. Sa-ah-ah-ah-ah-ah-alve a te, misterioso sconosciuto. Chino su uno degli scaffali presenti, si solleva poco dopo il mio ingresso, salutandomi con un sorriso e mostrando un volto coriaceo, ma molto simile a quello della mia guida. Che siano imparentati? Sì, a giudicare dalle prime parole, sono decisamente imparentati. E' il padre di Inejiro, più imparentati di così. Speriamo non sia stupido come il figlio, perché di sicuro compensa la mascolinità del ragazzo... Però non posso perdermi in queste cose. No, no no no no no. Non adesso. Scuoto la testa, tornando immediatamente seria, perché ora la faccenda si fa pesante, molto pesante.

L'uomo è colui che offre il gene. Il che significa che sono di fronte a qualcuno di molto importante. Resto quasi impietrita, rispondendo al suo avviso con un semplice gesto del capo, secco e marziale, per far capire di aver compreso quanto mi sta dicendo. Fatto ciò, lui prosegue nella sua ricerca, fino a quando non estrae dal legno una grossa giara di terracotta... Accidenti, dev'essere pesantissima. Lui la maneggia con eleganza, ma allo stesso tempo con estrema solennità. La muove come fosse sacra... E se è ciò che penso, è decisamente sacra. Ne raccoglie il contenuto in una ciotola più piccola, quindi poggiata a terra, me la posa di fronte, sul tavolo più vicino. I miei passi si fanno timidi, nel muovermi verso l'intruglio... E ad osservarlo, ora da vicino, non ho più alcun dubbio. Quell'odore, quel colore, quella sensazione. E' i seme sacro della Mutazione, il derivato più puro di Padre Jinosamu. Gli occhi sbarrati ci sono contro, insistenti e increduli. Cazzo. E' davvero arrivato il momento. Mi consiglia quello che Ama mi ha consiglia mille volte. Non devo avere fretta. Quanto sto per fare è importante, estremamente importante... E più pericoloso di quanto non voglia ammettere. So di storie di persone morte, durante la mutazione, soffocate dalla seta che iniziavano a sputare incontrollate. So di persone che hanno trafugato il nettare e sono diventati ibridi mostruosi, altro che sei braccia. E se non sono degna? E se la mia famiglia non è adatta? Eccolo. Eccolo cazzo. Mi sta iniziando a prenderei il panico.

« O-Ora... Ora bevo. Un secondo... » faccio, per giustificare l'attesa. Il momento è solenne, è vero, ma non posso fargli perdere la giornata intorno ai miei dubbi. Stringo ambo le mani intorno alla tazzina, leggermente ruvida. Non so perché, ma la ritengo adatta. Semplice, a sottolineare l'importanza di ciò che contiene. La sollevo, un po' tremolante, quindi accenno il gesto della bevuta, fermandomi quando il bordo della ciotola è prossimo alla bocca. La zaffata di odore, incomprensibile, disgustosa e affascinante allo stesso tempo, mi ha bloccato. Chiudo gli occhi. « Che Jinosamu mi aiuti nel mio cammino. Che io sia degna di abbracciare il suo sangue e che il mio corpo si possa modificare a usa immagine. Che io possa dare orgoglio a lui e alla nostra famiglia. Perché... Perché è questo che desidero. Che Jinosamu mi guidi. » e va giù. Di colpo. Il sapore è peculiare. Denso, acre, ma allo stesso tempo zuccherino. Capisco come alcuni riescano a nutrirsi solo di questo. Ho già assaggiato i nettari più filtrati, durante le cerimonie, ma non è nulla di paragonabile a quanto ho appena fatto. Sento chiaramente il liquido scendere giù per la gola, lento e appiccicoso, depositandosi in ogni centimetro dell'esofago, poi dello stomaco. Sospiro, pesantemente. Quella sensazione... No. Non è per niente piacevole. Cerco conferma, nello sguardo dei due lì vicino... « Ci... Metterà molto per fare effettAAAAAAAAAAAARGH! » Una fitta. Una coltellata. CAZZO. CAZZO! Brucio. Brucio! Mi chino in avanti, facendo cadere la ciotola. Lo stomaco è in fiamme. E' un dolore insopportabile. CAAAAZZO!

Perdo presto la concezione dello spazio. Il male inizia ad avvolgermi, ovunque, e mi attutisce la caduta per terra. Perché sì, sono caduta, lo sento chiaramente, per quanto non mi è chiaro né in che posizione. « C-C-CAFF- » la bocca. La bocca sta cambiando. Lo sento. E'... E' piena. Cerco di sputare, ma non ci riesco. E' incollata. E' incollata! MORIRO' SOFFOCATA! AAAARGH! CHE MORTE DEL CAZZO! Cerco di portare una mano verso il volto, per infilarmela in bocca, ma le contrazioni me lo impediscono... E poi, la spalla non fa quello che le ordino. Sento la presa che ho sullo stomaco allontanarsi sempre di più, smossa da qualcosa che si frappone, sotto la mia pelle, fra braccio e fianco. Lentamente vengo avverto stimoli... Stimoli sempre più... Freschi. Freschi. FA FREDDO QUI DENTRO. PERCHE' HO TUTTO QUESTO FREDDO? Continuo ad agitare le braccia, cercando di raggiungere il volto, di mettere le dita in bocca, di fare un foro per l'aria. Il dolore non mi fa nemmeno capire che sto respirando dal naso e non sto di certo morendo. Ma cazzo...





... Cazzo. Sto dicendo troppe parolacce, vero? Oooorgh... La mia testa. Dove accidenti mi trovo? « Dofe fono? » Urgh... Perché ho del cotone in bocca? No. No no. Aspetta. Aspetta. Che accidenti stavo facendo, prima di essermi? Aspetta. ASPETTA!



Mi sollevo di colpo. Ora... Ora ricordo tutto. E con gli occhi spalancati, cerco gli sguardi di quelli che mi hanno accompagnato nel mio cammino, mentre la mano destra si porta sul mio volto, tirando via qualsiasi cosa la blocchi. Oh... Oh! E' seta! Tiro fuori i filamenti, ancora umidi e appoltigliati fra di loro, infilandomi poi il dito in bocca per lavare via gli ultimi residui. Nel mentre, la mia mano destra, insieme alle sinistre, mi aiutano a sollevarmi. Diamine, mi gira la testa. Porto l'unica mano libera sul capo, a carezzarmi i capelli. Oh, per la santissima polpetta gialla, sono madida di sudore. « Urgh... E'... E' successo? » spalancai gli occhi. Cazzo. E' successo! Tiro in avanti le mie sei braccia, distendendole esterrefatta di fronte a me. Tutte e sei. Eccole. Bellissime, lunghissime, perfettissime. Oh, per il grande Jinosamu, è successo! Ed è proprio come ha detto Ama, sono lì ed è come se fossero SEMPRE state lì. Certo, avverto le nuove quattro molto più sensibili rispetto le altre due, ma sono lì. Si toccano fra di loro, per cercare conferma, ognuna contro la sua gemella. Si sfiorano da cima a fondo. Sono umide, che schifo. Dovrò farmi una doccia, appena possibile. « Oh, per Jinosamu. Sono mutata! Sono mutata! Ha fatto un male cane, ma sono mutata! Ahaha! » sono al settimo cielo. Sono felicissima. Sono a tutti gli effetti stata riconosciuta dal seme Sacro di Jinosamu! Devo avere un'espressione davvero stupida in volto, tutta gongolante, e quasi non sento i resti di fitte e dolori vari. L'unica cosa che mi da davvero fastidio sono le giunture delle spalle, che scricchiolano e scoccano di continuo, ma Ama mi ha spiegato che succede, devono trovare il loro equilibrio e posto. Cerco gli occhi del padre di Inejiro. « Io... Io non so come ringraziarvi! Quanto tempo sono stata... Ehm... Giù? »

 
Contacts  Top
view post Posted on 16/3/2016, 20:05     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


Con qualche esitazione Hadaka bevve il Sacro Nettare, e fece cadere la semplice tazza sul tavolo, in preda alle convulsioni. Cadde a terra, piegata in due dal dolore. Il mal di stomaco era il primo sintomo, ed era terribile, seguito dall’iniziale repulsione delle ghiandole per la seta. Esse rigettavano i primi filamenti di seta creati, con grandi contrazioni muscolari involontarie e svariate convulsioni. Per la prima mezz’ora rimase a terra, così in preda al dolore di stomaco. Solitamente gli altri ninja svenivano molto prima, e per loro l’oblio era una grazia. Il dolore non colpiva così duramente, da svenuti, mentre da coscienti era a dir poco terribile.
Hadaka invece era rimasta cosciente per circa mezz’ora, subendosi direttamente il dolore per molto più tempo dei suoi coetanei ninja.
In seguito cominciavano i tremori e i sussulti, accompagnati dall’adattamento delle ossa ai nuovi arti che stavano per uscire. Hadaka rimase in terra per circa altri tre quarti d’ora, quando pian piano sembrò risvegliarsi. La presa di coscienza avveniva nel momento della fuoriuscita delle braccia, il che provocò alla giovane una strana smorfia: Inejiro rise, divertito, com’era suo solito, ma il padre lo redarguì.
Jirochi:”Smettila subito. Conosci il dolore che si prova. O vuoi che ti rimandi da Tamako-sensei?”
Al nominare l’esuberante sacerdotessa il sorriso cadde dalla bocca del giovane.
Pian piano la ragazza si alzò, umida, sporca e sudata a causa della trasformazione perfettamente avvenuta: le braccia si erano tutte correttamente formate, e a terra giaceva un grumo di seta, segno che Hadaka era pronta ad imparare le tecniche base del suo clan.
Jirochi:”Benvenuta tra noi aracnidi, giovanotta! So come ti senti, e so quanto un buon bagno caldo ti può essere d’aiuto ora. Esci da questa stanza, successivamente, sulla destra troverai una porta: entraci. Troverai il modo di farti un bagno caldo e troverai dei vestiti puliti e più consoni alla tua nuova forma. Ma non metterci troppo, dobbiamo iniziare l’addestramento!”
Non appena Hadaka fosse tornata, avrebbe trovato i due Aracnidi uno di fronte all’altro, pronti ad iniziare l’addestramento.
Jirochi:”Bene, bene. La prima tecnica che vediamo oggi è une tecnica difensiva. Consiste nello sputare una quantità indefinita di seta sulla faccia dell’avversario mentre ci porta un attacco. Noi lo chiamiamo Sputo di Disprezzo, ed è molto utile per depotenziare l’offensiva del nemico o per spostarsi all’ultimo. Così!”
Inejiro creò dalla bocca un kunai dorato, e una volta afferratolo spiccò un rapido balzo portando un attacco diretto al volto del padre. Jirochi amalgamò rapidamente la seta, e all’ultimo istante la sparò a grande velocità sul braccio dell’attaccante, che colpito venne sbilanciato, facendo mancare l’attacco.
L’esecuzione era molto simile a quella che Tamako aveva sfoderato alla giovane per intrappolarla, soltanto che era molto più rapida, in quanto la seta non necessitava di essere intessuta e lavorata come nel caso della tela.
Jirochi:”Tutto chiaro? Prova qualche volta da sola, poi, quando sarai pronta, Inejiro ti attaccherà, e tu dovrai difenferti. Via!”

Scusa il ritardo.
 
Top
view post Posted on 17/3/2016, 17:12     +1   -1

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


Un bel bagno? Accidenti sì. Specialmente dopo questa sudata, ci vorrebbe proprio. Lego ogni mano con la sua gemella di fronte al ventre, quindi in modo rispettoso e garbato mi chino lentamente in avanti. « Grazie mille, farò subito. » esclamo, la mia voce è ancora radiosa e guizzante per la felicità. Mi risollevo e vado dove indicatomi. Finalmente mi posso togliere da dosso questo pesante vestito cerimoniale! Mi infilo in vasca. Le nuove braccia sono ancora sensibilissime, quindi ho non poca difficoltà a farle entrare sotto il pelo dell'acqua, ma poco a poco, riesco ad immergere tutto il corpo e il retro del capo, bagnandomi i capelli... Oooh... Sì...

Mi lavo rapidamente, godendomi il tutto il meno possibile. Una sciacquata, una rapida insaponata, quindi risciacquare di nuovo. Diamine, con sei braccia, puoi fare davvero tutto molto più rapidamente! Mentre due lavano i capelli, le altre quattro possono agitarsi su tutto il corpo e, per la santissima polpetta gialla, continuo a sorprendermi come ogni singolo movimento sia, beh, naturale. Pensavo che una volta ottenute, i primi tempi sarei stata impacciata, continuando a intrecciare le braccia fra di loro, ma nulla. Ognuna si muove conscia delle altre, davvero, come se le avessi da sempre. Meraviglioso. Sono felicissima. Così come sono felice che, una volta uscita dalla doccia e asciugata, noto che i vestiti ad aspettarmi sono proprio i miei, recuperati probabilmente dall'altare... Ma... « Perché il reggiseno è così stropicciato?.. » afferro l'intimo in questione. Non ricordo di averlo maltrattato così tanto, quando me lo sono tolto. Oh beh, fa niente. Mi infilo il tutto, rimettendo apposto la borsa ninja e tutto il resto, quindi prendo e spedita torno nella stanza di prima.

« Rieccomi, sensei! » trilla la mia voce, ormai dentro di nuovo al dojo improvvisato. Sensei, sì, perché ormai il padre di Inejiro si può dire a tutti gli effetti che è il mio maestro. Di fatto, poco dopo essermi presentata, subito passa all'atto pratico, facendo una piccola dimostrazione di una delle tecniche basilari del nostro clan: lo Sputo di Disprezzo. Conosco la tecnica, l'ho vista usata da Ama ogni tanto durante i suoi allenamenti, ma ora replicarla non sarà tanto semplice. Padre e figlio eseguono la dimostrazione in poche battute, quindi il Sensei mi invita a provare io stessa, invitando Inejiro ad attaccarmi quando mi sentirò pronta. « Okay... Faccio qualche tentativo. » bene. Impariamo ad usare il nuovo corpo. Le ghiandole che generano la seta in bocca le sento belle chiare sotto il palato. Difficile non farlo, considerando che prima non c'erano, la lingua continua a scrutare involontariamente i nuovi bozzi sotto di essa, contorcendosi per quanto possibile. Il principio non deve essere molto diverso da quello che riempie la bocca di saliva. Contraggo il collo, spingendo i muscoli contro il fondo della bocca... E di fatto, come se fossero strabordanti di seta, le ghiandole mi riempiono immediatamente la bocca, infilandosi in ogni angolo della stessa. Spalanco gli occhi, colta di sorpresa, mentre serro le labbra per non riversarmi il tutto addosso. E... Ora dove sputo? Mi guardo intorno, cercando un angolo in cui possa gettare la miscela, decidendo di farlo lontano dai tatami, così da non imbrattare il tutto. Apro le labbra, aspettandomi che il tutto scivoli fuori rapidamente, ma per quanto prema sulle guance, è inutile. Urgh. Si è già solidificato, dannazione! Questa roba prende forma immediatamente! Imbarazzata, sperando di non essere vista, inizio a scavare con le dita per liberare la bocca. Ci metto un po', ma fortunatamente viene via a pezzi, specie se la mastico. Oookay... Primo tentativo decisamente fallito.

« Riproviamo... » mormoro sottovoce. Questa volta vediamo che succede se faccio il tutto con la bocca aperta. Come prima, premo contro le ghiandole. Pessima idea. Peeeessima idea. Il getto che scivola fuori è incontrollato, riversandosi spruzzando a caso di fronte a me. Cavolo, giurerei che qualche schizzo è andato persino sul soffitto. Mi tappai la bocca, mettendo tre mani di fronte ad essa, mormorando ancora più imbarazzata di prima. Però... Forse ho capito. Le labbra devono comunque direzionare il getto, ma non devo tenerlo troppo in bocca, altrimenti si impasta. Mi voltai verso il ragazzo, riacquistando sicurezza. « Proviamo. » faccio secca e lui non mi fa aspettare troppo. Con il kunai dorato in mano, si porta verso di me, balzando dopo i primi passi nel suo attacco. Okay, ora non posso sbagliare. Allargo le braccia, abbassando leggermente il corpo pronta a scattare in caso di fallimento, quindi chiudo saldamente la bocca, sollecitando le ghiandole. Si riempie e, come sento di essere raggiunta al limite, premo con forza con le guance, socchiudendo leggermente le labbra. Il getto questa volta esce come dovrebbe, bello omogeneo e liquido, gettandosi contro Inejiro e attutendo il suo attacco, bloccato dalla seta che ora contro di lui va a solidificarsi. Successo, a-ah! Mi scanso, lasciandogli lo spazio per atterrare in sicurezza. Bene, una è fatta!


 
Contacts  Top
view post Posted on 24/3/2016, 12:53     +1   -1
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
475

Status:


Jirochi: ”Molto, molto bene, ragazza. Stai lavorando molto bene. Ora vediamo di procedere su questa strada. Ma ora ci dobbiamo addentrare su una pratica molto importante e molto complessa, fondamentale però per il nostro clan. Sto parlando delle Scintillanti armi dorate.”
Detto questo, il sensei si riempì la bocca di seta dorata e perigliosamente cominciò a lavorarla, fino a farne uscire un kunai di eccezionale fattura, sia tecnica, sia estetica.
Dopodiché estrasse un comunissimo kunai di ferro dalla sacca ninja legata alla cinta, e lo scagliò con forza contro la porta.
Stoc.
Con un tonfo sordo il kunai andò ad impiantarsi per metà della lunghezza della sua lama sul legno di cui era formato l’uscio.
Jirochi: “Vedi Hadaka, la straordinaria potenza dei nostri kunai non risiede nel loro utilizzo corpo a corpo. La loro caratteristica forma affievolita li rende perfetti come armi da lancio, e la loro struttura molecolare dona a loro una resistenza incredibile.”
Lanciò il kunai dorato a poca distanza dall’arma lanciata in precedenza, ed esso si infilò nel serramento per il doppio della profondità rispetto alla sua comparte metallica.
Jirochi:”Capito? Mi raccomando: devi porre particolare attenzione sulla struttura che vai a creare! La maglia di seta che dovrai comporre dovrà essere strettissima, se vorrai raggiungere la giusta resistenza. Non sottovalutare l’aspetto estetico: esso è un fondamentale indice per capire la fattura dell’oggetto che hai creato: se è troppo opaco significa che non è abbastanza resistente. Devi raggiungere la giusta brillantezza e luminosità.”
Inejiro cominciò ad armeggiare con la bocca e con la seta, e produsse questa volta uno shuriken. In seguito guardò con aria interrogativa il padre, che rispose alla sua occhiata annuendo. Il figlio allora armeggiò di nuovo, ma questa volta estrasse un oggetto appuntito dalla forma allungata.
Jirochi:”Ora voglio che provi a produrre un kunai e uno shuriken: ma non fermarti finché non otterrai un risultato decente. Inoltre, trovo che sei abbastanza sveglia per fare un passo oltre. Di solito non lo chiedo agli altri allievi, ma tu sembri capace… Questa è una freccia, voglio che tu la scagli contro la porta, ovviamente non con le mani. Non ti mostrerò come si fa, ma se proprio non ti viene in mente nulla sopra al tavolo potresti trovare qualche disegno, come dire… illuminante.”
Disse, ammiccandole, mentre Inejiro rise sguaiatamente. Evidentemente non credeva nelle capacità dell’allieva così tanto come ci credeva il padre.
Jirochi: ”Potrebbe volerci diverso tempo: non avere fretta.”


Se decidi di guardare i fogli sopra al tavolo, ci saranno diversi disegni con varie prospettive di un arco dorato.
 
Top
22 replies since 17/2/2016, 23:14   425 views
  Share