千の理由 - Sen no Riyū - Mille Ragioni, Quest firma dei Rospi per Luciferlgirl88

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view post Posted on 18/3/2016, 16:57     +1   -1
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Dire che Hikari fu contrariato dall’intervento di Yu sarebbe stato un eufemismo. Aveva già dimostrato la sua rabbia sfogandola in un ringhio a vuoto ed un pugno che andò ad impattare a terra dove si era formata una buca per la dispersione del suo attacco andato male, ma ciò che rese più evidente il suo malumore fu più che altro quel suo tirarsi indietro, mentre il Rosso stava controllando i graffi causati dal rospo peloso, e la sua brusca risposta. A dirla tutta, dopo averlo ascoltato per benino, il Genin lo avrebbe volentieri ributtato nel canale per rinfrescarsi ulteriormente le idee: ragazzino o non ragazzino. A prescindere dal fatto che intromettersi o non intromettersi era una scelta che andava al di là dei desideri del moccioso, ciò che più lo aveva irritato era stata l’arroganza di pensare di conoscerlo. Di Yu, Hikari sapeva a malapena nome e clan, che si sognasse anche solo minimamente di giudicarlo dopo quel poco tempo passato assieme, era qualcosa che il Rosso trovava inconcepibile, tremendamente banale e naturalmente scontato. Se c’era qualcuno che era come tutti gli altri forse era proprio il biondo che si fermava alle apparenze senza guardare al di là di esse.
Ma alla fine era quello che facevano tutti i bambini no? E se la cosa gli dava tanto fastidio era perché ci si era affezionato a quel piccoletto attira-guai. Era abituato agli sguardi di biasimo delle persone, ad essere giudicato per il suo aspetto…sgargiante, nel grigiore di Kiri, per la sua arma non convenzionale, per tutto ciò che poteva trasparire da lui alla prima occhiata. E, di solito, quegli sguardi gli scivolavano addosso come l’acqua: di cosa pensassero degli estranei non gli importava alcunchè. Ma Hikari, nonostante sapesse davvero poco del Rosso, aveva superato quella nomea, tanto che Yu gli si era affezionato. Vuoi per la somiglianza coi gemelli, vuoi per qualche altro motivo. Era comunque evidente, altrimenti quel suo comportamento e quelle sue parole non lo avrebbero irritato fino al punto da volerlo sbatacchiare per fagliele rimangiare.
Kami, se l’era proprio scordato di come fossero suscettibili i bambini! Esserini capaci di passare dalla rabbia alla tristezza in un battere di ciglia, ed in grado di inventarsi castelli in aria da qualsiasi parola udita. Magari se gli avesse spiegato chiaramente il perché di quelle ultime domande che gli aveva posto inerenti ai rospi, non avrebbe reagito così male, o forse avrebbe fatto lo stesso, dato che se l’era presa per il suo intervento nella sua faida privata con quell’anfibio peloso. Fare di tutta l’erba un fascio, per un ragazzino, era facile come bere un bicchiere d’acqua.


Anche per molti adulti in realtà…

In ogni caso agli occhi di Yu le uniche colpe imputabili al rospo che avevano salvato – sia che esso fosse una specie di Evocazione che no - erano quelle di avere un brutto carattere e di essere un ingrato patentato. Ma nemmeno a Kiri si giustiziava qualcuno per questo genere di mancanze, dubitava che a Konoha fosse diverso. Quindi proprio non riusciva a spiegarsi la furia dimostrata da Hikari poco prima.
Furia che andò scemando tanto rapidamente come era apparsa, trasformandosi in qualcosa di diverso, simile a sconforto, mentre il biondino si rimetteva in piedi a denti stretti e con il volto bagnato dalle lacrime. L’espressione irritata del Rosso, si allentò un poco vedendo la tensione del bambino sfociare in quell’ammissione di colpa che lui stesso gli aveva imboccato.
Era stato volutamente duro e intenzionalmente chiaro quando gli aveva fatto presente la cosa. Continuare a dare la colpa all’ermellino, o al malcapitato rospo di turno era un errore. E Hikari lo aveva sempre saputo probabilmente, ma esserne cosciente e ammetterlo sono due cose nettamente differenti. E’ anche per questo che ci sono gli amici: per dire quelle cose che non si vogliono sentire. Avere un compagno che annuisce quando si annuisce, e che nega quando si nega, non serve a nulla: la propria ombra compie quella mansione molto meglio!
Yu lo aveva capito parlando con Shi, al sushi bar, ma forse per un bimbo come Hikari era ancora difficile capire come quella fosse tutt’altro che un’accusa. Infatti, come se si fosse sentito respinto, iniziò ad indietreggiare lentamente con passo insicuro e vacillante, ondeggiando prima da una parte e poi dall’altra, proprio come una foglia mossa dal vento.
Con il capo basso e l’ovvia intenzione di allontanarsi il più possibile da quel posto, si mosse come un gambero, allarmando Yu che, intorpidito com’era, dubitava sarebbe riuscito a stargli dietro se si fosse messo a correre.


Gaki no Baka!

Ringhiò a denti stretti quelle parole, alzandosi a propria volta ed apprestandosi a richiamare indietro il bambino, prima che si allontanasse troppo sparendo nella nebbia. Tuttavia non fece in tempo ad aprire la bocca, alzando la voce, che la fuga del biondino subì una brusca frenata senza alcun bisogno d’intervento. Dietro di lui, tra le spire basse di bruma che si innalzavano tutto attorno a loro, fece capolino un cespuglio. Uno di quelli rinsecchiti, formati da rametti secchi e pungenti, ma abbastanza robusti da far inciampare qualcuno che non guarda minimamente dove mette i piedi. Qualcuno tipo Hikari.
Perso l’equilibrio nel groviglio di rami del basso arbusto però, il ragazzino non cadde direttamente, riuscì in qualche modo a mantenersi in piedi ma poi, parve sbattere contro qualcosa e cadde a terra come un sacco di patate. Difficile fosse tutta opera del cespuglio…anche ammettendo che quel suo arresto non fosse stato causato dallo sbattere contro qualcosa, ma dall’essersi magari impigliato con il piede in qualche ramoscello che gli aveva fatto lo sgambetto, non spiegava comunque quel suo cadere a terra senza più muoversi. Insomma, visto come aveva reagito con il rospo, Yu lo vedeva bene lì a litigare con il cespuglio che lo aveva “afferrato”.
No, doveva esserci un motivo. Con cautela, il Genin fece qualche passo per avvicinarsi in quella direzione, chiamando il bambino. Non ricevendo risposta, strinse gli occhi in due fessure, aguzzando la vista per riuscire a scorgere qualcosa di più tra le nebbia. Fu allora che nella scarna vegetazione, notò una sagoma scura dotata di un paio d’occhi viola per nulla rassicuranti vicino al ragazzino. Di riflesso, portò la mano destra ad sull’impugnatura di Kenmaki, pronto ad estrarlo se le cose si fossero messe male. La voce dell’intruso, fece capolino prima della creatura stessa, dando l’idea di conoscere Hikari, ma quando Yu si ritrovò di fronte un rospo alto quanto un uomo e grosso il doppio se non il triplo, la prima cosa che pensò mentre estraeva l’ombrello dalla sua sede per portarlo avanti a sé in posizione di guardia, non fu tanto questo, né tanto meno che la creatura che aveva di fronte stesse parlando come un essere umano, quanto piuttosto il fatto che fosse nei casini. Grossi casini.
Il rospo nero che aveva di fronte, era equipaggiato di tutto punto con un’armatura simile a quella dei samurai, e un grosso spadone del tutto paragonabile alla Kubikiri e che aveva l’aria di fare un gran male.


Chi sei? E che diavolo hai fatto a Hikari?!

La voce del Genin suonò meno minacciosa di quello che avrebbe dovuto essere. In realtà, probabilmente con una zampata e senza nemmeno il bisogno di dover estrarre la propria arma, quella creatura avrebbe potuto spedirlo a vedere i Kami. Suonava abbastanza ridicolo che lui alzasse Kenmaki contro un nemico simile, tuttavia ad una seconda occhiata, quell’enorme anfibio, nonostante il muso tutt’altro che benaugurante, non aveva l’aria di qualcuno che stesse cercando di attaccar briga. Anzi, addirittura cercò di tranquillizzare Yu che, tuttavia, per il momento non aveva intenzione di rimettere Kenmaki a nanna.
La voce profonda del rospo, risuonò ancora nelle brulle praterie di Kiri. Calmo e senza l’ombra di alcuna minaccia, l’anfibio si apprestò a rispondere alla domanda del Rosso. Disse di chiamarsi Gerami e di essere un’Evocazione proveniente dal Monte Myōboku, prima di introdurre altri due rospetti, chiedendo piuttosto cordialmente di poter parlare.
Al di là dell’affermazione di non avere alcuna intenzione ostile nei suoi confronti, Yu si convinse ad accettare la proposta dell’anfibio solamente quando sentì nominare dalla sua bocca, lo stesso luogo a cui aveva accennato Hikari poco prima. Segno che probabilmente era vero che si conoscessero.
Rinfrancato da questo, annuì in risposta al rospo, abbassando lentamente l’arma ed osservando le tre creature uscire dal loro nascondiglio. A Gerami si erano aggiunti altri due esemplari nettamente più piccini, uno giallo e l’altro arancione. Quale dei due fosse Gamakichi e quale Gamatatsu rimaneva un mistero, tuttavia avevano un’aria simpatica e degli occhietti vispi che ispirarono fiducia al Rosso. Quanto meno quei due avevano addosso solamente delle casacche blu, niente armi potenzialmente mortali.
Rinfoderò l’ombrello, ancora un po’ perplesso, iniziando a ragionare sulla situazione che gli si presentava di fronte: un grosso rospo armato di tutto punto e con in spalla Hikari e altri due che gli facevano ciao ciao con le zampe. In un’altra occasione forse avrebbe pensato di essere folle, e anche ora non era del tutto convinto di quello che stava osservando. D’altronde poteva sempre essere che stesse avendo un’allucinazione dovuta alla sostanza del rospo peloso con cui era entrato in contatto, no? Si diede un sonoro pizzicotto sulla guancia, tanto per verificare.
Fece un gran male, ma quando riaprì gli occhi, i rospi erano ancora tutti e tre lì. O era più grave di quanto pensasse o quei tre erano davvero delle Evocazioni.


Hikari ha accennato qualcosa poco fa, ma il tutto risulta ancora piuttosto incasinato per i miei gusti.
Diceva che i rospi di sua madre erano forti e simpatici e ha lasciato intendere che venissero da questo Monte Myōboku, però non è detto che siano gli stessi che ho davanti.


Neanche gli avesse letto nel pensiero, Gerami spiegò quanto serviva a Yu per finire quel puzzle. La mente del ragazzo, recepì il discorso appena, comprendendo sì che quei rospi erano stati mandati a recuperare Hikari e che questi si erano messi ad osservarli quando lo avevano visto in sua compagnia…ma la maggior parte della razionalità del Rosso era rimasta bloccata sul nome della madre del bambino.
Akane Uchiha.
Konoha no Yōkai.
In altre parole: l’Hokage.
Prima ancora di chiedersi il motivo per il quale il biondino non avesse detto nulla, Yu sbiancò ed iniziò seriamente a sudare freddo! Non per la situazione in corso, né tanto meno per aver bistrattato il figlio di un Kage, ma per quello che avevano sfiorato! Se fosse accaduto qualcosa ad Hikari, mentre era con lui, sarebbero andati incontro ad un incidente diplomatico, un casino colossale che avevano scansato per miracolo divino. E sì, alla fine la colpa sarebbe ricaduta su di Yu, perché era pur vero che Hikari aveva peccato di curiosità andando ad utilizzare il suo Hakanai, ma quello che aveva lasciato un’arma del genere incustodita e alla mercè di un bambino, era lui.


Momentomomentomomento! Intervenne poi, rimettendo assieme le osservazioni di Gerami e del rospetto giallo e pacioso che, nel mentre, aveva ben pensato di rimpinzarsi con una cavalletta di passaggio E mentre succedeva tutto QUELLO, voi ve ne stavate tranquilli ad osservare?!

Roba da pazzi, rischiavamo di incasinare i nostri due villaggi e questi pensavano a quanto fosse divertente vedermi saltare faccia un rospo peloso!

Fortuna volle che almeno uno dei tre, un po’ di sale in zucca sembrasse averlo. Nonostante nemmeno lui di fatto avesse fatto nulla, il rospetto arancione ammise che avrebbero dovuto intervenire subito, preoccupandosi poi delle condizioni di Yu che spiegò della sensazione di stanchezza ed intorpidimento generale che lo aveva colpito, dopo essere entrato in contatto con la secrezione rilasciata dal rospo peloso, senza risparmiarsi di tralasciare le impressioni personali sul come gli fosse sembrato che quell’ingrato gli avesse fatto i bisogni addosso.
Nonostante tutto pareva non essere grave, tanto che Gerami gli offrì una sottospecie di flaconcino contenente quello che doveva essere un antidoto che lo avrebbe rimesso in sesto in pochi minuti. Sempre ammettendo che, invece, non fosse veleno…
Con occhio critico Yu studiò il contenuto dell’ampolla, il liquido era totalmente incolore, e anche annusandolo non riuscì ad identificare alcun aroma sospetto. Forte di questo e sperando che quei rospi avessero il buon senso di non causare quanto si era già precedentemente sfiorato, stappò il contenitore in vetro ingurgitandone il contenuto che scese giù nella gola insapore come l’acqua. Quindi infilò il flaconcino vuoto nel borsello, tornando a rivolgersi al rospo nero.


Grazie, iniziava ad essere seccante quella sensaz…! Si bloccò notando un batuffolo di pelo marroncino fare capolino dall’interno della divisa di Gerami Ma quello è Yūjin!
L’abbiamo cercato per ore! Dove si era cacciato?
Chiese, rivolto a nessuno dei tre in particolare, per poi rendersi conto che dove fosse stato non era un dettaglio così rilevante Beh in realtà ha poca importanza, basta averlo trovato. Hikari sarà contento quando si risveglierà.

Fu a quel punto che il rospo arancione, quello che poco prima aveva fatto quell’osservazione su come avrebbero dovuto intervenire subito, spiegò il reale motivo che gli aveva portati a starsene ad osservare piuttosto che mettersi in mezzo sin da quando li avevano individuati.
Agli orecchi di Yu, quella domanda parve…bizzarra. Insomma, serviva davvero un motivo di fondo per aiutare qualcuno palesemente in grado di cacciarsi nei guai senza muovere troppi passi? A lui sembrava normale, certo non poteva garantire che molte altre persone a Kiri lo avrebbero fatto, però per quanto lo riguardava aveva agito, perché si sentiva di farlo.
Che fosse perché Hikari gli ricordava Naoki e Tsuyu o perché era entrato facilmente in empatia con lui perché cercavano entrambi qualcuno di importante, non lo sapeva di preciso nemmeno lui, in sostanza aveva agito perché voleva farlo. Però rispondere “perché sì” non pensava sarebbe bastato, quindi, mentre si accucciava sulle ginocchia per abbassarsi un po’ verso il rospo e non continuare a guardarlo dall’alto in basso, sorrise decidendo di dire tutto ciò che gli era passato per la testa quando aveva visto Hikari al molo. Anche se parlare con dei rospi, gli faceva ancora uno strano effetto.


Beh, perché no? iniziò come se fosse la cosa più ovvia del mondo Non penso che voi lasciate i girini andarsene in giro in acque a loro sconosciute, giusto?
Quando ho visto Hikari al molo, non sapevo che fosse un tale attira guai. Avevo immaginato che tendesse a cacciarvisi, ma lo fanno tutti i ragazzini questo. E lui mi ricordava un sacco degli amici che ho conosciuto all’orfanotrofio dove sono cresciuto, praticamente dei fratelli per me. Senza contare che anche lui, stava cercando un amico importante.
Il sorriso si fece un po’ più mesto, ma rimase comunque tale In queste situazioni avere qualcuno che ti dia una pacca sulla spalla e ti tenda la mano, fa piacere. E poi dai, non potevo farlo addentrare nell’entroterra da solo: aveva detto di essere di Konoha e occhio e croce pareva non avere più dieci o undici anni! Si sarebbe perso o peggio. Quindi andare con lui mi è semplicemente sembrata la cosa più naturale da fare. I polpacci iniziavano a fargli male a stare in quella posizione, così si lasciò cadere col sedere a terra, incrociando le gambe. Per quanto riguarda il rospo peloso…beh lui all’inizio non sapevo nemmeno fosse un rospo! Ridacchiò, più parlava, più la situazione che stava vivendo gli sembrava meno strana. E’ stata la curiosità a muovermi. Se, una volta tirato fuori da sotto le pietre in cui si era incastrato, non fosse stato privo di sensi, probabilmente lo avrei lasciato andare subito. Non sono il genere di persona che si porta gli animali a casa facendone uno zoo…Essendo uno Shinobi non potrei occuparmene a dovere. Però contrariamente alle mie intenzioni, il rospo era svenuto e poi è accaduto quell’incidente che gli ha causato delle ferite. Fece una smorfia La mia negligenza nel lasciare l’Hakanai a portata di Hikari e la sua innata curiosità, sono stati la causa del male di quello che ai miei occhi non era che un animale. Quindi ho deciso di prendermene cura finchè non si fosse ripreso, diede un’alzata di spalle continuando a spiegare sopportando anche il suo caratteraccio e giustificandolo col fatto che fosse confuso nel trovarsi in un luogo diverso da quello che ricordava e in compagnia di estranei. Si fermò qualche istante, crucciandosi su come continuare E’ stato solo dopo che Hikari ha supposto che potesse essere simile ai rospi di sua madre, che aveva definito come “forti e simpatici”, che ho iniziato a pensare che potesse essere una specie di Evocazione. Ma non ne ero sicuro per nulla, così quando Hikari ha cercato di fargli del male l’ho fermato. A prescindere che fosse una creatura sacra o meno mi è sembrato un comportamento esagerato il suo. Sono sicuro che prima o poi se ne sarebbe pentito se il suo colpo fosse andato a segno, quindi ho preferito bloccarlo, provando a chiedergli spiegazioni sia sul suo comportamento che sui suoi dubbi sulla natura del rospo. Sorrise provando a dissimulare il dispiacere per le ultime cose che il ragazzino gli aveva detto Probabilmente l’ho fatto nella maniera sbagliata e lui non l’ha presa bene.

 
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view post Posted on 22/3/2016, 00:52     +1   -1
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Q
uesto era uno dei casi in cui si poteva dire tranquillamente che alla sfortuna non c'è mai fine, almeno in apparenza. Sapere dell'identità della madre fu uno shock, di tante persone si era trovato a impicciarsi proprio con il figlio di una figura tanto importante. Yu sbiancò du colpo na consapevoli dello stress che poteva causare una simile scoperta i tre rospi non lo biasimarono, si era cacciato in una situazione sconveniente e a tratti pericolosa senza volerlo. Per altro, trovarsi a parlare con tre creature bizzarre come quelle non aiutò a metabolizzare il tutto ma per fortuna infine arrivò la conferma del legame tra quelle creature e il bambino, conferma che prendeva il nome di Yūjin: quella maledetta palla di pelo dopo la rapida capatina sbadigliò senza ritegno e poi pigramente tornò a nascondersi.

Gamatatsu: "Eh si, ve l'ha proprio fatta."

Gerami: "Dormiva beato su una pianta il topastro, per fortuna non ha fatto storie per venire con noi."

Per Yu fu quindi tempo di rispondere alla domanda e nell'aprire il discorso potè già iniziare a sentire i benefici dell'antidoto che solo poco prima aveva guardato con sospetto. Diffidare era lecito ma d'altra parte se i rospi avrebbero voluto fargli del male quella mattina avevano avuto già molte occasioni da sfruttare - e soprattutto -disponevano di mezzi decisamente più letali come lo spadone di Gerami. Sentendosi quindi sempre più a suo agio in compagnia dei rospi Yu iniziò a raccontare delle prime impressioni avute sul figlio dell'Hokage e nel farlo non mancò di esporsi raccontando parte della sua storia ed esprimendo ciò che aveva provato durante quella ricerca. Altruista lo era senza ombra di dubbio, nostalgico anche, ma scrutando oltre quegli occhi verdi i rospi fiutarono qualcos'altro: una dote a loro molto cara.

Gamakichi: "Scusaci ancora se abbiamo aspettato di vedere la tua reazione prima di intervenire, alla fine comunque non è servito, ci hai pensato tu, no?

Purtroppo Hikarikage spesso ha dei problemi a controllarsi e a gestire le situazioni, non tanto per la sua tenera età ma quanto per la sua quasi totale mancanza di empatia. Normalmente si sviluppa nei bambini di pari passo con la maturazione emotiva e la capacità di differenziare sé stessi dagli altri ma.. come dire.. lui ha iniziato ad "esplorare" il mondo solo da poco e ha difficoltà a relazionarsi con gli altri. Non vi ho ascoltati per tutto il tempo ma scommetto che ti ha riempito di domande tutto il tempo, é il suo modo di sondare il terreno.
"

Gamatatsu: "Come shei tragico fratello, vedrai che con l'adoleschenza si risolverà tutto, è un tipo sveglio."

Come per riprendere i due per le troppe informazioni che stavano rivelando, il rospo samurai si schiarì la voce con un paio di colpi per poi chiudere gli occhi e sollevare la spalla con cui teneva il bambino; trovato il giusto equilibrio poi s'incamminò verso il molo. Capita l'antifona i due anfibi più piccoli dedicarono un ultimo sguardo al loro lontano cugino invitando il ragazzo a seguirli e continuare il discorso strada facendo.

Gamakichi: "Ah Yūzora, così giusto per dire, noi rospi non possiamo annegare: in acqua respiriamo attraverso la pelle e quello che hai salvato probabilmente stava solo cercando di proteggere dalla corrente le uova deposte tra le rocce, non voleva proprio separarsene. Da li, la sua furia."

Rivelato il grande mistero poi il gruppo prese a marciare tranquillo nell'entroterra Kiriano, chi su due piedi, chi trasportato in spalla e chi saltellando. D'un tratto poi il vocione tenebroso del più grosso ruppe il silenzio e questo per porre al ragazzo una domanda piuttosto insolita.

Gerami: "Conosci la storia della rana e dello scorpione?"

Posando su di lui il suo sguardo magnetico, Yu ebbe come l'impressione di essere sotto esame.

Gerami: "La storia è questa. C'è uno scorpione che vuole attraversare un fiume ma non sa nuotare e chiede a una rana di traghettarlo. La rana preoccupata dalla fama di quell'animale velenoso non si fida e in tutta risposta lo scorpione cerca di rassicurarla dicendo che se l'avesse punta sarebbe annegato. La rana quindi si lascia convincere e generosamente accetta. A metà percorso poi come prevedibile lo scorpione la colpisce con il suo aculeo velenoso. La rana, disperata e morente chiede, "perchè?" e lo scorpione, prima di morire annegato risponde che è la sua natura."

Aspettando una riflessione in risposta a quel racconto, Gamakichi e Gamatatsu si scambiarono uno sguardo indecifrabile per poi tornare a spettegolare tra loro.
L'analisi di quella storia poteva essere fatta in diversi modi, aggiungendo quesiti o smontando la faccenda per l'assurdità dell'incontro tra due specie eppure di fondo restava una morale: non si può nascondere la propria natura.

Gerami: "Io credo che il significato più forte sia proprio la sua inspiegabilità. Un agire con danno per sé e per altri senza alcun comprensibile motivo. Una metafora della follia che si annida nella natura umana così come quella di ogni animale e non parlo di istinto. Cercare di essere chi non si è, non porta a nulla ed è forse per questo che è così importante conoscere se stessi.

Hikari sta imparando chi è a sue spese, tu invece.. tu sai chi sei e cosa vuoi?
"

Nella natura dei Rospi di certo doveva esserci la capacità di parlare all'infinito - in disparte i due più colorati stavano ancora discutendo animatamente su qualcosa inerente al cibo del posto, ragni forse - il loro essere logorroici tuttavia non era sinonimo di superficialità, incuriositi dalla sua persona stavano cercando di capire la sua natura e trovare un contatto.


Edited by ~Angy. - 22/3/2016, 01:23
 
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view post Posted on 22/3/2016, 22:39     +1   -1
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Eh no, Hikari non l’aveva presa bene proprio per niente, come lo stesso Yu non aveva incassato volentieri le sue accuse del resto. Dubitava, però, che quel suo comportamento fosse dovuto al bisogno del pisolino, come diceva Gerami, anche se c’era da tenere in considerazione il fatto che, solitamente, delle cose serie, nel gruppetto di Yu all’orfanotrofio, si era sempre occupata Izumi. Era lei che si assicurava che i più piccoli mangiassero abbastanza, che li metteva a letto il pomeriggio e che si preoccupava di mantenerli in buona salute. In realtà queste erano cose che faceva più o meno anche per Yu e Kai…pisolino a parte. Era la sorella maggiore della loro stramba famiglia e si era sobbarcata quel compito, mentre il Rosso e lo Yuki si occupavano di tenere d’occhio i piccoletti durante il gioco, di scacciare i mostri da sotto al letto e di tirarli su di morale nei momenti bui. Anche volendo, al Genin non sarebbe mai venuto in mente che Hikari potesse aver bisogno di dormire un po’, ma come già detto quel suo comportamento, agli occhi dello Shinobi, non era riconducibile alla stanchezza accumulata. C’era sicuramente dell’altro. In fondo non doveva essere facile essere il figlio di un Kage. Avere un nome tanto importante alle spalle, aveva sicuramente un peso enorme, a prescindere che fosse nel bene o nel male. Anche Shi aveva dimostrato una certa insofferenza nell’essere accomunato al padre, ma il suo contrario sembrava essere incentrato più che altro su quell’incontro post morte di cui gli aveva accennato al sushi bar. Per Hikari la faccenda doveva essere per forza diversa, sua madre era viva e vegeta d’altronde. Non era un fantasma, non era un ricordo, era lì e da quello che avevano detto i rospi si preoccupava fin troppo per quel ragazzino scapestrato.
Na, anche pensandoci non riusciva proprio a capire a fondo che cosa di preciso avesse scatenato la reazione del bambino. Fu ancora uno dei rospi, quello arancione che non sapeva se fosse Gamakichi o Gamatatsu, a dargli una specie di spiegazione, quasi leggendogli nella mente quelle perplessità. La voce gracchiante dell’anfibio gli confermò che Hikari avesse dei seri problemi nel gestire le proprie emozioni e, di conseguenza, anche le situazioni in cui si trovava. La causa pareva essere una certa mancanza d’empatia, dovuta al fatto che avesse iniziato da poco ad esplorare il mondo. Come questo fosse possibile era un mistero, insomma…aveva dieci anni, forse undici, anche ammettendo che la madre lo avesse tenuto sotto una campana di vetro per paura che diventasse un possibile obiettivo, atto a colpire lei stessa e/o il Villaggio della Foglia, era impensabile che Hikari non avesse sviluppato un minimo di comprensione dei sentimenti altrui. Insomma, non era solo, no? C’era sua madre, probabilmente anche qualcuno che badasse a lui se l’Hokage era occupata nel proprio lavoro, in un modo o nell’altro avrebbe dovuto iniziare ad entrare in empatia con gli altri. Quello che diceva il rospo sarebbe stato possibile solo se non avesse avuto nessuno.


Ricordo che con cani e gatti funziona così.
I cuccioli cresciuti senza la madre e senza fratelli, difficilmente vengono scelti da portare a casa, perché risultano poco affabili nei confronti degli umani. Questo perché non hanno imparato a socializzare e, di conseguenza, l’inserimento in una famiglia risulta più difficile.
Quello di cui parla questo rospo, sembra una cosa simile. Solo che non capisco come sia possibile: Hikari una madre ce l’ha.


Tuttavia era vero che lo aveva tempestato di domande, infatti a Yu scappò da ridere quando il rospo arancione fece quell’osservazione spiegando che era il modus operandi del bambino, per sondare il terreno. Quella che al Rosso sembrava semplice curiosità, era probabilmente anche qualcosa di più profondo e radicato, che si congiungeva al problema appena esposto, ma che il rospo giallo e pacioso tentò di minimizzare. Tra l’altro sembrava che quei due piccoletti fossero fratelli. Non che si somigliassero granchè in tutta franchezza, né come aspetto né come carattere, tuttavia il modo in cui interagivano poteva essere effettivamente ricondotto ad un qualche tipo di legame familiare.
Con tutta facilità, se Gerami non fosse intervenuto schiarendosi la voce per farli tacere, Yu avrebbe fatto presente che, con l’adolescenza, le cose non avrebbero potuto fare altro che peggiorare. Ma il rospo nero non diede loro il tempo di continuare quel discorso. Sistematosi meglio il bambino sulla spalla, ancora terribilmente zuppo, iniziò ad incamminarsi in direzione del molo, seguito a ruota da Gamakichi e Gamatatsu che fecero cenno a Yu di accodarsi, non prima di aver dato un’ultima occhiata al loro cugino peloso che stava poco più in là. Fu proprio mentre Yu li affiancava, rimettendosi in piedi, che si rese conto di come l’effetto della sostanza tossica del rospo, stava venendo annullata dall’antidoto che aveva ingurgitato, non proprio con molta sicurezza, solo qualche minuto prima. La stanchezza e l’intorpidimento generale, stavano scemando mano a mano e questo non gli fece che piacere, contrariamente a quanto gli disse il rospo arancione a proposito del loro cugino. No, non era tanto il fatto di non sapere che i rospi respiravano attraverso la pelle e che era improbabile che annegassero il suo problema, quanto il fatto che, probabilmente, il nido di quell’anfibio era stato spazzato via, dopo che lui…o lei a questo punto, aveva fatto di tutto per proteggerlo dalla corrente.


Non lo sapevo proprio. Ammise sincero Ora è chiaro perché si sia arrabbiato tanto, però… avrebbe dovuto prendersela con me e non con Hikari, no?

La risposta gli sovvenne un momento dopo aver fatto quella domanda. Probabilmente aveva attaccato quello che gli sembrava più abbordabile o quello che aveva abbassato la guardia per primo. Hikari soddisfaceva entrambi i requisiti da questo punto di vista, quindi il rospo peloso doveva aver deciso di mirare a lui. Ed era finita com’era finita.
Chiarita la faccenda, tra una cosa e l’altra, l’improbabile gruppetto di anfibi e umani si mise in marcia diretto verso il centro urbano di Kiri. I due rospetti più piccoli, rimasti leggermente più indietro, avevano iniziato a spettegolare tra loro come due comari, saltellando per proseguire lungo la via. Dal canto suo, Yu si accostò a Gerami che procedeva con il fiero fare dei samurai, fortunatamente senza balzare come un rospo: d’altronde considerate le sue dimensioni e il fatto che avesse Hikari sulla spalla e uno spadone a seguito, non sarebbe stata proprio una grandissima idea. Comunque, senza più l’incomodo di dover controllare ogni singolo pertugio alla ricerca dell’ermellino del bambino, che se ne stava tranquillo e beato all’interno della giubba del rospo nero, procedevano di buon passo. Ma non passò molto tempo prima che Gerami attaccasse nuovamente discorso ponendo una domanda che Yu ritenne quanto meno bizzarra. Se conosceva quella storia? Gli pareva di si, probabilmente qualcuno gliel’aveva raccontata all’orfanotrofio, all’Hikisaku o addirittura in Accademia, ma di lì a dire che se la ricordasse alla perfezione c’era di mezzo un bel tratto d’oceano. Quindi, nel dubbio, preferì negare scuotendo la testa con fare incuriosito: dove voleva andare a parare il samurai?
Lo sguardo viola munito di pupille ovoidali si posò sul Rosso, che si sentì inevitabilmente in soggezione, cosa che, a dirla tutta, non accadeva molto spesso…però in quel momento gli sembrava quasi d’essere tornato tra i banchi, proprio il giorno in cui non si era preparato a dovere e il Sensei aveva deciso di fare un’interrogazione a sorpresa. Non era uno scenario molto confortante, ma Yu si diede comunque la pazienza d’ascoltare con attenzione quanto Gerami aveva da dire. Il vocione profondo del rospo, narrò quella storia che sollevò la polvere dalla memoria del Genin, confermandogli che sì, effettivamente lui quella storia l’aveva già sentita. Probabilmente al tempo non l’aveva nemmeno capita granchè…tuttavia ora che la risentiva si rendeva conto di come quella fiaba fosse una metafora del comportamento umano.
D’altronde le possibilità che una rana ad uno scorpione si ritrovassero a contrattare un passaggio da una parte all’altra del fiume, era alquanto improbabile…e se la rana aveva dei sospetti sul passeggero, avrebbe tranquillamente potuto disarcionarlo dal proprio dorso. Aveva il vantaggio di essere in un elemento a lei più congeniale, lo scorpione, invece, con tutta probabilità avrebbe fatto una brutta fine. Allo stesso modo, la creatura dalla coda letale, se il suo scopo fosse stato disfarsi della rana, avrebbe potuto attendere di essere dall’altra parte del fiume, al sicuro. Ma quella era una metafora della natura umana.
Lo scorpione non era uno scorpione e la rana non era una rana. La promessa fatta dal primo, era un qualcosa che lui mai avrebbe potuto mantenere. Le bugie hanno le gambe corte, si dice, ma qui si parlava d’altro. Magari lo scorpione aveva davvero intenzione di mantenere la parola, tuttavia la sua natura non poteva essere repressa a lungo, finendo col portarlo a fare un’azione a dir poco inspiegabile ed autodistruttiva.


Ce ne sono tante di persone così. Cercano di essere ciò che non sono e finiscono solamente con causare danno agli altri, ma in primis a sé stessi.
Credo ce anche quello che mi è capitato in passato sia assimilabile a questo. La cosa era a livello inconscio, scaturita da eventi esterni, ma di fatto avevo abbandonato ciò che ero davvero. Kai però aveva intuito la mia vera natura e mi ha dato un spinta per riportarla a galla.


Come diceva Gerami, conoscere sé stessi era importante. Però non era così semplice come sembrava, infatti quando il rospo samurai gli pose la domanda fatidica, Yu si prese qualche attimo per ragionare sulla cosa. Non era tanto il “cosa voleva” a farlo rimuginare, quanto il sapere chi era. Perché ciò di cui Gerami parlava era una conoscenza profonda di sé, e il Rosso era quasi certo di non aver ancora esplorato tutti gli anfratti della propria anima e le varie sfumature del proprio carattere. Lo aveva capito di recente, quando si era trovato di fronte alla possibilità d’arrivare troppo tardi e non riuscire a salvare il fratello. Analizzando la cosa, si era trovato incerto sulla propria reazione, non sapeva come avrebbe potuto comportarsi dopo essere venuto a conoscenza della cosa. Razionalmente, sapeva che il suo lavoro di Shinobi imponeva una lucidità costante, ma di fronte alla possibile morte di Kai…Yu non era certo che sarebbe riuscito a rimanere fermo e presente a sé stesso. E come questa situazione, probabilmente ce n’erano mille altre di cui non sapeva come avrebbe agito, se non nel momento in cui si sarebbe trovato direttamente ad affrontarle. Quindi poteva dire di conoscersi fino ad un certo punto.
In quel momento fare il gradasso e dire che sapeva chi era, sarebbe stato semplicissimo, un nonnulla in confronto all’ammettere la verità. Ma per qualche ragione il Rosso era convinto che se avesse sparato una panzana, gli occhi violacei del rospo l’avrebbero smascherata in men che non si dica! E poi a lui raccontare frottole non piaceva. Lo faceva in missione quando era necessario, ma preferiva evitare nella vita di tutti i giorni, anche a costo di sembrare antipatico o di fare figure meschine.


Chi sono? Beh, se dicessi che lo so per certo, sarebbe una menzogna. Vista la natura quanto meno filosofica della domanda postagli, lo fece sorridere sentire il brusio di Gamakichi e Gamatatsu mentre parlavano di cibo, tuttavia cercò di mantenere un certo contegno, tentando di non soccombere sotto lo sguardo penetrante del rospo nero. Proprio qualche giorno fa, ho chiesto un favore ad una amico perché mi sono ritrovato a rendermi conto di non avere la più pallida idea di come avrei potuto reagire di fronte ad una determinata situazione. Questo potrebbe significare che non mi conosco ancora abbastanza, si fece un attimo pensoso, come se il rovescio della medaglia gli fosse venuto in mente proprio in quel momento, il che di fatto era così …o che magari mi conosco quanto basta da intuire che potrei non reagire per nulla bene. Perplesso ragionò sulle sue stesse parole, senza riuscire a trovare via d’uscita: per quanto ne capiva, potevano essere entrambe veritiere quelle realtà. Considerato che non so quale di queste due visioni sia vera, però, direi che non ho ancora ben inquadrato chi sono. Ma quanto meno so chi non voglio essere. Il vecchio Yu non doveva tornare alla ribalta. Mai e poi mai si sarebbe nascosto di nuovo sotto quel letto. Tempo fa ero diverso, sai? Stufo di soffrire e di far soffrire mi ero estraniato dal mondo. Ero qui…ma non c’ero. Mi dicevano spesso che, nonostante io apparissi lì in quell’istante preciso mentre ridevo, parlavo, o facevo qualsiasi altra cosa, la mia presenza in realtà era come l’acqua: difficile da definire come forma, sgusciante. Fece una pausa prima di continuare, non era mai facile quel discorso. Sin da quando ero un bambino, le persone che avrebbero dovuto sostenermi sempre ed amarmi in modo incondizionato, mi avevano detto così tante volte che non valevo nulla, che era meglio se non fossi mai nato, che avevo iniziato a crederci anch’io. Pensavo di valere meno di chiunque e che i miei desideri non avessero la stessa importanza di quelli degli altri. Così mi ero ritirato in me stesso, semplice spettatore della vita che scorreva di fronte a me, finchè un amico non è riuscito a farmi capire la verità. Ridacchiò Ha faticato un bel po’, ma evidentemente lui aveva intuito che io non fossi davvero come apparivo. Così mi ha tirato fuori. E adesso…adesso quel mio amico, che per me è praticamente un fratello, è nei guai. Si fece serio, ricordando la pessima situazione in cui versava Kai e il tempo che, goccia dopo goccia, scivolava via. Il mio obiettivo ultimo, dal punto di vista personale, è sempre stato quello di riuscire a dimostrare che anche un ninja senza abilità innate può diventare qualcuno. Ma questa è solo una brama…ora come ora ciò che voglio davvero è salvare Kai. C’era determinazione in quelle parole, nonostante non ci fossero garanzie di riuscita, in quella frase c’era la sicurezza di chi avrebbe fatto qualsiasi cosa per riuscire. Ho sempre voluto rimettere insieme i pezzi di quella famiglia che ho conosciuto all’orfanotrofio, fosse anche solo per ringraziarli d’avermi aiutato a diventare ciò che sono. Ma adesso la cosa ha un peso differente. Recuperare Kai significa salvarlo o meno e io non ho la benchè minima intenzione di perderlo. Non lui. Alla fine lui era così: un concentrato di Fortezza e Superbia, Perseveranza e Desiderio, intrecciate tra loro in maniera indissolubile, tanto da non riuscire a distinguere dove finisse l’una ed iniziasse l’altra. Sì, questo era Kyōmei Yūzora.

 
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view post Posted on 1/4/2016, 10:04     +1   -1
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P
er quanto Yu non avesse molta esperienza di vita nel suo piccolo aveva avuto modo di avvicinarsi a quei temi e capì fin da subito che quelle due domande non erano semplici come apparivano. Capito il nocciolo della questione toccato da Gerami infatti decise di prendersi tutto il tempo necessario per rimuginarci e per non risultare superficiale. D'altra parte il rospo samurai non aveva nessuna intenzione di mettergli fretta e anzi, quando all'orizzonte la radura iniziò ad aprirsi, il suo passo sembrò perfino rallentare.

Gamatatsu: "Hey ma che-! "

Gamakichi: "Occhio a dove vai 'Tatsu e anche voi signori, animo! Vi ricordo che c'è una nave da prendere, non sarai mica stanco di portarlo in spalla, ti facevo più resistente sai?

Mangiate la nostra polvere!
"

Lo scambio di battute avvenne quando il rospetto giallo finì per sbattere contro la schiena del compagno armato: troppo occupato a discutere con il fratello non si era accorto del calo nell'andamento. In tutta risposta sardonico Gamakichi superò i due intenti nei loro discorsi seri e seguito a ruota dal fratello dopo svariati balzi rapidi scomparve dalla loro vista.

Rimasti soli Yu e Gerami a quel punto poterono concentrarsi sul discorso e presto il kiriano non potendo rispondere con un semplice si o con un no, iniziò a raccontarsi. Nonostante la giovane età il rosso sembrava aver attraversato già dei conflitti interiori e attento come non mai su quegli aspetti Gerami ascoltò con molta attenzione e curiosità; a quanto pareva il suo interlocutore aveva avuto una vita difficile fin dall'infanzia e aveva attraversato di recente dei problemi non da poco.
Gran parte del discorso ruotò attorno a un certo Kai, un compagno dell'orfanotrofio in cui era cresciuto e che considerava come un fratello di sangue: era chiaro come il sole che a legarli era un sentimento molto forte. C'era nostalgia in lui, un pizzico di rammarico ma anche e soprattutto tanta determinazione per poterlo riabbracciare un giorno. Su tutto gli diede l'impressione di essere un ragazzo onesto - innanzitutto con se stesso - e quando ebbe finito il rospo nero non potè che esserne compiaciuto; l'angolo della sua bocca curvò verso l'alto e le striature gialle seguendo il movimento della guancia accentuarono quell'espressione.

Gerami: "Non mi aspettavo una simile storia, ne hai già passate tante, mi spiace per questo tuo.. fratello. Spero che un giorno riuscirai a riabbracciarlo. "

Iniziando con i primi commenti gli dedicò una nuova occhiata prima di sistemare di nuovo Hikari sulla spalla: dormiva profondamente e lo sentirono sussurrare qualcosa, forse il nome di Yūjin.

"E così sei come l'acqua eh? Fossi in te lo prenderei come un complimento, è un bell'elemento, l'acqua. Più ti osservo e più comprendo questo paragone, ti calza a pennello in effetti."

Era un ammonimento, una semplice osservazione o cosa? Gerami sapeva essere molto misterioso nel suo modo di porsi e anche quel giorno non fece eccezione. Come se ciò non bastasse ormai erano quasi arrivati a destinazione, il molo si intravedeva già e in lontananza si distinguevano anche i due puntini che erano Gamakichi e Gamatatsu in compagnia di una figura più alta vestita di bianco. Se il rospo samurai avrebbe continuato a girare attorno all'argomento Yu rischiava seriamente di doverli salutare tutti e restare a bocca asciutta senza una risposta.

"L'acqua è il nostro elemento come lo è il tuo e a proposito, ti faccio i miei complimenti per come riesci a manipolarlo. Dicevo, l'acqua è un bel simbolo, è un flusso continuo e inarrestabile. Una diga? Pff, anche quella nel tempo e senza manutenzioni crollerebbe sotto la forza inarrestabile dell'acqua, che sia costruita da un castoro o dall'uomo. L'acqua poi è vita, senza di essa nessun essere vivente sarebbe in grado di sopravvivere, essere assaociati all'acqua non può che essere un complimento, significa che sei "necessario".

E' sfuggente, hai ragione, difficile da prevedere nei suoi spostamenti ma l'acqua è anche trasparente..
"

Dove voleva arrivare Gerami con tutte quelle analogie e perchè tutto d'un tratto Yu si ritrovò a pendere dalle sue labbra? Certo quell'anfibio parlante aveva carisma e stava dando sfoggio della sua saggezza, ma perchè tutto d'un tratto si aspettava di ricevere da lui una sorta di rivelazione sulla conoscenza di sè? Un'illuminazione.

Superato l'ultimo tratto erboso poi il rospo si fermò e fatto un cenno con la zampa palmata verso il molo si voltò verso il giovane.

"Sei come un libro aperto, percepisco la tua onestà così come il tuo coraggio, pecchi un po' di superbia ma in buone dosi non fa male, specie se unito a buoni propositi. Tuttavia non dovresti aver paura per cosa potrebbe accadere in determinate situazioni perchè è normale che quando i tormenti ci affliggono e i conflitti ci condizionano prendere decisioni - e agire di conseguenza - diventa difficile. In situazioni simili le circostante possono portare a fare le scelte sbagliate ma ricorda:"
    "Passata la tempesta anche le acque più torbide tornano limpide."

Terminando Gerami cercò di far capire allo shinobi che l'importante era agire sempre secondo coscienza, fintanto che le sue azioni sarebbero state in buona fede, non aveva di che preoccuparsi. Un insegnamento che avrebbe dovuto estrapolare da quelle sue frasi contorte ed enigmatiche ma che infondo suonarono come un apprezzamento.

"Tornando alla storia della rana e dello scorpione, per quanto male ti faccia qualcuno, per quanto desideri ottenere qualcosa o aiutare qualcuno ricevendo in cambio solo graffi, offese e insulti, non cambiare la tua natura perchè se la natura dello scorpione è quella di continuare a pungere, la tua è quella di continuare ad aiutare. Al limite se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni perché il più delle volte chi è dall'altra è quasi sempre ingrato del beneficio che gli stai facendo ma appunto non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l'amore che vive in te."
    "C'è chi persegue la felicità, e chi lo crea.
    Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione.
    "

Con quelle ultime parole Gerami lo lasciò ai suoi pensieri e voltandosi s'incamminò verso i suoi compagni colorati e la donna in loro compagnia. Venendosi incontro la consegna del bambino avvenne prima del previsto e quando una voce femminile esordì, Yu fu costretto a tornare con i piedi per terra, ricordando come tutto era iniziato e in che guaio si era cacciato: a pochi passi da lui, avvolta nella sua veste cerimoniale fiammeggiante, l'Hokage. La vide liberarsi del copricapo rosso con il Kanji del Fuoco e messo sotto il braccio si allungò in sua direzione, sul volto manteneva un'espressione pacata ma gli occhi - kami quegli occhi - facevano pendant con l'abbigliamento e neanche a dirlo, avevano un che di inquietante.

"Eccovi finalmente, iniziavamo a perdere le speranze."

"Akane, lui è Yūzora. Yūzora lei è Akane, la madre dell'impiastro."

Una presentazione a dir poco solenne, al punto tale che il rospetto guadagnò un'occhiataccia dalla kunoichi più forte della Foglia e con quella nebbia di contorno, Gamakichi non potè che sudare freddo; in effetti sarebbe stato più corretto e formale presentarla come aveva fatto poco prima Gerami, come l'Hokage o Eremita dei Rospi.. ma poco male, ormai la frittata era fatta.

"Yūzora-san.. grazie per esserti preso cura di mio figlio. Mi dicevano che ti ha causato non pochi problemi, se posso sdebitarmi in qualche modo non hai che da chiedere."

Qualunque altra madre al posto suo probabilmente si sarebbe vergognata per non essere riuscita a badare al figlio e per aver causato problemi ad un estraneo ma lei no, nulla di tutto questo, si vedeva lontano un miglio che non era come tutte le altre. Non sembrava nemmeno arrabbiata con Hikari e anzi fu certo di averla vista accarezzarlo sulla testa appena prima quando si era incontrata con Gerami. Quest'ultimo intanto aveva preso posto alle spalle di Akane e dopo le sue parole a Yu finì per sussurrarle qualcosa all'orecchio, appena poche parole che però generarono una reazione ben evidente perfino su un viso austero il suo. Sorpresa di colpo iniziò a guardare il genin con occhi diversi, proprio come aveva fatto poco prima l'evocazione striata: sembrò studiarlo ma ad un livello ancora più alto se possibile, il suo sguardo sembrò perforare ogni difesa e Yu si sentì nudo.

"Ora che mi ci fai pensare.. non so quanto tu sia informato sull'argomento, le evocazioni possono essere una preziosa risorsa per uno shinobi ma ad unirli a noi è un legame che va aldilà della collaborazione o del semplice affetto: c'è un legame di sangue.

Hai avuto modo di confrontarti con i miei compagni anfibi e avrai senza dubbio compreso l'essenza degli insegnamenti che tramandano. D'altra parte Gerami ha visto qualcosa in te così come la vedo io. Lo so, ci siamo appena incontrati e le mie parole possono sembrarti esagerate ma dal racconto che mi hanno fatto 'Tatsu e 'Kichi e da ciò che dice lui non ho motivo di dubitare.
"
    (A prescindere di cosa sceglierà sono convinta che Hikari conserverà un bel ricordo di lui e di questa giornata.. quei magnifici capelli rossi poi gli fanno guadagnare punti lo ammetto)

Uno sbuffo bianco tra loro lasciò poi il posto a un oggetto dai bordi smussati, cilindrico. Appena la piccola nube scomparve gli fu chiaro che quello posto in verticale era un grosso rotolo di pergamena sulla quale la bella Hokage andò a poggiarsi.

OFaGW1F
    "Ti andrebbe di unirti alla famiglia?"
 
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view post Posted on 3/4/2016, 17:29     +1   -1
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Alla fine ruotava tutto, o quasi, attorno a Kai. Perché sì, inutile nasconderlo, se Yu era ciò che era, lo doveva soprattutto allo Yuki. Era lui che, con quei suoi occhi di ghiaccio, era riuscito a scorgere il vero io nascosto del Rosso. Era lui che, tra una punzecchiatura e l’altra, si era prodigato per tirarlo fuori da sotto quel letto. Era lui che aveva insegnato al fratello che cosa significasse davvero proteggere qualcuno. Ed era sempre lui che, alla fine, era riuscito nei propri intenti e lo aveva riportato a galla.
In un certo qual modo, Yu si sentiva in debito verso Kai e voleva assolutamente saldare il conto. Non tanto per non avere più rimpianti - non lo sentiva come un dovere o un obbligo - quanto perché, semplicemente, era giusto così. Aveva fatto una promessa al fratello e aveva tutta l’intenzione di mantenerla. Ma per prima cosa, ora, l’importante era riuscire a ritrovarlo. Al resto avrebbe pensato poi.
Parlando con Gerami, non si risparmiò. Lasciò che la lingua si muovesse seguendo il rapido ritmo dei suoi pensieri e dei suoi ricordi, dolorosi o felici che fossero. Per qualche ragione, sentiva di potersi confidare con il grosso rospo. Non avrebbe saputo dire il motivo preciso, forse era quella sua aria solenne da samurai, forse lo sguardo penetrante e contemporaneamente impenetrabile, forse…davvero non ne aveva idea. D’altronde non aveva motivo di non fidarsi di quegli anfibi colorati e chiacchieroni! Avevano avuto tutte le occasioni del mondo per adoperarsi contro di lui, invece non l’avevano fatto. Anzi, nonostante fossero stati inviati lì per recuperare rapidamente Hikari, avevano preferito osservare senza metterci becc…ops, lingua, fino alla fine. Quindi perché fare i preziosi?
Da un certo punto di vista, sembrava che le loro domande, soprattutto quelle di Gerami, fossero atte a conoscerlo meglio, un po’ come aveva fatto il biondino. Indubbiamente erano logorroici, ma non si poteva certo dire che Yu non lo fosse altrettanto, infatti si dilungò parecchio nel cercare di rispondere al rospo nero, tanto che, alla fine, si ritrovò a chiedersi se davvero si fosse capito qualcosa da quel lungo chiacchierare. Quando però vide l’angolo della larga bocca del suo interlocutore alzarsi a mo’ di sorriso, seguito dall’ovvio movimento delle striature giallastre della sua pelle che andarono ad accompagnare quel gesto, l’istinto gli disse che, forse, non era poi tanto male nell’esprimersi.
Le pupille ovoidali di Gerami e le sue iridi viola si posarono nuovamente su di lui, ma il Rosso non riuscì a definire che cosa si smuovesse in esse. E le parole che il vocione profondo del rospo pronunciò in seguito, non aiutarono nella comprensione, tutt’altro! Dopo essersi posizionato meglio Hikari sulla spalla, strappando un bofonchio dalle labbra del biondino, Gerami concordò ambiguamente sul fatto che Yu assomigliasse all’acqua.
Il Genin, lì per lì, non seppe se prenderla per un’offesa o cosa. Il modo in cui era sempre stato appellato da ragazzino, lo era senz’altro…o, quanto meno, non era qualcosa di positivo.


Possibile che dia ancora quest’impressione?
O magari…che sia ancora a me che sta sfuggendo qualcosa?


Lanciò uno sguardo dietro di sé, in cerca di un aiuto da parte di Gamakichi e Gamatatsu, salvo poi ricordarsi che erano sfrecciati via qualche attimo prima. E infatti eccoli là: davanti a loro, dove si apriva l’orizzonte, lasciando intravedere il molo, i due rospetti colorati si intravedevano in compagnia di una sagoma presumibilmente umana, vestita di bianco.
Decisamente non era il caso di lanciare un grido per chiedere una mano nella comprensione di quella frase sibillina. Tuttavia un po’ aveva imparato a conoscere il grosso rospo.
Per quanto sembrasse portato a parlare per enigmi, alla fine dava sempre una spiegazione alle proprie parole, quindi ben presto, l’attenzione di Yu tornò a catalizzarsi su Gerami, accanto a sé. Sguardo crucciato e curiosità palesemente dipinta in volto, il Genin aveva proprio tutta l’intenzione di capire dove volesse arrivare l’anfibio dopo quell’inizio misterioso. Per qualche istante, gli parve d’essere tornato indietro con gli anni, quando con scalpitante attesa ed aspettativa, ascoltava quelle storie che la Direttrice con gli Grigi Occhi da Lupo leggeva loro il sabato pomeriggio in orfanotrofio. Era un momento topico, tutti lo aspettavano con trepidazione e lei…diavolo! Quella donna era brava almeno quando Gerami a creare suspense! Gli ospiti dell’istituto pendevano dalle sue labbra proprio come Yu ora pendeva da quelle di quel rospo nero, armato di tutto punto. Come se si aspettasse di scoprire qualcosa su sé stesso che fino a quel momento gli era sfuggito, come se quell’anfibio avesse delle risposte che per lui, fino a quel giorno, erano rimaste precluse.
Il tono cavernoso del rospo, non si fece troppo attendere, per fortuna. Vibrò nella nebbia carico del carisma innato di quella creatura, andando a chiarire ciò che veramente poteva significare essere accomunati all’acqua. Quell’elemento che, anche se sembrava innocuo, era in grado di erodere ponti e dighe facendoli crollare, quella sostanza necessaria alla vita che rappresentava, nel flusso continuo di cui era simbolo.
Ascoltando quelle analogie, Yu si rese conto di non aver mai pensato all’acqua in quei termini…non quando la utilizzavano in passato per descrivere lui. Forse si era fossilizzato solo sul significato negativo della cosa, senza analizzare l’enorme quantità di vantaggi che la caratterizzavano. Da quel punto di vista…sì, dal quadro che aveva dipinto Gerami con le sue sagge parole, essere accomunati all’acqua poteva senz’altro essere considerato un complimento!


Forse ho continuato a vederne solo i lati peggiori, per via di mio Padre.
Per lui, in quanto Hōzuki, il Suiton era utile proprio in quel suo essere informe ed indefinibile.


Si ritrovò a sorridere, quindi a ridacchiare quando il rospo lo redarguì riguardo a quel pizzico di superbia che inevitabilmente albergava nel suo animo, rizzando nuovamente gli orecchi e facendosi serio nel momento in cui Gerami iniziò a spiegargli di come non dovesse temere d’essere messo alla prova da situazioni nuove o difficili, perché era del tutto normale avere paura di sbagliare nelle proprie decisioni, quando il proprio animo era tormentato.
Ascoltò in silenzio anche le ultime parole del rospo sulla precedente fiaba della rana e dello scorpione, rendendosi presto conto che quegli ultimi insegnamenti che l’anfibio aveva voluto elargirgli, si rifacevano a quanto era il suo modo di essere. Ovvero, agire secondo coscienza, senza mai tradire sé stesso e infischiandosene bellamente dei giudizi altrui. Perché l’unico a cui avrebbe dovuto rendere conto delle proprie scelte e delle proprie decisioni, l’unico a cui veramente avrebbero pesato le conseguenze di atti fatti e protratti in modo non consono a ciò che lui era, sarebbe stato lui stesso. Anche nei momenti più bui, quando i conflitti interiori avrebbero potuto condizionare le proprie decisioni, la cosa migliore era procedere secondo il proprio Nindō, a quel punto sì, proprio come diceva il rospo nero, l’acqua che si era intorpidita sarebbe tornata limpida come in precedenza. E Yu non potè che trovarsi d’accordo, perché lui stesso aveva asserito quegli stessi ragionamenti a Jiyuu, alla sede del Gruppo, così come aveva promesso a sé stesso ormai da diversi anni, di non agire mai più per compiacere semplicemente gli altri.
Non sapeva se davvero la sua natura fosse quella di aiutare gli altri, però era indubbio che non avrebbe smesso di essere com’era solo per qualche difficoltà incontrata durante il cammino. Avrebbe continuato ad essere sé stesso sempre e comunque o, quanto meno, avrebbe fatto di tutto per riuscirci, diversamente dallo scorpione della favola. Sapeva che non sarebbe stato facile, ne aveva avuto una dimostrazione recente. Però nonostante la difficoltà ne era uscito “pulito”, era riuscito a non farsi sopraffare e, grazie a questo, ora aveva un’alleata preziosa. Shizuka.


E’ incredibile, comunque, come Gerami sia riuscito a capire tutto questo di me.
Addirittura ha visto al di là di ciò che io stesso sono riuscito a vedere. Proprio come fece Kai!
Possibile che quello cieco, qui, sia solo io?!


Più che non vederci bene, probabilmente il punto era che capire sé stessi era ben più difficile che capire gli altri, ma il Rosso non vi fece troppo caso. Ed era un bene così: magari in questo modo avrebbe fatto qualche sforzo in più per comprendere la propria indole. Ma non in quel istante, nossignore. E sapete perché? Perché a strapparlo ai suoi ragionamenti fu una voce femminile che lo fece ripiombare pesantemente alla realtà.
Volente o meno, per Yu era giunto il momento di fare i conti con quanto accaduto quel giorno, perché di fronte a lui, assieme ai tre rospi che fino a poco prima erano in sua compagnia, c’era l’Hokage, Akane Uchiha. Difficile confonderla con qualcun altro, il copricapo con il kanji del fuoco e la veste cerimoniale adornata di fiamme già sarebbero bastati a chiunque per identificare quella donna, ma quando, tolto il cappello, i suoi occhi furono ben visibili, il Genin non ebbe assolutamente più alcun dubbio. Rosso come il sangue, inquietante e terribilmente pericoloso per la sua natura, lo Sharingan dell’Hokage ebbe la straordinaria capacità di costringere Yu a distogliere lo sguardo. Proprio lui, che non molto tempo prima aveva ripreso Shirō, perché non lo guardava in faccia, ora si ritrovava a scostare gli occhi verdi dalle iridi scarlatte dell’Uchiha. Ma diciamolo…il motivo era diverso. Quello di Yu fu infatti un riflesso condizionato dovuto al trovarsi di fronte la Doujutsu della donna, piuttosto che un qualche strano tipo di timidezza. Perché, beh, il Rosso non si poteva certo dire timido, no?
Di solito tendeva anche ad ammirare le bellezze femminili, ma in quel caso proprio non riuscì a soffermarvisi. Era un po’ come quando Shi gli aveva detto di avere una madre: ci sono di quelle persone che semplicemente si pensa siano nate così, dal nulla: Shi, i Kage, i Grandi del passato, persone che semplicemente esistono e non si sta lì troppo a chiedersi chi siano i loro genitori o cosa. Ecco, qui il discorso era simile: anche solo tentare di definire l’aspetto di Akane Uchiha, sembrava qualcosa di astruso e tremendamente sbagliato. Per qualche ragione, Yu la vedeva semplicemente come il Capo Villaggio che era e non come la donna che ovviamente doveva essere. Quindi non si ritrovò nell’incresciosa situazione in cui si era ritrovato con Shizuka…sarebbe pure stato un tantino difficile visto che la sensazione che lo dominava in quel momento, più che l’eccitazione, era la paura. L’Hokage non aveva fatto nulla per intimorirlo, se non avvicinarsi un po’ vedendolo arrivare, ma era indubbio che la situazione del ragazzo fosse sul filo di un rasoio. D’altronde se n’era andato a spasso per l’entroterra di Kiri con il figlio della Guida del Villaggio della Foglia, non era scontato il modo in cui l’Uchiha avrebbe potuto prendere la cosa.

Furono Gamakichi e Gamatatsu a prendere parola facendo gli onori di casa con una presentazione che, in altre circostanze, avrebbe fatto scoppiare a ridere il Rosso, ma che questa volta gli strappò un semplice sorriso tirato, un attimo prima di salutare la donna con un inchino di rispetto. L’Hokage sembrò non aver preso benissimo la scarsa formalità del rospetto arancione, infatti gli lanciò un’occhiataccia piuttosto eloquente: uno sguardo che a Yu parve poter incendiare la nebbia stessa.
Contrariamente a questo però, le parole che seguirono furono estremamente pacate e tranquille. Nonostante quel “Yūzora-san” gli avesse fatto storcere un pochino il naso, fece uno strano effetto al Rosso sentirsi ringraziare da un Kage, almeno tanto quanto vedersi fare un’offerta tanto aperta quanto difficile da attuare. Insomma, lo sapete anche voi, no?
Sono quei momenti in cui si sa di poter chiedere qualsiasi cosa, ma non ne viene in mente nessuna. Lì per lì, infatti Yu rimase spiazzato. Sia dalle parole della donna, sia dal fatto che non sembrasse minimamente in collera né con lui, né tanto meno con Hikari. Magari era abituata a situazioni simili…con una peste del genere come figlio, doveva aver detto quelle parole diverse altre volte. Tuttavia al Rosso quell’offerta sembrava veritiera, solo che lui proprio non aveva idea di cosa chiedere, né tanto meno se fosse giusto avanzare qualsivoglia proposta. Stava per l’appunto per rispondere che non era necessario alcunchè, quando Gerami, che si era spostato alle spalle dell’Hokage, le si avvicinò all’orecchio sussurrandole qualcosa.
Cosa le avesse detto era impossibile da dire, ma fatto stava che, in seguito a quel gesto, il viso austero della donna si dipinse di sorpresa, tanto che iniziò a scrutare Yu più attentamente e questa volta il giovane Genin davvero non riuscì a staccare i propri occhi da quelli dell’Uchiha.


Ma che gli avrà detto, adesso?

Se prima era semplicemente in soggezione, ora gli sembrava di venire studiato come un campione al microscopio. Le iridi scarlatte dell’Hokage, lo incatenarono senza lasciargli scampo e Yu si sentì un libro aperto per lei, proprio come aveva asserito lo stesso Gerami qualche attimo prima. Fu come se tutti i suoi segreti e l’intera sua essenza, venissero messi a nudo solamente di fronte a quello sguardo, in grado di leggere tutte le pagine della sua anima. Ma proprio tutte! Anche quelle nascoste, magari attaccate appositamente tra loro per non far leggere il contenuto. Non era propriamente una sensazione piacevole, e per fortuna il tutto finì abbastanza in fretta quando, di punto in bianco, prima che il Genin potesse parlare, fu l’Hokage ad aprire bocca. E dire che lasciò Yu a bocca aperta, sarebbe stato un eufemismo.
Il discorso iniziò in modo un tantino ambiguo, tanto che il Rosso non capì subito dove volesse andare a parare, ma quando poi, in uno sbuffo di fumo, la donna evocò un grosso rotolo di fronte a sé e senza troppi giri di parole gli chiese se volesse unirsi alla famiglia, il tutto si dipinse di una luce più chiara.
Akane Uchiha, gli stava chiedendo se volesse stipulare un contratto coi rospi.
Lì per lì, Yu non riuscì a credere alle proprie orecchie. Da quando aveva visto la bambina di Kuriarare evocare l’insettone corazzato, aveva fatto ricerche su ricerche riguardo alle evocazioni. Purtroppo però era finito ad incagliarsi in uno scoglio che sembrava insormontabile, ovvero trovare i luoghi in cui questi animali sacri vivevano. Conosciuti solamente per chi vi aveva già messo piede, apparentemente un estraneo non aveva alcuna possibilità di raggiungerli, quindi l’eventualità di riuscire a stringere un patto con quelle creature, erano a dir poco remote per lui…fino a quel momento.
Probabilmente aveva una faccia da ebete, mentre osservava la donna appoggiata al rotolo con per nulla celato stupore. Sbattè un paio di volte i limpidi occhi verdi per vedere se quell’immagine si sarebbe dissolta, con la stessa facilità di un sogno, ma constatando che perpetuava nel restare fissa dove stava, trovò fosse il caso di aprire bocca e dare una risposta concreta….Anche se probabilmente l’Uchiha non aveva fatto a caso quell’offerta. Forse aveva già letto il suo interesse un attimo prima, ma poco importava.
Il ragazzo distolse qualche secondo lo sguardo, andando alla ricerca degli occhi viola di Gerami poco più indietro: qualsiasi cosa le avesse detto, gli era profondamente grato.
Passò solo un attimo, comunque, il tempo di un battito di ciglia prima che il ragazzo si rivolgesse alla donna per rispondere a quella domanda.


Sì, mi piacerebbe molto Hokage-sama. Un inchino, seguito da una risposta diretta, pulita, senza troppi fronzoli. Avrebbe potuto dire una sacco di cose: che si sentiva onorato o addirittura che non meritava una simile offerta, se avesse voluto fare l’ipocrita. Ma la verità era che stava cercando quell’opportunità da tempo, stare lì a ricamarci sopra sarebbe stata una stupidaggine. Senza contare che il modo in cui la donna aveva messo giù quella domanda era…perfetto. Una famiglia, un’altra. La voleva, sì la voleva eccome! Come era entrato a far parte della famiglia del Gruppo Awa, sarebbe volentieri entrato a far parte anche di quella dei Rospi. Anche perché… Parlando con loro anche per poco, come è stato oggi, mi ha aiutato a capire meglio me stesso, quindi penso che i loro insegnamenti sarebbero senz’altro essenziali per permettermi di continuare a camminare sulla strada giusta. E poi… aggiunse quindi, acquisendo più sicurezza nel parlare sono sempre stato dell’idea che avere dei compagni, sia mille volte più utile che conoscere tecniche potenti. Credo che questo ragionamento si possa applicare anche alla famiglia, no? Si tratta sempre di aiutarsi a vicenda.

 
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view post Posted on 8/4/2016, 22:42     +1   -1
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atte le dovute presentazioni il ragazzo non seppe formulare nessun tipo di richiesta al Kage e questo principalmente perchè non era preparato a quell'incontro e anche perchè aveva aiutato volentieri Hikari, di certo non per avere una ricompensa. Imbarazzato e in soggezione dunque non fiatò fino all'ultimo, ovvero fino a che l'atmosfera non cambiò in seguito alla soffiata di Gerami. Le sue parole sussurrate all'orecchio portarono infatti all'inaspettata proposta di firmare il sutra dei rospi ed esterrefatto a quel punto Yu non potè che esibire un nuovo e sincero inchino. Le parole a quel punto vennero da sè e limpide scivolando via dalle sue labbra sottolinerono il concetto di famiglia e di quel legame che in parte sentiva già di avere con quelle creature. Akane non era solita fare di tutta un'erba un fascio eppure vedere quel giovane distinguersi dalla massa Kiriana fu inspiegabilmente piacevole: era da molto tempo e troppo tempo che non le capitava di incontrare un così promettente discepolo dell'eremo.

"Lo puoi ben dire, l'unione fa la forza. Di certo l'avrai già sentito dire ma è un po' il nostro motto a Konoha, la fiducia così come ogni altro tipo di legame che instauriamo contribuisce nel bene e nel male a formare il nostro futuro. "

Convinta della sua decisione fu il momento di aprire il prezioso contratto e senza volerlo si ritrovò a pensare che ne era divenuta il custode da ancor prima di essere nominata Sandaime Hokage e tra tutti i nomi rimasti impressi su quel rotolo spiccava il nome del suo predecessore, un nome illustre del calibro di Akemy Hyuga, il fondatore di Konoha. Lesse poi il nome di Satoshi, il giovane Nara che dopo averle affidato il contratto per volere dei Rospi divenne suo allievo e ancora, Shinji Aburame, Hay Lin Megamikaze, Shiho Yamanaka, tutte giovani promesse divenute nel tempo punti di riferimento per le generazioni a venire. In scala cronologica i nomi tracciati col sangue si presentavano sempre più sbiaditi dal tempo e scorrendoli uno ad uno con lo sguardo Akane si ritrovò li difronte a Yu ad assaporare quel momento. Un misto d'orgoglio e nostalgia si mosse dentro, rammarico anche e questo perchè a parte qualche rara eccezione, per forza di cose, con nessuno di loro era riuscita ad instaurare un legame degno di nota. Forse era la maledizione che il suo ruolo le imponeva, non tanto quello di Eremita, quanto quello di capo villaggio e chissà se questa volta sarebbe andata diversamente; in cuor suo si augurò il meglio se non per lei, almeno per suo figlio, su ogni cosa non desiderava altro che il suo bene e il legame con Yu poteva essere il primo grande passo.. Yūjin in fondo non era che uno strumento e presto o tardi l'avrebbe scoperto.

Piegandosi sulle ginocchia invitò quindi il ragazzo a tracciare il suo nome nella prima casella libera e quando il rituale fu completo gli mostrò con calma i sigilli necessari per effettuare la tecnica del richiamo.

CtSo6XX

Non mancò poi di spiegare che per quanto semplice almeno per il momento non sarebbe riuscito ad evocare esemplari molto grandi o forti, principalmente dipendeva dalla forza del legame con le evocazioni e dalla quantità di chakra che riusciva ad impastare per quel singolo jutsu. Senza staccargli gli occhi di dosso poi chiuse il contratto e rialzandosi ebbe la malsana idea di intavolare un discorso troppo lungo e complesso per essere portato a termine nel poco tempo che avevano a disposizione.

"Sai un tempo anch'io cercavo qualcuno.."

Per fortuna con un tempismo perfetto arrivarono i due piccoli anfibi a bloccare il tutto sul nascere. Il primo a piazzarsi al loro fianco fu Gamakichi seguito a ruota dal goffo fratello che avanzava a rilento per via del carico che aveva sotto braccio.

"Dai 'Tatsu forza, portalo qui"

"Arrivo un attimo!"

Raggiunto il gruppo Gamatatsu allungò una scatola in legno contenente un dono per Yu. Questi sollevando il coperchio avrebbe trovato al suo interno una stoffa blu che ospitava tra le sue pieghe un nuovo paio di guanti giallastri. All'apparenza sembrò un modo come un altro per ripagare il danno subito durante le disavventure di quel giorno eppure v'era dell'altro: la qualità e il significato intrinseco di quell'oggetto andava ben oltre l'immaginazione del rosso.

"E' un cimelio prezioso della nostra stirpe, ti ricorderanno ovunque andrai del legame che ci unisce, è un segno di fiducia che concediamo a pochi."

"Provali, se ti non ti calzano bene posshiamo sistemarli"

Continuando a mangiare qualcosa Gamatatsu lo aiutò a indossarli dando vita a una scena solenne - al pari di uno scambio di anelli tra giovani sposi - eppure per qualcuno dei presenti c'era un lato divertente in tutto ciò.

"Oh si vi prego, fatelo, ma magari rimandiamo i dettagli di come sono stati creati alla prossima."

Ironico il rospo samurai all'ultimo non riuscì proprio a trattenere le risa e se da una parte il Genin non capì la battuta, dall'altro i due fratelli non recepirono la provocazione e anzi, si guardarono tra loro come a chiedersi - "che avrà voluto dire?" - del resto per loro non c'era nulla di strano o disgustoso nel sapere che le stoffe di quei guanti erano state unite tra loro con il muco che li aveva ricoperti fin da quando erano ancora dei girini chiusi nelle loro uova.

"Fa vedere.. perfetti direi, abbine cura mi raccomando."

D'accordo con la scelta e divertita da quella battuta l'Uchiha seguì con lo sguardo il compagno striato non potendo fare a meno di pensare che amava la puntualità come poche altre cose al mondo. Girati i tacchi infatti Gerami aveva alzato una zampa in segno di saluto per Yu mentre i suoi passi puntavano già dritto verso il porto.

"Resterei volentieri a parlare ma come sai abbiamo una certa fretta, non voglio far ritardare ancora la partenza, il torneo è stato impegnativo e anche se l'ospitalità della Nebbia è stata delle migliori sono certa che i miei preferirebbero rientrare e festeggiare insieme alla famiglia. I nostri Paesi sono molto distanti e forse è stupido pensare che ci rivedremo presto ma voglio essere ottimista, la prossima potrei portarti all'eremo così conoscerai anche tutti gli altri. "

Poco dopo 'Kichi e 'Tatsu salutarono il rosso e Akane gli mostrò l'unico sigillo utile per il rilascio del richiamo che generando uno sbuffo biancastro fece sparire i due fratelli dal campo. Augurandogli buona fortuna per la sua ricerca poi la donna scandì bene le parole e Yu potè notare come il suo sguardo cremisi virò per un attimo verso l'entroterra che si erano lasciati alle spalle.

"A presto allora, ti auguro buona fortuna per la tua ricerca.. e porta pure i miei saluti a Hogo-dono quando lo rivedrai, non c'è motivo di nascondere il nostro incontro."

Stringendo la mano del ragazzo aveva avvertito la presenza di qualcuno nei dintorni e supponendo che si trattasse di un'azione preventiva nei suoi confronti non potè far altro che utilizzare quell'espediente per comunicare indirettamente con lui. Del resto capiva che un Kage straniero che se ne andava a zonzo per il villaggio attirava l'attenzione, specie se entrava a contatto con giovani shinobi del posto.



GdROff// Beh direi che ci siamo, fai pure l'ultimo post e se vuoi lascia delle considerazioni sulla Quest^^

** Valutazioni **

Hai ottenuto la firma e anche uno dei preziosi equip grazie al tuo role impeccabile e alla caratterizzazione del pg che oltre ad essere eccellente è anche molto adatta a questo sutra. E' stato un vero piacere ruolare con te saretta, ci sono voluti 7 anni ma ce l'abbiamo fatta xD. Seguendo le nuove regole quindi il mio è un 10 e ti becchi l'exp massima.
    Voto Lucifergirl88: 10
    P.ti Exp: 300 (voto 10-7) 600

//GdROn



Edited by NGDR - Staff - 31/8/2016, 22:31
 
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view post Posted on 10/4/2016, 17:04     +1   -1
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Sì, aveva sentito dire che a Konoha il lavoro di squadra era nettamente più incentivato rispetto che alla Nebbia. D’altronde non era difficile intuire come a Kiri la forza del singolo venisse messa molto, troppo spesso davanti alla forza del gruppo.
Che, per l’amor dei Kami…essere in grado di difendersi anche da soli era un’ottima cosa eh, ma nel caso in cui ci si dovesse ritrovare a lavorare in team, questo marcato individualismo si sarebbe certamente rivolto contro l’intera squadra. Si rischiava di non avere una visione d’insieme dei propri compagni e di pensare solo per sé, il che cozzava terribilmente con il concetto di unione che la stessa Hokage aveva accennato.
E Yu, per quanto fosse un ninja della Nebbia, si ritrovava d’accordo con lei. Lo aveva ben detto poco prima, no? Guardarsi le spalle a vicenda era il più grande aiuto che si potesse avere, dal suo punto di vista. Quindi proprio non riusciva a comprendere che cosa spingesse i suoi coetanei di Kiri a voler spiccare soli in mezzo ad una folla che faceva esattamente la stessa cosa. Risaltare in una massa di elementi simili, con idee simili e sogni simili era a dir poco impensabile. E la maggior parte si conformava a questo modo di fare solo per non essere additato come diverso, solo per compiacere gli altri e far vedere d’essere come loro.
Beh, che facessero pure, il Rosso era ben deciso a continuare sulla strada che riteneva più giusta. Chi lo sa, magari un giorno anche qualcun altro, come lui, si sarebbe stufato di seguire i dogmi silenti che vigevano per le strade della Nebbia. Forse un giorno anche qualcun altro si sarebbe reso conto che ci sono cose troppo pesanti per poter essere affrontate da soli.
Ma non era il momento quello per filosofeggiare su cosa fosse giusto o meno. No, non mentre l’Uchiha si apprestava a srotolare il grosso rotolo, su di cui era rimasta appoggiata fino a qualche attimo prima. L’enorme pergamena, venne posta a terra proprio di fronte a Yu, cosicché il Genin poté scorgere i vari nomi che campeggiavano su di essa. Scritti col sangue a ribadire quel legame che univa evocatore e creature sacre, uno accanto all’altro, alcuni più sbiaditi di altri, si potevano ancora leggere chiaramente. Tra tutti, nonostante quasi la loro totalità riportasse a famosi clan di Konoha, Yu ne riconobbe due soltanto: quello della donna che aveva di fronte e quello di colui che ricordava essere il fondatore del Villaggio della Foglia. Il nome di Akemy Hyuga era il più sbiadito di tutti, nonché il primo ad essere stato scritto su quell’antica pergamena.
Doveva essere così che si stringeva il patto con le evocazioni, perché presto, dopo un attimo in cui la donna parve perdersi nei ricordi, Akane si abbassò sulle ginocchia invitando il Rosso a tracciare il proprio nome come i precedenti, su quel rotolo.


Devo scriverlo qui?

Chiese, quando l’Hokage gli indicò la prima casella libera e ricevendo risposta positiva si apprestò a quella specie di rituale. Sembrava quasi irreale che, scrivendo su quel rotolo il proprio nome, si instaurasse un legame tale con i Rospi da avere diritto di entrare a far parte della loro famiglia con tutto ciò che ne sarebbe conseguito. Eppure doveva essere così, per quanto impossibile e strano potesse sembrare…non poteva certamente essere più assurdo di un rospo che parlava linguaggio umano, no?
Mentre quelle curiosità venivano messe a tacere dalla sua coscienza, Yu si morse il pollice della mano destra fino a farlo sanguinare, quindi utilizzò il dito come una penna per tracciare sul rotolo il proprio nome. Le scie di liquido scarlatto formarono gli ideogrammi come inchiostro e terminato di comporre i kanji, seguendo l’esempio dei precedenti evocatori che avevano lasciato la propria firma lì sopra, il Genin fece in modo di sporcare i polpastrelli delle altre dita con qualche goccia di sangue, così da lasciare ivi, anche l’impronta della propria mano.
Concluso quel passo, Yu si pulì la mano sui pantaloni e, mentre l’Hokage gli mostrava i sigilli necessari per la tecnica del richiamo, si portò il pollice alle labbra, per far fermare il sangue. Il sapore di ferro in bocca non era proprio uno dei più gradevoli, tuttavia era solo un morsetto: il sangue si sarebbe fermato presto. Succhiandolo via dalla ferita, gli occhi del ragazzo si concentrarono sui lenti movimenti della donna, atti ad aiutarlo ad imparare quella sequenza di imposizioni delle mani che, di fatto, Yu conosceva già.
Cinghiale, cane, passero, scimmia, pecora. Erano i sigilli che aveva fatto la ragazzina di Kuriarare per richiamare l’insettone corazzato ed era grazie a quella successione che Kasumi era riuscita a capire di quale libro avesse bisogno il ragazzo. Attese qualche istante, il tempo perché il sangue si fermasse, prima di ripetere una, due, tre volte, quei sigilli in modo tale che l’Hokage fosse certa che li avesse imparati. Quindi seguì attentamente la spiegazione della donna circa il fatto che, per il momento, sarebbe riuscito ad evocare solo esemplari di piccole dimensioni, in quanto la riuscita della tecnica era strettamente legata alla quantità di chakra che si riusciva a richiamare per il jutsu e all’affinità sviluppata con le stesse evocazioni.


Sì, ha senso.
D’altronde, per un novellino come me, è comprensibile che sia difficile evocare qualcuno come Gerami. Senza contare che sono appena entrato in famiglia, il mio legame con i rospi è appena stato instaurato, è normale che chi li conosca da più tempo sia più in sintonia con loro.


A lui andava benissimo anche così. Di tempo per conoscere meglio i Rospi ne aveva finchè voleva! L’unica cosa che gli restava da fare era capire come funzionava di fatto la tecnica utilizzata per richiamarli. Avrebbe pure provato a fare dei tentativi seduta stante, tuttavia lo sguardo scarlatto dell’Uchina – che nonostante tutto continuava a ritenere piuttosto inquietante – si inchiodò su di lui, dandogli l’idea che avesse qualcosa da aggiungere.
E infatti era così, mentre entrambi tornavano in posizione eretta, la donna prese parola iniziando un discorso che incuriosì alquanto Yu. Non sapeva se fosse venuta a sapere della sua ricerca da Gerami o se con la sua Doujutsu fosse riuscita in qualche modo a leggere quelle informazioni nella sua mente, tuttavia ciò che principalmente causò quell’espressione stupita sul volto del ragazzo fu che Akane stesse tentando di intavolare un discorso con lui del tutto personale…o almeno così gli era parso di capire prima che Gamakichi e Gamatatsu fermassero gli intenti dell’Hokage sul nascere, lasciando Yu a bocca asciutta.
Gli sarebbe piaciuto sapere come continuava quella frase e, soprattutto, se e come fosse finita la ricerca dell’Uchiha, ma non ce ne fu proprio il modo. I due rospetti giunsero al loro fianco…anzi, a dire il vero il primo fu quello arancione che finalmente intuì essere Gamakichi! Sarebbe stato imbarazzante dover chiedere ai due fratelli anfibi quale dei due fosse l’uno e quale l’altro, ma per fortuna il più sveglio dei due aveva appellato il proprio consanguineo per nome, incitandolo a muoversi, togliendo così Yu da quell’impiccio.
In effetti Gamatatsu era rimasto un tantino indietro rispetto al fratello, e questo perché avanzava in maniera più goffa del solito a causa del carico che aveva sotto un braccio.
Incuriosito dalla scena, Yu tornò a riabbassarsi sulle ginocchia per farsi più vicino alle dimensioni dei due rospetti che sembravano avere qualcosa per lui. Raggiunto il gruppo, infatti, il rospo giallognolo porse al Genin una scatola di legno.


E’ per me?

La domanda uscì ingenua ed ovvia, ma davvero quel dono giunse inaspettato al Rosso. Senza contare che era da eoni che non riceveva un regalo da qualcuno. Si era scordato quella sensazione di aspettativa, simile a farfalle nello stomaco che si agitano di qua e di là nella felice attesa di scoprire che cosa si ha tra le mani. Quindi quando prese la scatola dalle zampette palmate di Gamatatsu, tremava un po’, ma sul viso aveva la stessa espressione di trasparente gioia che avrebbe potuto avere un bambino.
Sotto gli occhi vispi dei rospi e quelli sanguigni dell’Hokage, si apprestò quindi ad aprire il contenitore, rivelando un’imbottitura di fodera blu che custodiva tra le proprie balze un paio di guanti dal tessuto giallastro.
Lì per lì Yu pensò che fosse un modo per ripagarlo del danno subito dal proprio equipaggiamento, passato sotto le grinfie del rospo peloso e dei suoi artigli. Stava appunto per dire che non c’era bisogno alcuno che si preoccupassero di una cosa simile, quando Gamakichi spiegò il reale significato di quel dono. E questa volta non era ipocrisia dire che Yu si sentì davvero onorato di ricevere quel regalo, perché era un simbolo di fiducia. Un cimelio prezioso che sanciva il legame che univa lui e i Rospi, qualcosa che non tutti avevano il piacere di ricevere.


Io…davvero, non so che dire. Iniziò quindi, colto in contropiede dal discordo del rospo arancine Sono fantastici! E prometto che farò il possibile per onorare fiducia che riponete in me.

Il viso del Rosso si illuminò del sorriso più genuino che potesse esistere. Non solo dopo tanto tempo aveva ricevuto un regalo, ma gli era stata donata una cosa veramente importante: fiducia. La lealtà e la fiducia non sono cose che si comprano, non hanno prezzo, e sono difficilissime sia da ottenere che da dare. Ricevere un regalo simile andava ben oltre qualsiasi aspettativa del Genin: avrebbe considerato quei guanti come un tesoro, questo era certo!
All’invito di Gamatatsu di provarli, per vedere se fossero della misura giusta o se abbisognassero di una sistemata, Yu levò i vecchi guanti riponendoli nella bisaccia appesa alla cintola, per poi porgere le mani al rospetto che lo aiutò ad indossare il dono. Quel momento ebbe un che di solenne, ma contemporaneamente di imbarazzante…insomma gli sembrava di essere una donna che si faceva aiutare dal proprio uomo a vestirsi. Tuttavia sorvolò la cosa, grazie al commento, presumibilmente ironico, di Gerami. Le risate profonde del rospo nero vennero accolte da tre paia d’occhi confusi, quelli verdi di Yu che non aveva minimamente compreso la battuta, e quelli dei due fratelli anfibi che, in tutta franchezza, dovevano essere nella stessa situazione del Rosso pur conoscendo meglio di lui la storia di quei guanti. Considerato il sarcasmo di Gerami, però, Yūzora non era per nulla sicuro di voler sapere come fossero stati creati…ora. Anche perché gli stavano una meraviglia! Tralasciando il fatto che il colore richiamava le decorazioni giallastre della sua casacca bianca, la misura era a dir poco perfetta, come se si fossero spontaneamente adattati alle sue mani, tanto che anche l’Uchiha non mancò di farlo notare.


Può contarci! Rispose alla raccomandazione della donna Avrò cura di loro come se fossero il mio tesoro.

E lo avrebbe fatto, davvero. Nei limiti del possibile, avendoli indosso giornalmente e utilizzandoli in missione e quant’altro…Quando meno avrebbe fatto di tutto per non perderli, questo era certo!
Tra una cosa e l’altra, giunse il momento dei saluti. Gerami con Hikari in spalla si era già avviato lungo la battigia per raggiungere presumibilmente il porto, dove era ancorata la nave con cui sarebbero tornati tutti a Konoha. Mentre alzava un braccio in segno di saluto – forse inutilmente dato che il cenno identico, fatto dal rospo nero era stato eseguito di spalle – Yu non potè che rammaricarsi di non aver potuto salutare come si deve Hikari. Non era stato dei migliori il loro ultimo scambio, prima che il ragazzino fosse stato fatto addormentare da Gerami, e non gli piaceva l’idea che fosse quello l’ultimo ricordo che aveva di lui il bambino. Si disse che avrebbe dovuto trovare il modo per lasciargli qualcosa, un saluto, un arrivederci speciale che gli ricordasse il bello di quella giornata. Ma prima che potesse pensarci seriamente, la sua attenzione venne catturata nuovamente dall’Hokage che iniziò anch’essa i saluti, lasciando intendere la speranza di rivedersi presto e la sua futura intenzione di portare Yu all’Eremo per conoscere tutti gli altri Rospi che abitavano lì. Doveva essere quel Monte Myōboku a cui aveva accennato Hikari, quando stavano vicino al canale.


Mi piacerebbe molto fare un salto all’Eremo, in effetti. Sorrise Sì…così magari potremmo anche finire il discorso che aveva iniziato prima. Anche se spero davvero molto di aver portato a termine la mia ricerca, per la prossima volta che ci vedremo. La curiosità di scoprire come sarebbe finita quella frase dell’Hokage, non era stata poi tanto sepolta. Inoltre mi auguro di poter rivedere Hikari, magari la prossima volta sarà un Genin pure lui!

Ai saluti dell’Hokage si aggiunsero presto anche quelli di Gamakichi e Gamatatsu. In quell’occasione la donna approfittò per far vedere a Yu l’unico sigillo utile per rilasciare la tecnica del richiamo. Un sigillo soltanto, e in uno sbuffo di fumo i due simpatici rospetti sparirono nel nulla. Fu a quel punto, mentre Akane allungò la mano verso il giovane Shinobi, con l’ntento di stringere la sua, che lo sguardo dell’Uchiha si spostò lievemente di lato, puntandosi sulla distanza, laddove probabilmente il suo Sharingan aveva individuato la traccia di chakra lasciata dall’Anbu che lo seguiva. Le parole che seguirono, commiste ad un reale saluto nei confronti di Yu, erano un chiaro messaggio per Fuyu, o meglio, per il Mizukage.
Un gesto che in qualche modo fece sorridere il Rosso, che si lasciò andare in una risatina mal trattenuta, mentre stringeva di rimando la mano della donna. Fu strano salutare in quel modo un Kage, una stretta di mano non sottolineava in alcun modo la differenza di rango, era quasi un saluto alla pari e, manco a dirlo, a Yu piacque un sacco! Inchini e riverenze erano d’obbligo, ma a suo modo di vedere, proprio come i titoli onorifici – tutti quei -san, -sama, -kun e compagnia – non facevano altro che erigere delle barriere tra le persone.


Credo che i suoi saluti arriveranno molto prima di quanto potrei fare io. Ridacchiò In ogni caso, le auguro buon viaggio e…mi saluti anche Hikari, quando si sveglierà.

Finiti i commiati, quando anche l’Hokage si fu allontanata, come Gerami, lungo la battigia diretta verso il porto, Yu tornò solo, al molo dismesso, proprio allo stesso modo di quando tutto era iniziato. Tuttavia, furono le sue stesse ultime parole rivolte all’Uchiha a fargli tornare in mente che cosa aveva pensato poco prima: ovvero che voleva dare un ultimo bel ricordo a quel bambino dal guaio facile. Non dovette nemmeno pensare troppo a che cosa…il volto felice e divertito del biondino mentre osservava le bolle di sapone di Yu, sarebbe stata senza alcun dubbio la strada più sicura per arrivare al proprio scopo.
Non aveva la benchè minima idea di quanto tempo ci volesse alla nave per salpare, né tanto meno quanto servisse per arrivare da Kiri al Paese del Fuoco via mare, tuttavia ora come ora il tempo non costituiva un problema. Aveva un legame diretto con Hikari, grazie al fatto che sua madre era l’Eremita dei Rospi, quindi se avesse voluto consegnargli qualcosa non avrebbe dovuto fare altro che evocare le creature e consegnarlo a loro. Sempre ammettendo di riuscirci…ma queste erano un altro paio di maniche! Un cosa per volta. Prima doveva trovare il regalo che cercava.
Se non ricordava male, da quelle parti doveva esserci una sottospecie di bottega. Sì, uno di quei negozi di chincaglieria che faceva proprio al caso suo! A quell’ora era senz’altro aperto, quindi si mosse rapidamente iniziando ad introdursi nel dedalo di viuzze secondarie di Kiri, inseguendo il ricordo che aveva di quel negozietto. Era da un po’ che non ci andava, ma quando da studente si recava lì al molo da Tako-san, di solito una tappa in quella bottega la faceva, anche solo per guardare i mille oggettini esposti dalla vetrina. Gli ci volle un po’ per rimettere insieme i pezzi della sua memoria e ritrovare la strada, ma presto, girato l’angolo, si ritrovò di fronte al negozio. Non aveva un bell’aspetto da fuori, un po’ fatiscente come lo era la maggior parte delle attività lì in periferia. Entrò facendo tintinnare il campanello appeso sulla sommità della porta ed attirando l’attenzione del vecchio proprietario, un ometto tutto rughe, barba e baffi, tanto che Yu si chiese in che modo riuscisse a vedere da dietro quelle folte sopracciglia che gli ricadevano sugli occhi!
Ma ciò che importava era che riuscisse a dargli quello che voleva.
Cosa che straordinariamente fu in grado di fare, perché meno di cinque minuti dopo il Rosso era nuovamente diretto al molo con in mano delle bolle di sapone. Il contenitore era molto simile a quello che aveva lui, un cilindro in bambù con all’interno una cannuccia dello stesso materiale, ma lievemente diversa da quella del Gruppo Awa. Infatti, se quest’ultima era stranamente sagomata e con un boccaglio alla fine, quella del regalo per Hikari era una normalissima cannetta dritta: ma funzionava ugualmente bene.


A questo punto non mi resta che cercare di mettere in pratica la tecnica del richiamo.
Che cosa aveva detto l’Hokage? Ah sì, che dipende molto dal chakra che viene impastato.
Mmmh…il concetto è simile a quando ho imparato a creare le bolle speciali del Gruppo.
E se è così, non mi resta che provare.


Inutile dire che il tutto fu più facile a dirsi che a farsi. Trovare la quantità di chakra adeguata, fu decisamente difficile. Proprio come era capitato durante l’addestramento all’Hikisaku, il tutto si rifaceva ad un equilibrio che andava trovato lentamente, provando e riprovando. Aggiustando piano piano il tiro, ad ogni nuovo tentativo.
Yu perse presto il conto dei girini – o presunti tali – e dei rospi comuni che evocò durante le varie prove che mise in atto, lì sul molo. Evitò anche di alzare lo sguardo verso il chiosco di Tako-san, nonostante avesse una fame pazzesca, perché era certo che avrebbe incontrato il sorriso sornione dell’ex jonin mentre osservava i suoi vari tentativi per lo più fallimentari.
Come aveva fatto alla sede del Gruppo, si prese il proprio tempo. Riposando quando il chakra iniziava a scarseggiare, e ripetendosi mentalmente i concetti base per effettuare la tecnica. Quindi, dopo aver dato un’occhiata alle bolle di sapone per Hikari, posate lì in parte, ritornava alla carica con una nuova serie di prove. Con costanza e determinazione, lentamente iniziò a vedere dei miglioramenti. I girini presero ad avere una sorta di zampe posteriori e i rospi evocati, benchè comuni, si dimostravano più grossi del normale. Non era ancora riuscito a trovare la quantità di chakra giusta, ma intanto piano piano vi si avvicinava.
Ci volle un po’, nessuno aveva detto sarebbe stato un gioco da ragazzi, infondo, ma, dopo una serie infinita di tentativi andati a vuoto e un numero incalcolabile di creature evocate per errore, alla fine, in uno sbuffo di fumo, Yu vide comparire due sagome famigliari.


Beh? Ancora qui? Spostato lo sguardo su di Yu, Gamakichi non potè che constatare le condizioni pessime del Genin Ragazzo, sembri uno straccio.

A me non dishpiace, ci sono un sacco di insetti gustosi da queshte parti!
Oh! Bentornato Yu
.

Il sorriso soddisfatto di Yu per essere finalmente riuscito nell’evocazione, divenne una risata nel sentire quell’espressione da parte di Gamatatsu, seguita subito dopo da Gamakichi che si schiaffò una zampa palmata in faccia per la leggerezza del fratello. Erano una coppia davvero perfetta quei due, e sapere di poter richiamare almeno loro non fece che un gran piacere al Rosso che, ormai, aveva memorizzato la quantità di chakra necessaria per eseguire la tecnica. C’era voluto del tempo, un sacco di tentativi e una stanchezza notevole derivante da questi ultimi, ma alla fine era riuscito nel proprio intento!

Scusate ragazzi, disse poi, sedendosi a terra a gambe incrociate non volevo disturbarvi nuovamente è che…volevo darvi una cosa da dare a Hikari o a sua madre per lui, insomma. Porse il bambù con le bolle di sapone a Gamakichi per poi, di fronte allo sguardo incuriosito dei rospetti, spiegare il motivo di quel regalo Non sono riuscito a salutarlo come si deve dato che se la dormiva della grossa, quindi volevo almeno fargli avere qualcosa che gli ricordasse questa giornata. Pensate di potermi fare questo favore?

Che domande! Certo che possiamo, vero ‘Tatsu?



‘Tatsu?
Non ricevendo risposta dal fratello, Gamakichi si voltò a cercarlo individuandolo poco più in là alle prese con una zanzara panciuta ‘Tatsu! Per tutti i bitorzoli di nostro padre, lascia perdere quell’insetto e vieni qui!

Brontolando lamentoso qualcosa come un Ma ‘Kichi, era grossha così! Il rospo giallo, si approssimò al fratello, pronto per essere rilasciato e portare a termine il primo compito assegnatogli da Yu, anche se Gamakichi ci tenne a precisare che non erano dei postini, raccomandandosi di non esagerare con favori di questo tipo. Il Rosso, non potè che promettere di cercare di limitare quel genere di richieste, quindi salutato i due anfibi dai colori sgargianti si concentrò per rimandarli da dove erano venuti, imponendo le mani in quell’unico sigillo che Akane gli aveva mostrato poco prima di salutare ed avviarsi verso il molo.
Straordinariamente, il rilascio fu più semplice del previsto e in una nube di fumo biancastra, Gamakichi e Gamatatsu sparirono allo stesso modo in cui erano apparsi…solo senza un numero incalcolabile di tentativi. Con loro Yu era sicuro che il dono per Hikari sarebbe giunto a destinazione, in un modo o nell’altro. Su questo poteva senz’altro stare tranquillo.
Se ripensava a come tutto era iniziato, ancora gli veniva da ridere. Chi l’avrebbe mai detto che aiutare quel bimbo attira-guai lo avrebbe portato a firmare un contratto coi Rospi? La vita era strana…sì, decisamente. Qualcuno dei Kami amava giocare ai dadi, ormai era appurato, ma poco male finchè le cose andavano a quel modo, giusto?
Ancora sogghignando tra sé, si rialzò in piedi assecondando il proprio stomaco che reclamava a gran voce d’essere rifocillato. Stiracchiandosi, diede un ultimo sguardo al molo, prima di voltargli le spalle diretto verso il chiosco di Tako-san, dove l’uomo gioviale dei Takoyaki lo stava senz’altro aspettando. E Yu…beh, lui aveva davvero un sacco di cose da raccontargli!



GdR On || Ci sono voluti davvero 7 anni! XD Sono un sacco di tempo, però ne è valsa senz’altro la pena. Ho trovato la quest davvero molto divertente: dall’inizio alla fine ,quando aspettavo un tuo post, era un’attesa piacevolissima perché mi chiedevo sempre cosa sarebbe accaduto poi. Sei riuscita a catturarmi con la trama e con il png di Hikari che, non solo è ben caratterizzato (oltre che adorabile *-*), ma si vede che ti piace molto ruolarlo. Si capisce proprio da come scrivi e da come lo fai interagire con gli altri. Inutile dire che spero di reincontrarlo ancora lungo la strada (anche Yu lo spera U_U), così come mi auguro di poter avere ancora a che fare con Akane, magari all’Eremo come ha detto lei stessa.^^
Che dire? Grazie di tutto: della magnifica quest, della valutazione, della firma e dell’equip! Spero capiti ancora di fare qualcosa assieme. Alla prossima! ^^ || GdR Off

 
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view post Posted on 10/4/2016, 22:42     +1   -1
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È stato davvero piacevole leggere la quest, lo so che vi siete scassati di sentir parlare di scrittura ma questo caso merita proprio attenzione: precisa e dettagliata ma gradevole, senza perdersi in fronzoli inutili. La trama è stata perfettamente funzionale a vagliare l'idoneità del candidato (quali altisonanti paroloni) ed ha beneficiato moltissimo del personaggio di Hikari, giocato alla perfezione; l'aderenza al nindo del sutra è stata rispettata al 100%.
Se gli altri eremiti avessero bisogno di un metro di paragone, dovrebbero prendere questa quest come esempio.

Voto 10^^ peccato non poter pagare. Sia per la gloriah dell'eremoh.
 
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22 replies since 13/2/2016, 15:26   775 views
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