| Beherit |
| | CITAZIONE Narrato Pensato Parlato Liberatosi dell'animaletto, sentiva chiaramente il sangue scorrere da qualche ferita aperta da quell'esserino tenero e decisamente pericoloso, più di quanto sembrasse. Ormai spazientito, decise di optare per la via della forza, nonostante la moderasse per non ferirli troppo, liberandosi via via di quelle minacce. Tuttavia, qualcuno ancora gli sfuggiva e ne approfittava per colpirlo, ancora ed ancora, ferendolo, strappandogli le vesti, dandogli fin troppo fastidio. Ormai esasperato, si diede alla fuga, corse in quella foresta in una direzione ignota, desideroso soltanto di scrollarsi da dosso quegli improvvisati inseguitori. Completamente preso dalla corsa, si accorse con qualche istante di ritardo di aver abbandonato i rami della foresta, ritrovandosi quindi a terra, su un manto innevato, con gli scoiattoli fermi dietro di lui, come bloccati. Nessuno osava attraversare quella sottile linea che separava la foresta dal luogo in cui si trovava, luogo che scopriva essere l'ingresso di un tempio nell'istante in cui guardava di fronte a sé, in direzione di quel bellissimo ed imponente edificio.Si sono fermati? Per la presenza del tempio?Si poneva quelle due semplici domande e ponderava quale potesse essere la motivazione, iniziando nel frattempo a muovere qualche passo in direzione della struttura, sentendo poi il suono di un frutto secco affondare nel sottile strato di neve, incontrando quella patina di ghiaccio presente sotto di esso. Un rumore quasi impercettibile, ma nonostante l'area fosse piena dello squittio di quelle creature, i suoi sensi erano tesi ad un livello tale da fargli notare quel dettaglio, nonostante continuasse comunque a muovere i propri passi per avvicinarsi al tempio ed allontanarsi dalla foresta. Ad un certo punto, terminato lo squittio, Arashi si voltò, volgendo nuovamente lo sguardo alle sue spalle. Notava allora un coraggioso animaletto correre e raccogliere ciò che gli era caduto dalla tasca lacerata, svanendo nel fitto della foresta insieme ai suoi simili, come se avessero ottenuto ciò che desideravano e preferissero stare lontani da quel luogo.L'importante è essermi liberato di quei fastidiosi animaletti...Tirava un sospiro di sollievo e decideva, quindi, incoraggiato dal vento gelido che lo colpiva e le ferite che continuavano a bruciare, di entrare nel tempio, lasciando scorrere lo sguardo sulle due statue di lupo che sorvegliavano l'ingresso. Ne catturava ogni singolo dettaglio, ammirandole ad ogni passo, notando sempre qualcosa di nuovo nel suo progressivo avvicinarsi. Giunto di fronte alla porta d'ingresso, ne varcò la soglia per trovare riparo e potersi dedicare alle sue ferite, trovando tuttavia, all'interno della struttura, qualcosa che mandò in frantumi ogni suo piano, in un certo senso in positivo, ma trascinandolo in una situazione che, probabilmente, di positivo aveva ben poco. Davanti a sé, sull'altare, giaceva immobile una meravigliosa creatura, la stessa lupa che aveva visto dal libro del Sensei. L'osservava ed ammirava, in un misto tra l'estasiato ed il meravigliato, scoprendosi incredibilmente sorpreso che una creatura di tale bellezza potesse esistere in quel mondo così imperfetto e molto poco leggendario. E quella creatura, la cui schiena era coperta da una fiamma viva ma innocua, era davvero l'incarnazione di una leggenda, di una categoria d'essere che probabilmente esulava dallo scibile umano.E quelli sono i cuccioli, deduco...Pensava poi, spostando lo sguardo poco più in basso, in direzione di alcuni piccoli lupi sorvegliati da quella maestosa creatura, teneri e stupendi, che interrompevano il loro gioco per curiosare, indagare su chi fosse l'intruso. Intanto, la madre, lo scrutava con uno sguardo calmo ma penetrante, come se in quella tranquillità si celasse l'eventualità di un'aggressione fatale al minimo movimento.
E proprio con quella consapevolezza, in quell'istante, si ritrovava davanti ad una scelta: abbandonare il tempio e fingere di non aver trovato la creatura, o tentare di strappare uno di quei meravigliosi cuccioli all'amore della madre, tentando poi di ritornare al luogo d'inizio della missione, dove forse ancora l'attendeva il Sensei.E la scelta non è facile...Sussurrava, quasi parlando con quelle ignare creature, che forse avevano udito le sue parole ed ora lo osservavano con un'espressione appena appena incuriosita. Non sapeva cosa fare, non sapeva quali fossero i rischi reali delle sue azioni, anche se un'idea generale non era difficile da delineare. Tentare di prendere i cuccioli e, probabilmente, suscitare l'ira della madre o fare dietro front? Ancora quel dubbio gli occupava la mente, bloccava i suoi movimenti, il suo corpo, lasciando solo gli occhi liberi di agire.Ho assicurato al Sensei che avrei completato la missione. Devo tentare di avvicinarmi e prendere un cucciolo?Ma nonostante tentasse di dar vita a pensieri sicuri ed azioni determinate, l'unica cosa che poteva fare era sperare di non ritrovarsi in una situazione ancora più scomoda di quella precedente. Muoveva quindi qualche nuovo passo, deciso ma cauto, tentando di non far trasparire la propria paura e spogliato di ogni intenzione, cattiva o benevola che fosse. In quel preciso istante, il suo unico scopo era avvicinarsi di qualche passo alla lupa ed ai suoi cuccioli, entrare in contatto con loro, tentare di capire se la madre fosse pericolosa o meno. Perché in quella situazione, il pericolo non era rappresentato da lui nei confronti dei cuccioli, ma da quella leggendaria creatura nei suoi confronti, ritrovandosi praticamente alla mercé di circostanze ed eventi, potendo soltanto far girare la sorte dalla sua parte.Per l'azione autoconclusiva, chiedo scusa. Per quanto riguarda le tecniche ninja, invece, non sapevo quale usare. Non ricordando di poter usare tecniche applicate ad un'eventuale scheda Genin in seguito ad un'ipotetica promozione, le tecniche ninja base fornite allo studente erano praticamente inutili nella circostanza, a parer mio. Poi non so.
Per quanto riguarda il muovere il personaggio, dico solo che non lo lasciavo correre nella foresta per il semplice motivo che potevo soltanto farlo andare in una direzione o l'altra, senza cambiamenti radicali nell'ambientazione, essendo quella una cosa, credo, da rimettere al Master, quindi potevo soltanto concentrarmi sul liberarmi di quei cosi teneri e violenti.
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