[ Prova Zero ] Kēji

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Komu 2.0
view post Posted on 5/1/2015, 23:16




Lo scontro, o meglio la carneficina , si stava tirando per le lunghe. Il fuoco intorno a noi continuava ad ardere , a scaldare l’aria, a bruciare il territorio e i pazzi intorno a me. Continuavo a brandire il mio kunai che , come un estensione del mio braccio e di me stesso , era pronto a tagliare ancora se fosse servito. Hikari , come al solito , non riusciva a stare fermo e per cui camminava avanti e indietro, sempre nel cerchio di fuoco, nell’ attesa di sbranare nuovamente qualcuno. « Calmo Hikari, ricorda cosa ti ha detto Haru ;L’impazienza è la fine del guerriero » lui parve ascoltarmi ma comunque non ritrasse gli artigli.
Improvvisamente l’acqua che si stava allargando come una macchia sul pavimento aumentò e in pochi secondi una piccola onda si infranse sulle mia fiamme. Fumo puzzolente , soprattutto per chi come me aveva un olfatto sopraelevato , e che bruciava gli occhi si levò lì dove una volta ardeva del fuoco.
Nonostante la vista annebbiata e l’impossibilità di vedere qualsiasi cosa, per il fumo, capì subito che gli avversari si sarebbero avventati subito.
Parlai ad Hikari « Si ricomincia ! » e cominciai a lanciarmi verso il pericolo, seguito a ruota dal mezzo lupo. Era meglio precedergli che difendersi.
Un lungo , acuto, sottile , deciso e agghiacciante arrivò alle miei orecchie. Non capì cosa fosse esattamente ma intuì che fosse un segnale.
Non fermai il mio attacco ma prima che potessi anche solo ferire uno dei manicomiati tutti loro furono morti. Un guardia mascherata apparve davanti a me e con la sua arma assassinò i pazzi più vicini. No, assassinare non era il termine giusto; massacrò . Non ebbe pietà , ne misericordia ,non udì le grida e i lamenti delle persone che trucidava , non guardò i loro visi contorcersi dal dolore e i loro occhi lacrimare. Il sangue cominciava a schizzare e dilagare ovunque, in breve io e il amico ci ritrovammo più imbrattati di sangue di prima.
Il soldato misterioso primo di andarsene mi rivolse un sguardo. O almeno mi parve che mi guardasse , girò il viso verso di me. Mi scrutò per un attimo e io lo osservai per un secondo, rendendomi conto di che ninja spietato avessi davanti. Avrebbe potuto squartarmi e io non me ne sarei neppure accorto . Questo erano i ninja , assassini. Ma io ritenevo sempre che i ninja uccidessero solo per una giusta causa ; quei pazzi che avevano sterminato dovevano morire perché non c’era più speranza per loro , non potevano più reintegrarsi nella società , non potevano ritornare alle loro famiglie. Se fossi stato al loro posto anche io avrei seguito il comando di Natsu, ma era questo che volevo davvero ? seguire solo e sempre gli ordini? Non avevo detto che mi sentivo sempre libero?
Presi Hikari e lo misi sulla mia spalla . Il cucciolo esteriormente sembrava a posto e sicuro di se ma capì che dentro era un po’ scosso , perché lo ero anche io. Gli feci qualche carezza.
L’esaminatore di Kiri annunciò i nomi di coloro che avevano superato questa prova dell’Esame Chunin; 8 qualificati su circa un centinaio . Uno di quei otto ero io. Io e Hikari .
Non esultai con grida e salti ma mi limitai a sorridere, a stringere di nuovo Hikari , e a dirgli « Ce l'abbiamo fatta , insieme » anche lui parve felice , mi leccò il viso.
Alcune persone protestarono per non essere stati qualificati anche loro, altre come me parvero felici , altre ancora tacquero perché erano morti.
Mi sentì orgoglioso e soddisfatto di me stesso per essermi qualificato , per essere sopravissuto, per essermi distinto dagli altri ma quello era solo l’inizio, come aveva annunciato il nostro esaminatore .
Mi avviai verso la porta che si era aperta, pronto oramai ad affrontare qualsiasi altro orrore ci fosse in serbo per me.
Prima di varcare la soglia mi girai e dissi «Possiate essere in pace» era diretto a chi non aveva superato la prova ,a chi era morto e sopratutto a chi avevo ucciso io.
 
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view post Posted on 6/1/2015, 01:00

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Qualche secondo per trovare la giusta concentrazione, poi il rilascio del chakra e l'esecuzione della tecnica, mentre sentiva la sua mente insinuarsi nelle deboli e confusionarie difese dei suoi nemici, riducendoli in pochi attimi a poco più che semplici pupazzi nelle sue mani, completamente soggiogati dalla sua illusione.
Fu questione di pochi, semplici attimi e tutto ebbe fine: il gruppo di malati che lo aveva assalito cadde ai suoi piedi, avvolti nel riposo più profondo della loro intera esistenza.
Per qualche minuto, si illuse di aver dato a quelle povere anime un minimo di sollievo: riposavano ignari di tutto e tutti nella sua illusione, cullati tra le amorevoli braccia del sonno, sospesi in quel limbo che lui aveva creato per loro e che, fino a quando lui avrebbe voluto, li avrebbe temporaneamente protetti dalla loro stessa pazzia.
Non durò molto.
Non poteva di certo biasimarli, ma i Genin che come lui erano stati attaccati dalla folle furia omicida di quegli uomini cominciarono a poco a poco ad avere la meglio su di essi: eliminati quelli più deboli e fuggiti quelli più codardi, gli altri trasformarono quello scontro in una vera e propria carneficina, proprio come Arashi aveva temuto.
C'era chi li faceva fuori uno ad uno con le sue stesse mani, chi semplicemente li bruciava vivi, chi li spazzava via con il suo potere.
Nel giro di qualche minuto la sala fu invasa dal sangue versato dalle vittime dei devastanti attacchi degli shinobi: uno dopo l'altro i folli cominciarono a capitolare.
Non fu troppo difficile raggiungere il muro alla sua destra ed arrampicarvisi, facendo fluire il chakra sui piedi e sulle mani, esattamente come gli avevano insegnato in accademia.
Da lì poté osservare con orrore lo sviluppo cruento della battaglia che infuriava nella sala.
Era tutto un trionfo di esplosioni, fiamme, acqua e ghiaccio: gli aspiranti Chunin stavano dando sfogo alla loro potenza distruttiva, abbattendola senza pietà su quelle che ormai, più che veri e propri nemici, erano vittime sacrificali.
Un brivido percorse la sua schiena quando, dal nulla, una quantità enorme di acqua invase la sala, allagandola.
Si ricordò in un attimo degli uomini che aveva addormentato e, senza la benché minima esitazione, si affrettò ad annullare la tecnica: con un po' di fortuna, si sarebbero risvegliati e non sarebbero morti annegati.


"Spero che sappiano nuotare..."

Per un attimo prese in considerazione l'idea di abbandonare il punto in cui si era rifugiato e tuffarsi nuovamente nella mischia, se non altro per immergersi in quell'acqua e andare a cercare gli uomini che erano caduti nella sua illusione per assicurarsi che stessero bene.
Tuttavia, non si mosse da lì: la sala era diventata un vero e proprio campo di battaglia e le probabilità di riuscire a rintracciare i suoi avversari erano decisamente basse.


"Ma da dove viene tutta quest'acqua...? Per uno shinobi del nostro livello dovrebbe essere impossibile richiamarne così tanta. Che sia un'illusione? No, impossibile: lo Sharingan avrebbe dovuto svelarla senza troppi problemi."

Continuò a guardarsi intorno, cercando di individuare la fonte di quella tecnica tanto potente, ma non vi riuscì: il caos generato dalla battaglia gli consentiva a mala pena di distinguere i Genin dai suoi avversari.
In ogni caso, si sentì in parte rassicurato: chiunque avesse utilizzato una tecnica simile, di certo non aveva intenzione di fare del male a nessuno; gli shinobi erano perfettamente in grado di camminare sull'acqua utilizzando il chakra e, nel caso in cui i loro nemici sapessero nuotare, si sarebbero potuti salvare senza problemi.
Era, tutto sommato, un ottimo modo per porre fine alla maggior parte degli scontri evitando troppo spargimento di sangue: esattamente ciò che voleva fare lui.


"Certo che in questo esame c'è davvero gente forte...Se solo conoscessi anch'io una tecnica simile, tutto questo sangue non sarebbe stato versato..."

Ma lui, con l'acqua, non aveva nulla a che fare: l'elemento con cui era affine, come ogni Uchiha che si rispetti, era il fuoco.
E il fuoco, si sa, non protegge né rigenera: il fuoco distrugge.
Non poté non pensare, ironicamente, che possedere una tale affinità per uno come lui era come dare un bastone per non vedenti a un muto: sbagliato, inutile.
Non ebbe tempo per indugiare oltre su questo pensiero, poiché dopo varie esplosioni e diverso sangue versato, un fischio acuto risuonò per tutta la sala.
I suoi occhi seguirono i fluidi e rapidi movimenti delle quattro guardie presenti nella sala - una di queste si trovava proprio pochi piedi sotto di lui - mentre, impugnate le katane, infilzavano e tranciavano e tagliavano senza pietà i corpi già abbastanza martoriati dei restanti pazzi che li avevano assaliti.
In pochi secondi un silenzio assordante riempì l'intero androne, mentre Arashi fissava a bocca aperta i cadaveri che si afflosciavano a terra tra urla e schizzi di sangue.
Fissò impotente quell'orripilante spettacolo.
Tutti quei viaggi mentali che si era fatto sul non uccidere quegli uomini, lo sforzo che aveva fatto per trovare una soluzione che non implicasse per forza uno spargimento di sangue...Tutto inutile: erano morti lo stesso, maciullati fino all'ultimo pezzo di carne da quattro uomini che brandivano una spada.
Ancora una volta, una rabbia incontrollabile montò in lui.


"Non è giusto, non dovevano morire così, non dovevano...!"

Che bisogno c'era? Erano disarmati, chiaramente inferiori da ogni punto di vista, non rappresentavano nemmeno più una minaccia dal momento che il loro numero era diminuito drasticamente.
Perchè ucciderli così?
Guardò le quattro guardie e il kiriano che li aveva osservati durante lo svolgimento della prova: era così preso dalla rabbia che a malapena riuscì a udire il suo nome e quello degli altri aspiranti Chunin che, a suo dire, avevano superato la prova.
Non aveva mai desiderato così tanto di uccidere una persona.
Sentiva il cuore esplodergli in petto e il suo stesso sangue inondargli ogni parte del suo corpo, mentre il desiderio di torcere il collo di quell'uomo e fracassargli il cranio a forza di pugni cresceva sempre di più.


"Ehi, vedi di non fare cazzate, che quello al minimo passo falso ti taglia la gola. E poi lo sai perchè, li hai visti. Stavano fuori quelli, completamente pazzi, te lo dico io che me ne intendo, dovresti capirlo anche tu. Ti risponderanno che la loro non era vita, che magari gli hanno persino fatto un favore a ucciderli, che hanno posto fine alla loro sofferenza."

Scese dal muro e prese a camminare verso il grande portone dall'altra parte della sala, i pugni serrati e lo sguardo ancora fisso sull'uomo che aveva ordinato la carneficina.
Preso com'era dalla rabbia non si rese nemmeno conto che la solita voce nella sua testa si era fatta di nuovo viva dopo mesi.


Arashi: "Erano uomini, erano persone..."

Non si rivolse a nessuno in particolare, sussurrando tra sé e sé mentre continuava ad avanzare.
A che era servita la guerra se poi si massacravano tra di loro in quella maniera?
Se c'era ancora gente come quel tizio in giro, allora tanto valeva aiutare Watashi a fare piazza pulita.


"Oddio, ora ricominciamo con questa storia? Pensavo fosse un capitolo chiuso. Sveglia, bimbo! La gente si ammazza ogni giorno qui!"

"Allora non sarà un problema se ammazzo quel tizio, no?"

"Ahahahah! Lo sai che mi piaci sempre di più? Peccato che se provi anche solo a toccarlo con un dito, lui e quelle quattro guardie ti fanno saltare la testa."

"Ciò non toglie che in questo momento massacrarlo di botte, ficcargli una spada in culo e fargli fare il giro del villaggio a quattro zampe per poi decapitarlo mi sembra un'idea più che buona, ottima."

"Si beh, ci penserai quando avrai un po' più di barba, che ne dici? Ora fatti furbo, sta' zitto e cammina."

Arrivò al gigantesco portone tremando di rabbia, lo sguardo rivolto verso il basso. Aveva appena passato la prima prova di quell'esame, ma non si sentiva affatto appagato.
Continuò a stringere i pugni mentre avanzava.


 
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view post Posted on 7/1/2015, 18:08




Il suo chakra esplose come un fiume in piena, riversandosi sotto forma di onde composte da acqua cristallina e la cui superficie era increspata dalla furia con cui essa si scontrava con altri oggetti. Il liquido arrivava più o meno all'altezza del suo busto, quanto bastava per poter rallentare i movimenti dei folli e consentire agli aspiranti di prevalere in maniera quantomeno pacifica. Non tutti però ebbero la sua stessa visione delle cose: molti shinobi si lasciarono prendere dalla foga della battaglia e, ignorando qualsiasi sentore di buon senso, si lanciarono frenetici contro quei poveri pazzi. Il risultato fu quantomai scontato, con decine e decine di corpi dilaniati da lame, esplosioni o altri colpi di immane potenza. L'acqua su cui ora si ergeva si tinse pian piano di rosso, con corpi martoriati che galleggiavano indisturbati sulla superficie. Una mattanza. Non v'era altro modo di descrivere un tale scempio per la vista.
Poi un fischio, secco e perentorio. Tutti tacquero e per qualche istante la calma tornò a regnare sovrana in quella stanza ricolma del puzzo della morte. La prova era finita, questo Mitsuaki riuscì a comprenderlo immediatamente. Quel che avvenne dopo, però, proprio non riuscì a spiegarselo. Le quattro guardie che presidiavano i rispettivi angoli della stanza si mossero quasi all'unisono, sguainando lucenti katane che immediatamente iniziarono a risplendere della luce delle torce. Il bagliore si spense però con la stessa velocità con cui era comparso quando le stesse armi si macchiarono del sangue dei folli rimasti ancora in vita. Arti mozzati e sangue zampillante turbarono la vista del povero genin che non fece nemmeno in tempo ad opporsi a quel massacro insensato. Immediatamente rilasciò il campo acquatico ormai completamente denso di fluidi corporei e che andò ad insozzare le ossa che adornavano il pavimento. Ora, tra i resti di quelle spoglie, giacevano inermi corpi ormai privi di vita devastati dalla potenza di quei quattro uomini che se ne stavano dritti e in silenzio, quasi a contemplare quel mausoleo in onore della mietitrice. Lo spadaccino non poté far altro che prendere atto di quella carneficina appena consumatasi.
A pochi passi da lui giaceva un uomo morente e che tremava in preda agli spasmi. Uno squarcio profondo ne solcava l'addome, ormai ridotto a un cumulo di carne morta. Il suo sguardo era volto al cielo come se oltre il soffitto di quella macabra costruzione egli potesse scorgere altro. Emetteva parole incomprensibili giacché dalla bocca sgorgavano fiotti di sangue misti a saliva. Lo squalo si avvicinò all'uomo e con incredibile gentilezza cinse il suo capo con entrambe le braccia. Lo osservò mentre la vita scorreva via dal suo corpo come sabbia stretta tra le mani. In quegli ultimi istanti riuscì anche a scorgere un sorriso in quel volto segnato dal tempo. Poi, qualche secondo dopo, spirò. Mitsuaki si premuro di chiudere le palpebre con il palmo della mano ed adagiò il capo dello sventurato tra i cumuli d'ossa. Era ancora chino su di lui quando alcune parole sembrarono uscire dalla sua bocca di propria volontà.


Anche se erano pazzi...anche se avevano perso il senno...non siamo nelle condizioni di decidere della vita altrui con così tanta leggerezza. Mi rivolgo a voi, aspiranti. Vi definite guerrieri eppure non avete esitato nel macellare questi poveri sventurati la cui unica colpa è stata quella d'esser stati rinchiusi qui dentro con voi, anzi, con noi. Li avete ammazzati senza il minimo ripensamento e qualcuno di voi si è anche divertito nel farlo. Beh, a questi ultimi volevo dire qualcosa...

Qualche istante di silenzio interruppe il suo lungo discorso, senza però stemperarne il significato.

...il prossimo con cui dovrete vedervela sarò io!

E in quell'ultima frase tutta la rabbia repressa assunse una forma che egli stesso mai avrebbe immaginato. I suoi occhi si strinsero a due fessure, mentre la pupilla stessa stava pian piano cambiando conformazione.
Quelli non erano gli occhi di Mitsuaki Kanada. Non ci si poteva sbagliare. Quelli erano gli occhi di uno Squalo.
Non si curò del fatto che il suo discorso fosse stato ascoltato o meno dagli altri. Si issò nuovamente in piedi e con passo deciso si diresse verso il grande portone che si era aperto dinanzi a lui. Nel suo incedere incrociò la presenza che più di tutte aveva la colpa di quel massacro: Natsu no Kaze.
Senza fermarsi rivolse una breve frase anche a lui, sperando che il capo anbu potesse recepire il messaggio.


Ben presto verrà anche il tuo turno...

Quella scena di morte e disperazione doveva aver fatto si che il suo animo, solitamente giocoso, fosse contaminato da quello animalesco della spada. Ella bramava chakra,energia e sangue. E lo spadaccino l'avrebbe accontentata, certo che lo avrebbe fatto.
Due entità regnavano dunque nel suo corpo. Da una parte l'uomo, razionale ma al contempo pacifico. Dall'altra la bestia, cumulo di istinti animaleschi e volti unicamente al predominio.
E pian piano la bestia stava prendendo il sopravvento, in una lotta interna che avrebbe deciso le sorti dell'animo dello spadaccino.
 
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view post Posted on 10/1/2015, 13:59
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Kēji - Prova zero: superata. -
La su prova era andata bene. Come lo sapeva? Era sopravvissuta. Una cosa che aveva imparato nella sua breve vita era proprio che quando riuscivi a sopravvivere allora avevi già vinto in partenza. In fondo per lei contava poco quel titolo per cui tutti stavano lottando così come contava poco il coprifronte che aveva ancora legato al braccio però, per il capitano Aoi, quel piccolo epiteto sembrava contare più di ogni altra cosa, senza tener conto del fatto che qualsiasi informazione sarebbe stata utile e ancora che quello era un buon espediente per diventare ancora più forte. Doveva solo cercare qualcuno che avrebbe potuto darle pane per i suoi denti.
Si guardò un attimo in giro mentre le grida dei genin sopraffatti da quei matti arrivavano ovattati alle sue orecchie perché lei non vedeva nient’altro che i cadaveri che erano ai suoi piedi e quel ghiaccio appariscente che, lentamente, si stava ritirando sparendo completamente e lasciando scivolare via il gelo che la circondava completamente. Il suo sguardo si distolse quando la sua attenzione venne chiamata altrove, verso il fischio di Natsu e lo fissò intensamente, con profondo odio profondo e una sprezzante voglia di far assaporare il suo sangue alla sua Katana.


”Calma, attaccarlo ora segnerebbe soltanto la tua fine. Sei solo una piccola e inutile genin, cosa credi di poter fare contro uno del suo calibro? Avrai la tua vendetta contro tutti quelli che ti hanno usato come un mero strumento a non ora, non è questo il tempo. Questo è il tempo per imparare, per uccidere ci sarà il momento giusto, proprio come è successo alla tua famiglia!”



Rimase ferma e in silenzio proprio come la situazione richiedeva senza mai smettere di fissare Natsu mentre le labbra dell’uomo si muovevano veloci pronunciando uno per uno i nomi di quelli che avevano passato la prima prova. Certo lei era sopravvissuta ed era anche sicura che non avrebbero mai lasciato indietro gente di Kiri, però chissà come mai la sua volontà vacillò per un attimo prima di sentire il suo nome essere pronunciato. Il suo volto era di pietra, nessuno dei sentimenti che avevano sconvolto il suo animo riuscirono a non farsi vedere né sul suo volto né nei suoi occhi. Lo specchio della sua anima si era rotto, incrinato, subito dopo che era entrata lì dando ancora il permesso ad altri di avere potere su di lei.


”Questa è l’ultima volta….l’ultima…”



Pensò strizzando per un attimo gli occhi mentre sentiva gli ultimi rantoli dei matti che avevano sconfitto e che stavano venendo uccisi dai jonin del suo villaggio. Non gliene importava niente di quelle persone perché sapeva bene che quel mondo era come una giungla e che solo i più forti potevano sopravvivere. Le poteva solo dispiacere che quelle persone si erano dimostrate tanto deboli da lasciarsi sopraffare.
Il discorso di Natsu riguardo ai genin che erano morti o che non avevano superato la prova non lo ritenne sufficientemente interessante per ascoltarlo limitandosi a guardare la reazioni di tutti avanti a quei morti e a quelle vite che erano state spezzate ingiustamente. Si, nonostante tutto anche lei pensava che tutto quello non fosse giusto però si trattava di scegliere tra la sua vita e la loro e allora non c’erano molte chance o dubbi. Lei doveva sopravvivere.
Soltanto quando venne aperta loro la via per la prossima prova ritornò presente a sé stessa guardando con i suoi occhi vuoti il corridoio che li aspettava e incedendo verso il prossimo pericolo che avrebbe segnato la sua vita o la sua morte.


 
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view post Posted on 11/1/2015, 17:52
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// Invito i partecipanti a postare il loro arrivo nella [Prima Prova] - Haikyo. Altre direttive vi saranno date o GDR ON o GDR OFF dalla sottoscritta. ^^ //
 
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view post Posted on 11/1/2015, 22:08
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Mhh... mhhhh..

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*Era finita. Già da prima che gli attacchi terminassero, Ako intuì che la marea di folli andava scemando al ritmo di un massacro.
Solo le urla giungevano da fuori la tempesta di Yoichi, e per sua fortuna la ragazzina era troppo impegnata per farsene intimorire. Uno dopo l'altro i menomati superavano la barriera rovente, lanciandosi quasi ciechi su di loro. Animali, questo si disse, ma pur sempre innocenti agli occhi di una persona sana.
Non c'era alternativa al colpirli, allo scaraventarli addosso al muro o fuori dal vortice. Ne andava delle loro vite, degli ordini di Himura.
Dopo che l'ultimo ebbe assaggiato le sue nocche, Ako si concesse il privilegio di aprire i pugni, non riuscendovi. Non aveva perso la concentrazione, e il dolore avrebbe avuto tutto il tempo di raggiungerla, ma le mani erano bloccate in posizione, serrate ad incastro, come i denti.
Non bastò dissipare le fiamme a farle recuperare l'ampiezza della sala; attorno a loro si era sollevato un muro di vapore, frutto dell'incontro tra due elementi. L'acqua la raggiunse serpeggiando poco dopo, restituendole sangue, sudore, ed un riflesso martoriato.*


Ako:"È fatta... sono riuscita a mantenerti in vita..."

*Il fischio della giuria decretò la conclusione ufficiale della prova; i loro nomi erano trai promossi. La ragazzina si chiese se il loro Kage li avesse visti, e che cosa stesse pensando in quel momento. Dal canto suo Ako era scossa, certo, e sapeva di esserlo fin troppo per giudizi concreti... ma il disgusto che provava trascendeva la mera condizione mentale.
Quando le guardie passarono a fil di spada il resto di quei poveracci, quando il loro comandante si rivolse ai genin, quando un ragazzo di Kiri li sfidò apertamente... Ako recuperò una posizione composta, ma non reagì bene.*


Ako:"Questo è il tuo villaggio, e il tuo paese... questi uomini e donne erano tuoi compaesani... ribellati e giudica quanto vuoi, ma farò a pezzi qualsiasi cosa tenti di far del male a me o ai miei compagni.
Se il prossimo sarai tu, ben venga. Mi divertirò anche in quel caso."


*Sputò a terra il sangue che ancora le impastava la bocca, ascoltando il rintocco sull'acqua perdersi nella struttura prima di scrollarsi dalla spalla la mano di Yoichi.*

Ako:"Lo so... andiamo, mezza sega."

*La direzione da prendere era solo una.*
 
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view post Posted on 16/1/2015, 16:21
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*Quell’insulso combattimento parve durare troppo anche per quell’apatico biondastro dallo scottante spirito. Mantenere quella cupola di calore sfiancava i nemici tanto quanto sfiancava lui, e come aggravante v’erano anche le reazioni violente ai danni di chi osava avvicinarsi ai suoi compagni di viaggio. Quel grande quantitativo d’acqua che venne richiamato dallo spadaccino dopo quel suo grido riuscì comunque a lambire buona parte della stretta sala, nonostante quell’invisibile muro di fuoco generato dal potere del giovane dal volto dipinto ne rallentava l’avanzata creando un’irrespirabile cappa di vapore acqueo. Persino quando l’acqua giunse ai suoi piedi questa continuava il suo processo di trasformazione, come se il corpo del giovane dalla pelle diafana fosse l’epicentro del calore desertico che in quel preciso istante stava opprimendo gran parte dei presenti.
Non furono risparmiati colpi da parte del giovane Yoichi, il cui unico obiettivo era quello di proteggere se stesso e i suoi compagni dalla potenziale minaccia. Non c’era dubbio che non gli piacesse uccidere, e chiunque lo conoscesse quel minimo indispensabile questo l’avrebbe compreso al primo sguardo criptico ch’egli aveva lanciato al corpo totalmente disidratato dell’uomo sul quale aveva posto le proprie mani. Ma quanti, fra coloro i quali l’osservavano, avrebbero potuto dire cosa provasse o cosa gli passasse per la mente? Quei suoi illeggibili occhi verdi osservavano senza esprimersi, persino quando quell’assurdo massacro fu fermato dall’acuto fischio degli organizzatori e le quattro guardie si fecero avanti come giustizieri, pronti ad aiutare i mietitori a condurre le anime vaganti degli alienati oltre il fiume della morte. Non mosse un muscolo alle urla straziate dei poveri malcapitati, limitando a chissà quali pensieri oscuri quel senso di disgusto che provava dentro di sé. Semplicemente, s’era limitato a radunare i suoi e ad osservare.
Quando l’esaminatore pronunciò i nomi di coloro i quali avevano superato la prova, il ragazzo con i capelli color del sole non provò gioia.
*

E’ meglio così.. uno shinobi non si misura in base a quanta carne porta al macello.

*Suggerì ai suoi compaesani bocciati, presi dai sensi di colpa e dalla delusione di non essere stati chiamati a continuare il loro percorso da possibili chunin. Le sue parole erano convincenti e, a quanto pareva, giocavano un ruolo fondamentale in quell’agglomerato di shinobi e kunoichi provenienti dal caldo deserto. Molti di loro parvero infatti prendere con meno pesantezza quella “sconfitta”, e addirittura qualcuno parve essere orgoglioso di non essere passato grazie a quella carneficina.
Lo sguardo indecifrabile del giovane si posò infine sulla figura della sua compagna, anch’ella passata come lui alla fase successiva. Quella peperina sembrava aver iniziato un battibecco con un ragazzo del luogo, e non sembrava voler moderare le parole.
*

(Si caccerà nei guai, se non si calma immediatamente..)

*Come un angelo custode, s’avvicinò alla compagna e pose sulla sua spalla la destra per quietarla ma, come sempre, ella scrollò le spalle per levarselo di dosso e l’esortò con decisione a proseguire prendendolo un po’ in giro.*

(..questa ragazzina soffre di manie di protagonismo, o di complessi d’inferiorità.)

*Non poté fare a meno di pensare mentre s’incamminava al suo seguito, cercando di mantenere il solito aspetto apatico nonostante un sorrisino divertito cercava prepotentemente di far capolino per illuminare il suo bel viso.*

Ai tuoi ordini, principessina.

 
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view post Posted on 21/1/2015, 18:58
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Un sorriso solcava il volto di Kaiji, illuminato dal divertimento che un bambino di fronte ai suoi giocattoli può provare. Era proprio così che si sentiva: un bambino che doveva scegliere tra innumerevoli bambole, ma un solo modo per giocarci... L'Esplosione. Saltavano teste e arti, mentre le sue creazioni d'argilla portavano morte e distruzione tra i malati mentali. Cosa c'era di più bello del lasciarsi andare e sfogare tutta la propria energia contro un mare di creature senza nome nè scopo? Cosa c'era di più divertente del poter plasmare le propria argilla e sentirsi un Kami onnipotente mentre davanti a lui tutta periva sotto il suo potere? Non era la sofferenza degli altri a renderlo soddisfatto, ma la sua stessa forza in confronto alla debolezza degli altri, la consapevolezza di aver raggiunto un gradino più in alto nella scalata della vita. E così procedeva il ragazzo di Iwa, superando tutti coloro che incrociavano il suo cammino e procedendo sempre oltre. Aveva ormai perso il conto di quanti pazzi erano periti sotto i suoi colpi, quante volte i suoi ragni erano esplosi portando con sè l'arto di una persona, quante teste aveva fatto saltare, ma la sua soddisfazione continuava ad aumentare senza un limite apparente.
Fu solo quando si rese conto che sarebbe stato ancora più divertente provare a far esplodere gli altri partecipanti al Torneo che un fischiò perforò l'aria, interrompendo la curiosa riflessione del ragazzo prima che potesse portare a pericolose conseguenze. E in un attimo, le quattro guardie furono sotto gli occhi di tutti: ogni loro colpo spillava sangue e dispensava morte, in una tale danza macabra che annichilì completamente la distruzione sgraziata di Kaiji e lo riempì di ammirazione nei confronti di quei figuri che avevano dedicato la loro vita all'arte della guerra. Non gettò uno sguardo ai quei perdenti che erano ormai riversi sul pavimento, vivi o meno, aspiranti Chunin o psicopatici, ma le parole dell'Anbu fecero breccia nella sua mente.


Tsk, era ovvio che ci fosse il mio nome: c'era davvero bisogno di fare una pagliacciata simile?


Sussurrò tra sè e sè. Non lo avrebbe mai ammesso, ma oltre l'espressione scocciata si nascondeva la felicità d'aver adempiuto ai suoi compiti in nome di quella donna che aveva conquistato la massima carica di Iwa e tutta la sua stima. Ben più interessanti delle parole che l'uomo rivolse a coloro che non avevano superato la prova furono però quelle che il possessore di una strana spada gettò all'aria, facendo velatamente intendere che si riferiva a tutti senza nominare specificatamente nessuno. Fu immediatamente classificato come spaccone -peccato che Kaiji non si accorse dell'inizio della trasformazione in Squalo-, mentre la ragazza che gli rispose come una che picchiava duro. Letteralmente. Gli altri non suscitarono in lui particolare interesse.


Bla bla bla, tutte parole. Vedremo se oltre quella porta sarete ancora così baldanzosi.


Si voltò e procedette, immergendosi nell'oscurità del corridoio. La prossima volta che si fosse trovato sotto la luce del sole, avrebbe avuto il titolo di Chunin e le riconoscenze che gli spettavano.
 
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