Si spostava come solo il vento sapeva fare, agile sulle esili gambe intorpidite da quei giorni di reclusione. Passava in rassegna ogni strada, via, anfratto che potesse sembrarle sospetto. Non c’era nulla, nessuna traccia dell’uomo che amava. Era passata già più di un’ora da quando aveva cominciato le ricerche, il sole svettava sempre più in alto nel cielo segnando il mutare del giorno. L’impazienza era il sentimento predominante, lo era stato anche durante l’attesa della guarigione di Aiko; poteva resistere, farsene carico per una seconda volta ma doveva trovare Fuyuki, assolutamente. Il presentimento che gli fosse successo qualcosa si faceva sempre più reale, tangibile. Passò a correre sui tetti, lì dove la visuale era chiaramente migliore e come un falco cercava la vetta più alta, nella speranza che il byakugan vedesse al di là delle mura. Stava perdendo tempo, quel posto era troppo grande per potercela fare da sola. Le serviva un ripiego, una strategia… qualcosa che velocizzasse le ricerche. Afferrò il rotolo di contratto che aveva firmato con il suo uomo e componendo i sigilli, provò in ogni modo a richiamarlo a lei inutilmente. Entrambi erano membri d’Akatsuki e facevano squadra insieme da parecchio tempo, quella era stata una delle loro tante scappatoie nei vari compiti che avevano dovuto ricoprire per l’organizzazione. Smise d’infondere il suo chakra nella pergamena solo al quinto tentativo, scivolando in ginocchio per lo sconforto di quel nuovo fallimento collezionato. L’auricolare era inutile provarlo, quei giorni nella stanza l’avevano portata alla conclusione che uno dei due fosse fuori uso. Che cos’altro rimaneva a sua disposizione? Si portò le mani sulle tempie per concentrarsi con tutta se stessa, isolandosi dal rumore dei traffici mercantili che cominciavano al meglio la loro giornata lavorativa. Avrebbe dovuto rimettersi in moto, invece di perdere tempo in quel modo. Solo l’ultimo appiglio a cui aggrapparsi la fece desistere dal ripartire. Si morse il dito quel tanto che bastava perché una piccola goccia del suo sangue s’infondesse con il chakra e, posizionando la mano a terra, in una piccola nuvoletta di fumo comparvero i suoi due fratelli gemelli. Entrambi sembravano veramente sfiniti e doloranti, anche se il loro stato fisico non sembrava essere così lontano da quello dell’evocatrice.
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E’ bello vederti sana e salva Chiaki – disse rincuorato il furetto dal manto scuro –
Potessimo dirlo noi...La nota sarcastica aveva un significato particolare per Yin, che lanciando un’occhiata al suo sosia albino, voleva in qualche modo risollevare la situazione. Glielo si poteva leggere in volto alla kunoichi che c’era qualcosa che non andava; non era uno stolto il furetto, che conosceva la sua evocatrice da ben tre anni. Yang appoggiò la zampetta sul muro del terrazzo sul quale erano appostati, cercando di riprendere fiato.
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Non puoi immaginare da quanto tempo è che ti cerchiamo... Fuyuki era in pensiero e tuo padre beh... FURIOSO – commentò senza troppi preamboli la creatura.
Suo padre? La Hyuga rimase allibita a quelle parole e si fece raccontare per filo e per segno cosa era successo, almeno finché la palla di pelo bianca era rimasta in compagnia del suo eremita. Come aveva sospettato, il malore del partner era peggiorato e i dubbi se fosse ancora vivo diventavano delle vere e proprie voragini d’ignoto. Come aveva fatto ad essere così superficiale? La rassicurava sempre dicendole che andava tutto bene... e si era fatta abbindolare come una dannata sciocca. Senza nemmeno accorgersene gli occhi le si inumidirono, appannandole la vista. Lo stress emotivo stava diventando più sfiancante di quello fisico.
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Quindi l’ultima volta l’hai visto nel bosco... ma è passato un po’ di tempo quindi probabilmente nemmeno si trovano più lì. Non è da escludere che Takayoshi gli abbia fatto del male vista la nomea che ci siamo fatti a Konoha... chissà come mai anche lui da queste parti – concluse la frase più parlando con se stessa che con i due esserini al suo cospetto.
Che effetto le faceva sapere della presenza di suo padre? Non lo sapeva nemmeno lei. Se fosse stata proprio lui la causa della fine del suo compagno, non glielo avrebbe mai perdonato. Il genitore si era sempre comportato in maniera distaccata nei suoi confronti, costringendola persino a intraprendere la carriera ninja contro la sua volontà. Da quando sua madre era morta però lui era stato l’unico appiglio per la piccola, che si era prodigata a soddisfare ogni sua esigenza pur di renderlo felice. Soffriva proprio come lei per la perdita della donna che aveva sposato, per la quale aveva rinunciato a tutto. La somiglianza della fanciulla con Hazuki era impressionante, per questo ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano era una pugnalata al cuore per lo shinobi della Foglia. Quello era il passato della nukenin, un ricordo nostalgico ma anche ricco di sofferenza. Se non fosse stato per il suo sensei che le aveva stravolto la vita, se non fosse stata per la sua nuova famiglia, probabilmente sarebbe rimasta a casa a rincorrere un sogno troppo utopico da poter afferrare. Lui aveva scelto di servire il suo villaggio sacrificando ogni cosa... lei non era stata da meno anche se la motivazione era meno patriottica. Non erano poi così diversi ora come ora. Rimase imbambolata a pensare, stupendosi di quanto potesse essere piccolo il mondo. In una sola volta aveva dovuto fare i conti con il suo futuro, il suo presente e il suo passato. Tornò a contatto con la realtà sentendo qualcosa che le sfiorava le gambe, il mustelide dal manto candido la stava abbracciando.
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Ti sembra il momento? – domandò adirato Yin incrociando le zampette.
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Che vuoi, mi è mancata... – rispose di rimando suo fratello gemello, come se fosse la cosa più scontata del mondo –
La prossima volta vai tu con Fuyuki.-
Non ci pensare minimamente – tagliò corto la palla di pelo color pece, guardando l’altro in cagnesco -
Sono troppo per lui.Non poté non trattenere un sorriso la dolce sedicenne nel vedere quella scena che sembrava così quotidiana. Eppure quella gioia improvvisa non poté che sparire con la stessa velocità con la quale era arrivata. L’eremita aveva la priorità, adesso che storia iniziava a delinearsi un tantino meglio.
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Dividiamoci e continuiamo le ricerche di Fuyuki. Quando siete stanchi fate ritorno tranquillamente all’eremo – ordinò alla fine la giovane dalla chioma blu, trovando nuovamente le energie per rimettersi in piedi.
Stava perlustrando l’area dall’alto delle mura che costeggiavano il villaggio, quando un forte boato attirò la sua attenzione e quella di alcuni passanti diversi metri più sotto. L’esplosione veniva dalla foresta e con questa una densa coltre di fumo fece capolino dalla fitta boscaglia. I più curiosi si avvicinarono per vedere meglio, ma la ninja era già partita verso quella direzione senza il minimo riserbo. Finalmente il primo segno di qualcosa di diverso dopo ore e ore di ricerca. Incrociò le dita mentre planava di tetto in tetto, macinando chilometri con le sue ali taglienti. Forse il filo rosso che la legava al suo coniuge stava per essere ricongiunto. Le sue iridi perlacee scintillarono a contatto con la luce solare, ricche di commozione. Vibravano gli arti trepidanti d’emozione all’unisono con i battiti del cuore, che acceleravano passo dopo passo. E se non fosse stato lui? Se c’era qualche altra battaglia che imperversava fuori dalla cittadella? No, non poteva essere così negativa, non dopo tutta la sofferenza che aveva dovuto provare in quei giorni. Come le avevano sempre detto Hyou e Fuyuki, lei era la personificazione della speranza, colei che forse un giorno avrebbe potuto cambiare il mondo corrotto in cui vivevano. Strinse i pugni, determinata, mentre lo scenario intorno a lei mutava come lo scorrere tempestoso dei suoi sentimenti. La vegetazione era fitta, ma il suo sguardo l’avrebbe guidata ovunque, conscia di avere una marcia in più rispetto a molti altri shinobi. Continuò a correre con il fiatone, facendo salire la sua frequenza fino al sopportabile. Poi lo mise a fuoco, bello come la prima volta che l’aveva incontrato, a terra con il volto rilassato, indifeso, al centro di una scena dalle sfumature macabre. Corpi dilaniati, pozze di sangue ovunque e delle bestie voraci intente a dilaniare la loro preda. Chiaki si fermò di scatto al suo arrivo, alzando un immenso polverone e prendendo la posizione di difesa. Non aveva mai visto nulla del genere, da dove erano arrivate delle simili creature così poco comuni nella zona? Rimase di pietra nel vedere la loro preda fatta a pezzi tra le fauci taglienti delle bestie. Il volto gelido fermo a quel ghigno dolorante che era rimasto la sua firma fino alla morte, era in quel modo che Sanzu diceva addio al mondo terreno. Non avrebbe potuto più fare del male a nessuno. Un conato di vomito salì alla gola della fanciulla, atterrita dalla scena. Quando ebbe appurato che non c’era pericolo per lei, seguì le voci che a qualche metro di distanza richiamavano la sua attenzione. I due furetti con cui l’eremita era solito allenarsi erano rimasti accanto al loro evocatore, preoccupati.
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Cosa stai aspettando... fai qualcosa! – disse sbraitando contro la nuova arrivata la femmina adirata.
Il chakra del giovane era debole, come la luce di una lucciola destinata a morire. Nemmeno ascoltò le parole dure del furetto, troppo intenta a compiangere ciò che restava di quel corpo martoriato dalla malattia. Avvicinò le mani al cuore del sensei e sprigionò tutto il chakra che aveva accumulato, o meglio quello che rimaneva. Suo figlio le aveva portato via così tante energie che doveva fare i conti con gli acciacchi ogni volta che provava a utilizzare un ijutsu. Lo sguardo fisso, vuoto verso quel punto fondamentale per il sostentamento dell’essere umano. Le due creature dell’eremo la supervisionavano con i loro sguardi giudiziosi e le loro preghiere non pronunciate. I muscoli tesi e gli arti posizionati parallelamente al centro del petto. Cadde in avanti la fanciulla, esamine sul corpo del marito mentre si malediceva mentalmente per la sua poca tempestività. E fu a quel punto che si affidò alle semplici conoscenze teoriche: pompando il muscolo, facendo affondare le mani nel torace. Spingeva, dandogli la forza di continuare a battere. Le servivano i suoi strumenti per qualcosa di così delicato, quello che aveva il nukenin delle Nuvole Rosse non poteva essere guarito come aveva fatto con l’orfano di guerra. Gli studi di Seikatsu erano rimasti in sospeso, c’era vicina tanto così da scoprire una cura ma non abbastanza da esserci riuscita. Doveva tenerlo in vita, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto. Presa dall’amore inestimabile che provava per il suo compagno, poco lontano da lei non aveva notato uno sguardo attento che la seguiva meticoloso. Rimase immobile l’uomo che stanco faticava a tenere aperti i suoi occhi verde smeraldo. Quanto era cresciuta la sua piccola Chiaki, quanti progressi aveva fatto nella sua carriera ninja. Una persona come lei sarebbe stata molto stimata a Konoha, quanto tempo era passato da quando l’aveva vista l’ultima volta. E nonostante il corpo non rispondesse più ai suoi comandi, una lacrima gli rigò il volto commosso, emozionato. Le parole di Sanzu erano solo menzogne, lei era ancora viva e se quella fosse stata l’ultima scena che avrebbe dovuto guardare allora andava bene così, si sentiva in pace con se stesso. La bambina che aveva dovuto crescere da solo era sbocciata, diventando una magnifico fiore. Provò l’egoistico sentimento di volerla abbracciare, eppure era così lontana. Allungò la mano istintivamente ma questa cadde a terra con un tonfo a terra. La sua ultima azione bellica aveva finalmente chiuso un capitolo che si muoveva nel tempo da troppi anni. Fu proprio quel movimento eccessivo a catturare l’attenzione della bella dalla chioma blu che si specchiò per un momento in quegli occhi così diversi dai suoi.
*Papà...*
Era ancora vivo, vigile e la fissava in un modo strano. Si sentì un po’ a disagio sotto quello sguardo ferreo addolcito dalla stanchezza per uno scontro che la giovane non aveva vissuto. Lasciò cadere il suo sguardo su Fuyuki come se gli stesse chiedendo il permesso di proseguire prima di avvicinarsi rapida al genitore.
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Ehi tu, dove stai andando? – chiese indignata Aki mentre vedeva la sedicenne allontanarsi.
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Sbrigatevi, riportatelo all’eremo. Kenshin saprà cosa fare – disse cercando di rassicurarli.
Adesso che era tornato a respirare, il pericolo peggiore era passato per l’ex ANBU. Sapeva la Hyuga quanto potesse essere preparato l’anziano furetto nell’arte della guarigione, o meglio nell’uso dello strano liquido alcolico con cui guariva i suoi fratelli. Arrivata al cospetto del tutore qualcosa saltò alla vista dei suoi occhi, qualcosa di umanamente impossibile da guarire. Le sue energie erano troppo poche, e le ferite che il jonin vantava erano innumerevoli. Dalla parte opposta si estendeva una macchia di sangue di quasi un metro, che gli imbrattava i vestiti. Non desistette la ninja, si mise immediatamente in posizione scoprendogli il petto, come aveva fatto per suo marito e l’alone di chakra verde cominciò ad uscire dalle sue mani. Cercava di non guardare l’uomo che le aveva donato la vita, fissava la ferita sofferente mentre rischiava di svenire per lo sforzo. Non si ricucivano, i tessuti non si rimarginavano. Perché? Prese il rotolo dei medicinali che portava sempre con sé e iniziò a fare una selezione delle fiale più utili, doveva bloccare l’emorragia. Afferrò una boccetta d’emostatico ma non ebbe nemmeno il tempo di prelevare il liquido con l’ago che la mano dell’uomo sotto di lei la bloccò. Non ci fu nemmeno il bisogno delle parole, Chiaki continuava a fissare la sua mano tremante mentre calde lacrime sgorgarono come fiumi dai suoi occhi. Lo stava perdendo. Era arrivata in ritardo e lui se ne stava andando, questa volta per sempre come aveva già fatto Hazuki tempo addietro. Non ce la faceva, non riusciva a guardarlo in volto. Per cosa era diventata medico? Avrebbe dato la sua vita per lui. Si ribellò alla presa, posizionandosi di nuovo sopra lo squarcio principale. Il chakra era aumentato d’intensità, quasi come se la nukenin lo richiamasse dalle sue scorte più remote.
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Adesso basta Chiaki. E’ inutile – disse tossendo sangue lo shinobi della Foglia.
Il suo doujutsu si disattivò completamente e dovette appoggiare una mano a terra per non riversarsi sul corpo di Takayoshi. Non ce la faceva, come poteva guardare e ammettere il suo fallimento? Presto quel pezzo di carne sarebbe rimasto vuoto e lei sola davanti alla salma del suo genitore. Era cresciuta fisicamente e basta, il suo fisico aveva mutato le forme ma in cosa poteva dirsi migliore? Cosa aveva fatto di giusto nella sua vita? Con la mano fredda, il ferito, le afferrò delicatamente il mento, costringendola a voltarsi. Non poteva schivare ancora il suo sguardo, come una calamita pretendeva il suo polo opposto.
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Sei diventata bellissima come tua madre – disse il ninja accennando un sorriso affaticato –
E vedo che hai sviluppato molte qualità interessanti, più di quante me ne ricordi.Eccola la parte pungente dell’ANBU che non scompariva mai, nemmeno in punto di morte. Un singhiozzo interruppe il lento discorso agonico del moro. Lo spirito della kunoichi stava andando in mille pezzi, come i suoi ultimi residui di sanità mentale.
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Mi dispiace d’essere stato così cieco per tutto questo tempo, Hazuki me lo farà sicuramente scontare – disse ridacchiando, sorbendosi il dolore causato dalla contrazione dei muscoli –
Sei cambiata. Lo vedo dai tuoi occhi... sono diversi. Anche tu ora combatti per qualcosa ora...Le parole le morivano in gola, incapace di poter rispondere al ferito. Quali dovevano essere le sue ultime parole? Non ce n’erano di adatte e non si era preparata per nulla a quel momento inaspettato. Si era immaginata sempre una vita prospera per il genitore, forse perché lo aveva visto come una colonna portante, il più forte in assoluto. Vederlo ridotto così le raggelava il sangue, rendendola incapace di poter fare qualsiasi ragionamento.
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Credi in quel qualcosa e fallo tuo... ti darà la forza di resistere anche quando le tenebre oscureranno il sole. Veglierò su di te... al fianco di tua madre... come avremmo dovuto sempre fare... insieme – terminò infine dandole un buffetto.
Il braccio si era fatto troppo pesante per tenerlo sollevato, il petto si alzava più lentamente trasportando sempre meno ossigeno al cuore, gli occhi pretendevano riposo e il corpo si faceva sempre più freddo. Più di quello non poteva chiedere ai Kami, essendo riuscito persino a parlare con sua figlia. Quasi gli sembrava di vederlo quell’immenso cancello che avrebbe dovuto varcare, e una sagoma di luce avvicinarsi verso di lui. I capelli fluttuanti e quel sorriso magnifico, come quello che gli aveva regalato al loro primo incontro. Hazuki gli tendeva la mano, incantevole come una ninfa. Le labbra gli si incresparono in un sorriso, mentre la voce della sua bambina che lo richiamava diventava sempre più ovattata, troppo distante ed impercepibile. Chiaki era arrivata ad urlare e a scuotere quel corpo senza vita che stingeva tra le sue braccia. Si abbandonò in un pianto disperato, tutte le lacrime trattenute fino a quel momento sgorgarono come un’acerba cascata, fino a che questa non crebbe d’intensità, finché le forze non le vennero a mancare e cedette persino lei al peso del dolore.
*Papà... grazie. Ti voglio bene*
Ed eccoci qui giunti alla fine dal lontano 2014. Scusate se sono stata troppo prolissa ma sinceramente tutto m’aspettavo tranne che Takayoshi morisse, quindi ho dovuto esprimere tutto il mio dolore. ç.ç Visti i recenti riscontri, ho deciso che non darò dei voti... ho chiesto il permesso e dato che, da quello che ho capito, non ci sarà una vera e propria valutazione mi sembra inutile; già la situazione è così assurda di suo, dato che stiamo parlando di un gioco. Chiusa la parentesi vorrei ringraziare entrambi i master per essersi presi la briga di farmi questo passaggio di rango, soprattutto Egeria per essere riuscita a prenderla in mano alla fine tenendo una velocità strepitosa (sicuramente più della mia). Devo dire che il cambio totale di stile dei due master mi ha destabilizzato... anche per questo dovevo riflettere di più sui miei post finali, quindi scusa Egeria se avrò scritto qualche corbelleria. Per la missione in sé è stata strutturata molto bene sul BG del mio PG, l’unica nota dolente era appunto la velocità ma ho già discusso a tal proposito con l’interessata. Come ho già fatto notare da questo preludio sono rimasta particolarmente scioccata dalla morte del mio NPG, cioè sono ancora del partito “al master pieno potere” ma forse mi aspettavo che prima mi venisse comunicata questa decisione. Capisco che è una A ma mi è parecchio dispiaciuto perché volevo sviluppare delle cose future nel BG, anche perché nella missione Takayoshi è stato sempre e solo nella parte di Fuyuki. Dopo questo evento penso che il carattere di Chiaki cambierà totalmente (spero in meglio) ma appunto ancora mi trovo un po’ spiazzata dalla fine, devo capire bene che influenze possa dare un simile risvolto. Non credo che ci sia nient’altro d’aggiungere... ci si vede GDR ON per chi vorrà di nuovo ruolare con me!! ^^
Quasi mi dimenticavo... in realtà me ne sono dimenticata nell'altro post di scriverlo. I kumi sono dei gruppi violenti che solitamente fanno parte della Yakuza. Boh forse si sapeva ma era a titolo informativo per capire meglio il post. XD