Frutto del male, brucia all'inferno!, Quest Rashomon per Griever_

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icon3  view post Posted on 12/9/2014, 08:48     +1   -1
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Non poteva rimanere a dormire, non ci sarebbe riuscito, non dopo aver potuto toccare con mano la tristezza che si celava nel cuore della sua benefattrice. A quell'ora della notte anche la servitù si era ritirata nelle proprie stanze e, senza nessuno a sorvegliarlo, per il ragazzo sarebbe stato uno scherzo imboccare la rampa di scale e raggiungere il piano superiore. Fu un lungo androne ad accoglierlo, adornato anche più lussuosamente del pianterreno e illuminato dalle fioca luce di alcune candele adiacenti alle pareti. In fondo al corridoio, una porta non era stata del tutto chiusa e da un sottile spiraglio filtrava una luce più densa, il bagliore di un camino acceso che proiettava ombre inquietanti sulle mura che sembravano rinchiudere Jagura in una morsa soffocante. Una figura era in piedi, mentre l'altra era adagiata al suolo, con il capo proteso verso l'alto e le braccia in avanti. I sospetti ebbero così modo di farsi sempre più concreti e gravosi per il suo animo, finché, una volta raggiunta la porta, poté sbirciare attraverso lo spiraglio e sentire il proprio cuore farsi a pezzi per la terribile conferma delle sue congetture più preoccupanti.

Yasashi era adagiata sul pavimento ligneo, dolorante. Si era portata la mano al volto, lercio di sangue, del SUO sangue e adesso strisciava priva di forze verso l'uscita, tentando inutilmente di rimettersi in piedi. L'uomo dalla chioma corvina, il suo crudele marito, teneva ancora la mano protesa verso di lei, dopo averla colpita duramente. La guardava con un'espressione pregna di disprezzo dipinta sul volto, che sadico non lasciava trapelare altro sentimento. Il motivo della sua ira era sempre lo stesso.. Si trattava ancora di quel dannato odio, quel maledetto incidente che stava rischiando di rovinare la sua vita perfetta. E come se non bastasse, quel ragazzo si era messo in mezzo, per complicare le cose.

Ti rendi conto che di questo passo non avremo NOI di che sfamarci?! Lo sapevo io, maledizione.. Non avrei dovuto permettere che quell'inutile parassita rimanesse qui!

Si trattava soltanto di un giovane innocente, eppure lo stava considerando al pari di un mostro. Accecato dall'avarizia, rinchiuso in quelle quattro mura lussuose che aveva edificato grazie al sudore della fronte, non aveva più intenzione di mantenere quell'ospite del tutto indesiderato e che, se non per la determinazione che sua moglie aveva avuto, avrebbe abbandonato per strada dopo il loro primo incontro. I debiti stavano prosciugando il suo patrimonio e i soldi non sarebbero più bastati per mantenere lo stesso tenore di vita, non ora che erano in tre. Parlava come un freddo calcolatore, come se avesse quantificato il danno economico che quel ragazzo avrebbe provocato e fosse certo di quanto esso fosse insostenibile per le sue tasche. Soffocata dai singhiozzi e dal pianto, giunse dunque la risposta della donna.

Può mangiare la mia p-parte.. Io n-non ne ho bisogno..

Fu un attimo. Avrebbe continuato, ma un calcio poderoso le mozzò il fiato, soffocandole in gola le parole che avrebbe voluto dire in difesa di quel ragazzo, della cui compagnia aveva fin troppo bisogno. Era inconcepibile che un uomo picchiasse in quel modo la propria amata, anche se era altrettanto assurdo parlare di amore in quella coppia. Si voltò dunque il crudele aguzzino della bionda, dirigendosi con passi lenti e pesanti verso l'uscita. Le rivolse alcune parole prima di lasciarla al suo dolore, affilate e taglienti come rasoi.

Lo voglio fuori da casa mia, lontano dalla mia vita. Se non lo farai tu, penserò personalmente a disfarmene.

Il pianto divenne più forte, risuonando come un lamento di disperazione in quella calda stanza.

Un forte mal di testa colpì il giovane, facendo per un attimo tentennare il suo equilibrio. L'aveva già vista. Non avrebbe saputo dire dove, né quando, ma avrebbe giurato di aver già assistito a quella scena. Forse da lontano, come un mero spettatore, ma stavolta la faccenda era del tutto differente. Lui era lì, a un passo da Yasashi, che continuava a strisciare verso l'uscita, muovendosi come una serpe sulla pozza cremisi disegnata dal suo stesso sangue. Attraverso lo spiraglio poté incrociare i suoi occhi: spenti e traboccanti del desiderio di fuggire da quel luogo che, piuttosto che casa sua, sembrava essere diventato un vero e proprio carcere. Aveva bisogno d'aiuto, suo marito era come accecato da una collera incontrollabile. E presto, lo stesso odio, avvolse il cuore del giovane in un freddo abbraccio. Gli donò una strana sensazione, diametralmente opposta ai sentimenti che la bella fanciulla aveva alimentato in lui. Poteva sentire un fuoco corrodergli le ossa fino a farle diventare cenere; quel bastardo aveva oltrepassato il limite e il suo atteggiamento era imperdonabile. E per quanto ciò suonasse strano, riuscì a sentirsi vivo. Era come se quella rabbia appartenesse a lui più della dolcezza e gentilezza che Yasashi gli aveva trasmesso. Era la metà che tentava di sottomettere l'altra con la violenza distruttrice di una tempesta dispensatrice di morte e distruzione.

 
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view post Posted on 12/9/2014, 15:09     +1   -1
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Sangue. Rosso, come la luna che quella notte deliziava gli occhi di chi aveva pazientemente atteso l'oscurità, per godere dei suoi meravigliosi giochi di colori. Ma non c'era niente di meraviglioso in quella scena, niente di puro e niente che potesse ridare all'anima di Jagura i ricordi che tanto agognava, o almeno, quelli solari e sorridenti di cui gli aveva dato speranza Yasashi. Perché effettivamente qualcosa provò, qualcosa di nero, qualcosa di ancora più concreto delle sensazioni che aveva provato ai lati del fiume su cui si era risvegliato. Come allora, una fitta devastante gli colpì la testa e la grande villa intorno a lui cominciò a roteare senza sosta, garantendogli un senso di nausea che cominciò a torturarlo anche fisicamente. Riaprì gli occhi chiari tornando a guardare i rivoli cremisi di cui era sporcata la donna e osservò il marito inveire contro di lei, continuandola a picchiare e a gridare, non curante del fatto che qualcuno avrebbe potuto sentire. D'altronde, chissà quante altre volte era successo. Quel giorno però sembrava essersi superata la soglia della tolleranza e il motivo era semplice, era proprio lo straniero venuto da chissà dove a disturbare la sottile linea di equilibrio che nella mente dell'uomo si era creata. Jagura cominciò a tremare, stringendo i pugni, e quando un altro calcio colpì la povera fanciulla al suolo, si morse un labbro con tanta forza da farlo sanguinare. I ricordi si stavano insinuando nella sua testa, strane sensazioni stavano sbocciando dentro di lui ma per quanto provasse a dare un senso a quel mare in tempesta che era il suo spirito, non riuscì a focalizzare. Eppure qualcosa riusciva a sentirla perfettamente: la rabbia che stava crescendo in lui era eguale soltanto alla sensazione di speranza che gli aveva concesso Yasashi. Si poggiò al muro chinando la testa verso il basso, cercò di non guardare oltre per non collassare in chissà quali istinti, ma quando quell'uomo aprì ancora bocca, per congedarsi dalla moglie, un brivido improvviso, liberatore, illuminante, pervase Jagura, che si scaraventò contro la porta socchiusa, devastandola, per poi sbattere al muro con forza quell'essere ripugnante che aveva osato colpire l'unica scintilla in un universo di oscurità. Era in preda a insana follia, e senza neppure parlare, provò a far battere la testa dell'uomo contro il muro, più e più volte e l'avrebbe fatto finché non si sarebbe macchiato del suo sangue. Non riusciva più ad articolare pensieri, esisteva solo la follia di quel gesto, aveva senso soltanto l'istante in cui aveva agito contro il proprio volere, senza programmarlo, il momento in cui il desiderio di esplodere era stato superato dalla non consapevolezza di poter entrare in quella camera e ridurre il padrone di casa a un cumulo di sangue e viscere. Una sequenza senza ragione, folle, caotica, ma allo stesso tempo dannatamente familiare, tanto che concesse all'anima di Jagura un sorriso, che per quanto diverso da quello di Yasashi, altrettanto fondamentale ma assolutamente più... inquietante.

- Muori, affoga nel tuo sangue, inghiotti i tuoi denti e il tuo cervello, ma lasciala in pace. Mi hai sentito?! LASCIALA IN PACE!

Se ne avesse avuto la possibilità, l'avrebbe scaraventato su un tavolo ricolmo di oggetti, distruggendo tutto ciò che era possibile devastare. Poi avrebbe afferrato il candelabro d'argento sull'altra scrivania e in preda all'euforia del momento, avrebbe nuovamente raggiunto l'uomo per puntare "l'arma" contundente verso la sua testa, ma era il caos di quell'istante, in una parentesi nell'ordine mentale che lentamente gli avevano concesso le parole di Yasashi. Che cosa stava succedendo? Il ragazzo pianse una singola lacrima di rabbia e confusione, non riuscendo a capire dove fosse il proprio essere, la propria anima. Avrebbe spaccato la testa di quell'uomo ripugnante per ridere nel suo sangue, ma non voleva farlo, non voleva abbandonare il sorriso e la dolce melodia delle parole di Yasashi. Lei lo odiava ma non lo avrebbe mai ucciso... e di questo era sicuro.

- Chi... chi diavolo sono?!
 
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view post Posted on 12/9/2014, 20:24     +1   -1
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La reazione del giovane fu repentina e inaspettata. Yasashi per lui non era soltanto una preziosa fonte d'informazioni; con quel suo carattere, il suo atteggiamento cortese e il suo desiderio innato di aiutare il prossimo senza badare a spese aveva fatto breccia nel cuore del ragazzo, colmando d'affetto, anche se solo per qualche istante, quel freddo involucro che era diventato il suo animo. Non poteva tollerare che qualcuno le torcesse anche solo un capello e il fatto che quell'uomo fosse suo marito rendeva il crimine di cui s'era macchiato ancora più imperdonabile. Aveva superato di parecchio la linea che segnava i confini del buon senso e, dato che una donna così fragile e in pessime condizioni non poteva far nulla se non continuare a sopportare i duri colpi, sarebbe stato proprio Jagura a prendere le sue difese, a qualsiasi costo. Fu così che si lanciò contro il più grande che, colto di sorpresa, non riuscì a reagire prontamente come avrebbe dovuto per arginare la furia indomabile del suo aggressore. Per diverse volte la sua testa cozzò contro la dura parete, lasciando sopra di essa diverse chiazze cremisi e riempendo la stanza di urla traboccanti di collera. Venne poi scaraventato contro una vecchia e lussuosa toilette, con così tanta violenza da frantumare lo specchio che ogni giorno rifletteva il triste sorriso della fanciulla dai boccoli dorati. Si ritrovò quindi con la schiena adagiata al muro, seduto sopra un mosaico di sangue e frammenti di vetro. Non ebbe nemmeno il tempo di rialzarsi, dato che il ragazzo si trovava già al suo cospetto, pronto a colpirlo con un'arma improvvisata al minimo passo falso. Era pronto a ucciderlo, incapace di smorzare il male che come una serpe viscida s'era insinuato nel suo petto.

Yasashi - Fe.. fermati.

La voce soffocata dal pianto di lei risuonò nella stanza, riuscendo per un attimo a destare il ragazzo dalla furia che si era impadronita del suo corpo, rendendolo una mera macchina al servizio di un odio incontrollabile. Per quanto lo odiasse, lei non avrebbe mai permesso che suo marito perdesse la vita. Anche se era difficile crederlo dopo aver assistito a uno spettacolo così macabro e violento, un tempo lui l'aveva realmente amata e in fin dei conti restava sempre il padre della creatura che portava in grembo. Solo non l'amava abbastanza da decidere di mettere da parte il denaro, così da pensare alla costruzione di qualcosa ben più importante e duraturo: una famiglia. Fu così che le iridi dello stesso colore del mare di lei cercarono quelle del ragazzo, ma incontrare anche solo per un attimo quello sguardo triste e supplichevole si sarebbe rivelato un errore imperdonabile.

Yasashi - KYŌKI, NO!

Un urlo disperato squarciò l'aria e quando Jagura realizzò cosa stesse accadendo era ormai troppo tardi. Approfittando di quel secondo di distrazione, l'uomo aveva saldamente afferrato un frammento dello specchio andato distrutto e si era avventato senza alcuna pietà contro il suo aggressore. Con un colpo preciso la punta provocò un taglio profondo sull'occhio sinistro del giovane, che subito aveva iniziato a perdere sangue, copiosamente. La ferita era parecchio grave e mentre il grido disperato di Yasashi si spegneva, soffocato dalle urla di colui che si era immischiato per prestarle soccorso, quest'ultimo ebbe modo di capacitarsi di una verità che difficilmente avrebbe potuto accettare. Quello che si era aperto sul suo volto non era un innocuo graffietto. Aveva perso l'occhio e a causa del dolore anche la vista di quello sano non risultava nitida come avrebbe desiderato. Colui che invece l'aveva ferito si era ormai rimesso in piedi ed era pronto a ripartire all'attacco per punire l'insolenza di quell'ospite che aveva osato ficcare il naso ove non avrebbe dovuto.

Kyōki - Come ho già detto, mi occuperò personalmente di toglierti di mezzo.

Approfittando del pesante svantaggio in cui il suo avversario versava, avrebbe provato a costringerlo al suolo, così da avvolgere il suo collo in una stretta ferrea e violenta. Aveva intenzione di stroncare la vita di quel povero stolto e l'avrebbe fatto nel modo più crudele, lasciando che fossero le sue stesse mani a spezzare il filo che collegava l'anima di quel ragazzo a quella triste valle di lacrime chiamata mondo.

 
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view post Posted on 13/9/2014, 13:06     +1   -1
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Jagura stringeva nella mano sinistra il candelabro, pronto a fare una strage, ma il pensiero dello sguardo afflitto dal pianto di Yasashi lo avvolse. Fu proprio nel momento in cui la sua sicurezza tentennò che l'uomo afferrò un frammento di vetro tra i cumuli che si erano creati nella stanza, e lacerò di netto il viso del ragazzo, che cadde all'indietro tra grida, sangue e dolore. Il pianto che riecheggiava nella camera non era però dello straniero, ma della fanciulla che si era portata le mani alla bocca per soffocare quel disagio logorante. Kyoki, questo era il nome di colui che era pronto a uccidere pur di rivedere la linea d'equilibrio che aveva sempre desiderato, e forte del suo essere senza scrupoli, era nuovamente in posizione per stroncare la vita del biondo senza memoria. Il sangue usciva a fiotti, il taglio era profondo e pericoloso, e solo successivamente Jagura si rese conto di aver effettivamente perso l'occhio sinistro. Provò a guardarsi la mano avvolta nel sudiciume di quel liquido cremisi ma ciò che vide fu soltanto un'accozzaglia di colori e di materia in un turbinio sfocato di dolore e oscurità, la vera oscurità. Riuscì ad alzarsi e a raggiungere una parete per sorreggere il peso del suo corpo, che di colpo sembrava essere diventato insostenibile. L'occhio perduto era il sinistro, ne era certo, eppure per la sofferenza lancinante che stava attraversando la sua anima, non riusciva neppure ad aprire il destro. Era immerso nel buio di quella stanza, nel buio della sua mente, tra ricordi scomparsi e immagini lentamente sempre più distanti, e ci sarebbe voluto un attimo per lasciarsi andare alla situazione, preferendo la morte a quel limbo senza ragione. Poi però, passato lo shock del momento, udì nuovamente il pianto di Yasashi, la sua collera, la sua paura, la purezza corrotta del suo cuore. E fu grazie a quella ritrovata luce dell'oscurità che Jagura riuscì, oltre il male che lo stava prosciugando, a riaprire l'occhio buono. Lo vide: Kyoki gli stava venendo incontro, furioso e pronto a strozzarlo con le sue stesse mani. Fu proprio la foga del suo movimento e la rabbia nel suo sguardo a dargli un'idea, l'unica che avrebbe potuto lasciarlo sopravvivere. Si guardò intorno con l'occhio rimastogli e vide vicino a sé la grande finestra vetrata che permetteva agli argentati raggi lunari di illuminare candidamente l'interno della camera ormai immerso nel sangue. Jagura reagì in un istante, per istinto, e posizionandosi con le spalle alla finestra, attese che Kyoki gli fu addosso per poi scartare verso il basso e alimentare la spinta che stava muovendo la sua collera. sarebbe bastato poco per farlo volare di sotto, lasciandolo libero di perseguire il suo desiderio di equilibrio, soltanto però... in un'altra vita. Avrebbe rischiato di finire giù con lui, ma non importava: era tutto così frenetico, così insensato, così folle. Lo avrebbe fatto per preservare la purezza di Yasashi, o forse soltanto per affrontare quella voglia di superare il limite tanto bramato da Kyoki. Jagura era tra due fuochi e per un istante si sentì completo. Un sorriso si allargò nel suo viso coperto di sangue, mentre la finestra si rompeva.
 
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view post Posted on 13/9/2014, 17:35     +1   -1
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Era stato proprio il pianto di Yasashi, lo stesso che lo aveva distratto e quindi condannato a perdere un occhio, a dargli la forza di affrontare il dolore lancinante che l'aveva avvolto come un freddo abbraccio e di tener testa a Kyōki. Non aveva intenzione di dargliela vinta così facilmente; se proprio doveva morire, avrebbe portato il suo assassino con sé. All'inferno, là dove il loro odio avrebbe potuto continuare a bruciare, alimentato dalle fiamme del male. Trovando la concentrazione necessaria per aprire l'occhio sano, Jagura riuscì a scansare il colpo e a far perdere l'equilibrio al suo avversario. Con una lieve spinta questo venne proiettato oltre la finestra ma, aggrappandosi alle vesti del giovane in un gesto traboccante di disperazione, gli riservò la stessa fine. Si trovavano al primo piano, ma pur sempre in cima alla più bassa delle due torri; dopo un volo del genere, rimanere illesi era praticamente impossibile. Il primo ad atterrare fu il marito della bella fanciulla che, fortunatamente, attutì in parte la caduta del ragazzo. Anche quest'ultimo però poté sentire le propria ossa frantumarsi, mentre un tuono squarciava il manto notturno e la pioggia iniziava ad abbattersi su di loro, facendo scivolare sulle lastre del cortile in pietra il sangue dei due uomini. Anche se con enorme fatica, il più giovane poté rialzarsi circa un minuto più tardi, ma le condizioni in cui versava non gli avrebbero permesso di restare in piedi per molto. Il braccio sinistro era completamente andato e le ossa delle gambe erano in parte fratturate e ciò gli impediva di muoversi come desiderava. Decisamente più preoccupante era la situazione di Kyōki. Se ne stava disteso supino, annaspando dolorosamente tra una pozza cremisi e i cocci della finestra andata distrutta. Respirava a malapena e il suo corpo era completamente fuori uso. L'unica cosa che riuscì a fare fu incontrare lo sguardo del suo avversario con i suoi occhi, che adesso trasudavano terrore. Non poteva parlare, ma senza aprire bocca chiedeva pietà, poiché già conosceva il destino che lo attendeva.
Prima che lui potesse porre fine alle sue sofferenze, un fuoco inaspettato prese a tormentargli la mente, costringendolo in ginocchio.

Il cielo piangeva allo stesso modo, quasi stesse versando lacrime per colui che da poco aveva abbandonato quel carcere di terra. Gli occhi erano ormai spenti, privi del calore che in vita aveva fatto ardere passioni e sentimenti, ma quel volto dai lineamenti affascinanti e quella zazzera corvina erano inconfondibili. Kyōki. Era morto e accanto al suo cadavere, ormai un mero pasto per i vermi, una figura ammantata di nero svettava imponente. Era stato colui che si celava sotto quel manto scuro a uccidere quell'uomo e la sua voce, forte e decisa come quella di un giustiziere dalla ferrea morale, riusciva ancora a risuonare in quella notte di tempesta.

Il Dio ha fatto giustizia.

Di quale Dio stesse parlando, era ancora un enigma. Un mistero che, tuttavia, avrebbe presto trovato una soluzione.

Aveva già udito quella voce. Ne era certo e, mentre la sua testa sembrava andare in fiamme per il dolore, questa consapevolezza trovò sempre più concretezza nel suo cuore. un timbro che trasudava male, lo stesso sentimento che adesso si stava sempre più insinuando nell'anima del ragazzo, distruggendo quanto di buono Yasashi era riuscita a costruire. Follia, ecco ciò che stava provando. Pazzia era il significato del nome di Kyōki e, per quanto bizzarro potesse sembrare, quel giovane si stava sempre più avvicinando alla figura che stava cercando di togliere di mezzo. Jagura era lì, a un passo dalla decisione che lo attendeva impaziente. Risparmiare la vita di quel pazzo significava rispettare il volere della donna dai boccoli dorati, ma al tempo stesso condannarla a un destino che non meritava. Ucciderlo invece avrebbe sicuramente punito colui che aveva osato macchiarsi d'una colpa tanto grave e avrebbe sicuramente placato il fuoco che ardeva nel cuore di chi adesso aveva la sua vita tra le mani.

La stessa voce risuonò nuovamente nella sua testa, stavolta portando con sé un messaggio incomprensibile. Tuttavia, mentre la sua mente continuava a bruciare a causa di quella pressione di origine sconosciuta che riusciva anche da debilitare il suo fisico, in lui iniziarono a riaffiorare i ricordi che aveva perduto prima di raggiungere quella fredda valle di lacrime. Jagura, Furikami, le nuvole rosse, Fuyuki, Jiyu e il caos che presto si sarebbe avvolto il mondo in una tempesta di panico e morte. Soltanto quelle parole, pronunciate in una lingua sconosciuta, rimanevano ancora un mistero, ma di fronte a quel cambiamento così repentino Kyōki non avrebbe potuto far altro che sottomettersi alla follia del nukenin. E così, quest'ultimo capì. Lui era suo padre, colui che Jiyu gli aveva mostrato alcuni anni prima grazie ai suoi poteri e che aveva spinto la dolce Yasashi al suicidio. Lei custodiva il frammento chiaro, nitido e pacato dell'anima di Jagura. Lui, il male e l'odio che si celava nel suo cuore.. e presto avrebbe provato sulla propria pelle quanto pazzo potesse essere il mostro che aveva creato.

 
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view post Posted on 14/9/2014, 12:21     +1   -1
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Sentì vetri come rasoi lacerare il suo corpo, sentì l'aria colpire il suo essere e la fredda pioggia totante avvolgere la sua anima in bilico, e solo allora si rese conto di stare attraversando la tempesta insieme all'Odio. Gli mancò il fiato, la terra sotto i piedi ma era una sensazione strana, che non riusciva a temere. Era come se volasse, come se potesse librarsi tra le nubi cariche di fulmini per controllare il loro potere e la loro furia, che si stava abbattendo in quella villa maledetta. Quindi cominciò a percepire il vuoto, l'oblio e per alcuni interminabili istanti cadde nel baratro dei suoi ricordi, riuscendo a vedere con l'occhio buono del suo essere, immagini ancora sfocate che stavano riprendendo consistenza. E poi l'impatto, crudele, atroce, mortale se solo una serie fortuita di casi non lo avesse portato sopra il corpo di Kyoki. Era il Chaos stesso a tenerlo in vita, a volere la sua influenza sul mondo, e non avrebbe mai permesso che un sentimento così banale come l'odio lo fermasse. Jagura sembrò poter osservare direttamente alcune delle sue ossa rompersi, come quelle del braccio sinistro, o alcune delle sue costole, o le gambe, ma ciò che si aprì nel suo volto fu un sorriso insaguinato che ridiede luce al suo inconscio: una voce riecheggiò nella sua mente e come un goccia che crea regolari onde su un lago piatto, i ricordi avvolsero tutta la superficie dei suoi pensieri e un'esplosione di colori, immagini, parole, fatti, ricostruirono la vita di quello che era il Mago del Chaos. Kyoki era lì, a un palmo del suo naso, che tossiva sangue e soffriva una morte che stava arrivando lenta, inesorabile. Il mago lo guardò, aprendo il suo cristallino occhio sano, e gli si avventò afferrandogli la gola. Kyoki era suo padre, lo riconobbe immediatamente, lo stesso uomo che aveva distrutto, come una pestilenza la libertà stessa di sua madre, di suo zio e di tutti coloro che ne avevano avuto a che fare. Era l'incarnazione dell'odio, del maniacale equilibrio, dell'ordine, qualcuno che non avrebbe tollerato la rottura degli schemi nella sua esistenza. E al suo fianco, aveva una donna che invece soffriva nella purezza del suo cuore, un male silenzioso mentre covava amore, nonostante tutto, per lui e per la loro creatura che portava in grembo. Jagura tremò, afflitto da un sogghigno improvviso che venne bagnato dalle lacrime del cielo, che aveva già cominciato il requiem di rinascita di colui che avrebbe avvolto il mondo nel puro e folle abbraccio del Chaos.
Ancora quella voce tuonò, e stavolta fu una singola parola a colpire la mente rinata del Joker. Fu come una lama infilzata nella sua testa, e l'occhio sinistro riprese a sanguinare insieme al cielo. Jagura sentiva dentro il desiderio di esplodere nell'unica verità che avrebbe conosciuto il genere umano con la sua rinascita, e nella tortura che quella lingua oscura gli stava facendo provare, rivide il volto di Fuyuki, della sua donna, di Kai, di Watashi, rivide il volto del mondo, della Libertà, di Furikami, di Jiyu, quindi rivide anche Kirai e se stesso. Tutto riassunto nello sguardo di paura di un uomo ormai finito, logorato dallo stesso odio di cui stava impregnando il mondo. E così... sarebbe morto, per favorire la distruzione di tutto ciò, per permettere che il vortice del Chaos oscuro facesse perdere senso ad ogni limite, spezzando ogni catena. Anche quella del Dio Libero, anche lui sarebbe stato vittima della follia.


- Hai sempre desiderato un ordine perenne nella tua vita, ma è nella morte che agognerai lo spezzarsi delle catene e l'avvento della follia. Che la tua anima bruci all'inferno!!

Lo disse ridendo, seppur logorato dal dolore, e quando afferrò uno dei pezzi di vetro della finestra caduti con loro, il suo sguardo premise ciò che sarebbe successo: gli avrebbe perforato prima l'occhio sinistro, sguazzando in quel maledetto sangue scuro, poi anche il destro, rendendo cieca prima la sua anima, poi anche il suo corpo. A quel punto, facendogli assaporare lentamente il sapore della vera sofferenza, glielo avrebbe ficcato in bocca, trapassando gola e cervelletto, gettando sulla terra fradicia materia organica direttamente dal suo craneo e se non fosse ancora morto, brillando di un ultima scintilla di vita, gli avrebbe infine lacerato la gola facendolo affogare nel suo stesso sangue.
Il mago del Chaos stava tornando e il mondo, afflitto da un pianto isterico di pioggia e lampi, lo sapeva bene.
 
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view post Posted on 14/9/2014, 18:06     +1   -1
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Come una belva senza razionalità il giovane si avventò così sul quel pover uomo, che non poté far altro che subire inerme la furia omicida del suo carnefice. Venne ripagato con la stessa moneta, privato di entrambi gli occhi, così che la sua anima vagasse cieca, così come il suo corpo, tra le fiamme dell'inferno che l'avrebbe atteso. Urla traboccanti di disperazioni si dispersero nell'aere saturo di male, in quella tempesta pronta a spazzare via ogni ricordo di ciò che era ed era stato Kyōki. Cancellato per sempre, ma non come lemmi tagliati con nero inchiostro sulla candida carta; in quel modo l'errore della sua esistenza sarebbe rimasto impresso lì, imperituro anche dopo la sua tremenda dipartita. No, non gli sarebbe stato concesso un simile privilegio. Jagura avrebbe bruciato la pergamena dentro la quale erano impresse le memorie di suo padre, riservando al suo ricordo lo stesso trattamento che avrebbe presto subito la sua anima. Cenere, tra il fuoco dell'oblio. Sprazzi cremisi bagnarono il terreno già lercio e imbrattarono il volto trasudante di follia del joker, artefice di quel macabro ritratto di morte che era ormai divenuto il corpo del marito di Yasashi. Un ultimo respiro soffocò le sue urla, mentre una smorfia impregnata di dolore e panico sarebbe rimasta sul suo volto finché quest'ultimo non sarebbe stato divorato dai cani, o dai vermi. La vita aveva abbandonato quel corpo, ormai divenuto un freddo involucro privo del fuoco che l'aveva mosso verso il male, lo stesso che aveva spinto il suo stesso assassino. Jiyu, Jagura, due nomi alimentati dall'odio che Kyōki aveva sempre nutrito nei loro confronti, sin dal primo istante. Nel caso del figlio, ancor prima che nascesse.
La sete di sangue del giocoliere era stata placata, ora che il frammento di vetro che stringeva tra le mani era impregnato del tanfo di morte e sangue. Eppure le porte del carcere di fiamme in cui era rinchiuso rimanevano ancora ben sigillate.

Urlò di nuovo nella sua mente Jiyu, con così tanta foga da graffiarsi la gola. Provato da quel collegamento mentale e da quei lemmi tremendi ancor più della furia assassina che l'aveva avvolto in precedenza, il giovane ninja cadde al suolo, sputando copiosamente sangue. Poteva sentire la vita scivolare via dalle proprie dita e la propria anima bruciare, quasi come se anche la sua ora stesse per giungere. In quelle condizioni non avrebbe potuto resistere per più di due minuti, era in fin di vita e non avrebbe potuto sopportare oltre il fuoco di suo zio che faceva vibrare le sue ossa e il suo animo. Parlò di nuovo quel vecchio bastardo, facendo riaffiorare un ricordo chissà quanto lontano, mentre con qualche difficoltà Jagura riuscì a rimettersi nuovamente in piedi, con le gambe che scricchiolavano sotto il peso delle sue membra stanche e logore. Una consapevolezza, una tremenda verità si fece largo a spintoni nel cuore del ragazzo. Doveva comprendere, o sarebbe morto.

- Dovrai morire, rinascere.. e infine scomparire per sempre.

 
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view post Posted on 14/9/2014, 19:15     +1   -1
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Era finita? No. Kyoki era morto e con lui, anche la sua assurda fissazione dell'ordine programmato. Jagura lo osservò nelle sue ultime grida di dolore, prima di finire soffocato dal sangue che zampillava da tutte le ferite che aveva subito, eppure non era ancora finita. Sospirò in silenzio, mentre la pioggia continuava a sfogarsi contro quella terra, e provò a riflettere su cosa realmente stesse vivendo: Jiyu aveva parlato di un potere illimitato per poter espandere all'intero mondo il Chaos che il quel momento avvolgeva il mago, pronto a esplodere. Eppure non sentiva forza dentro di sé, come fosse intrappolato nel lurido gioco di quell'uomo tornato dalla morte. Kyoki, Yasashi, erano davvero i suoi genitori? Che cosa stava vivendo? Proprio a quel pensiero però, lo zio parlò nuovamente, gridando nella mente del Joker parole incomprensibili in quella stessa lingua che lo aveva devastato al suo cospetto. E infatti, fu nuovamente costretto al suolo, con la testa affondata tra le mani e il sangue che gli inondava la gola. Tossì per liberarla e tornare a respirare, ma il dolore che avvolse nuovamente il suo corpo e la sua anima, lanciava un messaggio preciso: avrebbe consumato il suo spirito. Rimase alcuni secondi al suolo, bagnato dal pianto armonico del cielo e il ritmico scandire del tempo dei fulmini e dei tuoni che ne facevano da contorno. Tornò alla memoria di quando riuscì a smuovere la situazione contro suo zio, quando proprio lui era stato pronto a tagliargli la lingua. Che dovesse ripetere anche quelle parole per battere la tortura di quella sofferenza? Era sul punto di farlo, come ultima carta, ma non servì: Jiyu parlò ancora e stavolta furono parole che Jagura comprese, più di quanto avrebbe potuto capire qualsiasi concetto. Aveva già sentito quella frase, proprio prima di risvegliarsi al fianco del fiume e incontrare Yasashi. Morire, rinascere e scomparire per sempre. E in un lampo Jagura ricordò che cosa successe in quella stanza colpita dalla tempesta: lui venne devastato, ucciso, era morto. Eppure adesso poteva sentire il proprio corpo, i propri pensieri tornare, aveva sensazioni e desideri, era... rinato. Rimaneva soltanto una cosa da fare.
Come guidato da un crudele istinto, si voltò verso la villa appartenuta ai suoi genitori e strinse nella mano destra il pezzo di vetro che aveva già massacrato Kyoki. Sul viso del Joker non vi era tristezza, né rabbia, né alcun segno di ripensamento. A caratterizzare quell'espressione smorta era soltanto un sorriso incolore che ignorava perfino la sofferenza che le ferite dovevano causargli. Si rialzò in piedi a fatica, barcollando e si diresse nuovamente verso il piano superiore dell'abitazione. Entrò dalla porta principale, trascinando il braccio senza vita e lasciando dietro di sé una scia di sangue. Sghignazzava e tutti i servi il cui sogno era stato interrotto dalla colluttazione tra il mago e Kyoshi, lo videro avanzare in quello stato, tirandosi indietro a dare di stomaco o a chiamare aiuto. Non ci volle molto prima che Jagura raggiungesse la camera da letto di Yasashi, e trovò la fanciulla ancora in lacrime e nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, confusa e ferita. Le lacrime si mischiavano al sangue e i pensieri ai desideri.


- Mi hai aiutato a ricordare. Lo hai fatto davvero. Vuoi sapere chi sono?

Le si avventò come un mostro, come una furia, con il tagliente pezzo di vetro tra le mani, che mirò direttamente al suo ventre e alla creatura che lentamente stava crescendo dentro di lei. In quella notte di tempesta non sarebbe nato colui che in nome del Dio Libero avrebbe combattuto per un ideale nobile e glorioso, ma sarebbe scomparso per sempre.

- Il mago del Chaos!

Li avrebbe uccisi, entrambi, facendo esplodere la sua follia.
 
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view post Posted on 1/10/2014, 15:54     +1   -1
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Il dolore lancinante che aveva avvolto le sue membra stanche lo aveva costretto a trascinarsi con fatica lungo la rampa di scale che lo avrebbe condotto nella camera di Yasashi, lì dove si nascondeva colui che, quella notte, non avrebbe avuto il privilegio di ammirare la luce della luna. Jagura stesso, il tesoro che la donna dalle ciocche dorate aveva custodito gelosamente e protetto con ogni sforzo. O forse era necessario parlare di Kirai, l'odio di Kyōki fattosi carne e spirito nel grembo della donna che aveva amato e che, al tempo stesso, aveva imparato a disprezzare a causa di quel pargolo indesiderato. Ma ciò apparteneva al passato, a una storia che il ragazzo aveva letto per opera dello zio e che adesso avrebbe cancellato con il sangue. E mentre il vetro trafiggeva il corpo inerme della fanciulla, strappando dalle sue cure e dal suo amore la creatura che giaceva nel suo ventre, il disegno tracciato da Jiyu trovava finalmente concretezza. Jagura era morto. Era rinato. E adesso sarebbe scomparso per sempre.

Frutto del male, brucia all'inferno.

Madre e figlio, uccisi barbaramente da un folle che agiva per divertimento, spinto anche dal desiderio di vedere il mondo diventare cenere, dopo che esso si era macchiato della colpa di aver ridotto in catene i figli che aveva dato alla luce. Non vi era un barlume di sanità nell'anima del giocoliere, in quel cuore che forse nemmeno esisteva; era pazzo e presto avrebbe fatto sì che molti altri divenissero protagonisti della stessa sorte toccata a Kyōki, Yasashi e al loro bambino. Teneva ancora in mano il vetro, grondante e lercio di sangue, quando la terra sotto i suoi piedi iniziò a tremare. Un fulmine squarciò il cielo, che piangeva per la morte di una fanciulla dall'animo così puro, e ben presto tutto ciò che circondava il mago venne tranciato come fosse carta. Era come se lo scenario del palcoscenico in cui il joker si era esibito fino a quel momento stesse crollando, fragile come un castello di carta, per far spazio a un paesaggio del tutto diverso. Il mondo stesso sembrava pronto a esplodere, tanto forti erano le scosse che facevano vibrare le rocce che adesso si trovavano accanto al giovane nukenin e le ossa di quest'ultimo.

Caldo. Aveva già visitato l'arido deserto del Paese del Vento, ma era niente in confronto al paesaggio che adesso svettava dinanzi ai suoi occhi, mostrandosi in tutto il suo lugubre fascino. Il fuoco divorava ruderi di costruzioni ormai fatte a pezzi, mentre il vento ardente soffiava forte e impetuoso. Sopportare quelle folate era un impresa, ma respirando si correva addirittura il rischio di vedere i propri organi ridotti in cenere. Perlomeno le fitte che avevano ridotto in pietose condizioni il joker sembravano essersi placate e, anche se in fin di vita e allo stremo delle forze, avrebbe potuto continuare a procedere lentamente verso una meta indefinita, nata soltanto dalla disperazione di un uomo a un passo dalla morte. E come per guidarlo tra le fiamme dell'inferno lui apparve di nuovo, trascinato dal vento; vestito di nero, con un manto che appena lasciava intravedere quelle iridi ambrate, indagatrici e compiaciute.

- Colui che ho lasciato era una persona completamente diversa. Adesso.. cosa provi?

Domandò Jiyu, senza curarsi di nascondere la propria curiosità. Sembrava divertito, come se assistere a ciò che il ragazzo aveva affrontato non fosse stato altro che un mero intrattenimento; e forse era davvero così, ma i suoi occhi lasciavano comprendere che, dopotutto, vi era un motivo se Jagura aveva raggiunto quel punto. Una ragione che, ormai divenuta scontata, era messa a nudo di fronte al mondo intero. Distruzione o, meglio ancora.. disordine.

 
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view post Posted on 2/10/2014, 22:50     +1   -1
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Sangue e Caos. Non esisteva più nulla in quell'era di morte, in quel tempo un uomo, una donna e perfino un bambino, erano stati uccisi da un entità venuta da lontano a gettare panico e disordine per proprio bisogno personale. Stringeva ancora il pezzo di vetro con cui aveva concluso ogni desiderio prossimo, in modo tanto deciso da spezzarne i bordi e tagliarsi le dita. Il sangue era ovunque: che fosse di Jagura o delle sue vittime poco importava ormai, contava soltanto l'espressione di un ragazzo che si trascinava tra la vita e la morte propria e degli altri, che non riusciva a corrucciarsi in un pianto di nessun tipo. Che non riuscisse a distinguere i vari sentimenti nella loro forma più pura? Poteva essere una verità come un'altra, ma Jagura era lì, fermo, in attesa che la sua storia svanisse nel nulla. E successe: era morto, rinato e scomparso per sempre, mentre intorno a lui l'ambientazione cambiava e braci ardenti rendevano l'aria tossica. Fumi, venti, suoni surreali circondavano ogni senso del mago, che non riusciva più a distinguere ciò che doveva essere solo un sogno da ciò che realmente il suo corpo era il grado di toccare, interagendo. Aveva ormai ogni ricordo di sé e della sua storia, e nella sua testa ogni frammento si stava collegando con un altro più grande e così via, finché non ebbe chiara la storia che lo aveva visto nuovamente protagonista. Come un'opera teatrale ben orchestrata, come un piano registico da applausi che vedeva nel suo realismo il successo della narrazione. Eppure il Joker era distrutto, logorato da dolori al braccio e alle gambe, e trafitto da quello all'occhio che gli ricordava il perché vedesse tutto stranamente contorto. Cadde al suolo stremato, trascinandosi verso quel calore che tutto intorno stava bruciando ogni cosa: era in un regno di mera illusione che Jiyu aveva ideato per continuare a torturarlo? Forse, ma ancora una volta il suo viso mostrava qualcosa che non era sofferenza. Quindi la voce dello zio defunto tornò a riecheggiare per quella landa avvolta dalle fiamme, che aveva ormai sostituito qualsiasi castello e foresta, in un susseguirsi di insensate situazioni. Non si chiedeva nulla il mago, era inutile spiegare il Caos. Jagura era adesso qualcosa di diverso, forse non era più neppure giusto indicarlo con quel nome, ma lui... che cosa provava adesso? Fu questa la domanda dello zio, che concesse un sorriso a quel corpo martoriato.

Dolore? No, non era quello. Sentiva male ovunque nel suo corpo, tra ossa rotte e l'occhio che continuava a sanguinargli, ma la sensazione che voleva esplodere da dentro il suo corpo verso l'esterno non era dolore.

Divertimento. No... non era solo questo. Era noto come Jagura cercasse divertimento in ogni sua azione, eppure non era quello il termine che riassumeva perfettamente la sua reale condizione.

Confusione? No, non solo. Lui ERA confusione, ma non ne avrebbe mai fatto una causa di rilevante importanza. La follia, la confusione degli eventi erano parte di lui a prescindere, da sempre.

E allora...


- Io... io provo...

Il fuoco intorno a lui, il dolore pulsante delle sue ferite, le parole oscure di suo zio, e la consapevolezza di poter distruggere le catene che attanagliavano il mondo, di aver finalmente compreso quale dovesse essere il destino della Terra. Era perfetto, tutto ciò non poteva che dargli...

- Piacere

Eppure era lì, prossimo alla morte, in un folle filo del tutto nero e del tutto bianco contemporaneamente.
 
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view post Posted on 5/10/2014, 09:33     +1   -1
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Piacere. Aveva provato fin troppe emozioni prima di arrivare a quel punto, sentimenti che avevano lasciato cicatrici indelebili, come il nero inchiostro sulla candida carta. Le sue membra logore erano infatti testimoni d'un dolore che mai prima d'allora aveva mai provato, né aveva creduto capace di esistere; allo stesso modo il suo cuore, prima caricatosi d'affetto e protezione nei confronti della bella Yasashi e infine dilaniato dalla crudeltà e dalla follia che avevano avvolto l'anima di quel pazzo. E al termine di quel ciclo, ecco cos'aveva ottenuto. Piacere. Poteva ancora sentirlo, come una vibrazione che creava una scossa elettrica in grado di percorrergli la schiena e farlo sentire realmente vivo. Un folle che aveva abbandonato ogni ideale costruttivo, per abbracciare il deleterio disegno di distruzione e divertimento che il destino aveva tracciato per lui. Quello era il nuovo Jagura. Anche se, a dire il vero, Jagura non esisteva più e nominarlo sarebbe stato come far riaffiorare una memoria turpe, un passato scomodo adesso sostituito da un presente che si sarebbe presto imposto con maestosità e terrore.

- Sei finalmente tornato. Benvenuto in questo inferno chiamato mondo.. Shōgai.

Disordine. Questo il significato del nuovo nome che, da quel momento in poi, avrebbe fatto rabbrividire chiunque avesse avuto la sfortuna d'incrociare il cammino di quell'arma dispensatrice di distruzione e caos. Avrebbe bruciato il mondo e, con esso, tutti coloro che avrebbero tentato di ostacolare l'opera che lui era pronto a creare. Il divertimento tuttavia non era ancora finito e lo stesso Shōgai avrebbe potuto rendersene conto. Ricordava bene le parole di Jiyu e adesso se ne stava lì, dinanzi alle sue iridi ambrate, in attesa di ciò che lui gli aveva promesso. Potere. Fu così che, con un sorriso compiaciuto dipintosi in quel viso macchiato di morte, il vecchio zio alzò le mani al cielo, facendo tremare la terra sotto i loro piedi, mentre le rocce venivano frantumate dal terremoto per far spazio a uno spettacolo tanto affascinante quanto terrificante.

Costruzioni immonde partorite da quella valle di lacrime, che continuava a riscaldarsi a causa di quel vento rovente che, con il passare dei secondi, si faceva sempre più impetuoso e insistente. Tre enormi porte apparvero quindi alle spalle di Jiyu, mostrandosi al ragazzo in tutta la loro tetra bellezza. Un'aura tanto lugubre quanto potente sembrava trasudare da quei cancelli infernali, vestiti d'ornamenti pesanti e da spuntoni di forme e soprattutto colori diversi, che facevano sì che l'uno fosse ben distinguibile dall'altro. A quel punto era semplice comprendere quale fosse il potere di cui il vecchio zio aveva tanto parlato e che aveva promesso al giovane nukenin, uscito vincitore dalle fiamme dell'inferno che aveva provato a inghiottirlo in un abisso dal quale era impossibile fuggire. Il suolo vibrò ancora e stavolta a uscire dalle rocce fu un rotolo di dimensioni immense. Si trovava alle spalle del ragazzo ed era saldamente sigillato da enormi catene d'acciaio, che sembravano a stento capaci di contenere la potenza maledetta di quel sutra. Soltanto alcuni stralci di carta, quasi insignificanti rispetto all'intera mole del rotolo, erano lasciati scoperti. Ma anche soltanto un centimetro sarebbe stato sufficiente per completare l'opera di Jiyu. Senza poter far nulla per impedirlo, il soldato delle nuvole rosse si ritrovò nuovamente oppresso dal potere dell'Ishin, che con una forza disumana riuscì a sollevarlo e a inchiodarlo supino, dopo pochi secondi, contro uno dei lembi di quel sutra dannato. La tensione aumentava secondo dopo secondo, in un crescendo di macabra intensità, e in men che si dica lo stesso zio si mosse attraverso quel vento ardente, arrivando quindi al cospetto del nipote. Occhi traboccanti di sadismo i suoi, che venivano illuminati dal bagliore che il fuoco che avvolgeva i ruderi circostanti faceva riflettere contro la mannaia che lui aveva già sguainato, pronto a compiere l'atto finale di quello spettacolo a dir poco agghiacciante.

- Solo il sangue può incatenare la tua anima a questo sodalizio maledetto. Da ora in poi, essa sarà condannata. Per l'eternità.

Il suo tono di voce era grave, pesante ed essa risuonava come una tetra cantilena. Tutto era pronto, presto il suo disegno avrebbe finalmente conquistato la concretezza alla quale lui aveva sempre ambito. Doveva cancellare ciò che in vita, accecato dalla mortalità della carne, aveva creato e sulle ceneri di Furikami avrebbe costruito la sua nuova opera di caos. La lama calò e impietosa penetrò nelle carni del ragazzo, inchiodandolo con maggiore crudeltà al rotolo che adesso pretendeva la sua anima. Quando il sangue imbrattò di cremisi la carta, le catene che avvolgevano il sutra vennero spezzate e questo poté sfogare finalmente tutto il proprio potere. Una folata di chakra nero si espanse in ogni direzione, mentre il giovane shinobi poteva sentire la propria essenza venire risucchiata da una forza che non era in grado di contrastare. E intanto la voce di Jiyu si alzava ancora in cielo, stavolta con una forza tale da far tremare le rocce allo stesso modo di quel contratto maledetto.

- Distruggi Furikami. Lascia morire Jagura. RISORGI COME SHŌGAI!

 
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view post Posted on 10/10/2014, 22:27     +1   -1
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Apparvero come fantasmi, come esseri irreali pronti a giudicare l'anima di colui che si era spinto a tanto: tre porte di colore di diverso, dagli strani contorni che creavano dei visi diabolici sghignazzanti, in quel teatro di fiamme e aria ardente. Poi comparve anche lui, l'uomo che aveva ideato quell'opera maledetta e che si era divertito fin troppo alle spalle del mago, giostrando le sue memorie e muovendosi tra i suoi pensieri, osservando ogni sua mossa nel limbo ricreato per metterlo alla prova. Parlò, annunciando la fine di Jagura, la morte del Joker che lo aveva raggiunto nuovamente in quella stanza e che aveva sofferto ogni dolore prima di polverizzarsi sotto il devastante infuriare della tempesta. Doveva adesso essere Shogai, il disordine del mondo, la condizione della forma anarchica di libertà che Jiyu perseguiva adesso. E Shogai dunque che cosa voleva adesso? Aveva raggiunto quel punto esattamente per cosa? Un potere capace di cambiare il mondo, gettandolo nelle fiamme più alte e distruttive. Jagura, K, Shogai, voleva distruggere completamente la terra degli shinobi, voleva creare un vortice dirompente che avrebbe spezzato ogni legame, anche quelli con la realtà e con la vita. Allora la lunga e feroce falce dell'iniziatore e distruttore di Furikami si diresse verso il giovane mago già morente e quando il sangue sancì il sigillo con il diavolo, l'anima del nuovo Shogai si incendiò, investendo l'area fiammeggiante che stava progressivamente crescendo. Il viso del mago si contrasse dal dolore, ma contemporaneamente il colore del suo occhio buono venne attraversato da una brillantezza tipica della curiosità. Il suo nuovo essere fremeva per sfoderare ciò che adesso era in grado di urlare, e non aveva niente a che fare con Furikami, o con tutti coloro con cui Jagura aveva un conto in sospeso, adesso era il globo a dover conoscere il vero significato della libertà, quando le fiamme del Caos avrebbero avvolto l'epicentro di ogni grande terra ninja, prima di esplodere in un fascio luminoso alimentato dalle risa di chi stava alla base. Era un circolo che si era aperto nel momento in cui il mago aveva conosciuto il potere dell'Ishin di Jiyu, e che adesso poteva chiudersi tra i lamenti dannati delle energie oscure dell'Ishin demoniaco di Shogai. Il mago cadde nuovamente in ginocchio, tra il suo sangue, e tremando alzò la mano destra poggiandola sul rosso cremisi che aveva versato. Jagura non era morto, e neppure K. Entrambi si erano semplicemente uniti in un nuovo essere superiore che avrebbe sconvolto la terra.
Un vento di fiamme si alzò nel cielo cupo, reso rossastro dai fumi che uscivano quel manto di lava che sembrava aver circondato la zona, e quando l'energia e il vapore vennero dissipati, lì dove doveva trovarsi un uomo tra la vita e la morte, attaccato ad un rotolo senza più catene, vi era una figura sorridente, in piedi, che osservava sopra di sé quanto l'azzurro del cielo potesse essere soltanto una mera illusione. Non esisteva una stasi che avrebbe permesso il benessere collettivo del mondo, non finché ci sarebbe stato qualcuno con idee troppo grandi e complesse, e ideologie fin troppo ambiziose. Non esisteva un Dio Libero capace di unire sotto un unico vessillo ogni mente, come diceva Furikami, e non poteva esistere l'indipendenza che voleva Kirinaki. Da quel momento, sarebbe esistito un nuovo Dio Libero, che avrebbe unito chiunque sotto la stessa ideologia di libertà: la morte. Liberarli da quella prigione che era la vita per poter adempire al volere divino. Ma tutto ciò... non senza il capriccio di chi a fare ciò rimaneva soltanto un pazzo che voleva continuare a divertirsi.
Così nasceva Shogai, il mago dei Caos.
 
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view post Posted on 22/10/2014, 19:29     +1   -1
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Poteva sentire la propria anima venire risucchiata dal rotolo, le cui catene erano state spezzate dal sangue del ragazzo, offerto in sacrificio da chi lo aveva crudelmente inchiodato al suolo servendosi del proprio potere. Chiazze cremisi imbrattarono la pergamena ingiallita dai secoli e mentre il chakra nero che essa aveva partorito permeava l'aria con prepotenza crescente, i tratti vermigli presero a delineare dei kanji che si facevano sempre più chiari e nitidi con il trascorrere inesorabile dei secondi. 障害. Shōgai, disordine. Era quello il nome che era stato affidato all'essere risorto dalle ceneri di Jagura, lo stesso che sarebbe bruciato per l'eternità tra le fiamme dell'inferno insieme al contratto che era stato stipulato. Era proprio quello il potere che Jiyu aveva promesso al nipote e che adesso quest'ultimo poteva sentire dentro, dopo averlo fatto proprio. Una scarica d'adrenalina e follia gli attraversò la schiena, mentre la vista iniziava a farsi sempre più annebbiata. Ben presto il bruciore e il dolore provocato dalla lama di quel vecchio bastardo venne rimpiazzato da una fitta improvvisa al braccio sinistro. Con le ultime forze rimaste, Shōgai poté spostare lo sguardo e notare come la K, il simbolo che fino a quel momento l'aveva relegato al destino del Dio libero, fosse diventata di un colore acceso; sembrava brillare di luce propria, anzi era quasi come se il Chakra dello zio stesse nuovamente ardendo nel suo corpo. E mentre uno strano formicolio s'impadroniva del suo intero braccio, paralizzato da quanto stava accadendo, il dolore si fece a dir poco insopportabile.. tanto che il giovane venne nuovamente trascinato sul fondo dell'abisso, mentre le ultime parole del Jiyu riecheggiavano in quel crescendo di panico e distruzione.

- Questo mondo, il frutto del male.. brucia all'inferno.

EkNWK

Furono la luce impetuosa e il frastuono assordante di un lampo a destarlo dal sonno in cui era caduto. Sentiva la testa pesante e il corpo indolenzito in ogni punto, ma non fece fatica a riconoscere il tamburellare insistente della pioggia contro le rocce e del manto erboso.. né il luogo in cui si era risvegliato. Si trovava nuovamente nel rifugio dello zio, proprio lì dove era stato condotto da quest'ultimo. L'edificio tuttavia si trovava in condizioni ancora più disastrose, rispetto a come lo ricordava. Il trono di pietra si era spezzato e il soffitto era caduto, tanto che il suolo ricoperto di detriti veniva baciato dalle fredde lacrime che il cielo stava versando. Era ancora scosso da quanto era accaduto, da quei ricordi indelebili che erano stati scolpiti nella sua mente e soprattutto incapace di rimettersi in piedi con le proprie forze. Come se non bastasse, non riusciva più a percepire la sensibilità del braccio sinistro. Quando il suo sguardo si posò su di esso, poté quindi accorgersi quale fosse la motivazione di tutto ciò: K era morto e con esso anche il chakra di Jiyu era stato estirpato dal suo corpo, a un prezzo decisamente salato. La pelle dell'intero braccio era completamente annerita e il nukenin, prima o dopo, avrebbe capito che mai più avrebbe potuto riutilizzare un arto ridotto in condizioni così misere e pietose. Nonostante ciò, si sentiva tutt'altro che debole. L'adrenalina e il potere maledetto delle fiamme ardevano ancora nel suo petto, alimentando un fuoco che mai avrebbe potuto spegnersi. Inoltre era in grado di vedere con entrambi gli occhi e a quel punto, nella pozzanghera sulla quale giaceva, Shōgai avrebbe potuto notare il nuovo riflesso che era nato là dove la follia di Kyōki aveva fatto morire la luce. Cremisi, come il sangue che presto sarebbe stato sacrificato sull'altare della distruzione. Erano quelli gli occhi che avrebbero osservato il mondo bruciare tra le fiamme dell'inferno.


Quest terminata e infine, eccoci arrivati al momento della valutazione! Non spenderò altre parole sul tuo conto, ho già fatto abbastanza scrivendo il papiro sulla tua valutazione, quello che ho sottoposto ai narratori. Se ti fa sentire figo quel che ho scritto, vai a rileggertelo, la mia opinione sul tuo conto non è cambiata rispetto al mese scorso. XD Quindi passo ai numeri:

Quest Rashomon -> Voto: 9
Exp: 1080

Inoltre, a causa del braccio sinistro andato completamente dopo la tua rinascita finale, la tua Frz totale viene dimezzata. In compenso, l'occhio sinistro con l'iride cremisi è in omaggio.
Sinceramente, per me è stato un vero piacere masterarti la quest. Nonostante le titubanze iniziali dovute alla mancanza di tempo, la storia mi ha preso parecchio, tanto che riuscivo sempre a trovare un modo per postare da te e procedere con la narrazione, che mi coinvolgeva anche da master. Spero quindi che anche tu ti sia divertito tanto quanto mi sono divertito io e, se vuoi, puoi lasciare in questo tuo ultimo post conclusivo con il nuovo Shōgai un commento sulla quest e il mio operato. Leggere l'opinione altrui sul mio stile ecc. mi fa sempre piacere!

Questo è tutto compà, alla prossima quest.. e intanto suca <3
 
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view post Posted on 22/10/2014, 21:35     +1   -1
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VALUTAZIONE FINALE

L'apprezzamento dei narratori sul lavoro che hai svolto è sotto gli occhi di tutti da un bel pezzo oramai. Non c'è molto da dire: hai saputo ben sfruttare il BG del tuo masterato, arricchendolo di nuove sfaccettature, e sei riuscito, in una prova difficoltosa come quella a cui gli shinobi vengono sottoposti dai Rashomon, a metterlo in difficoltà più volte e nei "punti" giusti. Sei riuscito a far affiorare le sue pecche, così come i suoi punti di forza.. e poi gli hai stravolto la terra sotto i piedi, cosa si può volere di più dall'inferno? Il tuo stile di scrittura è scorrevole e piacevole da leggere, anche se qualche sbavatura dovuta principalmente alla fretta e alla poca voglia di rileggere m'è saltata all'occhio.. ma non me la sento di farti "pagare" per una cosa di così poco conto. Non sono errori di forma i tuoi, soltanto appunto di frettolosità e, purtroppo, tutti li facciamo.

Dunque che posso aggiungere? Ti meriti un bel 10 e 400 ryo belli tondi e succosi. Non poteva toglierteli nessuno in quest'occasione, ottimo lavoro.
 
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