| Keigai guardò torva quella feccia d'uomo che aveva osato parlare. Come poteva, quella immonda massa di corpi urlanti, anche solo accostare a Watashi il termine divinità? Come potevano anche solo pensare una cosa del genere? Watashi non era un dio. Un dio non poteva farsi annientare dalla feccia umana. Un dio non poteva abbassarsi a raggiungere la mortalità umana, solo per avere più potere. E cosa stavano facendo, ora, quegli stupidi umani? Denigrare a tal punto il potere, il volere di un dio per il loro semplice divertimento...Stupidi idioti. Voi non sapete niente. Non capite niente. Perché siete feccia immonda... Sibillò tra i denti, mentre squadrava il suo avversario con un'occhiata penetrante. Quei vermi schifosi volevano la morte? Bene, avrebbe fatto vedere loro cos'era la morte, ma no perché lo volevano loro, o il loro fasullo dio. Ma solo perché era lei, che lo voleva, e non per un semplice piacere personale..Accompagna la mia mano, nel dare l'estremo dono... Mio Divino, donami la forza. Pregò, invocando l'entità che lei considerava essere una vera divinità, quella stessa che il suo sensei le aveva insegnato a pregare, venerare, innalzare negli inni. Se avesse avuto la sua chitarra, gli avrebbe intonato inni, accompagnata dalle urla di dolore che avrebbe fatto uscire dalle gole di quelle bestie, ma senza... Avrebbe dovuto accontentarsi del cozzare delle lame, del sibilare del vento... ma le urla, quelle non le avrebbe fatte mancare... Non ci sarebbe stata la musica? Pazienza, avrebbe danzato, Per lui, e per lui soltanto.
Le lame non cessavano di ruotare nel loro moto circolare, sibilando mentre fendevano l'aria, senza trovare alcuna sosta, tenendo così a distanza il guerriero armato di lancia. Il più delle volte il suo avversario riusciva a schivare i suoi attacchi, ma con l'infusione del chakra nelle lame, riusciva, allungandone il taglio, a ferirlo, seppur superficialmente. Digrignando i denti, Keigai rimpianse di non aver avuto a disposizione del veleno con cui intingere la sua arma. Non era tipo da usare quel genere di sotterfugio, ma li, dove non vigevano regole, se non quelle del più forte, una manovra del genere le avrebbe fatto notevolmente comodo. Sarebbero bastate quelle ferite, seppur superficiali, a destabilizzarlo e permetterle di ucciderlo con più facilità, ma lei veleno non ne aveva, e così doveva far uso solo della sua arguzia e della sua tecnica. Doveva giocarsela bene, senza commettere alcun errore e, se era riuscita a capire bene che tipo di individuo aveva di fronte, forse sarebbe riuscita ad ottenere la vittoria dalla sua parte. Finse di aver perso forza negli slanci, permettendo così al guerriero di schivare facilmente la piccola palla chiodata, cosa che, con sommo piacere di Keigai, gli fece credere di poterla avere in pugno, ma aveva fatto i conti senza l'oste. Concluse la rotazione della falce puntandogliela dritto in faccia, cosicché da farlo spostare proprio nella posizione che lei voleva. A quel punto, il ritorno elastico fu inevitabile: mantenendo il cavo alla giusta inclinazione e tensione, la palla chiodata schizzò seguendo la direzione del cavo di fil di ferro, andando ad avvolgersi alla gola dell'uomo. Le bastò afferrare saldamente il cavo e strattonarlo, facendogli perdere l'equilibrio quel tanto che bastava per creare un varco nella sua difesa. Seguendo il ritorno elastico, la falce ritornò in mano sua. Le bastò compiere una piroetta, dando slancio al cavo che teneva la falce. Il chakra che aveva incanalato al suo interno, insieme a quel movimento, ampliarono il taglio della lama così, seppur mantenendosi ad un paio di metri di distanza, o poco meno, venne a crearsi una folata di vento affilata, che andò a colpire in pieno il petto dell'uomo, versandone il sangue sulla sabbia rovente. Era convinta di averlo in pugno, ora. Le sarebbe bastato tirare ulteriormente il cavo, così da poterlo strangolare, ma rimase schockata nel vedere lo sguardo ferino dell'uomo che, galvanizzato, aveva agguantato il cavo con quella sua mano enorme.“Dannazione, era una trappola!” Si rese troppo tardi Keigai. Il filo era in tensione, così all'uomo bastò semplicemente tirare il cavo a sé sfruttando la sua forza. Non riuscendo a resistere, Keigai incespicò, ritrovandosi a pochi passi dall'uomo. Vicino. Troppo vicino. Il movimeno fu incredibilmente veloce, tanto da lasciare sorpresa la giovane diciottenne di Kumo. Mentre lei cercava di sciogliere la corda dall'uomo, per potersi allontanare, lui aveva scagliato la lancia in avanti. La lama, lunga una trentina di centimetri, andò a tagliare il cuoio, lacerando la carne e parte del muscolo del fianco sinistro, facendole perdere il fiato per il dolore inaspettato. Gli occhi acquamarina si sgranarono, abbassandosi un attimo per guardare l'entità del danno. Riuscì a vedere solo il rosso del suo sangue sgorgare da quella lacerazione, che ecco che sentì qualcosa di duro colpirla in piena fronte. Il guerriero aveva approfittato di quel suo attimo di distrazione per colpirla con una forte testata, per poi indietreggiare nuovamente, portandosi ad una distanza di sicurezza, lasciandola lì inebetita. Nel vedere tutto quel loro sangue scorrere, la folla partì in un'ovazione euforica, stordendola. Serrando i denti in una smorfia di dolore, Keigai indietreggiò di qualche passo... La stilettata di dolore che le provocò la ferita la fece sussultare, rischiando di farla incespicare nei suoi stessi piedi... Il dolore fisico era una cosa che non aveva mai sperimentato in vita sua, ne tantomeno aveva mai visto il suo sangue. Con mano tremante, si portò una mano alla ferita, gemendo leggermente nel sentire il bruciore che quel contatto, seppur lieve, le causava. Gli occhi iniziarono ad appannarsi dalle lacrime, che non riusciva a ricacciare indietro, eppure non si staccavano dall'uomo che l'aveva colpita, che ghignava soddisfatto di come lei fosse caduta nel suo tranello... Avrebbe dovuto infuriarsi con se stessa per essersi fatta fregare a quel modo, e invece pensava solo al dolore che stava provando. Forte, intenso, bruciante a tal punto da renderle difficoltoso anche solo muoversi di lato. La lama della lancia doveva aver reciso i fasci muscolari degli addominali medio-obliqui del lato sinistro e ora, anche solo respirare le causava una fitta atroce. Era questo, allora, che provavano le sue vittime, quando le aveva colpite con la sua lama? In un certo senso, se l'era sempre domandato, e non si sarebbe mai aspettata una sensazione del genere. Il cuore che pompava a mille, il respiro corto e accellerato, la sensazione di umido, dovuto al sangue che colava lungo il suo fianco. Scostò le dita dalla ferita, vedendo come il cuoio nero fosse ora lucido, sporco del suo sangue, rosso scarlatto e caldo... Era un calore piacevole quello che provava, mentre il sangue caldo le colava fin giù, arrivando a toccare la pelle lasciata scoperta dal corpetto di cuoio... E rise. Rise in maniera isterica mentre si portava le dita alla bocca, succhiando avida. Sentì il sapore del cuoio mescolarsi a quello caldo e metallico del suo sangue scenderle giù in gola, facendola ridere ancora di più. Le piaceva. Che lei fosse dannata, le piaceva maledettamente quel bruciore che le mozzava il respiro, le piaceva dannatamente sentire il calore del suo sangue mescolarsi a quello delle sue vittime. Perché avrebbe ucciso quel maledetto, ci sarebbe riuscita, ma solo perché voleva bearsi della sensazione del suo sangue sulla sua pelle. Gli occhi accesi di un desiderio folle, si puntarono contro l'uomo che aveva iniziato a girarle intorno, osservandola indagatore, quasi volesse studiare quella strana creatura che aveva davanti. A quanto pareva, sembrava che i ruoli si fossero invertiti. Se prima era Keigai ad assumere il ruolo di predatrice, adesso si ritrovava stretta in quel cerchio, ora preda, ma sarebbe stata una preda difficile da agguantare. Completamente euforica, gli occhi si mossero frenetici, cercando di capire come trovare un modo per sfuggire al suo lento avvicinarsi, e fu allora che si rese conto della sabbia che aveva sotto i piedi.“Vuoi giocare sporco? Bene... Allora giocherò anche io sporco...” Sogghignando, iniziò a far roteare le sue armi, convogliando il suo chakra di tipo vento. Subito il dolore al fianco si fece sentire, ma quella sensazione di impedimento la galvanizzò ancora di più, facendole aumentare lo slancio con cui roteava le armi. E più aumentava la velocità, più aumentava il dolore, e più andava in estasi, ridendo sguaiatamente. E, in quel masochistico circolo vizioso, la velocità di rotazione, insieme al chakra di tipo vento che veniva sprigionato dalla giovane, si creò intorno alla giovane una forte corrente d'aria ciclica, tanto da creare intorno a se una sorta di turbine di sabbia, che avrebbe dovuto accecare l'uomo, gettandogli sabbia negli occhi. Ma Kegai non aveva ancora finito. Nascosta da quella coltre di sabbia – la cui idea le era venuta ripensando a quella ragazzina di Suna – iniziò a far andare contro l'uomo anche le sue armi, che sbucavano dalla sabbia per permetterle di spostarlo dove lei voleva. Ovvero in una posizione tale da sfruttare la luce solare. Una volta raggiunto il punto adatto, Keigai asfruttò il riverbero del sole sulle armi per accecarlo ulteriormente. Ed ecco che, finalmente, il momento proprizio arrivò. Vide l'uomo sfregarsi gli occhi, pieni di sabbia e accecati completamente dal riverbero della lama della sua falce e, a quel punto, seppe di avere la vittoria in tasca. La palla chiodata si scaglò rapida contro la testa dell'uomo, preso completamente alla sprovvista. La lama di trenta centimetri che la sormontava andò a trafiggersi dritta in mezzo agli occhi, affondando nella carne e rompendo l'osso con una facilità tale da sembrare burro. Il corpo dell'uomo rimase in piedi per una manciata di secondi, il tempo sufficente affinchè il piccolo ciclone di sabbia si disperdesse, ed ecco che Keigai, sfruttando il ritorno elastico, si avvicinò con uno slancio l'uomo. Il fianco le causò un dolore straziante, ma l'urlo che le uscì di gola era di completa estasi. La lama della falce andò a recidere la pelle morbida della golla, tagliando tessuti, muscoli, ossa. Un fiotto di sangue scarlatto spruzzò in aria dalla giugulare recisa, imbrattando il viso della ragazza, che in quel momento non aveva alcunché di umano. Gli occhi accesi da una furia cieca e primordiale, la bocca spalancata in un ghigno che fondeva la sua pazzia interiore con quell'esplosione orgasmica che provava in quel momento, mentre la lama recideva di netto la testa dell'uomo. Con una capriola, si allontanò dal corpo decapitato dell'uomo, che per un attimo rimase lì, in piedi, a zampillare sangue come una macabra fontana ornamentale, per poi acasciarsi al suolo come un sacco vuoto e informe. Col fiato corto, Keigai si portò una mano al fianco ferito, cercando di non andare in iperventilazione. Digrignando i denti, riuscì a tirarsi su per poi, con un movimento fluido del poso, riportare allo stato di quiete l'arma. La palla chiodata, come uno yo-yo, ritornò a lei e, ancora infilzata alla lama, vi era la testa del guerriero ucciso, gli occhi spalancati che ormai fissavano il nulla della morte. Fece ruotare il cavo al suo fianco, ed ecco che, con uno slancio mirato, la testa si staccò dalla lama, lasciando dietro di se un arco di sangue. Il tiro fu mirato in maniera egregia, andando a colpire in pieno viso quell'ammasso di lardo che, stando al suo discorso iniziale, doveva essere il capo della baracca. E gli occhi di Keigai, dopo aver vagato sull'intera folla, si puntarono feroci proprio su di lui. Volevano altro sangue? Bene, gliel'avrebbe concesso, ma sarebbe stato il loro, adesso, il sangue che avrebbe imbrattato la sabbia dell'arena. E, accompagnando il fendente della sua falce, creò una folata di vento tagliente. Bersaglio: quella feccia immonda chiamata uomo.Volete altro sangue? Volete altra morte? Bene... VI ACCONTENTO SUBITO!! E una risata maligna le uscì dalla gola, mentre quel nome riecheggiava nella sua mente come il ritornello di una canzone. Jashin. Jashin. JASHIN.//Considera che ho seguito l'indole assetata di sangue e folle di Keigai. A differenza di Yumi, che generalmente si fa seghe su seghe mentali, Keigai agisce proprio come le bestie feroci, avventandosi senza pensare troppo alle conseguenze. Avrei potuto fare altro, scegliere la via più "subdola" dell'assecondare per poi creare trame di alleanza all'interno, ma non me la vedo proprio, Keigai, a fare na roba del genere XD Sarebbe un pò come far diventare Yumi Keigai e Keigai Yumi D: E il bello di ruolarle è proprio questo: sono due pg completamente agli estremi XD //
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