Gli occhi le si chiusero, stanchi di quella pesante giornata. Sperava che almeno il sonno sarebbe stato un buon rifugio, un posto dove potesse nascondersi dalle avversità che aveva dovuto affrontare ma purtroppo fu solo un aspettativa che non sarebbe mai stata soddisfatta. Questo lo capì non appena il buio invase completamente il suo mondo, l'oscurità sembrava precedere sempre una di quelle visite di Yume. Rimase in attesa di ricevere un segno o quant'altro ma al solito lo spirito desiderava farsi attendere. Era passato parecchio dall'ultima volta che aveva mostrato la sua presenza in sogno. Watashi era stato sconfitto e la sua vita all'eremo proseguiva a meraviglia. Improvvisamente la sua attesa venne ripagata e il muro d'oscurità crollò sotto le sue iridi perlacee mostrando il folto di un boschetto.
La foresta, un luogo pieno di pace e dove spesso quella ninfa la portava. Davanti a lei un laghetto di dimensione medio piccole ricopriva il centro di una radura. La luna splendeva in cielo e la notte governava su tutto, illuminando con la sua luce diafana. Quasi come se spinta dal vento, la Hyuga si avvicinò alla limpidezza dell'acqua che con un dolce gorgoglio sembrava richiamarla a se. Entrambi i suoi elementi si erano alleati per attrarla li, per condurla da qualche parte. Quando fu abbastanza vicina alla superficie trasparente, vide il suo volto riflesso. Gli occhi del colore dell'astro che splendeva in cielo, i capelli blu scuri che le ricadevano morbidamente sulle vesti, la pelle candida e quello sguardo curioso e gioioso che aveva sempre caratterizzato la dolce fanciulla.
A fare contorno alla sua immagine alcune ninfee, simbolo di purezza, galleggiavano nell'acqua. Tutto sembrava così perfetto e rispettare un giusto ordine. Solo la sua presenza in quel luogo disabitato sembrava una nota di stono a quel paesaggio mozzafiato. Si mise in ginocchio e sfiorando l'elemento cristallino, increspò la sua immagine idilliaca che sembrava essere entrata a far parte di una ristretta cerchia, una figura armonica sigillata nel tempo di quella foresta. Il suo tocco, modificò l'immagine, un ologramma senza più un volto preciso. Pochi secondi e quel viso cambiò. Al suo cospetto non aveva più una copia di se stessa ma la bella Yume che la guardava con il suo stesso sguardo stupito. Cosa stava cercando di dimostrare con quel sogno? Continuò a fissarla ma questa non mutava espressione e non parlò. Solo i rumori della natura, facevano da sfondo a quella scena misteriosa.
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Cosa vuoi dirmi con questo? - disse Chiaki cercando una risposta alla sua stessa domanda.
Niente di tutto quello era reale e lo immaginava ma ogni cosa che quella creatura le mostrava aveva sempre un significato dietro. Le sorrise, trascurando il fatto di essere una semplice copia. E una voce rimbombò nella testa della nukenin.
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Guarda meglio... - disse la voce eterea dell'essere che popolava quel lago.
La bocca non si mosse minimamente nel pronunciare quelle parole. Si avvicinò alla superficie la fanciulla dalla chioma blu e vide scomparire l'immagine della Dea velata. A sovrapporsi un'altra scena e una giovane che conosceva bene. Hazuki in ginocchio sulla sponda di quel laghetto. Gli occhi rivolti al cielo mentre calde lacrime ricadevano sulla sua palle marmorea baciata dalla luce celestiale. Stava fissando gli astri e le sue labbra si muovevano faticosamente tra un singhiozzo e l'altro.
La chunin non riusciva a udire le sue parole e questo l'amareggiò. Voleva raggiungerla, voleva essere li presente con lei e abbracciarla così che non potesse più piangere. La sua sofferenza la devastava e senza accorgersene la vicinanza con l'acqua la portò a immergere il viso nel laghetto. I suoi capelli fluenti ondeggiarono sulla superficie, mimetizzandosi con l'ambiente mentre le parole del suo genitore iniziarono a invaderle la mente.
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Sono secoli che la mia famiglia ti venera, sono anni che ascolto i tuoi consigli e li rispetto ma adesso ti devo chiedere un favore più grande. Mi devi aiutare, la mia bambina... - il discorso di Hazuki s'interruppe improvvisamente per colpa del pianto.
La quindicenne conosceva perfettamente quella sensazione in cui le parole ti muoiono in gola. Sembrava fare fatica a proseguire ma Chiaki voleva sapere. Stava parlando di lei e solo in quel momento si accorse del pancione che la donna si accarezzava costantemente. Quell'episodio doveva essersi svolto probabilmente prima della sua nascita ma non capiva ancora perché sua madre fosse così disperata. Fu in quel momento che quella figura splendente uscì dal nulla. Le sue vesti ondeggiavano in un vento immaginario e i suoi piedi sfiorarono la superficie dell'acqua, senza smuoverla minimamente. Si vedeva che non era umana, ogni cosa di lei era perfetta.
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Quello che mi chiedi Hazuki è qualcosa di pericoloso. La vita e la morte non vanno sottovalutate. Giocare con loro ha dei rischi, sei disposta a correrli? - disse la figura svolazzante davanti a lei.
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Si sono disposta a tutto. Farò qualsiasi cosa mi chiedi - rispose la donna in preda alla disperazione.
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Ti ho protetta per tutti questi anni, vederti così mi duole ma non posso negarti il mio ultimo aiuto. Se sei sicura delle tue scelte allora ti dirò le condizioni. La sua vita in cambio della tua. Avrai modo di vivere con lei e vederla crescere ma ogni giorno potrà essere l'ultimo per te. La tua energia interiore sarà incanalata in lei tramite le mie forze spirituali. Ciò comporterà che io condivida il corpo con lei per sempre. Sei disposta anche a destinarle un futuro del genere? - disse con tono fermo lo spirito, fronteggiando la sua protetta in attesa di una risposta.
Il pianto e i singhiozzi continuavano a contaminare l'aria silenziosa che la foresta emanava. Non sapeva quello che rispondere la donna dai capelli blu e Chiaki osservava la scena shockata. Quella rivelazione scottante le aveva eliminato ogni capacità pensante. Gli occhi sgranati e la bocca semiaperta era l'unica cosa che riusciva a fare in quel momento. Le vesti della ninfa continuarono a ondeggiare e la mancata risposta di Hazuki la fecero sospettare di una risposta negativa. Il prezzo che doveva pagare era grande, le occorreva più tempo per pensarci. Un tempo che quella creatura non poteva permettersi. Iniziò a librarsi in cielo, lasciando li abbandonata a se stesso quel futuro genitore disperato.
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Accetto. Qualsiasi cosa ma... - dovette riprendere fiato la bella Hyuga per completare la frase -
Ma quando non ci sarò più, ti prego proteggila. Non rendere...il mio sforzo inutile.Fu un grande peso per quella povera anima ma mai e poi mai avrebbe abbandonato sua figlia. Anche se non era ancora tra loro, ormai era parte integrante di lei. Solo una madre avrebbe potuto capire il sentimento che adesso la spingeva a quel gesto estremo, a quella rinuncia fatta per amore.
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Se a lei succederà qualcosa, anche io finirò la mia esistenza con lei - le parole di quella divinità erano un chiaro monito alla donna.
Se la piccola fosse morta per qualsiasi ragione anche lei sarebbe perita con lei. Uno spirito potente come Yume non si sarebbe mai lasciata andare. Ne valeva del suo orgoglio, ne valeva della sua vita e del suo futuro. Hazuki non era l'unica a dover fare una rinuncia con quel gesto ma anche lo spirito avrebbe avuto le sue ristrettezze. La sua curiosità sugli umani sarebbe stata appagata ma allo stesso tempo avrebbe concorso una rinuncia dei propri poteri. L'acqua tornò ad essere cristallina e la quindicenne estrasse improvvisamente il suo volto dallo stagno, riprendendo aria. Il liquido che le scolava lungo la pelle e andava a inzuppare le sue vesti. Avrebbe voluto piangere, intervenire nella discussione ma per l'ennesima volta era solo una spettatrice.
Riaprì gli occhi e sopra di lei l'intreccio di legno catturò la sua attenzione. Le ci volle un po' per riuscire a capire dove si trovava. Gli eventi che erano passati nei giorni seguenti riaffiorarono nella sua mente. Rimase qualche secondo in quella posizione senza muoversi. Ripensando al suo sogno. Troppe cose aveva scoperto, cose che mai si sarebbe immaginata. Ma quello che non si riusciva a spiegare era che problemi avesse quando ancora era dentro la pancia. La sua morte era imminente? Perché sua madre aveva fatto quella rinuncia per un esserino che nemmeno conosceva? Come aveva potuto già sacrificare la sua vita senza sapere chi lei fosse?
Domande che nessuno avrebbe saputo rispondere se non Yume ma quando entrava in contatto con lei, era sempre lo spirito a scegliere i loro argomenti di conversazione, sempre che si potessero chiamare così. Mosse leggermente le gambe per vedere se ancora le dolevano dopo tutta la camminata e voltando lo sguardo verso la finestra notò le prime luci dell'alba illuminare la stanza. Come suo solito era mattutina, infatti i due furetti ancora versavano in uno stato di sonno pesante ai suoi piedi. Scivolò giù dal letto, preferendo non svegliarli. La discussione della sera prima anche se breve, aveva inciso molto sul suo animo. Aveva bisogno di rimanere da sola e dopo quel sogno, la sua testa vagava oltre non riuscendo a rimanere concentrata. Un buon modo per cominciare il suo lungo periodo di studio sull'arte medica.
Dopo essersi accuratamente preparata come il suo solito, scese le scale e trovò Seikatsu che proprio come lei era già sveglio. Questo la rincuorò dato che muoversi in una casa sconosciuta in assenza del proprietario le sembrava una mossa un po' scortese. Un'ondata improvvisa di freddo la pervase, fu per questo motivo che preferì di gran lunga rimettersi il suo mantello nero. Era sempre stata parecchio freddolosa ma la sua ostinatezza di girare scalza sembrava non degnarsi minimamente del gelo della casa. Sicuramente prima o poi si sarebbe presa un raffreddore. Il terrore che il loro addestramento si fosse svolto fuori la terrorizzò nell'attimo che non vide assolutamente niente ad attenderla. Si aspettava di vedere qualche animale in fin di vita o chissà cosa, invece la casa era in perfetto stato proprio come la sera precedente. Solo i tizzoni del fuoco sembravano essere totalmente spenti ma ciò lo si notava già abbastanza dalle nuvolette che riusciva a creare con il suo fiato.
Il saggio lasciò la kunoichi vagare con la fantasia prima di rivelare la sua carta nascosta. Utilizzando un segno con le mani, il pavimento improvvisamente si spostò, rivelando la dura roccia della montagna. Per un breve istante pensò che quel posto fosse perfettamente adatto per uccidere una persona e far scomparire ogni prova dalla faccia della terra ma mentre scendeva gli scalini scosse la testa esasperata. Ma cosa andava a pensare in una situazione del genere? Seguì l'uomo fino alle profondità di quel luogo misterioso, scoprendo un posto scuro illuminato solo da alcune fiammelle che danzavano circondando quel posto. L'odore di chiuso le invase le narici come anche quello di strani intrugli che erano appoggiati su uno scaffale non troppo lontano.
Non era niente d'eccezionale quella sottospecie di caverna e sembrava che ogni possibile distrazione fosse stata levata. Al centro un enorme tavolo di lavoro svettava, cercando di annullare il così precario utilizzo di mobili o quant'altro. Sopra di esso gli occhi perlacei della Hyuga misero subito a fuoco diversi rotoli. Sarebbe stato quello il suo studio d'apprendimento? La risposta era scontata ma aspettò pazientemente che l'eremita, le spiegasse come meglio poteva la sua prima prova. Adorava leggere e se si fosse trattato di quello, sapeva già che avrebbe fatto faville. A detta di Seikatsu la prova che l'attendeva non sarebbe stata facile ma di questo ormai ne aveva la certezza. Essere medici non era per tutti, pregava solamente che lei fosse tra quei pochi eletti. Anche se il tono serio e fermo del medico avrebbe potuto scoraggiarla, lei non si lasciò impressionare.
Gli avrebbe fatto vedere quanto valeva. L'eremita le mostrò il giusto utilizzo di una di quelle pergamene. Il chakra verde fuoriuscì dalle mani del saggio, trasformando quella serie di sigilli scuri di un colore rosso acceso con al centro uno strano kanji. Quel colore speranza l'aveva visto parecchie volte curare le sue ferite ma mai avrebbe pensato di doverlo riprodurre lei. Lo sguardo stupito dalla strabiliante abilità del suo maestro, si spostò dalle mani dell'uomo al suo volto. Konji Kin, una delle tecniche basi. Ecco di cosa si trattava. Rimase in ascolto, cercando di non farsi sfuggire nemmeno una parola.
*Ricucire i tessuti lacerati, un abbondante quantità di chakra e precisione. Speriamo in bene*
I concetti chiave li aveva capiti adesso il problema era applicarli. Non appena l'eremita ebbe voltato le spalle dopo averle lasciato qualche parola d'incoraggiamento la quindicenne si buttò a capofitto sul lavoro. Il tempo passava lento e gli occhi nell'oscurità della stanza sembravano chiudersi ogni tanto per la stanchezza. Le candele andavano consumandosi ma mai la dolce kunoichi aveva distolto il suo sguardo dal suo compito. Il sudore scendeva dalla sua fronte copioso mentre la concentrazione acquistava sempre più valore nei suoi tentativi. Aveva seguito ogni minimo dettaglio, ogni spostamento o mossa che aveva utilizzato il suo mentore. Eppure c'era sempre qualcosa che non andava.
Proprio come era già successo con il petalo di pesco, sembrava che il suo chakra anche se riusciva a fuoriuscire in buone quantità non trovasse in giusto equilibrio con la precisione. Ogni volta che era sul punto di arrendersi le ritornavano in mente le parole del suo nuovo sensei, "conosci te stessa". Si lei conosceva se stessa, sapeva quello che voleva più di ogni altra cosa al mondo. Solo quando ripensava a Fuyuki improvvisamente riusciva a mettere mano su energie che pensava d'avere. Provare e riprovare non era più un problema.
Proprio come quelle volte in cui l'allenamento diventava troppo duro da sopportare e sveniva nella foresta, anche in quella grotta a volte si ritrovava talmente senza energie che crollava addormentata su quei rotoli. Al suo risveglio le pieghe della pergamena le rigavano il viso rendendola uno spettacolo divertente per i due furetti che di tanto in tanto le tenevano compagnia. Naturalmente il fatto che non fosse stata lasciata completamente sola un po' la sollevava ma tenere a freno la curiosità di Yang a volte le costava qualche distrazione di troppo. Cosa che non poteva permettersi. Come quella volta in cui il piccolo mustelide aveva provato a saltare sul mobile dove alcune fialette impolverate e ripiene di liquidi strani erano riposte e aveva rischiato di far cadere tutto. Fortunatamente lei e Yin erano riusciti a intervenire prontamente e niente era andato rotto.
Persino la tensione con la creatura dal manto nero sembrava essersi affievolita, almeno all'apparenza. Era tornato a giocare e scherzare con la kunoichi come avevano sempre fatto ma sentiva che c'era qualcosa di diverso, come se in cuor suo sapesse che si era segnato quel piccolo avvenimento. Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo ma ormai era troppo tardi, la sua scelta era stata fatta e probabilmente l'avrebbe rifatta nuovamente. Si morse il labbro, facendo uscire una piccola goccia di sangue quando per l'ennesima volta la pergamena le fece credere che c'era riuscita. Il kanji trasparente si era quasi formato ma poi improvvisamente non era riuscita a mantenere tutto quel chakra. Avrebbe voluto prendere quel rotolo e lanciarlo contro il muro ma trattenne i suoi istinti ribelli per continuare l'esercizio.
Ormai era passato parecchio tempo anche se non riusciva a regolarsi da quanto stesse li sotto. Raramente era salita al piano di sopra se non per mangiare qualcosa ogni tanto. Persino il suo letto da quell'ultimo sogno con Yume non aveva più rivisto nessuno occuparlo. L'eccessivo stress che adesso sormontava le sue spalle, non era un bene ma la fretta e la voglia d'imparare sembravano avere acquisito un controllo sul corpo della giovane. Solo dopo diversi tentativi mal riusciti, notti passate insonni e piccoli momenti di pazzia in cui avrebbe voluto volentieri sbattere la testa contro il muro, riuscì a completare la prova con successo.
Quello che avvenne dopo fu soltanto la liberazione dal suo stato di reclusione. Iniziò a saltellare entusiasta intorno al tavolo facendo uno strano ballo con i furetti che la seguivano. Una danza della vittoria? Non lo sapeva nemmeno lei ma un sorriso a trentasei denti adesso incorniciava il suo volto troppo magro e scarno.
Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:31