Zone Adiacenti, Fiumi e Colline

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•Yatagarasu•
view post Posted on 18/12/2013, 00:31




Ijiro non aveva passato ovviamente tutto il suo tempo a fissare la zona circostante con aria critica. I vari comandanti delle divisioni erano venuti a chiedere, e lui li aveva fatti aspettare il tempo dovuto. Stava pensando.
Non era il genere di persona che tira fuori piani geniali uno dopo l'altro. Era un solido, intuitivo soldato, capace di fiondarsi nella mischia con sete di sangue e determinazione... ma non uno stratega. Eppure migliaia di vite dipendevano da cosa stava per dire da lì a poco a soldati con il triplo della sua esperienza e forti almeno quanto lui. Ma lui era stato scelto, inutile lamentarsi di questo.


"...va bene, useremo il fiume."

Si voltò, guardando ognuno dei presenti negli occhi. Poi parò, molto più di quanto non era abituato a fare.

-Abbiamo contro un nemico più numeroso, agguerrito, equipaggiato. Non ha paura della morte, non prova dolore, ed è difficile da uccidere. Ho visto progenie di Watashi massacrare interi team ninja, e contro, ora, ne abbiamo un'armata. Dobbiamo evitare ad ogni costo di affrontarli direttamente. Sfrutteremo l'unico vero vantaggio tattico di questa zona: il fiume.-

Aveva fatto portare un tavolino, una mappa dell'area vi era appoggiata sopra, la indicò con un lungo dito muscoloso. Le varie truppe erano disposte su di essa con vari segnalini... un lavoro approssimativo, ma dovevano accontentarsi.

-La prima linea di soldati si posizionerà sulle rive, per tutta l'estensione del passaggio. I demoni non dovranno superarli per nessun motivo. Le truppe di arcieri e in generale chiunque sia in grado di lanciare un'arma a distanza si posizionerà immediatamente dietro. Sfruttate ogni copertura a disposizione. Arbusti, alberi, pietre. Non esponetevi mai direttamente, non è un nemico convenzionale, useranno sicuramente tattiche indirette, oltre alla semplice forza bruta... veleno, illusioni, trappole.-

Non bastava, ovviamente, ma quella era solo la disposizione delle truppe normali. Migliaia di uomini, ma valevano quanto un decimo del loro numero di ninja. E i ninja, avrebbero fatto il vero lavoro.

-Nelle retrovie resteranno ninja medici e medici in generale. Devono essere in grado di muoversi in fretta oltre questo punto. Questo, sarà il nostro secondo punto di resistenza quando fallirà la prima linea.-

Indicò una linea tratteggiata alla base delle colline, qualche centinaio di metri indietro. Attraversava il campo di battaglia parallelamente al fiume, e lo intercettava in un punto più vicino alla fonte.

-I ninja... fermeranno la progenie, permettendo alle truppe a distanza di decimarli. Chiunque sia in grado di utilizzare tecniche Suiton trasformerà questo fiume di montagna in una trappola di gorghi e correnti. Chiunque sia in grado di usare Raiton, lo trasformerà in una trappola mortale. Voglio metà dei ninja in grado di usare Doton impegnati a trasformare il letto del fiume in fango profondo e tenace. Se abbiamo ninja con kekkei genkai, o con linee di sangue particolari... beh, usatele. Attraversare quel fiume deve essere una impresa titanica anche per Watashi. Utilizzatori di Futon e Katon agiranno in modo combinato tenendo d'occhio il cielo. Le truppe di Watashi spesso volano. Voglio un muro di vento e fuoco. Chiunque altro che in quel momento non è impegnato in tutto questo... beh, non penso sarà privo di bersagli da colpire.-

Riflettè ancora un attimo, tenendosi tra due dita il carnoso labbro inferiore. Mancava ancora molto, perlopiù dettagli. Aveva ancora un paio di indicazioni importanti, tuttavia.

-L'altra metà dei ninja in grado di usare Doton dovranno scavare una trincea, cominciando da ora. deve seguire questa linea tratteggiata, essere profonda, e con abbastanza ponti da far passare le nostre truppe, ma che siano distruttibili alla bisogna. Deve arrivare fino a qualche metro dal letto del fiume, qui.-

Indicò il punto in cui la linea tratteggiata si univa al fiume, più a monte. Se funzionava... avrebbero dovuto superare due fiumi mortali al prezzo di uno.

-Nel momento in cui suoneremo la ritirata, dovrete riorganizzarvi dietro quella nuova trincea, e di nuovo bloccare la strada a Watashi da questa nuova posizione di vantaggio. E quando non basterà, continueremo a ritirarci allo stesso modo. Trincea, ritirata.-

Non sapeva per quanto i ninja avrebbero avuto le forze per continuare. Sperò che Watashi avrebbe lasciato loro il tempo di recuperare tra una ritirata e l'altra, ma ne dubitava. Era fondamentale che la linea difensiva durasse a sufficienza da organizzare la linea alle sue spalle. Avrebbero venduto ogni metro da lì a Kumo carissimo, portandosi in posizione di costante vantaggio tattico non per la particolarità di quella zona, ma grazie alla capacità dei ninja di alterare la natura stessa del paesaggio. Sperò avessero abbastanza tonici da durare perlomeno qualche ora. Sperò che qualcuno, alle alte sfere, avesse qualche piano migliore della semplice resistenza ad oltranza.
Quando vide l'arrivo delle truppe di Watashi, si rese conto che "resistere" a quella marea nera era risibile. Anche se fossero stati in una fortezza in cima ad una montagna, avrebbero potuto comunque sommergerli. Erano lì per prendere tempo... per cosa, Ijiro non lo sapeva. Nè gli interessava scoprirlo. Aveva una missione, aveva un dovere, l'avrebbe rispettato, a qualsiasi costo. Le truppe erano pronte e dispiegate davanti ai suoi occhi, ovviamente era rimasto indietro, rispetto alla prima linea... ma le mani stringevano convulsamente la lunga dai-katana che teneva davanti a sè, rinfoderata e a lama verso il basso. Respirò profondamente... non aveva senso agitarsi, in fondo prima della fine di quella giornata avrebbe trovato modo per usarla.
 
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view post Posted on 19/12/2013, 20:48
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Non attese risposta dal giovane Uchiha. Semplicemente, gli diede una pacca leggera dietro la schiena, in mezzo alle scapole, per poi allontanarsi, diretta nemmeno lei sapeva dove. Non ce la faceva proprio a rimanere ferma, necessitava di muoversi. Non aveva importanza dove andava, basta che si muoveva. Tutta colpa dell'inquietudine che, silenziosa e meschina, si stava insinuando nel suo animo, costringendola ad un moto perpetuo, fiacco anche, che le impediva di stare ferma.
Chi si ferma è perduto e lei non poteva far altro che assecondare quel desiderio recondito che guidava i suoi piedi, facendola vagare senza meta, lì per la vallata, osservando... Osservando lo schieramento delle truppe che, come formiche impazzite, brulicava frenetico per poter guadagnare la propria posizione, in un attesa snervante, capace di logorare anche la mente più salda e ferma.
Scrutò l'orizzonte in cerca di un qualsiasi segno dell'avanzata del nemico, ma la calma che permeava la zona era quasi surreale. Troppa calma.
"La quiete prima della tempesta. Se la situazione, ora, è così calma, non oso immaginare l'entità della tempesta che si abbatterà su di noi..."
Perché, ne era certa, su di loro si sarebbe presto abbattuta una tempesta di dimensioni apocalittiche, per rimanere nel concetto metaforico della merda in cui erano impantanati.
Sospirò mestamente, portandosi entrambe le mani a strofinarsi il viso, inarcandosi leggermente. Ecco cos'era che logorava di più, in una battaglia: l'attesa dello scontro.
La battaglia, lo scontro col nemico vero e proprio, l'attimo in cui le lame cozzano tra di loro, quel momento in cui il corpo reagisce quasi meccanicamente, tra una parata ed un attacco, e la mente è imbrigliata dagli odori e dai suoni dello scontro... Quel momento vale niente, in confronto dell'attesa. Perché la mente, priva delle costrizioni date dalle sensazioni che crea lo scontro, è libera di cavalcare a briglia sciolta, rievocando fantasmi dal passato e creandone di nuovi.
E il pensiero volò, librandosi nel cielo, simile ad un'aquila che domina le correnti d'aria con le sue immense ali, sempre più in alto, sempre più lontano...
I gemelli Arashi e Shimo, sua nonna Kori... Stavano bene, in quel momento? Non ne aveva idea...
Sapeva che Shimo era stato assegnato al confine, a difendere le porte del villaggio, mentre Arashi e sua nonna erano in città, a presidiare le strade di Kumo. Magari, stando in quella zona, sua nonna avrebbe corso meno rischi, ma con Watashi come nemico, non si poteva stare tranquilli di nulla.
E Chiaki, quella giovane Hyuga dall'animo dolce e puro? Era ancora viva e, se si, era anche lei lì, da qualche parte a Kumo? Forse, insieme a lei, ci sarebbe stata anche quell'Uchiha boriosa e antipatica, Ashi. Aveva avuto modo di notare, durante la sua ultima missione, la forte amicizia che le legava, portandole a stare sempre insieme. Si augurò che, in quel momento, fossero insieme e stessero bene - più Chiaki, che Ashi - e che tornassero a casa sane e salve.
E il misterioso Kenshin? Probabilmente anche lui era lì, al fronte, pronto ad affrontare con le unghie e con i denti Watashi e la sua progenie. Di certo non l'avrebbe riconosciuto, in mezzo a tutti i ninja assiepatisi a Kumo, anche perché, l'ultima volta che l'aveva visto, aveva camuffato il suo vero aspetto, perciò poteva essere chiunque, essere ovunque. C'era una cosa, però, che le avrebbe permesso di riconoscerlo subito: i suoi occhi. Due laghi cristallini, di un azzurro tanto chiaro da sembrare diamantini, illuminati da una luce fiera e selvaggia che in qualche modo lo caratterizzavano. Impossibile dimenticare occhi del genere, li avrebbe riconosciuti tra mille, ma li avrebbe mai rivisti?
E, infine, il suo pensiero andò a suo padre. Chissà in quale zona di Kumo si trovava, in quel momento. Se lo conosceva bene, e se le circostanze glie l'avessero permesso, probabilmente sarebbe stato insieme al suo vecchio compagno d'arme, Shu, l'uomo che, per otto anni, si era preso cura di lei, crescendola come una figlia...
McQAZBh
Yumi? Sei proprio tu?
Una voce maschile, dal timbro leggermente rauco e familiare, la scosse dal flusso continuo dei suoi pensieri.
"Non ci credo, parli del diavolo...."
Dietro di lei, un uomo sulla quarantina la scrutava con sguardo perplesso, quasi stentasse a riconoscere, nella donna che aveva difronte, la bambina vispa e solare che aveva cresciuto.
Shu non sembrava minimamente cambiato, in quei otto anni in cui erano stati lontani. Segno del passare inesorabile del tempo erano alcuni fili d'argento tra i lunghi capelli castani, legati in una coda di cavallo, e qualche ruga sulla fronte, ma la possanza del suo fisico non ne aveva minimamente risentito.
Col suo metro e novanta più che abbondane, superava di una decina di centimetri buoni la ragazza, cosa che, in qualche modo, lo lasciava maggiormente basito.
Accidenti, ma quanto sei cresciuta! Non sono passati nemmeno dieci anni, ed ecco che sei già donna... Ma quanti anni hai fatto, scusa?
Un mesto sorriso si dipinse sul suo volto, ma non riuscì ad illuminarle lo sguardo ambrato, che rimase asettico, privo di entusiasmo alcuno.
Sedici da poco compiuti, ma lo so, ne dimostro molti di più... Lunga storia.
Non le andava di raccontargli i dettagli sul perché del suo invecchiamento precoce e, fortunatamente, Shu non le chiese di scendere nei particolari, cosa di cui Yumi glie ne fu grata.
Non puoi immaginare il piacere che mi fa rivederti. E tuo padre?
Nel sentirsi rivolgere quella domanda, Yumi si sentì raggelare, in preda al panico.
Ma... Ma come? Credevo fosse con te...
Shu si accigliò visibilmente, cosa che preoccupò ancora di più la ragazza.
Veramente sono mesi che non lo vedo... Gli è per caso successo qualcosa?
Gli domandò, iniziando anche lui a preoccuparsi. Che fine aveva fatto suo padre? Possibile che, in un occasione del genere, non fosse andato a cercare il suo amico, o sua figlia?
Ma no, non credo... Sicuramente sarà da qualche parte, qui a Kumo, intento in qualche preparativo per lo scontro imminente.
Sentenziò Yumi, anche se quelle stesse parole le suonarono tremendamente false alle sue orecchie. Suo padre non era li a Kumo, e il fatto che non fosse venuti a cercarli, in quella baraonda di gente, ne era una prova inconfutabile.
Il samurai stava per aggiungere qualcosa, quando la voce del generale si fece alta, nel chiamare intorno a se i comandanti delle varie divisioni.
E' meglio che vada a sentire cos'ha da dire. Tu, piuttosto, fa attenzione, e cerca di stare tranquilla. Ashura starà bene, ne sono convinto.
Sentenziò l'uomo, avviandosi verso la postazione allestita dal generale... Ma Yumi non lo ascoltava più.
Immobile, su quell'altura, per la prima volta in vita sua, sentiva freddo, sentiva maledettamente freddo, e non era per via del clima. Dov'era finito suo padre? Gli era forse successo qualcosa?
La comparsa del primo razzo di segnalazione la mandò nel panico. Il nemico si stava avvicinando e lei doveva trovare suo padre, sincerarsi che stesse bene. Gli occhi erano sgranati, le braccia strette con forza al petto, in preda al tremore.
"Stanno arrivando... Stanno arrivando e non so dov'è mio padre... E se gli fosse successo qualcosa di brutto? Se è ferito, o peggio? No, devo trovarlo... Devo trovarlo..."
Altri bagliori illuminarono il cielo, seguiti dall'eco distante di diverse esplosioni. Si stavano avvicinando sempre più alla loro posizione e lei era completamente andata. YUMI! Torna in te, mantieni il controllo! Tutto, davanti a lei, scomparve. La vallata, i ninja, i soldati assiepati, le progenie... Tutto scomparve, sostituito da una distesa completamente buia che rendeva uniforme cielo e terra. Le sue spalle vennero afferrate saldamente, scrollata energicamente tanto che la testa le sballottava ritmica, e Kaito fissava i suoi occhi ambrati pieni di terrore. Non è il momento di farsi prendere dal panico, stupida! Vedi di reagire, avanti! Ricordati... La paura uccide più di una spada.Gli scossoni cessarono, insieme ai tremori, ma lo sguardo della ragazza era ancora perso nel vuoto. Esatto. La paura uccide più della spada. Quindi dominala, non farti soggiogare. Se ti lasci sopraffare è la fine... Si, ma... Mio padre? A quel punto gli occhi ambrati si mossero a scrutare quelli scarlatti del Kaguya, pieni di preoccupazione. Non puoi pensare a lui, ora. Devi pensare a te e a quello che succederà a breve. Se ti lasci sviare da tutto ciò, il nemico non esiterà a farti fuori, e tu non puoi morire, chiaro? Le mani si strinsero determinate alle sue spalle, cercando di trasmetterle tutta la determinazione di cui aveva bisogno, ma occorreva una piccola bugia, e lui lo sapeva. Tranquilla. Tuo padre è un osso duro, sono sicuro che starà bene. Non devi preoccuparti. Yumi deglutì, scuotendo leggermente il capo in segno d'assenso. Ashura Yuki era un tipo duro a morire, con anni e anni di esperienza, capacità tecniche e combattive che facevano invidia a chiunque. Si, doveva, DOVEVA, stare bene.
La sua mano si posò su una di quelle che le stringeva la spalla... E tutto ritornò come prima. Kaito non c'era più, la vallata era di nuovo d'innanzi a lei, le truppe in fermento... E la progenie che avanzava imperterrita, incurante delle trappole piazzate lungo il loro cammino. Bestie immonde, con le fauci spalancate, grondanti bava putrida e armeggiando armi rudimentali, a suo parere inutili, vista l'indole bestiale che aveva la progenie.
Un lungo sospiro, la mano a cercare il calore dell'elsa della sua spada, e una calma glaciale a pervaderla, quasi come se tutti i timori e il panico di poco prima fossero stati assorbiti via, spariti in una nuvola di fumo
L'attesa è finita, e la tempesta si abbatte.
Davanti alla fazione alleata, dall'altro lato del fiume, la progenie sembrava formare una sorta di mare vivente, un'ondata pronta ad abbattersi su di loro, e lei era pronta a bloccarla.
A noi, figli di puttana.
Gli occhi ambrati saettarono, mentre l'aria, intorno a lei, iniziava a diventare più fredda, effetto del suo chakra che iniziava a muoversi, a scaldarsi per lo scontro e, non appena quelle immonde creature avessero iniziato ad immergersi nelle acque del fiume, lei avrebbe tentato di ghiacciargli l'acqua attorno alle caviglie, con l'intento di bloccarli, rallentarli più che poteva, in maniera tale da attuare il piano del generale. Magari avrebbe anche cercato di creare qualche lancia di ghiaccio, che si presumeva sarebbe sbucata da sotto l'acqua, con l'intento di infilzare qualche mostro li sul posto, anche se l'intento principale era quello di bloccarne il più possibile, per allentare il peso dell'impatto sulle prime file. E il primo sangue sarebbe stato versato... Di quale fazione, lo avrebbe scoperto presto.

//Mi scuso per il post chilometrico, ma quando l'immaginazione inizia ad andarmi a briglia sciolta, non riesco a fermarla D: Ho preferito non mettere tecniche, ma descrivere, in maniera sintetica e ipotetica, l'azione offensiva. Se serve che le metta, nel prossimo post descriverò con maggior dettaglio l'azione, così da essere certa del suo esito ^^ Nel caso avvisatemi, che rimedio subito D://

Edited by lovely.panda - 19/12/2013, 21:09
 
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view post Posted on 21/12/2013, 17:34

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Il tempo sembrava non passare mai, anche se in fondo sapeva bene che non era così: ogni secondo trascorso lì, su quella collina, era un passo in più verso la strada che conduceva alla guerra.
Le parole della donna lo avevano rassicurato, così come quelle del generale Kenshin, ma nonostante fosse ormai pronto a battersi con tutto sé stesso, le sue gambe continuavano a tremare: una parte di lui, in quel momento, avrebbe voluto essere altrove. Forse rimanere a casa era la scelta più giusta: stare vicino alla sua famiglia e lasciare che altri, decisamente più forti di lui, decidessero il destino del mondo.
In fondo, se c'era da fare una scelta, lui faceva sempre quella sbagliata.
Però, se non fosse venuto a combattere, probabilmente non se lo sarebbe perdonato per tutto il resto della sua vita e sarebbe stato letteralmente mangiato vivo dal rimorso.
Pensò ancora all'Arashi che gli era apparso qualche tempo fa nella sua prima missione, quello che lo aveva accusato di essere un debole e gli aveva offerto il suo appoggio per cambiare e diventare più forte. Cosa avrebbe fatto quell'Arashi?


"Se ne sarebbe rimasto a casa, coglione. Ma è possibile che ti devo insegnare sempre tutto? Cosa vuoi fare, salvare il mondo con le tue misere tecniche da quattro soldi? Morire combattendo, diventare uno dei tanti eroi senza nome che hanno sacrificato sé stessi per la loro patria? Beh bravo, davvero, complimenti!"

La voce di quell'alter-ego così corrotto e sbagliato risuonò nella sua testa. Pensava di averlo rifiutato, cacciato, annientato. Ma ogni tanto poteva sentirlo, come un fastidioso ronzio all'altezza dell'orecchio, che gli ricordava la sua presenza: non se n'era mai andato e, probabilmente, non lo avrebbe mai fatto.
Nemmeno lui sapeva bene cosa fosse: forse stava semplicemente impazzendo. Sì, doveva essere così: stava perdendo la testa, perché decisamente non era normale sentire la voce di un illusorio ed inesistente sé stesso. O, forse, non era altro che il materializzarsi di tutte le sue paure - il che aveva senso, dato che queste sembravano essersi coalizzate tutte tra di loro in quell'esatto momento per attaccarlo e farlo prendere dal panico.
Tuttavia cercò di non badarci molto, dal momento che doveva rimanere concentrato: la battaglia incombeva.
Così si guardò intorno, cercando con gli occhi qualcosa che potesse distrarlo da tutti quei pensieri: scoccò ancora qualche occhiata ai suoi compagni di squadra e per poco non si lasciò sfuggire un'esclamazione di pura sorpresa. Il ragazzo che portava il suo stesso nome aveva preso a tirarsi fuori le ossa dalle spalle.
Lo guardò per qualche secondo a bocca aperta mentre, con estrema noncuranza, estraeva due lame bianche e lucenti dal proprio corpo come se stesse sguainando una spada dal fodero.


"Quella cosa lì, qualunque cosa sia...Deve fare veramente male."

Ormai ne aveva viste tante, ma che ci fossero addirittura degli shinobi che usassero il proprio scheletro come arma per combattere non se lo sarebbe mai aspettato. Ancora una volta fu tentato dal rivolgere la parola al ragazzo: se non altro, era curioso di saperne di più su quell'abilità tanto particolare.
Tuttavia, anche stavolta dovette desistere: la donna dallo sguardo ambrato era tornata.
Gli si portò dietro e, quasi assicurandosi che nessuno li vedesse, gli sussurrò qualcosa all'orecchio.


"Ahahah, e ora chi è questa? Ma dai, da quando ti fidi così ciecamente degli estranei? Cos'è, ti vuole fare da mamma? Lo sai che sei solo spazzatura! Vattene da qui finché sei in tempo, questa qui è molto più forte di te e non può perdere tempo a farti da balia, stupido!"

Chiuse gli occhi, sospirando.

"Chiudi quella bocca. Chiudi. Quella. Bocca. "

"No che non la chiudo! Quanti altri morti vuoi sulla coscienza? Quanti devono morire prima che tu accetti la tua totale inadeguatezza?"

"Chiudi quella cazzo di bocca!"

Il ronzio cessò. Forse stava veramente diventando pazzo.
Una pacca all'altezza delle scapole lo riportò ancora una volta con i piedi per terra e lui si girò, seguendo con lo sguardo Yumi che si allontanava, diretta chissà dove.
Piantò gli occhi sulla figura della donna: si fidava di lei, era lì per combattere come lui e questo gli bastava. Ma perché voleva difenderlo a tutti i costi? Quello proprio non lo capiva.
Forse l'aveva detto solo per tirarlo un po' su, forse non intendeva veramente proteggerlo.
Eppure, qualcosa gli diceva che forse era meglio se avesse seguito il suo consiglio.


[...]



Un ululato prolungato e sofferente, poi diversi bagliori e il rumore di migliaia e migliaia di piedi che si posano a ritmo sul terreno.
L'esercito di Watashi avanzava dall'altra parte del fiume, profanando con la sua sola presenza l'ambiente paradisiaco delle vallate nei dintorni di Kumo: i contorni delle colline, le chiome degli alberi e persino lo stesso scorrere del fiume sembravano essere stati alterati e privati di tutta la bellezza di cui la natura li aveva forniti.
L'intero paesaggio cambiò radicalmente sotto il suo sguardo: ora era tutto più confuso, come se qualcuno avesse mischiato le sue figure armoniose e perfette, rendendole in qualche modo stonate.
Ascoltò ancora una volta le parole del generale, scolpendole nella sua memoria: in caso di difficoltà, avrebbe dovuto saper riconoscere i segnali concordati e, soprattutto, la strategia applicata.
Tuttavia, in un primo momento, rimase per qualche minuto a guardarsi attorno spaesato: uomini che correvano per mettersi in posizione, shinobi che si affrettavano a formare le prime linee difensive contro il nemico e, in tutto ciò, aveva perso di vista la donna di ghiaccio. In più, non c'era molto posto per lui nella strategia descritta dal generale: tutto quello che poteva fare era assicurarsi che nessun nemico passasse il confine naturale del fiume, ma lui non è che avesse poi tutta questa grande affinità con l'acqua, anzi.
Così, come effettivamente aveva detto anche l'uomo dalla buffa capigliatura, il massimo che poteva fare uno shinobi come lui era quello di piantare gli occhi verso il cielo, sistemando con il suo elemento - il fuoco - eventuali minacce aeree.
Perciò, si avviò verso il fiume, percorrendo qualche metro prima di arrivare quasi a ridosso della sponda principale del fiume, lì dove si sarebbe svolta la prima parte di quell'interminabile conflitto: non avendo la benché minima intenzione di combattere corpo a corpo con quelle bestie, dal momento che non solo sarebbe stato inutile, ma anche controproducente, si tenne ben distante dalla prima linea delle forze alleate.
Quindi si fermò per qualche secondo a riflettere: era giusto starsene con le mani in mano, aspettando di individuare eventuali minacce volanti senza fare niente?
Vide Yumi a diversi metri di distanza, intenta nel ghiacciare l'acqua del fiume, rendendola così una trappola mortale per quei mostri, mentre altri shinobi utilizzatori di Suiton cercavano di rendere impossibile l'avanzata dell'esercito di Watashi.
E lui? Cosa avrebbe dovuto fare lui? Beh, in fondo non è che potesse decidere le sorti di quella battaglia da solo, doveva cooperare con gli altri.
Tuttavia, prima di iniziare a sparare palle di fuoco in cielo come un forsennato, gli venne in mente quella tecnica che aveva già utilizzato in passato contro un esercito.
In quel frangente, non si era rivelata particolarmente utile, ma forse allora era semplicemente troppo debole: in fondo, sembrava una tecnica creata apposta per una situazione simile.
Così, attivato il suo Sharingan, impastò il chakra e si concentrò su uno solo dei tanti soldati della fazione avversaria che si apprestavano ad attraversare il fiume.
Voleva verificare se quella volta la sua tecnica non era andata a segno perché aveva preteso troppo da sé stesso cercando di imprigionare nell'illusione troppi obiettivi, o se veramente essa era inutile contro dei mostri del genere.
Certo, non avvertivano dolore, ma possibile che fossero immuni persino alla gravità e alla fatica, con tutte quelle armi e armature che avevano addosso?
No, valeva la pena fare un tentativo: se fosse andato a buon segno, allora probabilmente avrebbe avuto almeno un nemico in meno da sconfiggere (e questo era già qualcosa) e un'arma in più da utilizzare in caso di necessità. Così, con la sua attenzione concentrata su quel soldato e con gli occhi che di tanto in tanto cercavano di catturare cosa stesse accadendo sopra di lui, in cielo, diede inizio alla tecnica.


-Attivazione-"Sharingan 2°Livello"[Frz: +10/Dif: +10/Int: +10][Chk x turno: 20]

"Questo è il 2° Livello dello Sharingan. Quando il ninja raggiunge un certo livello di potere e una certa esperienza il suo Sharingan si evolve automaticamente aumentando il numero di tomoe a due per occhio. Le sue capacità sono vicine a quelle dello Sharingan a tre tomoe anche se ancora è in fase di sviluppo. Si possono intuire e prevedere limitatamente le mosse dell'avversario, in particolar modo i Taijutsu, la cui previsione risulta molto più semplice rispetto le altre tecniche. Si è in grado inoltre di capire la differenza fra corpi reali e illusori (L'attivazione dello Sharingan dissolve automaticamente ogni malus conferito dalla tecnica della moltiplicazione illusoria e le taijutsu hanno un malus di -10). "

<genjutsu> - Tecnica della moltiplicazione del peso - [Chk: 40][Eff: +50]
“Il ninja modifica i sensi dell'avversario con il proprio chakra portandolo a percepire gli oggetti che indossa come molto più pesanti di quel che sono. Questa tecnica può diventare molto pericolosa soprattutto se l'avversario non è fisicamente portato al trasporto di grandi pesi. Per liberarsi di questa tecnica è comunque possibile abbandonare gli oggetti in questione, ma così facendo, ovviamente se ne perdono i vantaggi a meno che non si voglia usare l'azione di recupero.”
Liv 1: “Peso x3”

Attacco: 73 + 10 + 50 + 67 = 200


//Ho messo sotto spoiler la tecnica in questione, è un pallino che mi porto dietro dalla missione precedente, e Arashi vuole assolutamente vedere se funziona o meno :asd:
Ho fatto giusto il calcolo dell'attacco per darne un'idea, poi se serve una maggiore precisione anche per quanto riguarda la stamina, correggo anche io al prossimo post :sisi: //

 
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Lame ossee alla mano, attendeva impavido l'arrivo del nemico. Proprio con questi termini Arashi avrebbe voluto descriversi in quel momento, ma purtroppo ciò non corrispendeva a verità: stava tremando con ogni fibra del suo corpo, la punta delle candide armi che vistosamente oscillava. Sentiva la mente a pezzi, lacerata dall'ansia. il corpo stava lentamente recuperando dal tremendo sforzo di violare l'anatomia umana, causato dalla Shikotsumyaku. Ogni momento poteva essere quello decisivo, ogni rumore un segnale dell'arrivo dell'armata, ogni brivido un'oscura profezia che preannunciava la sofferenza che sarebbe calata sull'Alleanza deli shinobi. Chi poteva dire quanti di loro sarebbero stati ancora in grado di tornare a casa sulle proprie gambe, alla fine della battaglia? Ma nonostante tutto, non ebbe bisogno di ricordarsi il motivo per cui si trovava lì a combattere: era un Kaguya, oltre che uno shinobi, oltre che un essere umano che abitava in quel mondo. Era semplicemente suo dovere, e sentiva quest'imposizione morale ancor più forte se pensava a suo padre che in quel momento probabilmente si stava scagliando contro i Demoni, a sua madre a sua sorella Hikari a casa ad aspettarlo. Se avessero fallito, non ci sarebbe più stata una casa a cui tornare. Prese un respiro bello profondo, guardandosi intorno. Osservò i volti delle persone accanto a sé, cercando di leggere le loro espressioni, purtroppo senza risultati. Quello che riusciva a percepire era la tensione nell'aria, pressante e soffocante. Il generale si trovava poco più avanti, immerso nei suoi penseri. Nessuno era perfettamente immobile, ad aspettare la tempesta, anzi: molti si dondolavano a desrta e a sinistra, impazienti, l'adrenalina che circolava nei loro corpi e impediva alle membra di rimanere ferme per più di qualche secondo. Anche Arashi, impazientemente, spostava il suo peso da una gamba all'altra. Poteva solo attendere ordini, o attendere lo scontro.

[...]

E la straziante attesa terminò quando un razzo segnalatore fu sparato verso il cielo, fumo bianco che quasi si confondeva con le nuvole che nel frattempo avevano preso il sopravvento sull'azzurro limpido. Ognuno di loro sperava di non fare la loro stessa fine. Il Kaguya fu sconvolto da un'ondata di adrenalina che risalì la sua schiena come brivido, invitandolo poco gentilmente a muoversi. Le vite di tutti loro erano in gioco. Ijiro fu uno tra i primi a muoversi, scagliando ordini secchi e perentori con voce roca. In breve, riuscì ad esplicare tutta la strategia: trincea, poi ritirata, trincea e così via. Semplice ma efficace nella mente di Arashi, che comunque non sarebbe potuto arrivare a un piano migliore. Intanto, un altro proiettile sulla livida volta, un altro e un altro ancora. Watashi non si fermava. L'ultimo ostacolo che si frapponeva tra lui e la conquista del mondo era solo l'ultimo baluardo degli umani, la loro volontà, e Kumo era il teatro dove si sarebbe svolto l'atto finale di quello spettacolo.
Il Kaguya non riuscì più a star fermo e scattò in avanti, superando il Konohano dalla chioma rossa fino a giungere ai piedi di un albero. Con un paio di balzi, salì a qualche metro d'altezza per controllare la situazione da un punto di vista più globale e vide di fronte a sè l'orda. Inarrestabile, devastante, incredibile. Più creature di quanto fosse possibile contarne. Più creature di quanto fosse possibile arrestarne. Pareva la fine, l'apocalisse, ma è proprio nella disperazione che la speranza risorge. Mosso ognuno dai propri sentimenti e dal proprio animo, ma tutti uniti per una causa comune, gli shinobi, i samurai, i guerrieri, tutti cominciarono come un sol corpo a eseguire gli ordini del generale.


Coraggio!

In equilibrio sull'albero come una sentinella che attendeva l'arrivo del nuovo giorno, Arashi si preparò a mettere in pratica la strategia. Sigillo della tigre, il suo corpo evocò chakra di vento, elemento suo prediletto, per contrastare eventuali attacchi aerei. Ijiro non voleva essere scoperto su nessun fronte, e a ragione: il ninja di Kiri avrebbe fatto la sua parte. Guardò un attimo in basso: la Yuki sul bordo del fiume, concentrata a interrompere il flusso d'acqua per renderlo una mortale palude ghiacciata, e il rosso Uchiha -riconoscibile dagli occhi scarlatti,- che scagliava i suoi potenti incanti illusori sul nemico. Appena i mostri avessero sfondato la prima linea di difesa, lui sarebbe balzato giù dall'albero senza pensarci due volte: il suo vero posto era nel cuore dello scontro, tra cadaveri e membra mozzate, tra sangue e morte. Kaguya era il suo nome, e anche questo significava: portare morte e sofferenza, combattendo con onore, portare il massacro, combattendo con ferocia ed eleganza insieme.


//Per ora non uso nulla di certo, in caso alzo muri di vento se c'è qualche Progenie volante (ma non ne hai parlato, quindi non so).
Mi scuso se il post fa schifo, ma parto ora -proprio ora in realtà- e tornerò probabilmente il 31, quindi non volevo farvi aspettare. Buno fortuna ^^//
 
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view post Posted on 27/12/2013, 15:30
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♫ Peace ♫

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C

on ritmo incalzante la marcia della progenie si protese sempre più dal lontano orizzonte e nulla fece esitare la massa, nei minuti a seguire quel mare oscuro giunse spavaldo sulle sponde del fiume presidiato da migliaia di shinobi. Il capitano aveva dato istruzioni ai suoi sottoposti e divulgata la strategia erano state scavate le trincee su diverse linee. Divisi poi in squadre a seconda delle capacità le truppe si posizionarono dalla prima linea a seguire e mentre alcune sentinelle dagli alberi osservavano l'avanzata nemica altri si tenevano pronti e scalpitanti ad accogliere quella marmaglia dal fiume.
Mancavano poche miglia e ancora varie esplosioni si susseguirono durante l'avanzata, segno che le trappole piazzate in precedenza sul territorio erano scattate. In alcuni punti lontani le colline franarono accogliendo nelle profondità numerosi servi del Dio ma nonostante tutto la marcia ancora non accennò a rallentare.
Dall'altra parte del fiume intanto nessun canto e nessun rullo di tamburi fu accennato per intimorire il nemico, nessuno prese nemmeno a battere "spada e scudo" e anche il ferro delle katane e delle lance rimase immobile in quanto nessuno prese l'iniziativa di tenere un ritmo per dare l'impressione di essere in superiorità numerica, per darsi coraggio o per nascondere i proprio timori.
La paura faceva da padrona e l'avanzata delle creature era l'unico suono che scandiva il tempo insieme al battere dei loro cuori.

-2000 metri.
L'agitazione colpì i meno coraggiosi che seppur disposti in seconda linea iniziarono ad esprimere i primi dubbi e perplessità sulla strategia, la paura nei loro occhi spalancati era indescrivibile e rimasti a bocca aperta nel vedere che era stato deciso di lasciare agli avversari la prima mossa iniziarono a fare qualche passo indietro.

-1000 metri.
Un centinaio di shinobi batterono in ritirata ben oltre la prima linea di resistenza, urlavano mentre scappavano cercando di trascinare con sé gli altri, avevano perso la speranza ancor prima di iniziare e quell'agitazione contagiò sempre più soldati.

-500 metri.
Correvano a gambe levate, sbraitavano senza capire. L'attesa non era fatta per loro, che senso aveva attendere la morte a braccia aperte, avrebbero dovuto attaccare per primi ora che erano ammassati!
Nella loro mente maledirono Watashi e indirettamente i loro superiori. Di certo non volevano essere nei loro panni ma seppur con un minimo di organizzazione si sentivano pura carne da macello, erano certi che non ce l'avrebbero fatta in quel modo e dunque.. meglio il disonore.

-200 metri.
Sfoltite le fila i capitani richiamarono all'ordine chi aveva resistito alla tensione, poche parole di incoraggiamento e poi fu il chaos.

Riversato sulla sponda l'esercito di Watashi si separò in due lunghe fila dove la prima - maggiore in potenza e numero - proseguì imperterrita sul pelo dell'acqua fronteggiando vortici, fango e trappole di ghiaccio, mentre l'altra parte risalì con le unità più rapide lungo il fiume puntando a una strettoia dove l'acqua meno profonda avrebbe facilitato le loro manovre. Tra questi - in leggero ritardo per via della stazza titanica - spuntavano esemplari privi di armatura ma il cui aspetto minaccioso non li rendeva certamente dei bersagli più appetibili. Scoprire qual'era il loro ruolo in mezzo a piccoli mostri dalle gambe veloci e artigli affilati era compito dello spadaccino di Kumo a capo dell'operazione.
Intanto tra i primi mostri a toccare l'acqua uno di piccole dimensioni fu colto da un improvviso malore e se i suoi primi passi si susseguirono rapidi a pelo d'acqua ecco che un piede sprofondò e poi un altro. Appesantito improvvisamente dal suo stesso equipaggiamento si aggrappò con gli artigli sui suoi compagni e facendo faticare anche questi lentamente fu lasciato indietro e nascosto dall'orda in avanzata.


GdROff// Il numero delle forze alleate che si sono ritirate senza eseguire gli ordini ammonta 300 unità per il momento (comprende genin, soldati semplici non ninja e qualche chunin inesperto), varierà nel corso del tempo in positivo o in negativo a seconda di come si svolgeranno le cose.

Ruolate le varie distanze e movimenti all'interno delle fila reagendo di conseguenza come da caratterizzazione del vostro pg.

Il grosso dell'esercito si è fiondato sul fiume ed è impegnato a fronteggiare la tempesta di elementi e di trappole che avete preparato, molti vengono rallentati, colpiti e affondano. Altri proseguono e spintonando e ruggendo incoraggiano i loro compagni a continuare. Indicativamente il fiume è largo 500 metri mentre sulla strettoia appena 200 dalla quale spuntano diverse roccie scivolose su quale è possibile muoversi. Sul primo punto la progenie sta combattendo nei primi 50 metri.

Liberi di agire come preferite lasciate però il primo post dopo questo al capitano (o al massimo se vuole ruolare la parte precedente Kuroi Inu che è in ritardo, faccia pure). Per domande o altro mandate mp o scrivete su skype se sono connessa. //GdROn



Edited by ~Angy. - 23/8/2014, 20:34
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 28/12/2013, 14:42




Il samurai guardava al campo di battaglia dalla posizione di vantaggio che si era scelto, una piccola collinetta poco a monte del fiume. L'orda era spaventosa, l'idea che il fiume li fermasse era risibile... ma era tutto ciò che avevano, e intendeva sfruttarlo al massimo. Alcuni suoi uomini cominciarono a battere in ritirata, venendo fermati o redarguiti dai caposquadra. Non si stupiva, l'aveva già visto succedere... ma non sotto il suo comando. Era stranamente deludente.

-Qualche genin competente metta in riga quegli idioti. Trovate il peggiore del mucchio e fatene un esempio, non abbiamo spazio per i codardi.-

Un sacrificio per la guerra... ma in fondo lo erano tutti.
Vide enormi figure sullo sfondo dell'orda avvicinarsi, puntare verso il guado. Il piano di rallentarli o bloccarli nel letto del fiume stava funzionando... per ora. Sperò vivamente che gli esperti di Doton si sbrigassero, con il secondo fossato. Ma la lingua di terra che avrebbero usato per guadare gli fece venire in mente un'idea. Prese la spada, e si cominciò a dirigere verso la prima linea.


-I ninja specializzati nel corpo a corpo, mi seguano. Chi è in grado di manipolare l'elemento terra, alzate una muraglia attorno all'uscita del guado. Non deve essere resistente, deve solo rallentare chiunque passi da quel punto.-

Il muro avrebbe avuto forma semi-circolare, bloccando così chi attraversava in quel punto tra il fiume impazzito e una piccola striscia di terra. In cui si sarebbe trovato lui e un manipolo di altri guerrieri.

-Sono Ijiro Kenshin, generale a capo di questa divisione.-

Era in prima linea, ora, davanti al guado. Mille occhi lo fissavano, insicuri, preoccupati.

-I demoni faranno fatica... faranno molta fatica ad attraversare questo fiume. Sacrificheranno dieci, cento volte il nostro numero attuale, e quando ci riusciranno, ci ritireremo ad una seconda postazione difensiva. Non intendo gettare via la vita di nessuno di voi.-

Vide i demoni cominciare a superare il guado, avvicinandosi famelici, orridi alla vista, pronti a sbranare chiunque e qualsiasi cosa.

-E i pochi che vorranno provare a guadare nel punto migliore, si troveranno ad affrontare la mia spada. Non intendo chiedere a nessuno sacrifici che non sono disposto a fare. Combattete al mio fianco, guerrieri. Riempiteli di frecce, infilzateli mentre spuntano dall'inferno che cercano di superare. Se saremo abbastanza precisi, abbastanza forti, abbastanza determinati, sopravviveremo a questo giorno infernale, e con noi i nostri compagni... se invece esiteremo, uccideremo noi stessi e ciò che proteggiamo. Resistete.-

Era pronto a fermarli, e sperò che il fiume li sfoltisse a dovere prima che arrivassero. Cominciò ad incamminarsi sulle rocce, usando il suo misero chakra per restare aderente alle rocce scivolose. Quel lembo di terra era quasi tutto a portata della sua lunga spada, e con lui c'erano altri ninja dell'alleanza armati di spade, kunai, o disarmati, ma pericolosi tanto uguale. Se credevano che la strada più breve fosse la migliore, si sbagliavano.
 
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view post Posted on 28/12/2013, 15:53
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La tensione era palpabile nell'aria. Densa e compatta, la si poteva quasi tagliare con un coltello. Premeva melensa sui cuori, annebbiava le menti dei più deboli, ma lei doveva rimanere concentrata.
"Calma, come acqua stagnante. La paura uccide più della spada."
Le ripeteva come un mantra, nella sua mente, in una sorta di auto convincimento interiore, per riuscire a trovare dentro di sè la forza necessaria per fare, resistere e sopportare il peso di ciò che stava per accadere, di li a poco. Perché, in quel momento, occorreva tanta forza d'animo per riuscire a non soccombere mentalmente a ciò che avevano d'innanzi: un'ondata nera come la pece, brulicante e orribilmente viva, che si faceva avanti distruggendo tutto ciò che trovava davanti a sè. Famelica, inghiottiva il verde delle distese d'erba, sventrava gli alberi dal terreno, mentre inutili esplosioni tentavano malamente di fermarne l'avanzata.
E, se su quel fronte, il caos era agli apici, dall'altra parte del fiume, dove lei era schierata, il silenzio era tombale. Non un fiato, non un suono... Nessuno che inneggiava gridi di guerra, nessuno che sbatteva i piedi per terra, nessuno che faceva alcunché per intimorire il nemico in avvicinamento.
Spiazzata da quel silenzio occludente, che li avvolgeva come una pesante coperta di lana in estate, Yumi si guardò intorno, incrociando lo sguardo di alcuni soldati presenti nelle file più arretrate. E vi lesse il terrore, nei loro occhi, ma la cosa non la sorprese. Era una reazione normale, dopotutto. Anche lei, quando aveva avvistato l'orda avvicinarsi, era rimasta schiacciata dalla paura, ma aveva trovato la forza per combatterla.
"Bisogna imparare ad ascoltare la paura, ma se le si da troppo ascolto, ci porterà inesorabilmente nella fossa."
E, sfortunatamente per loro, Yumi si stava accorgendo, guardando quegli uomini, che stavano dando troppo ascolto alle loro paure.
Il suo sguardo incrociò quello di un giovane shinobi posto in prima fila... Giovane come lei, non aveva nulla di eccezionale, all'apparenza, Un viso come i tanti, un fisico come i tanti... ma nei suoi occhi, Yumi vi vide il terrore allo stato puro e l'amara consapevolezza della morte. Quel ragazzo sapeva che, al momento dell'impatto col nemico, che distava a quasi un chilometro dal fiume, sarebbero periti come mosche.
Non indietreggiare. Non mostrare la tua paura, non farlo...
Disse Yumi con voce sottile, quasi impercettibile. Di certo il suono delle sue parole non sarebbe mai giunto alle orecchie di quel giovane, ma i loro sguardi si erano incrociati quel tanto che bastava da permettergli di seguire il movimento delle sue labbra... Inutile. Quel ragazzo fu il primo ad indietreggiare, a ritirarsi dalla sua posizione in una fuga dapprima lenta e solitaria, poi sempre più caotica e frenetica, perché non fu il solo, ad allontanarsi. Decine seguirono il suo esempio, dando voce alle loro paure, urlando, spintonandosi, trascinandosi via altri compagni. Il caos sopraggiunse sul loro fronte, ma decisamente meno belligerante rispetto a quello che muoveva le truppe nemiche.
Yumi rimase sconvolta nel vedere quelle decine e decine di soldati allontanarsi urlando, ritraendosi dal loro dovere verso la patria e verso loro stessi. Provò a fermarne qualcuno, inutilmente. Venne spintonata via, andando ad urtare contro altri disertori.
Possibile che nessuno, li in mezzo, avesse le palle per affrontare la paura? Possibile che quegli esseri, non più uomini, ai suoi occhi, fossero tanto codardi e meschini?
"Hanno ascoltato male la loro paura, ed ecco il risultato..."
I denti digrignarono, mentre la mano destra si serrava con forza contro l'elsa della sua spada, ancora inguainata, tanto forte da far sbiancare le nocche. Quanto disprezzava quegli uomini... No, non più uomini... Galline. Ecco cos'erano diventati. Stupidi polli troppo spaventati... E gli occhi si acuirono, socchiudendosi in due sottili fessure, l'ambrato dei suoi occhi che rifulgeva, tanto era il furore che provava per quelle creature meschine.
"E allora vediamo di farli ragionare in un altro modo..."
E, mentre i capitani cercavano invano di richiamare all'ordine le loro truppe, lei si protese verso una sporgenza, una roccia che svettava più in alto rispetto alle altre. Una lunga inspirazione seguì un'altrettanto lunga e profonda espirazione. Doveva soppesare bene le parole, altrimenti avrebbe ottenuto l'effetto contrario, ne era consapevole.
FECCIA! Ecco cosa siete, voi che scappate con la coda tra le gambe! Siete peggio della feccia, siete polli! Galline che scappano starnazzando da una parte all'altra non appena vedono una volpe che si avvicina troppo in fretta... Siete patetici! Ma cosa pensate di risolvere, scappando in questo modo? Credete davvero che, correndo lontano da qui, Watashi e la sua minaccia svaniranno come una bolla di sapone?
Dubitava che qualcuno dei disertori, sentendo le sue parole, si sarebbe fermato, perciò era meglio aggiungere alle parole i fatti... E lo sguardo si puntò sulla schiena del primo giovane che aveva dato segni di cedimento. Annaspando sull'altura, si arrampicava come un ossesso, nel tentativo di allontanarsi il più velocemente possibile da li. Eppure qualcosa lo spinse a voltarsi, quasi sentisse sulla sua schiena lo sguardo accusatore della giovane Yuki. Mai Yumi avrebbe dimenticato quello sguardo, pieno di terrore, ma con una tacita supplica. Il perdono per ciò che stava per fare.
Ecco cosa succede a chi ci volta le spalle.
Le sue parole furono fredde, lapidarie, letali come la lama della ghigliottina che, di li a poco, avrebbe colpito proprio quel ragazzo. Perché lei non aveva alcuna intenzione di perdonargli quella sua debolezza... E perché aveva bisogno di un monito per gli altri.
La mano sinistra compose i sigilli, la destra lasciò la presa dalla spada, per posarsi sul terreno. Il tutto avvenne in un battito di ciglia. Nessuno ebbe modo di fermarla, ne tanto meno il ragazzo preso a bersaglio ebbe alcun modo di difendersi.
Il ghiaccio attanagliò i suoi piedi, risalendo inesorabile dietro la sua schiena, andandogli a bloccare le braccia, immobilizzandolo in quella sorta di croce gelata, mentre dal terreno si innalzava una seconda colonna di ghiaccio, molto più resistente rispetto a quella che lo aveva immobilizzato, innalzandolo dall'altura quel tanto che bastava per permettere che, quella macabra crocefissione, fosse visibile a tutte le truppe.
Immediate furono le urla di dolore lanciate dal disertore, che si dimenava nel vano tentativo di liberarsi, mentre la sua carne iniziava a risentire delle bassissime temperature.
Ancora chinata, con la mano poggiata sul terreno, Yumi alzò lo sguardo verso la sua vittima che, con gli occhi pieni di lacrime, iniziò a farfugliare clemenza.
Clemenza... Non ve la meritate.
La mano destra andò a puntarsi verso la croce di ghiaccio, il palmo spalancato... Quando questo si chiuse, decine di spuntoni sbucarono dal ghiaccio che formava la croce, andando a trapassare la carne di quel povero disgraziato. Nessun punto vitale venne intaccato, però. E così, agonizzante, il giovane urlò il suo dolore, straziante, mentre il ghiaccio che gli trapassava gambe, braccia e busto iniziava a diventare sempre più rosato, rigagnoli misti di sangue e acqua che iniziavano a colare lungo l'intera altezza della struttura, gocciolando macabri.
Ecco la fine che meritano i disertori. Una morte lenta e agonizzante. E statene certi, verrò a stanarvi nei buchi in cui vi andrete a rintanare, vi tirerò fuori strisciando e farò assistere ai vostri amici e parenti alla vostra macabra morte. Ne vale davvero la pena, di morire in questo modo? Tanto vale che morite in battaglia, almeno è sicuro che avrete una morte molto meno dolorosa di questa.
Quasi a dar ragione a quelle sue parole, il disertore lanciò un nuovo urlo agonizzante, mentre altro sangue continuava a scendere copioso, ma la donna non batté ciglio... Per la prima volta, stava uccidendo un uomo a sangue freddo e, ancora peggio, la cosa non le fece ne caldo ne freddo.
"Ecco cosa sono diventata... E pensare che sognavo di diventare un essere del genere..."
Quanto rammarico provava per se stessa! Purtroppo non poteva far nulla, se non lasciare che gli eventi si compissero.
Rialzandosi, si voltò verso le truppe, alle sue spalle il macabro spettacolo che aveva creato apposta per loro con ghiaccio e sangue.
So che avete paura, ma è più che ragionevole. Credete che nemmeno io, ho paura? Tutti abbiamo paura, ma è qui che entra in scena la vera forza di noi uomini. La paura di perdere la vita, ci darà la forza per opporci alla morte, di spezzare definitivamente le catene che ci impediscono di essere liberi e di vivere in pace! E' vero, il nemico è decisamente molto più numeroso di noi, e si, molti di noi moriranno... Ma voglio ricordarvi che questa impresa non è impossibile. In passato, armate molto meno numerose della nostra riuscirono a resistere ad altrettanti nemici. Trecento soldati tennero testa a più di migliaia di uomini. Anche loro avevano paura, proprio come noi adesso, ma dalla loro paura seppero tirare fuori la forza necessaria per combattere! Allora perché non possiamo farlo anche noi? Non siamo così diversi da quegli uomini del passato!
La sua voce si spandeva nell'aria forte e tonante, nella speranza di scacciare, almeno in parte, la paura dai loro cuori, di infondere nelle truppe la stessa determinazione che la muoveva.
Non si curò della stanchezza che aveva iniziato a pervaderle le membra, frutto acerbo delle ultime tribolazioni che aveva patito. Non si curò della gola che le iniziava a bruciare, nello sforzo di urlare, per farsi sentire da tutti. Non si curò del suo chakra, il cui flusso era ancora ballerino, per via degli ultimi avvenimenti che l'avevano intaccato. Sentiva solo l'adrenalina crescere, circolarle nelle vene frenetica, andando a contrastare la spossatezza che aveva iniziato ad imperlarle la fronte di sudore. E continuò a parlare, ad urlare alle truppe, mentre il nemico era a poco più di quattrocento metri dal fiume.
Solo perché stiamo affrontando un Dio, non vuol dire che la nostra sconfitta è assicurata. Siamo noi fautori del nostro destino e nessun uomo, nessuna divinità ingorda e avara potrà impedirci di combattere fino all'ultimo per proseguire la nostra storia.
Non so come potrà svolgere questo scontro e non voglio mentirvi o prendervi in giro con scemenze da religione... Chi se ne frega se nell'aldilà troverete il paradiso, l'inferno, o cinquanta vergini con calici pieni di latte e miele. E chi se ne frega se faccio vuote promesse che si riveleranno utili come le scoregge di una mosca. Posso solo dirvi questo. Se vinciamo, potrete riassaporare le labbra delle vostre mogli e delle vostre amanti, potrete crogiolarvi del calore degli abbracci dei vostri figli e parenti, potrete godere delle risate e della spensieratezza dei vostri amici, potrete vivere finalmente in pace. Se però scappate, o perdiamo, tutto ciò ci sarà portato via, perso per sempre. Se scappate, assisterete impotenti alla distruzione di ciò che vi è di più caro e vivrete per il resto dei vostri miseri giorni col rimpianto di non aver saputo fare nulla, finché IO, o Watashi, che forse è meglio per voi, vi verranno a prendere. Se perdiamo tutto verrà spazzato via dalla fame ignobile di quell'essere schifoso. Ed è questo, che volete? E' QUESTO?
Io dico di no. Perciò prendiamo la nostra paura e trasformiamola in forza, scagliamola contro i nostri nemici, insinuiamola nella cavità nera che un tempo conservava il loro cuore. Si, perché anche loro avranno paura. Paura di non soddisfare il volere di un padre ingordo e capriccioso, e credete davvero che loro troveranno la stessa forza che tireremo fuori noi!? La vita vale molto di più che di un semplice pasto, perciò vi dico: ascoltate la vostra paura, tenetela al vostro fianco e da lei tirate fuori la forza necessaria per riuscire ad andare avanti nonostante tutto. Perché darle troppo ascolto, porterà solo a questo...
E così dicendo indicò il moribondo dietro di lei.
E alla nostra immeritata sconfitta.
Per cui, uomini! Fate sentire il vostro urlo, prendete la vostra paura e lanciatela contro quegli esseri che ci vengono contro! Fate sentire il vostro furore e vi assicuro che anche Watashi tremerà nella fogna in cui si rintana! Mostriamogli la nostra vera forza!
Chissà se quelle parole sarebbero servite a smuovere gli animi di quei soldati.
Non poteva dirlo, Yumi... Non le restava altro da fare che aspettare, vedere se le sue parole erano attecchite nei cuori di quegli uomini.
Con uno slancio, abbandonò la sua postazione sopraelevata, riacquistando la sua posizione, il nemico ormai prossimo alla linea del fiume.
Rispediamoli a calci in culo dal loro paparino, forza!
E urlò, liberando tutta l'adrenalina che aveva in corpo. Urlò, mentre le prime bestie cadevano, vittime dei flutti e delle trappole che avevano creato nel fiume. Urlò, mentre i suoi spuntoni di ghiaccio trapassarono i primi nemici, colpendoli a morte. Urlò, per non sentire l'angoscia che le attanagliava il petto...
 
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view post Posted on 29/12/2013, 15:48

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Sprofondò nell'acqua, un passo dopo l'altro.
Schiacciato dal peso del suo stesso equipaggiamento, l'esile mostro che aveva puntato cadde rovinosamente sotto i suoi stessi occhi, calpestato malamente dai suoi stessi compagni: per la prima volta in quel giorno, una strana euforia lo pervase e l'adrenalina gli salì a mille, come se avesse appena sconfitto l'intero esercito da solo.
Allora funzionava! Poteva essere utile, poteva, nel suo piccolo, combattere! C'era speranza!
Tuttavia, quel fugace attimo di folle felicità fu spazzato via in un solo istante dalle urla disumane dei soldati delle Forze Alleate, che non appena videro i seguaci di Watashi resistere alle trappole da loro preparate e prepararsi dunque a caricarli, cominciarono a scappare via con la coda tra le gambe inciampando, imprecando, bestemmiando e piangendo.
Di fronte a uno spettacolo tanto imbarazzante, gli sembrò quasi di poter avvertire la risata compiaciuta del dio, divertito dalla dimostrazione di totale incompetenza ed inadeguatezza del genere umano. I suoi occhi si spostarono veloci sulla massa di uomini che, abbandonato ogni pensiero di onore, gloria e decoro, si muovevano come bestie impaurite aggrappandosi a tutto pur di rimanere in piedi e poter correre verso la salvezza.
Vide nei loro occhi la loro paura, la certezza della loro morte e quella dei loro cari e nonostante questo, anziché voltarsi e combattere per ciò che gli rimaneva da difendere, continuavano a scappare, illudendosi di potersi nascondere dallo sguardo famelico di Watashi.
In quell'attimo si scordò della sua tecnica, della guerra e del dio stesso: pensò a quello che aveva lui, a ciò che non voleva assolutamente perdere e alla sua stessa vita. Ebbe paura e li capì, senza tuttavia accettare il loro comportamento: si erano resi conto che la loro fine era ormai vicina e non riuscivano ad accettarlo; meglio correre dai propri cari e scappare via il più lontano possibile, piuttosto che rimanere là a farsi ammazzare.
Poi però, vide la donna di ghiaccio afferrare uno dei tanti disertori e crocifiggerlo senza alcuna pietà.


"Ma che cazz..."

Rimase diversi secondi a fissare quella scena tanto assurda senza sapere nemmeno cosa pensare: forse non l'aveva ucciso, ma la decisione con cui aveva agito lo aveva lasciato senza parole.
Era giusto? Certamente quei cani codardi che erano scappati subito di fronte al pericolo meritavano di essere catturati e puniti, ma così non era...troppo?
Ma forse non aveva avuto scelta: lo stesso generale aveva detto di rimettere in riga quella gente, ed era una cosa che forse non era bella da fare, ma andava fatta.
Scosse la testa, cercando di riprendersi: non era il momento di mettersi a fare riflessioni filosofiche su cosa era giusto e cosa sbagliato. Ora doveva agire.
Vedere tutta quella gente fuggire quando la morte li aveva solamente sfiorati e osservare la ragazza dallo sguardo ambrato ridurre in quello stato quell'uomo senza batter ciglio, gli aveva fatto salire una rabbia incontenibile.


"Devi stare calmo...E' tutta colpa di quest'assurda guerra. La gente muore e la colpa è di Watashi. Dobbiamo fermarlo."

Cercò di ragionare senza farsi condizionare dall'avanzata prepotente del loro nemico e dalla paura che aveva visto negli occhi dei soldati.
Pochi secondi fa aveva avuto la prova che quei mostri non erano invincibili, che potevano essere affrontati e sconfitti usando il cervello.
Sì, ma ora? In fondo la sua tecnica si era rivelata efficace su un solo avversario, e lì ce n'erano chissà quanti: certamente non poteva sconfiggere un intero esercito da solo. In più, in mezzo a quell'ammasso di bestie corrotte e assetate di sangue, ce n'erano alcuni molto più grossi e addirittura privi di armi ed equipaggiamenti, cosa che di sicuro li rendeva immuni alla sua illusione.
Era arrivato il momento di cooperare.


Arashi: "Ascoltatemi, questi tizi non sono invincibili! Se usiamo la testa possiamo farcela! Ne ho visto uno cedere alla mia illusione e cadere nel fiume!"

Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, cercando almeno di farsi sentire dai membri delle Forze Alleate che erano rimasti, come lui, dietro la prima fila, tenendosi distanti dallo scontro vero e proprio: quello era il suo posto e da lì, forse, sarebbe risultato utile alla causa della sua fazione.
Le sue non erano delle vere e proprie parole di incoraggiamento: per quello era, bastata la dimostrazione spietata della donna di ghiaccio e le parole del generale. No, il suo obiettivo era far sì che i soldati si rendessero realmente conto che quei mostri non erano immortali, che con un po' di fortuna avrebbero potuto respingere il loro attacco e far loro parecchio male.


Arashi: "Tutti quelli esperti nelle arti illusorie mi ascoltino! Indeboliteli con le illusioni uno ad uno, così facendo aiuterete i nostri soldati in prima linea e li porrete in una condizione di vantaggio rispetto al nemico! Sfruttate le loro debolezze, chiunque conosca la Tecnica della Moltiplicazione del Peso la usi per contrastare quelli più piccoli e armati!"

Forse non era molto, forse non lo avrebbero ascoltato, ma se lo avessero fatto, avrebbero almeno avuto la soddisfazione di liberarsi dei pesci più piccoli senza troppi sforzi.
Cercò con lo sguardo uno degli shinobi che aveva incontrato sulla collina assieme a Yumi e al generale e, dopo qualche secondo, lo individuò appollaiato su di un albero non molto distante da lui.
Si affrettò a raggiungerlo e, una volta arrivato ai piedi dell'arbusto, gli si rivolse senza troppi convenevoli.


Arashi: "Tu combatti con quelle ossa come fossero spade, vero? Allora scommetto che sei abile nel corpo a corpo...Vai a staccare un po' di teste anche per me, ci stai? Io li indebolisco e li immobilizzo, tu li finisci."

Era tutto quello che poteva fare in fondo: restare lì, a qualche metro dallo scontro vero e proprio, e offrire il suo supporto agli alleati.
Se il ragazzo lo avesse ascoltato, avrebbe tenuto lo sguardo fisso su di lui, catturando nelle sue illusioni tutti i soldati che questo si sarebbe trovato davanti e facilitandogli il compito.
Forse non era molto, forse non sarebbe bastato, ma era già qualcosa.


Arashi: "Sta solo attento a evitare quelli grossi e senza armatura...Con quelli credo di non poterti essere molto d'aiuto."
 
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Kuroi Inu
view post Posted on 29/12/2013, 17:32




Nonostante tutto il coraggio che avrebbe desiderato mostrare, il giovane Kaguya rimase pietrificato dal terrore. Le truppe avversarie erano tante, troppe. Arrivavano da tutti gli angoli, i loro passi li portavano inesorabilmente più vicini a loro. Se prima i soldati a difesa di Kumo gli erano sembrati un solido gruppo ora, a confronto con la progenie del Dio-Demone, non erano altro che un puntino scuro circondato dal verde.
I suoi pugni si strinsero al punto da far sbiancare le nocche. Kokugan minacciava di perforare il guanto e dilaniargli i palmi. Il suo respiro si fece affannato, i suoi pensieri si appannarono e la sua mente venne stritolata nuovamente dalla nebbia gelida del terrore lasciandolo paralizzato tra quelle maledette colline.


Certo che sei proprio patetico

C-cosa?

Una voce aveva penetrato i suoi pensieri, facendolo sobbalzare. Una voce che, temeva di ammetterlo, suonava particolarmente familiare. Eppure, nelle sue immediate vicinanza, non un singolo shinobi aveva emesso fiato.

Cos'è non riconosci neanche la voce del tuo unico fratello?

Tsuki?

Chi altrimenti? Quanti fratelli pensi di avere?

No, non è possibile. Lui è morto. Devo essere finalmente impazzito. Si, dev'essere così, la mia mente ha finalmente ceduto. Si, dev'essere un illusione, una stupida proiezione della mia mente malata.

Ehi, così mi offendi!

T-tu, mi senti?

Certo che ti sento! E sento anche che adesso sei terrorizzato da quattro demonietti. Non sei tu quello che ha voluto intraprendere la carriera di Shinobi per la tua ricerca di fama e rispetto? Non sei tu quello che hai deciso di far iscrivere entrambi all'accademia ninja nonostante fossimo più grandi di tutti gli altri?

Un lungo silenzio interruppe il monologo della voce, come se stesse cercando di continuare un discorso improvvisato sul momento. Con tono molto meno aggressivo la voce di suo fratello riprese a parlare.

Sai bene che non sono mai riuscito a risvegliare la nostra Kekkei Genkai, per questo mi impegnavo per essere lo shinobi migliore. Eppure, quando ho smesso di parlarti, non ti sei mai reso conto che, forse, era per invidia. Ogni volta che ritornavi e mostravi miglioramenti nel padroneggiare il tuo corpo, era come se mi pugnalassi direttamente a cuore.
E anche ora, che sono morto, decidi di offendermi nel modo peggiore. Tu che, nonostante il nostro sangue misto, sei stato capace di risvegliare quell'abilità hai deciso di rinnegarla, di disprezzarla.


Una lacrima calda attraversò la guancia di Akayuki, seguita da innumerevoli altre.
La vista gli si appannò e Kokugan affondò ancora di più nei suoi palmi.
Nella sua ossessiva depressione per la sua scomparsa era riuscito ugualmente a comportarsi egoisticamente.


Smettila di piangere come una fighetta, tira fuori le tue ossa e insegna una lezione a quelli stronzi.

Con il braccio destro, protetto da Akaigan, si pulì il volto dalle lacrime. Il suo sguardo era determinato. Quella voce, che appartenesse o meno a suo fratello, aveva ragione. Doveva smetterla di auto compatirsi. Tutto ciò che gli era successo era una conseguenza delle sue scelte e doveva prendersi le sue responsabilità.
Le sue ossa, il dono più importante che potesse ricevere, erano rimaste ignorate per troppo tempo e ora gli ordinavano di essere estratte. Si, ordinavano, perché quelle ossa non erano un mero strumento, erano parte integrante di lui e senza loro, lo sapeva, non era niente.
Le prime estrazioni erano state lente e incerte. L'inesperienza lo aveva spinto ad estrarre lentamente le ossa, con fatica. Questa volta invece, l'estrazione era dettata dall'istinto.
Con un unica contrazione degli avambracci le ulne sbocciarono dai suoi palmi dilaniando le carni e squarciando la pelle. Un fiore di sangue dipinse di cremisi l'erba sotto di lui, insozzando la rugiada di rosso.
Il dolore lancinante riportò lucidità alla sua mente, dissipando la nebbia che gli aveva impedito di rendersi conto della zona circostante.
Proprio davanti a lui, più a valle, una grottesca costruzione di ghiaccio teneva prigioniero un soldato mentre, intorno a lui, centinaia di altri shinobi erano rivolti verso la donna che, poco prima, aveva visto consolare uno dei suoi compagni. Nonostante no avesse potuto sentire la prima parte del suo discorso, doveva ammettere che le parole della donna suonavano convincenti quanto quelle del gargantuesco Samurai.
Eppure non potevano avere la stessa presa. Ora che i guerrieri avevano visto le dimensioni dell'esercito di Watashi, non avrebbero più potuto avere la stessa convinzione.


Ora sei convinto? Non c'è spazio per la paura sul campo di battaglia. Se ti farai prendere dal terrore, perirai qui. E, a quel punto, chi ti ricorderà?Se muori qui non c'è in palio solo la tua vita ma anche il tuo onore. Se cadi su questo campo di battaglia, le tue scelte saranno vane, LA MIA FUTTUTISSIMA MORTE SARÀ STATA VANA. Perciò vai, e fai il culo a quelli stronzi finché non ti imploreranno in lacrime di smettere. Non farlo per te, non farlo per ME, fallo per il cognome che porti. Per il tuo CLAN!


Un urlo vigoroso abbandonò i suoi polmoni mentre, abbandonando ogni pensiero razionale, si gettò giù dalla collina correndo alla massima velocità che le sue gambe gli permettevano avvicinandosi, metro per metro, alla prima linea.
Non era bravo a controllare gli elementi, men che meno ad eliminare i nemici da una distanza di sicurezza, ma c'era una cosa che lui e suo fratello avevano sempre saputo fare ed era cavarsela contro ogni aspettativa, contro ogni previsione, contro ogni avversario.


Edited by Kuroi Inu - 30/12/2013, 11:31
 
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view post Posted on 4/1/2014, 11:12
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La morte che veniva a prenderli, il destino inevitabile che si avvicinava ai guerrieri della speranza. L'armata delle tenebre, l'esercito di Watashi. Un numero immenso in confronto a quello degli esseri umani: non era possibile neanche un paragone tra le due cifre. Arashi, come una vedetta sull'albero maestro di una nave, scrutò l'orizzonte nel tentativo di calcolarne l'entità. Sbiancò: era impossibile. Creature oscure si ergevano in ogni luogo visibile all'occhio del ragazzo, un'orda infinita simile a un fiume nero che adesso stava confluendo nell'azzuro del fiume naturale composto da acqua limpida, acqua che ben presto sarebbe stata inquinata dal sangue dei combattentti di entrambe le fazioni. L'immagine del liquido trasparente tinto di cremisi... Il Kaguya si riscosse.
Uno shinobi si voltò, dando le spalle al nemico. Aveva perso la sua battaglia interiore contro un nemico fatto di dubbi e paure, era stato egoista. Ma soprattutto, era stato un dannatissimo codardo, ciò di cui è pieno un esercito ma che non andrebbe mai mostrato allo scoperto. Un cattivo esempio, altrettanto terrorizzati seguaci: una valanga di giovani per lo più, inesperti e dal cuore pavido, abbandonarono le linee fuggendo disordinatamente verso quella che al momento pareva l'unica via di sopravvivenza.


Stolti... Non comprendete la ragioni di questa guerra! Stiamo combattendo per salvare l'umanità, e ogni altro tentativo porta alla morte certa. Cosa avete intenzione di fare?


Il suo aspro giudizio si abbattè su coloro che si stavano allontanando; pur comprendendone le ragioni, non poteva giustificarle. Non poteva, semplicemente, o anche lui sarebbe incappato nella tentazione di voltarsi e correre. In ogni caso, il suo onore e senso di dovere lo trattennero anche solo dal pensare un'alternativa vigliacca come quella. Addestrato dal regime di Kiri, cresciuto in una famiglia di Kaguya, era questo l'insegnamento principale che aveva ricevuto: il combattimento come stile di vita, lo scontro come routine, la vittoria come ambizione. Evidentemente la disciplina non era il punto forte degli altri Villaggi, solo Kiri da quel punto di vista si comportava in modo esemplare. Forse a causa della costante minaccia di morte a cui erano esposti gli shinobi, forse no, ma in ogni caso nessuno dei guerrieri della Nebbia si sarebbe mai sognato di fuggire dal campo di battaglia di fronte al nemico, sotto gli occhi del proprio generale.
E infatti, fu proprio una kunoichi del Paese dell'Acqua a tentar di ristabilire l'ordine. La ragazza dai lunghi capelli corvini, tra i primi a giungere a fianco del generale. E a quanto pareva, una Yuki in corpo e mente, abilità e pensiero. Senza pensarci due volte, tra lo sbigottimento generale, creò una semplice struttura di ghiaccio alle spalle del primo codardo. Con una freddezza d'animo invidiabile, con una determinazione inconcepibile per chi non fosse abituato a vivere tra le Nebbie, lo crocifisse. Proprio così, senza donargli il beneficio del dubbio, senza pietà, senza umanità. Un grosso shock per il ragazzino che, pur condividendo l'intenzione, non poteva non manifestare un po' di disapprovazione per un gesto tanto crudele quanto -purtroppo si rendeva conto- necessario. Digrignò i denti, adirato verso la Yuki dagli occhi caldi e il cuore freddo, adirato verso il Demone che voleva divorare tutto, adirato verso il destino che aveva posto il genere umano in una sì crudel circostanza.
Non ebbe il tempo di osservare gli effetti che quell'azione avrebbe causato -oltre al terrore generale ovviamente- poichè la sua attenzione fu immediatamente attirata dall'avanzare dei mostri, delle oscure creature. E come un muro Ijiro si erse a barriera dell'uomo, lui e un manipolo di soldati circondati da argini di roccia. Uno stretto vicolo che congiungeva l'umanità e la divinità delle tenebre: un sentiero che aveva come guardiani gli shinobi, vicini all'abisso, sempre sull'orlo della fossa dell'inferno, ma che più di chiunque altro sarebbero stati la speranza per la salvezza del mondo -e chissà, la sua rinascita-. Arashi piegò le ginocchia, intenzionato a saltare giù dall'albero sul quale era accoccolato ormai da un po': non c'era Progenie in cielo, almeno per il momento, quindi sapeva benissimo qual'era il suo ruolo. Trafiggere, tagliare, uccidere, distruggere. Niente di più. Una voce lo chiamo dal basso, cogliandolo alla sprovvista: il ragazzo dagli occhi cremisi, l'Uchiha. Cosa voleva fu subito chiaro, e il Kaguya sorrise al formarsi di questa naturalmente improvvisata collaborazione. Aveva riconosciuto nel ragazzo dai capelli rossi come i suoi occhi un valido guerriero.


Va bene, ci sto! Tu coprimi, io vado là davanti. Non mi fermerò finchè anche uno solo di loro sarà ancora in piedi, finchè avrò fiato in corpo e determinazione a sufficienza. Insieme, non potranno fermarci!


L'intervento dell'Uchiha aveva posto le basi per un'ottima combinazione, difficile da fermare. Una tattica che prevedeva l'indebolimento e l'eliminazione di ogni Progenie, una alla volta, quante ne avrebbe permesso il limite fisico del corpo di Arashi. Di entrambi gli Arashi. Una scarica di adrenalina scattò fulminea lungo la sua schiena, un brivido che donava un'energia quasi elettrica. Balzò giù dall'albero: era giunto il momento di entrare in guerra!


Loro... Beh, senza armatura vuol dire senza protezione, non sarà poi così difficile! Dopo penseremo a qualcosa.


Tralasciò l'ultima preoccupazione, ora c'erano cose più importanti da fare, ma si ripromise di trovare una soluzione in corso d'opera. Si lanciò verso il fiume, simile ad un lampo bianco, avvicinandosi sempre di più alla zona difesa dal suo generale. Ovviamente, non poteva che essere lì: specializzati nel combattimento corpo a corpo, aveva detto. Una vita -pur breve- passata ad allenarsi avrebbe dato i frutti necessari per respingere l'assalto?
 
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view post Posted on 8/1/2014, 23:24
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♫ Peace ♫

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L'

abilità degli shinobi esplose con un forte impeto nel contrastare l'ondata di progenie. Sfruttando i mezzi dettati dal capitano e dando fondo a tutta l'energia che avevano in corpo ogni uomo o donna si impegnò a fondo per difendere quei confini. Sfruttare il fiume a proprio vantaggio era quanto di più logico si potesse pensare in quel frangente e la trovata stava dando i suoi frutti. I soldati del Dio affogavano subendo l'ira degli elementi, delle trappole illusorie e degli ostacoli fisici eppure nonostante tutto quel flusso d'attacco non accennava a rallentare. Feroci le creature continuavano a scendere giù dalle colline e ringhiando e sferragliando si fiondavano in acqua scavalcando i corpi dei propri simili caduti. Erano spinti da una fame e una rabbia incontrollabile, calpestavano ogni cosa senza badare agli attacchi più deboli o ai colpi subiti, ignoravano (o forse non percepivano dolore) e a fermarli erano solo gli attacchi precisi alla testa o totalmente devastanti per il fisico.
Il primo sangue versato fu dunque quello dei figli di Watashi, sacrifici di vite necessari ad onorare il volere di un Padre disinteressato nei loro confronti, erano solo un mezzo per i suoi scopi e pur consapevoli di ciò non tentennavano mai.

Lentamente quelle piccole ma frequenti sconfitte diedero vita ad altrettanti piccoli aloni nell'acqua che sempre più scuri andavano a rappresentare la vita che fluiva via dai corpi inermi dei vinti. Nera come la pece la sostanza densa sprofondò inquinando le acque cristalline e andando a formare nei pressi della sponda una chiazza più corposa. Si allargava a macchia d'olio.

Lo specchio d'acqua era malato.
Lo specchio d'acqua era come morto.

Inquieto sotto il marciare dei due eserciti e con la morte delle prime centinaia di soldati divenne opaco, ondeggiando non rifletteva più le sagome dei guerrieri che combattevano e a man mano che i soldati cadevano l'acqua si lordava con ritmo sempre crescente: con il tempo l'intera superficie appariva come una fetida passerella.
tuttavia più di tutto ciò che si poteva vedere o udire, dell'incalzare di colpi, delle urla e dei richiami, a scuotere gli animi v'era l'odore di marcio che ormai arrivava a chiunque si trovasse sul pelo dell'acqua. Non serviva avere un buon olfatto per percepirlo, quel puzzo acre di morte faceva lacrimare anche i più esperti e più l'orda avanzava più quel miasma si estendeva.


GdROff// Vi ricordo che potete continuare a postare senza aspettare per forza il post del master o di tutti i compagni, siete liberi di descrivere la vostra battaglia e di interagire tra voi.

- Vi do alcuni spunti per continuare -

Le contromisure prese dal capitano verso chi ha battuto in ritirata ha sortito qualche effetto (descrivi pure come si è svolta la dimostrazione di chi ha fatto da capro espiatorio). Hai recuperato 50 unità che arrivano ad infoltire le fila, i restanti hanno ancora paura del nemico e al tempo stesso sono intimoriti da possibili ripercussioni del loro comportamento. Combattuti restano immobili.

Il discorso fatto dal pg di panda non viene ascoltato per intero. Una predica fatta da una giovane ragazza alle prime armi non viene presa molto in considerazione e due shinobi più esperti le passano accanto con aria di superiorità indicandole l'esecuzione già avvenuta poc'anzi (accordatevi sulle modalità della morte del malcapitato). C'è chi sbuffa davanti a quel nuovo gesto ma nessuno contesta apertamente, eliminare la feccia dei codardi rafforza l'idea che già aleggiava "Con certa gente servono solo le maniere forti."
Yumi in sintesi ottiene buoni risultati e viene protetta da alcuni shinobi. Diversamente da come si pensava alcuni dei disertori che erano stati ripresi hanno ascoltato le sue parole e preso coraggio ora la affiancano.

Arashi restando dov'è nota che non è il solo a rallentare i nemici con le arti illusorie il nemico e i più agguerriti risultano essere i maestri di genjutsu sonori che partono dai flautisti di Kumo.

La progenie continua ad avanzare e i Kaguya che si trovano a fronteggiare nel corpo a corpo i soldati fanno molta fatica subendo le prime ferite della guerra. La nebbia non vi disturba più di tanto ma essendo a contatto diretto il puzzo di morte che avanza vi impressiona notevolmente.

    - Sul primo punto la progenie è avanzata e sta occupando attualmente i primi 200 metri, sono quasi a metà strada e gran parte delle forze in arrivo si stanno allargando sulla sponda a formare un nuovo punto di avanzamento.

    - Sulla strettoia la progenie si precipita impunemente verso il guado, vuole attraversare il fiume e saettando attacca lo schieramento corpo a corpo selezionato dal capitano. Gli esemplari titanici avanzano lentamente e sprofondando nelle acque raggiungono appena i primi venti metri d'acqua, non capite se si sono fermati perchè temono l'acqua, la vostra presenza o altro. Di certo non la profondità.

    Per domande e chiarimenti mandate mp
//GdROn



Edited by ~Angy. - 23/8/2014, 20:34
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 12/1/2014, 16:49




Il samurai si era lanciato in avanti, finalmente nel suo ambiente. Non disprezzava tattiche o schemi di combattimento, ma non li apprezzava molto... era stato istruito a comprenderli, conoscerli e farli fruttare, ma il suo posto era e sarebbe sempre stato il campo di battaglia.
L'acqua scorreva sotto i suoi piedi, mentre lui e un gruppo di ninja elite si spostavano sulla sua superficie, pronti a dare battaglia all'orda famelica che avanzava più agevolmente sul guado. Il samurai di colore aveva già la spada sguainata da ben prima di affrontare il nemico. In una mano teneva la pesante dai-katana, nell'altra la sua custodia in metallo, in uno stile tramandato da generazioni nel suo dojo. Un lato molto distante e dissociato di lui si chiese se quella era l'ultima volta che veniva utilizzato: non aveva lasciato allievi, e suo padre era un lupo solitario, similmente a lui.
Poco importava, in quel momento, comunque.
A cinquanta metri dall'orda in avanzamento intimò l'alt. L'acqua sotto e attorno a loro era disgustosa, nera. La puzza che emanava cominciava ad essere soffocante.


-...copritevi il volto, iniziate le manovre di ritirata dietro la seconda linea di difesa, il canale artificiale. Tutte le truppe ninja rimangano indietro a guadagnare ancora tempo.-

Si coprì egli stesso il volto con uno straccio, e si mise in guardia, formando la punta di diamante della formazione. Non ci volle molto prima che il primo orrore gli arrivasse addosso, un bestio orribile e puzzolente più simile ad un maiale su due zampe e coperto approssimativamente di armatura. Imbracciava una pesante mannaia ricavata con qualche pezzo di acciaio piegato approssimativamente, che non perse tempo a lanciare in testa al samurai. Ijiro non si scompose molto, limitandosi a cambiare inclinazione di qualche centimetro, schivando del meno possibile il colpo, alzando la spada in un solo movimento fluido. Il braccio massiccio e nerastro della bestia cadde nell'acqua, seguito a breve dalla sua testa e dal resto del corpo... un altro centinaio lo seguivano urlando e grugnendo.
Strinse gli occhi, lanciandosi in avanti, deviando ciò che non poteva umanamente schivare, sfruttando ogni colpo in arrivo per piazzare contrattacchi micidiali. Presto qualsiasi cosa si muovesse nel raggio di due metri si trovò ad avere a che fare con massacranti colpi in testa dati da un fodero in acciaio, o non meno pesanti colpi di spada. Puntava a rallentare, non uccidere. Azzoppava, faceva cadere a terra, amputava. Un muro di mostri presto iniziò a formarsi di fronte al generale e i suoi uomini, intralciando gli altri in arrivo, dando loro la possibilità di muoversi ugualmente, dotati dei potenti mezzi dei poteri ninja, uno dei quali, il più basilare, era poter restare appoggiati a qualsiasi superficie come fosse stato un pavimento.
E questo, per un guerriero poco acrobatico come lui, era il massimo. Non alzava mai o quasi, i piedi da terra, tenendo un baricentro basso e coordinando tutto il corpo in costanti movimenti di taglio, deviazione, affondo. Raramente aveva bisogno di finte.. .quei mostri sembrava non avessero la minima concezione di arte marziale, basandosi unicamente su forza erculea e numeri. Non lo stupiva, non aveva incontrato un guerriero di watashi degno di quel nome in due anni di guerra.
Sperò che la ritirata continuasse in modo ordinato anche con lui lì davanti a dare il buon esempio, a rischiare la pelle per farla rischiare ad altri. Sperò che i codardi che stavano decidendo se fuggire del tutto o restare e combattere trovassero il fegato da qualsiasi posto l'avessero nascosto.
Un colpo lo sfiorò, facendogli guadagnare un graffio alla spalla sinistra. Un altro per poco non gli staccò la testa, graffiandogli il collo... non poteva restare lì ancora a lungo, e cominciò ad indietreggiare prima che il gruppetto venisse sopraffatto del tutto. Un mostro urlante e piumato gli si avventò contro dal fianco, tentando di abbatterlo con una spallata. Ruotò leggermente, facendogli lo sgambetto e finendolo mentre cadeva con un colpo di katana dietro la nuca. Erano troppi. Erano troppi sotto qualsiasi punto di vista: quanti ne avevano uccisi, in quel fiume? Un decimo? Un centesimo delle loro forze? Bastavano e avanzavano a spazzare via le sue truppe in ogni caso.
Non importava. Ora importava solo muoversi e prendere più tempo, vendere ogni centimetro come fosse stata la porta di casa sua... e in effetti lo era.
 
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view post Posted on 14/1/2014, 20:39

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Il ragazzo dai capelli bianchi gli rivolse un deciso sguardo d'intesa mentre, con notevole agilità, scendeva dall'albero su cui era rimasto appollaiato fino a quel momento con un salto che lasciava intendere tutta la sua impazienza: voleva entrare in azione.
Quindi, cominciò a dirigersi verso il cuore dello scontro, mentre gli occhi dell'Uchiha lo seguivano ansiosi: certo, era sicuro che quella specie di "strategia" che aveva messo su così, su due piedi, avesse buone probabilità di funzionare, ma se avesse fallito? Se non fosse stato in grado di proteggere quel tizio che possedeva quell'abilità innata tanto bizzarra quanto efficace, probabilmente si sarebbe sentito il principale responsabile della sua morte per il resto della sua vita.


"Fai bene a sentirti in colpa, idiota! Mi spieghi che senso aveva offrire il tuo aiuto a quel tizio? Ora ti spiego cosa succederà: quello lì si butterà in mezzo alla mischia tutto pompato e sicuro che ci sia qualcuno in gamba pronto a coprirgli le spalle, ma al primo colpo mal calcolato scoprirà che quel ragazzino con gli occhi rossi non è altro che un debole che se la fa nei pantaloni e vuole rimanere lontano dallo scontro e morirà maledicendoti!"

Davvero, forse doveva farsi vedere da qualcuno veramente bravo: possibile che ogni pensiero negativo giungesse alla sua mente con quel tono perverso e fastidiosamente ironico che aveva l'altro Arashi, quello incontrato nell'ultima missione?
In realtà non aveva nemmeno idea di chi o cosa fosse quell'impostore, ma poco importava: di certo non era un problema che avrebbe dovuto affrontare in quel momento, nel bel mezzo di uno scontro decisivo per il futuro dell'intera umanità. Così, immergendo il volto fino agli occhi nell'inseparabile sciarpa rossa, puntò lo sguardo sulla schiena del suo alleato e poi, focalizzando la sua attenzione su ogni nemico con cui questo ingaggiava un duello.
Cercò di concentrarsi il più possibile e quando il primo nemico cade soggiogato dalla sua illusione, mentre il ragazzo dai capelli candidi completava l'opera con le sue bianche lame, si lasciò sfuggire un'esclamazione sorpresa e soddisfatta allo stesso tempo.
Quindi, continuò a seguire i suoi spostamenti riuscendo, sempre con la stessa illusione, a mandare al tappeto diversi avversari, che poi venivano finiti dal suo compagno: certo, erano tutti soldati di piccole dimensioni, forse tra i più deboli di quel gigantesco esercito, ma se non altro era riuscito a rendersi utile.
La loro collaborazione andò avanti per diversi minuti: lui indeboliva, l'altro Arashi uccideva.
Tuttavia, i primi problemi cominciarono a sorgere quando sia lui che il tizio che combatteva con le sue stesse ossa iniziarono a ravvisare i primi segnali della stanchezza incombere sui loro corpi: i mostri che tentavano di guadare il fiume si fecero via via sempre più grossi e alcuni di essi, privi di armatura e dunque immuni al suo attacco illusorio, riuscirono a colpire il giovane dai capelli bianchi.


"Dannazione!"

La nebbia si era fatta sempre più fitta e non riusciva a distinguere bene la figura del suo compagno in mezzo a quel mare di bestie e uomini che lottavano per la supremazia territoriale.
Per qualche secondo fu combattuto se rimanere lì e continuare a combattere utilizzando le illusioni o gettarsi nella mischia anche lui.


"Sì certo, vai pure, lancia qualche palla di fuoco qua e là e poi fatti infilzare alle spalle dalla spada di qualche immonda creatura! Verrai ricordato in eterno per il tuo sangue freddo, Arashi."

Beh, se non altro aveva ragione, quella voce che gli ronzava in testa: doveva analizzare con calma la situazione e poi decidere di conseguenza, anche perchè fino a quel momento il suo l'aveva fatto pur senza entrare nel vivo dello scontro, supportando le Forze Alleate con le sue illusioni e probabilmente era ciò che di meglio poteva fare, per ora.
Quindi, mentre era ancora assorto nei suoi pensieri e cercava ancora con lo sguardo la particolare capigliatura bianca del suo compagno, vide con gli occhi il generale Kenshin lottare in prima fila: nonostante la nebbia, riuscì a percepire i suoi movimenti mentre i nemici attorno a lui, uno dopo l'altro, cadevano sotto i suoi colpi. Poi però lo perse di vista, perché un soldato con un lungo spadone lo urtò involontariamente.


???: "Ritirata! Ritirata, dietro il canale artificiale! Le truppe ninja coprano la ritirata!"

Guardò quel giovane - non aveva più di vent'anni - a bocca aperta, mentre si voltava e correva veloce verso la seconda linea di difesa. Avevano già perso il fiume, possibile?
Rimase qualche secondo immobile, dimenticandosi sia del capitano che del ragazzo dai capelli bianchi.
Quindi, si voltò anche lui e si diresse verso il gruppo di maestri di genjutsu a lui più vicino, quelli che avevano ascoltato le sue parole e avevano deciso di seguire il suo consiglio, mantenendosi distanti dallo scontro e indebolendo i figli di Watashi con la loro arte.
Aveva sentito parlare di loro, anche se mai avrebbe pensato di incontrare dei combattenti che facessero uso di un'arma tanto insolita: vederli suonare quei flauti in mezzo a un conflitto tanto atroce e sanguinoso era come trovare un fuoco acceso nel bel mezzo dell'oceano a cinquanta metri sotto il livello del mare.
Eppure, nonostante sembrassero fuori luogo in tutto ciò, la melodia che essi intonavano in perfetta sintonia, cupa e lamentosa, sembrava avere un effetto decisamente più devastante per quei mostri di quello che aveva la sua tecnica della moltiplicazione del peso.
In ogni caso, non dovette fare molta strada per raggiungere il gruppo di flautisti, dato che questi si trovavano a circa una decina di metri dall'albero sotto il quale aveva raggiunto il ragazzo dai capelli bianchi.
Ah già, l'altro Arashi! L'aveva perso nella foga della battaglia da ormai qualche minuto, ma ora doveva assolutamente parlare con gli altri utilizzatori di arti illlusorie, poi avrebbe ripreso a cercarlo.
Sperava se la fosse cavata da solo fino a quel momento.


Arashi: "Il capitano ha dato l'ordine di ritirarsi dietro la seconda linea di difesa! Dobbiamo rallentare l'avanzata di quei mostri il più possibile e coprire le Forze Alleate!"

Urlò, sovrastando la sinfonia che, unita al rumore metallico delle spade che cozzavano contro scudi e armature di ogni genere, rischiava seriamente di spaccargli i timpani.
Nessuno dei flautisti rispose ma, con una punta di soddisfazione, notò che la melodia si faceva via via più decisa e ripetitiva e lo interpretò come un buon segno.
Quindi, deciso anche lui a rendersi utile, riprese a soggiogare quanti più nemici poté sotto la forza delle sue genjutsu, alternando la tecnica della moltiplicazione del peso, utilizzata soprattutto contro gli avversari più deboli e ben armati, a quella dei germogli per tentare di ostacolare quelli più grossi.
Lo Sharingan che guizzava da una parte all'altra del fiume, cercò di combattere l'improvviso impulso di fuggire via dal campo di battaglia, mentre le gambe iniziarono a tremare e stare in piedi si faceva via via sempre più faticoso.
Ma non poteva cedere ora, proprio quando forse c'era più bisogno di lui e delle sue tecniche: doveva restare lì e coprire quella prima ritirata a tutti i costi.
Quindi, mentre cercava di immobilizzare o perlomeno di rallentare un bestione che sembrava decisamente intenzionato ad oltrepassare il fiume, si rese conto dopo qualche secondo che questo si era già fermato di sua spontanea volontà chissà per quale motivo.


"Cosa...? Non è per la mia tecnica, no? Allora perchè si è fermato?"

Rimase interdetto per qualche secondo a fissare quella bestia che rimaneva immobile in mezzo al fiume, ma la sua perplessità durò ben poco: finalmente, non molto distante da quel punto, aveva individuato una capigliatura candida che non lasciava spazio a dubbi.
Incollò gli occhi sulla schiena del ragazzo, che ancora combatteva nonostante fosse evidente che fosse stato ferito, anche se non gravemente, deciso a mantenere la sua promessa.


"Ok...Coprire la ritirata e fare in modo che quel tizio possa tagliare ancora qualche testa tornando qui tutto intero e senza rimetterci la sua. Posso farcela!"

Non aveva mai usato tante illusioni in così poco tempo in tutta la sua vita: la stanchezza cominciava a farsi sentire ed erano solo all'inizio, ma doveva stringere i denti.



//Ho scritto andando veramente di fretta per non farvi aspettare troppo, ma ho avuto una settimana tra esami e macchina che si blocca per la batteria andata che è stata infernale .-.
Ah, la tecnica che Arashi vede usare ai flautisti è questa:

CITAZIONE
<genjutsu> - Nona Sinfonia - [Chk: 60][Eff: +50]“Questa macabra sinfonia è solo di tipo Yami, ed è una delle Genjutsu più conosciuta e temuta all'interno del clan e non. In questa illusione il Flautista come al solito si mette a suonare una nenia paurosa e cupa, quasi claustrofobica che blocca letteralmente la propria vittima in un caos infernale fermo, egli poi vedrà dei lacci stepposi o delle catene arrugginite che lo bloccheranno a terra, lasciandolo vittima di atroci sofferenze.. Ma non è tutto: ad un tratto le briglie si faranno più strette ed inizieranno a tirare con più forza fino a strappare le sue membra orribilmente. Il nemico se subisce la tecnica subirà punti paralisi pari a 1/3 del Danno Certo, ma non potrà rimanere paralizzato per più di un turno (i punti ferita vengono subiti solo al primo utilizzo della genjutsu durante lo scontro). Inoltre subirà un malus aggiuntivo in base al danno:
1<x<15 : 5 Danni alla Vta e 5 punti ferita da Taglio.
16<x<30 : 10 Danni alla Vta e 10 punti ferita da Taglio.
31<x<60 : 15 Danni alla Vta e 15 punti ferita da Taglio., più un Malus alla Frz e Int di 20."

che mi sembra la più logica da usare se si vuole rallentare qualcuno e si fa parte di quel clan.//
 
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view post Posted on 15/1/2014, 10:41
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Parole cariche di significato, piene di determinazione e coraggio vennero pronunciate, per poi perdersi nel vento, seguite dal suo urlo liberatorio. Tutto ciò che era stato detto, tutto ciò che era stato pensato, ma taciuto, vennero spazzati via dal vento, insieme alla rabbia, alla frustrazione, al disprezzo che provava per quegli uomini che si erano dimostrati tanto codardi, ma soprattutto verso se stessa. Perché, col passare degli anni, era diventata una creatura spietata, fredda, vuota, pronta ad uccidere senza batter ciglio. Eppure...
Eppure lei aveva sempre sognato di diventare così, uno spietato assassino, un vero ninja di Kiri. E ora, cosa provava nel aver raggiunto quell'antico desiderio infantile? Nulla, se non un vuoto viscerale che le attanagliava il cuore, insieme all'enorme rammarico che la soffocava.
Se avesse fatto altre scelte, nella vita, o se il destino l'avesse sottoposta a prove ben diverse, di sicuro non sarebbe diventata così... O forse si era spinta lei stessa, a forza, su quella strada che l'avrebbe portata lentamente all'autodistruzione? Non sapeva darsi una risposta, o meglio... Sapeva per certo che non poteva dar la colpa al destino, al fato, agli dei o a qualche altra entità sovrannaturale. Da sempre, lei aveva sostenuto che ogni uomo è fautore del proprio destino, ed ecco la risposta a quel suo dubbio. Era stata lei a spingersi in quella direzione, lei a decidere di annientare ogni traccia di umanità che risiedeva nel proprio animo, lei a diventare il guscio freddo che ora si ergeva d'innanzi alle truppe. Gli episodi vissuti non avevano fatto altro che darle la spinta in più, il cosiddetto calcio in culo, che l'aveva gettata precipitosamente verso quella scelta. E perché? Perché non voleva più soffrire, ecco perché.
Troppo aveva pianto, troppo aveva perso. Sua madre, suo nonno, nonostante non l'avesse mai conosciuto per davvero, Kaito... E, molto probabilmente, anche suo padre. Tutti i suoi affetti più cari, la sua famiglia, era stata annientata, distrutta, spazzata via come se fosse un castello di carte che poco può resistere ad un alito di vento. Si, le erano rimasti sua nonna Kori e i suoi amici Arashi e Shimo, ma anche loro erano li sul fronte e le loro possibilità di ritornare a casa sani e salvi erano le stesse che aveva lei. Misere, probabilmente, stando all'entità della forza nemica. Perciò avrebbe continuato a soffrire, ne era consapevole... Allora perché non annullarsi, non cancellare la parte umana del proprio animo, per impedire così che attecchisca la sofferenza nel proprio cuore?
Sospirando amaramente, lo sguardo ambrato di Yumi vagò per il fondovalle, dapprima sul fiume, zona calda dello scontro, poi sempre più su, fino alle truppe davanti a lei, che la scrutavano con sguardo torvo, pieno di risentimento nei suoi riguardi. Forse vedevano anche loro il mostro che albergava nel suo cuore?
Con un estremo senso di bruciore che le attanagliava il cuore, la kunoichi si portò una mano al petto, in mezzo allo sterno. Una cicatrice sulla pelle chiara stava a ricordarle che, fino a qualche tempo prima, un mostro l'aveva davvero tenuto dentro di se, e non uno qualsiasi. Watashi era riuscito a corromperle l'animo, contaminando il suo corpo, la sua mente e la sua anima. Quanto aveva combattuto per debellarlo, per scacciarlo, e quando credeva di averlo messo al tappeto, di averlo sconfitto, quella sua ombra ritornava ad alzare la cresta, più forte e aggressiva che mai... Ma l'aveva davvero sconfitta? Iniziava a dubitarne, eppure non ne sentiva l'oscuro richiamo, la debole eco che sarebbe dovuta riecheggiare a contatto con la progenie. Sconfiggerla non era stato semplice. Aveva dovuto pugnalarsi al petto, cercare la morte da se, per evitare che quell'ombra prendesse nuovamente il sopravvento. Perché mai si sarebbe fatta soggiogare nuovamente da Watashi. Già era capitato, in passato, ma quella volta sarebbe stata ben peggiore. Perché, se avesse fallito, non ne avrebbe risentito solo la sua vita, ma anche quello di un altro. Ken.
Doveva ammettere che era stato per merito suo, a trovare la forza di compiere quel gesto, ricordandole ciò che Kaito le aveva insegnato, con la sua vita e con la sua morte: meglio morire che vivere un'esistenza da schiavi.
Eppure eccola li, su quella sporgenza sopraelevata, con decine di occhi puntati su di se e sul macabro spettacolo che aveva loro servito. Non approvavano quella giovane donna, Yumi glielo poteva leggere nelle espressioni esasperate, ma cosa avrebbe dovuto fare? Restare li, ferma e immobile, guardando i suoi commilitoni scappare con la coda tra le gambe?
No, non era proprio nella sua indole e mai lo sarebbe stato. Questo, almeno, non sarebbe mai cambiato... Eppure non capiva tutto quel risentimento nei suoi confronti. Che avessero lo stomaco debole per assistere a certe cose, Yumi ne dubitava fortemente. Allora perché!? Non riusciva proprio a capirlo.
La risposta a quel suo quesito, però, non tardò ad arrivare, e a dargliela furono due shinobi suoi superiori.
Li vide tra le file dei soldati, che si facevano largo, mentre questi si aprivano al loro passaggio, guardandoli con lo stesso celato disprezzo che avevano usato per lei. E anche gli occhi ambrati della giovane Yuki si puntarono su quella bizzarra coppia. Un uomo e una donna, decisamente molto più grandi di lei, Jonin, probabilmente, ma di quale villaggio non avrebbe saputo dirlo. L'uomo aveva un fisico imponente, alto e muscoloso, corti capelli rossi tirati indietro sulla nuca, lasciando scoperto un viso sfregiato da alcune cicatrici. La sua espressione era assente, vuota, priva di alcun interesse. Non gli interessava quello che stava succedendo, quello che facevano gli altri o quant'altro. Yumi pensò subito che, quell'uomo, se l'avesse trovata sul proprio cammino, non solo non si sarebbe curato di lei, ma l'avrebbe addirittura schiacciata e sorpassata senza batter ciglio. Opposto, invece, era l'atteggiamento della donna, che l'uomo portava in braccio. I lunghi capelli biondi erano trattenuti col copri-fronte, alcune ciocche ad incorniciare un viso dai lineamenti aristocratici. Lo sguardo ceruleo della donna era freddo, scrutava con malcelato disprezzo e disgusto ogni cosa su cui si posasse, che fossero questi uomini, animali o quant'altro. Istintivamente Yumi provò una forte antipatia per quella donna e seppe subito in che categoria inquadrarla: i superiori altezzosi e pieni di sé.
Yumi conosceva bene la gerarchia militare, quel tanto da permetterle di classificare due tipi di individui: i comandanti umani e quelli divinizzati, perché era questo che succedeva. Perdevano ogni ritegno, sopraelevando la loro persona al di sopra di tutto e tutti, trattando i sottoposti alla stregua di miseri oggetti, dimentichi della persona che c'è dietro il copri-fronte. Ricordò una frase che le disse suo padre, durante uno dei suoi insegnamenti, quando era piccola: “Rispetta sempre la gerarchia, Yumi. Anche se il tuo diretto superiore è un idiota, china il capo e passa oltre... A meno che tu non sia più forte di lui.”
La pratica dell'omicidio, nella gerarchia kiriana, era forse uno dei modi più rapidi per fare carriera... Buffo. Adesso che era diventata un'assassina, avrebbe scalato i ranghi? Ne dubitava fortemente...
La donna alzò lo sguardo, incrociando quello di Yumi che, con una certa stizza, osservò sul suo viso delicato delinearsi un espressione di scherno, di derisione. E la sua voce, dolce e cristallino, suonò nelle orecchie della kiriana come un'unghiata sul vetro, stridula e fastidiosa.
Ma tu guarda, Ryuuji. Questi Genin... Non li trovi patetici? Guarda quella ragazzina, per esempio. Guardala, come si gonfia il petto, solo per aver detto quattro paroline e aver inscenato uno spettacolo da guitti...
Sentenziò la donna, ricevendo in cambio un semplice grugnito d'assenso dall'uomo, quasi non gli interessasse minimamente di ciò che dicesse. Peccato che, quella frecciatina velenosa, avesse fatto scattare in Yumi una gran voglia di prenderla a sberle in faccia. Ma di cosa si lamentava? Dopotutto, il generale aveva chiesto che venisse dato l'esempio, e lei non aveva perso l'occasione... Allora perché quella donna la stava ghermendo in quel modo?
Fu in quel momento che si accorse che, entrambi i due shinobi, erano sporchi di sangue. Non il loro, visto che erano integri, ne tanto meno quello della progenie, ma allora a chi apparteneva? Alzando lo sguardo per ripercorrere la direzione da loro presa, Yumi notò che non era stata l'unica a dare “l'esempio”.
Un altro disertore giaceva morto, poco più avanti, e la sua morte non era stata di certo più piacevole di quella del disgraziato che, in quel momento, esalava il suo ultimo respiro, ancora avvinto dai ghiacci.
Ora capiva il perché di quella frecciatina. La Miss voleva tutte le attenzioni su di se e non le andava a genio che, a rubarle la scena, potesse essere una Genin. Dopotutto, chi può prendere sul serio una ragazzina come lei?
Quella consapevolezza le fece montar ancora di più la rabbia. Odiava avere a che fare con gente del genere, peccato che la giovane non riuscisse a celare il disprezzo che provava per quella donna che, accortasi dell'occhiataccia ricevuta, fece rallentare il suo “fachiro”.
Lo sguardo ceruleo si fece tagliente, lanciandosi contro occhiate che, se avessero potuto, avrebbero incenerito l'altra. Che gran voglia di tirarle un pugno dritto sul naso...
La mano destra si serrò a pugno, la presa talmente stretta da far sbiancare le nocche. La bionda parve accorgersene, tanto da cacciare una risatina stridula e frivola, che fece innervosire notevolmente la giovane.
Cos'è, vuoi colpirmi mocciosa? Allora, che aspetti...
L'avrebbe fatto, altroché se l'avrebbe fatto, ma non era quello ne il luogo, ne il momento adatto. Trattenne la rabbia, ma non riuscì a frenare la lingua.
I miei colpi li risparmio per Watashi, non li spreco con la feccia.
Nel sentirsi dire quelle parole, la donna sbiancò. Probabilmente l'avrebbe colpita, ma qualcosa la fece desistere, anche se Yumi non capì cosa. La kunoichi, però, non aveva ancora finito con lei e, con un sibilo pieno di odio nei suoi confronti, sputò la sua ultima sentenza, prima di andarsene.
Se pensi davvero di riuscire a metterti in mostra col generale, bhe, ti sbagli di grosso...
Detto questo, i due ninja continuarono il loro procedere, facendosi largo tra i soldati.
Mettersi in mostra? Era decisamente l'ultimo dei suoi pensieri, quello, poco ma sicuro... Ma cos'aveva fatto desistere quella donna dal colpirla?
Incuriosita, Yumi si voltò e... Rimase a bocca aperta. Un gruppo di shinobi, insieme ad alcuni soldati, che aveva riconosciuto tra le file dei disertori, le aveva fatto cerchio intorno, scrutandola con espressioni indecifrabili. Che volessero vendicare il compagno caduto per mano sua? Non ne aveva idea, perciò si mise sulle difensiva, ma uno degli shinobi, un ninja di Suna, non esitò a stendere una mano verso di lei.
Per essere una Genin, hai più palle di certi Jonin che ho avuto modo di conoscere...
Sentenziò, mentre le stringeva la mano, lasciandola leggermente basita. Che diavolo stava succedendo?
Uno dei disertori si fece avanti, col capo chino, quasi temesse il suo giudizio... Per la miseria, ne aveva ucciso uno così, su due piedi, era più che logico che fosse in qualche modo intimorito da lei.
Sai... Quello che hai detto... Avevi ragione kiriana. Abbiamo dato troppo ascolto alle nostre paure e non pensato assolutamente alle conseguenze del nostro gesto...
Anche gli altri suoi compagni annuirono, lasciandola sorpresa. Non si aspettava che quel discorso avesse sortito un effetto del genere... Una cinquantina di soldati erano rientrati nei ranghi, ma quella decina... Le era riconoscente per aver aperto loro gli occhi e, cosa che la lasciò ancora più basita, erano disposti ad affiancarla, a combattere insieme a lei.
Non riuscì a trattenere un mesto sorriso. Quella situazione le era così strana, così nuova. Mai, prima d'ora, aveva la fiducia di così tante persone. Ora poteva quasi capire come si sentisse il suo generale. E l'idea che, anche solo una di quelle vita che aveva davanti, potesse essere spezzata, le riempiva il cuore d'angoscia.
Poggiò una mano sulla spalla del soldato che si era fatto portavoce del gruppo, stringendogliela in una presa salda e forte, cercando di trasmettere tutto ciò che non sarebbe mai riuscita a dire a parole.
Mi fate un grande onore, nel decidere di combattere al mio fianco... Restiamo uniti, perché la vera forza dell'uomo si manifesta dall'unione di tutti. Diamoci appoggio e sostegno a vicenda, non abbandoniamo mai il compagno in difficoltà. Ricordatevi che l'unione fa la forza, perciò restiamo uniti!
Di certo non erano le parole più brillanti che avesse mai pronunciato, ma i suoi compagni sembrarono comunque apprezzare il gesto, tant'è che alzarono il pugno al cielo, urlando la loro determinazione nello stesso modo in cui aveva fatto lei poco prima.
Yumi lo percepì quasi come un momento solenne, quello che stava vivendo in quel momento. Una promessa, quella di combattere restando uniti, finché non avessero avuto più fiato in corpo, più battito a muovere il loro cuore. Una tacita promessa, rimasta sospesa tra le righe, era stata gettata alla base di quella alleanza: semplici soldati, insieme ad alcuni Genin. E l'ultima ruota del carro si univa in un solo grido, pronti a far vedere, non solo ai “grandi” che li affiancavano, ma anche a quel Dio, che MAI bisogna sottovalutare l'uomo, perché anche il più piccolo e insignificante, insieme ai suoi simili, è capace di fare grandi cose.
E a suggellare quel patto, ci pensarono gli shinobi stessi di quel piccolo gruppo. Il ninja di Suna sganciò da dietro la schiena la sua arma, che altro non era che un grosso ventaglio, e lo portò davanti a se, con i ninja radunati intorno a semicerchio.
Se dobbiamo restare uniti, allora... Avete il mio ventaglio!
Seguirono l'esempio anche gli altri componenti del gruppo che, a turno, in una sorta di rito, metteva a disposizione tutto se stesso per la squadra, per il raggiungimento del loro obbiettivo, la vittoria. Ci fu chi portò al centro le sue armi, chi, tendendo il braccio, dava agli altri l'appoggio della propria Kekkai: un ninja di Kumo mise a disposizione la sua Raiton, una ragazza di Konoha le sue capacità da sensitiva, un altro la sua capacità di manipolare il fuoco...
E avete la mia ascia!
Sentenziò infine qualcuno, portando al centro la sua enorme ascia bipenne... ma nel vedere chi la brandiva, il gruppo ammutolì. Se non fosse stato per la balba incredibilmente folta e il fisico massiccio, lo si sarebbe scambiato per un bambino di otto anni.
Non sei un po' piccolino per maneggiare quella roba?
Disse il ninja di Suna, con un lieve sorriso sulle labbra, ma il nano non approvò affatto il suo umorismo. Corrucciando l'espressione, per quanto fosse visibile attraverso la folta barba rossiccia, si gonfiò il petto, ergendosi in tutta la sua altezza, che non doveva superare il metro e trenta.
Ragazzino, non mettere in discussione il mio valore! Sarò piccolo, ma in me scorre il sangue delle terre di Iwa!
<b>Emise con voce rombante, maneggiando l'ascia a destra e manca... Forse era meglio sanare il suo orgoglio ferito, prima che menasse qualche colpo indesiderato. Allora Yumi sorrise al ninja di Iwa, prendendo la parola.
Nessuno mette in dubbio il tuo valore, shinobi di Iwa. Dobbiamo forse ricordare che nella botte piccola c'è il vino buono?
Quelle parole servirono a far sorridere i presenti, nano compreso, che si batté l'ascia al petto, in segno di rispetto, per poi farfugliare al suo compagno vicino di quanto approvasse la kiriana, affermando qualcosa del tipo “Lei si che ne capisce, di combattenti”, o roba simile, suscitando un'altra ondata di ilarità, ma era giunto il momento di ritornare seri e lo sguardo che Yumi lanciò ai presenti fece ripiombare nuovamente il silenzio nel gruppo, mentre i rumori della battaglia imperversavano.
Gli occhi ambrati di Yumi scrutarono i visi di ognuno dei presenti, cercando di ricordarne le singole fattezze. Mai avrebbe dimenticato quegli uomini, quelle donne che avevano deciso di affiancarla, e, con voce grave, aggiunse.
E voi, compagni miei, avete il mio ghiaccio, la mia forza e tutta la mia determinazione al vostro fianco, ma adesso... Basta perdersi in altre chiacchiere. Non è con le parole che si vincono le battaglie, per cui diamo fiato alle armi! Facciamo sentire a Watashi cosa può fare l'unione dei singoli!
Un nuovo urlo venne lanciato, segno che erano pronti a dar battaglia.

[...]


Lo scontro si faceva sempre più cruento, il ritmo incalzante e forsennato. Il primo sangue venne versato dalla Prole, ma tanto altro ne imbrattò le verdi vallate di Kumo, che più verdi non lo erano.
Nere, brulicanti, le fila del male si ammassavano su di loro quasi fossero un onda implacabile, e il fiume, che in qualche modo li divideva, altro non era che il loro frangiflutti, una sorta di diga atta a contenere, almeno in parte, quell'immane potenza. E il loro compito, quello degli shinobi, era quello di rafforzare quella diga, di renderla un muro invalicabile, e bisognava dire che quel compito lo stavano svolgendo in maniera egregia.
Flutti d'acqua impetuosi rallentavano l'avanzata delle creature che cercavano di oltrepassare il fiume. Era quello il momento più propizio per attaccarli. Raffiche di vento che tagliavano come rasoi, andavano a schiantarsi contro quei mostri. Le più potenti riuscivano a tranciarli di netto la testa o qualche arto, oppure li ostacolavano maggiormente. Scariche elettriche generate dal controllo della Raiton si abbattevano su di loro, convogliandosi attraverso l'acqua. L'odore dei loro corpi bruciati, fulminati da quegli attacchi, iniziava ad ammorbare l'aria. Spuntoni di roccia, pali acuminati di legno, lance di ghiaccio, terminavano il lavoro, impalando sul posto le bestie più lente, lasciando quei corpi ad ammassarsi nelle acque del fiume, diventando ostacoli da oltrepassare per i loro compari. Non che a loro interessasse più di tanto. Quelle bestie senza cuore non si facevano alcuno scrupolo a schiacciare sotto di loro i corpi dei caduti.
E, intanto, Yumi continuava senza sosta ad attaccare quelle belve col suo ghiaccio, ostacolandoli, creando sotto di loro strati di ghiaccio per far perdere presa sul terreno, oppure facendo apparire dall'acqua spuntoni assassini che, ben presto, si coloravano del sangue del nemico. Non rossi, ma di una sostanza oleosa, nera traslucida dai riflessi violacei.
Ogni tanto poteva permettersi di tirare il fiato, ma solo per qualche secondo. Il suo chakra era ancora molto instabile e tutti quegli sforzi non le giovavano per niente, e a confermare ciò vi era il colorito pallido, molto più pallido del solito, e il perenne velo di sudore che le ricopriva la pelle. Il ninja di Suna armato di ventaglio le restava sempre affianco, dandole il cambio più di una volta quando Yumi doveva necessariamente fermarsi, mentre la sensitiva, con le sue doti, teneva informati i compagni di ogni singolo cambiamento che avveniva nella scena.
Quanto a lungo sarebbero durati? Yumi continuava a domandarselo, mentre riprendeva nuovamente il fiato, schiacciata dalla stanchezza. E, a peggiorare le sue condizioni già di per se precarie, ci si mise la sua cicatrice. Da quando la battaglia era iniziata, non aveva fatto altro che bruciarle, quasi il petto le stesse per esplodere. Non riusciva a capire il motivo di quella sua condizione, ma qualunque cosa la causasse, non era di buon auspicio, proprio per niente.
Kiriana! Gigante ha notizie dal fiume!
L'esile voce della sensitiva strappò Yumi dai suoi pensieri apocalittici, mettendola però in ulteriore allerta. Massaggiandosi il petto le si affiancò, chiedendole dettagli.
Il nano di Iwa, soprannominato Gigante, si era lanciato nella mischia d'innanzi al fiume, smanioso di menar colpi con la sua possente ascia. Insieme ad alcuni soldati, passavano tutte le informazioni necessarie per sferrare, da distanza, i colpi più forti al nemico. Attraverso la bocca della sensitiva, Yumi sentì le parole pronunciate dal nano.
Qui sta diventando peggio di una latrina! L'acqua del fiume è completamente ammorbata dal sangue di quei cosi! Sembra diventata una melma, che schifo... E vogliamo parlare della puzza? Che schifo... Kiriana! Dimmi che questa nebbia che si sta alzando non è opera vostra!
Yumi sgranò gli occhi, strofinandosi il petto come un'ossessa. Non sentiva più le parole dei due ninja che l'affiancavano, non sentiva più i rumori della battaglia.
Il mondo si era misteriosamente ammutolito, iniziando a muoversi con estrema lentezza intorno a lei, o era solo una sua impressione? Probabile, ma allora perché si sentiva così? Quasi come se viaggiasse su una corsia diversa rispetto agli altri, molto più velocemente, fin troppo velocemente.
Lo sguardo di Yumi si puntò sul fiume, quasi mezza vallata a distanziarla. Aguzzando la vista, vide come l'acqua diventava sempre più torbida, sempre più densa... Sembrava quasi che si stesse addensando.
”Il loro sangue sta contaminando il fiume...”
Si rese conto, però...
Senza pensarci due volte, si lanciò in corsa, incurante delle parole che le lanciavano il ninja di Suna e di Konoha, che tentarono invano di fermarla. Non riuscivano a capire quel suo improvviso cambiamento, e nemmeno lei riusciva a darsene una spiegazione, però già una volta aveva vissuto una cosa del genere e doveva verificare con i suoi occhi se i suoi sospetti potessero essere fondati.
Si fece largo tra i soldati, gli occhi sempre puntati verso il fiume, che si faceva pian piano sempre più vicino.
Cinquecento metri e poteva vedere, qualche centinaia di metri davanti, i primi mostri che erano riusciti ad oltrepassare il fiume. La cosa che la lasciò raggelata sul posto, però, non fu vedere tanto vicino quelle creature immonde, quanto quello che era successo al fiume. Era come morto, privo della vita fluida che anima l'acqua, pareva una melma nera. E la nebbia che avanzava, mortalmente lenta, quasi madre natura volesse schierarsi contro di loro, coprendo i loro nemici con quella coltre nebulosa.
Una folata di vento le scompigliò i capelli, mentre la ragazza indietreggiava, il cuore attanagliato dal cieco terrore. Quell'odore che le era giunto... Seppure si trattasse di una debole traccia, l'aveva riconosciuto. Morte, putrefazione. Shinzo. Era lo stesso odore che aveva percepito in ciò che rimaneva in quel villaggio, diversi anni prima.
Spaesata per quella consapevolezza, Yumi cercò di ritrovare la calma, ma era troppo scossa, la mente che iniziava a farneticare, in preda alla paura.
...Il miasma... Il miasma... Ci corromperà tutti... Mi corromperà di nuovo... Il miasma... Il miasma...Con un urlo, Yumi scagliò tutta la sua frustrazione sulle fila nemiche, facendo apparire dal terreno decine di spuntoni di ghiaccio, mentre indietreggiava per riprendere la sua posizione. Doveva metterli in guardia, altrimenti sarebbe stata la loro fine.
Keiko! Mi senti? Avvisa chiunque si trovi nelle vicinanze del fiume. Chi ha una maschera antigas la indossi, che si coprissero il viso! Non devono assolutamente respirare quell'aria!
Farfugliò la ragazza, mentre si tirava sul viso il girocollo della maglia che portava sotto la giubba. Subito nella sua mente risuonò la voce della sensitiva, riempiendola di domande, ma perentorio arrivò l'ordine del generale: ripiegata sulla seconda linea difensiva.
Aveva dunque deciso di cedere il fiume al nemico, ripiegando sulla seconda linea di “trincea”. Che anche lui avesse visto la minaccia che manifestava il fiume?
Soldati! Ripiegate sulla seconda linea di difesa! Shinobi! Rallentate l'avanzata nemica! Non possiamo permettere che ci prendano alle spalle mentre ripieghiamo!
Urlò la ragazza, per farsi sentire da chi non aveva udito l'ordine dato dal generale.
Subito Gigante la affiancò, riconoscendola tra chi iniziava ad indietreggiare. L'espressione perplessa sul suo viso la diceva lunga su come si potessero sentire le truppe in quel momento... E, cosa che Yumi apprezzò, notò che si era coperto naso e bocca con la sua pesante sciarpa scura.
Kiriana, mi spieghi che diavolo sta succedendo?
Yumi scosse il capo, indecisa su cosa dire... Dopotutto, quello che aveva era un dubbio ancora infondato...
Hai sentito gli ordini, no? Cerchiamo di rallentare quei cosi... Sai usare l'arte della Terra, no? Ascolta... Cerca di renderli instabili, inclina il terreno sotto i loro piedi, spingendoli indietro. Io proverò a ghiacciare il terreno per farli scivolare, per poi colpirli con degli spuntoni quando saranno più instabili, che ne dici?
Il nano grugnì, per poi allontanarsi dalla ragazza. Avevano bisogno di mettersi in una zona più sopraelevata, per riuscire ad avere una visione più chiara possibile della zona. Perciò Yumi tornò indietro, ritornando alla sua posizione, dove trovò il suniano ad attenderla.
Si può sapere che sta succedendo giù al fiume?
Yumi tirò giù il bordo della maglia dal viso, rabbrividendo nel sentire l'aria fredda colpire la pelle accaldata dal tessuto. I suoi occhi ambrati andarono frenetici sul suo ventaglio, e il giovane parve intuire il suo turbamento.
Che sta succedendo?
La sua mano destra andò a stringersi sul suo braccio, gli occhi ambrati puntati sui suoi. Il ninja di Suna rimase ammutolito nel vedere la tensione che traspariva dal suo sguardo.
Dimmi, col tuo ventaglio saresti in grado di spazzare la nebbia e il miasma che ammorba la zona del fiume?
Dovevano intervenire in qualche modo, e lei non sapeva proprio come fare... ...Il miasma... Si avvicina... Si avvicina... Corromperà tutti quanti... Corromperà anche me... E LEI tornerà di nuovo... Ed ecco la risposta al suo dubbio. Aveva davvero vinto lo scontro che viveva in lei, contro Watashi? La risposta era chiara. E se il miasma si fosse espanso, avrebbe per l'ennesima volta perso quello scontro.

//Perdonatemi per la lunghezza esagerata del mio post (7 pagine di word! *si spara*), ma sono tre giorni che ci sto lavorando sopra e, scrivi e scrivi, scrivi e scrivi, non mi sono resa conto di quanto stessi scrivendo. D:
Comunque, penso che sia chiara la situazione, almeno dal punto di vista di Yumi. Spero che il fatto di aver caratterizzato gli npg shinobi che hanno affiancato Yumi non sia un problema... Altrimenti pazienza, mi affido al giudizio della corte D:
Se qualcosa non è chiaro nel post, avvertitemi, così spiegherò subito in off l'eventuale incomprensione D://
 
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view post Posted on 15/1/2014, 15:39
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Forse una sensazione di pace interiore, forse un tumulto che impetuoso si scatenava nel suo cuore. Cos'era quel corpo estraneo che gli si annidava dentro, consumandolo dall'interno, divorando tutto ciò che trovava sulla sua strada e annullando ogni altra emozione? Il vento soffiava tra i suoi capelli mentre correva per giungere al fianco del generale Ijiro, un vento carico di speranze ma appesantito dal fetore oscuro emanato da un ormai altrettanto oscuro fiume, insozzato di sangue di entrambe le fazioni. Era la guerra. Una guerra senza senso, voluta da un Dio che per capriccio personale tentava di divorare il mondo, e con esso i suoi abitanti. E Arashi, malcapitato, si era ritrovato a dover combattere per salvare non solo la propria vita, ma quella di tutti. Erano l'ultimo baluardo, l'ultima resistenza, e al contempo la più disperata e fiera. Se avessero abbandonato il campo in quel momento, non ci sarebbe stato nessuno a prendere il loro posto, a raccogliere le loro armi e le loro volontà, a continuare a lottare scavalcando i cadaveri dei compagni. Toccava a loro, i presenti. Sarebbero stati loro a forgiare il nuovo futuro, a creare il mondo nel quale avrebbe vissuto la prossima generazione -anzi, prima a preservarlo. Sarebbero stati loro, o almeno chi fosse sopravvissuto.
Il primo impatto con la Progenie fu devastante, i demoni ebbero la peggio all'inizio a causa di tutte le trappole progettate dai guerrieri dell'Alleanza. Il primo impatto vide la ragione sconfiggere la forza bruta e il numero. Innumerevoli corpi nemici furono trascinati via dalla corrente del fiume, molti altri rimasero a monito dell'abilità degli shinobi che vigilavano sul passo. Prima di lanciarsi a capofitto nella mischia, Arashi si guardò indietro scambiando un segno d'intesa con l'Uchiha che gli avrebbe guardato le spalle fino alla fine della battaglia... o fino alla morte di uno dei due. E infine, comiciò a falciare qualsiasi cosa che gli si parava davanti.
Puntò una sua lama ossea contro una Progenie che lo stava caricando a tutta velocità -una sorta di essere mostruoso simile a una scimmia in armatura che brandiva una lancia violacea-, quando quest'ultima improvvisamente rallentò fin quasi a fermarsi. Il Kaguya sorrise malignamente. Ne approfittò abilmente per inserire violentemente l'arma nel corpo della bestia attraverso le piastre, tranciando l'essere in due.


*Uno!*


Una feroce e inarrestabile ignavia afferrò la mente del giovane dopo questa prima uccisione, strattonandola insieme all'anima in giro per il suo spazio interiore. Sentì quasi le gambe cedere, prima di avvertire una nuova e ancor più potente scarica di adrenalina circolare per tutto il suo corpo, dalla base della spina dorsale fino a ragginugere tutti gli arti. Doveva essere carico, altrimenti non sarebbe mai arrivato a vedere l'alba del giorno successivo. Presto arrivò un lucertolone armato di tutto punto che gli tolse il sorriso di bocca. Un affondo portato con una spada diverse volte più lenta del normale, e allo stesso tempo diverse volte più pesante. L'appesantito Arashi tentò una schivata laterale all'ultimo secondo ma la lama lo ragginse comunque all'addome facendo sprizzare sangue. L'ego del giovane di Kiri si sgonfiò come un palloncino bucato, accorgendosi con amarezza che era ancora tutto intero solo grazie alle genjutsu del ragazzo che lo supportava dalla distanza. Rabbrividì al pensero di cosa sarebbe successo se l'altro non fosse stato al suo fianco. Sarebbe stato decisamente più cauto, in futuro. Ignorando il dolore, Arashi sferrò una serie di colpi che si concluse con un tondo che restituì l'anima di quel ...coso al suo creatore -sempre se aveva un'anima-.


*Due*


Ne mancavano ancora novantotto prima di potersi considerare al livello delle aspettative del generale, più altri cento per portarsi sulle spalle anche il dovere dell'Uchiha.


*Tre, quattro, cinque*


Avrebbe avuto da lavorare ancora per un po' prima di potersi finalmente distendersi a terra e riposare. Cominciava ad essere stanco, dopo che un piccolo cumulo di cadaveri aveva iniziato ad ammucchiarsi intorno a lui: il miasma che proveniva dai corpi corrotti dei doemoni cominciava a farsi sentire e la mente era già annebbiata come se avesse bevuto troppo sakè... Mentre intorno a sè la Progenie rallentava grazie all'azione tempestiva ed incredibilmente efficace del ninja di Konoha, mentre il Kaguya massacrava e feriva ogni demone sul proprio cammino e ne era ferito a sua volta, una vocina cominciò a introdursi nella sua testa instaurando una sorta di dialogo estemporaneo con la sua coscienza. Era un momento di massima crisi, doveva stare concentrato, e questa voce della verità, che pareva provenire dall'interno, proprio quando più di tutto avrebbe desiderato che il caldo torpore del sonno avvolgesse le sue affaticate membra...


*Arashi, vuoi riposare? Ti piacerebbe riposare?


Sì... voglio smetterla di combattere...


Ancora non è il momento, aspetta. Allora dimmi, perchè combatti?


Perchè... lotto? Perchè mi sto divincolando in bilico tra la vita e la morte?
... Non lo so, davvero. Per... un mondo migliore?*


La capacità di ragionamento era ottenebrata dal lezzo dei cadaveri, dalla stanchezza, dalle ferite riportate, dallo stress che tutto ciò aveva sul povero ragazzo. Non poteva continuare così, sarebbe crollato presto senza un nuovo impulso. Ormai il corpo si muoveva meccanicamente, evitando i colpi della Progenie e frapponendo le sue lame alle offensive più pericolose, attaccando soltanto quando in netto vantaggio. Non si rese nemmeno conto che l'Uchiha aveva momentaneamente abbadnonato la sua posizione: in quei pochi minuti, una decina di ferite leggere si aprirono sulla sua pelle in risposta ad altrettanti attacchi nemici. Infine, davanti a lui si parò uno dei mostri più grossi, privi di armatura e perciò sostanzialmente immuni alle illusioni dell'altro Arashi. Era armato di una gigantesca mazza, arma con cui non avrebbe avuto problemi a schiacciare la testa del giovane Kaguya come con un piccolo moscerino.


*Mondo migliore? E davvero vorresti morire per una causa del genere?


Io... sto per morire, in ogni caso. Non sono in grado di sopravvivere a questa guerra.


...
Ehi, Arashi...
Se tu morissi adesso, avresti qualche rimorso?


Sì. Non uno solo, ma... una montagna. Hikari, mamma e papà, Kiri, il clan, tutti coloro che sono qui-


Una montagna, esatto!
E morire... morire, non ti sembra adesso un pensiero estremamente egoistico?
Vivi, vivi per loro, vivi con loro e vivi una vita senza rimpianti. Vivi al massimo!
Vivi, portando nel cuore i desideri di coloro che non ci sono più e le speranze di chi verrà domani! Devasta Watashi e porta un po' di speranza verso il futuro che andrai a costruire!*


Un nuovo fuoco si accese negli occhi di Arashi quando si rese conto che non era pronto a morire: aveva ancora posti da visitare, amici da conoscere, nemici da sconfiggere. Con sgomento, sentì che voleva vivere.
Aveva sempre pensato di essere nato per combattere, e forse era cos. Ma non lo avrebbe mai saputo se si fosse abbandonato a sé stesso, lì, tra i fiumi e le colline di Kumo. Era un buon giorno per morire, sotto il cielo azzurro, ma non era certo giunto il suo momento -non ancora almeno.
Incrociò le lame ossee sopra la testa, attutendo il colpo della Progenie che, tuttavia, spezzò una delle due armi. Con destrezza Arashi tenne per un attimo l'essere impegnato con l'unica rimasta delle armi, fino a quando non si avvicinò troppo. Il colpo giunse esattamente sul suo costato, probabilmente rompendo e spezzando ossa qua e là. I suoi arti inferiori, però, erano irrorati di chakra e ben ancorati al terreno, così non venne spazzato via dall'impatto. Il Kaguya ghignò: cos'erano una costola o due, per lui che ne aveva il completo controllo? L'ulna sbocciò dal suo polso, trafiggendo il colossale essere al ventre. Evidentemente, non fu abbastanza; la furia del ragazzo non era stata sufficiente a rendere l'avversario un cadavere galleggiante, perchè questo di nuovo si erse imponente brandendo la sua mazza. Stava per colpire una seconda volta, un pesante attacco che non avrebbe lasciato scampo ad Arashi, quando improvvisamente e apparentemente senza motivo la sua arma calò di botto, come se fosse diventata troppo ingombrante per lui. Arashi sorrise, l'Uchiha era tornato. Il ragazzo di Kiri approfittò poi del momento di debolezza della Progenie per saltare e colpirlo direttamente alla testa, abbattendolo definitivamente.


Questo era davvero grande, posso contarlo come due?


Il solito Kaguya, sempre sorridente, tranquillo e rilassato, era uscito allo scoperto. Il Kaguya che adesso stava combattendo lo ricacciò indietro con un calcio metaforico, aveva bisogno di concentrazione e non di essere con la testa tra le nuvole. In quel momento venne sorpreso dalla voce tonante di Ijiro che gridava di ritirarsi verso la seconda linea di difesa. Il fetore che aveva inquinato terribilmente il fiume stava vaporando e si stava addensando a formare una nebbia che non assomigliava per nulla alla Nebbia al quale era abituato il giovane: recentemente, poi, la Nebbia di Kiri era stata ripristinata e purificata dal sacrificio di Ki Momochi...
Ma non era il momento di lasciar vagare la mente: gli shinobi avrebbero dovuto coprire la ritirata dei comuni soldati, permettendo loro di indietreggiare dietro la seconda linea di difesa. Arashi, una lama in una mano e una punta ossea nell'altra, si prodigò quindi nel rallentare i nemici, azzoppando il più possibile chiunque si trovava di fronte. Si abbassava e falciava, sempre con le spalle coperte dalle abili mosse dell'altro Arashi che rallentava le pedine giuste e permetteva al Kaguya di finirle. Quella combinazione era destinata a portare caos tra le fila dell'esercito nemico, se soltanto la stanchezza e le ferite riportate non avessero cominciato a intaccare le prestazioni del guerriero.


//;_; mi sono lasciato prendere la mano dall'ispirazione, cosa che non potevo lasciarmi sfuggire v.v Scusate per il ritardo ^^"
P.S. V', ciò che avevo scritto prima che tu postassi si incastrava alla perfezione con la tua parte... Magia? Coincidenze? Io non credo [cit.]//
 
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50 replies since 5/12/2013, 03:54   1482 views
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