| Parole cariche di significato, piene di determinazione e coraggio vennero pronunciate, per poi perdersi nel vento, seguite dal suo urlo liberatorio. Tutto ciò che era stato detto, tutto ciò che era stato pensato, ma taciuto, vennero spazzati via dal vento, insieme alla rabbia, alla frustrazione, al disprezzo che provava per quegli uomini che si erano dimostrati tanto codardi, ma soprattutto verso se stessa. Perché, col passare degli anni, era diventata una creatura spietata, fredda, vuota, pronta ad uccidere senza batter ciglio. Eppure... Eppure lei aveva sempre sognato di diventare così, uno spietato assassino, un vero ninja di Kiri. E ora, cosa provava nel aver raggiunto quell'antico desiderio infantile? Nulla, se non un vuoto viscerale che le attanagliava il cuore, insieme all'enorme rammarico che la soffocava. Se avesse fatto altre scelte, nella vita, o se il destino l'avesse sottoposta a prove ben diverse, di sicuro non sarebbe diventata così... O forse si era spinta lei stessa, a forza, su quella strada che l'avrebbe portata lentamente all'autodistruzione? Non sapeva darsi una risposta, o meglio... Sapeva per certo che non poteva dar la colpa al destino, al fato, agli dei o a qualche altra entità sovrannaturale. Da sempre, lei aveva sostenuto che ogni uomo è fautore del proprio destino, ed ecco la risposta a quel suo dubbio. Era stata lei a spingersi in quella direzione, lei a decidere di annientare ogni traccia di umanità che risiedeva nel proprio animo, lei a diventare il guscio freddo che ora si ergeva d'innanzi alle truppe. Gli episodi vissuti non avevano fatto altro che darle la spinta in più, il cosiddetto calcio in culo, che l'aveva gettata precipitosamente verso quella scelta. E perché? Perché non voleva più soffrire, ecco perché. Troppo aveva pianto, troppo aveva perso. Sua madre, suo nonno, nonostante non l'avesse mai conosciuto per davvero, Kaito... E, molto probabilmente, anche suo padre. Tutti i suoi affetti più cari, la sua famiglia, era stata annientata, distrutta, spazzata via come se fosse un castello di carte che poco può resistere ad un alito di vento. Si, le erano rimasti sua nonna Kori e i suoi amici Arashi e Shimo, ma anche loro erano li sul fronte e le loro possibilità di ritornare a casa sani e salvi erano le stesse che aveva lei. Misere, probabilmente, stando all'entità della forza nemica. Perciò avrebbe continuato a soffrire, ne era consapevole... Allora perché non annullarsi, non cancellare la parte umana del proprio animo, per impedire così che attecchisca la sofferenza nel proprio cuore? Sospirando amaramente, lo sguardo ambrato di Yumi vagò per il fondovalle, dapprima sul fiume, zona calda dello scontro, poi sempre più su, fino alle truppe davanti a lei, che la scrutavano con sguardo torvo, pieno di risentimento nei suoi riguardi. Forse vedevano anche loro il mostro che albergava nel suo cuore? Con un estremo senso di bruciore che le attanagliava il cuore, la kunoichi si portò una mano al petto, in mezzo allo sterno. Una cicatrice sulla pelle chiara stava a ricordarle che, fino a qualche tempo prima, un mostro l'aveva davvero tenuto dentro di se, e non uno qualsiasi. Watashi era riuscito a corromperle l'animo, contaminando il suo corpo, la sua mente e la sua anima. Quanto aveva combattuto per debellarlo, per scacciarlo, e quando credeva di averlo messo al tappeto, di averlo sconfitto, quella sua ombra ritornava ad alzare la cresta, più forte e aggressiva che mai... Ma l'aveva davvero sconfitta? Iniziava a dubitarne, eppure non ne sentiva l'oscuro richiamo, la debole eco che sarebbe dovuta riecheggiare a contatto con la progenie. Sconfiggerla non era stato semplice. Aveva dovuto pugnalarsi al petto, cercare la morte da se, per evitare che quell'ombra prendesse nuovamente il sopravvento. Perché mai si sarebbe fatta soggiogare nuovamente da Watashi. Già era capitato, in passato, ma quella volta sarebbe stata ben peggiore. Perché, se avesse fallito, non ne avrebbe risentito solo la sua vita, ma anche quello di un altro. Ken. Doveva ammettere che era stato per merito suo, a trovare la forza di compiere quel gesto, ricordandole ciò che Kaito le aveva insegnato, con la sua vita e con la sua morte: meglio morire che vivere un'esistenza da schiavi. Eppure eccola li, su quella sporgenza sopraelevata, con decine di occhi puntati su di se e sul macabro spettacolo che aveva loro servito. Non approvavano quella giovane donna, Yumi glielo poteva leggere nelle espressioni esasperate, ma cosa avrebbe dovuto fare? Restare li, ferma e immobile, guardando i suoi commilitoni scappare con la coda tra le gambe? No, non era proprio nella sua indole e mai lo sarebbe stato. Questo, almeno, non sarebbe mai cambiato... Eppure non capiva tutto quel risentimento nei suoi confronti. Che avessero lo stomaco debole per assistere a certe cose, Yumi ne dubitava fortemente. Allora perché!? Non riusciva proprio a capirlo. La risposta a quel suo quesito, però, non tardò ad arrivare, e a dargliela furono due shinobi suoi superiori. Li vide tra le file dei soldati, che si facevano largo, mentre questi si aprivano al loro passaggio, guardandoli con lo stesso celato disprezzo che avevano usato per lei. E anche gli occhi ambrati della giovane Yuki si puntarono su quella bizzarra coppia. Un uomo e una donna, decisamente molto più grandi di lei, Jonin, probabilmente, ma di quale villaggio non avrebbe saputo dirlo. L'uomo aveva un fisico imponente, alto e muscoloso, corti capelli rossi tirati indietro sulla nuca, lasciando scoperto un viso sfregiato da alcune cicatrici. La sua espressione era assente, vuota, priva di alcun interesse. Non gli interessava quello che stava succedendo, quello che facevano gli altri o quant'altro. Yumi pensò subito che, quell'uomo, se l'avesse trovata sul proprio cammino, non solo non si sarebbe curato di lei, ma l'avrebbe addirittura schiacciata e sorpassata senza batter ciglio. Opposto, invece, era l'atteggiamento della donna, che l'uomo portava in braccio. I lunghi capelli biondi erano trattenuti col copri-fronte, alcune ciocche ad incorniciare un viso dai lineamenti aristocratici. Lo sguardo ceruleo della donna era freddo, scrutava con malcelato disprezzo e disgusto ogni cosa su cui si posasse, che fossero questi uomini, animali o quant'altro. Istintivamente Yumi provò una forte antipatia per quella donna e seppe subito in che categoria inquadrarla: i superiori altezzosi e pieni di sé. Yumi conosceva bene la gerarchia militare, quel tanto da permetterle di classificare due tipi di individui: i comandanti umani e quelli divinizzati, perché era questo che succedeva. Perdevano ogni ritegno, sopraelevando la loro persona al di sopra di tutto e tutti, trattando i sottoposti alla stregua di miseri oggetti, dimentichi della persona che c'è dietro il copri-fronte. Ricordò una frase che le disse suo padre, durante uno dei suoi insegnamenti, quando era piccola: “Rispetta sempre la gerarchia, Yumi. Anche se il tuo diretto superiore è un idiota, china il capo e passa oltre... A meno che tu non sia più forte di lui.” La pratica dell'omicidio, nella gerarchia kiriana, era forse uno dei modi più rapidi per fare carriera... Buffo. Adesso che era diventata un'assassina, avrebbe scalato i ranghi? Ne dubitava fortemente... La donna alzò lo sguardo, incrociando quello di Yumi che, con una certa stizza, osservò sul suo viso delicato delinearsi un espressione di scherno, di derisione. E la sua voce, dolce e cristallino, suonò nelle orecchie della kiriana come un'unghiata sul vetro, stridula e fastidiosa.Ma tu guarda, Ryuuji. Questi Genin... Non li trovi patetici? Guarda quella ragazzina, per esempio. Guardala, come si gonfia il petto, solo per aver detto quattro paroline e aver inscenato uno spettacolo da guitti... Sentenziò la donna, ricevendo in cambio un semplice grugnito d'assenso dall'uomo, quasi non gli interessasse minimamente di ciò che dicesse. Peccato che, quella frecciatina velenosa, avesse fatto scattare in Yumi una gran voglia di prenderla a sberle in faccia. Ma di cosa si lamentava? Dopotutto, il generale aveva chiesto che venisse dato l'esempio, e lei non aveva perso l'occasione... Allora perché quella donna la stava ghermendo in quel modo? Fu in quel momento che si accorse che, entrambi i due shinobi, erano sporchi di sangue. Non il loro, visto che erano integri, ne tanto meno quello della progenie, ma allora a chi apparteneva? Alzando lo sguardo per ripercorrere la direzione da loro presa, Yumi notò che non era stata l'unica a dare “l'esempio”. Un altro disertore giaceva morto, poco più avanti, e la sua morte non era stata di certo più piacevole di quella del disgraziato che, in quel momento, esalava il suo ultimo respiro, ancora avvinto dai ghiacci. Ora capiva il perché di quella frecciatina. La Miss voleva tutte le attenzioni su di se e non le andava a genio che, a rubarle la scena, potesse essere una Genin. Dopotutto, chi può prendere sul serio una ragazzina come lei? Quella consapevolezza le fece montar ancora di più la rabbia. Odiava avere a che fare con gente del genere, peccato che la giovane non riuscisse a celare il disprezzo che provava per quella donna che, accortasi dell'occhiataccia ricevuta, fece rallentare il suo “fachiro”. Lo sguardo ceruleo si fece tagliente, lanciandosi contro occhiate che, se avessero potuto, avrebbero incenerito l'altra. Che gran voglia di tirarle un pugno dritto sul naso... La mano destra si serrò a pugno, la presa talmente stretta da far sbiancare le nocche. La bionda parve accorgersene, tanto da cacciare una risatina stridula e frivola, che fece innervosire notevolmente la giovane.Cos'è, vuoi colpirmi mocciosa? Allora, che aspetti... L'avrebbe fatto, altroché se l'avrebbe fatto, ma non era quello ne il luogo, ne il momento adatto. Trattenne la rabbia, ma non riuscì a frenare la lingua.I miei colpi li risparmio per Watashi, non li spreco con la feccia. Nel sentirsi dire quelle parole, la donna sbiancò. Probabilmente l'avrebbe colpita, ma qualcosa la fece desistere, anche se Yumi non capì cosa. La kunoichi, però, non aveva ancora finito con lei e, con un sibilo pieno di odio nei suoi confronti, sputò la sua ultima sentenza, prima di andarsene.Se pensi davvero di riuscire a metterti in mostra col generale, bhe, ti sbagli di grosso... Detto questo, i due ninja continuarono il loro procedere, facendosi largo tra i soldati. Mettersi in mostra? Era decisamente l'ultimo dei suoi pensieri, quello, poco ma sicuro... Ma cos'aveva fatto desistere quella donna dal colpirla? Incuriosita, Yumi si voltò e... Rimase a bocca aperta. Un gruppo di shinobi, insieme ad alcuni soldati, che aveva riconosciuto tra le file dei disertori, le aveva fatto cerchio intorno, scrutandola con espressioni indecifrabili. Che volessero vendicare il compagno caduto per mano sua? Non ne aveva idea, perciò si mise sulle difensiva, ma uno degli shinobi, un ninja di Suna, non esitò a stendere una mano verso di lei.Per essere una Genin, hai più palle di certi Jonin che ho avuto modo di conoscere... Sentenziò, mentre le stringeva la mano, lasciandola leggermente basita. Che diavolo stava succedendo? Uno dei disertori si fece avanti, col capo chino, quasi temesse il suo giudizio... Per la miseria, ne aveva ucciso uno così, su due piedi, era più che logico che fosse in qualche modo intimorito da lei.Sai... Quello che hai detto... Avevi ragione kiriana. Abbiamo dato troppo ascolto alle nostre paure e non pensato assolutamente alle conseguenze del nostro gesto... Anche gli altri suoi compagni annuirono, lasciandola sorpresa. Non si aspettava che quel discorso avesse sortito un effetto del genere... Una cinquantina di soldati erano rientrati nei ranghi, ma quella decina... Le era riconoscente per aver aperto loro gli occhi e, cosa che la lasciò ancora più basita, erano disposti ad affiancarla, a combattere insieme a lei. Non riuscì a trattenere un mesto sorriso. Quella situazione le era così strana, così nuova. Mai, prima d'ora, aveva la fiducia di così tante persone. Ora poteva quasi capire come si sentisse il suo generale. E l'idea che, anche solo una di quelle vita che aveva davanti, potesse essere spezzata, le riempiva il cuore d'angoscia. Poggiò una mano sulla spalla del soldato che si era fatto portavoce del gruppo, stringendogliela in una presa salda e forte, cercando di trasmettere tutto ciò che non sarebbe mai riuscita a dire a parole.Mi fate un grande onore, nel decidere di combattere al mio fianco... Restiamo uniti, perché la vera forza dell'uomo si manifesta dall'unione di tutti. Diamoci appoggio e sostegno a vicenda, non abbandoniamo mai il compagno in difficoltà. Ricordatevi che l'unione fa la forza, perciò restiamo uniti! Di certo non erano le parole più brillanti che avesse mai pronunciato, ma i suoi compagni sembrarono comunque apprezzare il gesto, tant'è che alzarono il pugno al cielo, urlando la loro determinazione nello stesso modo in cui aveva fatto lei poco prima. Yumi lo percepì quasi come un momento solenne, quello che stava vivendo in quel momento. Una promessa, quella di combattere restando uniti, finché non avessero avuto più fiato in corpo, più battito a muovere il loro cuore. Una tacita promessa, rimasta sospesa tra le righe, era stata gettata alla base di quella alleanza: semplici soldati, insieme ad alcuni Genin. E l'ultima ruota del carro si univa in un solo grido, pronti a far vedere, non solo ai “grandi” che li affiancavano, ma anche a quel Dio, che MAI bisogna sottovalutare l'uomo, perché anche il più piccolo e insignificante, insieme ai suoi simili, è capace di fare grandi cose. E a suggellare quel patto, ci pensarono gli shinobi stessi di quel piccolo gruppo. Il ninja di Suna sganciò da dietro la schiena la sua arma, che altro non era che un grosso ventaglio, e lo portò davanti a se, con i ninja radunati intorno a semicerchio.Se dobbiamo restare uniti, allora... Avete il mio ventaglio! Seguirono l'esempio anche gli altri componenti del gruppo che, a turno, in una sorta di rito, metteva a disposizione tutto se stesso per la squadra, per il raggiungimento del loro obbiettivo, la vittoria. Ci fu chi portò al centro le sue armi, chi, tendendo il braccio, dava agli altri l'appoggio della propria Kekkai: un ninja di Kumo mise a disposizione la sua Raiton, una ragazza di Konoha le sue capacità da sensitiva, un altro la sua capacità di manipolare il fuoco...E avete la mia ascia! Sentenziò infine qualcuno, portando al centro la sua enorme ascia bipenne... ma nel vedere chi la brandiva, il gruppo ammutolì. Se non fosse stato per la balba incredibilmente folta e il fisico massiccio, lo si sarebbe scambiato per un bambino di otto anni.Non sei un po' piccolino per maneggiare quella roba? Disse il ninja di Suna, con un lieve sorriso sulle labbra, ma il nano non approvò affatto il suo umorismo. Corrucciando l'espressione, per quanto fosse visibile attraverso la folta barba rossiccia, si gonfiò il petto, ergendosi in tutta la sua altezza, che non doveva superare il metro e trenta.Ragazzino, non mettere in discussione il mio valore! Sarò piccolo, ma in me scorre il sangue delle terre di Iwa! <b>Emise con voce rombante, maneggiando l'ascia a destra e manca... Forse era meglio sanare il suo orgoglio ferito, prima che menasse qualche colpo indesiderato. Allora Yumi sorrise al ninja di Iwa, prendendo la parola.Nessuno mette in dubbio il tuo valore, shinobi di Iwa. Dobbiamo forse ricordare che nella botte piccola c'è il vino buono? Quelle parole servirono a far sorridere i presenti, nano compreso, che si batté l'ascia al petto, in segno di rispetto, per poi farfugliare al suo compagno vicino di quanto approvasse la kiriana, affermando qualcosa del tipo “Lei si che ne capisce, di combattenti”, o roba simile, suscitando un'altra ondata di ilarità, ma era giunto il momento di ritornare seri e lo sguardo che Yumi lanciò ai presenti fece ripiombare nuovamente il silenzio nel gruppo, mentre i rumori della battaglia imperversavano. Gli occhi ambrati di Yumi scrutarono i visi di ognuno dei presenti, cercando di ricordarne le singole fattezze. Mai avrebbe dimenticato quegli uomini, quelle donne che avevano deciso di affiancarla, e, con voce grave, aggiunse.E voi, compagni miei, avete il mio ghiaccio, la mia forza e tutta la mia determinazione al vostro fianco, ma adesso... Basta perdersi in altre chiacchiere. Non è con le parole che si vincono le battaglie, per cui diamo fiato alle armi! Facciamo sentire a Watashi cosa può fare l'unione dei singoli! Un nuovo urlo venne lanciato, segno che erano pronti a dar battaglia.
[...] Lo scontro si faceva sempre più cruento, il ritmo incalzante e forsennato. Il primo sangue venne versato dalla Prole, ma tanto altro ne imbrattò le verdi vallate di Kumo, che più verdi non lo erano. Nere, brulicanti, le fila del male si ammassavano su di loro quasi fossero un onda implacabile, e il fiume, che in qualche modo li divideva, altro non era che il loro frangiflutti, una sorta di diga atta a contenere, almeno in parte, quell'immane potenza. E il loro compito, quello degli shinobi, era quello di rafforzare quella diga, di renderla un muro invalicabile, e bisognava dire che quel compito lo stavano svolgendo in maniera egregia. Flutti d'acqua impetuosi rallentavano l'avanzata delle creature che cercavano di oltrepassare il fiume. Era quello il momento più propizio per attaccarli. Raffiche di vento che tagliavano come rasoi, andavano a schiantarsi contro quei mostri. Le più potenti riuscivano a tranciarli di netto la testa o qualche arto, oppure li ostacolavano maggiormente. Scariche elettriche generate dal controllo della Raiton si abbattevano su di loro, convogliandosi attraverso l'acqua. L'odore dei loro corpi bruciati, fulminati da quegli attacchi, iniziava ad ammorbare l'aria. Spuntoni di roccia, pali acuminati di legno, lance di ghiaccio, terminavano il lavoro, impalando sul posto le bestie più lente, lasciando quei corpi ad ammassarsi nelle acque del fiume, diventando ostacoli da oltrepassare per i loro compari. Non che a loro interessasse più di tanto. Quelle bestie senza cuore non si facevano alcuno scrupolo a schiacciare sotto di loro i corpi dei caduti. E, intanto, Yumi continuava senza sosta ad attaccare quelle belve col suo ghiaccio, ostacolandoli, creando sotto di loro strati di ghiaccio per far perdere presa sul terreno, oppure facendo apparire dall'acqua spuntoni assassini che, ben presto, si coloravano del sangue del nemico. Non rossi, ma di una sostanza oleosa, nera traslucida dai riflessi violacei. Ogni tanto poteva permettersi di tirare il fiato, ma solo per qualche secondo. Il suo chakra era ancora molto instabile e tutti quegli sforzi non le giovavano per niente, e a confermare ciò vi era il colorito pallido, molto più pallido del solito, e il perenne velo di sudore che le ricopriva la pelle. Il ninja di Suna armato di ventaglio le restava sempre affianco, dandole il cambio più di una volta quando Yumi doveva necessariamente fermarsi, mentre la sensitiva, con le sue doti, teneva informati i compagni di ogni singolo cambiamento che avveniva nella scena. Quanto a lungo sarebbero durati? Yumi continuava a domandarselo, mentre riprendeva nuovamente il fiato, schiacciata dalla stanchezza. E, a peggiorare le sue condizioni già di per se precarie, ci si mise la sua cicatrice. Da quando la battaglia era iniziata, non aveva fatto altro che bruciarle, quasi il petto le stesse per esplodere. Non riusciva a capire il motivo di quella sua condizione, ma qualunque cosa la causasse, non era di buon auspicio, proprio per niente. Kiriana! Gigante ha notizie dal fiume! L'esile voce della sensitiva strappò Yumi dai suoi pensieri apocalittici, mettendola però in ulteriore allerta. Massaggiandosi il petto le si affiancò, chiedendole dettagli. Il nano di Iwa, soprannominato Gigante, si era lanciato nella mischia d'innanzi al fiume, smanioso di menar colpi con la sua possente ascia. Insieme ad alcuni soldati, passavano tutte le informazioni necessarie per sferrare, da distanza, i colpi più forti al nemico. Attraverso la bocca della sensitiva, Yumi sentì le parole pronunciate dal nano.Qui sta diventando peggio di una latrina! L'acqua del fiume è completamente ammorbata dal sangue di quei cosi! Sembra diventata una melma, che schifo... E vogliamo parlare della puzza? Che schifo... Kiriana! Dimmi che questa nebbia che si sta alzando non è opera vostra! Yumi sgranò gli occhi, strofinandosi il petto come un'ossessa. Non sentiva più le parole dei due ninja che l'affiancavano, non sentiva più i rumori della battaglia. Il mondo si era misteriosamente ammutolito, iniziando a muoversi con estrema lentezza intorno a lei, o era solo una sua impressione? Probabile, ma allora perché si sentiva così? Quasi come se viaggiasse su una corsia diversa rispetto agli altri, molto più velocemente, fin troppo velocemente. Lo sguardo di Yumi si puntò sul fiume, quasi mezza vallata a distanziarla. Aguzzando la vista, vide come l'acqua diventava sempre più torbida, sempre più densa... Sembrava quasi che si stesse addensando.”Il loro sangue sta contaminando il fiume...” Si rese conto, però... Senza pensarci due volte, si lanciò in corsa, incurante delle parole che le lanciavano il ninja di Suna e di Konoha, che tentarono invano di fermarla. Non riuscivano a capire quel suo improvviso cambiamento, e nemmeno lei riusciva a darsene una spiegazione, però già una volta aveva vissuto una cosa del genere e doveva verificare con i suoi occhi se i suoi sospetti potessero essere fondati. Si fece largo tra i soldati, gli occhi sempre puntati verso il fiume, che si faceva pian piano sempre più vicino. Cinquecento metri e poteva vedere, qualche centinaia di metri davanti, i primi mostri che erano riusciti ad oltrepassare il fiume. La cosa che la lasciò raggelata sul posto, però, non fu vedere tanto vicino quelle creature immonde, quanto quello che era successo al fiume. Era come morto, privo della vita fluida che anima l'acqua, pareva una melma nera. E la nebbia che avanzava, mortalmente lenta, quasi madre natura volesse schierarsi contro di loro, coprendo i loro nemici con quella coltre nebulosa. Una folata di vento le scompigliò i capelli, mentre la ragazza indietreggiava, il cuore attanagliato dal cieco terrore. Quell'odore che le era giunto... Seppure si trattasse di una debole traccia, l'aveva riconosciuto. Morte, putrefazione. Shinzo. Era lo stesso odore che aveva percepito in ciò che rimaneva in quel villaggio, diversi anni prima. Spaesata per quella consapevolezza, Yumi cercò di ritrovare la calma, ma era troppo scossa, la mente che iniziava a farneticare, in preda alla paura. ...Il miasma... Il miasma... Ci corromperà tutti... Mi corromperà di nuovo... Il miasma... Il miasma...Con un urlo, Yumi scagliò tutta la sua frustrazione sulle fila nemiche, facendo apparire dal terreno decine di spuntoni di ghiaccio, mentre indietreggiava per riprendere la sua posizione. Doveva metterli in guardia, altrimenti sarebbe stata la loro fine.Keiko! Mi senti? Avvisa chiunque si trovi nelle vicinanze del fiume. Chi ha una maschera antigas la indossi, che si coprissero il viso! Non devono assolutamente respirare quell'aria! Farfugliò la ragazza, mentre si tirava sul viso il girocollo della maglia che portava sotto la giubba. Subito nella sua mente risuonò la voce della sensitiva, riempiendola di domande, ma perentorio arrivò l'ordine del generale: ripiegata sulla seconda linea difensiva. Aveva dunque deciso di cedere il fiume al nemico, ripiegando sulla seconda linea di “trincea”. Che anche lui avesse visto la minaccia che manifestava il fiume?Soldati! Ripiegate sulla seconda linea di difesa! Shinobi! Rallentate l'avanzata nemica! Non possiamo permettere che ci prendano alle spalle mentre ripieghiamo! Urlò la ragazza, per farsi sentire da chi non aveva udito l'ordine dato dal generale. Subito Gigante la affiancò, riconoscendola tra chi iniziava ad indietreggiare. L'espressione perplessa sul suo viso la diceva lunga su come si potessero sentire le truppe in quel momento... E, cosa che Yumi apprezzò, notò che si era coperto naso e bocca con la sua pesante sciarpa scura.Kiriana, mi spieghi che diavolo sta succedendo? Yumi scosse il capo, indecisa su cosa dire... Dopotutto, quello che aveva era un dubbio ancora infondato...Hai sentito gli ordini, no? Cerchiamo di rallentare quei cosi... Sai usare l'arte della Terra, no? Ascolta... Cerca di renderli instabili, inclina il terreno sotto i loro piedi, spingendoli indietro. Io proverò a ghiacciare il terreno per farli scivolare, per poi colpirli con degli spuntoni quando saranno più instabili, che ne dici? Il nano grugnì, per poi allontanarsi dalla ragazza. Avevano bisogno di mettersi in una zona più sopraelevata, per riuscire ad avere una visione più chiara possibile della zona. Perciò Yumi tornò indietro, ritornando alla sua posizione, dove trovò il suniano ad attenderla.Si può sapere che sta succedendo giù al fiume? Yumi tirò giù il bordo della maglia dal viso, rabbrividendo nel sentire l'aria fredda colpire la pelle accaldata dal tessuto. I suoi occhi ambrati andarono frenetici sul suo ventaglio, e il giovane parve intuire il suo turbamento.Che sta succedendo? La sua mano destra andò a stringersi sul suo braccio, gli occhi ambrati puntati sui suoi. Il ninja di Suna rimase ammutolito nel vedere la tensione che traspariva dal suo sguardo.Dimmi, col tuo ventaglio saresti in grado di spazzare la nebbia e il miasma che ammorba la zona del fiume? Dovevano intervenire in qualche modo, e lei non sapeva proprio come fare... ...Il miasma... Si avvicina... Si avvicina... Corromperà tutti quanti... Corromperà anche me... E LEI tornerà di nuovo... Ed ecco la risposta al suo dubbio. Aveva davvero vinto lo scontro che viveva in lei, contro Watashi? La risposta era chiara. E se il miasma si fosse espanso, avrebbe per l'ennesima volta perso quello scontro.//Perdonatemi per la lunghezza esagerata del mio post (7 pagine di word! *si spara*), ma sono tre giorni che ci sto lavorando sopra e, scrivi e scrivi, scrivi e scrivi, non mi sono resa conto di quanto stessi scrivendo. D: Comunque, penso che sia chiara la situazione, almeno dal punto di vista di Yumi. Spero che il fatto di aver caratterizzato gli npg shinobi che hanno affiancato Yumi non sia un problema... Altrimenti pazienza, mi affido al giudizio della corte D: Se qualcosa non è chiaro nel post, avvertitemi, così spiegherò subito in off l'eventuale incomprensione D://
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