Area Nord , Montagne e Picchi

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view post Posted on 19/2/2014, 14:43
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Nukenin
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Si lottava. Yagami aveva perso un braccio e gli altri non si davano per vinti; ma la morte tra di loro, beatamente, ballava senza preoccupazioni. Uno sguardo freddo, un sorriso d'acciaio e quelle vesti morbide che svolazzavano da una parte all'altra senza essere da nessuna parte.
Da nessuna parte e in tutte le parti: la Morte era ovunque ma non era neanche; ogni colpo l'attraversava e le energie venivano risucchiate. Ora era qui ora era là e niente poteva ferirla nè toccarla: ogni ferita che aveva si rimarginava come uno strappo ricucito ripercuotendosi sui corpi di quegli uomini. Più attaccavano e più lei sorrideva sardonica, letale ed enigmatica perchè come si può uccidere la morte?
Se ne rendevano conto che era una contraddizione e che watashi aveva scagliato il suo più forte Araldo e che niente e nessuno poteva batterla.





Il post non vi deve interessare minimamente ma è quello che sta succedendo mentre voi siete morti. Si riparte dalla vostra situazione e percepite una sorta di battito d'energia. Qualcosa di potentissimo, come un cuore che inizia a battere in quel mondo. Un singolo colpo che scuote l'ambiente: è l'energia dell'io del vostro personaggio, che acquista una parvenza di consistenza superiore a quella del precedente turno. Essa si materializza come un'immagine sbiadita che strappa il bianco di prima e lo tinge dei colori di un ambiente in cui il vostro personaggio si 'ritrova' di più. Un luogo che li caratterizza e li fa sentire ai vostri occhi "a casa". Una sorta di zona di contatto, un qualcosa che ancor più del semplice oggetto del primo turno riesce a dare un senso di familiarità. I cinque sensi torneranno e potranno essere usati, se non ancora totalmente in vostro possesso e al massimo delle loro funzioni, dandovi un controllo leggermente meno vago sul vostro corpo - un corpo che potrete finalmente scorgere e descrivere, sebbene non riconoscere immediatamente come proprio.

In questo turno le regole stabilite sono leggermente diverse: continuate a non avere memorie precise e vi manca ancora l'identità, ma iniziate ad avere un'impressione più netta di "cosa siete rispetto al mondo". Siete un qualcosa che cambia, che può essere tutto in quel mondo così immobile e stabile. Il mondo reagisce a voi, ma ora voi lo influenzate ancora di più. Ricordate i limiti applicati ai personaggi sempre.
Detto ciò a voi ^^
 
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.Big Boss
view post Posted on 21/2/2014, 11:40




* Era lì, al fianco dei migliori ninja delle cinque terre, a prendere a pugni il fumo.
Combatteva nonostante sapesse di aver perso sin dal principio. Era una battaglia che non poteva vincere in nessun caso, nè con la forza bruta nè con l'intelligenza.
Lottava contro una contraddizione materializzata, una legge che infrangeva sè stessa.
Sarebbe stato inutile pensare ad una morte soggiogata al volere di Watashi: lo sterminio del genere umano era stato deciso dalla Mietitrice stessa. Ma perchè?
Una specie del giorno del giudizio forse? O forse si era semplicemente annoiata di esistere?
Quella condanna Universale equivaleva alla morte della morte stessa.
Al termine dello sterminio che avrebbe coinvolto l'intero genere umano, in vita sarebbe rimasto unicamente Watashi e i suoi perfetti araldi fatti del suo stesso sostrato.
La morte e il tempo avrebbero assunto lo stesso significato del suono dell'albero che cade in un bosco ove nessuno può sentirlo. *


( Sarà l'oblio. L'inizio di un infinito periodo di stasi, il mondo prima della sua creazione. Il ciclo ricomincerà? Oppure tutto soccomberà all'eterno nichilismo? )

* Il suo corpo si muoveva meccanicamente, parando ed evitando, quando possibile, i colpi di diversa entità sferrati dalla Mietitrice. Sapeva che la sua vita dipendeva unicamente dalla volontà del nemico, ma non riusciva a smettere di lottare, forse per mero istinto di sopravvivenza. Quasi non avvertiva il dolore al fianco e alla spalla, che sanguinavano copiosamente. Aveva il necessario per curarsi le ferite, ma a cosa sarebbe servito? Forse solo a far incazzare ancora di più un avversario che aveva bonariamente voluto concedergli una grazia momentanea. *

( Questa potrebbe essere la mia ultima battaglia. Sto letteralmente affrontando la morte, ma non ho paura. È come se la sua materializzazione l'avesse resa qualcosa di meno ignoto... Ciò che mi spaventa, invece, è il sapere che non combatto più per evitare la morte. Sarebbe stupido farlo, considerando che è proprio di fronte a me, ed è altrettanto stupido pensare di riuscire a scappare. Ma allora per cosa combatto? )

* Ancora una volta quattro lame incandescenti fuoriuscenti dalle sue nocche colpirono la Morte, ma solo di striscio, causando una ferita superficiale che non tardò a rimarginarsi *

( Non possiamo batterla, nemmeno col miglior colpo di fortuna, nemmeno con i migliori guerrieri. Non è una battaglia da vincere... A dire il vero credo che non sia nemmeno una vera e propria battaglia. L'esito di questa guerra verrà deciso da chi ci è di fronte e da nessun altro. Tutto quel che possiamo fare è cercare di mutare il suo giudizio a nostro favore )

* Tutti lottavano, nonostante sapessero. Anche lui lottava. Forse non era istinto di sopravvivenza... Forse semplicemente non riusciva ad arrendersi, a lasciar andare tutto senza far nulla. Aveva una promessa da mantenere, una vita da ricostruire quasi da zero.
Egli stesso avrebbe rappresentato l'inizio dopo la fine, come poteva soccombere dinanzi alla morte?
La fine... La morte rappresentava la fine di cosa? Le abilità della mietitrice stessa gli avevano dimostrato l'immortalità dell'anima. Quindi? La fine del rapporto tra anima e corpo, tra volontà e azione? Parecchio inutile quel rapporto di fronte ad un avversario del genere.
Non si poteva decisamente vincere col corpo *


Combattiamo...

* Disse tra sè e sè, cadendo un attimo sul ginocchio, in preda ad una debilitazione fisica non indifferente. Si rialzò subito, correndo verso la mietitrice ad artigli sguainati. I suoi attacchi continuavano ad essere inutili, come prevedibile. Perseverando nello sferrare colpi inefficaci, iniziò a parlare ad alta voce, in modo che la Mietitrice potesse sentirlo *

Parli di principio e di fine, ma tu non sei nessuno dei due. Credi davvero che tutta questa gente lotti unicamente per la sopravvivenza? Perchè ha paura della "fine"?
No... In realtà non puoi uccidere nessuno di noi. La nostra volontà rimarrà in piedi, anche dopo quella che tu chiami "conclusione". Tutto ciò che puoi fare è impedirci di raggiungere i nostri obiettivi. Combatterò finchè potrò, in una battaglia senza nè vinti nè vincitori: Morte, qui la tua azione è solo distruttiva, la nostra ora non è giunta. Cesserai insieme a noi di avere potere d'azione, la tua esistenza sarà fine a sè stessa. Solo quando desidererai la fine capirai che essa non esiste. Se è questo ciò che vuoi, beh... In realtà non conta davvero molto per me. Vada come vada io lotterò finchè questo corpo me lo permetterà, per raggiungere i miei obiettivi, e questa è una cosa che nemmeno tu puoi cambiare


* Nemmeno si curò dell'inutilità dei suoi attacchi. Avrebbe combattuto, a discapito della situazione. I suoi compagni parevano essere dello stesso avviso: tra feriti e mutilati non c'era la minima traccia di resa.
Non potè fare a meno di chiedersi dove fossero finiti i due ragazzi "morti": non gli importava davvero, ma era curioso. Curioso di sapere cosa sarebbe successo quando il suo cuore avrebbe cessato di battere.
*


// Scusate l'assenza, ma ho avuto un brutto periodo... Ora comunque sono di nuovo a disposizione :sisi: //
 
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Bismillah
view post Posted on 24/2/2014, 23:33




L'entità non disse nulla, non si fece vedere, né percepire, eppure si sarebbe potuto dire che stava sorridendo? perché ? perché questa era l'impressione che si aveva entrando in quello spazio, uno spazio dove c'era una persona che stava sorridendo.
Questione di minuti oppure di secoli e quella entità abbandonò lo spazio, lasciando la spada sola a se stessa e a quel bianco...e poi...
Fu come un battito, un'ondata di energia che partì da quell'utensile e si propagò senza limiti per quel luogo senza limite, un'energia incredibile, tanto che il bianco iniziò a tremare, a sgretolarsi, a perdere i colori e a dipingere qualcosa, prima tante macchie informi fecero la loro comparsa, poi dei tratti iniziarono a collegarle, rendendo sempre più chiaro il disegno.


Il vuoto e poi...

Ma non era solo il paesaggio a cambiare, anche la spada stava facendo qualcosa. Una spada... da sola non ha valore o utilità, sussiste il bisogno di qualcuno che la possa imbracciare, utilizzare, sorreggere. Questo la spada stessa lo sapeva bene, per quanto strana possa esser l'idea che una spada sappia qualcosa, ma del resto cosa era strano in quel mondo così vecchio e così nuovo al contempo.
Come dei piccoli fili iniziarono ad uscire dalla spada, tutti neri ed identici, tutti seguivano lo stesso percorso, un percorso che li portò più volte ad incrociarsi e a sovrapporsi, fino a ché la spada non smise di produrne.
La trama e l'ordito ormai avevano creato qualcosa di assolutamente unico: un essere umano. Ma non un essere umano completo, respirava, aveva un cuore, ma non aveva sangue nelle proprie vene, non aveva volto, non aveva capelli o pelle, era poco più che una mera sagoma, non aveva memoria né concezione di cosa ciò potesse essere. Eppur si muoveva.

Ti svegli e c'è...

Nel momento in cui quella sagoma sollevò la spada, una seconda onda di energia si scatenò, i colori iniziarono a diventare masse solide e, con un rumore infernale, lo spazio che diventava rocce, terreno, cielo, case, generò una nube di polvere che si chiuse intorno al branditore della spada.
Tutto quel rumore, e, per fortuna, nessun orecchio per risultarne assordati.


Un mondo intero, intorno a te.

Quando tornò la visibilità la creatura vide molte cose che prima non c'erano, vide davanti a se quello che sembrava un villaggio, un grosso villaggio le cui la maggiorparte delle case non erano molto grandi, massimo due piani, fatta eccezione per dei palazzi che si scorgevano in lontananza. Era incredibile che tutte quelle costruzioni si fossero create in un istante, anche la creatura era stupefatta, o almeno, una forma primordiale di stupefazione, non ancora completa ma pur sempre degna di nota. Poi ad uno sguardo più attento, il branditore notò come tutte le case, palazzi e case, fossero in rovina, coperte di polvere e con il fumo che fuoriusciva da tetti e finestre.
Incapace di rimanere ferma, la sagoma avanzò verso quello scenario di distruzione, forse per curiosità, forse per mostrare al mondo che in quel luogo devastato, qualcuno c'era stato.
Camminando ed addentrandosi nel paese niente e nessuno incontrò a parte della cenere che si sollevava da terra ad ogni suo passo, sempre di più sempre di più.
Cosa era successo in quel luogo così spoglio di vita e polveroso?
L'unica soluzione sembrava un vulcano, ma oltre il villaggio non c'era altro se non qualche bassa collina nera e rocciosa, ma niente vulcani.

“Trama e ordito” mosse ancora qualche passo, ma la polvere aumentava ed aumentava esponenzialmente, impedendogli di vedere oltre. Un qualcosa nacque dentro a quel costrutto con spada, una sensazione spiacevole, come di pericolo, come di paura. Non voleva mescolarsi a quella polvere, quindi smise di muoversi per evitare di sollevarne altra, ma la cenere , la polvere ed il fumo percepirono la cosa e si “scagliarono” contro il costrutto, accerchiandolo e inglobandolo in una gigantesca nube di detriti.
Spaventato il branditore della spada vibrò qualche fendente con essa, cercando di scacciare i suoi aggressori, ma questi non subirono affatto l'offensiva anzi, iniziarono a vorticare con ancora più veemenza contro l'esser. Presto la paura divenne terrore, terrore nella sua forma più pura, basica, una paura misteriosa, che in fin dei conti sono le peggiori. Presa dal panico la creatura provò a scappare ma la nube si spostava alla stessa velocità, vanificandone gli sforzi. Anche se non c'era sangue da nutrire i polmoni del branditore bruciavano, agonizzando alla ricerca di un respiro, che il filamentoso cervello dell'essere impediva, aveva troppa paura per respirare, aveva troppa paura di fare entrare quella polvere segno di distruzione dentro di lei, aveva paura che quel simbolo di disfatta potesse corromperla. In un gesto disperato alzò la spada ancora una volta, e fu allora che vide, e fu allora che capì : la spada era immacolata, perfettamente lucida, per niente intaccata da quella cenere, cenere che appena vi si depositava sopra veniva inghiottita dal metallo dell'arma. Era questo che il costrutto aveva capito, quella cenere non era il simbolo della decandenza dell'ambiente, era il simbolo del proprio potere su di esso, ed era una parte di se, che voleva solo tornare ad essere un uno.
Non aveva più paura ora e sapeva cosa fare: aprì le sue braccia a modo di croce e fece un lungo respiro.Il fumo che penetrò si condensò, trasformandosi in sangue che finalmente riempì quel guscio finora vuoto, la polvere si solidificò e formò le sue ossa, mentre la cenere ricoprì ogni organo, mucosa e muscolo. Anche all'esterno qualcosa stava cambiando, la cenere si era ammassata su quel insieme di fili e aveva formato un'epidermide chiara e liscia, la polvere aveva pensato a posarsi un venti piccoli letti su altrettante appendici, formando le unghie, il fumo invece si era impresso in qualcosa che mostrava tutta la sua mutevolezza: i capelli; lunghi capelli corvini con le punte blu nacquero dal fumo e ricaddero sulla schiena dell'essere. Infine tutto quel nuvolone si riversò nelle fessure sul viso che fino a quel momento erano servite per vedere, quelle fessure che prima erano vuote come gli occhi di una mummia, ora stavano piangendo. Quelle lacrime però non scesero, si ammassarono, presero una forma e alcune cambiarono colore, tre differenti colori: nero bianco e giallo, le lacrime avevano pianto gli occhi.
La trasformazione era ormai terminata, in quello spazio non c'erano più fumo polvere e cenere, ma solo il costrutto e la sua spada, anzi, nemmeno: c'era solo Hokane.


Ti hanno iscritto,
a un gioco grande...


// //

Edited by Bismillah - 24/2/2014, 23:49
 
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Belfagor90
view post Posted on 25/2/2014, 16:03




Il corpo del piccolo Oni ebbe un sobbalzo. Qualcosa aveva risuonato in mezzo al nulla, tutt’intorno a lui. Lui... già, lui. Fissò il suo corpo con curiosità, come cercando di capire se fosse davvero suo oppure meno. Attorno a lui era solo bianco e lui solo era di diverso colore, era dunque qualcosa di diverso, di distinto?
Quelle estremità che riusciva a controllare a piacimento erano divertenti da usare. Pensava “tu, muoviti” e quella parte si scuoteva in maniera strana mandandogli una sensazione strana... era come se non fosse semplicemente lì, ma che fosse anche... non sapeva definirlo in altro modo se non “piena”.
Provò ad infilarsi una di quelle cose in bocca e sentì un invasione di sensazioni, alcune piacevoli, altre strane, altre ancora dolorose. In fondo farebbe male a chiunque graffiarsi la lingua.
Di nuovo risuonò quel battito e le piccole orecchie si mossero disturbate. Il cucciolo mosse la testa in cerca della fonte, ma ad accogliere l suo sguardo era solo l’interminabile e indefinito bianco. La cosa gli fece saltare qualche rotella e con le zampe artigliate cominciò a menare colpi a caso attorno a sé... finché, paradossalmente, non incontrò qualcosa in mezzo al nulla che offrì resistenza. Come un telone da mago che svela come la sua assistente sia misteriosamente scomparsa, il telo della realtà cadde attorno a lui consegnandolo ad un ambiente totalmente diverso: era in una caverna, circondato dall’odore di roccia e terra.
Era un luogo confortevole, i suoi occhi riuscivano a vedere nell’oscurità e l’ambiente appariva sicuro e inespugnabile, senza contare che non sembrava tanto grande, quindi avrebbe potuto starsene lì da solo al buio finché avrebbe voluto. Non c’era pericoli lì, come potevano essercene dato che c’era solo lui lì? Sarebbe bastato tenere d’occhio l’unica entrata e allontanare chiunque provasse ad entrare e sarebbe stato tranquillo. Già... l’unica entrata della grotta. Era in alto e per arrivarci si doveva scalare le pareti di roccia, per salire o scendere si doveva essere dotati di potenti artigli, essere piccoli e accettare la sfida di entrare nella tana della preda... una combinazione presente in pochi predatori.
Il piccolo Oni visse dunque così per anni rintanato in quella comoda oscurità, senza pericoli attorno e con solo quella piccola finestra di luce sopra di lui, sviluppando, maturando e crescendo finché non ebbe un corpo che avrebbe rivaleggiato con quello di una grande pantera. Artigli affilati, zanne temibili, ossa e muscoli di ferro, il suo corpo era fatto per cacciare. Anche i suoi sensi si erano fatti più acuti e fu questo ciò che lo portò a fare la scelta definitiva: provare a raggiungere la luce! Il suo naso gli portava stimoli dolcissimi e le sue orecchie il rumore del vento, la curiosità lo divorava, voleva vedere com’era quel mondo pieno di luce e sapere se era in grado di affrontare qualunque cosa fosse là fuori ora che non era più un cucciolo indifeso. Quello che sentiva era la sfida della vita.
Salì dunque affondando gli artigli nella roccia, scalando le pareti con il suo corpo sinuoso senza distogliere gli occhi scarlatti da quel piccolo pertugio di luce. Curiosamente si ritrovò a bramare quel sole che lo accecava, quegli odori che lo ammaliavano e i suoni che lo richiamavano, voleva uscire e conquistare ogni cosa, con la sottomissione di tutto e tutti avrebbe ottenuto la sicurezza totale! Niente avrebbe più potuto fermarlo!
Raggiunse il buco e con poche zampate lo allargò fino a far passare le corna e dietro di esse seguì il corpo. I colori esplosero attorno a lui e gli odori erano più forti che mai. Sotto le sue zampe sentiva il morbido terreno invece della dura pietra e l’erba era morbida e faceva il solletico al suo naso quando provava ad annusarla. Quella era la foresta, quello era il mondo esterno baciato dal sole. Non era male come se lo era immaginato. Il tepore sulla pelle spessa e dura gli riscaldava le membra invogliandolo a muoversi, a rotolarsi sui prati e sul sottobosco, provare a scalare gli alberi, assaggiarne i frutti e annusare i fiori.
Il mondo di fuori improvvisamente sembrava bellissimo, ma... era davvero la cosa giusta allontanarsi dalla sua comoda e protetta caverna? Quel mondo così bello era davvero quello che sembrava? Non c’erano confini, non c’erano sicurezze e i pericoli potevano giungere da qualsiasi parte. Non c’era nessuna “unica entrata” che pure un cucciolo avrebbe saputo difendere.
Guardò indietro al buco che portava alla sua buia dimora. Cosa restava lì dentro per lui? Davvero sarebbe potuto tornare lì dopo aver assaporato tutto quello? Poteva rinunciare a quanto aveva appena conquistato per tornare indietro?
No... scappare era l’ultima cosa che il suo sangue gli avrebbe permesso. Era nato predatore e ora era fuori nel mondo, non se lo sarebbe mai perdonato se fosse tornato indietro spinto da un semplice timore. Avrebbe sfidato quel mondo di cui non intravedeva neppure i confini, avrebbe combattuto, mangiato carne e sarebbe sopravvissuto per diventare grande e forte.
Davanti a lui si aprì una moltitudine di vie che s’incrociavano fra loro e molte altre che sparivano solitarie in lontananza. In esse riusciva a vedere soli abbaglianti, neve e bufere, notti terribili, felicità e tanto dolore, ma soprattutto le ombre gigantesche di creature dall’aspetto terribile che guardavano nella sua direzione. Il suo corpo tremò di fronte agli occhi di quelli che sapeva essere i suoi predatori. Il grosso avrebbe mangiato il piccolo, il forte il debole e lui era solo una ruota in quel grande meccanismo.
Lui però poteva crescere, non era ancora al massimo della sua forza. I predatori di oggi diventano le prede di domani. Se non fossero bastati i muscoli, avrebbe usato il cervello. Se pure quello avrebbe fallito, allora avrebbe vinto col coraggio e la ferocia. Perché la vita per lui era quello: combattere e prevalere, mai smettere di lottare e prima o poi raggiungere il suo obiettivo. Qual era quel suo obiettivo? Ancora non lo sapeva, ma questo non importava. Nel momento in cui avrebbe deciso cosa fare, sarebbe stato grande e grosso, sarebbe stato pronto per avere qualunque cosa avesse desiderato e tenerla per sé!
Dalla sua gola partì un ruggito di sfida verso quelle ombre minacciose, poi caricò dritto davanti a sé. Il suo corpo si gonfiava durante la corsa, si temprava delle fatiche e delle avversità che attraversava, cresceva del cibo che mangiava cacciando e le sue armi e il suo corpo diventavano sempre più grandi e temibili. Era un mostro, questo non cambiava, ma anche un mostro aveva il diritto di vivere se lo voleva. Anche un mostro poteva andare avanti e cambiare, bastava la forza di desiderarlo con tutto sé stessi e combattere a colpi di zanne e artigli per ottenerlo!
Nessuna strada è abbastanza irta se si hanno le palle per affrontarla.
 
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view post Posted on 25/2/2014, 22:47
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Saprai il mio nome se ci vedremo in Paradiso?
Sarà lo stesso se ci vedremo in Paradiso?
Devo essere forte e andare avanti
Perchè lo so che non è il mio posto il Paradiso

Mi terrai la mano se ci vedremo in Paradiso?
Mi aiuterai a stare in piedi se ci vedremo in Paradiso?
Troverò la strada attraverso notte e dì
Perchè lo so che non posso restare qui in Paradiso

Il tempo può abbatterti; il tempo può piegarti le ginocchia;
Il tempo può spezzarti il cuore, e farti implorare pietà
implorare pietà

Oltre la porta c'è pace, ne sono certo,
e lo so che non ci saranno più lacrime in Paradiso

Saprai il mio nome se ci vedremo in Paradiso?
Sarà lo stesso se ci vedremo in Paradiso?
Devo essere forte e andare avanti
Perchè lo so che non è il mio posto il Paradiso
Perchè lo so che non è il mio posto il Paradiso




La morte ballando rideva. La Morte era qualcosa che non si poteva battere...o almeno che battendola era la fine di ogni cosa. La contraddizione principe: il mondo, la realtà sarebbe implosa del tutto e forse tutto sarebbe riiniziato. Forse...ma Lei era lì. Era lì e danzava e i suoi occhi si posavano sull'uno ed ora su un altro. Ora le sue mani accarezzavano e il freddo, della vita che fuggiva via, si impadroniva di loro; e poi di nuovo il calore della vita appena si riallontanava in una danza macabra e letale.
L'anima veniva strappata, lentamente, per poi lasciarla andare e farla ritornare a loro: solo un mero gioco. Solo una piccola occhiata a quelli che riteneva strani e particolari.


La Morte era ambigua però qualcosa stava succedendo.


Morire...fine...perchè dovete sempre pensare che la parola fine sia brutta? Perchè?! Perchè credete che l'oscurità sia pericolosa e il mio abbraccio infame? Non pensate che sono doni?
Nelle vostre brevi vite voi amate, odiate, ridete, piangete, amate, combattete e poi morite...se paragonate alle stelle le vostre vite sono battiti di ciglia. Ma talmente potenti e brillanti che vi rendono unici e brillanti. Risplendete più del Sole.


Parlava con quella voce atona che era così gelida ma che mostrava l'ultimo grande segreto del mondo.

Mai pensato che io sono un Dono? Perchè voi siete liberi da tutto e da tutti...forse sono stati proprio gli Dei, invidiosi di voi, a farvi temere la Morte. Perchè ognuno di voi ha dentro di sè una forza senza eguali...eppure sempre resterete bambini ai miei occhi. Potrete diventare forti, invincibili ma la Morte sarà l'ultimo traguardo che dovrete tagliare...la vita e la morte....in mezzo solo scelte...

Si avvicinò ai due genin morti. E sorrise. Poi dette loro un ultimo sguardo e si girò verso Yagami, il Guercio e ognuno di loro.

Sappiate scegliere...e ricordarvi che la vita è preziosa e a volte con essa potete essere Dei. Tutto in questo mondo non resta fermo neanche per un istante...questo processo si chiama Mujo...ed è così anche per la vita umana. Eppure anche se cercate di ottenere l'amore, la gioia per superare la sofferenza io ci sono....perchè dovete nascere se poi dovete morire e perdere tutto?!

...SHOGYO-MUJO...JOSHA-HISSUI




La morte non è la conclusione della vita è solo una via...sciocchi! ARA YASHIKI...Origine miei bambini...Origine...tutto nasce e si forma da qualcosa...ma chissà...io oggi ho visto. Mi avete divertita ed avete lottato contro un Dio fasullo che è talmente debole da comportarsi da uomo!

Una risata uno schiocco di dita e l'anima del Guercio iniziò a volteggiare intorno a lei: vedeva il suo corpo, vedeva che era morto e sentiva come se lui sparisse per sempre. E poi di nuovo nel suo corpo. Di nuovo vivo.

Quando verrete da me capirete...così come hanno capito loro...sono vivi ma chissà se hanno compreso la vita...addio bambini miei...addio....anche nella perfezione io sono guercio! Ricorda queste mie parole e sii un uomo e non un veterano che è solo una rana dentro un pozzo che non sà nulla del grande oceano...

E così sparì. Com'era arrivata sparì del tutto. Per ritornare dove? Non si sà; quello che era certo che la Morte non serviva Watashi ma lei stessa. E che era lì per soddisfare una sua curiosità. Quale? Solo lei lo avrebbe saputo.
I due genin si riscossero da quel mondo bianco dov'erano finiti: Ara Yashiki. L'ottava coscienza. Loro cè l'avevano fatta anche solo per un istante...forse avevano compreso. Forse avrebbero temuto...ma forse avrebbero capito che la Morte la si sconfigge con la vita e con la propria essenza. L'origine della propria vita...appunto l'AraYashiki. Ma La Morte non vi era più. Tutto era silente.
L'avevano sconfitta...o aveva trovato quello che cercava? In ogni caso la battaglia a Nord dei Confini di Kumo, con le sue perdite, i suoi mali, i suoi dubbi e le sofferenze, era finita.





//E così è finita! Faccio a tutti voi i miei complimenti: chi per un modo chi per un altro mi ha divertito leggere i vostri post. Faccio i complimenti a due malefici genin morti( XD) che si sono prestati a questo mio esperimento un pò troppo audace ma che avevo da sempre la volontà di attuare.
Ringrazio Angy per aver giocato con me ed essersi fatta bellamente martoriare come pochi; Big Boss; Tambor, belfagor per la grandiosa idea del fuggi fuggi che mi ha permesso di divertirmi come non mai e a Bismillah che è migliorato post dopo post.
Ringrazio tutti voi e godetevi il vostro post finale completamente libero e senza freni: la scena è tutta vostra.

P.S: la canzone è dei Blue Oyster Cult - Don't Fear the Reaper. Le frasi sono Buddiste e si rifaranno alla tradizione che tutto passa e tutto è effimero nel mondo così come la vita. L'arayashiki significa origine( il punto di partenza da dove sia belfagor che Bismillah hanno ritrovato i loro Pg) e si rifà anche esso alla cultura e alla religione buddista.

Detto ciò grazie a tutti voi per aver giocato con me ;) Alla prossima.//

Edited by Wrigel - 25/2/2014, 23:16
 
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.Big Boss
view post Posted on 26/2/2014, 21:30




* Continuarono a lottare e ad essere oggetti di scherno da parte della morte per un intervallo di tempo imprecisato. Non ebbe più motivo di continuare a pensare: lottava fino allo stremo, ignorando la vigorosa protesta dei suoi muscoli, ormai agli sgoccioli. Che gli importava in fondo? Ben presto il suo corpo sarebbe diventato poco più che un pezzo di carne.
Ma non sarebbe morto da codardo. Gli importava poco o nulla dell'onore, valore che riteneva perlopiù "astratto", ma non poteva sopportare l'idea di arrendersi e lasciarsi macellare.
Sarebbe morto combattendo, anche soltanto per non avere rimpianti. L'unica cosa che era riuscito a mantenerlo uomo fino a quel momento era la sua promessa: avrebbe abbracciato la sua umanità finchè gli sarebbe stato possibile, avrebbe continuato a fare del suo meglio per non ricadere nell' apatia, il suo limbo personale.
Perseverando nella sua inutile offensiva, riuscì malapena a recepire, se non altro passivamente, le parole della Morte.
Nulla cambiò in lui.*


( Follia, mera follia. Deve essere questo il risultato di una saggezza derivante da millenni di ragionamenti sillogistici. È curioso sapere come noi umani conosciamo la morte meglio di come essa conosca sè stessa... )

* Kazuku aveva smesso di ascoltare la Mietitrice a metà discorso, ma non ebbe modo di rimanere impassibile dinanzi alla separazione di anima e corpo. Fu strano diventare pura essenza e fluttuare nell'aria, come privo di peso. Non potè muoversi, non sapeva da dove iniziare. Non era nemmeno sicuro di avere una forma... Eppure ci vedeva. Vedeva il suo corpo morto, riusciva finalmente a vedersi dall'esterno. Vide la fragilità della carne: bastava così poco per renderla inutilizzabile... Eppure la sua anima era ancora lì. Nemmeno la morte era riuscita ad eliminarla. Tutto ciò che era riuscita a fare era stato spostarla dalla sua sede originale. Non ebbe paura, non provò smarrimento. Erano emozioni che aveva provato brevemente e con scarsa intensità già durante lo scontro, nel prevedere la morte corporea. Fissò attentamente il suo stesso volto, riflesso in un cadavere, incuriosito dalla sua stessa natura. Chi era Kazuku?
Kazuku, per il mondo ninja, non era nessuno. Un fantasma, una breve comparsa, un guerriero reso folle dalla sua rincorsa al potere. Un patetico burattino nelle mani di sè stesso, una persona che viveva solo per paura della morte.
In pochi secondi anima e corpo si riunirono e si separarono molteplici volte, ma lui non potè farci caso.
Aveva realizzato che non gli importava nulla del mondo ninja. Nessuno aveva mai avuto bisogno di conoscere il vero Kazuku, e nessuno probabilmente lo avrebbe mai fatto.
Sarebbe morto da reietto, ma dove sarebbe stato il problema? Era l'unico conoscitore di sè stesso, il ricordo che lasciava nelle cinque terre non era affar suo.
Se avesse potuto ripetere la sua intera esistenza, passo per passo, non avrebbe cambiato una virgola. Non rimpiangeva nessuna sua scelta. Era vivo? Morto? Non gli importava. Avrebbe continuato ad esistere secondo la sua volontà, la sua e quella di nessun altro. *


Libero

* Sussultò quando si rese conto che quelle parole erano uscite dalle sue labbra. Poteva di nuovo controllare il suo corpo: era vivo, nel senso comune del termine. Senza denotare alcuna traccia di felicità o tristezza, si rialzò, preda di qualche spasmo involontario dovuto alle ferite da battaglia. Finchè avrebbe dato tutto per i suoi obiettivi, non avrebbe temuto la morte. Quasi ignorò il monito finale della Mietitrice, che si affrettò a scomparire in una dimensione sconosciuta. *

Non era così male

* Bofonchiò a sè stesso, sorridente. *

( Non voglio sapere nulla del grande oceano. Ho eliminato la curiosità dalla lista dei miei vizi. Vivo comodamente nel mio piccolo Universo di certezze, non mi prendo la briga di pormi domande di cui non devo o non posso conoscere la risposta. )

Sono meglio come veterano che come uomo

* Disse, ancora una volta privo di un vero e proprio interlocutore. Incurante della scarsa sanità mentale che parecchi dovevano avergli appena attribuito, esaminò le proprie ferite con attenzione. Non erano letali, ma sarebbero potute diventarlo in caso di una battaglia ad oltranza *

Ho bisogno di un medico!

* La sua voce era atona, ma comunque chiara e ben udibile. C'erano sicuramente ninja medici nel campo di battaglia, ed era abbastanza sicuro che la lotta contro la Mietitrice avesse monopolizzato l'attenzione di gran parte dei soldati.
In ogni caso, la guerra era lungi dall'essere finita *


// manderò un MP al master e ruolerò di conseguenza nel limbo, dato che non posso ancora sapere con certezza se ho trovato o meno un ninja medico //
 
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Bismillah
view post Posted on 28/2/2014, 12:00




Non so bene come descriverlo, perché anche ora non ne ho un ricordo chiaro, so soltanto che ero morta, ma proprio morta, avevo scorto quello che c'era al di la dell'esistenza e, contemporaneamente, essa aveva scorto me.
E' proprio vero, "quando tu guardi nell'abisso, l'abisso guarda in te*".
Non mi ricordo praticamente nulla di quello che ho visto, né di quello che avevo vissuto, l'unica cosa che mi viene in mente é una spada dal'aspetto raffinato, ma niente di più. Ma torniamo alle mie vicende:
Quando riaprì gli occhi scoprì di essere tornata in vita, non sapevo come, ma sapevo che prima fino a qualche attimo prima non c'era vita nel mio corpo. Mi alzai di scatto e cercai la morte con lo sguardo, ma non lo trovai, tutto quello che vidi erano ninja alquanto malconci ed Origami. Una gran confusione invase la mia testa, cosa era successo? perché eravamo tornati, perché soprattutto Hiroki era morto in un modo così a caso prima? Erano tutte domande a cui soltanto la solitaria mietitrice avrebbe potuto rispondere. Provai ad alzarmi in piedi, riuscendoci e, senza sapere bene il perché, esibii un sorriso verso ai presenti. Quel mio gesto sembrò rompere l'incantesimo che si era creato e la maggior-parte dei ninja si cimentò in un urlo di trionfo, con tanto di braccia puntate al cielo. Riuscivo a capire perché avevo sorriso, la morte mi aveva annullato, ma io ero riuscita a ricompormi, era normale che il mio corpo, la mia anima e la mia mente sorridessero, avevo fatto qualcosa di unico, qualcosa di fantastico. Quel giorno avevo sconfitto la morte tutta da sola (anche Origami a dire il vero, ma questi sono dettagli), tutti quei ninja così dannatamente potenti, ora mi guardavano come se fossi una miracolata, e avevano ragione dannazione, ero scampata alle braccia della fottuta morte!

Alzai le mie mani al cielo, esultai anche io, risi, gridai, per la prima volta in anni, poi le energie mi vennero meno e mi accasciai contro un albero, ancora una volta cadevo quel giorno, ma questa volta cadevo come un vincitore, che finalmente si prendeva la sua tanto sognata e meritata pausa. Un attimo prima di addormentarmi pronunciai con un sorriso le seguenti parole:


Da oggi nasce la leggenda di Hokane.

//E' finta :), é stata davvero una bellissima avventura questa guerra, ringrazio moltissimo Belfagor per essere stato il mio compagno di scorribande nonché ispirazione per migliorare la mia role, e ringrazio Tiziano per l'ottima missione e per i consigli che mi hanno portato ad evolvermi a livelli inimmaginabili per me.
Have a nice day!

*Nietzche
 
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51 replies since 4/12/2013, 14:48   1733 views
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