| L'entità non disse nulla, non si fece vedere, né percepire, eppure si sarebbe potuto dire che stava sorridendo? perché ? perché questa era l'impressione che si aveva entrando in quello spazio, uno spazio dove c'era una persona che stava sorridendo. Questione di minuti oppure di secoli e quella entità abbandonò lo spazio, lasciando la spada sola a se stessa e a quel bianco...e poi... Fu come un battito, un'ondata di energia che partì da quell'utensile e si propagò senza limiti per quel luogo senza limite, un'energia incredibile, tanto che il bianco iniziò a tremare, a sgretolarsi, a perdere i colori e a dipingere qualcosa, prima tante macchie informi fecero la loro comparsa, poi dei tratti iniziarono a collegarle, rendendo sempre più chiaro il disegno.
Il vuoto e poi...
Ma non era solo il paesaggio a cambiare, anche la spada stava facendo qualcosa. Una spada... da sola non ha valore o utilità, sussiste il bisogno di qualcuno che la possa imbracciare, utilizzare, sorreggere. Questo la spada stessa lo sapeva bene, per quanto strana possa esser l'idea che una spada sappia qualcosa, ma del resto cosa era strano in quel mondo così vecchio e così nuovo al contempo. Come dei piccoli fili iniziarono ad uscire dalla spada, tutti neri ed identici, tutti seguivano lo stesso percorso, un percorso che li portò più volte ad incrociarsi e a sovrapporsi, fino a ché la spada non smise di produrne. La trama e l'ordito ormai avevano creato qualcosa di assolutamente unico: un essere umano. Ma non un essere umano completo, respirava, aveva un cuore, ma non aveva sangue nelle proprie vene, non aveva volto, non aveva capelli o pelle, era poco più che una mera sagoma, non aveva memoria né concezione di cosa ciò potesse essere. Eppur si muoveva.
Ti svegli e c'è...
Nel momento in cui quella sagoma sollevò la spada, una seconda onda di energia si scatenò, i colori iniziarono a diventare masse solide e, con un rumore infernale, lo spazio che diventava rocce, terreno, cielo, case, generò una nube di polvere che si chiuse intorno al branditore della spada. Tutto quel rumore, e, per fortuna, nessun orecchio per risultarne assordati.
Un mondo intero, intorno a te.
Quando tornò la visibilità la creatura vide molte cose che prima non c'erano, vide davanti a se quello che sembrava un villaggio, un grosso villaggio le cui la maggiorparte delle case non erano molto grandi, massimo due piani, fatta eccezione per dei palazzi che si scorgevano in lontananza. Era incredibile che tutte quelle costruzioni si fossero create in un istante, anche la creatura era stupefatta, o almeno, una forma primordiale di stupefazione, non ancora completa ma pur sempre degna di nota. Poi ad uno sguardo più attento, il branditore notò come tutte le case, palazzi e case, fossero in rovina, coperte di polvere e con il fumo che fuoriusciva da tetti e finestre. Incapace di rimanere ferma, la sagoma avanzò verso quello scenario di distruzione, forse per curiosità, forse per mostrare al mondo che in quel luogo devastato, qualcuno c'era stato. Camminando ed addentrandosi nel paese niente e nessuno incontrò a parte della cenere che si sollevava da terra ad ogni suo passo, sempre di più sempre di più. Cosa era successo in quel luogo così spoglio di vita e polveroso? L'unica soluzione sembrava un vulcano, ma oltre il villaggio non c'era altro se non qualche bassa collina nera e rocciosa, ma niente vulcani.
“Trama e ordito” mosse ancora qualche passo, ma la polvere aumentava ed aumentava esponenzialmente, impedendogli di vedere oltre. Un qualcosa nacque dentro a quel costrutto con spada, una sensazione spiacevole, come di pericolo, come di paura. Non voleva mescolarsi a quella polvere, quindi smise di muoversi per evitare di sollevarne altra, ma la cenere , la polvere ed il fumo percepirono la cosa e si “scagliarono” contro il costrutto, accerchiandolo e inglobandolo in una gigantesca nube di detriti. Spaventato il branditore della spada vibrò qualche fendente con essa, cercando di scacciare i suoi aggressori, ma questi non subirono affatto l'offensiva anzi, iniziarono a vorticare con ancora più veemenza contro l'esser. Presto la paura divenne terrore, terrore nella sua forma più pura, basica, una paura misteriosa, che in fin dei conti sono le peggiori. Presa dal panico la creatura provò a scappare ma la nube si spostava alla stessa velocità, vanificandone gli sforzi. Anche se non c'era sangue da nutrire i polmoni del branditore bruciavano, agonizzando alla ricerca di un respiro, che il filamentoso cervello dell'essere impediva, aveva troppa paura per respirare, aveva troppa paura di fare entrare quella polvere segno di distruzione dentro di lei, aveva paura che quel simbolo di disfatta potesse corromperla. In un gesto disperato alzò la spada ancora una volta, e fu allora che vide, e fu allora che capì : la spada era immacolata, perfettamente lucida, per niente intaccata da quella cenere, cenere che appena vi si depositava sopra veniva inghiottita dal metallo dell'arma. Era questo che il costrutto aveva capito, quella cenere non era il simbolo della decandenza dell'ambiente, era il simbolo del proprio potere su di esso, ed era una parte di se, che voleva solo tornare ad essere un uno. Non aveva più paura ora e sapeva cosa fare: aprì le sue braccia a modo di croce e fece un lungo respiro.Il fumo che penetrò si condensò, trasformandosi in sangue che finalmente riempì quel guscio finora vuoto, la polvere si solidificò e formò le sue ossa, mentre la cenere ricoprì ogni organo, mucosa e muscolo. Anche all'esterno qualcosa stava cambiando, la cenere si era ammassata su quel insieme di fili e aveva formato un'epidermide chiara e liscia, la polvere aveva pensato a posarsi un venti piccoli letti su altrettante appendici, formando le unghie, il fumo invece si era impresso in qualcosa che mostrava tutta la sua mutevolezza: i capelli; lunghi capelli corvini con le punte blu nacquero dal fumo e ricaddero sulla schiena dell'essere. Infine tutto quel nuvolone si riversò nelle fessure sul viso che fino a quel momento erano servite per vedere, quelle fessure che prima erano vuote come gli occhi di una mummia, ora stavano piangendo. Quelle lacrime però non scesero, si ammassarono, presero una forma e alcune cambiarono colore, tre differenti colori: nero bianco e giallo, le lacrime avevano pianto gli occhi. La trasformazione era ormai terminata, in quello spazio non c'erano più fumo polvere e cenere, ma solo il costrutto e la sua spada, anzi, nemmeno: c'era solo Hokane.
Ti hanno iscritto, a un gioco grande...
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Edited by Bismillah - 24/2/2014, 23:49
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