Alla battaglia si susseguirono delle scosse, che fecero cadere e ondeggiare gran parte dei ninja presenti. Che cosa stava succedendo? Che gli attacchi non fossero finiti? Chiaki fissò la sua protetta, in preda al panico mentre vedeva i suoi occhi verdi trasmettere la paura e l'angoscia per quello che stava provando. Pochi attimi e il suo sguardo si riempì di dolore e sofferenza mentre scivolava a terra esausta e con le vesti sporche di sangue. Quando era stata ferita? Non fece in tempo a farsi quella domanda che la Hyuga avvertì qualcosa di caldo e denso scivolare dalle sue labbra, i muscoli le tremavano privi di quella forza che aveva dimostrato fino a quel momento, ma riuscì comunque a sfiorarsi con le dita quel punto, riconoscendo immediatamente a pelle di cosa si trattasse.
Sangue, rosso rubino scivolava tra quelle piccole mani affusolate. Si sentiva stanca, esausta e un dolore assurdo si estendeva sul ventre facendole formicolare il corpo. Cadde a terra come un fuscello spezzato dal vento, privata di ogni sorta d'energia. Le domande erano molteplici ma le forze per poter trovare una risposta erano quasi esaurite. Strusciò a terra o almeno ci provò per quel che poteva, avvicinandosi alla ragazzina che poco prima credeva di aver salvato e solo li la situazione sembrò esserle poco più chiara. Le sue ferite erano chiare e le conosceva alla perfezione, come poteva dimenticarsi qualcosa che per lei era stato un atto veramente ignobile? Profonde e posizionate in punti specifici, quello era il suo stile e il modo in cui combatteva con gli stiletti.
Provò a toccarla ma era ancora troppo lontana e la testa che teneva sollevata sembrava essere già uno sforzo eccessivo. Si lasciò cadere, riprendendo fiato e sfiorandosi impaurita la sua ferita mentre intorno a lei uno scenario di morte si stava aprendo tra quelle montagne innevate. Il cielo era così limpido solo in lontananza, ma così azzurro, avrebbe tanto voluto rinascere come un uccello se quello fosse stato il suo ultimo giorno di vita. Vedere tutto dall'alto e fregarsene di quello che succede al di sotto delle nuvole. Un mondo a parte dove la pace avrebbe potuto regnare incontrastata. Passarono pochi secondi e quel colore magnetico, lontano chilometri, iniziò ad essere anche lui offuscato come il mondo che la circondava.
Le fitte erano sempre più lancinanti e respirare diventava uno sforzo che andava oltre le sue capacità. Non poteva arrendersi adesso, non dopo la promessa che aveva fatto a Fuyuki e non dopo aver aiutato quella creatura che aveva ridotto nelle sue medesime condizioni. Si spinse con le braccia grattando sulla dura roccia e scorticandosi la morbida pelle ancora illesa. Quel male però non venne avvertito, troppe erano le fitte che il suo corpo cercava di combattere inutilmente. Lo sentiva il respiro del Dio della morte che le sospirava sul collo, per quanto avrebbe resistito? Strinse le palpebre, cercando di pensare al suo obiettivo, anche se troppo lontano e sempre meno nitido.
Il liquido cremisi lasciava la scia del suo passaggio ed era sempre più evidente da quella quanto sangue stesse perdendo. Sorrise al pensiero che forse tutto quello se l'era meritato dopotutto. Non era stata lei a colpire il suo amato alla residenza del Daimyo? Non era stata lei così inutile da non riuscire a mantenere una promessa fatta poche settimane prima? Si allungò, stringendo i denti e sfiorando la pelle diafana di quella leva alle prime armi. Era in ginocchio ma non sembrava ridotta male quanto lei, ridotta a strisciare come un verme. Attirata la sua attenzione, ci mise un po' a passarle il rotolo dei medicinali che portava con lei. Si dava per spacciata ormai, lo poteva sentire a cosa sarebbero serviti a lei? La moretta la guardò interrogativa, mentre con l'altra mano non smetteva di tenersi stretta i punti sanguinanti, quasi avesse paura che lasciando la presa si fosse trovata come la ragazza dai capelli blu.
Il gesto della Hyuga la sconvolse ma allo stesso tempo non poté rinunciare a qualunque sorta di aiuto le stesse dando. Le loro dita si sfiorarono e fu proprio in quel momento che avvenne il peggio. Il terreno iniziò a piegarsi, quasi come se stesse per essere inghiottito da un buco nero. Non riusciva a vedere chiaramente la fanciulla ferita gravemente, solo gente in panico che urlava, che piangeva e cercava di assistere qualche amico caro o semplicemente cercava un appiglio per rimanere in piedi. Usare il chakra dopo quello che avevano subito sicuramente non era una mossa saggia nemmeno per loro.
Il suo corpo iniziò lentamente a seguire l'andamento della montagna, tanto anche se fosse finita in chissà quale crepaccio, quanto le mancava per vivere? La neogenin però non abbandonò la presa di quel rotolo e si attaccò a una roccia sporgente, cercando di sostenere quanto più possibile anche il peso della sua salvatrice o meglio carnefice. Non avrebbe resistito a lungo e questo lo poteva vedere dallo sforzo immane che stava facendo, dalle sue ferite che sembravano sanguinare sempre di più ogni volta che la pendenza diventava sempre più difficile da sostenere. La dolce genin le sorrise, se avesse continuato per quella strada probabilmente anche lei sarebbe scivolata giù con lei, fu in quel momento che lasciò la presa.
Sentiva il terreno non perfettamente liscio, strofinarle sul taglio preciso della katana. Non ce la faceva, avrebbe voluto in quell'istante lasciare tutto piuttosto che avvertire quella lenta tortura infertole. Provò ad aggrapparsi a qualcosa, qualunque cosa ma ne ricavò solo qualche unghia rotta e delle piccole abrasioni anche sulle dita. La sua era quasi diventata una supplica di lasciare quel mondo, quando delle braccia forti l'afferrarono.
Conosceva quel calore come il corpo che la stringeva a sè senza esagerare. La voce del ragazzo risuonò dolce ma allo stesso tempo preoccupata, eppure per lei quello era l'unico appiglio che avesse mai voluto trovare nel suo percorso. Sorrise anche se estremamente dolorante, non riuscì a negare quel gesto istintivo. Se avesse dovuto inalare il suo ultimo respiro quella era l'unica persona che voleva al suo fianco in quel momento.
-
Ciao Fuyuki...ti aspettavo... - disse la quattordicenne dolcemente, facendo uscire quelle poche parole con un enorme sforzo.
Conosceva il carattere del jonin e l'ultima delle cose che avrebbe voluto era che lui si sentisse in colpa per quello che era successo. Eppure non riusciva ad aggiungere niente, i dolori al ventre erano lancinanti. Non fu l'unica voce che udì, in quell'istante gli occhi della Hyuga si spostarono anche su una figura più mingherlina. I tratti erano confusi ma quei capelli così chiari e le parole usate potevano essere solo di Yukiko.
*Sorella*
Per la seconda volta l'aveva chiamata in quella maniera. La conosceva da nemmeno un ora e già sentire quell'affetto, le riscaldava il cuore. Le sue mani che le accarezzavano i capelli, sensazioni che si allontanavano a ogni battito che diminuiva d'intensità. Tutto era confusionario, ogni singola immagine, ogni singolo sguardo. La stanchezza stava prendendo il sopravvento ma non doveva cedere, non poteva. Silenziosamente ascoltava i suoni che provenivano da chi la circondava, limitandosi a tenere gli occhi aperti il meno possibile. Quella confusione e l'annebbiamento per la mancanza di sangue le facevano girare la testa. Sentì qualcosa dentro la sua bocca, una pillola. Chissà di cosa si trattava?
Poi le parole rassicuranti di Fuyuki arrivarono e la piccola kunoichi non poté che fidarsi di colui che l'aveva sempre protetta. Chissà cosa pensava di lei in quel momento. Gli aveva detto che c'era chi aveva più bisogno del suo aiuto e invece ora si rendeva conto di quanto le sue parole fossero state ridicole. Avrebbe voluto piangere, chiudersi in camera sua e non uscire fino al giorno dopo e invece doveva vedersi davanti il manifesto della sua debolezza. Non sapeva quello che aveva ingerito ma le erbe amare le fecero sembrare che stesse andando un po' meglio. Riaprì gli occhi, scorgendo il volto del suo uomo.
Lo vedeva combattere contro se stesso, tra tutta quella foschia riusciva quasi ad avvertire i suoi sentimenti. Come era possibile? Che l'affinità tra loro due fosse arrivata a quei livelli? Ci fu uno scambio di battute tra lui e Yukiko, e Chiaki capì immediatamente che qualcosa non andava. Sapeva che il nukenin si sarebbe colpevolizzato ma non serviva, rimpiangere ciò che era successo non serviva. La sua mano tremante si alzò e si appoggiò sul viso di lui, le forme indefinite le davano difficoltà.
-
Fuyuki non...colpevolizzarti. Io sto bene...e sono a-ancora qui con te - disse faticosamente la genin, cercando di tranquillizzare il ragazzo.
Un colpo di tosse interruppe quello che stava dicendo. Avrebbe dovuto riprendere un po' di energie per poter parlare ma le parole del giovane la sconcertarono. La sua testa non ragionava, era chiaro. Quello che era successo lo aveva reso precipitoso e azzardato. Non sapeva cosa stava succedendo vedeva solo una parte di se che si allontanava verso una foschia scura e a tratti rossa che non distingueva bene. Li doveva trovarsi la sede del clan Yotsuki ma cosa stava accadendo? Richiuse gli occhi troppo stanca ma solo per un secondo, il tempo di poter accumulare nuove forze.
-
Non fare stupidaggini, non...voglio perderti. Cerca di r-recuperare quello...che hai perduto, comportarti così avventatamente porterà solo...a lasciare un esercito senza...il suo comandante - disse la dolce allieva afferrando un pezzo di stoffa dell'abito del membro dell'Akatsuki.
Non lo avrebbe lasciato andare in quelle condizioni.
Silvio tagliati le vene con questo post, così impari a ridurmi così Chiaki