Watashi 1C bis - Matsugakure, Nella foresta, Perr .Jin e Dampyr

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ecthelion della fontana
view post Posted on 21/11/2012, 23:51




//Continua da qui///

Per Kuro e Kaito

Mentre il guercio se ne andava, seguito dai due novizi di Kiri e dallo Yotsuki di Kumo, la ragazzina dai capelli cinerei rimase in prossimità del tavolo. Le mani puntate sul piano, piccoli bicipiti ben delineati ingrossati da vene in vista e l'ascia bipenne sotto la mano destra, ben bloccata. Gli occhi rossi, scarlatti come quelli del Kaguya, cercavano di innescare l'autocombustione del vecchio che non aveva capito quale fosse il dolore che provava per la morte del padre, suo primo mentore del'arte della silvicultura.
Aveva anche già sperimentato la gioia nell'uccidere gli aguzzini del genitore, affettandoli con la scure, cancellando i colori sgargianti ed il ghigno innaturale che svanivano in una nube di fumo nero, ma il numero troppo elevato che voleva accerchiarla le aveva impossibilitato di estinguere da sola la minaccia e corsa al villaggio per dare l'allarme e la notizia della morte del padre era stata presa per pazza prima di successivi avvistamenti con conseguenti messaggi di aiuto indirizzati al mitsukage. Irata sbottò.


Yura: Non ho bisogno di paternali, almeno non da te, vecchio. Devo ancora seppellire mio padre e già mi vien chiesto di tornare ad abbattere alberi. Nemmeno una notte per piangere il mio unico caro che devo tornare nella foresta a procurare fusti per proteggervi. Non fosse per l'amore che Shinji provava per questo villaggio avrei spaccato tutto prima di gettarmi a peso morto a terra. Avevo piacere di farti sapere come la penso e non di andarmene in silenzio come fanno quelli senza personalità e che accettano a capo chino gli ordini dall'alto.



//Posto pure qui l'immagine di Yura di modo che non vi serva cercarla altrove//
 
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Dampyr
view post Posted on 22/11/2012, 14:43






A quanto pare la situazione era logica. Erano attaccati da Watashi e che facevano quei pusillanime? Erigevano fortificazioni e trincee per proteggersi! Invece che combattere per la loro libertà, la loro vita, e il loro diritto a stare su questa terra!
Allo Shura questa cosa non piaceva affatto: perché pensava che il numero potesse essere soverchiante, che potevano avere poteri sconosciuti, benché la ragazzina ne avesse ammazzato qualcuno questo non deponeva a loro sfavore anzi poteva essere benissimo una trappola. Chissà quali diavolerie erano capaci di fare quelle bestie. Non amava di certo rinchiudersi e attendere la sorte, chiuso con gente che di guerra e morte non ne capiva assolutamente nulla.
Il piano era azzardato e rischioso era molto meglio andare al nocciolo del problema e combattere; sicuramente queste creature non si muovevano senza una guida. E forse da qualche parte il loro"capo" aveva architettato tutto per far si che alcuni Shinobi fossero mandati lì. L' unico ostacolo che si frapponeva tra Watashi e la distruzione totale! Ecco perchè tutto questo gli sembrava così strano e poco da creature che vogliono solo distruggere. Che diamine, o chi, stavano attendendo? Questi erano i suoi pensieri, ma nulla nella sua persona tradiva i suoi pensieri.
Lo Shura rifletteva in silenzio, non curandosi minimamente della ragazzina e dei suoi problemi- era solo un ulteriore seccatura per lui ma almeno mostrava coraggio e voglia, e cominciò a soppesare i pro e i contro e le informazioni ricevute.
Ecco quello che aveva in mano e le valutazioni che fece: Otto ore. Otto ore erano passate dal loro avvento per cui forse non erano al massimo delle forze, in più la ragazzina ne aveva ammazzato qualcuno. Vuol dire che erano loro deboli? O la ragazzina era forte? In ogni caso c’ era poco da fidarsi, sicuramente attendevano qualcosa o qualcuno. Il loro arrivo è stato fulmineo e non ha lasciato scampo alcuno per cui perché non continuare l’ attacco in corso e distruggere tutto? Perché stringerli d’ assedio e lasciare partire la richiesta d’ aiuto?
No non piaceva tutto questo allo Shura. Lui, lo sapete molto bene, se fosse stato a capo di quell’ orda gli avrebbe distrutti tutti e immediatamente senza farli rialzare. Qui non si trattava di conquistare o scendere a patti: quei mostri erano lì per distruggere il mondo senza “se” e senza “ma”. Senza patti o compromessi. Per cui perché si erano fermati? E se fosse una trappola?
Già. Non sapeva perchè, non lo sapeva definire, ma aveva questa sensazione. Ipotesi certo, non sicurezza, ma tutto lasciava pensare a qualche piano congeniato, preparato, per loro. Oppure erano davvero senza cervello e guida e per cui sarebbero stati più facili da abbattere. Solo il tempo lo avrebbe detto. Per quanto lo riguarda sarebbe stato vigile e attento ad ogni dettaglio. L’ unica cosa di positivo che vi era e che quei tre deficienti ammassi di sangue e vene se ne fossero andati e lui e Kuro si sarebbero trovati faccia a faccia con la PROGENIE! Vediamo se la loro fama era meritata…doveva ancora vendicarsi dell’ affronto subito sulla nave…in più il suo piano originario era saltato. Un vero peccato! Ma ora aveva una possibilità concreta di studiare quegli esseri. Poco male. La sua curiosità sarebbe stata appagata. Avrebbe lasciato a Kuro l’ incombenza di preoccuparsi di tutto, lui avrebbe solo seguito se stesso, i suoi desideri e la voglia di mettersi in mostra puntando quella spada che giaceva a Kiri.
Per quanto riguarda quella femmina bè…almeno la rabbia e l’ odio- si proprio quell’ odio che lui conosceva così bene, che lo rendeva vivo, forte, senza paura e che era la sua armatura- facevano di lei un buona alleata. Almeno non si sarebbe fermata di fronte a quegli esseri. Sentiva le ossa muoversi dentro di lui, sentiva la voglia di andare finalmente a ingaggiare battaglia contro questi figli di Watashi. E pose solo una domanda alla boscaiola con una voce tagliente.


Come sono fatti? E che poteri hanno? Dacci più informazioni






Stm 91



 
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view post Posted on 24/11/2012, 19:03
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Il capovillaggio aggrottò la fronte non appena quelle parole tanto amare vennero fuori dalla bocca un Kuro amareggiato, che seppur natio di Kiri, non si sentiva minimamente parte della Nebbia, che tanto l'aveva deluso e fatto soffrire. E lui non interessava da dove i ninja provenissero, quali rapporti avessero con i vari Paesi, a lui interessava solo che qualcuno potesse aiutarli a risolvere il problema che tanto pericolosamente minacciava l'integrità del suo villaggio. Ma cosa stava accadendo? La sua faccia si rilassò, aprendosi ad una espressione di paura incondizionata, quasi supplicavano i suoi occhi, un aiuto istantaneo. Con molta probabilità quello non era un villaggio munito di una buona guardia, non potevano certo sperare di sopravvivere se qualcuno l'avesse attaccati. E come Kuro aveva immaginato era proprio un attacco straniero da dover fronteggiare, ma questa volta non si trattava di qualcosa di umano. Una demoniaca progenie era giunta in quel villaggio da quasi due giorni ed aveva già fatto le prime vittime; la cosa non andava affatto bene, non poteva trattarsi di coincidenze, non più. Ripensando brevemente al tempo trascorso in quel labirinto mortale, venne lui in mente di aver già visto qualcosa di sospetto anche se in quel frangente l'aveva scambiato per una delle illusioni facenti parte di quel sadico gioco dal quale era uscito vivo quasi per miracolo.
Il suo freddo sguardo si discostò per un attimo dal vecchio, passando per la sua mano sinistra, fissando le bende che nascondevano la cicatrice che s'era fatto proprio li: uno squarcio da parte a parte esattamente tra l'indice ed il medio, il compenso di sangue necessario per uscire fuori da quel posto sano e salvo, l'ultima prova per testare fin dove sarebbe giunto.
Senza indugiare, il capovillaggio proseguì la sua storia annunciando l'ingresso in sala di due nuove figure: suo figlio Sakaki e una giovane ragazza dagli argentei capelli di nome Yura. Il figlio non somigliava moltissimo al padre. Era alto, molto slanciato e magro, e portava con se una possente ascia nera. Aveva i capelli alzati e bruni, una benda copriva il suo occhio destro. Sebbene la curiosità facesse capolino nell'animo di molta gente, a Kuro non interessava moltissimo sapere il perchè di quella benda. Le sue vesti erano molto strane, una veste scura con una zip molto moderna al centro, una sciarpa arancione copriva il suo collo e parte del petto. Con un gran sorriso compiaciuto sulle labbra, si avvicinò a suo padre, posizionandosi alla sua destra. Sulla sinistra invece, la ragazza che aveva un'espressione ben più cupa del ragazzo. Capelli corti ed argentei, una veste strappata sulle gambe ed una portentosa ascia scura tra le mani.

Il capovillaggio elogiò i due presenti, annunciando che il primo era il più grande esperto d'ascia del paese, la seconda la miglior boscaiola in circolazione. Tre dei cinque ninja avrebbero dovuto seguire Sakaki, mentre i due più esperti sarebbero occupati di scortare la giovane ragazza a cercare del legname per una palizzata da ergere lungo i confini della città. Alla parola "esperti" Kuro sapeva di essere la persona giusta, ma finchè il guercio non indico ai tre ninja, fatta esclusione di Kaito, di seguire Sakaki, non proferì parola riguardo la sua esperienza sul capo.
Quel che accadde dopo che il il maestro d'ascia uscì fuori dalla sala non interessò moltissimo a Kuro che, sebbene ascoltò ogni cosa, non ne diede alcuna importanza: non era quel che interessava in quel momento.
Pakkun sembrava molto preso dalla scena e proprio mentre stava per aprire bocca, sembrava voler domandare qualcosa, Kaito lo anticipò domandando informazioni maggiori sulla situazione. Leste le parole di Kuro giunsero e colpirono nei punti giusti, non bisognava tardare.


- Se c'è davvero fretta andiamo. Ci spiegherai meglio tutto mentre ci dirigiamo nel punto esatto.

Si girò di spalle e, sempre levitando, si avvicinò all'uscio in attesa di essere seguito.
 
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ecthelion della fontana
view post Posted on 29/11/2012, 11:38




Due atteggiamenti differenti, uno più calcolatore che chiedeva notizie più precise sul tipo di avversari da sconfiggere e l'altro attivo, intenzionato a fare, subito, prima possibile perchè non conoscendo nulla sulle intenzioni degli avversari ogni attimo sprecato poteva rivelarsi un errore. Tuttavia la ragazzina, per quanto abile con gli alberi non poteva definirsi matura e non curandosi apparentemente dei due continuò a sbraitare all'anziano che era rimasto in silenzio, mentre tutto il villaggio lo vedeva impotente di fronte ad una quindicenne; o forse il suo scopo era altro? Intanto Yura continuò:

Yura: Vecchio, non dici nulla? Allora la mancanza di fegato è insita proprio nel ramo della tua famiglia. Mica avrai paura delle parole di una bambina?

E fu in quel momento che si capì davvero perchè l'uomo non stava reagendo all'aggressione verbale. Aggirò lesto la tavola su cui la boscaiola batteva i pugni, scostò l'ascia con un colpo e la abbracciò forte mentre dagli occhi della ragazza sgorgavano lacrime calde. La stava facendo sfogare, aveva deciso di raccogliere su di sè la rabbia che l'adolescente stava elaborando per proteggersi, incapace di accettare il lutto del genitore. Poi, avvinghiato in quel gesto di umanità che nemmeno la comparsa della progenia aveva potuto eradicare parlò.

Shu: Mi spiace per Shinji, dopotutto era mio nipote oltre che tuo padre. Tuttavia non rimani sola. Hai me ed il villaggio. Lo so, è una richiesta dura e meschina, mandarti proprio ora nei boschi. Vorrei poterne fare a meno, ma questo ruolo me lo impone. Lo faccio come capovillaggio che vuole proteggere la sua gente. Anch'io devo mettere da parte il lutto di tuo padre.

E la liberò dalla forte presa per recuperare l'ascia e porgergliela. Si capiva allora perchè quel vecchio che per moti non poteva definirsi gran stratega era divenuto capovillaggio: aveva a cuore la sua gente e sapeva rapportarsi e parlare con le persone, in qualunque situazione. La gente, osservata la discussione e la scena e notando un ritorno alla normalità delle due parti riprese le proprie faccende, come se nulla fosse successo. Nel frattempo la ragazzina, avvicinatasi ai ninja e chiamati altri tre uomini muniti di suri, roncole e seghe si apprestò ad uscire per poi fermarsi fuori dalla porta della costruzione. Voleva rispondere ai loro dubbi sulle entità, lontana però da orecchi indiscreti e che avrebbero potuto spargere il panico.

Yura: Sembrano pupazzi, pupazzi colorati. Non hanno armi ne magie, ma i loro ghigni e le loro urla sembrano provenire dall'inferno e con i loro artigli e si aggrappano ovunque. Non sono per nulla forti o resistenti, ma è impegnativo combatterli quando sono in gran numero. Ti accerchiano e si aggrappano ovunque, fino a sommergerti e soffocarti. Mio padre Shinji morì così. Ed ora veloci, seguitemi. Inizieremo ad aprirci la strada sulla riva a sinistra di queste case. Dovremo abbattere qualche alberello giovane ma poi potremo sfruttare la discesa come guidovia per mandare i tronchi senza rami a mio cugino Sakaki che li utilizzerà per la palizzata.

 
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Dampyr
view post Posted on 30/11/2012, 12:36






La ragazzina sarebbe stato un problema. Il suo non era odio ma rabbia…non era un armatura di fuoco e tenebre ma era solo un modo di sfogare il proprio dolore. Un palliativo. Panacea. In un primo momento pensò all’ odio ma la scenetta di dopo chiarì tutto: e lo Shura guardando quell’ abbraccio pensò che la bambina potesse essere un problema.
Perché non era pronta il suo odio non era sufficiente, la sua rabbia solo superficiale, il suo cuore era pieno di dolore ma non era diventato duro. Per cui all’ atto pratico non poteva contare su di lei visto che era ancora così dannatamente “debole”. Peccato. Un vero peccato pensava di aver trovato un alleato prezioso invece era solo un altro verme che si atteggiava. L’ odio era qualcosa di molto diverso e lo Shura lo sapeva bene…molto bene. Oh come lo sapeva bene; il suo cuore ne era saturo, la sua anima di tenebre. D'altronde gli uomini più forti sono proprio quelli che odiano: invincibili, spietati, calcolatori…Shura! Divorerebbero i demoni ma alla fine non gli rimane nulla. Sono aridi. Dall’ odio non nasce nulla è una pianta che non da frutti, solo veleno corrosivo e che porta l’ esistenza a spegnersi in un mare di tenebre. Ma lui sapeva a che andava incontro e non gli importava di nulla. Era tutto per la sua vendetta. Diede uno sguardo allo spadaccino come a dire: “ Ci dobbiamo fidare di lei?” e ritornò ammantato di nebbia. Il suo unico occhio cremisi guardava la scena e soppesava i pro e i contro. La gamba sinistra appoggiata sulla sedia, il volto duro e impassibile, l’ occhio come un pozzo rosso e nulla traspariva dal suo sembiante mentre la sua mente agile e veloce, come l’ elemento a cui il suo chakra era più affine, rifletteva.

Kuro dal canto suo si mostrava più propenso ad affilare subito la spada che a riflettere-e poi dicevano dello Shura che era un guerrafondaio e una testa calda, ma aveva anche ragione. Aspettò che il quadretto pietoso finì, si stava perdendo un po’ troppo tempo per i gusti anche calcolatori di Kaito, e si iniziò il lavoro.
Non che la cosa lo allettasse tanto di tagliuzzare alberi, e di fortificare quel villaggio sperduto, gli interessava solo poter ingaggiare battaglia con la progenie. Ma forse non si sarebbero mai fatti vedere…e le sue ossa sarebbero solo servite da ulteriori asce per alberi. Anche se sapeva molto bene che prima o poi l’ avrebbero riattaccati e in una maniera che nessuno avrebbe saputo dire come. Watashi. Un Dio e la sua progenie e un gruppo di pusillanime, una ragazzina col cuore rotto di dolore e un altro che era più abituato a tagliare alberi che a combattere, cinque shinobi di cui tre idioti.
La cosa non gli piaceva proprio. In più finalmente la ragazzina tornò a fare la seria e a pensare a cose più importanti che a quisquiglie di siffatto genere. Parlò della progenie e di come erano fatti e questo oscurò di più ancora il volto dello Shura: attaccavano in gruppi soffocando, facendosi forti del numero, una marea che si infrangeva su quel piccolo villaggio protetto solo da pochi uomini e un gruppo male assortito di Shinobi.
Guardò la conformazione del terreno e i probabili punti d’ attacco: anche se ad essere sinceri pensare in termini convenzionali contro un Dio significava perdere di sicuro. Restò in silenzio interrogando la sua anima: per la prima volta non era così sicuro di riuscire a portare a casa la pelle!
Una notizia questa! Lo shura dubbioso e insicuro…ma seppur fosse un Kaguya, seppur fosse di Kiri(maledetta!), seppur fosse un guerriero d’ élite essere troppo sicuri di sé, visto chi e cosa dovevano affrontare, era da sciocchi! E lo Shura non lo era di certo. Calcolava e soppesava ma purtroppo non poteva far altro, per il momento, di fare buon viso a cattivo gioco. Le informazioni erano poche, il nemico infido e sconosciuto e dai poteri che esulavano dalla comprensione dei comuni uomini, un villaggio in pericolo che sembrava più in piedi per fare da esca che in pericolo sul serio. Doveva andare a naso e farsi guidare dal suo istinto in questa storia. Sperando che anche gli altri facessero la loro parte. Gruppo. Una parola sconosciuta, ma che un tempo era ben radicata in Kaito, ma ora non aveva più il significato di un tempo. Era ritto davanti alla ragazzina ascoltando le sue parole ma il suo pensiero era altrove ad un tempo lontano e ad un desiderio presente.
I suoi occhi spaziavano sull’ orizzonte al di là del mare fino a quel maledetto luogo. Oltre…ancora più in profondità dove giaceva il suo desiderio. E le ossa cominciarono a rompersi dentro di lui, a crescere, spezzarsi e fuoriuscire, con un rumore secco e infernale, dalle sue carni.
Dolore. Lo stesso che avrebbe mostrato a quei infidi esseri; non avrebbe lasciato che si frapponessero tra lui e i suoi desideri. Avrebbe combattuto ancora e ancora e ancora finché fosse stato necessario per raggiungere la sua meta e le spade d’ osso si mostrarono come vessillo della sua volontà. Vennero estratte entrambe fendendo l’ aria, con un suono inquietante, gli occhi fermi e un orgoglio spaventoso e una volontà che avrebbe incendiato persino le foreste di Konoha. Una di esse fu appoggiata sulla spalla destra ticchettando su di essa in attesa, ultime parole pronunciate e poi avrebbe rinchiuso se stesso nel silenzio fino al momento fatidico- sperando che arrivasse il prima possibile. Per il momento avrebbe, a malincuore e senza voglia, eseguito il compito ma prima avrebbe fatto un ultima domanda tanto per farsi un idea e soddisfare la sua curiosità.


Dove hanno attaccato l’ ultima volta? Detto ciò dimmi cosa devo fare e dove devo posizionarmi.






Stm 96

- Spada d'Omero e Ulna (Stm: -4) Dopo aver spalancato le carni della spalla e staccato l'omero dalla scapola, il Kaguya afferra l'osso estrandolo insieme, creando così una potente spada. Quest'osso ha valore di arma ad una mano che infligge ferite da Taglio e da un bonus alla Frz/Dif/Res del Kaguya di +7 da Genin, +14 da Chunin, +21 da Jonin e +28 da Sannin. Da un malus alla Frz, per lo scompenso muscolare, pari a 1/10 della Frz totale dell'attacco nel turno d'estrazione. Se viene estratto due volte nello stesso turno, si spreca l'intera azione.

96-8=88



//Ho ricaricato al massimo la STM per le azioni morte ed ho estratto le due spade d' osso//
 
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view post Posted on 6/12/2012, 17:22
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Aggressione. La ragazza sembrava stupire perfino Kaito con i suoi mezzi rudi e fin troppo forti. Non sembrava volere vendetta verso gli assassini del padre, più per quel vecchio, che insisteva nel mandarla in missione, a suo avviso, senza osservare i suoi attimi di tristezza e malinconia. Continuava ad insultarlo, chiamandolo codardo e rivolgendosi a lui con il dispregiativo di vecchio, parola che se usata in maniera non consona, poteva ferire più di una lama per un uomo di quell'importanza e valore dimostrato negli anni passati. Ed è proprio la saggezza che può dare la tarda età a trionfare, perfino in momenti di sconforto come questi. Più che saggezza, quella che avvolse l'uomo di veneranda età fu più l'istinto paterno che quello di capo, tant'è che, avvicinatosi alla ragazza, l'abbraccio forte,sussurrando parole dolci e di conforto. Sembravano vere e proprie scuse, voltate a far capire alla ragazza che, nonostante la perdita di suo padre, non era sola, ora come non mai. Aveva lui, aveva il villaggio ed in quel frangente aveva anche i ninja dalla sua parte. Sebbene meschina potesse sembrare quella richiesta era indispensabile per il suo bene e per il bene dell'intero villaggio.
Velocemente liberò il caldo abbraccio ed afferrata la sua ascia, la porse alla sua proprietaria, stringendola con fermezza, e fissandola dritta negli occhi. La risposta della ragazza fu immediata e semplice: afferrò l'elsa della sua arma e si apprestò sull'uscio, seguita da uomini con scuri e rancole, ben equipaggiati per abbattere dozzine di alberi. Si avvicinò ai ninja e lontano da orecchie deboli descrisse il nemico come una mandria di pupazzi colorati, munito solo delle loro possenti braccia e dei loro aguzzi artigli, grazie al quale riescono a fare presa su ogni cosa, facendo del loro grande numero, il loro punto di forza. Non sarebbe stato facile abbatterli, ma la cosa andava affrontata.
Ancora con i piedi staccati di pavimento, Kuro fece un cenno col capo ed abbandonò l'abitazione, aspettando che la ragazza si portasse in testa al gruppo per fare strada verso la foresta. Non c'era tempo da perdere. Qualcosa nella descrizione colpì il ragazzo però. Yura aveva detto che erano stati loro ad ammazzare suo padre, non dei sicari. Questo poteva significare solo una cosa: grande pericolo.


(Bisogna organizzare una strategia di difesa, prima che di attacco. Non si poteva indugiare a bisognava farsi cogliere preparati a tutto. E a malincuore mi toccherà collaborare con Kaito. Cercheremo di utilizzare il viaggio per organizzare qualcosa.)

Intanto avvicinandosi a Yura, il ninja liberò iniziò a parlare, cercando di farsi capire bene anche da Kaito. Aveva pensato ad una prima disposizione per raggiungere la foresta, non era complessa da realizzare.

- Yura, Kaito. Sarà meglio essere prudenti, anche nel raggiungere semplicemente il posto designato. Se sono molti e se davvero accerchiano l'avversario per sopraffarlo, vuol dire che un minimo di cervello ce l'hanno, quindi possono anche tendere trappole o imboscate. Kaito, apri la fila, io la chiuderò: i miei attacchi a distanza ti potranno essere d'aiuto in caso di un attacco anticipato.
 
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ecthelion della fontana
view post Posted on 11/12/2012, 09:57




//Scusate il ritardo ed il post poco entusiasmante.//

Il sestetto, formato dalla ragazzina, i due ninja ed i tre taglialegna si avviò verso la loro sinistra nella direzione in cui si poteva vedere il gruppetto di Sakaki che stava già scavando il fossato su cui sarebbero stati eretti gli alberi che la squadra di Yura si apprestava a tagliare. li superarono in fila compatta: il Kaguya davanti, seguito dalla nipote del capovillaggio, i tre uomini ed infine Kuro, che copriva le spalle a tutti. Non un cenno, non uno sguardo, ne un saluto intercorse fra le due squadre che preoccupate solo della loro mansione si superarono velocemente.
Entrarono nel bosco, superando le rigogliose felci che avevano raccolto l'umidità della notte per sfruttarla come nutrimento Una ventina di pini, alti meno di cinque metri, fu velocemente sacrificata per permettere una apertura sul fianco della riva che permesse ai tronchi di rotolare verso il villaggio senza essere schiavi del trasporto, attività che avrebbe richiesto troppo tempo. E solo quando si addentrarono nella selva, perdendo completamente di vista anche le ultime case del villaggio i quattro boscaioli sfoggiarono la loro arte. Veloci e precisi, colpivano a ripetizione il tronco da tre angolature differenti finchè, dopo meno di un minuto, alburno e durame cessavano ogni resistenza opposta alle asce affilate ed il fusto resistente cadeva a terra in un tonfo. Poi, come i cacciatori si avventano sulla preda per scuoiarla finchè è calda, questi con colpi di coltello e con delle seghe, precisi più dei norcini che scarnano il cadavere di un maiale, iniziarono a tagliare i rami che avrebbero impedito al fusto di rotolare.
In due minuti, un tempo straordinario, i tre erano riusciti a preparare il loro primo tronco che la caduta geodetica trasportò direttamente al gruppo di Sakaki attraverso l'apertura che la squadra si era velocemente creata. Ma voltandosi dalla parte opposta avrebbero notato che le parole di Shu non mentivano quando descriveva Yura come la migliore taglialegna in circolazione: quello che avevano fatto i tre uomini lei lo stava facendo da sola, con la stessa cura e nel medesimo tempo. La sua scure abbatteva tronchi e strappava rami con la precisione di un chirurgo senza perdere minimamente il filo, colpo dopo colpo; inesorabile fiera, affamata di cellulosa. Ed i minuti trascorrevano veloci.
Ne erano già passati pi di una decina, quasi quindici, e scendeva a valle un tronco mediamente ogni cinquanta secondi. Stavano lavorando sodo, forse non era illogico supporre di riuscire a finire velocemente quella difesa per il villaggio tuttavia nell'aria si c'era qualcosa di strano: profumo diverso dalla resina di pino, dalle spore delle felci e dagli aghi che divenivano humus; ma non erano nemmeno nemici. La situazione era troppo calma, considerando che si erano introdotti nel luogo in cui le progenie si annidavano. Solo il suono sordo degli utensili che si abbattevano sul legno verde spezzava il silenzio in maniera ritmica, finchè la ragazzina dai capelli cinerei, grondante di sudore, decise di parlare per spingere i suoi uomini a migliorare ulteriormente la produttività.


Yura: Dai forza, diamoci dentro finchè qui attorno è calmo ed i mostri non ci assalgono.

 
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Dampyr
view post Posted on 14/12/2012, 13:21






Davanti. Primo muro della difesa per quei ammassi di carne e sangue che non avevano forza a sufficienza per proteggersi. Gli scarponi affondavano nell’ umido terreno, misto di muschio e fanghiglia, e la foresta gli accoglieva distrattamente e intanto i suoi sensi erano già pronti. Fiutava l’ aria intorno a loro e le spade ticchettavano sulle sue spalle pronte a squartare qualunque cosa. Fiutava. E intanto i suoi occhi erano mobili su quell’ intricata matassa di rami, verde e ombre.
Del lavoro che dovevano svolgere quei tre non gli importava, ma era sempre vicino a loro, in modo tale da poter intervenire velocemente e senza disturbarli nelle loro operazioni, e intanto controllava.
Per la prima volta sentiva su di sé cosa significava essere braccato, essere una preda, guardarsi intorno circospetto e pensare che dietro ogni ombra si potesse celare un nemico.
Che sensazione del cazzo! Odiava aspettarli. Odiava stare lì a fare da balia a quei ammassi di carne che non gli importava nulla di loro…odiava!
Ma poi si voltò; vide Kuro e si ricordò delle lotte all’ Eremo. Era ancora immaturo. Doveva imparare a coltivare l’ arte della pazienza.
Sorrise. Almeno non gli doveva andare a cercare anzi: quei deficienti facevano al caso suo. Delle ottime esche per “pescare dei bei pescioloni”.
Per cui attese in silenzio sempre scrutando quegli alberi, quelle ombre e fiutando l’ aria intorno a loro. Dette uno sguardo a Kuro gli si avvicnò lentamente senza mai perdere di vista i quattro che lavoravano incessantemente, e gli parlò.


Io mi apposto su un lato tu sull’ altro e Pakkun nel mezzo o al contrario-poca importa. Fa fiutare Pakkun dalla sua parte. Mettiamoci a mezzo cerchio in modo tale da poter tenere sotto controllo un’ area più vasta e poterli controllare e prevenire-spero proprio di no, un attacco a sorpresa. Forse sarà il caso di piazzare qualche trappola che dici? In ogni caso teniamo gli occhi aperti…è tutto troppo tranquillo…troppo. E siamo in un posto dove tendere un imboscata è troppo semplice. Se succede qualcosa avvertimi.

Infatti i timori del Kaguya erano fondati: vi era qualcosa nei profumi della foresta diverso dal solito. Ma cosa fosse non lo poteva dire. Le spade erano già in posizione e forse, tra poco, avrebbe fatto la conoscenza della progenie.
Si appostò alla sinistra, vicino alla nipote del capovillaggio, ad una distanza di cinque metri, tenendo costantemente sotto osservazione lei e i tre uomini. E intanto i suoi sensi fiutavano l’ aria circostante. Sperando che Kuro e Pakkun facessero la loro parte








Stm 88

FIUTO Lv 5

Stm88-2=86



//L' idea è quella di metterci a semicerchio io da una parte, Kuro in mezzo e Pakkun dall' altra. Sfruttare le abilità sia mie che di Pakkun per fiutare la zona e prevenire eventuali attacchi a sorpresa. E piazzare anche qualche trappola non si sà mai. In modo tale possiamo sia guardarci le spalle a vicenda, avvertendoci in caso di attacco, sia che quelle dei ragazzuaoli senza allontanarci troppo gli uni dagli altri. //
 
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view post Posted on 17/12/2012, 20:11
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GdROff - Si avevo già pensato sia al fiuto che alle trappole. - GdROn

I piedi dei cinque si muovevano lesti e veloci. Neanche un rumore proveniva dal contatto col pavimento con le suole della giovane Yura e due due abili taglialegna, mentre quelli di Kaito pestavano legnetti di tanto in tanto. Kuro era ancora in volo, ormai stava abituandosi sempre di più a restare in quella condizione, veniva lui naturale e finchè avesse avuto le forze in corpo, avrebbe continuato a mandare avanti quell'abilità tramandatagli da suo padre e suo fratello. Pakkun ancora sulla sua spalla, aveva ormai perso quel mal di mare che l'aveva quasi colpito all'inizio dell'avventura ed anche anche lui si sentiva perfettamente a suo agio su quella nuova "vettura" volante. Passarono i minuti ed il gruppo sorpassò l'altra compagine, senza cenni ne saluto, come se non si fossero mai visti prima, per dirigersi in quella zona designata al disboscamento. In men che non si dica, quel che aveva annunciato in precedenza il vecchio, si avverò: colpi veloci, perfettamente mirati e secchi. Il primo albero venne abbattuto in circa due minuti, le vene pulsavano sulle braccia dei taglialegna che si apprestavano a continuare l'opera.

(Com'è possibile che semplici uomini riescano ad avere la forza di fare questo?)

Intanto Kaito sembrava parlare, dire qualcosa ai presenti, mentre parte del gruppo iniziava a portare i tronchi verso gli addetti alla creazione delle strutture difensive. Il fatto che avevano già trascorso del tempo insieme sembrava dare la confidenza necessaria al Kaguya per parlare tranquillamente, ma l'essere alleati per un tempo indeterminato, non fa di due persone dei grandi amici; Kuro aveva avuto un solo amico ed era morto per mano del Mizukage, che era seduto sul trono di Kiri a non fare nulla. Era l'unica vendetta ch'egli bramava, lui che odiava la violenza, l'avrebbe usata solo su colui che l'aveva cacciato ed esiliato, non l'aveva compreso e l'aveva addirittura colpito sul volto con la sua lama. Presto sarebbe giunta l'ora della vendetta.
i suoi pensieri sfioravano il suo passato, mentre Kaito continuava ad ideare un piano, una nuova formazione, un qualcosa che poteva tornare utile, ma Kuro d'altro canto, non proferì parola, solo un gesto con la testa verso Pakkun, indicandogli di scendere ed agire. Lui intanto, librava verso la zona ancora piena di alberi ed afferrati dei kunai, iniziò a creare alcune perfette trappole, adeguatamente nascoste dalle fronde. Chiunque si fosse avvicinato, qualunque creatura avesse calpestato quello spiazzo di terra lungo circa due metri, si sarebbe ritrovato delle aguzze spine metalliche in corpo.
Intanto, finito questo, si avvicinò a Yura, sfoderando a gran velocità la sua lama; la afferrò poderosamente e provò ad emulare quel che i taglialegna stavano facendo da ormai circa mezz'ora: provò a colpire l'esatto punto in cui i tre usualmente andavano a cozzare con le loro lame, imprimendo tutta la forza che aveva nei muscoli, risparmiando però il suo chakra.


CITAZIONE
[Frz: 208]
[Att: 208 + 10 (Shinso) : 218]

<tecnica> -Abilità nel Piazzare Trappole- (Stm: -3) [Liv 6 : 4/10] "Chi possiede questa abilità riesce a piazzare trappole. Per piazzare una trappola bisogna Eludere o Sostituirsi da un attacco avversario. Per individuarle l'avversario dovrà usare questa stessa abilità o il fiuto, altrimenti verrà intrappolato nel tentativo di cercare l'avversario.La trappola ha diversi effetti, ma comunque l'attacco durante il turno successivo a quello in cui si è piazzata la trappola viene potenziato di 1/10 rispetto al totale.
Liv 6 : Infligge 5 danni al nemico
[Stm: 145,5 - 3: 142,5]



Pakkun usa Fiuto
[Stm: 209 - 5: 204]
 
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ecthelion della fontana
view post Posted on 2/1/2013, 16:12




//Pc nuovo finalmente e stop problemi di connessione. Purtroppo ho perso un po' la mano, ma spero di recuperare a breve. Scusate il ritardo, ma vi assicuro che verrà premiato a tempo debito. Ps, diamoci dentro ora che le condizioni universitarie avverse si sono sistemate (ho terminato alcuni corsi prima delle vacanze)//

Erano genin esperti.
Lo si vedeva dallo sguardo e dal fisico, tuttavia la conferma definitiva si ebbe quando si prepararono per difendere al meglio la parte di foresta in cui i boscaioli avevano deciso di abbattere gli alti alberi per mandare materiale ai compagni, impegnati nell'erigere una palizzata a difesa del villaggio. Giù erano rimasti numerosi uomini, pieni di buona volontà e molto abili, tuttavia l'elite era salita con loro ed il compito di proteggerli era il più importante fra quelli affidati alle due squadre. Avevano subito potuto notare l'impressionante abilità del trio e poi quella della ragazzina che li superava di anni luce come maestria; avendo abbattuto due alberi in pochi minuti e le loro scuri non si accennavano a fermare. I tronchi scendevano lungo il declivio strappando dal terreno steli di felci ed erbe che erano cresciuti sulla pista di discesa che eliminava la fase del trasporto per velocizzare la costruzione di difese.
Nel frattempo i due ragazzi, già compagni di battaglia all'eremo dei cani, pensarono ad una strategia che permettesse loro di proteggere nel miglior modo possibile la squadra, garantendo la miglior visuale ed uno studio ottimale di ciò che avevano attorno. Il libero optò per posizionare delle punte metalliche infisse nel terreno: trappole che avrebbero facilmente infilzato un paio di avversari che avessero provato ad attaccare da quel lato mentre la fida evocazione ed il Kaguya di Kiri optavano per lo studio del territorio attraverso i vari sensi. La vista era affaticata dai giochi di luce ed ombra che si creavano fra gli alberi. Alcuni raggi filtravano illuminando zolle di terreno e radici mentre pochi metri più in là l'ombra avvolgeva lo sguardo, impedendo di distinguere corpi e oggetti. Luminosità così contrastanti, unite alla monotonia ipnotica dei fusti legnosi dalla corteccia rugosa e marezzata di rosso delle conifere impedivano di avere una percezione visiva sufficiente.
L'udito era limitato dalla presenza dei forti colpi di scure che mordendo l'alburno, riecheggiavano lungo la pianta e fra le fronde dei pini. I colpi ritmici cadevano con frequenza elevata ed il vantaggio che avevano quei boscaioli nel saper continuare a lavorare senza stancarsi eccessivamente, diventava ora un deficit che inibiva l'udito degli uomini preposti alla loro protezione. L'olfatto fine dei due invece avvertì fragranze dissonanti. Odore di fumo proveniente dal villaggio, profumo di muschio calpestato mentre ascendevano a quella che stava lentamente divenendo una radura. Fragranza di legno fresco tagliuzzato e vapori di resina unito all'acre odore dell'humus fertile che giaceva ai loro piedi, frutto della decomposizione del materiale cellulosico che la stessa foresta produceva. Tutto quello che sentivano assonava totalmente con il concetto di foresta cui erano abituati a pensare, tuttavia fu Pakkun a notare per primo come mancasse qualcosa a quel posto, una stonatura che gli fece rizzare il pelo sopra la colonna vertebrale: non percepiva l'odore di nessun animale: rettile, uccello o mammifero che fosse.
La zona era vuota, disabitata. Si erano forse allontanati a causa dei boscaioli e delle loro scuri rumorose oppure vi era lo zampino del falso Dio?

 
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Dampyr
view post Posted on 3/1/2013, 13:48






Che silenzio che vi era! Scandito dal ritmico rumore delle asce che spezzavano, tagliavano tronchi d’alberi come se fossero di burro e non cessavano né di ritmo né d’intensità. E in mezzo a quell’unico rumore lo sfregiato era stranamente inquieto: alcune cose non gli tornavano vi era qualcosa di stonato, di sbagliato ma non riusciva a capire cosa. Non era quella foresta, che era come un muro verde che precludeva la vista, non era nemmeno quella strana sensazione che aveva; una sensazione d’inquietudine e di ansia no. Non era nulla di tutto questo. Era qualcos’altro che ora come ora non riusciva a mettere a fuoco e i suoi sensi captavano i profumi della foresta.
Pakkun dal canto suo era nervoso. Nervoso e i suoi occhi erano ancora più acuti e non lasciava trasparire nulla di buono. Ma se Pakkun si sentiva così voleva dire che aveva captato qualcosa; qualcosa che a lui ancora non sovveniva. Ma cosa? E si inginocchiò a terra, la spada infilzata in quel terreno umido e morbido, la mano per terra e i suoi sensi si acuirono ancora di più: era come se cercasse di cogliere il respiro, i rumori, la stessa aria e i battiti di ogni cosa che si trovasse in quel luogo. Sentiva le asce, i rami spezzati, l’odore del sudore e il respiro greve. Sentiva la leggera brezza tra le fronde degli alberi, il muschio e la terra bagnata, sentiva il ferro e il battito del suo cuore…sentiva, odorava ma vi era qualcosa di strano. Troppo strano e solo allora aprì gli occhi e scattò in piedi e gli occhi fendettero quel muro di rami, verde, arbusti e radici e il sole filtrava tra le foglie verde-scuro giocando con le ombre e i colori e lo Shura era ancora più inquieto. Inquieto perché aveva capito cosa non andava: non vi era nessun rumore proveniente dalla foresta. Nessun rumore né odore di animali! Quella foresta ne era priva ed era proprio questo che non gli tornava, il suo cervello aveva capito che vi era qualcosa di stonato ma dovette concentrarsi per riuscire a dare una spiegazione a quella stonatura.
Fece un gesto a Kuro di prepararsi e che vi era qualcosa che si annidava da quelle parti. Ora era ancora più di ferro il suo volto e i suoi occhi si guardavano intorno in cerca di qualcosa: da quando avevano messo piede lì dentro che non vi era né canto d’uccello, né odore di animale che cosa poteva significare?
Che fossero impauriti da quegli uomini? Troppo semplice come spiegazione e se pure lo fossero stati sarebbero scappati prima ma tracce e odori ve ne sarebbero stati; in questa situazione invece era diverso. Non vi erano già da prima. Per cui, forse, qualcosa gli aveva spaventati dall’inizio e fatti fuggire e dando per assodato che fossero anche abituati alla presenza di quegli uomini, visto che facevano parecchi viaggi per avere legna nella foresta, l’unica spiegazione era che quei maledetti erano lì intorno. O almeno erano da un po’ nella foresta ma dove non lo poteva dire con sicurezza, ma sicuramente tra poco avrebbero danzato! Di questo ne era certo e le lame cominciavano a danzare nell’aria.







Vta 41
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view post Posted on 17/1/2013, 23:19
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Solo le scuri si potevano udire forti ed impassibili sui tronchi degli alberi. Il via vai di gente per portare i tronchi a valle, ove l'altra squadra era pronta ad utilizzarli continuava senza sosta, ed ormai le trappole affilate di Kuro erano state applicate con attenzione. Pakkun e Kaito sfruttavano i loro sensi sopraffini per cercare di capire qualcosa ma nulla di tutto quello che potevano immagina accadde. Niente.
Erano nella foresta da circa qualche ora e neanche l'ombra di un pericolo, nemmeno uno di quei mostri con denti aguzzi pronti ad assalirli. Che fossero esseri senza odore ne forma? Che comparissero dal nulla senza lasciare traccia?


(Come'è possibile che nessuno di questi mostri sia presente? Dicono che si annidano qui intorno, ma non riesco a comprendere l'esatto motivo delle loro azioni. Eppure sono più che certo che quel chakra che li compone, dia loro poteri oltre ogni immaginazione. Lo speso almeno, preferisco che qualcosa sia visibile piuttosto che invisibile ed intangibile.)

Interagendo con Kaito tramite lo sguardo, mantenne la sua lama sguainata, iniziando a concentrare il proprio chakra, convogliandolo nelle sue mani, per scagliare un fendente potentissimo, nel caso in cui ve ne realmente fosse bisogno. Accarezzando l'elsa monocolore di Shinso, muoveva lentamente gli occhi a destra e manca per cercare di scorgere qualcosa. Poi parlò, insolitamente.

- Pakkun. Sei i miei..

Sospirò, quasi dispiaciuto. Ormai tutti sapevano quanto odiasse la compagnia, Kaito per primo.

- I nostri occhi. Confido su di te e su tua ogni minima sensazione. Ora è il vero momento di dimostrare quanto uomini ed evocazioni siamo forti assieme.

GdROff - Sono MORTIFICATO, davvero. Non è un periodo tranquillo e tra febbre, università e zero voglia di postare, non riesco per ora a dare il massimo. Mi sono cullato sul fatto che Ecth non si collega dal 4 gennaio ed eccomi qua, con questa cagatina! - GdROn
 
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view post Posted on 21/1/2013, 19:16
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.wanderlust

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*Uno stormo di corvi oscurò il cielo plumbeo che sovrastava le teste dei boscaioli li presenti. Il fumo proveniente dal villaggio anneriva la luce nitida che riusciva a filtrare tra le fronde degli alberi. Un odore malsano, sconosciuto ai sensi dei due Ninja e del cane vige in quel momento nell'aria circostante, inondando di sensazioni varie tutti i partecipanti alla battuta di legno. Solo lo stridio delle lame metalliche soleva interrompere l'irreale silenzio che si era instaurato da un paio di minuti a questa parte. In ogni caso, data la sporadicità di animali, la cui presenza era pressoché nulla, i ninja si accorsero che qualcosa non andasse, o almeno la scelta avanzata da entrambi era quella di mettersi all'avanguardia e notare un qualsiasi movimento inopportuno e inconsueto. Il "traditore" di Kiri sollecitò il proprio supporto di volgere i propri occhi verso ciò che indugiava nei dintorni. I boscaioli continuavano nel loro intento di raccogliere più legname possibile per alzare le palizzate e difendere il villaggio dall'eventuale attacco di quegli essere transeunti, pur sapendo che non sarebbe bastato a fermare la loro avanzata.

Qualcosa smosse i loro corpi.
Qualcosa coinvolse le loro menti.
Qualcosa di irreale, strano, già visto.

Flemmaticamente una tenue luce viola investì l'intera vallata, un flash colse le iridi dei partecipanti a quel banchetto, per poi librarsi in aria andando a creare una spirale nel cielo che assumeva le forme di un mero teschio. In seguito un vociare, simile ad un ronzio, si fece strada lungo i fitti boschi. Beh, l'evento a cui stavano ammirando gli occhi degli uomini era un qualcosa che difficilmente si sarebbe potuto definire "empirico". Mostriciattoli dalle strane fattezze si susseguivano l'uno dietro l'altro dall'apice della montagna, era un'armata a dire il vero, erano più di un centinaio. Tutti agguerriti che inneggiare alla battaglia imminente. Eppure avevano fallito, i loro sensi resi fallaci da un potere che li sovrastava, neanche il cane con tutte le sue peculiarità da evocazione era riuscito a identificarli. La parola che si poteva identificare nel corredo umano era solamente "Dio", probabilmente si riferivano a Watashi e quest'ultimi erano i suoi servitori.

La direzione intrapresa da quegli esseri risultava essere conforme a quella che portava al villaggio, l'attacco sarebbe avvenuto da lì a pochi minuti e le cose non sarebbero andate nel verso giusto. Urli di battaglia provenivano dall'ammasso di carne putrida, parole incomprensibili si susseguivano. I boscaioli persero la forza nelle mani facendo cadere a terra le asce, il tonfo, seppur labile, risuonò in tutto l'ambiente. La paura, la tensione aveva causato in loro un mero sconforto, portandoli ad assumere visi sconvolti. Si, è facile prodigare le proprie forze per un bene comune, per difendere il proprio villaggio prima dello scontro con i nemici. E' quella la parte più difficile da comprendere, come può un mondo così imperfetto permettere ad un essere del genere di esistere?

Eppure erano lì, diretti ad commettere un genocidio per opera del proprio signore.
L'avrebbero permesso?



// Oh, bene, so much. Sarò io il vostro master fino alla fine della missione e ve lo dico già da ora, sono un sadico. :omicid: //
 
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view post Posted on 29/1/2013, 19:43
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Il tempo stava viaggiando, senza sosta, con tutta la calma del mondo. Dal villaggio si ergeva il calmo e solito fumo dei focolari accesi dai cittadini per riscaldarsi, visto che la notte stava per calare a breve. Solo legna marcia e vecchia veniva utilizzata, quella in ottimo stato era ancora sotto il controllo delle guardie, per la creazione delle palizzate. Proprio per la mala composizione del legname usato per appiccare quei falò, il colorito del fumo era ben diverso dal solito grigio scuro e acceso. L'odore non giungeva fino all'accampamento nella foresta, e non appena i ninja iniziarono ad accorgersi che una malsana puzza, incomprensibile e sconosciuta, perfino alle narici del cane ninja, Kuro si allarmò, sfoderando nuovamente la sua Shinso, accentuando i propri sensi. Qualcosa stava cambiando, le loro capacità ninja non li avevano aiutati affatto, erano più simili a normali cittadini o boscaioli di quando mai lo fossero stati prima d'ora. Tutto era confuso, il cielo iniziava a oscurarsi, con strane nubi apparse dal nulla, che vorticose si riunivano in un unico punto, dal quale spuntò una flebile luce violacea. Quel colore sparò la mente di Kuro nel suo passato, aveva già visto quel colore, aveva già vissuto quella sensazione, forse quell'odore era stato già percepito prima d'ora.

(Wa..Watashi? Esiste davvero?)

Un brivido iniziò a pervadere il corpo del ragazzo, una sensazione di sconcerto e paura iniziava a viaggiare ad altissima velocità nelle vene, quel che lui aveva sempre cercato di omettere e nascondere stava per apparire: la paura in lui. La sua mente iniziava a passare tra un ricordo e l'altro, cercando di sfogliare i capitoli delle sue avventure come in una ormai folta libreria; doveva capire dove aveva sentito parlare di quell'essere, di quel "Dio".
Lentamente nella sua mente iniziava a materializzarsi qualcosa, un labirinto, dei corpi ricoperti di sangue, delle catene..L'illusione di essere quasi morti, di dover salvare la vita a quelle persone. Ora ricordava tutto, appena giunto nel paese della Pioggia, era li che l'aveva già vissuto.
Convinto di essere l'unico ad aver realmente vissuto quelle sensazioni, ad aver avuto quella "visione", si svegliò da quel perpetuo sonno che la mente e la paura avevano provocato in lui. Fortunatamente nulla era cambiato, nessuno si era accorto di cosa fosse accaduto a Kuro, ma quelle piccole nubi presero la forma di un teschio, ed iniziarono a crescere dal nulla infime forme di vita, che come un battaglione urlava ed ansimava, bramoso di morte. Dall'insolita forma, munite solo di artigli, come erano state descritte, non avevano minimamente dato retta ai cinque presenti in quel posto. Erano intenzionati a raggiungere la loro unica meta: il <villaggio. Giunti li avrebbero senz'altro messo sotto assedio il posto, dovevano sbrigarsi, dovevano farcela!


- Kaito! Forza! Dobbiamo attirarli qui! Non possiamo lasciare che raggiungano il Villaggio!

(Nessuno morirà per un mio errore.)

Socchiuse gli occhi, si girò di scatto iniziando ad elaborare una strategia per renderli impegnati, almeno per attirare la loro attenzione. Poi guardò Kaito, sperando facesse lo stesso. Non C'era tempo per spiegare, ma il Kiriano era un ninja in gamba, avrebbe capito al volo le intenzioni di Kuro.
Con un fendente per assestato, fece capitombolare tra se e i mostri un tronco d'albero piuttosto secco, ricoperto d'edera e foglie, poi impastando il proprio chakra e socchiudendo gli occhi, rilasciò una possente quantità di chakra elettrico su quel tronco, cercando di incendiarlo. Se ci fosse riuscito, l'erbaccia e i tronchi secchi avrebbero condotto le fiamme proprio dove lo sciame di mostri stava nascendo. Con un pizzico di fortuna avrebbe richiamato la loro attenzione, e perchè no, avrebbe danneggiato quelle bestie.


(Fai lo stesso Kaito, aiutami ad appiccare quel focolare.)
 
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Dampyr
view post Posted on 29/1/2013, 22:47






Kaito era nervoso. I suoi occhi erano fermi, anche la sua figura, ma i suoi sensi quelli erano un'altra storia. Acuendoli ai limiti che poteva permettersi ascoltava i rumori, i suoini, il respiro di quella foresta che, era sicuro di questo, faceva da ricettacolo, nido, madre, per quegli esseri ripugnanti di cui non aveva ancora avuto il piacere di confrontarsi.
Lo Shura era come sempre calmo, concentrato e le sue mani d’acciaio erano su quelle else ossee. E poi si iniziò. Dal nulla come sempre succedevano queste cose, il nulla tanto caro agli incubi, ai demoni, dove non ve nulla; dove vi è la fusione tra finito e infinito, dove tutto può ecco che proprio dal nulla si incominciò quella guerra.
Anche lo Shura ora ci si trovava in mezzo – con sua somma gioia è chiaro – ma seppur le storie erano sempre affascinanti avere a che fare con la Progenie dal vivo era tutt’altra storia. E questa storia doveva concludersi come tutte le storie a cui aveva partecipato lo Sfregiato di Kiri: con il sangue, la morte e la vittoria. Non poteva permettersi ancora di morire. Doveva vivere e non sarebbe stato né watashi, ne chiunque avesse a che fare con lui a fermare la sua corsa; neanche quelle nubi che ora vorticavano in cielo e in esse risplendeva una luce viola.
Luce viola che pulsava come il sangue nelle sue tempie; luce viola che annunciava la guerra e l’avvento di un Dio che voleva rubargli la sua preda e la sua vendetta. Luce viola.
Incubi portava. Morte era in essa. Il mondo non era più un posto per uomini ma il terreno di caccia di un “DIO” che tutto era tranne che una divinità. Ma in ogni caso si era in guerra e la guerra era madre, padre e ultima estrema sorte per un clan così glorioso e così schiavo delle nebbie assassine.
E quella luce formò un teschio – certo che ne aveva di fantasia questo watashi – e i due silenziosi shinobi erano già pronti. Un teschio. Vessillo di morte e un ammonimento a quello che poteva succedere. Non pensava quella Progenie o chi per loro che li vi era qualcuno che era nato in un clan dove guerra e ossa andavano di pari passo.
Non temeva la morte. Non temeva quelle cose e guardò quel teschio e diventò ancor più concentrato: watashi e la sua Progenie iniziavano a fare sul serio! Era il momento di far vedere al mondo cos’era un kaguya. Cos’era lui. Chi era realmente Kaito Kaguya! Ne aveva passate tante per spaventarsi di una lucetta viola e di un teschio ma quello che vide dopo…quello si che, sembra impossibile, gli fece correre sulla schiena un brivido freddo.
Centinaia di quegli esseri si riversavano dal fianco di una montagna come lava nera che avrebbe distrutto il mondo.
Non gli aveva sentiti. Non gli aveva percepiti! Ebbene si Kaito Kaguya, lo Shura delle nebbie era stato reso impotente e solo allora capì con chi avesse davvero a che fare. Guardò gli insondabili abissi di terrore…e riemerse.
Riemerse ora più consapevole con chi avesse a che fare e i temibili poteri che si erano riversati sul mondo…divenne ancora più freddo e glaciale. Respirò profondamente – il lungo respiro prima del balzo- la concentrazione assoluta prima della battaglia. La consapevolezza che forse tutto ciò andava ben oltre le sue capacità da uomo: ma lui era Kaguya!
Lui aveva qualcosa da fare in quel mondo ancora. Una promessa da mantenere e una tomba che urlava ancora il suo nome. E il vento e l’odio che erano nel suo cuore. Deglutì. Chiuse gli occhi e disse qualcosa sotto voce.
Fu un labile sospiro e poi scattò. I maledetti andavano verso il villaggio con l’intento di uccidere chiunque…bene.
Lo avrebbero fatto di sicuro, visto chi era la protezione. Tre deficienti di ammassi di sangue che tutto erano fuorché guerrieri. Ma lui aveva un compito. Un ulteriore e ultimo compito prima di fare quello che aveva promesso s quella croce. Doveva salvare quel villaggio. Lo avrebbe fatto ma non per Kiri o per altri ma solo perché era un ultimo ostacolo ai suoi progetti.
E fece quadrato con Kuro. L’unico che rispettava. L’unico che non fosse una macchia grigia in un mondo incolore. E capì immediatamente quello che doveva fare. Bloccare la loro avanzata e ucciderli tutti in un bel combattimento. Avrebbero provato su quelle pelli viscide che nel mondo vi era qualcuno, vi erano uomini che non avevano paura né di loro né del loro Dio da strapazzo.
E questi rispondevano al nome di: KAGUYA!
E scattò. Le lame che balenavano nelle sue mani. Un ronzio tagliente e sinistro. Alberi che si abbattevano e la tecnica di fulmine che partì ad incendiare e a dare aiuto al silente spadaccino per bloccare e far retrocedere quei schifosi.
Se c’era un demone lì in mezzo quello era solo lui!
Ma cè l'avrebbero fatta? la loro strategia si sarebbe rivelata giusta? occhi rossi in quegi demoniaci della progenie...e le lame che danzavano.








Vta 41
Stm 96



//Mi accodo alla strategia del buon alessio. Era anche la mia strategia: appicare un fuoco tagliando tronchi ecc ecc per bloccare la loro avanzata.
scusate se il post è caccoloso ma l'ho scritto di fretta causa sonno e stanchezza. In caso ho ricaricato la stamina al massimo visto le azioni morte. Se servono calcoli edito.//
 
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38 replies since 21/11/2012, 23:51   710 views
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