Geografia e Rotte

« Older   Newer »
  Share  
CelePino
view post Posted on 17/2/2012, 17:50 by: CelePino

The Pine

Group:
Member
Posts:
18,096
Location:
Rugiada

Status:


PAESI MINORI


2gt7let
2gt7let

KUSA NO KUNI
KUSA NO KUNI



Nome Paese: Kusa no Kuni, il Paese dell'Erba.

Capitale:
Kawami.
Villaggi principali: Ichinyo, Sueshi, Kogama.

Descrizione: Un'immensa, infinita distesa verdeggiante è lo spettacolo che si presenta a qualsiasi viaggiatore che entri nel Paese dell'Erba. Una piatta pianura, che si protrae per miglia e miglia, punteggiata solo talvolta da qualche bassa, insignificante collina. Ogni cosa, in questo piccolo lembo di terra stretto fra tutti gli altri paesi, sembra essere stata ridotta rispetto alla sua dimensione originale: le colline non sono che piccoli rigonfiamenti del terreno, i laghi poco più di stagni, i fiumi dei semplici rigagnoli che bagnano il fertile terreno. Persino gli stessi steli d'erba paiono più sottili e minuti rispetto a quelli del resto del mondo. Eppure, inoltrandosi all'interno del Paese, la pianura diviene improvvisamente brulicante di attività: grandi campi, coltivati con ogni tipo di piantagione, ed immensi pascoli si perdono a vista d'occhio, stendendosi quasi fino ai confini di Kusa no Kuni.
Il fertile terreno, infatti, reso tale dalle immense falde acquifere nel sottosuolo, permette raccolti abbondanti e consente agli animali di crescere sani e forti, facendo del Paese dell'Erba uno tra i principali produttori di alimenti di ogni genere. Casolari isolati e piccole fattorie, distanti ore ed ore di marcia le une dalle altre, controllano enormi appezzamenti di terreno, senza che nemmeno un piccolo lembo di terra venga sprecato.
Eppure, l'immagine di abbondanza e ricchezza che emerge da questa prima occhiata al Paese è completamente errata: i contadini che sorvegliano quei campi, lavorando duramente ogni giorno, fino allo stremo delle forze, vivono in un costante stato di miserie, avendo a malapena di che sfamare la propria famiglia. I beneficiari della grande ricchezza del Paese sono i mercanti, i possessori di quasi tutto il territorio. Tali individui traggono un guadagno enorme dal commercio estero dei prodotti di Kusa no Kuni, accresciuto ulteriormente dalla misera paga che ricevono i loro sottoposti. Una forma di schiavitù moderna, che si nasconde agli occhi con un sottile velo, ma del tutto simile a quella arcaica.
Allo scenario della campagna, si contrappone quello dei pochissimi villaggi che sorgono in questo Paese: tanto grandi da sembrare città, ospitano le lussuose ville dei principi dei mercanti, uomini viziati e corrotti, tanto ricchi da rivaleggiare persino con il Daimyo. Contrapposte alla loro vita sfrenata e piena di piaceri ed alle loro immense dimore, vi sono le residenze nei quartieri più poveri, occupate dai braccianti che, dopo aver perso il proprio lavoro nelle campagne, cercano rifugio in città, sperando di trovare miglior fortuna. In realtà, la povertà è ancora più acuta che nei campi e molti di questi uomini si riducono a diventare criminali per poter sopravvivere. In queste zone, i crimini sono all'ordine del giorno: furti, aggressioni, stupri, omicidi. Il governo locale per molto tempo nascose semplicemente tale situazione agli occhi degli altri Paesi, lasciando che fossero i criminali a risolvere ogni divergenza interna. Solo con l'ascesa al potere dell'ultimo Daimyo, la situazione sembrò, poco per volta, migliorare, anche se la risoluzione appare quanto mai lontana.

Storia: Kusa no Kuni non è mai stato, per quanto gli uomini posano ricordare, un Paese bellicoso. la sua grande fertilità ha immediatamente attratto i nomadi. Coloro che giungevano fino a queste pianure furono fra i primi ad abbandonare la vita errante e divenire popolazioni sedentarie, che vivevano degli abbondanti raccolti e dell'allevamento. Ma, non appena scoppiarono le prime guerre fra ninja, il Paese dell'Erba, ricco, privo di barriere naturali e di un esercito in grado di difenderlo, fu immediatamente invaso e messo a ferro e fuoco da ogni contendente. Al termine di questi tremendi conflitti, i più ricchi proprietari terrieri si riunirono in concilio ed elessero il primo Daimyo, Isao Natsuki, per poter tenere unita la nazione e fronteggiare una nuova, eventuale invasione.
Tale situazione si ripresentò solo pochi anni più tardi, quando molteplici eserciti si apprestarono ad invadere nuovamente Kusa no Kuni. Isao, in preda al terrore, consapevole che il piccolo ed impreparato esercito che era stato costituito in quegli anni sarebbe stato facilmente spazzato via, fece l'unica cosa che avrebbe potuto salvare il suo Paese: offrì viveri ed oro agli eserciti nemici, sperando così di allontanarli. Ed il piano, incredibilmente, funzionò. I soldati deviarono dal loro percorso ed invasero i Paesi vicini, senza nemmeno toccare Kusa no Kuni. Gli altri mercanti furono indignati da un tale comportamento e si riunirono nuovamente, ordendo un colpo di stato per insediare un nuovo Daimyo che potesse realmente proteggerli. Ma quello stesso esercito che era stato costituito per la difesa del Paese fu utilizzato da Isao "Il codardo" per mantenere il proprio potere.

La situazione si mantenne stabile per quasi vent'anni, fino a quando il figlio di Isao, Noriaki, succedette al padre ormai morente. La sua politica, però, fu uguale a quella già attuata: ogni volta che i nemici si avvicinavano al Paese dell'Erba, l'oro ed il cibo li distoglievano rapidamente dai loro propositi di invasione. La politica repressiva e il potere sempre più grande dei principi dei mercanti, però, fecero dilagare la corruzione anche all'interno di Kusa no Kuni: i ricchi acquistavano sempre più potere, mentre i poveri divenivano sempre più miserabili. L'intero Paese, entro cent'anni, divenne possesso esclusivo di una ventina di famiglie ricche, che si fregiavano del titolo di "nobili", mascherando ogni loro azione e desiderio di profitto con il bene superiore della nazione.
Nulla mutò nei decenni successivi nell'ordinamento di Kusa no Kuni, fino a quando le violente guerre fra i Villaggi ninja fecero affluire un gran numero di profughi nel Paese. Persone povere e disperate, che cercavano cibo e protezione, ma che ingrossarono solamente le già immense file dei contadini poveri. Tra questi profughi, giunse anche un ninja, chiamato Youhei. Nessuno sapeva da che nazione provenisse, ma le sua grandi capacità fecero sì che il Daimyo, Etsuo Natsuki, lo notasse immediatamente e lo prendesse al suo servizio. Come un automa, nel corso degli anni Youhei svolse qualsiasi compito che gli fu ordinato, senza mai protestare, senza mai chiederne il motivo.

Un giorno, però, quando fu inviato a distruggere un covo di ribelli, tornò ferito, con in braccio un bambino ancora in fasce. Senza dire nemmeno una parola, affidò l'infante ad Etsuo, che non aveva figli, e smise di eseguire qualsiasi ordine. In breve tempo, rifiutandosi di mangiare e bere, Youhei morì. Nessuno seppe mai cosa fosse successo durante quella missione, chi fosse quel bimbo e perchè Youhei avesse deciso di morire. Venticinque anni dopo, alla morte di Etsuo, quell'infante, ormai divenuto un uomo, fu eletto Daimyo. Il suo nome era Yasu Natsuki e fu il primo fra tutti i signori del Paese dell'Erba ad accusare alcuni dei principi mercanti di corruzione e violenza e a farli condannare a morte. L'esercito, sotto suo ordine, venne potenziato e assunse compiti di polizia interna, tentando di diminuire il tasso di criminalità nei quartieri poveri e di migliorare le condizioni di vita dei contadini. Con l'inizio del dominio di Yasu, molti fra i principi mercanti dichiararono decaduta la dinastia Natsuki, dato che il Daimyo era stato adottato e non generato, e conclusa la prima era del Paese dell'Erba. Molti, a riguardo, mormorano che i mercanti stiano progettando un nuovo colpo di stato per instaurare un nuovo dominio, ma sembra in realtà impossibile rovesciare Yasu dal suo trono, almeno sino a quando una serie di lotte intestine tra bande criminali locali e straniere non iniziano a imperversare per il Paese, attratte dalla sua posizione strategica privilegiata e dalle prospettive di guadagno conseguenti. La reazione di Yasu fu blanda e irresoluta, rivelando buona parte delle sue debolezze caratteriali; in meno di un anno, la città di Ichinyo venne in gran parte distrutta da quello che parve un attentato terroristico dinamitardo, e buona parte del Paese cadde in uno stato di paranoia collettiva. Una condizione che, sfortunatamente per Kusa no Kuni e i suoi abitanti, ha contagiato più di ogni altra persona lo stesso Yasu.

Daimyo: Yasu Natsuki
  • Descrizione fisica: Yasu ha circa trent'anni, sebbene i suoi capelli brizzolati e le rughe sul volto lo facciano sembrare molto più vecchio. Non è un uomo particolarmente alto, ma la sua corporatura possente e lo sguardo duro, quasi crudele, è sufficiente a mettere in apprensione molti. La sua pelle è piuttosto scura e la barba gli adorna il mento, conferendogli un aspetto ancora più marziale. E' solito indossare un'armatura verde e blu e portare al fianco una lunga katana, sulla cui lama sono incisi i kanji "giustizia" e "dio". Quando si allontana dal suo palazzo, è sempre protetto da una schiera armata.

  • Descrizione caratteriale: Descrizione psicologica: Nonostante il suo aspetto fiero e crudele, Yasu è sempre stato una persona di buon cuore. Accoglie tutti gli stranieri in difficoltà e non tollera nessuna forma di violenza o di illegalità nel suo Paese. E' anche però estremamente severo, tanto da sembrare persino crudele a molti: qualsiasi atto illegale viene punito con la massima severità e non sono affatto rare a Kusa no Kuni le esecuzioni capitali. Dal suo volto non trasparivano mai le sue emozioni o i suoi pensieri, ma solamente un'aura di rigore e giustizia; in gran parte, quest'aura granitica è andata dissolvendosi, soppiantata dalla paranoia che da mesi sta avvelenando il suo cuore.
Rapporti con gli altri Enti:
  • Neutralità: Fuoco, Vento, Acqua, Fulmine, Suono, Terra, Cascata, Pioggia, Ferro, Fiume, Cielo, Pietra, Gelo, Paludi, Onde, Terme.
  • Sospetto: Akatsuki.




20z9tl0_th
20z9tl0_th

TAKI NO KUNI
TAKI NO KUNI



Nome Paese: Taki no Kuni, il Paese della Cascata.

Capitale: Kaijūatama.
Villaggi Principali: Imatakare, Matakarei, Kareimata.

Descrizione: La leggenda vuole che la particolare conformazione del Paese delle Cascate sia dovuta all'incursione d'un gigantesco demone dalle mille code che, stanco d'un lungo cammino intorno al mondo, decise di sedersi sul monte oggi conosciuto come Kigen, scavando così, con il solo peso delle sue ossa diramate, numerosi canali lungo tutto il territorio, che poi si riempirono, una volta issatosi, dall'immensa sorgente che casualmente liberò spaccando la roccia. Incredibilmente, proprio questa leggenda è la spiegazione più logica per giustificare la conformazione stranissima del Paese, dato che la natura rocciosa del sottosuolo non fa capire agli studiosi come sia possibile che vi siano gole così profonde (le più piccole sono a non meno di venti metri da quelli che i paesani chiamano "Manto", cioé la parte piana del Paese) e così numerose, tutte riempite nel fondo da un fiume rigoglioso che condividono incredibilmente tutti la stessa origine, cioé le pendici del monte Kigen. I paesani si rifiutano di dare un nome preciso ai fiumi, dato che sono così tanti (almeno una cinquantina) e sono tutti uniti tra di loro, rendendo quindi spesso difficile riconoscerli gli uni dagli altri, ma c'è da notare come tutti condividano la straordinaria presenza di cascate, rendendo ancora più difficile capire come si siano formati tali letti. In ogni caso, lo spettacolo che ne deriva è davvero suggestivo, specie nelle zone dove il "manto" subisce bruschi intervalli d'altezza o nelle coste (alte e rocciose), dov'è possibile visionare grandissime cascate sbucare fuori dalle Gole fino a rigettarsi in quella sottostante o nel mare. Nonostante la bellezza del paesaggio, che intervalla rigogliose foreste simili a quelle del Paese del Fuoco con paesaggi montuosi dall'aspetto duro e, appunto, cascate, è impossibile navigare lungo i fiumi a causa della velocità del corso e della presenza di intervalli d'altezza spesso ampi e troppo numerosi, rendendo assai difficile il movimento all'interno del Paese, favorito solo dalla grande presenza di ponti nelle vie di comunicazione principali.
La principale fonte economica del paese è la coltivazione, nonostante il territorio poco affine, e dei suoi derivati. Famosa è in tutto il mondo la "Mela del Mostro", che cresce solo in queste zone, una mela rossa con striature nere e al suo interno una polpa scura, dall'aspetto poco invitante, ma molto dolce ed incredibilmente tenera, usata spesso nella creazione di sidro importato al di fuori del Paese.
I villaggi del Paese sono pochi e tutti costruiti sul "manto", costretti dalla presenza di gole a rimanere piccoli, restando quindi minuti centri spesso sconosciuti al Daimyo. Contrariamente a questi sono i tre grandi villaggi, costruiti tutti e tre sulla stessa base, Imatakare, Matakarei e Kareimata, oltre la capitale Kaijūatama. I villaggi, o meglio dire le città, hanno un'importante funzione essendo costruiti in luoghi strategici cruciali per la difesa del territorio: Imatakare è nell'angolo di congiunzione con i confini del Paese della Terra e del Paese dell'Erba, Matakarei è invece nell'angolo trai confini del Paese del Fuoco e quello della Neve, mentre Kareimata si trova a nord, dando sul mare. La loro struttura è estremamente funzionale, mura spesse a difenderli, case semplici e compattate, beni di prima necessità sempre a portata di mano, ma soprattutto in tutte e tre v'è la presenza dell'Otawā, una gigantesca torre-fortezza a base quadrata, che s'issa per diverse decine di metri verso l'alto con pareti bianchissime e migliaia di finestre, pronta ad osservare ogni movimento. La cima di queste torri è aperta, mostrando anche da lontano un immenso cumulo di legna pronta ad essere arsa, per segnalare ad avamposti minori un imminente pericolo con un sistema di fiaccole fino a raggiungere la capitale.
Kaijūatama, invece, è ben lontana dalle città appena descritte. Già raggiungerla è molto più difficile, essendo costruita sull'apice del monte Kigen, ma anche solo intravederla presenta uno spettacolo immenso. Costruita proprio dentro un cascata, creata dal grande lago che è la sorgente d'ogni fiume del paese e il primo dei fiumi che si diramerà in tutti gli altri, dal letto largo un paio di chilometri, sbuca la struttura di Kaijūatama tanto bizzarra quanto bella. Dallo scrosciare perpetuo dell'acqua sbucano fuori, per tutta l'ampiezza, delle colonne circolari grandissime che si diramano e si intrecciano tra di loro come le mitologiche code del mostro, issandosi verso il cielo o buttandosi verso il fiume, mostrando un intricata vita persino sulla loro "pelle" rocciosa, con un numero indecifrabile di pontili e collegamenti tra una e l'altra. A far apparire ancor più mostruose le "code" è il loro apice, che termina con una vasca dal bordo seghettato che riversa acqua, probabilmente collegate alla sorgente soprastante. Un vero spettacolo.

Storia: Ogni Daimyo, dalla fondazione del villaggio da parte d'un piccolo gruppo di nomadi ammaliati dal posto all'ultimo della successione ereditaria, incluso l'attuale regnante, è tormentato da un peso tanto profondo quando infame: il Fallimento. Non uno dei regnanti è riuscito in tutta la storia del Paese delle Cascate a regalare un successo al futuro dei propri eredi, ma non si tratta propriamente d'inefficienza (esclusion fatta dei primi ed inesperti Daimyo) quanto di pura sfortuna o di svantaggio.

Durante i tumulti della fondazione di Villaggi e Paesi più giovani, il già consolidato Paese della Cascata, mosso dal Daimyo Hinshi Fōru, decise d'immischiarsi e allargare lo spazio vitale delle proprie genti, costrette dal territorio a vivere in villaggi molto piccoli. Organizzata una grande armata di Samurai, capeggiata da Hinshi stesso, grande guerriero, partendo dall'appena fondata Kaijūatama si mosse alla volta del Paese del Fuoco, deciso a conquistarne una buona fetta. Caso volle che quella truppa non raggiungesse neanche il confine, uccisa quasi tutta durante il cedimento d'uno dei ponti più lunghi e ampi del Paese, nel percorso obbligato per raggiungere le terre di Konoha. Nel terribile incidente, morì anche il Daimyo, chiudendo così definitivamente la campagna militare. Ma il suo successore, il giovanissimo figlio Fuun (costretto a diventare Daimyo all'età di quindici anni), si trovò con qualcosa di più grande di lui da affrontare. Spedizione inviata o meno, il Paese delle Cascate era entrato nel conflitto ed ora era una fragile preda nelle zanne dei lupi che la circondavano, in particolare della grande e potente Iwa, che subito spostò i propri ninja per divorare il lauto pasto.
Fuun, costretto a rimanere chiuso alla capitale dall'assedio dei Ninja della Roccia, fu costretto a compiere un gesto estremo, gettandosi con i pochi uomini che possedeva contro il nemico, conscio d'andare contro una morte certa. La battaglia fu breve e brutale, cessata nel giro di due ore senza neanche un sopravvissuto, esclusione fatta di Fuun che fu catturato e portato nel Paese della Terra dopo il rientro dei Ninja della Roccia, che studiato il territorio, non ebbero più alcun interesse nel farlo proprio, sfruttando la cattura per puri scopi economici. Chiesero un increscioso riscatto, che fu pagato dai consiglieri del Daimyo distruggendo così la già precaria economia del Paese.

Cessati i tumulti delle guerre, la situazione territoriale restò congelata, ma il continuo fallimento della successione Fōru continuò a segnare la Cascata. Negli anni a venire la liberazione di Fuun, il Paese subì un drammatico cambiamento di clima mite avvenuto a causa di un insolito movimento dei venti dai gelidi paesi dell'est, dando un colpo di grazia all'economia del paese a causa delle improvvise gelate. Morto il Daimyo, i suoi due figli si trovarono costretti a ritrovare un po' d'equilibrio, cercando di coinvolgere i paesi vicini in un mercato disperato e svantaggioso per le proprie terre che smosse un po' le casse della capitale, ma arricchì di gran lunga quelle degli estranei.
Ritornato l'equilibrio delle stagioni, finalmente il Paese delle Cascate poté riprendersi quasi del tutto e la sfortuna e i fallimenti dei suoi Daimyo si chiusero nella sfera personale, con incidenti o scandali. Caso è quello di Kinshin Fōru, che si scoprire avere ben tre figli dalla sorella Gomako. O ancora il caso di Jishin Fōru, morto per un taglio di pesce avariato. Ora, il peso di tutto quel male della storia è tutto sorretto dalle spalle della Daimyo Unko Fōru, ultima discendente della casata, che pare avere molta più forza d'animo e solidità dei suoi avi, nonostante ne condivida la tremenda sfortuna che l'ha pesantemente infortunata durante un incidente di cantiere nella costruzione d'una delle colonne che formano la capitale.

Daimyo: Unko Fōru
  • Descrizione fisica: Unko appare come una bella donna di quarant'anni, anche se il suo corpo, un tempo aggraziato e bello, ha subito un brusco mutamento a causa del destino. Il suo volto, ancora assai giovanile, è stato privato dei capelli e per buona metà, compreso l'occhio destro, è coperta da bende per coprirne le orride cicatrici, mentre la rimanente parte mostra una bellezza candida, con un sorriso sempre cordiale e aggraziato, imbellito dall'unico occhio scoperto da un bel colore smeraldo. Il corpo, sottile e affusolato, è costretto su d'una sedia a rotelle a causa della perdita di ambo le gambe, amputate a causa dell'incidente insieme al braccio destro. Nonostante tutti i suoi infortuni, sembra avere una forza smisurata, riuscendo ad essere completamente autosufficiente con un braccio solo.

  • Descrizione caratteriale: E' una donna come poche, decisa e combattiva, pronta a dare l'anima e il corpo per la propria causa. Nonostante il passato che si trascina addosso con una certa vergogna, in particolare nelle riunioni con gli altri Daimyo, rimane sempre impassibile ad insulti e a discriminazioni, sicura di portare nuova luce alla sua casata. Dopo l'incidente, non potendo più dimostrare la forza del corpo, è diventata una grande oratrice e spesso è difficile seguirla, distruggendo ogni genere di discorso che le dia contro. Un leone ingabbiato dal suo stesso corpo, ma che se ne avesse l'occasione, ti sbranerebbe con piacere.
Rapporti con gli altri Enti:
  • Neutralità: Fuoco, Vento, Acqua, Fulmine, Suono, Terra, Erba, Pioggia, Ferro, Fiume, Gelo, Cielo, Pietra, Neve, Paludi, Onde, Terme.
  • Sospetto: Akatsuki.



2cnxm6o_th
2cnxm6o_th

AME NO KUNI
AME NO KUNI



Nome Paese: Ame no Kuni, il Paese della Pioggia.

Capitale: Tairogi.
Villaggi principali: Ashinoo, Kiragi, Saitarume, Metsuke, Ratarashigi.

Descrizione: Il Paese della Pioggia sorge nel crocevia che collega il Fuoco, il Vento e la Terra, circondato da quelli che per innumerevoli anni sono stati considerati truci e spietati nemici. Il suo territorio è prevalentemente collinare, privo delle grandi catene montuose del nord. Talvolta, tra una collina e l'altra, è possibile scorgere una foresta, soprattutto di conifere, a coprire il paesaggio. Le poche pianure sono fittamente coltivate a risaie, elemento primario per la scarsa vita economica del Paese. Se ai suoi albori si presentava come un territorio ricco, costellato ovunque da fattorie e villaggi attivi e prosperi, la sua posizione geografica che tanto aveva favorito il commercio lo rese con altrettanta facilità consueto campo di battaglia. Il paese oggi appare come un’area depressa e inospitale. I suoi abitanti sono ormai sospettosi di ogni straniero che si inoltri nelle loro terre e non è raro che ninja non particolarmente esperti vengano aggrediti ed uccisi, sebbene il governo cerchi scoraggiare simili rappresaglie ingiustificate.
Il Paese della Pioggia è oggigiorno costellato di rovine: villaggi distrutti, fortezze abbattute o abbandonate. Questi sono i segni della cupidigia e della crudeltà degli uomini, che per scelta o per necessità si è abbattuta su questo pacifico e un tempo prospero Paese.
Il suo particolare stato meteorologico è caratterizzato, come il nome del paese suggerisci, da piogge fitte per la maggior parte dell'anno, forse dato dai rilievi che circondano il suo territorio.
Tra i vari villaggi di Ame no Kuni, spicca di certo quello più grande e moderno, che può essere considerato la capitale dell'intero Paese. Lì risiede il Daimyo, al momento vacante, e la sua intera schiera di funzionari. Questa piccola città presenta caratteristiche che la rendono completamente diversa da ogni altro villaggio esistente: è infatti formato da enormi torri interamente costruite in acciaio, collegate le une alle altre tramite strade a più livelli ed un intricato sistema di ponti sospesi. Molti di questi fungono anche da giganteschi tubi di scarico: la città, infatti, ha la particolarità di consumare l'acqua, trasformandola in vapore, per produrre l'energia necessaria alla propria vita. Questo particolare e moderno villaggio è dunque quasi sempre avvolto da una fitta cortina di vapore, assumendo, agli occhi di molti, l'aspetto di un'immensa e grottesca fabbrica.


Storia: Il Paese della Pioggia, nelle epoche antecedenti la nascita dei Grandi Paesi, fu una delle più ricche fra tutte le nazioni esistenti. Quando ancora prevalevano i popoli nomadi, molti già cominciarono a stabilirsi in quel piccolo territorio caratterizzato da piogge continue e ben predisposto alla coltura del riso. Il clima favorevole portava a volte fino a sei raccolti l'anno e una florida nazione ben presto sorse, invidiata e temuta dai propri vicini per la sua ricchezza. Il Paese della Pioggia, col passare degli anni, divenne il principale produttore di riso e il maggior fornitore di cibo alle nazioni appena formatesi. Ovunque sorgevano nuovi villaggi e la ricerca di nuove tecniche agricole procedeva rapida, tanto da aumentare la produzione stessa.
Però, proprio questa ricchezza divenne, inizialmente, la causa della rovina di Ame no Kuni. Quando nacquero i Grandi Paesi, intenti a darsi battaglia per il predominio sul Continente, il controllo di un crocevia così importante dal punto di vista strategico divenne fondamentale per gli esiti delle guerre. Il Paese della Pioggia, da potenza principalmente commerciale e mercantile, mantenne per quanto possibile una posizione di neutralità nel primo conflitto, accettando il passaggio di eserciti stranieri fin quando questi non arrecassero danni al Paese; i Grandi Paesi si impegnarono a risarcire ogni dimostrabile danno procurato. Presenza che tuttavia inasprì non poco l’animo della popolazione, comprensibilmente ben poco predisposta a vedere il proprio paese attraversato da eserciti stranieri. La situazione si inasprì ancor più quando masse di profughi si riversarono in massa nel paese, generando un crescente malcontento; già allora si iniziavano a scorgere le avvisaglie del declino. Alcuni cattivi raccolti non fecero altro che peggiorare la situazione, da alcuni abitanti additati superstiziosamente come causati dagli sconosciuti e indesiderati profughi, creando cacce all’uomo e disordini che sfociarono in veri e propri tumulti in diversi villaggi del Paese contro il governo centrale. Il Daimyo in quegli anni era Komui Ichinori, che cercò di sedare i tumulti con decisa ferocia, dando il via a un’epoca di guerre civili che durerà sette anni.

Al termine della guerra civile di Ame no Kuni, coincisa con la fine della prima Grande Guerra, la dinastia degli Ichinori era stata rovesciata rovesciata e, al suo posto, si insediò Yuudai Hennetsu, un samurai profondamene xenofobo. Il suo primo gesto da Daimyo fu l'immediata espulsione di tutti gli stranieri dal Paese della Pioggia. Fu solo questione di tempo prima che le frontiere venissero chiuse, sebbene il commercio del riso continuò florido ancora per lungo tempo. Nonostante queste misure, però, l'antica ricchezza non fu più ripristinata.
Un’ulteriore catastrofe era però sul punto di abbattersi su Ame no Kuni, ossia la seconda Grande Guerra. In questo frangente i Grandi Paesi puntarono direttamente al controllo del Paese della Pioggia, in quanto avamposto strategico controllato da un stato ormai malfermo, divenendo così il principale teatro degli scontri fra gli eserciti, tanto che il conflitto è talvolta chiamato “Guerra di Ame no Kuni”. Il Paese uscì lacerato dagli orrori della guerra in modo permanente. Gli eserciti stranieri saccheggiarono e distrussero quanto potevano, infierirono senza remore sulla popolazione civile, e gli innumerevoli anni di storia del Paese si tramutarono in nulla più che antiche rovine.

Dopo i lunghi anni di quella guerra, dopo che il Paese era stato ridotto alla stremo, finalmente giunse la pace. L'ultimo discendente degli Hennetsu, Haruki, anche se incitato dal popolo a chiudere ancora una volta le frontiere, era perfettamente consapevole che quella decisione avrebbe infranto ogni residuo sogno di tornare al precedente benessere. Si impegnò così a ricostruire i villaggi più importanti e a ridare vita all'economia del Paese, sebbene le esportazioni di riso non raggiunsero mai i livelli tanto alti come un tempo. Nonostante queste premure, il Paese della Pioggia è una nazione depressa e prostrata, che ancora presenta, sul territorio e sui cuori degli stessi abitanti, le profonde cicatrici lasciate dalla guerra, solcata da innumerevoli predoni e brigate sovversive che minacciano il debole controllo del governo tramite guerriglie, scorrerie e attentati.
Uno di questi, nell’aprile del 252, colpirà di nuovo duramente questo infausto paese, uccidendo il Haruki Hennetsu e la sua scorta. Ora Ame no Kuni, governata temporaneamente dai funzionari del defunto daimyo, è un’altra volta a un passo dal baratro.


Daimyo: //
  • Descrizione fisica: //
  • Descrizione caratteriale://
Rapporti con gli altri Enti:
  • Neutralità: Fuoco, Vento, Acqua, Fulmine, Suono, Terra, Erba, Cascata, Ferro, Fiume, Cielo, Pietra, Neve, Paludi, Onde, Terme.
  • Sospetto: Akatsuki, Gelo.



seQ2p7c
seQ2p7c

TETSU NO KUNI
TETSU NO KUNI



Nome Paese: Tetsu no Kuni, il Paese del Ferro.

Capitale: Shirokabe.
Villaggi principali: Ishihōfu, Enbun, Byayuki, Kuroyuki.

Descrizione: Il Paese del Ferro resta ben celato dietro il suo confine naturale, lo Tanensei Shimo, una catena montuosa che ricalca le linee di demarcazione della regione e caratterizzate, oltre dalla loro immensa stazza, anche dalla notevole insidiosità. La stragrande maggioranza del territorio è un gigantesco altopiano a rilievi sporadici (esclusi quelli già citati dello Tenensei Shimo), che rendono il clima estremamente rigido a causa dell'elevata altezza rispetto al livello del mare (i punti meno sopraelevati del paese sono a non meno di duemila metri d'altezza). Questo comporta la presenza quasi perenne di gelate e tempeste di neve, che imbiancano il territorio quasi completamente privo di vegetazione alcuna, se non per qualche foresta di sempreverdi resistenti al freddo che, comunque, danno ben poche risorse a livello economico oltre il legno. Nonostante ciò, sono numerosissimi il gli insediamenti umani, sottoforma di palazzi-città di varie dimensioni, praticamente sparpagliati in ogni angolo del Paese con particolare densità a ridosso dello Tenensei Shimo o comunque dei monti, reale fonte di ricchezza del paese: il ferro. Principale fonte di guadagno per la regione è appunto il commercio di minerali assai pregiati, introvabili nel resto del continente e assai comuni nei giganti rocciosi della catena montuosa e dell'altopiano in generale. Il paese è situato nell'estremo occidente del Continente, chiuso a nord dal Paese della Terra e a sud da quello del Vento, proprio nel loro confine montuoso, mentre confina a est con il Paese della Pietra e a ovest con quello del Cielo.
Nel parlare dei palazzi-città si può dir,e come prima cosa, che essi hanno una struttura assai simile e non mostrano reali differenze, tranne la capitale di cui spiegheremo dopo. Esse sono costruite di materiale roccioso, probabilmente granito o qualche sorta di cemento, mentre le mura sono fatte in marmo grigio, tipico della zona, e chiudono in una morsa assai stretta tutto ciò che contengono. All'interno v'è l'indispensabile, oltre le dimore: un ospedale, una piccola caserma per la difesa e un piccolo centro governativo. Ma il vero centro d'ogni insediamento è uno e uno solo: la miniera, fonte di lavoro primaria per ogni abitante e i pilastro principale della ricchezza del Paese.
La capitale del Paese e dimora del Daimyo, Shirokabe, è la più imponente e l'unica città degna di nota del Paese. Già di grandezza si fa notare rispetto al resto degli insediamenti, infatti è talmente grande da non poter essere considerata un "palazzo-città", ma presenta una struttura più comune al resto dei Paesi, tant'è vero che al di là delle sue mura bianchissime, fatte di Marmo Bianco, assai raro nel Paese, sono presenti ampie strade, case non ammassate l'una sull'altra e anche chioschi di beni non essenziali, come artigianato decorativo o ristoranti. Al suo interno, oltre a trovare il palazzo del Daimyo, una grande struttura a colonna posta al centro della città, altri luoghi sono di notevole interesse, come il Grande Dojo del Bushido, unico luogo ancora esistente in cui si insegna la perduta arte del combattimento Samurai e la grande Scuola Mineraria dell'Occidente.

Storia: Per parecchi secoli dopo la sua conformazione naturale, il Paese del Ferro è stata una landa desolata priva d'abitante alcuno a causa della sua inospitabilità, ma soprattutto delle difficoltà che comportava il solo entrarci, per questo motivo la sua creazione è da ricercarsi in anni relativamente recenti, quando gli altri Paesi circostanti avevano un'identità già ben definita. In particolar modo il Paese della Terra ha avuto una notevole importanza nella sua nascita. Scoperta la ricchezza celata dentro i monti dello Tenensei Shimo, il Paese divenne una zona franca dove le quattro potenze che lo circondavano iniziarono ad insidiarsi a macchia d'olio, creando miniere su miniere, specialmente per quanto riguarda quelle costruite nel confine con il già citato Paese della Terra, che deteneva un numero maggiore di insediamenti.
La zona inospitale però fece ben presto capire che la forza lavoro avrebbe avuto ben poca affluenza, anche a causa della pessima vita del minatore, quindi le varie miniere e i piccoli villaggi creatisi intorno si trasformarono ben presto in qualcosa di diverso rispetto al progettato: veri e propri campi di prigionia. Oppositori, rinnegati e anche semplici criminali come tagliaborse o ladruncoli venivano letteralmente gettati nelle gelide miniere di ferro, in condizioni precarie e con il minimo indispensabile per vivere. Schiavitù nel vero senso della parola. La situazione restò immutata, fino a quando in una delle tante miniere nel confine con il Paese della Terra arrivò un uomo che diede una svolta alla vita di schiavitù di quello che era diventato il Popolo del Ferro. Costui era Shio Junsuina, un Ronin errante con l'accusa d'omicidio. Nonostante non ne avesse l'aspetto e il passato dell'uomo di girovago non creasse basi, questi aveva grande carisma e doti tattiche smisurate. Dopo solo una settimana dal suo arrivo, convisse tutti gli uomini e le donne della miniera a smuoversi contro i propri secondini, liberando la piccola colonia e rendendola, a tutti gli effetti, indipendente.

La Terra diede ben poco peso a ciò che successe in quell'agglomerato di case e lavoratori, non notando che i restanti Paesi interessati stavano già smembrando le proprie miniere e ritirando gli uomini, prima che potessero invischiarsi nella gloria riflessa della vittoria di Shio. Stava per iniziare la prima fase più importante della storia del Paese del Ferro: l'Epoca della Rivoluzione. Approfittando delle colonie abbandonate in fretta e furia, riuscì a prendere viveri e strumenti, che subito riciclò per improvvisare un vero e proprio esercito che vibrasse colpi con lame e non con picconi. Con questo nuovo vigore e con la forza della loro prima vittoria, scatenarono sangue nella neve, smuovendo ogni singolo villaggio dall'interno e dall'esterno con rivolte e battaglie, con un numero di vittorie sempre più grande da parte dei rivoluzionari. Quando il Paese della Terra si rese realmente conto della pericolosità di Shio Junsuina e di quello che ormai era chiaramente il suo regno, da cui si erano salvate appena una manciata di miniere, era troppo tardi: mandarvici contro le proprie forze al completo era un suicidio, dato che si sarebbe scoperto dalle altre potenze. Or dunque non ci fu altro da fare che dichiarare la sconfitta, dando così al Paese del Ferro un'identità ufficiale e indipendente.

Shio dopo la vittoria, decise che non era più il caso di guidare un paese, conscio del fatto di non essere un uomo polito, perciò mise il potere temporale nelle mani d'un uomo di sua grande fiducia, un prigioniero politico appartenente ad un Paese ancora ignoto, ma dallo spirito retto, Kurīn Uchi. Dunque, il Ronin salvatore divenne il capo delle questioni di guerra e di difesa, mentre Uchi sarebbe stato a tutti gli effetti il Daimyo del Paese. Insieme, fondarono Shirokabe, che aveva il compito di manifestare la loro ritrovata libertà di poter essere slegati alle Miniere, nonostante la loro forza economica fosse sempre incentrata, inevitabilmente, sul ferro e sull'estrazione mineraria.
Alla morte senza eredi di Shio, per Uchi ci fu il problema di sostituirlo. Kurīn si trovò costretto a mettere il suo primogenito, tra l'altro discepolo di Shio stesso, come Capitano delle sue truppe, mentre al suo secondogenito sarebbe toccato il futuro da Daimyo.
Questo modo di distribuire il potere proseguì quindi perennemente così. Il primogenito figlio del governatore sarebbe stato discepolo del Samurai comandante delle truppe e suo successore, mentre il secondogenito avrebbe preso in mano tutto il potere. Questo sistema era un azzardo, come tutti i sistemi ereditari, e infatti col susseguirsi delle generazioni, il sangue si sporcò tanto fino ad arrivare a generare un governatore inetto: Aomaru Uchi.
Costui, uomo di poco intelletto e pessima bravura, si ritrovò in mano qualcosa di assai più grande di lui, mentre il più dotato fratello Akamaru Uchi si ritrovò ad essere costretto a seguire i dettami del fratello.
La conseguenza fu inevitabile e questo segnò la storia del Paese con un'altra "fase", la Guerra dei Fratelli. Conscio che il Paese, che in soli due anni sotto il governo di Aomaru aveva perso gran parte della sua solidità e della sua potenza, stava per tornare sotto il gioco delle regioni vicine, mosse i suoi Samurai verso il Palazzo del Daimyo, dopo aver distrutto le difese dei pochi sostenitori del fratello. Akamaru uccise il fratello, prendendo nelle sue mani tutto il potere, diventando lui Daimyo.

Da quel giorno in poi, la struttura del potere fu cambiata radicalmente. Il Daimyo sarebbe stato sia capo politico che capo militare e il suo titolo non sarebbe più stato ereditario, ma i Samurai stessi, alla morte del loro capitano, avrebbero scelto tra di loro il nuovo governante.
In questo modo i vincoli di sangue caddero in secondo piano e Akamaru non solo riuscì ad ottenere grandi consensi nel Paese, ma cercò d'assicurare un futuro migliore per tutto il Paese del Ferro, permettendo di girare il potere dove il popolo avesse bisogno data la sua estrema fiducia, mai tradita, verso i Samurai di tutto il paese.
L'odierno Daimyo è il Samurai Shinseina "Lamaferma" Yuki.

Daimyo: Shinseina "Lamaferma" Yuki
  • Descrizione Fisica: Lamaferma è un uomo possente, dall'aspetto che ispira da ogni angolazione puro spirito militare. Il volto duro, sempre freddo e vigile, giace immobile ad osservare con gli occhi mezzi chiusi, mentre le spalle larghe fanno incrociare le braccia sul petto, suo movimento tipico. I suoi capelli ingrigiti e le rughe ormai marcate sul volto mostrano quanto poco gli manchi da vivere, non nascondendo neanche uno dei suoi ottant'anni. Non ha tratti particolarmente rilevanti, se non gli occhi glaciali, d'un azzurro chiarissimo, quasi bianco, senza imperfezioni d'alcun tipo, belli come quando aveva vent'anni e altrettanto inquietanti e duri.

  • Descrizione Caratteriale: Shinseina Yuki è un uomo duro e gelido come il ghiaccio, anche se in ogni dove del Paese del Ferro viene visto come un uomo giusto e un grande amico del popolo, dato il suo passato. Passò gran parte della sua gioventù in miniera e, contro ogni dettame, fu accettato al Dojo del Bushido in via del tutto speciale all'età di 25 anni. Da allora, sottopose ogni giorno il suo corpo a durissimi allentamenti, cosa che fa tutt'oggi a ritmo serrato nonostante l'età. Ha sempre vissuto nella paura d'essere inferiore a qualcun'altro, anche se mai cadere realmente nel paranoico, limitando a migliorare se stesso fino all'estremo. In quanto Samurai, segue i principi del Bushido come ogni suo uomo e discepolo ed è molto legato ai suoi tre figli, Ichi, Ni e San, che sono anche i tre pupilli del Dojo.
Rapporti con gli altri Enti:
  • Stima: Fuoco, Vento, Acqua, Fulmine, Suono.
  • Neutralità: Terra, Erba, Cascata, Pioggia, Fiume, Gelo, Cielo, Pietra, Neve, Paludi Onde, Terme.
  • Sospetto: Akatsuki.



fiume1
fiume1

KAWA NO KUNI
KAWA NO KUNI



Nome Paese: Kawa no Kuni, il Paese del Fiume.

Capitale: Zandaka
Villaggi Principali: Nigamura, Amamura

Descrizione: Ai viaggiatori che s'addentrano oltre il confine del Paese del Fiume, il posto appare come un'immensa e idilliaca tela d'erba verde e soffice, macchiata solo dalla presenza di campi, villaggi e dalle Yanagi, di cui si parlerà dopo. Questo rende il viaggio assai piacevole agli stranieri, fino a quando non vengono a conoscenza del motivo per cui il territorio viene chiamato proprio "Paese del Fiume", infatti quasi tutti i novizi viaggiatori si trovano improvvisamente arrestati dalla presenza del grande fiume Kugiri, l'unico corso d'acqua presente nel Paese, ma tanto immenso da dargli il nome. Kugiri ha un letto ampissimo, stimato nei punti più vicini tra una riva all'altra di non meno tre chilometri e profondo non meno di trenta o quaranta metri, rendendolo quindi assai faticoso da guadare nonostante il suo corso sia tranquillo e facile da attraversare con imbarcazioni. Il fiume nasce nell'estremo nord del Paese, tra i monti che fanno da confine con il Paese della Pioggia, e lo percorre per tutta la sua lunghezza tagliandolo esattamente a metà prima di riversarsi nel mare a sud, senza incontrare alcun ostacolo se non l'unica isola Zandaka, che fa da base e da il nome alla capitale, che appare come una collina che sbuca dalle acque nel centro geografico del territorio ed è l'unico punto di collegamento tra le due rive, essendo la città collegata sia con il versante orientale che con quello occidentale da ponti, inesistenti incredibilmente in tutto il resto del Paese.
Grazie ai rari dislivelli e alle condizioni ottimali per il clima, dato che il Paese del Fiume è nella stessa identica zona climatica del Paese del Fuoco, la coltivazione di cereali, di frutteti e di riso (in particolare per le zone più vicine al Kugiri) sono assai rigogliose e permettono non solo l'assoluta autonomia del Paese, ma anche un potente controllo sul mercato alimentare dei paesi vicini, in particolar modo del Paese del Vento costretto a comprare gran parte dei beni in esubero del Fiume per poter sopravvivere alle proprie mancanze territoriali. Ovviamente, anche la pesca e la navigazione hanno ampio sviluppo.
In questo paesaggio completamente piano però non è raro intravedere delle note esuberanti e stonate, che rappresentano una delle principali attrazioni per i visitatori. Queste sono le già citate Yanagi, unica forma di vegetazione legnosa del Paese che cresce, apparentemente, del tutto a casaccio in gruppi di uno, anche molto lontani le une dalle altre. La loro caratteristica principale è la stazza: sono enormi, dei colossi immensi che farebbero impallidire le querce millenarie del Paese del Fuoco, tant'è vero che i più piccoli non sono più bassi di un chilometro d'altezza, dando così alle piante l'appellativo di "Alberi montagne". Spesso, dai paesani, le Yanagi sono viste in malo modo, creduti manifestazioni maligne e quindi da allontanare, infatti la popolazione ne sta ben alla larga, esclusion fatta per quei pochi che guidano turisti o che sono costretti per il loro lavoro di taglialegna ad avvicinarsi. Esclusione di questo fenomeno è l'unica Yanagi a possedere un nome, Hinata, cresciuta proprio sull'isola di Zandaka e che protegge con le sue fronde la capitale.
I villaggi del Paese sono principalmente costruiti sulle rive del fiume, così da poter godere della presenza d'un gran canale per viaggiare sia fuori che all'interno del paese, sia per poter irrigare rapidamente e con efficacia i campi che possono sorgere a pochi metri dalla riva. Appaiono come centri molto antiquati nell'architettura, con semplici case in legno dalle base in pietra radunate intorno ad una piazza comune, che fa da mercato e da centro di vita sociale. Nella zona interna e lontana dal fiume, invece, i villaggi sono molti di meno e tutti radunati in modo tale da essere molto vicine alle città maggiori, Nigamura nella zona occidentale, Amamura in quella orientale. Queste due città appaiono praticamente identiche e al contempo esattamente opposte. Tutt'e due posseggono un grande palazzo al loro centro che fa da casa al comando della zona, e una cinta di mura di legno di Yanagi solida, con numerosi torri di vedetta, mentre la prima è ammantata da bandiere e simboli rossi e la seconda da striscioni e decorazioni blu. Ben diversa è la capitale, Zandaka, che costruita sull'omonima isola-collina appare come un posto pacifico e piacevole da visitare, divisa nella zona più alta e smussata dalle radici di Hinata, con case lussureggianti in pietra, e la zona più a riva, molto simile ai villaggi più comuni anche se assai più vasta e intricata in quanto vie e piazze. Unita come già detto da diversi ponti ad ambo le rive, è una meta obbligata per ogni viaggiatore, che piacevolmente scopre uno stile di vita tranquillo e pacato, in perfetta armonia col corso sereno del fiume Kugiri.

Storia: Prima delle Nazioni e dei Villaggi Ninja, il mondo era percorso da antichi nomadi alla ricerca d'una casa. Molti non abbandonavano le proprie terre d'origine, creando i grandi stati che oggi tutti conoscono, ma altrettanti tentavano la fortuna in luoghi ove la natura umana avrebbe potuto vivere con più serenità. E' questo il caso di due famiglie, Ijō e Shita, i primi emigrati dal Paese del Vento e i secondi dal Paese del Fuoco, che mossi dallo stesso desiderio s'incontrarono nello stesso territorio. Era quello che allora era conosciuto solo geograficamente come Paese del Fiume. Separati dal fiume, nonostante costruissero i villaggi proprio uno di fronte all'altro sulle sponde, i rapporti tra le due famiglie s'inasprirono subito, a causa del loro palese disprezzo reciproco e dalla netta differenza di pensiero sul mercato e sulla gestione del fiume, mossi entrambi da puro egoismo. Quella terra era troppo invitante per essere dimenticata, così come quel gran corso d'acqua sempre limpido e pescoso. Ciò che ne derivò fu inevitabile, quello che era un solo Paese a livello fisico venne tagliato a metà a livello politico. Separati dal confine naturale che era il fiume si crearono il Paese dell'Est degli Shita e il Paese dell'Ovest per gli Ijō, che costruirono le relative capitali assai lontane dal fulcro del loro contatto, nelle zone interne. Ben presto le genti iniziarono a raggrupparsi intorno a Nigamura e Amamura, le capitali rispettivamente dell'ovest e dell'est, allontanandosi alla riva che fu abitata esclusivamente dai gradini più bassi della società familiare, cioé i pescatori e gli agricoltori.

La stupidaggine dei due Daimyo così creatisi portò un gran male al Paese, in particolar modo a quella fascia di popolazione che stava intorno al Fiume e che sentiva molto poco l'odio infondato delle due famiglie, anche se ne avvertivano il tremendo peso sulla vita. Erano costretti a non poter usufruire dell'aiuto dell'altra sponda, nonostante questa fosse ben lieta di offrire aiuto, oppure dovevano evitarne i contatti e il commercio, ostacolandolo con dighe e blocchi imposti. Il popolo si ribellò presto a tutto ciò e così da ambo le sponde il popolo fece sentire la sua voce verso l'interno del paese. Ma ovviamente, tale voce fu ascoltata con i giusti filtri e le giuste interpretazioni. Mossi dal loro tipico parallelismo d'odio, ambo i Daimyo accusarono la propria controparte di causare la povertà in cui riversavano i poveri lavoratori del paese... E fu guerra.
Straziati già dalla fame e dall'incompetenza, la gente della Riva d'improvviso si trovò schiacciata sotto i sandali rinforzati di orde di samurai, che inquinarono con il loro sangue e le loro armature in miriadi di battaglie navali il Kugiri, oltre ad inquinare i cuori stessi dei soldati. Quella guerra era inutile ed avrebbe causato solo che male al Paese. In molti, per sfuggire al male dell'idiozia insulsa, si mossero rapidi verso l'unico punto neutro, da sempre ignorato per la presenza di quella Yanagi bianca, creando in poco tempo una grande città che prese il nome dell'isola che la reggeva, Zandaka. La città divenne il simbolo della congiunzioni tra le genti, sia uomini dell'Est che uomini dell'Ovest si stringevano l'un l'altro in quel piccolo fazzoletto di terra benedetto dalle fronde dell'Hinata, e ben presto anche gran parte degli eserciti, stufi del massacro andarono lì per il solo intento di proteggere l'isola.
Mentre accadeva ciò, i Daimyo del tempo, Yanagi Ijō e Tebukuro Shita, si trovarono di colpo soli nelle loro stesse terre. Molti dei loro Generali, spesso mercenari, erano già scivolati nelle "grinfie" di Zandaka e sotto al loro comando restavano solo quelli che avevano uno stretto legame di parentela con loro, mentre la popolazione più ricca si trovò costretta a muoversi verso le rive per ripristinare l'equilibrio economico distrutto dalla guerra e dall'abbandono, ma la loro incompetenza non fece che dare il colpo di grazia. I loro discendenti ancora oggi non lo ammettono, ma stavano per crollare.

Zandaka ben presto assunse una forte solidità politica ed economica, nonostante non fosse altro che una città aveva ben più controllo delle vaste terre del Paese dell'Est e del Paese dell'Ovest. I cittadini elessero, tra i generali che ne difendevano le rive, un Daimyo personale che non avesse ne sangue Ijō ne sangue Shita. Costui era Shimaru Masayoshi, uno dei mercenari che più aveva sentito il dovere di proteggere Zandaka per il solo ideale che trasmetteva, un giovane di venticinque anni dai capelli bianchi e dal viso pallido come la morte, creando una macabra coincidenza con il suo nome (Shi = morte).
Shimaru si pose immediatamente un obbiettivo: avrebbe dato a Zandaka il controllo di tutto il Paese del Fiume, perché era giusto che i cittadini potessero usufruire di tutta quella ricchezza. Fatti generali i due più fidati uomini, Shinichi Hōritsu e Imi Seifu, divise l'esercito in tre parti, una sotto il suo controllo che avrebbe disceso il fiume e ne avrebbe liberato i villaggi sulle rive, una sotto il controllo di Shinici a liberare l'est, una sotto il controllo di Imi a liberare l'Ovest. La rovina gli aveva già spianato la strada. I generali delle due Famiglie, nonostante fossero membri diretti dei loro antenati, non avevano nè voglia nè forza per contrastare le forze di Zandaka, e furono schiacciati in ogni fronte dall'avanzata dell'esercito "Bianco", definito così per i vessilli che rappresentavano l'albero Hinata e chiara separazione dai colori delle due famiglie, il Rosso e il Blu. Raggiunte poi le capitali, lo spettacolo che i due generali si ritrovarono ad affrontare fu agghiacciante. I due Daimyo furono trascinati fuori dai loro stessi fratelli e figli, che per paura d'essere trucidati preferirono buttare via il loro sovrano che d'improvviso diventò l'origine d'ogni male del Paese. Ai due non fu torto un capello (passando comunque il resto della loro vita in carcere), mentre tutti i loro traditori furono arrestati e giustiziati nelle loro stesse capitali. Il Paese dell'Est e dell'Ovest non esistevano più. Ora un unico grande paese sarebbe cresciuto agli occhi del mondo: il Paese del Fiume, sotto la protezione di Zandaka e dell'Hinata.

Tutto questo accadeva cinquanta anni fa, ormai il Paese ha trovato un forte equilibrio a livello politico ed Economico, anche se nelle zone più interne si avverte ancora un po' d'asprezza negli atteggiamenti tra est e ovest. Il Daimyo è ancora tutt'oggi l'ormai anziano Shimaru Masayoshi, che dopo la sua grande vittoria ha preso il soprannome del suo esercito "Bianco", anche se i suoi consiglieri e lui stesso ammettano che gli resta ben poco da vivere, avendo gravi problemi respiratori e cardiaci. Radicato in quasi tutto il Paese è il sentore che, una volta morto Shimaru, il futuro possa traballare ancora... Ma solo il tempo avrebbe chiarito i loro dubbi.

Daimyo: Shimaru Masayoshi, detto "il Bianco"
  • Descrizione Fisica: Il corpo di Shimaru, ormai settantenne, ha subito un devastante logoramento dal tempo. Quello che un tempo era un volto sì pallido, ma forte, ora è una grigia maschera di rughe, con occhi affossati dal dolore e spenti, nonostante prima fossero d'un meraviglioso blu intenso, tanto in contrasto con la pelle e i capelli. La sua chioma liscia sembra quasi inconsistente, come fosse fatta di nuvole, nonostante però non abbia perso neanche un capello e li tenga tutti legati dietro la nuca in un taglio marziale, memento del suo passato militare. Veste sempre di bianco e si trascina tra le sale del suo palazzo con un bastone nodoso, estratto dal legno della Hinata che venera ogni giorno. Le sue condizioni di salute lo costringono a stare perennemente attaccato ad un respiratore.

  • Descrizione Caratteriale: "Onore, forza e giustizia". Questo è il motto di Shimaru e il suo credo di vita, su cui ha fondato un Paese onesto e forte. E' un uomo sicuro di sè, estremamente testardo anche se mosso da profondo senso di giustizia, nonostante possa apparire a volte come un cinico giudicatore. Questo suo atteggiamento pubblico però è solo una maschera al suo tormentato spirito devastato dall'anzianità, che guarda al passato di quel corpo un tempo forte e valoroso che ora attende solo la morte. Ha una profonda paura, sia per se, sia per quello che candidamente chiama "il suo piccolo fagiolino", riferendosi al Paese convinto che possa brillare ancora di più di quanto abbia fatto finora, anche se possiede ben poca fiducia verso chi potrebbe sostituirlo, non avendo mai stretto contatti con le cariche più importanti di Zandaka alla morte dei suoi amici e compagni di guerra. C'è da notare come, similmente ai Daimyo del Paese del Ferro, abbia voluto tenere un rapporto molto buono con i Grandi Villaggi ninja.
Rapporti con gli altri Enti:
  • Stima: Fuoco, Vento, Acqua, Fulmine, Suono.
  • Neutralità: Terra, Erba, Cascata, Pioggia, Fiume, Gelo, Cielo, Pietra, Neve, Paludi Onde, Terme.
  • Sospetto: Akatsuki.



k3c4AHX
k3c4AHX

SHIMO NO KUNI
SHIMO NO KUNI



Nome Paese: Shimo no Kuni, il Paese del Gelo.

Capitale: Nansetsu.
Villaggi principali: Oriyama, Kusarugi, Harinoke, Kisenji, Rachiryu, Uratsumi.

Descrizione: Un'immensa distesa di ghiaccio, che sembra proseguire fino all'orizzonte e oltre. E' questo il triste panorama che si presenta a chiunque visiti il Paese del Gelo, forse quello dal clima più inospitale fra tutte le nazioni del continente conosciuto. Non essendo la regione più a nord del Continente, molti studiosi si interessarono al suo rigido e invivibile clima, cercando di capire il perchè delle sue frequenti bufere e dei suoi ghiacci perenni. La risposta è al momento parziale e insoddisfacente: vi sarebbero delle correnti che spingono le masse d'aria fredda, ancora cariche di neve, da tutte le catene montuose che circondano la regione a est, sud e ovest, fino al suo interno pianeggiante e indifeso dai venti. Rimangono però ancora molti dubbi su come si originino queste correnti e sul perchè le terribili tempeste cessino durante una particolare settimana, detta dagli abitanti di Shimo la "Breve Estate", che si ripresenta ogni anno.
L'aspetto del territorio, per quello che si può vedere durante le bufere, è una semplice landa coperta di ghiaccio. Talvolta alcune basse colline o delle sparute foreste di conifere si elevano a interrompere la tundra. Fitte montagne e picchi inaccessibili circondano invece quasi tutto il territorio, situato fra i Paesi del Fulmine, del Suono e delle Terme. Solo a nord è lasciato un libero accesso al mare, incredibilmente liquido anche nei periodi di freddo maggiore a causa della sua elevata salinità. Ed è qui, sulla costa a nord, che sorgono i pochi villaggi e cittadine che ospitano gli abitanti del Gelo.


Storia: Per secoli, il Paese del Gelo è stato quasi del tutto disabitato, dato il clima rigido e la quasi totale assenza di qualsivoglia tipo di minerali. Persino durante le guerre tra i Grandi Paesi Ninja, nessun comandante osava mandare alla morte il proprio esercito nelle gelide lande di quella terra dimenticata e abbandonata dai Kami. Proprio per quel motivo, gli esuli dei Paesi distrutti dalla guerra e straziati dalla bramosia degli uomini cercarono rifugio tra i monti.
Ci vollero anni per creare il primo, minuscolo villaggio in un punto non meglio precisato al confine fra Shimo e il Paese del Fulmine. Lì, sebbene in estrema povertà, quelle persone cercarono di vivere in pace e solitudine, richiedendo talvolta gli alimenti di cui avevano bisogno ai Paesi vicini. Ma quello era un paradiso destinato a trasformarsi nel più terribile degli inferni.

Poco per volta, criminali di guerra di ogni sorta, terminati i conflitti, confluirono in quelle lande, sapendo che lì nemmeno gli anbu sarebbero stati in grado di trovarli con facilità. Molti di costoro morirono durante il faticoso viaggio, ma quelli che giunsero a destinazione furono infine in grado di trovare quel minuscolo villaggio. La miseria era tale, però, che saccheggiarlo sarebbe stata solamente una perdita di tempo. Tuttavia ad uno dei fuggitivi venne l'idea di stabilire lì la propria dimora e di dichiararsi capo del Paese del Gelo, che avrebbe costituito lui stesso, dando così una legittimazione alla propria posizione e divenendo intoccabile da chiunque non volesse entrare in guerra. Così quel ninja, Renjiro Yanosuke, divenne il primo Daimyo del Paese del Gelo. Ma molti altri del suo stesso stampo furono invidiosi di quella geniale idea, che li metteva al sicuro dai loro inseguitori e dai loro crimini passati.
Dopo soli tre anni di governo dispotico e crudele, mentre sempre più criminali giungevano nel Paese del Gelo, Renjiro fu ucciso dal suo braccio destro, Isamu Koi, che divenne Daimyo a sua volta. Ancora una volta, la pace durò per tre anni, fino a quando un possente gruppo di nukenin guidati da un abile ninja di cui si conosce solamente il nome, Tenma, giunse nel villaggio. Costoro rovesciarono Isamu e il suo governo, instaurando un nuovo regime. Più e più volte altre bande criminali cercarono di riservare la stessa sorte anche a Tenma, ma senza successo.
Coloro che non volevano avere nulla a che fare con queste lotte si spostarono sulla costa a nord, fondando nuovi villaggi, ma nel giro di pochi anni furono anch’essi assoggettati al volere di Tenma. Il paese aveva raggiunto la sua massima estensione, e il dominio di Tenma durò per più di vent'anni quando, vecchio e quasi cieco, fu ucciso nel sonno dal suo stesso figlio. Questo è il modo in cui generalmente si risolvono i conflitti nel paese del Gelo: una terra da sempre segnata da Daimyo e signori locali che si uccidono tra di loro, pronti a spodestarsi e a pugnalarsi alle spalle al minimo segno di debolezza o incertezza.

Per molti anni il paese fu governato da Kosei Utimaru, un vecchio crudele e dispotico forte di un piccolo esercito ben addestrato e equipaggiato - costantemente pagato grazie ai soldi derivati dalle missioni compiute dai suoi sicari, tra i più abili e spregiudicati del Continente – e dell’appoggio dei principali signori delle maggiori città della costa.
Proprio per questa sua natura intimamente dannata, nata dal sangue e dalle tribolazioni di criminali venuti da ogni dove per abitare il Paese, il Gelo ha meno risentito del proclama assolutivo dell'Otokage. Solo i criminali sbandati e senza futuro hanno deciso di migrare verso il Suono; i seguaci di Naoya, così come quelli dei potenti capi criminali sparsi per le città del Paese, non hanno ovviamente avuto interesse ad abbandonare quel loro piccolo angolo di Continente in cui dominano pressoché impunemente.

Con la morte nel sonno dell’ormai anziano Utimaru – anche se, come la storia del Gelo insegna, una morte naturale non è la sola ipotesi considerabile – dopo pochi mesi di incertezza è salito al soglio del Palazzo della Morte, come è chiamata la sede del daimyo a Nansetsu, Yuzo Katsura: un potente signore della città di Kisenji, che da anni controlla in via ufficiosa. Conosciuto come “il Macellaio” a causa della macelleria che per anni ha gestito personalmente nella sua città natale, solo il suo nuovo ruolo ha potuto spingerlo ad abbandonarne la gestione. E tuttavia, dallo sguardo feroce e barbarico, quasi primitivo che trasuda dal suo occhio guercio, c’è da pensare che quel soprannome possa benissimo avere tutt’altra origine.
Tuttavia, una minaccia si oppone al nuovo governo di Katsura, così come si opponeva a quello di Utimaru: si tratta di Naoya, un uomo psicolabile che crede di essere il nuovo daimyo per diritto divino, e che ha raccolto intorno a sé una schiera di fedeli che lo venera come l’incarnazione di Susanoo. Sconfitto da Katsura durante i mesi di instabilità che seguirono la morte di Utimaru, si è ritirato con i suoi seguaci tra i villaggi delle impervie montagne a sud, dove trama continuamente con il suo gruppo di zeloti per salire finalmente al potere.


Daimyo: Yuzo Katsura
  • Descrizione Fisica: Katsura è un uomo intorno ai quarant’anni, dai lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo e baffi da cavalleggero simili ad ali di corvo. Il suo occhio destro di vetro, la cui origine è avvolta nel mistero, non intacca in alcun modo l’aspetto feroce che emana – anzi, si potrebbe dire che lo accentui ulteriormente. Da quando è divenuto daimyo è solito indossare in ogni occasione una divisa militare, tranne al termine di eventuali battute di caccia; in quei casi, Katsura si sente autorizzato a rindossare i suoi abiti da macellaio, in cui si trova notoriamente più a suo agio.

  • Descrizione Caratteriale: Rude e apparentemente serafico, incredibilmente sanguinario, le sue spregiudicatezza e ferocia lo hanno elevato da semplice manigoldo di borgata a signore della criminalità di Kisenji, divenendone, citando le sue stesse parole, il “sindaco”. L’alleanza stretta con dei rivali stabilitisi in città (provenienti dalle terre a ovest del Continente) è stata, in maniera forse insperata, una grande risorsa per la sua scalata al potere dopo la morte di Utimaru. Pragmatico e instancabile lavoratore, forse più che in ogni altra occasione la “guerra di successione del Gelo” ha lasciato intendere a tutto il Paese e dintorni come il soprannome con cui è conosciuto non derivi semplicemente dalla sua professione.
Rapporti con gli altri Enti:
  • Sospetto: Fuoco, Vento, Acqua, Fulmine, Suono, Terra, Erba, Cascata, Pioggia, Ferro, Fiume, Cielo, Pietra, Neve, Paludi, Onde, Terme, Akatsuki.



rr6o15_th
rr6o15_th

SORA NO KUNI
SORA NO KUNI



Nome Paese: Sora no Kuni, il Paese del Cielo.

Isola Capitale: Genbu, ex-Butsuon (isola maggiore e antica sede del Dio-Tempio, ora ribattezzato “Tempio della Libertà”).

Città-isole: Suzaku (ex Kugyou, città-isola in stato di degrado posta all’estermità sud-est dell’arcipelago volante), Byakko e Seiryu (ex isole Orion due isole gemelle poste a metà strada tra le altre due isole maggiori).

Villaggi terrestri: Maigo, Senchu, Zoku.


Descrizione: Nell’estremo Ovest, tra il Paese del Vento e quello della Terra, sorge Sora no Kuni: un lembo del Mondo Ninja che pare plasmato da una divinità, per la sua bellezza austera e scostante. Il suo territorio, circa un quinto del Paese dell'Acqua, si presenta come un grande ed immenso avvallamento, una sconfinata conca coperta da vegetazione selvaggia. Numerosi sono gli alberi secolari che coprono questa zona; una delle poche risorse per i poveri e degradati villaggi sorti sparuti all’interno della foresta, ma anche una vitale protezione dai forti venti che spirano per tutto il Paese.
Tuttavia, questa altro non è che solo una parte del Paese del Cielo, la sua proiezione terrena si potrebbe dire. Al centro della conca, poste a centinaia di metri d’altezza, un impensabile arcipelago di quattro isole fluttuanti si staglia inconfondibile sul cielo azzurro, ben visibili da qualunque angolo del Paese. Un tempo sede del culto di Buraindo, uno dei più antichi culti del mondo conosciuto, ora è epicentro di un periodo di fermento culturale quanto di enorme instabilità. Lo dimostra la stessa Butsuon, antica città-tempio del Divino: distrutto e saccheggiato, il suo immenso tempio è in fase di riedificazione sotto il nome di Tempio della Libertà, e la stessa città è ora ribattezzata Genbu – la tartaruga del nord, ad indicare come non si dovrà più osservare la natura con timore, ma con uno sguardo conoscitivo.
L'unico modo per accedere al Paese del Cielo per lungo tempo è stato uno solo, quello di sfruttare le intense correnti ascensionali che periodicamente colpiscono le colline più alte del paese; tuttavia, dal 248 DN alcuni particolari propulsori – degli stivaletti metallici dal peso considerevole – hanno iniziato a circolare tra le forze armate del paese, consentendo loro di sfruttare le correnti anche nelle zone a più bassa altitudine. Questi inconsueti utensili, che paiono essere giunti dal Paese del Gelo, sono estremamente reattivi agli stimoli energetici esterni (come urti o chakra), e a volte sembrano avere un nucleo di chakra pulsante. Uno studio di questi strumenti, in maniera insolita a come la scienza prosegue di consueto, ha portato alcuni studiosi a formulare un’analogia tra questi e la forza che sorregge le Isole Fluttuanti: non sarebbe il vento la causa della loro peculiare condizione, ma esso stesso una conseguenza di un nucleo di chakra sconosciuto che alberga in ciascuna di esse, consentendo loro di ergersi ad altezze che nessun opera umana potrà mai raggiungere.

Storia: Quando ancora le arti ninja non erano state scoperte, in questo paese fece la sua comparsa un Monaco, di cui si è perso il nome, si sa solo che veniva definito il Puro, poiché esso predicò con stoicità la pace e l'amore fraterno, incitando tutti ad una convivenza calma e senza eccessi alcuni. Così, nacque la religione, con lui come Profeta e Messia.
Inizialmente solo pochi lo seguirono, ma il fervore con cui aveva legato a sé questi pochi eletti, i Discepoli, li rese ottimi mezzi di propaganda. In questo modo, essendo molto più vicino al popolo del Puro stesso, raccolsero altri adepti, che ne avvicinarono altri, e così via. In breve tempo, la setta che praticava un Culto considerato falso da tutti gli altri che vigevano al tempo crebbe a dismisura, sempre di più, fino a diventare una sorta di religione ufficiale, o perlomeno la più diffusa di tutto il Paese, che al tempo non aveva ancora un nome.

Dieci anni. Solo dieci anni bastarono a quello che oramai era un Pontefice per rendere il suo Credo talmente potente da impaurire i nobili di quell'epoca, che con il loro dominio tenevano in malo modo le redini del destino di quel suolo. Così, come se fosse un qualcosa di già preannunciato il potere Religioso e quello Temporale entrarono in conflitto, e il risultato fu che il primo inglobò il secondo senza neanche troppe difficoltà.
Ma un giorno il Puro lasciò questo mondo, spirando tra il caldo abbraccio di una delle sue tante mogli, cosicché il figlio primogenito, quello che più sembrava somigliare al Padre, prese il suo posto. Iniziò così la fecondazione del Bene con il seme del Male. Infatti, il controllo del Paese da parte del Cieco, così denominato con disprezzo dagli abitanti del posto, divenne sempre più basato sulla corruzione, la forza ed altre meschinità, fu così quindi che la Fede di tutti vacillò grazie al malcontento.
Questo lasciò basito il Primogenito, che rimase obbligato quindi ad una dura scelta: trascendere a Divinità.
Grazie all’avanzato sviluppo tecnologico del Paese, con un lungo e doloroso processo il corpo di Buraindo venne rimodellato, divenendo così un enorme ammasso di sangue e roccia. Dopo di ciò, il mito narra che egli promise a tutti la salvezza nel Regno dei Cieli, lì dove risiedeva il Puro, così con il potere appena acquisito alzò la terra, la sollevò verso la volta celeste per poi divorarla, donandole l’aspetto che ancora oggi possiede.
L'unico Daimyo, se così si può definire, era quindi il Paese del Cielo stesso, Buraindo: per secoli governò il Paese con crudeltà e sadismo, supportato dalle sue schiere di priori e zeloti. Un dominio che nel tempo ha portato periodicamente all'accumulo di forze distruttive con un unico sfogo possibile: rivoluzione. L'ultima è quella di Masao Ryuzaki, rampollo di una ricchissima famiglia del Paese che, dopo una serie di viaggi in giro per il mondo, ha deciso di tornare nella sua terra d’origine per liberarla dal giogo di Buraindo. Per quanto l'ascendente di Ryuzaki sugli affiliati alla causa - che lui chiama addirittura "Resistenza" - sia immenso, non sono rari i dubbi sulle sue reali capacità di leadership, specialmente, com'è naturale, tra i fedeli al Credo. A proposito della situazione in cui versava il paese, un cronista di Suna afferma: "Entrambi i leader promettono stabilità e benessere al Paese, e la gente è così confusa che ha deciso di massacrarsi a vicenda per decidere a chi credere".
Molte rivolte contro la tirannia di Buraindo, e dei priori e zeloti del suo Credo, avevano periodicamente coinvolto il Paese, ma fu presto chiaro come quello del 248 fosse di proporzioni inedite; nel febbraio 249 i rivoltosi avevano ormai quasi del tutto ricacciato i soldati del Credo dalla terraferma e avevano sorprendentemente espugnato la città di Kugyou, tra violenze e saccheggi di sfrenata efferatezza, e nell’aprile dell’anno seguente la stessa Butsuon, e la “testa” del dio-tempio stesso, dopo mesi di assedio cadde tra le mani dei rivoltosi e del loro carismatico quanto spregiudicato leader. Questi aveva ormai il controllo del paese, divenendo il secondo Daimyo del Cielo; come annunciato durante ogni comunicato nella sua lunga campagna, durante il suo discorso di insediamento promise di portare una maggior libertà politica a sulle isole liberate, di istituire collegi democratici e stabilire subito l'entrata di rappresentanti del terzo stato nel consiglio delle isole, oltre a un nuovo inno statale di sua composizione e a indire una festività nazionale in memoria del giorno della liberazione del Paese dalla tirannia.
Il paese avrà delle brevi celebrazioni per la caduta della tirannica e secolare teocrazia; perché anche se il culto era stato colpito al cuore, le sue reni non potevano dirsi spezzate, contando un vasto numero di fedeli nei territori limitrofi e ad ovest del Continente. Il 250 del nuovo Cielo di Ryuzaki sarà caratterizzato quasi del tutto dalla “marcia sacra”, come gli zeloti di Buraindo chiamarono la guerra scatenata contro gli apostati nel tentativo di riconquistare le terre perdute dal loro Dio, la quale avrà un periodo di pausa solo sul finire dell’anno. Nel gennaio 251 fu indetta la prima convocazione degli stati generali. A questi, oltre agli industriali e proprietari terrieri e agli alti ufficiali, partecipano anche i rappresentanti del terzo stato – rappresentati non in modo proporzionale, ma rappresentava comunque un indubbio passo avanti nelle riforme annunciate – e il mese seguente ebbero luogo le elezioni per scegliere i rappresentanti dei vari stati nel Consiglio di Stato. Frattanto i disordini continuavano a serpeggiare per il paese: nostalgici di Buraindo erano sempre presenti anche all’interno del Paese stesso e un attentato dinamitardo fallito contro il nuovo Daimyo si concluse col linciaggio del malcapitato - attentato sventato solo dalla sua apparente e inspiegabile immunità ai sigilli. Ma coi nemici che continuavano a bussare alla porta sotto forma di nuove armate di zeloti (pare con il supporto in sordina di Lamaferma e, chissà, forse qualche Grande Paese) nell’ottobre 251 il paese era sull’orlo di un nuovo periodo di caos generale.
Confusi, divisi e impauriti, l’ostilità tra i due principali partiti originatisi (gli Himeijiti – del distretto di Himeiji di Butsuon, appartenenti ai ceti più abbienti, tendenzialmente conservatori e desiderosi di trovare un compromesso con gli zeloti e i paesi stranieri- e gli Yamashiti - i più estremi e radicali, sostenitori della “rivoluzione perenne”, a cui appartengono non solo membri del terzo stato ma anche alcuni importanti gerarchi delle armate rivoluzionarie vicini al leader) giunse a un picco quando, col proseguire dei disordini e il costante sospetto della presenza di oppositori interni della rivoluzione, divenuto quasi paranoide, uniti alla minaccia estera ormai prossima, Ryuzaki istituì il Comitato di Salute Pubblica: un organo di polizia speciale il cui compito era stanare e giudicare i possibili nemici interni del Paese.
L’esclusione degli Himeijiti dal Comitato, mal visti per ovvie ragioni dai gerarchi rivoluzionari, rappresentò un nuovo picco nell’ostilità e il definitivo punto di rottura nell’equilibrio della fragile repubblica, che culminò con le purghe del novembre 251; il rifiuto loro di porre un tetto massimo sul prezzo di beni di prima necessità scatenò una marcia di 5000 manifestanti Yamashiti, armati e capeggiati dai capi del partito, chiedendo la destituzione e l’arresto dei principali esponenti dell’Himeiji con l'accusa di corruzione e vilipendio della rivoluzione. Ryuzaki decise di non far sfociare la manifestazione in un nuovo massacro e così, forse non poi così controvoglia, ottenne la firma della petizione dal Consiglio. I capi degli Himeiji furono sommariamente processati e giustiziati, alcuni si suicidarono in cella, ne risulta che infine gli Yamashiti e il Comitato di Salute Pubblica, ormai con poteri sempre più ampi e posto sotto la guida di Ryuzaki, hanno il pieno controllo del Paese.
Il nuovo Daimyo nega strenuamente le voci secondo cui sarebbe divenuto un nuovo tiranno che ha ritrattato la sua promessa di pace e libertà, forte anche delle numerose riforme attuate per la modernizzazione del Paese. Sostiene che, sebbene la strada per un governo democratico si stia rivelando più lenta e tortuosa del previsto, si stanno facendo molti passi in avanti, e che la guerra non sarà terminata fin quando i nemici della libertà non saranno stati sradicati, sino all'ultimo uomo. "Non vi sarà alcuna libertà per voi, nemici della libertà!" ha urlato alla folla in festa. Al contempo, smentisce fermamente i rapporti sulla fame ancora presente nel paese, dichiarando che il Cielo, grazie al Comitato di Salute Pubblica, sta per entrare in una nuova era di ricchezza.

Daimyo: Masao Ryuzaki
  • Descrizione Fisica: : Un giovane uomo sulla trentina, di carnagione scura e dai baffi all’insù folti e curati, Ryuzaki ha sempre esercitato un certo fascino inspiegabile sulla maggior parte delle persone che lo circondavano. Durante gli anni di guerriglia che lo hanno portato al potere vestiva come un qualsiasi soldato, comodo e spartano, pur non rinunciando a una soffusa cura aristocratica del suo aspetto. Da nuovo daimyo, è tornato a concedersi alcuni lussi che gli erano comuni durante la sua giovinezza da nobile – il vestiario ricercato, gioielli di vario tipo, così come ogni particolare estetico – ma risulta probabilmente più astuto di quanto potessero immaginare anche i suoi stessi gerarchi, cambiando la raffinatezza dei suoi indumenti in base a occasioni e circostanze. Con i disordini degli ultimi tempi non si separa praticamente mai dalla sua corazza, secondo la versione ufficiale per mostrare in ogni occasione la forza del Cielo, ma molti pensano che sia proprio quella corazza la causa degli attentati dinamitardi falliti contro di lui, come se presentasse una peculiare immunità ai sigilli.

  • Descrizione Caratteriale: Ryuzaki ama vedersi come un romantico sognatore, un paladino del popolo e della giustizia, giunto a liberare la sua terra natìa da secoli di oppressione. Sembra credere realmente in questa visione delle cose la quale, unità ai suoi innati fascino e carisma (in parte dovuto alla sua particolare arte oculare, gli “occhi del re dominatore”, che oltre a poter piegare le volontà più deboli lo rende praticamente immune al controllo mentale), porta la stragrande maggioranza delle persone che lo incontrano a sposarne le idee se non addirittura la causa. In realtà - nonostante abbia indubbiamente attuato delle riforme cruciali per modernizzare il paese - la sua è una mente chiaramente disturbata, una personalità segnata da un serio disturbo narcisistico dai connotati patologici. Anche se le sue abilità lo renderebbero un discreto combattente, non partecipa quasi mai ai combattimenti, “conscio che, con la sua morte, morirebbe anche l’idea della rivoluzione”. Tuttavia, con la grande propaganda che è riuscito a mettere in moto grazie alla sua abilità poetica, l’intero Paese e i territori limitrofi lo ritengono protagonista di combattimenti epocali, un guerriero capace di sconfiggere interi eserciti da solo. Fortemente razzista e affetto da un’evidente satiriasi, da quando è divenuto daimyo ha tuttavia dimostrato grande astuzia e trasformismo, adattando le sue ideologie e i suoi comportamenti a secondo di contesti e situazioni. Amato dalla sua “Grande armata”, come ha voluto ribattezzare i miliziani rivoluzionari che lo hanno condotto al potere, sebbene domini ormai incontrastato il Paese quasi alla stregua di un dittatore, rimane immutata in lui la convinzione che questa sarà solo una fase di passaggio: quando il paese avrà raggiunto una stabilità politica e sociale, nulla potrà più opporsi a una perpetua democrazia.
Rapporti con gli altri Enti:
  • Neutralità: Fuoco, Acqua, Fulmine, Suono, Erba, Cascata, Pioggia, Fiume, Gelo, Pietra, Neve, Paludi, Onde, Terme.
  • Sospetto: Akatsuki, Ferro, Terra, Vento.



Edited by Jöns - 16/3/2021, 21:23
 
Contacts  Top
2 replies since 17/2/2012, 17:45   5293 views
  Share