| ° The Choice ° |
| | Il vento aveva ripreso a far sentire il suo respiro sulla pelle del Genin. Adesso lo poteva percepire chiaramente, lo udiva soffiare ad ampie folate in mezzo alle dune, lo sentiva produrre quegli strani giochi di suoni lontani, simili a leggeri fischi, che solo le sue dita attraverso i piccoli granelli di sabbia del deserto sapevano regalare. Scompigliava i suoi capelli facendone cadere delle ciocche appena un pò più lunghe delle altre sopra i profondi occhi verdi, ora tutti presi dalla figura che si avvicinava alle porte del villaggio sotto le quali si trovavano e che all'orizzonte si faceva sempre più grande, ormai definita anche ad occhio nudo. Lo sentiva vicino a lui, sopra di lui, passare in ogni anfratto della sua vecchia casacca logora e raffrescargli il corpo. Lo sentiva come quelle poche sere di calura, quando si infilava su per una piccola botola sul soffitto della sua stanza e se ne stava solitario sul tetto della vecchia casa di periferia a pensare al più e al meno. Ancora una volta una voce piena, baritonale, dai pochi suoni confusi e spezzati riempì le sue orecchie riportandolo al presente, a quella mattinata che sempre di più sembrava lasciare il sapore dell'avventura. Ciò che aveva sentito non era nella sua testa ne era sicuro, voleva esserne sicuro. Ma come? Chi mai avrebbe potuto? Erano soli, separati dalle prime case alle loro spalle da qualche centinaio di metri. Dietro di lui soltanto un massiccio muro di ciottoli logori e datati delimitava gli estremi del villaggio e lasciava intravedere dalla sua sommità sfumati profili di case molto più lontane, che si perdevano nel centro di Suna come piccole api indaffarate attorno al loro alveare. Il Vento. Si a Keiji andava bene questa spiegazione. Sentire voci nel bel mezzo del niente era l'ultima cosa di cui certamente aveva bisogno in un momento come quello. Eppure fu spontaneo voltare la testa alla ricerca di qualcuno, di qualcosa, di una qualsiasi spiegazione che desse un poco di lucidità ai suoi pensieri. Era già la seconda volta che quella mattina prestava attenzione a quella sorta di forte riverbero nell'aria. Alle sue spalle invece neppure l'ombra di una persona.
(Che caldo! Mi sta dando alla testa.. Si deve essere quello sicuramente. Solo il vento..nulla di più)
Strizzò gli occhi come per ricercare il filo di se stesso, il bandolo della matassa della realtà. Piccoli puntini verdi dovuti alla pressione del sangue negli occhi si dipinsero nell'immagine che ebbe. Con una smorfia cercò di allontanare quei pensieri: era solo molto stanco, cercava di convincersi. Eppure qualcosa lo inquietava. Non era tipo da suggestioni facili, ne tanto meno dava retta a presagi, superstizioni e bizzarie varie. Ma quel giorno sentiva che qualcosa non andava. C'era qualcosa di strano, qualcosa che sembrava gravitare attorno a lui in maniera confusa ma quasi tangibile ai suoi sensi.
(Si.. Sono solo un pò stanco. Eh ma una bella dormita appena avrò finito il mio addestramento non me la toglie nessuno.. Già, il mio addestramento. Pare sia un pò diverso da come me lo immaginavo)
Sdrammatizzò su due piedi. Voleva lasciarsi alle spalle quei pensieri grigi e molto strani. Nella sua esperienza poteva dire che nulla era migliore di un pensiero positivo, qualsiasi, anche la stupidaggine più banale, per scacciar via problemi indesiderati. Ne aveva avuti molti. A giudicare dalle ombre che le massicce lesene ai lati dell'entrata formavano sulla sabbia non dovevano essere più delle nove e mezza del mattino, le dieci al massimo, pensava Keiji. Guardando con la coda dell'occhio il profilo di Yujin, quasi intimidito in quel momento dal voltarsi completamente verso di lei, senza un valido motivo, pensò a quante ne erano passate da quando aveva messo piede nella sede del Clan. Quella ragazza era stato in grado di tirarlo dentro ad una situazione che sicuramente avrebbe preso per storiella da vecchi sognatori o da giovani spacconi se gliela avessero raccontata al chiostro della piazzola vicino casa sua.
(Ma guarda come doveva andare a finire. Chi se lo sarebbe aspettato, chi?! Io no di certo. Ero pronto a qualsiasi allenamento. Mi ero detto: ben attento Keiji! Sarà difficile e faticoso, sicuramente. Papa ti ha parlato di come fu il suo quando volle buttarsi dentro anche lui. Non immaginavo certo di finire a fare da balia ad una ragazza..)
Yujin: Non dobbiamo permettergli di usare le sue tecniche, appena saremo abbastanza vicini dovrai bloccarlo con la sabbia, intesi?
Bastarono queste parole ed il paio di occhi dorati a compagnia di queste a far passare la spocchiosità e la scontrosità che gli si stava incollando addosso. Tenendo la posizione rilassata e con le braccia conserte passò vicino alle tasche i polpastrelli della mano sinistra. Sotto il fine tessuto scuro della sua pelandrana da allenamento il freddo del metallo rassicurò Keiji su cosa utilizzare in caso di pericolo. Avrebbe affrontato ogni evenienza. Si sentiva a suo agio con un paio di kunai nelle tasche. Logico. Ne aveva imparato il peso, la traiettoria che questo fa dipingere all'arma, le varie forme di utilizzo. Tutte basi che un normale ragazzo, come lui, doveva sapere a menadito per ambire al titolo di shinobi.
Uououo! Un momento Yujin. Penso che tu mi debba un paio di spiegazioni. Chi sarebbe questo tizio.. Perchè è così pericoloso come dici. Non possiamo piombargli davanti con un paio di questi in mano!.. Ehi! Dove vai??
La ragazza, ovviamente, neanche in quell'occasione sembrò prestargli ascolto. Aveva già preso a corsettare più che decisa in direzione dello sconosciuto. Lui, senza pensarci troppo, decise di seguirla. L'idea di dover fermare un uomo che neppure aveva visto in volto basandosi sulle parole di una ragazzina più o meno della sua età usciva un pò dagli schemi della sua giornata tipo, del suo modo di fare. Riflettendoci non aveva senso. Yujin ne aveva fatto intuire il peggio di questa figura descrivendolo come un grosso problema per tutti, dovevano stare attenti secondo lei perchè tutto il villaggio era in pericolo. In realtà Keiji non poteva sapere con certezza a cosa stessero andando incontro. Si fidava di lei e l'avrebbe aiutata in qualunque caso con qualunque mezzo possibile per lui, ma qualche chiara spiegazione sullo strano susseguirsi delle cose lo avrebbe sicuramente fatto correre più veloce e più sicuro di se. Più tranquillo insomma.
(Se questo tizio è davvero così pericoloso come dice non posso lasciarla andare. Potrebbe succedere qualcosa.. No non posso questo rischio. Mi piacerebbe sapere che cazzo succede, ma in questi casi meglio agire e poi domandare. Proverò solo ad immobilizzarlo e poi farò i conti con Yujin. Non sopporto chi non mi da relazione..)
A pensarci il suo piano d'azione non era poi cattivo. Nessuno si sarebbe fatto male se fosse riuscito nei suoi propositi e avrebbe avuto il tempo di capire cosa stava accadendo sotto quel sole cocente di quasi mezzodì. Solo un piccolo particolare, d'importanza non trascurabile, ma che in quel momento, preso dalla fretta di una decisione improvvisa, aveva totalmente trascurato. La sabbia. Non aveva la minima idea di come farne uso. Non aveva voluto chiarire questo punto con la compagna e adesso forse cominciava a pagarne lo scotto.
Fa sempre di testa tua mi raccomando! Aspettami!
Ormai anche lui stava correndo insieme a lei e solo pochi piedi li separavano. L'uomo si avvicinava sempre di più e ora si cominciava ad intravederne davvero qualche particolare. Era avvolto da un mantello scuro, avrebbe detto sul marrone ma non ne era sicuro. Le prime gocce di sudore cominciavano ad imperlargli la fronte. Un ampio cappuccio, dello stesso tono di colore, copriva l'intero volto dell'uomo. Il fisico pareva robusto a giudicare da quella distanza e abbastanza alto da lasciar intendere di essere una persona adulta, matura. Strabuzzando gli occhi Keiji si accorse di alcuni movimenti strani, pochi attimi che fecero schizzare la tensione dei suoi nervi alle stelle. L'uomo sembrava essersi accorto delle due piccole figure che in lontananza gli si facevano incontro veloci. Stava cercando di raggiungere velocemente qualcosa sotto il suo abito scuro: la malizia in quel frangente era d'obbligo e più che opportuna. Keiji capì al volo la pericolosità della faccenda. Se stava cercando un'arma, cosa del tutto probabile stando alle parole di Yujin, dovevano essere veloci e cercare di fermarlo in tempo. Non ebbe dubbi. Non sapeva la realtà delle cose ma prima di finire a terra sotto il lancio di un pugnale o di difendere la ragazza da un attacco dell'incappucciato misterioso era meglio fare la prima mossa. L'attacco non è la miglior difesa, ne quella del più forte aveva sempre pensato. Solo la mossa del più furbo Non si fece alcuno scrupolo in questo.
(Che sta facendo? Un'arma.. Certo. devo fare in fretta!)
Yujin: Ora Keiji!!!
Non se lo fece ripetere due volte. Anche Yujin sembrava essersi accorta del pericolo e il suo grido gli arrivò chiaro. Con addosso la pressione di chi sa di non avere probabilmente una seconda chance, un'altra carta da giocare, si concentrò al massimo cercando di ripensare ai momenti in cui era stato in grado di controllare la sabbia.
(Che m'invento adesso?? Ok.. Di sicuro qui finisce male se non tiro fuori qualche asso. Non mi è rimasta molta scelta.. Ne ho solo uno da giocarmi. Vediamo di farlo funzionare!)
Portato il braccio sinistro avanti, quello che era riuscito a compiere ciò che ancora aveva il gusto della mezza magia per Keiji, provò a richiamare ai suoi comandi la sabbia davanti a lui. Mentre correva gli era più ostico concentrare il Chakra nel palmo della mano con dovuta precisione, ma non impossibile. Dopo essersi concesso una manciata di secondi per prendere un pò le misure focalizzò la sua energia nella mano sinistra. A poco a poco, come era successo dopo quel salto pazzesco, la sabbia cominciò a fluttuare leggera intorno a lui. Era poca, troppo poca e se ne rendeva conto. Soltanto un piccolo fascio dorato passò davanti ai suoi occhi, poco più spesso di uno straccio di stoffa da massaie. Non sarebbe servito a molto, non da quella distanza e con un uomo fatto e finito come quello. Sicuramente non l'avrebbe neppure sentito.
(No! Così non va, non va bene!) Rilassati i muscoli dell'avambraccio tornò a far fluire normalmente il Chakra nei suoi tsubo. La sabbia si afflosciò come di nuovo inanimata, privata della vita che sembrava aver fatto propria in quegli istanti. Gliene occorreva molta di più, molta più energia per tirarla su da terra e a sufficenza per lanciarla con la giusta forza. Un secondo tentativo seguì a ruota. Senza perdersi d'animo cercò di facilitare il compito dividendo il problema su più fronti. Oltre a cercare di sollevare la sabbia davanti a se indirizzò una piccola quantità di energia in direzione della sabbia che ad ogni passo sollevava con i suoi sandali. Questa, forse per il movimento impressogli dalla corsa, sembrava più facile da manipolare già ad una buona altezza come quella del suo bacino. Riunendola con lenti movimenti del braccio destro con quella controllata in precedenza fu stupito dal risultato. In negativo, purtroppo. Ancora non bastava: la differenza era minima e notabile solo da una distanza come la sua.
(Sei un disastro Keiji. Uno scandalo.. Andiamo prima ti sei salvato il culo da un volo incredibile. Non può essere tutto qui quello che riesco a fare!)
Provò ancora un paio di volte ottenendo risultati più o meno mediocri. Yujin vicina a lui era concentrata a raggiungere il prima possibile l'uomo che tanto desiderava fermare e sembrava non essersi resa conto delle difficoltà che il suo amico stava incontrando. Solo pochi metri separavano i tre e il tempo a sua disposizione per imbastire qualcosa di serio era sempre più risicato. Negli occhi del ragazzo abbagliò il riflesso chiaro di un raggio di sole sul monile al collo della ragazza.
(Devo pensare a qualcosa. Deve esserci un modo per controllarne di più.. C'è sicuramente idiota! Sono io che non riesco a trovarlo..)
L'ombra dell'impotenza si fece grande, molto più di quella che dipingeva il sole davanti a lui con il suo corpo. La stessa che lo lasciava insonne la notte, che lo tormentava per le condizioni di suo fratello. In situazioni come quelle, dove avrebbe dato tutto se stesso per proteggere chi aveva accanto, era quasi condannato a non poter far nulla, a non essere all'altezza, a non avere la conoscenza o la forza per reagire. Un pensiero che ora come allora riusciva a metterlo al tappeto.
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