Casa di Kinji Uchiha

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view post Posted on 10/10/2012, 20:59     +1   -1
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Una volta tornato in camera, Kinji aiutò la bella Hyuga a stringere l’obi del kimono; aveva ripiegato con cura la maglietta che aveva indossato, quindi non c’era bisogno di sistemarla nuovamente. I vestiti di Setsuna fortunatamente erano ben asciutti, così entrambi poterono scendere al piano inferiore e battere l’imbarazzo di aver fatto “conoscenza” così bruscamente.

Hayato parlava di un dio… possibile che si tratti della stessa presenza annunciata quando eravamo nella foresta con i piccoli Rin e Kin? Immagino che lo scopriremo.

Kinji: Eccoci qui Hayato...Beh credo sia arrivato il momento delle presentazioni. Lei è Setsuna Hyuga, la ragazza di cui ti ho parlato già.

Disse cingendole un fianco con la mano e rivolgendosi poi a lei

Kinji: Mentre questo è il mio curioso e chiassoso fratellino Hayato

Hayato: Non ti vedo da giorni e torni a casa con una ragazza, non è da te fratellone! Si vede proprio che ci tieni per metterla davanti persino a tuo fratello.

Kinji: Non… smettila!… Sai che tengo tantissimo a te; piuttosto, dicevi che in città si vociferava della venuta di un dio o cose del genere… ti va di parlarne?

Il ragazzino si fece subito scuro in viso cambiando tonalità di voce mentre riferiva ai due genin di quante voci girassero nel villaggio sul presunto dio e sui suoi prescelti, dicendo anche che tutte le forze ninja stavano convergendo a nord, dove la minaccia era diventata quasi incontrollabile.

Allora quella strana visione…era tutto vero, non era un’allucinazione! Sembra proprio che ci troviamo di fronte ad un’emergenza senza precedenti, e nel nostro piccolo dovremmo fare il possibile per dare una mano!

Hayato: …Fratellone?

Kinji: Si Hayato?

Hayato: Se tu sei uno dei prescelti…puoi chiedere di esaudire il desiderio di riportare a casa mamma e papà? Mi mancano tanto…soprattutto quando tu non sei a casa

Per un attimo il maggiore sentì tutto il peso che gli era stato lasciato nel momento in cui rimasero solo lui e suo fratello al mondo, nessuno li avrebbe aiutati, se non sostenendosi a vicenda. Mancavano anche a lui, certo, ma si era detto che entrambi erano morti in missione, e se ci fossero state speranze di rivederli ancora una volta, non sarebbe passato così tanto tempo.
Con aria tranquilla ed imperturbabile in viso, Kinji accarezzò il capo del fratello minore, per smorzare la tristezza rievocata da quelle parole tanto tenere e ingenue.


Kinji: Mi spiace Hayato, non credo che questo succederà… siamo io e te, vero? Dobbiamo essere forti l’uno per l’altro…mamma e papà non vorrebbero vederti triste per la loro mancanza. Mi spiace di mancare spesso di casa, ma la strada che ho scelto mi impedisce di adagiarmi sugli allori…diventerò sempre più forte, finché non riuscirò a proteggere quelli che amo, non mi fermerò mai, promesso!

Il più giovane trattenne a stento le lacrime, forse per le belle parole a fine discorso, o forse solo per la troppa tensione scatenata dal villaggio in fermento, che davano l’illusione di poter recuperare qualcosa di ormai perduto. Si passò un braccio sugli occhi, per poi riprendere il discorso

Hayato: Allora vai, scaccia via questo dio cattivo! Io aspetterò qui così quando tornerai avrai tante belle storie da raccontarmi!

Questo è il mio fratellino…

Facendo un cenno col capo, Kinji invitò la bella ragazza agli occhi perlati a seguirlo in questa nuova missione, lasciandola andare per prima verso la porta; la seguì finché non sentì il tocco del fratello minore tenergli saldamente la manica della giacca per fermarlo. Gli disse solo una piccola frase sottovoce prima di vederlo uscire sorridente:

Hayato: E’ molto carina, mi piace vederla al tuo fianco! Magari portala ancora a casa così potrò conoscere meglio la ragazza del mio fratellone.

Non cambierà mai, ma in fondo meglio così
 
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view post Posted on 12/10/2012, 17:07     +1   -1
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*Coadiuvata con dolcezza dall’Uchiha, Setsuna indossò correttamente il piccolo kimono e poi, sempre insieme, si premurarono di scendere al piano inferiore. Ad attenderli impaziente vi era il minore dei tre, Hayato. Cercando di superare l’imbarazzo generato dal comportamento travolgente ed energico del fratello minore, Kinji prese parola e presentò la Hyuga stringendola teneramente. Ancora leggermente rosata in volto a causa dell’inaspettata visita e delle attenzioni che il più grande aveva nei suoi confronti, si limitò a sorridere in direzione del più piccolo. Terminate le presentazioni, il discorso si proiettò verso qualcosa di più urgente: il piccolo Hayato, scuro in volto, cominciò a raccontare della fantomatica divinità, dei 13 prescelti e delle nefaste conseguenze della sua apparizione.*

(Siamo tutti in pericolo?! Quell’apparizione.. era reale, non me la sono immaginata! Tutta quella roba dei desideri.. adesso tutto comincia ad avere un senso. Non esiste nessuno in grado di manifestare i sogni altrui e di donare l’idillio a chi lo chiede, sono tutte fandonie. Un’ottima trovata per far cadere tutti nella trappola.)

*S’attristì non poco nello scoprire la triste storia del compagno di squadra, costretto fin dall’infanzia a portare sulle proprie spalle il peso della mancanza. Nell’osservare attentamente l’imperturbabilità del suo sguardo, ne percepì svariate sfumature: stava sopportando il dolore, altrimenti logorante, con dignità e forza e, nonostante la lotta interiore, tentava di infonderla nel più piccolo che, rincuorato, asciugò le lacrime per lasciare spazio alla sua frizzante vitalità di sempre. La bella Hyuga, dal canto suo, rimase semplice spettatrice. Non sapeva cosa significava perdere una persona cara, ma capiva bene il sentimento che legava i due così come il comportamento protettivo di Kinji. In un certo senso, il loro rapporto somigliava un po’ a quello che aveva con la piccola Akari. Infine, giunse il momento di muoversi. La bella Hyuga si premurò di avvisare il compagno circa la sua prossima destinazione, poi fece un inchino in direzione del più piccolo prima d’avviarsi.*


Setsuna Hyuga: “E’ stato un piacere, Hayato-kun.

(Parteciperò anch’io a questa battaglia. Andrò al fronte a dare il mio contributo e dimostrerò il mio valore.)

*L’idea folle che le frullava in testa da un lato la spaventava, dall’altro la rendeva euforica. Voleva contribuire, essere utile al proprio villaggio e alla gente e, non di meno, rendere onore alla vita che aveva scelto di vivere. Una dimostrazione non solo per gli altri dell’esistenza di una valorosa kunoichi, ma anche a sé stessa.*

 
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view post Posted on 25/10/2013, 22:30     +1   -1
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//Continua da QUI//

Aveva lasciato il villaggio del quale era diventato salvatore da molte ore, e Kinji ormai riusciva a distinguere le enormi porte verdi smeraldo dell'entrata per il suo villaggio natale. Il cammino era stato piuttosto stancante per le sue condizioni; ogni tanto si era fermato per qualche minuto a sorseggiare dell'acqua fresca dalla borraccia che gli avevano riempito nel luogo visitato per poi ripartire con più convinzione di prima.
Sapeva per certo che l'amata Setsuna era stata riportata a Konoha da un jonin, mentre di Zu non erano rimaste tracce, come scomparso nel nulla...


Una volta arrivato, la mia prima tappa sarà casa... Hayato non mi vede da molto e sarà senza ombra di dubbio in pensiero.
Poi converrebbe andare a casa di Setsuna...o forse è meglio evitare, magari è in ancora in ospedale e sarebbe scortese disturbare i suoi parenti.


Mentre tutti i pensieri si affollavano nella sua mente come un mucchio di foglie agitate dal vento, le sue stanche gambe lo avevano riportato meccanicamente davanti all'entrata principale della sua dimora.
Kinji fece scivolare un braccio da dentro la manica del kimono per aprire la porta con tranquillità.


Kinji: Sono a casa...

La risposta non tardò ad arrivare: il fratellino ricambiò al saluto dal piano di sopra, scendendo forsennatamente la scale e abbracciando il maggiore con gioia.

Hayato: Fratellone! Sono così contento di vederti, non sai quanto mi hai fatto stare in pensiero stavolta. Hey ma questi abiti sono nuovi vero? Te li ha regalati la tua amichetta dai capelli blu?

Come sempre, la discrezione non è il suo forte...meno male che non è uno shinobi, altrimenti la cosa sarebbe diventata un problema.

Kinji: No, è un regalo da parte di alcuni villici a cui ho dato una mano durante questi giorni...vieni dai, sediamoci e parliamo un po'.

Il più piccolo annuì con il capo ed entrambi andarono nella sala da pranzo, e mentre Hayato si mise a gambe incrociate vicino al tavolino, Kinji prese due tazze da thè e le mise sul mobile in modo da poter sorseggiare qualcosa di fresco durante il racconto.
Gli parlò delle creature di Watashi, dell'arrivo e dei compagni di avventura, ma omise la loro sorte per ovvie ragioni.


Hayato: Quindi hai sconfitto un esercito di mostri e hai comandato un plotone di militari! Sei un grande fratellone, questo spiega anche tutte quelle bende...ti fanno ancora male?

Kinji: No, no tranquillo... al villaggio ero assistito da un gruppo di dottori molto solerti, pensa che non mi hanno lasciato alzare dal letto per giorni!
Comunque...


Il suo tono si fece più serio di colpo.

Kinji: A proposito della ragazza...Setsuna Hyuga... per caso in questi giorni è passata da queste parti per cercarmi?

Il fratellino sembrò piuttosto stranito dalla domanda, ma forse aveva anche capito che le era successo qualcosa durante la missione, e che il suo parente era rimasto indietro forse per proteggerla.

Hayato: Ti conosco bene... e non sei un bravo bugiardo, ti si legge in faccia che sei preoccupato per lei.
Se è qui al villaggio va a cercarla, sono sicuro che è una tipa tosta e che non ti avrà cercato perchè sei un uomo...devi fare tu la prima mossa!


Kinji: Così giovane eppure così avviato solo per certi argomenti...sei incorreggibile!

Scoppiò in una risata che coinvolse anche il più piccolo.
Ma effettivamente aveva ragione: doveva andare a cercarla e l'avrebbe trovata; il vermiglio si alzò da terra e lasciò la tazza quasi vuota sul tavolo salutando poco prima di uscire di casa, ma stavolta non sarebbe stato fuori a lungo.
 
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view post Posted on 3/3/2014, 23:57     +1   -1
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Non era passato molto tempo da quando lo scontro decisivo contro Watashi si poteva ritenere concluso, eppure l'atmosfera sembrava non essere cambiata nell'intero mondo ninja. Al campo base, alcuni si erano lasciati andare ad uno smisurato giubilo che poi sarebbe presto terminato per condurre i reduci di quel conflitto, e i cadaveri degli eroi caduti, indietro al proprio villaggio natio.
Kinji poteva vantare di star bene fisicamente, come se quelle atroci torture che aveva subito, fossero state frutto di un terribile incubo, ma psicologicamente sapeva che non sarebbe stato più lo stesso. La guerra l'aveva cambiato, glielo si poteva leggere in faccia, in quegli occhi vacui, che tendevano a rimanere bassi e coperti dalla zazzera di capelli castani.
Era felice di essere stato ricongiunto alla sua amata, di poter dare ancora il suo contributo nel mondo dei vivi, ma il prezzo che l'intera alleanza aveva pagato, gli sembrava troppo alto e se ne affibbiava gran parte di colpa.
Sporadicamente, ai lati dei percorsi che si diramavano verso i centri nevralgici delle terre ninja, passavano dei carri coperti da vistosi teloni bianchi e insanguinati, guidati per lo più da medici o altri shinobi; trasportavano indubbiamente i cadaveri delle persone che avevano perso la vita, anche per colpa sua. Con Setsuna non parlò molto, ma riuscì a notare chiaramente che anche nei begli occhi perlacei di lei, c'era stato un cambiamento che aveva forse fatto maturare troppo in fretta quella giovane donna che non aveva solitamente segreti per lui.
Avrebbe voluto rincuorarla, rassicurarla e dirle che non doveva farsi una colpa per ciò che era successo al giovane Sohaku, e agli altri che non ce l'avevano fatta, ma preferì rimanere in silenzio per lasciarle tempo di rimanere tra i suoi pensieri, come anch'ella stava facendo d’altronde. Arrivati alle grandi porte del villaggio di Konoha, vennero accolti da una discreta folla come eroi che si erano battuti per la salvezza delle loro vite, i bambini cercavano di farsi largo tra la folla per vedere i grandi shinobi che volevano emulare da grandi.
L'Uchiha notò lo sforzo che fece la bella fanciulla dai capelli cobalto per sorridere a quella gente nella maniera più tranquilla possibile, per gioire con loro anche se indirettamente, eppure lui non riuscì a fare lo stesso, anzi, cercò di distogliere lo sguardo il più possibile non riuscendo a nascondere la sua espressione rammaricata, dispiaciuta, e con gli occhi sempre puntati verso il basso. Arrivati in una delle vie principali, le strade dei due amanti si separarono, lasciandosi con un fugace contatto delle labbra, per recarsi ognuno nella propria residenza.
Come avrebbe potuto parlare con Hayato e dirgli tutti i tormenti che stava subendo da quando era finito tutto? Il villaggio poteva osannarlo come eroe, ma in realtà lui si sentiva del tutt impotente e in balia di qualcosa di più grande.
Aprì la porta con aria tranquilla, senza dire una parola; fu il più giovane a scendere le scale in fretta per chiedere al maggiore se fosse finalmente tornato a casa.
Quando i loro occhi furono incrociati, Kinji si sforzò a più non posso per sorridere al vivace fratellino che, come sempre stava già per iniziare a tempestarlo di domande che, nella loro ingenuità, riuscivano lo stesso a ferirlo psicologicamente, mentre la sua corsa lo portò istintivamente a catapultarsi tra le braccia del più grande.


- Fratellone, finalmente! Nel villaggio si è sparsa la notizia che avete sconfitto il tipo cattivo, che tu hai comandato alcune persone e che hai combattuto da eroe... io non volevo crederci finchè non ti avessi rivisto, ma ora...è bello riaverti qui!

- Grazie...è bello essere a casa...

- Hai un'aria strana...è successo qualcosa a Setsuna-chan?

Gli occhi del più grande finalmente si alzarono per guardare quelli scuri del fratello minore.

- No, no... lei sta bene

- Dai, se ti va ti preparo un thè e ne parliamo...che ne dici?

Fece un cenno con il capo per rispondere affermativamente, mentre, con fatica, iniziò a parlare di quanto si sentisse in colpa per tutte quelle persone che erano morte sotto il suo comando, avendo come risposta il semplice silenzio.
Per la prima volta il loquace Hayato si trovava senza parole davanti a suo fratello, visibilmente scosso, che a malapena riusciva a reggere le lacrime dallo scendere giù dagli occhi che ore prima si era sentito strappare via per una semplice prova della sua forza d'animo.
Kinji cercò di calmarsi per non far preoccupare troppo Hayato, provando a riprendere il solito atteggiamento tranquillo e cordiale, almeno finchè fosse rimasto li.


- Scusami Hayato, è solo che...non mi va molto di parlare di tutto questo...e poi adesso dovrei prepararmi per andare ai funerali, nonostante non ne abbia la minima voglia...

Il ragazzino capì, e proprio quando il più grande ebbe finito di parlare alzandosi da tavola, sentì bussare alla porta...
 
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view post Posted on 4/3/2014, 14:04     +1   -1
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// Continua da QUI. //

*Lasciare la madre in quell’assurda maniera le suscitava un immenso dispiacere, ma non riteneva d’esser pronta d’affrontare lo scottante argomento. Uscita fuori dalla porta d’ingresso senza attendere risposta, la fanciulla dai capelli cobalto s’asciugò gli occhi bianchi col dorso della mano e s’avviò per raggiungere la via principale. Lungo il tragitto s’interrogò sul da farsi: v’era la possibilità di tornare a casa da suo padre e sua sorella, che di certo sarebbero stati felici d’accoglierla come un’eroina.. ma ciò non rientrava esattamente nei suoi piani; l’unica soluzione per non dover spiegare cosa fosse accaduto in quegli anni d’assenza ed essere sottoposta a nuovo e più doloroso giudizio era raggiungere colui che conosceva già i fatti. D’improvviso s’immise in uno dei numerosi vicoletti che si diramavano dalla strada centrale e dopo poche traverse giunse alla residenza avviluppata dal verde degli alberi e dal rosa pallido dei ciliegi in fiore, dimora del generale della divisione. Qualche petalo in movimento costellava il vialetto dell’ingresso principale, e la leggera brezza che s’era alzata frusciava calma fra le fronde degli alberi. Sospirò profondamente, la kunoichi. Dunque s’avvicinò alla porta d’ingresso, bussando delicatamente. Pochi istanti dopo, quella stessa porta s’aprì mostrando proprio l’uomo di cui aveva bisogno.*

E-ehi.. ehm..

*Biascicò, sorridendo con poca convinzione.*

..non so dove andare, non voglio tornare a casa..

*Gli disse subito dopo, mentre quel sorriso svaniva del tutto e gli occhi bianco neve s’abissavano in un mondo pregno di dolore e rimorsi. L’interlocutore la fece accomodare senza pensarci due volte, ed ella accettò di buon grado l’invito intromettendosi in casa. Il piccolo Hayato l’osservò attentamente e quando la riconobbe regalò alla fanciulla un sorriso giovale. La gradita ospite glielo ricambiò col miglior sorriso di cui era capace, ma prima d’iniziare un qualsiasi tipo di discorso il bell’Uchiha chiese al fratello minore di lasciarli soli. Il più piccolo acconsentì senza opporre resistenza, poiché sapeva quale peso turbava l’animo del fratello maggiore, e s’avviò verso la scala. Nuovamente soli, gli amanti s’accomodarono per sorseggiare l’infuso che Hayato aveva preparato e parlarono del più e del meno come se non vi fosse nulla di più importante da trattare. La giovane dagli occhi bianchi aveva intuito a pelle che anch’egli stava deviando la discussione che prima o poi entrambi avrebbero dovuto affrontare, glielo si leggeva negli occhi ancora inumiditi da un pianto non ancora avvenuto e questo tipo di cose non potevano di certo sfuggire a un’attenta osservatrice. Con un movimento elegante e del tutto naturale avvicinò la tazza fumante alle labbra carminee, assaporando lentamente il contenuto caldo.. dunque prese il coraggio necessario.*

(..dobbiamo parlarne, o questa cosa ci ucciderà.)

Non è colpa tua, Kinji-kun..

*Cominciò mesta, spiazzando completamente il suo interlocutore.*

Hai fatto del tuo meglio.. sei stato un ottimo generale. Tutte quelle persone..

*Deglutì dolorosamente, come se avesse ingoiato un rospo o come se un nodo alla gola avesse bloccato il suono prodotto dalle corde vocali.*

..sono morte per causa mia.

*Ammise a se stessa, respirando profondamente per sostenere la pressione che minacciava di farla piangere ed evitando di guardare il suo amato negli occhi d’onice per paura di leggerne un giudizio troppo severo. Aveva capito d’amarlo seriamente nel momento in cui aveva creduto d’averlo perso per sempre.. non sarebbe riuscita a sostenere quel suo sguardo benevolo e caritatevole.*

S-sono stata io.. a impedirti di salvarli. L-lo ricordi, non è vero?

*Gli disse con difficoltà, nascondendo i singhiozzi con delle pause e sperando che le lacrime non la tradissero proprio in quel momento.*

 
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view post Posted on 4/3/2014, 15:10     +1   -1
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Davanti all'uscio di casa, trovò la bella Setsuna, intenta a cercare il giusto modo per esprimersi in quella situazione di leggero imbarazzo.
La fece entrare chiedendole di accomodarsi nella sala da pranzo, dove i due fratelli stavano consumando assieme la bevanda calda che il più giovane aveva preparato con cura.


- Prego, Setsuna-chan, sai che sei sempre la benvenuta qui dentro. Hayato ha fatto abbastanza thè per tutti, se vuoi te ne verso una tazza.

Kinji chiese al fratellino se gentilmente, una volta finito di consumare quel poco che restava nel suo bicchiere, si fosse potuto allontanare per qualche secondo per lasciare i due chunin ai loro discorsi.
Il più giovane annuì con la testa, e presto si diresse al piano superiore, dove era ubicata la sua stanza da letto. Era palese che la Hyuga si trovasse in un forte turbinio di emozioni sgradevoli, considerato tutto quello che era accaduto al tempio e come si era posta pochi minuti prima al giovane Hayato.
I suoi sorrisi erano solo di circostanza, così come le domande e i discorsi senza un argomento preciso; poi, forse accortasi che anche il suo amato stava provando la stessa cosa, la Hyuga decise che non riusciva più a tenersi dentro quel magone che la stava affossando nella disperazione, e parlò finalmente per esprimere i suoi pensieri.
Come l'Uchiha supponeva, la ragazza si faceva una colpa per tutti i morti, tutte le vite che erano state falciate dalla lama della sua fredda katana, e credeva che invece il suo interlocutore avesse compiuto un ottimo lavoro, mantenendo fede alla promessa silente che rappresentava la carica ricevuta in battaglia.
Kinji cercò di incrociare lo sguardo della fanciulla dai capelli cobalto, ma era troppo distante sia fisicamente che psicologicamente per riuscirci, così prese a parlare col cuore aperto per cercare di ottenere lo stesso risultato.


- Tu credi che io abbia fatto del mio meglio?... probabilmente lo penso anche io...
Ma come farei a dirlo in faccia ai genitori di Sohaku, e tutti gli altri morti? Mi risponderebbero che il mio meglio evidentemente non era abbastanza, che non avrei dovuto prendermi la responsabilità di essere generale se non fossi stato sicuro di salvarli... e avrebbero ragione.


Si alzò di scatto dalla tavola, provocando l'istantanea reazione di Setsuna, che finalmente poteva vedere chiaramente negli occhi d'ebano di lui una strana cupezza mista a frustrazione e senso di colpa, mentre dagli occhi finalmente iniziarono a sgorgare lacrime amare che andarono a finire sul tavolo.
Il chunin non cercava di addossare i suoi dispiaceri sull'amata, mai l'avrebbe fatto, ma chi meglio di lei poteva capirlo e dargli il conforto che gli serviva?


- Tu non eri padrona delle tue azioni, quindi non hai colpe...io invece lo sono stato per tutto il tempo, e non sono riuscito comunque...

Cercò di riprendere contegno e calma, mentre si voltò verso la porta-finestra della camera che era stata lasciata aperta per poter far ammirare il meraviglioso ma allo stesso tempo triste spettacolo dei fiori di ciliegio che venivano portati via dal vento.
Kinji si avvicinò per guardarli così da vicino, e per riprendere la katana che aveva lasciato poggiata per terra sulla zona che dava sul giardino interno; si mise una mano nel kimono, e ne tirò fuori un pezzo di stoffa grigiastro, ma che ormai era più tendente al rosso sangue.


- Sai cos'è questo?...

Chiese alla sua bella, mentre allungò nella sua direzione il fazzoletto sporco, rimanendo voltato verso l'esterno.

- E' parte della casacca di Sohaku...l'ho presa quando ho rivisto il suo cadavere prima della partenza...

Si sedette per terra, e prese con una mano l'elsa della katana saldamente, per farci svariati nodi tra l'impugnatura e la parte più dura della fodera, rendendo così impossibile sguainarla nuovamente.

- Oggi ti faccio una promessa... finchè non sarò abbastanza forte da riuscire a proteggere le persone che amo, questa katana rimarrà nel suo fodero, e ogni volta che vedrò questi nodi, mi ricorderò del mio fallimento...

Amai...vale anche per te, ammesso che tu riesca a vedermi ora... proteggerò quel fiore e farò in modo che non appassisca mai, ad ogni costo.

Si alzò poi da terra per dirigersi in un angolo della stanza, dove erano riposti alcuni kimono completamente neri e privi di decorazioni, adatti al funerale che di li a poco sarebbe iniziato al villaggio in memoria degli eroi di guerra. Ne prese due, e si avvicinò a Setsuna per consegnargliene uno.

- Sto per andare ai funerali, anche se non vorrei... ma è nostro dovere esserci, quindi se volessi accompagnarmi, questo è per te.
 
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view post Posted on 5/3/2014, 15:34     +1   -1
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*L’improvviso scatto dell’uomo fece sussultare la fanciulla dai capelli cobalto, costringendola a levare lo sguardo per osservarlo. Non le piacque. Quelle parole e quell’espressione cupa in volto, e le lacrime che attraversavano quegli occhi d’onice generalmente pieni di positività.. anche il bell’Uchiha era rimasto segnato da ciò ch’era successo al campo. Immaginarlo era doloroso, vederlo con i propri occhi era come un pugno nello stomaco. L’ascoltò in silenzio, trattenendo a stento quelle emozioni che teneva celate col capo basso. Quand’infine l’uomo che amava le mostrò un pezzo di stoffa logoro e insozzato di sangue, proveniente dalla tunica del ragazzo supplichevole ch’ella s’era vista costretta a uccidere, che successivamente strinse alla katana con svariati nodi, ponendo su di essa una promessa, la giovane con gli occhi bianco neve non riuscì più a reggere la pressione e lacrime maledette le solcarono il viso.*

(..non è vero. C’ero.. ed ero lucida..)

Sohaku-kun.. non è morto a causa tua. L-lui..

*Cominciò a spiegare, alzandosi dal tavolo e avvicinandosi all’Uchiha seduto sul pavimento. In quello stato pietoso, con la voce rotta da un pianto che seguitava silenzioso sul suo viso e l’espressione carica d’un dolore che difficilmente sarebbe stato superato in breve tempo, non sembrava nemmeno più lei.*

..mi aveva chiesto aiuto, sai? M’implorava di aiutarlo, mentre affogava nel suo stesso sangue. Sai qual è stata la mia risposta, Kinji-kun..?

*S’interruppe, singhiozzando e deglutendo quell’amara verità. S’inginocchiò al suo fianco.*

“Perdonami”. Gli ho chiesto perdono, prima di piantagli la mia katana nel cuore e vedere la sua vita scivolare via dal suo corpo. Mi aveva chiesto aiuto, capisci? Cosa potevo fare? L’emorragia non poteva essere bloccata.. e ho pensato di liberarlo dal dolore che l’avrebbe comunque condotto alla morte. Ma chi sono io per arrogarmi un tale diritto? ..similmente a quanto hai affermato, cosa potrei dire ai genitori di un ragazzo che è morto fra le mie braccia? “Scusate, non potevo fare altro”? No.. per loro sarei sempre e comunque un’assassina, e avrebbero ragione di crederlo: sono stata io a far fermare il suo cuore.

*Giustificazioni. Probabilmente nemmeno lei credeva a quello che stava dicendo, a quelle parole che per un certo verso giustificavano le macabre azioni che aveva dovuto compiere sotto l’influsso di quell’entità maledetta. Ma il ragionamento filava. Con delicatezza sfiorò le mani calde dell’amato con le sue gelate e, lentamente, sfilò dalla sua stretta l’elsa e la lama per porla da parte sul pavimento. Quindi accarezzò dolcemente il suo viso e lo costrinse a guardarla negli occhi. Piangeva, ma nonostante tutto sorrideva dolcemente a quell’uomo ch’era riuscita a stregarle il cuore.*

Kinji-kun, noi non possiamo proteggere tutti. Forse dobbiamo semplicemente credere che esiste un destino per ognuno di noi, già scritto.. e che a noi è data solo la possibilità d’illuderci di poterlo cambiare. Possiamo solo prendere tempo, con le nostre decisioni..

*Gli sussurrò, asciugando le sue lacrime e accorciando le distanze sino a poter intrecciare i loro respiri.*

(Non colpevolizzarti, Kinji Uchiha. Non dovresti farlo. Sei un grand’uomo e un grande shinobi.. e sei la persona più dolce ch’io abbia mai incontrato in sedici anni di vita. Non piangere più, reagisci! Reagisci con la vitalità che hai sempre mostrato.. supera l’ostacolo e continua il cammino meraviglioso che è stato disegnato per te. Lo senti? Senti il sapore del mio respiro? Riesci a sentire il battito impazzito di questo cuore in tumulto? T’appartengono. Dovesse costarmi tutto io sarò al tuo fianco, nel bene e nel male.)

*Quei sentimenti celati e mai espressi, nascosti da una dignità e un’eleganza senza eguali, s’intrecciarono in quello che risultò un semplice gesto, un delicato contatto fra quelle morbide labbra carminee e la pelle corrucciata della sua fronte. Probabilmente rincuorato dalla dolcezza della giovane al suo fianco, l’Uchiha le regalò un sorriso ch’era si ben lontano dalla serenità ma altresì intriso di gratitudine. Dunque s’alzò e trascinò dolcemente con se il corpo della più piccola, per poi separarsi da quel magnifico contatto ch’era venuto a crearsi per recuperare due kimono funerei. La Hyuga accettò l’invito che l’Uchiha le porse assieme alla veste e, cambiandosi entrambi l’uno sotto gli occhi dell’altra, i due s’avviarono in strada per porre l’estremo saluto a coloro i quali avevano combattuto per una futuro ormai non più loro.*

 
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view post Posted on 10/1/2017, 16:57     +1   -1
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Continua da Qui.

L'incubo avuto poco prima aveva destato l'Uchiha dal sonno di soprassalto e aver avuto Setsuna al suo fianco gli rendeva le cose difficili: sapeva quanto gli era difficile mantenere un segreto alla donna amata, ma dividere un simile fardello con la bella Hyuga non poteva che preoccuparla ancor di più per le sue condizioni apparentemente stabili.
Aveva notato un'inconfondibile nota di preoccupazione negli occhi perlacei della ragazza, ben più concentrati e riflessivi fino a pochi attimi prima di vedere che uno dei suoi pazienti sarebbe stato proprio Kinji.


- Rimani seduto e non sforzarti, altrimenti la ferita non guarirà.

Disse Yugure appollaiata sul davanzale della finestra semi aperta nella sua forma originale. Da quando era tornato a casa Kinji non lo aveva lasciato solo nemmeno per un istante, come Setsuna d'altro canto. Sembrava provare una certa antipatia a pelle per la Hyuga, come se volesse dimostrare di essere capace più dell'umana di vegliare sul suo protetto.
L'Uchiha però non badò molto alla cosa e cercò di non contrariare ulteriormente il piccolo rapace che non distoglieva lo sguardo dalla sua figura per nulla al mondo.
Il pensiero poi andò quasi istantaneamente a Shinta e Hiroki costretti in ospedale e in condizioni decisamente peggiori della sue: il primo era arrivato in pronto soccorso in condizioni critiche a prima vista (ma di questo Kinji non poteva esserne certo in quanto poco affine alla medicina) mentre il secondo, già deturpato dagli esperimenti, aveva riportato fratture di una certa entità ad entrambe le gambe.
In confronto a ciò che stava passando l'Anbu, i due compagni erano di sicuro stati più sfortunati.


Il fato non è stato clemente con loro. Hiroki non credo riuscirà più a muovere le gambe se non dopo una lunga fisioterapia, e anche così dubito fortemente sulla buona riuscita della cosa. Shinta invece... voleva sacrificarsi per ottenere la sua morte, quella che agognava da sempre; le sue ragioni mi sono del tutto sconosciute, ma spero comunque che riesca a salvarsi.
Uno shinobi dedito al sacrificio e alla missione come lui non merita di restarci secco sotto i ferri.


Cercò quindi di ricomporsi per cambiare argomento nel modo più naturale possibile.

- Non sapevo che eri diventata il braccio destro del primario della Foglia... a dire il vero non sapevo nemmeno che avevi intrapreso la carriera medica.
Devo essere stato via più a lungo del previsto...


Un velo di tristezza calò sul volto del Vermiglio, parzialmente coperto dai capelli decisamente più lunghi rispetto a quando era partito per l'incontro con Hideyoshi e gli altri. Essersi perso dei passi così importanti della sua dolce metà lo aveva rattristato, ma una parte di se era orgogliosa di essere stato via proprio per garantire a lei, come a tutti gli altri, un futuro stabile senza dover temere esperimenti o diavolerie di Saito.
Cercò di mascherare i pensieri negativi rivolgendo un sorriso alla dolce kunoichi dalla chioma cobalto.


- Sono davvero fiero di te.

Il silenzio però venne bruscamente interrotto dall'arrivo di Hayato nella camera dove Kinji e Setsuna si erano sistemati per garantire al più grande un po' di riposo.

- Fratellone, c'è una visita per te!

Un po' sorpreso per la notizia, Kinji si mise supino per non accogliere in modo irrispettoso chiunque avesse avuto la premura di venirlo a trovare a casa. L'euforia mostrata dal fratello minore del Vermiglio poteva significare che qualcuno che gli stava particolarmente simpatico aveva chiesto di vederlo.

- A giudicare da come ti scaldi deve essere il nostro amico, Makoto-kun, non è vero? Fallo entrare pure.

- No, veramente non è...

//Meglio se per prima posta Angy//
 
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GdrOn// Continua da qui [X] //GdrOn

*Non ci mise molto a prepararsi Hikarikage e quello stesso pomeriggio infatti Akane potè rilassarsi sapendolo al sicuro sul monte Myoboku insieme ai figli di Fuyuki e Chiaki Hyuga. Un pensiero in meno ma nove cloni restavano tanti e il lavoro di certo non le sarebbe mancato, con quel metodo poteva dedicare i suoi sforzi per presenziare in più luoghi e velocizzare il suo lavoro ma il peggio arrivava alla sera, quando doveva riunire i bushin nel suo studio per aggiornare gli altri su quanto appreso singolarmente. Una gran fatica insomma, un carico che prima o poi sarebbe finito sulle spalle dell'originale e - vista la difficoltà e l'importanza della missione in corso - quel fattore non era esattamente da sottovalutare: solo in caso di aggiornamenti rilevanti il clone avrebbe deciso autonomamente di sparire. *

"Novità dall'ospedale?"

"Kinji se l'è cavata con una gessatura e dovrà solo riposare per qualche giorno ma Shinta e l'altro sono ancora sotto i ferri.."

"Possibile che si tratti di Hideyoshi?"

"Non posso averne la certezza ma non credo sia lui, forse è uno degli altri shinobi inviati dai Kage. Abbiamo fissato una sorveglianza all'interno della sala operatoria per qualsiasi evenienza. Mando a chiamare Kinji-san?"

"Lasciamolo riposare, andrò personalmente domattina. Grazie di tutto Nahoko-san, Hanare-san, potete andare."


* * * *


*Giunta sulla soglia bussò e dopo alcuni secondi a quel richiamo seguì il suono di passi frettolosi che preannunciarono l'arrivo di qualcuno. Prima che la porta scorrevole si aprisse Akane immaginò di veder spuntare il piccolo Hayato e così fu, anche se in verità dovette alzare lo sguardo di una spanna tanto era cresciuto; era da molto che non lo vedeva, del resto il fratello minore di Kinji non era un ninja nè aveva intenzione di diventarlo e non frequentava molti luoghi un comune con glu shinobi. Comunque inutile descrivervi la sorpresa dipinta sul volto del ragazzo quando nonostante l'assenza della mantella riconobbe l'immagine dell'Hokage. Sorrise lievemente lei e chiedendo se era possibile vedere Kinji scambiò con lui giusto qualche parola per pura e semplice cortesia. Tolte le scarpe una volta dentro si lasciò guidare e presto la sua visita fu annunciata, l'entusiasmo alle stelle.*

"E' permesso?"

*Lo trovò a letto e dopo aver incrociato il suo sguardo non potè fare a meno di notare il gesso alla gamba e chiedergli come si sentiva. Ah e ovviamente non mancò di salutare anche Setsuna che da quanto aveva sentito si era occupata personalmente delle cure.
Avvicinandosi ai due quindi cercò un posto dove accomodarsi, tra le mani teneva un dono abbastanza ingombrante e ben avvolto da una stoffa rossa; spogliandolo l'Uchiha avrebbe trovato tre bentō, ognuno con una porzione di riso, involtini e omelette.*


"Solo un pensierino, ne avevo preparati per la partenza di Hikarikage e ho pensato che ti avrebbero potuto tirare su il morale.. sempre ammesso che la qui presente dottoressa non abbia nulla in contrario, altrimenti li mangio tutti io."

*Cercò di scherzare un po' alludendo al nuovo lavoro della Hyuga e alle sue direttive circa la dieta che doveva seguire il suo paziente più importante. Con quelle parole puntò ad alleggerire il peso della sua presenza e questo lasciando intuire che non era li per lavoro - cosa suggerita anche dall'abbigliamento - ma solo per far visita al suo allievo; con se non aveva nessuna pergamena per gli appunti, nessun cappello cerimoniale in testa, nessuna mantella o divisa, era in abiti civili.
Nonostante tutti gli sforzi tuttavia da qualche parte nel suo sguardo Kinji potè cogliere il rumore dei suoi pensieri e delle sue domande, capì che gli stava lasciando il suo spazio ma che presto l'argomento sarebbe stato affrontato e che Setsuna non poteva ascoltare.*



Edited by ~Angy. - 12/1/2017, 00:19
 
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Seppure cercasse di non darlo a vedere, nascondendo dietro sorrisi e premure quella naturale preoccupazione per l'uomo a cui era legata, era rimasta destabilizzata da quel risveglio improvviso. L'Uchiha aveva cercato con tutti i suoi mezzi di rassicurarla, ma la Hyuga lo conosceva sin troppo bene e sapeva discernere egregiamente le sue verità dalle menzogne: era successo qualcosa che aveva segnato nel profondo il suo Kinji, e quell'incubo non poteva che esserne una prova tangibile.
Facendo appello a tutta la sua convinzione, cercò di non arrovellarsi più sulla questione e di non interrogarsi su cose di cui non possedeva una chiara chiave di lettura. In un modo o nell'altro, sapeva che sarebbe stata messa al corrente di quanto accaduto.


Ha ragione, meno ti muovi più in fretta guarirai.

Fece eco al rapace, rimarcando il buon consiglio che il falco pellegrino aveva appena dato al compagno prima di avvicinarsi alla gamba ingessata e imporre la destra per irrorarla col suo chakra curativo. La frattura era quasi del tutto rimarginata grazie a quel trattamento giornaliero e l'assoluta immobilità a cui l'aveva costretto.
Per spezzare il silenzio meditabondo che era venuto a crearsi fra di loro dopo quel brusco risveglio, fu lo stesso Kinji a prendere parola e a complimentarsi con lei per essere divenuta un medico. Sorrise a quel complimento, soprattutto quando l'accostò con così tanta naturalezza alla sapienza di Hachi-sensei.


Ho ancora molta strada da fare per diventare il suo braccio destro, ma ti ringrazio. Sapere che sei orgoglioso di me è un motivo in più per impegnarmi su questo percorso.

Rispose tranquillamente, mentre l'alone verdastro del chakra curativo scemava per completare il trattamento.

In questi ultimi tempi siamo stati distanti, ma non vuol dire che tu debba sentirti in colpa per questo. Abbiamo dei compiti, dei sogni.. se non li perseguiamo solo per stare assieme, scalare il sacro monte per essere giudicati dai rapaci non ha avuto senso. Dico bene, Yugure-san?

Da parte del falco pervenne solo uno schiocco di becco e una scrollata d'ali a quel coinvolgimento. Quel piccolo esemplare era davvero diffidente e poco propenso al dialogo se non con Kinji, ma a Setsuna risultava molto facile passare oltre alla questione per non istigarla; era evidente che si fidasse più del ragazzo che di lei.

Comunque, anch'io sono fiera dei tuoi progressi. Non sei mai stato un tipo che si adagia sugli allori, e questo è un motivo di vanto per me.

Proprio mentre terminava quella frase per dargli un leggero bacio a stampo sulla fronte, d'un tratto il campanello tintinnò dolcemente alla porta d'ingresso. Pochi istanti dopo fece la sua comparsa il piccolo Hayato - che in quei giorni era stato un ottimo supporto al medico che aveva in cura il fratello maggiore - che annunciava la presenza di un ospite particolare: difatti, dietro la sua figura minuta, fece capolino niente di meno che Akane Uchiha in persona. Per un attimo Setsuna non seppe come comportarsi di fronte all'autorità che quella donna rappresentava, ma quand'ella fece per comportarsi come una semplice ospite in visita si sentì in dovere di fare le veci della "padrona di casa".

Entrate pure, Akane-sama. Potete accomodarvi.

Sorrise, guadagnando una posizione eretta e simulando un lieve inchino per salutare la nuova arrivata. Ai piedi del letto venne poggiato un dono sostanzioso, avvolto accuratamente in una stoffa cremisi: si trattava di tre bentō ricchi di prelibatezze. Rise di gusto quando venne interpellata come dottoressa personale dell'Uchiha.

Sciocchezze, li mangeremo assieme se volete fermarvi per pranzo. Gradite una buona tazza d'infuso?

Chiese cordialmente, cercando di metterla e di mettersi a suo agio; volente o nolente, sapeva di essere di troppo in quella stanza.

 
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- Vi lascio da soli.

Prevedendo che l'ospite fosse il giovane Makoto, l'Uchiha rimase un attimo sorpreso di vedere l'Hokage varcare la soglia della porta superando la figura del fratello minore. Anche Setsuna ebbe un momento di esitazione nel vedere la bella Uchiha in borghese ed intenta nel portare alcuni pacchi ingombranti, ma ciò non le impedì di invitare il gradito ospite ad accomodarsi.

- Akane-sama, non vi aspettavamo. Perdonate se non potrò sedermi accanto a voi.

Saltò subito all'occhio della Sandaime il vistoso gesso che avvolgeva la gamba di Kinji e, dopo qualche convenevolo sulle condizioni dell'allievo, mostrò ai due ragazzi il carico che portava con se: dei bento preparati in casa appositamente per il figlio Hikarikage. Secondo Akane, un simile manicaretto gli avrebbe risollevato il morale, ammesso e concesso che il dottore personale dell'Anbu fosse d'accordo sul poterlo somministrare al paziente.
Il Vermiglio rimase piuttosto sorpreso di vedere quanto appetitoso sembrasse il cestino del pranzo: non dubitava sulle capacità culinarie del sensei, ma doveva ancora fare l'abitudine nel vederla in versione casalinga.
Fortunatamente Setsuna non era così severa con il suo protetto e, tanto per rimarcare la gentilezza mostrata fino ad allora, propose di mangiarli tutti assieme nel caso l'Hokage avesse deciso di fermarsi per pranzo offrendosi prima di preparare del thè.
Kinji, che fino ad allora era rimasto quasi spiazzato non solo dalla presenza del sensei, ma piuttosto dal modo di porsi del tutto disinteressato riguardo la missione appena portata a termine, approfittò dello slancio di gentilezza della compagna recependo il messaggio della più grande. Le parole di Akane erano volte ad alleggerire la tensione generale e senza dubbio aveva portato quei regali senza secondi fini, eppure il ragazzo riusciva a percepire che un turbinio di domande voleva (giustamente) abbattersi su di lui.


Sono piuttosto sicuro che non mi ha ancora chiesto nulla per non far saltare la copertura. Ho fatto la mossa giusta non parlando con nessuno del motivo per il quale sono stato via per più di un mese.

- Ottima idea, Setsuna-chan. Te ne saremmo grati.

Non appena la Hyuga si congedò per scendere al piano inferiore raggiungendo Hayato, i due Uchiha rimasero soli nella stanza; Kinji non sapeva bene da dove iniziare, come descrivere qualcosa di indescrivibile come le esperienze passate di li ad un mese prima, dunque esordì in maniera più moderata riguardo il fulcro della discussione che avrebbero avuto chiedendo novità su Shinta e Hiroki.
Posò quindi il manicaretto delicatamente accanto al futon e lasciò che le parole scivolassero di bocca solo dopo che fu sicuro di non essere ascoltato da orecchie indiscrete.


- Ci sono novità sugli altri due? Ce la faranno?
 
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Seppur spiazzati per la visita i due la accolsero a braccia aperte, di rimando lei ricambiò quei sorrisi con altrettanto affetto finendo poi per rispondere così ai vari commenti.

"Non dire sciocchezze, stai comodo Kinji-kun. "

"Volentieri cara, troppo gentile."

Tranquillizzato il giovane sulla posizione che era costretto a tenere Akane riconobbe nella Hyuga una perfetta padrona di casa. Precisiamo, quella non era casa sua, ma non essendoci altri adulti a occuparsene fu lei a prendersi la responsabilità e nonostante quella visita imprevista si stava dimostrando in grado di gestirla senza creare imbarazzi di sorta. Ammirevole per la sua giovane età. Molto educatamente anche Hayato lasciò la stanza lasciando presto i due Uchiha da soli con i loro pensieri.

"Immaginavo l'avresti chiesto. Quando sono passata in ospedale questa mattina Shinta era ancora incosciente, ha riportato delle ustioni molto gravi in tutto il corpo, non so come reagirà al risveglio.. ma è ragazzo forte, sento che ce la farà."

(Fisicamente è abituato a combattere ogni male ma gli sarà difficile accettare la nuova immagine riflessa nello specchio.. questa missione potrebbe aver fatto danni ben peggiori di quelle ustioni.)

Il primario le aveva detto che lo chiamavano DPTS, ovvero disturbo post traumatico da stress e in quel mondo fatto di guerra e sangue non era poco diffuso e anzi, tutt'altro. Il disturbo, le aveva spiegato Hachi, non colpiva solo le persone più "deboli" o "fragili": spesso anzi persone apparentemente fragili riuscivano a superarlo senza conseguenze, mentre persone "solide" si finivano in crisi dopo eventi che avevano avuto un significato personale o simbolico particolarmente difficile da elaborare. Un disagio profondo che poteva colpire anche i testimoni dell'accaduto e perfino i medici che li avevano in cura.
Comunque sia non era il caso di parlarne ora, era presto per dirlo e Kinji probabilmente rischiava altrettanto e l'Hokage non sapendo ancora bene cosa fosse successo non potè nemmeno fare supposizioni.


"L'altro è in terapia intensiva, temo non potrà più camminare sulle sue gambe. A proposito di lui, sai come si chiama e se devo avvisare qualcuno? "

Il terzo ragazzo recuperato dalla squadra di supporto aveva subito uno schiacciamento del bacino molto grave e per quanto bravi i medici del villaggio non erano riusciti a ripristinare la mobilità degli arti inferiori. Compatito anche per il suo aspetto i medici erano in attesa di informazioni, dati anagrafici e quant'altro di utile poteva esserci per poter fornire supporto a lui e la famiglia.

"Preventivamente con Nahoko abbiamo disposto una sorveglianza ventiquattr'ore su ventiquattro ma ci farebbe comodo saperne di più su di lui anche per evitare problemi con gli altri villaggi. Hachi crede che siano stati fatti esperimenti su di lui, ha riscontrato un dna instabile, era un alleato di Hideyoshi-dono? "

Malgrado gli sforzi con quelle sue parole l'atmosfera si appesantì e dispiaciuta di non poter fare altrimenti nei suoi occhi fu evidente il rammarico. In silenzio avrebbe atteso le risposte e solo infine sarebbe tornata sulla domanda principe e alla quale non aveva ricevuto risposta, non nel modo che intendeva lei almeno. Il suo chiedere "come stai" all'arrivo era stato percepito forse come una semplice formalità, una di quelle domande che si fanno tanto per, ma lei non era solita parlare a vuoto e così quindi ribadì il motivo della sua visita.

"Immagino sia stato un mese duro quello passato laggiù, gamba a parte come ti senti?"

Per quanto fosse stata la Nuvola ad inviare Shinta in quella missione folle, in cuor suo Akane stava già combattendo con i sensi di colpa per l'accaduto. Da tempo ormai aveva accolto lo spadaccino a Konoha, lo considerava al pari di uno dei suoi shinobi e non avrebbe retto ad un altro dispiacere. Nonostante il suo ruolo e quindici anni di onorata carriera, per la prima volta dopo tanto tempo provò una paura profonda nel conoscere la risposta a quella semplice domanda e di sapere Kinji infuriato con lei o con il mondo. Le mani unite, le dita intrecciate tra loro e quello sfregamento erano un chiaro segno del disagio che stava vivendo e il Vermiglio non mancò di notarlo: lo capì principalmente da come subito dopo distolse lo sguardo da lui per osservare Yūgure appollaiato sul davanzale.

 
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view post Posted on 15/1/2017, 14:52     +1   -1
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Akane non tardò nel dare notizie sui due compagni di disavventure: Shinta era ancora privo di conoscenza, ma anche se il peggio era passato probabilmente era ancora in prognosi riservata date le ustioni che aveva riportato su tutto il corpo.
Se Kinji fosse stato particolarmente credente, avrebbe attribuito la straordinaria sopravvivenza dello spadaccino ad un miracolo, ma non essendo questo il caso pensò che fosse stato fortunato ad essere stato ritrovato in tempo da Nahoko e curato successivamente dai medici della Foglia. Certo, come aveva detto la stessa Sandaime non potevano assolutamente prevedere come avrebbe reagito una volta sveglio e messo davanti alla cruda realtà del suo nuovo aspetto.
Al sentire il parere di Akane, il Vermiglio si rattristò visibilmente.


Deve essere stato uno smacco non indifferente: cercava una morte onorevole e l'aveva quasi trovata sacrificandosi per noi e per il bene di tutto il mondo ninja; ha evitato che le antiche conoscenze dei sotterranei di Oto si potessero diffondere distruggendole una volta e per sempre... ma non solo non ha ottenuto la morte che tanto desiderava, ciò che è peggio sono le condizioni nelle quali sarà costretto a convivere da ora in poi.
Al suo posto io non riuscirei nemmeno a guardarmi allo specchio...


La conversazione poi si incentrò quasi immediatamente sull'altro ragazzo: il bacino era stato schiacciato dalla frana di cui aveva parlato anche Higyo e perciò i medici non erano riusciti a ripristinare le normali funzionalità degli arti inferiori. Ovviamente l'Hokage non poteva sapere di chi si trattasse considerando le deformità e l'appartenenza al Suono, ma purtroppo o per fortuna, Kinji le avrebbe dato le risposte che cercava.

- I dubbi di Hachi-san sono fondati. Il ragazzo è stato sottoposto a pesanti esperimenti per contenere un potere troppo grande per essere contenuto da una singola persona. L'ho trovato nei sotterranei di Oto, a combattere per sopravvivere da chissà quanto, intento ad opporsi agli esperimenti del dottore che operava per conto di Yo Saito.

Una piccola pausa dovuta al ricordo di ciò che aveva passato una volta superata la soglia dell'entrata di cui gli aveva parlato Hokane; che fine avevano fatto Akane Yuki, Yumi, Kira e gli altri? Hideyoshi e Kuro erano riusciti nell'intento di spodestare Saito dal trono del Suono? Tutte domande che avrebbero ottenuto risposta solo con il passare del tempo.
Di certo Hideyoshi aveva il compito più grave di tutti e avrebbe fatto sapere del successo prima o poi a tutte le terre ninja tramite missive o altro. Per quanto ne sapeva l'Uchiha, aveva fatto la sua parte e l'aveva portata a termine brillantemente considerato che il numero di morti era rimasto a zero tra le sue fila, il resto stava all'ex Kokage e il suo aiutante.


- Non so dire se fosse un alleato di Hideyoshi-dono o meno, tutto ciò che so è che grazie a lui sono riuscito a ritrovare Shinta e il nostro alleato di Iwa, che mi ha fatto da guida e mi ha aperto gli occhi su alcuni risvolti avvenuti nel tempo in quel luogo. Diciamo che non è un nostro nemico... perlomeno non lo ha dimostrato mai nei miei confronti nonostante sapesse da dove venivo: è stato collaborativo e forse si è pentito di alcune scelte fatte in passato.
Il suo nome è Hiroki Hyuga, e non so se abbia ancora parenti qui tra le mura del villaggio.


Forse il nome del ragazzo deforme in se non avrebbe fatto scattare nessun campanello d'allarme nella testa della bella Uchiha, ma il cognome che portava era una prova che avesse tradito Konoha e poteva rappresentare una minaccia non indifferente, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere quando meno se lo aspettavano. Kinji però si dimostrò tranquillo nel rivelare l'identità del traditore che l'aveva aiutato e continuò con lo stesso tono calmo e rassicurante.

- Mi sono preso la libertà di controllare alcune carte e scartoffie che mi hanno passato dallo studio viste le condizioni in cui verso... si tratta di un ragazzo che era classificato come disperso. Nessuno l'ha più visto da quando ha lasciato il villaggio, fino ad oggi. E' affiliato ad Oto, è stato marchiato presumibilmente dallo stesso Yo, ma vi prego di tenere in considerazione che se non fosse stato per lui non so se sarei tornato solo con una gamba rotta. Forse si è pentito...
Può sempre essere una fonte utile di informazioni, e non appena mi sarò rimesso me ne occuperò personalmente se deciderete di lasciarlo vivere. Me ne assumerò le responsabilità e se farà una sciocchezza... sarò io a disporre di lui. Fidatevi di me, Akane-sama.


Nello sguardo del Vermiglio Akane avrebbe potuto leggere una forte determinazione e se Kinji garantiva così tranquillamente per uno sconosciuto, forse valeva la pena almeno dare una possibilità allo Hyuga. Magari la cosa giusta era tenerlo ancora sotto osservazione e non diffondere la sua identità all'interno del villaggio intero prima di accertarsi delle sue intenzioni; solo l'Hokage poteva sapere qual'era la cosa giusta da fare con lui e, qualsiasi essa fosse, Kinji sarebbe stato pronto a portarne personalmente il fardello.
L'atmosfera si era senza dubbio appesantita, ma era prevedibile vista la delicatezza dell'argomento e di ciò che l'Anbu aveva da raccontare. Appresa la verità su Hiroki, la Sandaime tornò quindi sui suoi passi chiedendo all'allievo come si sentiva escludendo il dolore della gamba rotta.
Kinji notò quasi subito la premura con la quale la più grande gli aveva posto nuovamente la domanda; forse si sentiva in colpa per aver mandato proprio loro due in quell'inferno e per di più non sapeva cosa avessero passato durante tutto il periodo in cui erano stati chiamati da Hideyoshi. Le mani unite, lo sguardo che preferiva non incrociare quello del Vermiglio... tutti evidenti segni del disagio che provava nell'aver mandato "al macello" due preziosi shinobi.
I rubini di lei cercarono inconsciamente conforto nella figura del rapace appollaiato sul davanzale, ma purtroppo per lei Yugure non ebbe molta empatia verso la sua posizione; un occhio attento avrebbe addirittura intravisto nella fiera espressione del rapace un che di inquisitorio nel ricambiare il contatto visivo con Akane, ma per quanto fosse adirata per la ferita riportata dall'evocatore, rimase in silenzio e al proprio posto.
Kinji cercò quindi di rimanere composto e attirare lo sguardo rosso di lei al suo avvicinando la destra alle mani intrecciate della donna. Qualcosa era cambiato in lui, e non si trattava dei capelli più lunghi, dei vestiti logori lasciati in disparte dopo la missione o la gamba rotta... no, si trattava del suo sguardo. Per quanto si sforzasse di non farlo intravedere, vi era un velo di tristezza che non riusciva a scacciare; forse l'esperienza lo aveva fatto maturare ulteriormente, forse era solo la mancanza di riposo decente... Akane non poteva esserne certa.


- Quello che è accaduto non è colpa tua, Akane. Sapevamo quali erano i rischi e li abbiamo accettati... e lo rifarei ancora una volta se me lo chiedessi: meglio che mi sacrifichi io piuttosto che altri preziosi alleati. E poi guardami, sono ancora qui nonostante tutto.

Nessun onorifico, nessun suffisso. Voleva tranquillizzarla e farle capire che non ce l'aveva con lei per quello che era successo e nel farlo aveva accantonato tutti gli onorifici non per mancanza di rispetto ma per confidenza.
Dunque sciolse il contatto con la sensei e mostrò l'anello che aveva al dito: il monile d'argento che l'aveva segnato più di qualsiasi altra cosa fino ad allora.


- Dicevo poco fa che Hiroki non è stato in grado di contenere il potere sperimentale su cui il dottore stava lavorando... beh, qualcun altro ci è riuscito. Questa è la fonte di un potere oscuro e sconosciuto che potrebbe prendere il sopravvento se non divento più forte... più consapevole sulle sue potenzialità e i limiti che mi impone.

Si mantenne vago volutamente. Se Akane aveva intenzione di saperne di più avrebbe potuto sempre chiedere, ma in fondo l'Uchiha stesso non ne sapeva così tanto.
 
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view post Posted on 16/1/2017, 23:29     +1   -1
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Ottenuta l'approvazione di entrambi gli ospiti alla proposta di un infuso da gustare caldo, sorrise con soddisfazione. Quell'istinto naturale, che affiancava spesso con successo alle sue conoscenze in campo medico durante le ore di servizio al pronto soccorso, le aveva suggerito che quei due avevano qualcosa da dirsi e che non potevano farlo in sua presenza; fu grata di togliere il disturbo, seppur cercasse in cuor suo di sopprimere con tutta la buona volontà quel forte desiderio di sapere.

Vado subito a mettere sopra la teiera, con permesso.

Con discrezione si avvicinò alla porta scorrevole per farla dolcemente scivolare sui binari, dunque uscì richiudendola. Adesso che erano soli potevano parlare senza costrizione; nel frattempo lei avrebbe dedicato un attimo per rimuginare su quello strano risveglio. Generalmente non avrebbe fatto caso a un semplice incubo, ma quella volta aveva percepito qualcosa di diverso: Kinji pareva emanare delle strane vibrazioni e sembrava intimorito, senza contare che non aveva voluto raccontarle nulla; quello era il primo campanello d'allarme, per un'attenta osservatrice come lei.
Nell'avviarsi nella zona pranzo per mettere sul fuoco una teiera capiente incontrò il piccolo Hayato, che con un sorriso giovale dei suoi le fece perdere il filo di quegli oscuri pensieri.


Il fratellone che riceve visita dall'Hokage in persona, da non credere! Che si stanno dicendo?

Non lo so, Hayato-kun.. non sono affari nostri; piuttosto, vuoi una tazza d'infuso? Avevo intenzione di farlo all'arancia, con una nota di cannella e vaniglia..

Assolutamente si! Però prima dovrei fare delle commissioni..

Non preoccuparti, te ne lascio una bella tazza in sala da pranzo. Corri a fare i tuoi doveri, così te la gusti.

Signor-sì signora!

Concluse, mimando la posa di comando militare; Setsuna non poté non sorridere nel vederlo in quell'atteggiamento scherzoso, e fu grata che fosse così pieno d'energie e positività.
Dopo quel piccolo scambio, le loro strade si divisero e lei raggiunse la zona desiderata per preparare la sua piccola ricetta. Per prima cosa riempì d'acqua la teiera più grande che Kinji aveva in casa per metterla a riscaldare sul fuoco; poi controllò le credenze per cercare qualche bastoncino di cannella e della vaniglia, prima di prendere dell'arancia, lavarla e sbucciarla. Quando l'acqua fu pronta, mise nella teiera tre o quattro spicchi di scorza d'arancia con una bella spolverata di cannella - ridotta in polvere con l'ausilio di una piccola grattugia - e la vaniglia, per poi lasciare in infusione qualche minuto. Nel frattempo, si premurò di spremere l'arancio utilizzato per ricavarne la scorza e di mettere da parte il succo così ricavato - che essendo ricco di vitamina C, era ottimo per aiutare l'organismo a reagire. Poi prese un vassoio, vi mise sopra il recipiente dello zucchero e del miele per dolcificare e qualche biscotto da inzuppare.
Nel giro di una quindicina di minuti era tutto pronto: l'infuso fumava nella teiera, emanando un buonissimo aroma d'arancia e vaniglia, e il vassoio era ricco di prelibatezze. Lasciò la tazza destinata ad Hayato sul tavolino, ben coperta per mantenere il calore, e fece per tornare sui suoi passi da Kinji e Akane. Quando fu abbastanza vicina, poté sentire qualche mormorio provenire dalla stanza e delle parole che le fecero fermare il cuore per un istante: l'ANBU stava parlando di qualcosa che avrebbe potuto prendere il sopravvento su di lui.


(Di cosa sta parlando? E' legato a quell'incubo?
Devo assolutamente scoprire di che si tratta. Perdonami, Kinji.. e anche tu Akane-sama.. in diverse circostanze non avrei osato tanto, ma devo sapere.. devo capire cosa sta succedendo.
)

Sfruttando le sue abilità da kunoichi, la giovane Hyuga chiuse gli occhi per attivare il suo byakugan in una frazione di secondo e si avvicinò cauta a un angolo abbastanza buio per non essere notata e ascoltare meglio la conversazione. Per eccesso di zelo decise pure di utilizzare la trasparenza; dunque poggiò dolcemente il vassoio al suo fianco facendo il minor rumore possibile e compose i sigilli dell'elementare jutsu. Non era fiera di quello che s'apprestava a fare, ma la salute di Kinji era un suo problema e sapeva bene che con lei non avrebbe parlato tanto facilmente di quell'incubo e delle sue implicazioni pratiche. Quello era l'unico modo che aveva per conoscere anzitempo, prima che tutto potesse sfuggirle di mano.



|| #antisgamo #celapuoifareSetz ||
 
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view post Posted on 17/1/2017, 16:32     +1   -1
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Presto ebbe la conferma ai suoi sospetti sul ragazzo che era tornato insieme all'Uchiha e allo spadaccino di Kumo, Kinji le confermò che si trattava di uno shinobi che aveva combattuto al suo fianco ed era grazie a lui se era riuscito a cavarsela. Citò anche la presenza di un ninja della Roccia ma ciò che su tutto la colpì non fu quello e nemmeno la conferma che Yo facesse esperimenti disdicevoli su cavia umane: lo stupore nei suoi occhi si manifestò quando venne a conoscenza dell'identità di quel ragazzo. Si trattava di Hiroki Hyuga, uno shinobi del suo villaggio, un ragazzo che da lunga data avevano dato per disperso e presunto morto durante gli anni di guerra: il suo corpo non era mai stato trovato e ora combatteva tra la vita e la morte in una sala operatoria del suo villaggio. Non aveva visto con i suoi occhi il paziente ma puntuale sulla sua scrivania era arrivato il referto medico con diverse foto, il viso butterato, le radiografie del bacino a pezzi e gli occhi gialli privi di pupille.

(Non avrei mai pensato che si trattasse di uno dei nostri, chissà se il suo byakugan.. al più presto dovrò informarmi sulla famiglia anche se non so quanto sollievo possano tratte dal saperlo in quelle condizioni..)

"Va bene. Te ne occuperai tu ma non prima che vi sarete ripresi entrambi, promesso."

Acconsentendo alla sua richiesta rimandò il discorso a quando si sarebbero rimessi per poi concentrarsi unicamente su di lui. In risposta alla sua domanda il ragazzo fece per avvicinarsi a lei in modo tale da catturare il suo sguardo e seppur con un velo di tristezza stampato in volto cercò di rassicurarla. Disse che potendo tornare indietro e sapendo cose c'era ad attenderlo avrebbe accettato nuovamente quella missione; il duro allenamento, le sfide poste nei sotterranei e tutto il resto: Kinji non rimpiangeva nulla, poche e semplici parole che per lei furono di grande conforto. Per quanto ciò non servì a lenire del tutto il suo dolore, a giudicare dal luccichio dei suoi occhi cremisi il sollievo fu immediato e questo perchè lo spirito di sacrificio dell'allievo sembrava andare ben oltre la devozione alla patria o all'estrema difesa dei propri cari: non smetteva mai di stupirla, era orgogliosa di lui ma non sapeva come dirglielo. Non era mai stata brava in queste cose ma il suo sorriso valse più di mille parole.

"Uhm? Vediamo.."

Quando poco dopo le mostrò un particolare anello, già dalle premesse capì che non poteva trattarsi di nulla di buono. Il gioiello d'argento appariva come un normalissimo ornamento eppure concentrandosi su di esso Akane percepì un'energia negativa non indifferente e proprio come le aveva anticipato il chunin, quello strano potere era senz'altro pericoloso. Lo contemplò a lungo e facendosi pensierosa riprese a parlare solo dopo un lungo silenzio. -"Come l'hai avuto? " - chiese riferendosi all'anello per poi continuare

"Non posso dirlo con certezza ma questo potere sperimentale che sei riuscito a contenere, da come me l'hai descritto mi fa pensare al sigillo maledetto di Oto. Un marchio. "

Il Sandaime sembrò parlare con cognizione di causa, il tono della sua voce si fece piuttosto serio e del resto era noto a tutti il legame che la univa a Sabaku noi Keiichi; oltre ad essere il nuovo consigliere della Foglia per i diversi meriti attribuitigli, il Rosso era noto infatti anche come disertore di Suna ma anche e soprattutto come l'ex Kokage che vendicò la morte di Otomika scatenando la sua ira sulla Nebbia.

"Se vuoi possiamo farlo esaminare e cercare insieme una soluzione, non sei solo ricordalo. "

Tornando indietro con il busto poi lasciò la sua mano, nonostante la differenza di età di certo non voleva che Setsuna fraintendesse il gesto. Subito dopo l'anbu a giudicare dal modo in cui le vide alzare un braccio per grattarsi la nuca percepì il suo imbarazzo

"Hm hm.. in quanto alle tue potenzialità comunque mi rincresce ammetterlo ma ormai non credo di avere poi molto da insegnarti, sei cresciuto davvero in fretta Kinji-kun." - riprendendosi sul finire abbozzò quindi un sorriso complice - "Comunque sia conta pure su di me, sono certa che insieme scopriremo qualcosa in più, non sarà certo uno stupido anello a fermarci. Dico bene?"

Tra non molto Setsuna avrebbe fatto ritorno. Fare una tisana non richiedeva chissà quanto tempo - specie se si aveva già a disposizione dell'acqua calda - eppure quel giorno tutto sembrò progredire lentamente, quasi con una calma innaturale. Tutto sommato era un bene, significava che c'era tranquillità: ma se poi sarebbe arrivata una tisana fredda i due Uchiha si sarebbero insospettiti.

 
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