| Incessanti le parole dello shinobi di Kiri si infrangevano sulla rupe di emozioni che lentamente, il grosso omone di nome Eiji, stava mostrando, scoprendo sempre più la sua fragilità, chiave di Volta per la risoluzione di questa missione, fin troppo semplice. I castelli di sabbia di carta di quel povero contadino che disperatamente aveva chiesto aiuto alla milizia della Nebbia, si andavo a scalfire sempre più, fino a diventare cenere. Dalle risposte del ragazzo, si poteva chiaramente comprendere quanto in difficoltà lui fosse e quanto ci teneva a non farsi scoprire, balbettando e cercando di nascondersi sempre più su false scuse.(Si sta arrampicando sugli specchi, davvero patetico. Non mi importa la motivazione, ma meglio finire in fretta. Odio le cose troppo lunghe.)Una metafora quella che utilizzava sempre Kuro. Si, odiava le cose lunghe, ma una lunghezza intesa come durata nel tempo; è strano senti dire una frase del genere da un ragazzo, la cui arte primaria consiste nell'espansione smisurata della sua Wakizashi, utilizzata per raggiungere il nemico in ogni punto, senza muoversi minimamente. Qualcosa apparentemente sembrava non andare per il verso giusto, pero. Una minaccia, partiva dalla bocca del ragazzone, che intimava allo shinobi di lasciarlo andare via, pena: perdita della ragione.(Che sciocco ragazzo, a cosa serve la violenza una volta che si è stati scoperti? Vuoi andare a casa? Va pure.)La solita freddezza si vedeva chiaramente negli occhi di Kuro, che impassibile, senza espressività alcuna, udiva ed osservava attentamente gli atteggiamenti di Eiji, sempre più in difficoltà e fuori controllo. Cos'avrebbe fatto ora Kuro? Avrebbe evitato lo scontro, o avrebbe attaccato per togliere di mezzo l'impiccio? Stranamente però, lo shinobi della Nebbia si voltò, quasi intenzionato ad andare via, in direzione della casa del contadino che l'aveva chiamato in soccorso. E fu proprio così, infatti Kuro cominciò a camminare. Qualche passo lontano da Eiji, che nel silenzio tombale dopo gli urli impauriti dell'energumeno, risuonavano forti e prorompenti.
Tacccc Taccc Taccc Ma improvvisamente, qualcosa cambiò, ed esattamente nel momento in cui i passi del ragazzo si andavano ad interrompere, egli parlò, proferendo una sola parole, una ed una sola parola che fece rabbrividire l'intero posto circostante. - Minacci? –Fu proprio in quel momento, che una leggera folata di vento, accompagnato da una scia luminosa passò a soli due millimetri dalla gota destra dell'omone, scia che si andò presto a materializzare in una lama, il cui filo ardeva di sangue e morte. Era la lama di Shinso, l'arma di Kuro, ancora in estensione, ancora pronta a colpire, instancabile di mietere vittime inutili. Kuro si era già dimostrato in precedenza, un esperto nell'arte di estendere il filo della propria lama infondendo al suo interno del chakra e questa volta, non si era tirato indietro dall'utilizzare la tecnica che stava a lui più a cuore. Non mirava però ad uccidere, ma solo ad impaurire Eiji, che in quelle condizioni, difficilmente avrebbe mantenuto la calma e tanto difficilmente, avrebbe tentato di attaccare Kuro.
Ora il silenzio era tornato a governare sovrano in quel posto, mentre Kuro ancora di spalle, attendeva qualcosa, da parte del bestione.(Trafiggi a morte, Shinso..)
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