| shiroutora |
| | *La caduta non accennava ad arrestarsi e mentre la velocità di Shigeru aumentava, la voce sembrava essersi dimenticata del ragazzo. Il Nara rimase un attimo in silenzio, sperando di ricevere una risposta, quindi tornò a pensare ad una soluzione per rallentare la caduta: tutto stava diventando davvero molto pericoloso: quando avrebbe raggiunto la fine del tunnel si sarebbe potuto fare davvero male. Ma, inaspettata, la voce tornò a parlargli all'interno della sua testa, rimbombando con forza.*-Allora mi dispiace dirtelo ma non otterrai nulla continuando così..-*Shigeru si portò le mani alle orecchie istintivamente, senza accorgersi che era tutto inutile, non poteva evitare di sentire quella voce, ne abbassarne l'intensità. Essa però, pronunciata questa frase con toni quasi profetici, lasciò nuovamente Shigeru nella sua solitudine. Il giovane stava ancora cadendo, accompagnato dalla lunga scia di liquido viscoso che era sgorgata dalle crepe da lui create. Ma il vero problema si presento quando si mostrarono le prime conseguenze della profondità raggiunta: ogni metro percorso l'aria diventava sempre più irrespirabile e con sempre meno ossigeno; in oltre la pressione di quella sovrastante iniziava ad infastidire le orecchie del giovane Nara. Quello chiuse gli occhi e si portò le mani alla testa, cercando di contenere in qualche modo il dolore che stava diventando sempre più intenso con l'aumentare della distanza dal livello del mare. Ma all'improvviso Shigeru, nel buio del cunicolo, vide farsi strada una luce: una luce prima flebile, poi sempre più intensa, attraversare le palpebre e stimolare le sue pupille. Il Nara aprì gli occhi.
Shigeru riconobbe subito la stanza in cui si trovava: le pareti color verde scuro, in sintonia con i tatami, più chiari di qualche tonalità, trasmettevano la stessa sensazione di pace e tranquillità che quella casa, la sua casa, offriva ogni giorno al Nara. Il ragazzo era seduto su una sedia in legno accanto al muro, ma non riuscì a distinguere i particolari della stanza, vedeva solo il verde dell'ambiente ed una figura sfocata davanti a lui.*(Perchè piango?)???: -Perchè piangi Shigeru?-*La figura davanti a lui gli porse la stessa domanda: Shigeru non conosceva la risposta, poi all'improvviso senti un forte dolore al dorso della mano destra, quindi si asciugò gli occhi con la mano sana e la guardò. Tre grossi graffi stavano lentamente perdendo sangue, imbrattando il pavimento con grosse gocce rosso vivo.*Shigeru: -Mi sono fatto male.-*Disse Shigeru a quella che riconobbe immediatamente essere sua madre, con una voce acuta come quella di un bambino.*(Dove sono? Stavo facendo qualcosa di importante, non ricordo)Mamma: -Vediamo, fammi vedere cosa è successo. Che brutta ferita! Aspettami qui, prendo il kit medico e curiamo questa brutta ferita.-*La donna prese la mano del bambino, ne aprì il palmo e la baciò, quindi si alzò e andò a prendere la cassetta del pronto soccorso. Quando quella si alzò, la stanza iniziò a vorticare, i colori si confusero e mescolarono fra di loro, per poi rallentare e ricreare un altro luogo.
Shigeru non si era mosso, ma tutto era cambiato: adesso sedeva su di un tronco mozzato, all'interno di una foresta, con la fronte grondante di sudore e le gambe doloranti.*???: -Forza fannullone, la legna non si taglia da sola!!!-*Suo padre gli passo accanto correndo e con la sua accetta iniziò a tagliare un grosso albero in tanti piccoli ceppi da usare poi per accendere il fuoco. Shigeru si passò un braccio sulla fronte e afferrò l'accetta accanto a lui, quindi scelse un albero più piccolo ed iniziò a tagliare, cercando di imitare suo padre, anche se molto rozzamente. All'improvviso però l'albero cedette: Shigeru aveva tagliato nel modo sbagliato e quello stava per finirgli addosso. Il Nara portò istintivamente le braccia davanti al volto, preparandosi all'impatto, impatto che invece non avvenne. Aprì gli occhi, chiedendosi cosa fosse successo: la sua ombra si era allungata e, staccatasi dal terreno, era andata a frenare l'albero, evitandone la caduta.*(Come ho fatto? Ho usato il controllo dell'ombra pur non essendo mai stato a studiare alla residenza dei Nara!)*Ma all'improvviso la voce di suo padre lo riportò alla realtà.*Padre: -Stai bene? Che fai lì impalato? Spostati!-*Shigeru si girò e vide che l'ombra che aveva fermato l'albero non era la sua, ma quella di suo padre. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma all'improvviso tutto scomparve.
Il Nara si ritrovò nel corridoio di un ospedale, una sala d'aspetto per l'esattezza: suo padre era ancora lì, ma stavolta era molto più teso, poggiato alla finestra con una sigaretta alla bocca, nonostante l'evidente divieto di fumare. Stavolta Shigeru ricordava benissimo dove si trovasse: era la vigilia dell'esame chunin, proprio la notte in cui nacque sua sorella. All'improvviso la porta si aprì.*Ostetrica: -Lei è Yoshiki, giusto??' Ecco a lei la sua bellissima bambina!-*Il padre prese amorevolmente la bambina e la abbracciò, baciandola in fronte e coccolandola per qualche minuto, quindi la porse anche al figlio.*Yoshiki: -prendila anche tu un po'-*Il giovane posò i suoi Nekote e la guardò negli occhi: aveva gli stessi occhi dell'ultima volta che l'aveva vista, leggermente schiacciati ai lati ed appuntiti ai poli. Era tutto causato dal loro DNA, quello che molte generazioni prima era stato iniettato ad un suo antenato, e che continuava a trasmettersi, latente grazie all'intervento dell'hokage dell'epoca, di generazione in generazione. Ma Shigeru aveva sentito questo DNA dentro di se, aveva avvertito una forte sete di sangue durante il combattimento per la promozione a genin. Shigeru ne era certo: anche se quella stana sensazione non si era più fatta sentire, ne avrebbe avuto a che fare nuovamente. Si stava preparando da tempo per quel giorno, doveva essere sempre più forte, sempre più pronto per resistere a qualcosa che fa già parte di lui. Ma sarebbe stato mai davvero prono? Non poteva saperlo, ma avrebbe dovuto esserlo, per se stesso, per sua sorella e per la sua famiglia. Shigeru porse il dito alla bambina, quella lo afferrò saldamente, quasi le desse sicurezza, e fece calare lentamente le palpebre sugli occhi.
Quando li chiuse, tutto divenne buio e Shigeru senti nuovamente la pressione alle orecchie e l'aria pesante ostacolare la sua regolare respirazione. All'improvviso la voce di prima tornò a parlare dentro la sua testa, riecheggiando come in una stanza vuota.*-Chi ti dice che quei ninja non siano già morti? Chi ti dice che non sia morto qualcun'altro di più caro a te nel frattempo?-*Shigeru non riusciva a capire il significato di quelle parole.*(Perchè qualcuno a me caro sarebbe dovuto morire nel frattempo? Centra qualcosa con le visioni?)Shigeru: -Che vuoi dire? Cosa intendi? Non vedo perchè qualcuna fra le persone a me più care debba essere morta. Per i pazienti, sono sicuro che essi siano ancora vivi. O meglio, non posso averne la certezza, ma un vero medico deve essere l'ultimo a perdere la fede, l'ultimo ad affermare che non c'è più nulla da fare, che sono state tentate tutte le strade o che non resta più tempo per tentare nuove cure o nuovi metodi. Quindi non posso smettere di sperare che loro siano vivi, come sono certo che, costi quel che costi, riuscirò a salvarli.-*Shigeru afferrò saldamente altri due Kunai e li conficcò alle pareti, questa volta utilizzando quanto più chakra poteva: doveva rallentare la caduta, o per lui sarebbe finita male.*[frz:56+140+6=202] [stm:135-7=128] [vta:56-2=54]
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