| ^Steph |
| | off - Sa, il tuo set mi intrippa assai devo dire Ah, e Wri, a scanso di equivoci: anche se il mio pg si comporta male con il tuo, io non ho niente contro di te, sia chiaro -on *Non aveva chiuso gli occhi. Buttatasi avanti con la testa, la sua pupilla fu la prima a sfidare le fiamme. Potè vedere tutto, e sentire tutto; ricordò qualcosa. Come ora lingue di fuoco balenavano davanti a lei, schizzando e schioccando in uno strepito di movimenti, per poi raggiungerla, avvolgerla, carezzarla e ghermirla, lasciandola con un bacio rovente che la straziava, come tutto quel rosso intorno la teneva, così era stato per molto tempo, molto tempo addietro: il nero la vedeva, il nero la voleva, e il nero la prendeva, privandola della luce e della libertà, trasformando tutto in quel solo colore sempre uguale della sua vita fredda mancata. Era molto, molto tempo fa; ma qui com'era diverso! Quei violenti abbracci che la cullavano e la facevano gemere, il sangue che scorreva leggero solo per ricordarle della sua esistenza, il calore, così presente e spesso, e poi quella luce, un radioso abbacinare di sole: era vita, dolorosa bellissima vita! Fu quasi triste, quando finì. Potè sentirlo, perchè le fiamme l'abbandonarono di colpo e la lasciarono cadere a terra, per poi allontanarsi e portare con sè tutto quel rosso lucente. Solo qualche alone livido rimase sulle palpebre chiuse della ragazza. Riaprì gli occhi - quando li aveva chiusi? - e si guardò attorno. In verità, ci mise un po' a notarlo. Per prima cosa, sentì un bollore sotto i piedi, e abbassò lo sguardo. Ma non ce ne fu veramente bisogno, perchè com'era sotto di lei, la pavimentazione lo era per tutto quell'ambiente vastissimo: un agglomerato di rocce incandescenti, venato di lava in procinto di uscire e incastonato di minerali lucenti di un grigio metallico, fioriva come un albero a frutti all'interno di quello che sembrava essere... il vulcano? Il secondo sguardo lo diede al cielo, o a quello che se ne poteva vedere: colonne di vapore grigio e cristalli polverizzati roteavano sopra di lei per poi unirsi in un unico pinnacolo che spingeva prepotentemente per uscire dal camino vulcanico. Erano proprio entrati in quella montagna, ma qualcosa sembrava diverso, come innaturale: poteva l'interno di un vulcano essere così? Ai se l'era sempre immaginato come un brontolare di magma in rivolta continua, e poi, le dimensioni di quel luogo, in proporzione a come si vedevano da fuori, sembravano in qualche modo innaturali. Fu allora che lo notò. Non si sorprese di averlo ignorato fino a quel momento: era così grande, vasto anch'esso, che chiaramente l'aveva scambiato per parte dell'ambiente. Il suo sguardo nemmeno riusciva a coprirlo tutto, a quella distanza. E poi era immobile come i minerali che lo circondavano, e il fumo del suo kiseru, solo un po' più acceso degli altri, andava comunque a unirsi in cima al vulcano. Ai fu pervasa da uno scossone che la spostò di un passo in avanti, ma gli occhi non presero nemmeno un momento per chiudersi e proteggersi dal fumo irritante. Aveva rivisto la vita, e non voleva più distoglierne gli occhi, finchè non fosse stata sua: quell'essere gigantesco incarnava la fiamma, e difatti ne era avvolto; essa permeava dalle sue scaglie come se sotto di esse non ci fosse altro, solo il fuoco vivo. Oh, sarebbe stato suo. Al momento non poteva controllare così tanto, ma un giorno, presto, ne sarebbe stata capace. E così, non avrebbero più dovuto temere nulla...
La conosceva. L'aveva chiamata lui, certamente la conosceva. Nella sua voce, nel suo modo di parlare, Ai potè sentire la soverchiante presenza dei secoli, ma non trovò la durezza che si sarebbe aspettata. Poteva essere affetto quello? Ne aveva certamente l'aspetto. E ora di nuovo quello Yotsuki blaterava nauseante. Lo stampo dell'insofferenza fu nascosto di nuovo dalle bende del volto di Ai; non aveva più voglia di aspettare, ora."Ci hai chiamati... cosa dobbiamo fare?"*Fu in quel momento che accadde; in quel momento, la terra fu sconvolta. Un rombo investì vorace le montagne del Paese della Terra, scuotendo le cime solo con il primo fragore, e solo un istante più tardi, preannunciato da quel roboante messaggero, una scossa squassò la pietra stessa, crepando valli e piane. Un rimbombare di rocce rotolanti riecheggiò per tutto il paese mentre i monti più instabili venivano smossi, spostati e spezzati, per poi franare a terra. Ma ciò è quanto accadeva in superficie: sotto la terra, nei meandri del gigantesco vulcano, il sisma raggiunse due genin molto prima. Quello che aveva tutta l'aria di essere un luogo sacro fu crudamente violato dal cataclisma che parve rivoltare la crosta terrestre. Ai fu letteralmente lanciata, nel suo esile peso, a diversi metri di distanza, e all'atterraggio sulla roccia venata di lava venne scagliata di nuovo in aria, prima che potesse riaversi. Ma non potè fare molto, anche allora: con gomiti e schiena pulsanti ti bruciature e tagli, cercò alla meglio, aiutandosi con il chakra, di rimanere attaccata al terreno, ma anche allora le braccia non le garantivano di riuscire a sostenerla, poichè vedeva il terreno avvicinarsi e allontanarsi pericolosamente dal suo viso. Il pensiero le arrivò dopo molto tempo: che il vulcano stesse per esplodere? Di nuovo, fu in aria. No, non era un luogo normale, non poteva semplicemente eruttare da un momento all'altro. Cercò di attutire la caduta, e nel farlo si ferì le ginocchia e morse la lingua. Ma il vulcano tenne. Le pareti e il fondo, sebbene si muovessero, non si spezzarono e non cedettero, nè si deformarono. Solo i genin, in quella grandezza sacrale, sembravano piccoli e impotenti. Alla fine, comunque, il mondo s'acquietò, e le montagne tacquero. Ai potè rialzarsi, dolorante, solo dopo aver richiamato una buona dose di forze.*"Cosa... cosa è successo?"*Un evento del genere non poteva non sorprendere anche lei. Si trovò costretta a fare quella domanda all'aria, che in nessun altro caso avrebbe fatto. Ma non era ancora finita, era chiaro; l'atmosfera era troppo statica, immobile, perchè null'altro succedesse: era in attesa. Un secondo tremito, più lieve, calmo del primo sbilanciò la kunoichi, che però riuscì a tenersi in piedi con un certo sforzo. Sparì. Eppure, qualcosa era cambiato. Di nuovo, quella sensazione di sbagliato. Ai si guardò attorno, e vide: la pietra che prima sembrava viva, pulsante di fuoco, ora si andava come spegnendo, esaurendosi; il fumo, le colonne di gas che prima uscivano dal cratere, ora sembravano più lente nel loro arrampicarsi su per il camino. Si fermarono. Un mare violetto le sommerse. Fiori porpora spuntarono nella porpora, e un frutto bianco nacque da essi. Che cosa stava vedendo? Era un viso, ma non era umano. Tutt'altro che umano era un simile candore, e poi... era un volto, nessun corpo. Una veste, e un volto, solo volto; ma che volto... Non era niente di mai visto nel suo mondo prima, e perciò le sembrava la perfezione. Le parole erano affascinanti, il tono suadente, il semplice atto del suo viso era magnificente. Era terribilmente sbagliato. Cos'era che provava? Paura? O desiderio? Un annuncio del genere non poteva essere più allettante, ma nel messaggio mancava qualcosa. Quell'Unico Dio stava venendo, ma cosa sarebbe successo dopo?. Il manto onirico si dissolse davanti alla ragazzina, che ormai pensava soltanto ai suoi sogni: fiamme, spettri, dei, e loro in mezzo a tutto. Fosse tutto collegato? Cosa poteva fare? Il drago...*"...Reshef-sama... non abbiamo molto tempo, vero?"Edited by ^Steph - 15/4/2012, 20:46
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