Eremo delle Salamandre, [Paese della Terra]

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view post Posted on 5/4/2012, 12:30     +1   -1

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krah

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- Per essere dei punti d'unione.

*Rispose secca la creatura, irrigidendosi di nuovo, mentre quegli occhi, che prima brillavano come un incendio si assopirono pian piano, diventando prima più opachi, poi tendenti al grigio ed infine completamente neri, come il resto della sua pelle. Sembrava quasi che stesse pensando, o meglio, rivivendo dei momenti passati, svaniti ormai da sin troppo tempo. Tutto ad un tratto poi si riprese, facendo ritornare quello sguardo da tetro e cupo a terrificante e potente.*

- Delle chiavi per unire nuovamente il mondo di voi Umani con quello di noi Salamandre.

*Rimase in silenzio, inalando ancora una volta quelle dannate erbe fortissime, di un tipo simile a quelle che faceva uso quell'altro grande fumatore di un rospo chiamato Gamabunta. Dopo aver espirato il fumo puntò verso di loro, prima al ninja di Kumo, poi a quella di Suna, l'imboccatura della sua kiseru, come per indicarli.*

- Ciò oltre ad essere un privilegio... E' anche un qualcosa di veramente utile, per ambedue le parti.
 
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^Steph
view post Posted on 5/4/2012, 17:33     +1   -1




*La kunoichi rimase per qualche momento con gli occhi fissi sulla creatura, poi riprese a farli rimbalzare diffidenti tra quella e l'altro ninja. Rifletteva sulle parole della lucertola, la "salamandra": essa era sembrata tranquillizzarsi al mutato atteggiamento dei ragazzi, ma si poteva sempre notare nelle sue parole qualcosa di misterioso, grande di vigore e saggezza. Tuttavia, Ai non mancò di notare la strana espressione che aveva attraversato il volto di quello: sembrava quasi...

La salamandra proponeva un'alleanza dunque? Da come parlava, e dal suo comportamento sopra tutto, era facile per chiunque capire che un essere di quella natura non si sarebbe semplicemente sottomesso, ma perchè sarebbe sceso a patti con esseri umani?
Lo spirito di Ai non proprio si addolcì, ma stemperò tra le fiamme del vulcano lasciando molta diffidenza, ma a malapena alcuna rabbia. Non era abituata ad avere alleati, ma chissà... Doveva saperne di più.*


"Un patto. Voi cosa ci guadagnate?"
 
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view post Posted on 5/4/2012, 18:40     +1   -1
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Ryu ascoltava attentamente le parole della piccola salamandra color della notte; i suoi occhi vagarono in ere lontane, la sua voce antica e potente rievocava antichi patti, a lungo ormai estinti. I due ragazzi sarebbero stati di nuovo il tramite, il ponte che univa i due regni, fondendoli in uno.
Gli indicava facendo scorrere la kiseru prima su uno poi sull' altro...si era un onore ma anche un impegno, una responsabilità...enorme, forse anche troppo per le spalle di Ryu. Onore e onere uniti in uno stesso legame, ma lui era lì per quello; grazie a loro poteva arrivare prima al suo scopo, far intravedere la scintilla a lungo oscurata da questo mondo, tanto più l' ombra si allunga tanto più la luce è intensa; ma troppe volte siamo portati a vedere le tenebre che si allungano e non la luce. Ryu lo aveva visto, aveva visto quella scintilla, quella luce, in una cupola di sabbia e occhi versare lacrime calde, con una Katana tinta di rosso...avrebbe combattuto per quella luce!
E grazie a loro sarebbe riuscito a sconfiggere un giorno, che lontano era dal dover sorgere, i suoi demoni. I suoi occhi si persero nei meandri della sua anima, e domandandosi quanto fosse stato avventato, lui, un genin, a ricercare di stringere un patto con delle creature così antiche e potenti. Forse non era il posto giusto per lui, forse era solo un genin che si atteggiava a salvatore di un mondo, che non aveva bisogno di lui. Poi si ricordò quelle lontane parole, si ricordò di un uomo che gli insegnò cosa è uno shinobi e i suoi occhi, come il fulmine suo compagno, brillarono. E un fuoco diverso cominciò a crescere in lui, a divampare con forza a riscardarlo e non era la pantera, il suo animale, il suo essere ad agitarsi, ma era una nuova sensazione, una più accresciuta consapevolezza di sè e dei propri limiti. Ma sapendo quali sono i nostri limiti, sapendo chi siamo, e la strada che ancora abbiamo da percorrere di fronte a noi, che possiamo migliorare.
E lo sapeva bene la strada che aveva scelto e dove questa lo avrebbe condotto...ma fino a quel momento avrebbe combattuto anche contro degli esseri così antichi e potenti, che avevano plasmato il mondo, che avevano combattuto con uomini e donne sicuramente migliori di lui. Da un grande potere derivano grandi responsabilità!! Non si sarebbe tirato indietro e quegli occhi guardavano, come i fulmini che si scatenano e ricordano agli uomini quanto piccoli siano di fronte alla potenza della natura, la piccola salamandra color della notte. Attese che la Kunoichi finisse di parlare e poi parlò lui con voce sicura


Un patto???...Io sono pronto...credo che tutte le risposte alle nostre domande si presenterrano da sè a tempo debito. Ho seguito un richiamo e sono qui di fronte a voi...se sarò degno o no di voi lo appureremo strada facendo. Per il momento credo che sia giunto il tempo di incontrare chi ci ha convocato qui, dopo tanto tempo. Credo che lui ci darà le risposte che cerchiamo.

Continuò a guardare la piccola Salamandra

Il mio nome è Ryu Yotsuki!! Vorrei almeno sapere il nome di chi abbiamo di fronte a noi...credo che almeno questo sia lecito saperlo, prima di iniziare

La sua voce era calma e sicura. Denotava la tranquillità del suo animo, dopo la tempesta di emozioni e dubbi che per un attimo lo aveva colto, e guardava sempre la salamandra in quegli occhi che avevano visto passare le ere
 
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view post Posted on 10/4/2012, 13:15     +1   -1

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krah

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Gdr Off - Scusate per il ritardo! Ma tra le festicciole, le sbornie, lavoro e febbre non ho potuto postare. - Gdr On

- Cosa possiamo ottenere mi chiedi?

*Sghignazzò, osservando la ragazza coperta di bende di fronte a se, scrutandola attentamente centimetro per centimetro, come se volesse sondargli l'anima. Una domanda lecita a cui già aveva risposto prima, ma non esaurientemente. Ad un ninja più esperto le sue parole sarebbero bastate, ma loro conoscevano ancora poco e male i meccanismi così fini e nascosti che muovevano l'intero mondo ninja, antichissimo e sporco di sangue.*

- Potere. Come già detto voi siete delle chiavi, un punto d'unione con noi Salamandre e voi Umani, o perlomeno potrete esserlo. Le nostre due razze possono vivere da sole, proliferare, crescere.. Ma tutto ciò è un processo lento. L'unione di due stirpi, di due fonti di sangue differenti, sì, possono permettere la crescita dei nostri domini, della nostra fama, della nostra Forza inesauribile.

*Respirò lentamente, facendo pause di tanto in tanto, come per dar maggior spessore a ciò che aveva appena pronunciato.*

- Ogni 47 anni, ovvero l'arco di tempo vissuto come firmatario dal primo uomo che scrisse il suo nome con il sangue nel nostro Sacro Sutra di Scaglie e Fogli, il nostro grande Capo e Guida Reshef chiama a se grazie all'aiuto di altri potenti seguaci con poteri psichici all'infuori della mia, della NOSTRA, portata degli individui, i quali, per un motivo o per l'altro possono diventare futuri e valenti Eremiti.

*Strinse ancora una volta il kiseru, facendo sbattere l'imboccatura tra le dita della sua mano sinistra, il cui solo contatto con la pelle di un altra persona avrebbe potuto causare la morte della suddetta se solo egli avesse voluto.*

- Nessuno sa di preciso quali siano i criteri della scelta, ma le ipotesi più credibili sono il fatto di avere possibili parenti che han combattuto con e per noi, anche diverse centinaia di anni fa, oppure di essere stati notati per il modo di essere o di fare. Oppure perché... E' il Karma a volerlo. Quel flusso di idee inesorabile, impossibile da smuovere.. Forse.

*Diede le spalle a loro, aspettando che gli rivolgessero qualche parola, dopodiché indicò il portale di fuoco e luce che ancora vibrava di calore ed energia.*

- Ma oggi.. Avete la possibilità di cambiare la vostra vita o di concluderla. Dovete solo entrare lì.
 
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view post Posted on 10/4/2012, 14:59     +1   -1
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Le parole lo travolsero come un fiume in piena. Molte di quelle cose le sapeva, suo nonno lo aveva avvertito di quanto fosse pericoloso firmare un Sutra, ma anche dell’ enorme responsabilità ad esso legata, una responsabilità antica e potente, che se male usata poteva essere deleteria per il mondo intero.
Ma sicuramente i benefici dell’ unire due mondi, di fonderli, grazie a quella linfa color cremisi che dà e porta la vita, erano innegabili.
Ma nelle parole il genin avvertiva anche il pericolo di quell’ impresa, non doveva prendere sottogamba le parole della Salamandra no…inspirò profondamente e il vento sembrava portare con sé i dolci profumi di Kumo, le sue montagne, l’ aria fredda e frizzante, gli odori e i rumori della natura. Il volo e il canto delle aquile sui picchi montani, i ruscelli ghiacciati dall’ inverno…il silenzio delle montagne, il vento, impetuoso, che si agita tra i picchi montani.
Gli avrebbe rivisti?? Le parole della salamandra non lasciavano adito ad alcun dubbio, ma lui, e soltanto lui, aveva scelto la sua strada, il richiamo era giunto fino a lui, chiamandolo, invocandolo a gran voce in quell’ aspra terra denominata Iwa! Su di un vulcano dove, forse, iniziava un nuovo percorso del giovane genin di Kumo. Gli dei sedevano sui loro alti scranni, non osservavano il mondo anzi…lo lasciavano in balia degli eventi; avrebbero giudicato gli uomini solo al momento opportuno…Karma …no era lui che aveva deciso di prestare orecchio al richiamo, conscio della difficoltà, e anche ora, anche se quelle parole nascondevano, e non in maniera tanto velata, l’ acciaio e la difficoltà dell’ impresa i suoi passi si mossero in direzione della piccola salamandra nera come la notte.
Il portale enorme, incuteva timore, terrore alla vista, un terrore ancestrale di qualcosa che il mondo non conosceva e non si avevano ragguagli su di esso; dove lo avrebbe condotto, dove questa strada lo avrebbe infin portato, non era dato sapere. Sapeva solo che era lì in quel momento, e che i suoi passi lenti e misurati, si avvicinavano sempre di più a quel portale...misurati ma sicuri.
Le lingue di fuoco lambivano da vicino la sua pelle, il calore sembrava sciogliere il suo essere, la sua anima…ma continuò a guardarlo…senza paura ma con profondo rispetto. Rispetto per qualcosa di più grande di lui…rispetto ma non timore. Quello no, i suoi occhi si posavano sull’ enorme portale e gli vennero alla mente le parole di uno shinobi in una cupola di sabbia…sorrise sotto la maschera…elettricità percorse la sua pelle. Il pugno si serrò, e gli occhi scintillarono…i capelli, come foglie nella tempesta, venivano sbalzati da una parte all’ altra, come la maestosa coda di un drago color oro.
Si voltò e guardò la salamandra e la sua compagna


Credo sia arrivato il tempo…Reshef…sono pronto a incontrarlo. E alla fine, forse, mi riterrai degno di dirmi il tuo nome o perlomeno di essere considerato più di un insolente! Se sopravvivrò alle vostre prove…

E i suoi occhi si fermarono in quelli della piccola creatura, occhi pieni di rispetto, di orgoglio, ma non come all’ inizio aveva creduto di insolenza anzi…erano occhi di luce pulsanti, puri come i ghiacciai di Kumo e impavidi.
Lo guardavano fisso e con voce calma


Dobbiamo attraversare il portale vero?? Bene fammi strada...ti seguo…

Il tempo dei ripensamenti era finito…ora era il momento…della pantera!!!
 
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^Steph
view post Posted on 10/4/2012, 17:20     +1   -1




off - ohi, almeno ti sei divertita :eho: -on

*Reshef. Dunque, ecco chi l'aveva chiamata. Nell'istante stesso in cui sentì quel nome, Ai pose una pietra inamovibile; certo era un macigno, ad una distanza tale che a malapena riusciva a vederlo, ma ora che sapeva dove si trovava, non avrebbe deviato: Reshef, sarebbe stato suo. Non ora, ora non poteva. Non ne era in grado, era troppo debole e piccola... sì, piccola si vide, per la prima volta dopo chissà quanto tempo, di fronte a quella lucertola nera, più bassa di lei, si sentì realmente piccola. Lei che aveva dovuto essere grande in ogni momento, accolse la rivelazione con il ringhio dell'animale messo alle strette: i suoi denti si serrarono e striderono, e il petto le ribollì di una rabbia angosciosa.
Tempo. Il suo tempo era molto, e i suoi passi veloci: avrebbe raggiunto la meta prima di quanto ci avrebbe messo chiunque altro, e nel mentre sarebbe cresciuta. Poteva sentire il suo corpo come il frutto di un fiore quasi appassito: acerbo, amaro, distorto; ma il tempo era ancora molto, e i semi erano ancora intatti. La pianta sarebbe cresciuta vigorosa e alta, e, come tutto ciò che sta nel deserto, tenace. Non poteva demordere, ora che sapeva cosa fare.
Rivide in un bagliore i suoi piccoli: le sorridevano. Ma la luce si trasformò ben presto in fiamma, e le piccole labbra si fecero carbone. Cosa sarebbe stato? Mille minacce di morte gravarono tremende sul grembo di Ai, e la ragazzina si strinse il ventre. Quanto dura era la vita, quanto infelice! Ma poi, cosa restava? Non una lacrima, non un dolore traspariva da sotto le bende: il suo viso era immobile, e la sua anima un tumulto, sempre. Ogni volta era sconvolta da grida tremende, ma la sua bocca non si apriva che per pochi secondi.

Eppure, alzò gli occhi. Non si era nemmeno accorta di averli abbassati. Vide l'altro ninja davanti al portale, che ancora crepitava lingue di fuoco, e lo sentì parlare con la solita strafottenza vanagloriosa. Aspettò il solito montare di disprezzo, ma lo sentì arrivare in ritardo, lentamente, un po' appannato: quasi stanchi, i suoi pensieri spinsero via quella nuova fatica, e rimasero nel chiuso della testa. Che cosa le stava succedendo? Erano successe molte cose, forse finalmente...
Non volle, non osò immaginare oltre: chiuse le orecchie a tutto ciò che era estraneo, e si spinse verso il vortice fiammeggiante. Superò la salamandra, che nel frattempo si era voltata, ed evitò di inalarne di nuovo il respiro. A pugni stretti raggiunse lo Yotsuki, e gli passò attorno gelandolo con uno sguardo furente, e si portò a un passo dal cancello. Lo sentiva vibrare e agitarsi davanti a lei, e ne sentiva come un risucchio; alzò un braccio, pensando prima di voler toccare quella formazione così particolare, con la paura di scottarsi. Prima di poterlo toccare, però, si ritirò, e subito in un solo balzo si gettò tra le fiamme.*
 
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view post Posted on 12/4/2012, 15:29     +1   -1

69days in Estatic Fear
krah

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- Pff.. Competizione.

*Sibilò la salamandra dando un'occhiata ad entrambi, osservando attentamente come la giovane di Suna provasse disprezzo per quel comportamento così sicuro di se, talmente tanto da aver portato lui, quella vecchia e bastarda salamandra nera, a riprenderlo. Senza neanche aspettare l'altro giovane saltò in groppa al grande compagno che aprendo le propria bocca mostrò una fila orripilante di denti aguzzi, in cui si potevano notare dei resti di ciò che aveva mangiato: animali. Dovevano dargli fastidio, molto fastidio, a giudicare dalle ossa conficcate nella carne, ma quell'essere non ci faceva caso, non erano nulla, così urlò come un immondo, strillando parole incomprensibili, le quali però avevano un effetto ben preciso su quel portale, che dopo l'ordine impartitogli s'allargò nuovamente, permettendo dunque alla coppia di attraversarlo.

Non appena tutti giunsero dentro il portale non videro altro che una luce rossastra, in alcuni punti tendente all'arancione, e fuoco, moltissimo fuoco, che li avvolgeva e cullava, ma al contempo frustava pure la loro pelle, tendendola, martoriandola, come per metterla alla prova. O meglio, tutti quei tagli non erano altro che l'anticamera della loro vera prova.

Ad un tratto quel tormento finì, lasciandoli nuovamente liberi di respirare. Quando riaprirono nuovamente le palpebre si ritrovarono dentro quello che ben presto capirono essere l'interno del vulcano, da come si poteva notare dal cratere sopra le loro teste, a qualche manciata di centinaia di metri. Poggiavano i piedi sulla lava fusa e altri minerali, i quali come se fosse stata l'opera di un immenso artista, attraversavano la pietra sotto forma di mille e più ramificazioni, dai colori e tonalità differenti l'uno dall'altro. La ''stanza'' se così si poteva definire era circolare, priva di qualsiasi porta o altro, alla loro destra potevano notare la coppia di salamandre, la quale con riverenza chinava il capo verso il basso, in segno di rispetto verso di Lui.

Difatti, di fronte a loro vi era un'altra di quelle creature, la più maestosa che avessero mai visto. Reshef. Nobile come pochi teneva le zampe posteriori ripiegate su se stesse, mentre una di quelle anteriori teneva il suo busto alzato, mentre l'altra l'utilizzava per afferrare un gigantesco kiseru, proporzionato naturalmente a quello che era il suo corpo, lungo circa centocinquanta metri, o poco più. La parte inferiore del suo corpo era ricoperta da scaglie arancioni, più lunghe e larghe di quelle superiori, ma decisamente più spesse, mentre le altre erano rosse come il fuoco, elemento che fra l'altro avvolgeva alcune di queste, specialmente quelle della parte centrale-superiore della sua testa, spina dorsale e della coda, la quale terminava con una lunga palla di fuoco svolazzante.*


- Benvenuti, girini.

*La sua voce era antica, potente, carica d'energia e al contempo di saggezza. Era una presenza immensa, inscacciabile, dalla quale nessuno si sarebbe mai potuto ritirare.

- Oppure dovrei dire Ai-Chan e Ryu-Chan?
 
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view post Posted on 12/4/2012, 22:08     +1   -1
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Però…che gli sto beatamente sul cavolo ormai è assodato…ma ha fegato quella ragazza!!!

Era una sensazione, puro istinto ma da quella ragazza doveva guardarsi le spalle; ma ne era ammirato…profondamente ammirato. Non era da tutti gettarsi in quel calderone infernale per andare dove poi…e mettere a repentaglio la sua vita…forse anche lei era mossa da qualcosa di profondo. Come da un fuoco segreto…oppure era solo una pazza!!!
Scrollò le spalle e si legò i lunghissimi capelli biondi in una coda e seguì la salamandra nera, che a mo’ di cavallerizzo cavalcava la gigantesca Salamandra; un urlo e il portale si allargò di nuovo…che spettacolo!!
L’ ultimo ad entrare fu lui, un ultimo sguardo a quel paesaggio una preghiera e un Kunai lanciato a terra…un simbolo. Lui sarebbe sopravvissuto e il Kunai lo avrebbe rivisto…e sparì in quel turbine di vento e fuoco…di fiamme imperiture che lambivano la sua pelle, di calore…tremendo calore…e il fuoco gli ricordava la stessa sensazione della raiton; lambiva la sua pelle frustandola martoriandola….ma non ci faceva caso, era abituato a quella sensazione, a quel dolore.
Dentro di lui un turbine di pensieri di idee, di sogni…Reshef…pensava rifletteva su queste e molte altre cose.
E intanto non si accorse che la luce accecante, che come un candido manto aveva ricoperto i ragazzi, e le fiamme e il calore erano scomparsi….sbigottimento.
Si fu sbigottito, da quella vista che si aprì di fronte a lui in una sinfonia di magma e rocce, spettacolo della natura, forza manifesta, e il genin sentì il tremito dell’ eccitazione in lui.
Si voltò per ammirare l’ immane caverna o sala, non lo avrebbe saputo dire con certezza, e restò a contemplare la meraviglia della natura. Il vulcano, anzi l’ interno del vulcano, si ergeva con tutta la sua maestosa potenza e antichità di fronte al genin che non poteva far nient’altro che guardarsi attorno esterrefatto: i suoi piedi posavano su magma fuso che rimandava mille e più colori, come ramificazioni di un fiume percorrevano le pareti del vulcano creando un effetto di meraviglia. Sembrava quasi che non fosse opera della natura, ma di una mano superiore che con arte e maestria aveva creato quel luogo, dove la roccia si incontrava col fuoco fondendosi l’ uno nell’ altra rimandando i colori…miriadi di colori dati dai minerali incastonati nella roccia vulcanica.
Gli occhi andavano ora da una parte ora dall’ altra…percorrevano quelle ramificazioni ora di un cobalto accesso, ora di un arancione tendente al giallo…sfumature…colori…la meraviglia del creato si rispecchiava in quei occhi azzurro-ghiaccio e ne venivano catturati, ghermiti e sembrava quasi che per tutta la sua vita avesse visto il mondo con sfumature di grigio…rimase lì a contemplare quello spettacolo dimentico di quello che succedeva. Dimentico della missione, della responsabilità a cui era chiamato e poi lo vide… gli occhi da quella opera maestosa si posarono su qualcos’ altro di antico…ma non meno potente e per certi versi “bello”.
Molto più antico anche dello stesso vulcano, imponente, enorme, e restò lì fermo.
Fermo e il respiro e il suo cuore persero un colpo; sembrava che il tempo si fosse contratto in quell’ unico istante…un istante eterno e immobile...LUI si erigeva come la più alta torre della terra di fronte a loro. Antico e vetusto, e quella voce…quella voce era qualcosa che afferrava l’ anima di Ryu portandola al suo cospetto: ogni piega ogni anfratto, anche la parte più in ombra….tutto.
Lui era lì e la sua presenza era qualcosa che anche ai grandi della terra poteva far mancare il fiato; le sue scaglie rimandavano riflessi di luce pulsante fuoco, il fuoco, suo elemento e lui ne era il signore, come una nova attorniava la parte superiore del suo corpo, terminando con un globo di splendente fiamma sulla coda.
CHE SPETTACOLO MAGNIFICO!! Non poteva che sentirsi eccitato da quell’ immenso onore, lui un piccolo e insignificante ragazzo, stare di fronte a quell’ immensa creatura di tempi antichi….le ere si leggevano sui suoi occhi…che ora ,penetranti, guardavano i due piccoli esseri posti di fronte a lui.
Chinò il capo a quelle parole, mettendosi nella classica posizione che si fa per salutare il proprio avversario nelle taijutsu.
Sinonimo di rispetto


Credo che girini lo siamo sempre…c’è sempre da imparare. Ma ad essere sincero preferisco di gran lunga essere chiamato col mio nome. Reshef…io sono Ryu Yotsuki di Kumo…

E i suoi occhi, come stelle nel cielo, si specchiarono in quegli dell’ antico essere.
 
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^Steph
view post Posted on 15/4/2012, 10:26     +1   -1




off - Sa, il tuo set mi intrippa assai devo dire
Ah, e Wri, a scanso di equivoci: anche se il mio pg si comporta male con il tuo, io non ho niente contro di te, sia chiaro :asd: -on

*Non aveva chiuso gli occhi. Buttatasi avanti con la testa, la sua pupilla fu la prima a sfidare le fiamme. Potè vedere tutto, e sentire tutto; ricordò qualcosa. Come ora lingue di fuoco balenavano davanti a lei, schizzando e schioccando in uno strepito di movimenti, per poi raggiungerla, avvolgerla, carezzarla e ghermirla, lasciandola con un bacio rovente che la straziava, come tutto quel rosso intorno la teneva, così era stato per molto tempo, molto tempo addietro: il nero la vedeva, il nero la voleva, e il nero la prendeva, privandola della luce e della libertà, trasformando tutto in quel solo colore sempre uguale della sua vita fredda mancata. Era molto, molto tempo fa; ma qui com'era diverso! Quei violenti abbracci che la cullavano e la facevano gemere, il sangue che scorreva leggero solo per ricordarle della sua esistenza, il calore, così presente e spesso, e poi quella luce, un radioso abbacinare di sole: era vita, dolorosa bellissima vita!
Fu quasi triste, quando finì. Potè sentirlo, perchè le fiamme l'abbandonarono di colpo e la lasciarono cadere a terra, per poi allontanarsi e portare con sè tutto quel rosso lucente. Solo qualche alone livido rimase sulle palpebre chiuse della ragazza. Riaprì gli occhi - quando li aveva chiusi? - e si guardò attorno. In verità, ci mise un po' a notarlo.
Per prima cosa, sentì un bollore sotto i piedi, e abbassò lo sguardo. Ma non ce ne fu veramente bisogno, perchè com'era sotto di lei, la pavimentazione lo era per tutto quell'ambiente vastissimo: un agglomerato di rocce incandescenti, venato di lava in procinto di uscire e incastonato di minerali lucenti di un grigio metallico, fioriva come un albero a frutti all'interno di quello che sembrava essere... il vulcano? Il secondo sguardo lo diede al cielo, o a quello che se ne poteva vedere: colonne di vapore grigio e cristalli polverizzati roteavano sopra di lei per poi unirsi in un unico pinnacolo che spingeva prepotentemente per uscire dal camino vulcanico. Erano proprio entrati in quella montagna, ma qualcosa sembrava diverso, come innaturale: poteva l'interno di un vulcano essere così? Ai se l'era sempre immaginato come un brontolare di magma in rivolta continua, e poi, le dimensioni di quel luogo, in proporzione a come si vedevano da fuori, sembravano in qualche modo innaturali.
Fu allora che lo notò. Non si sorprese di averlo ignorato fino a quel momento: era così grande, vasto anch'esso, che chiaramente l'aveva scambiato per parte dell'ambiente. Il suo sguardo nemmeno riusciva a coprirlo tutto, a quella distanza. E poi era immobile come i minerali che lo circondavano, e il fumo del suo kiseru, solo un po' più acceso degli altri, andava comunque a unirsi in cima al vulcano. Ai fu pervasa da uno scossone che la spostò di un passo in avanti, ma gli occhi non presero nemmeno un momento per chiudersi e proteggersi dal fumo irritante. Aveva rivisto la vita, e non voleva più distoglierne gli occhi, finchè non fosse stata sua: quell'essere gigantesco incarnava la fiamma, e difatti ne era avvolto; essa permeava dalle sue scaglie come se sotto di esse non ci fosse altro, solo il fuoco vivo. Oh, sarebbe stato suo. Al momento non poteva controllare così tanto, ma un giorno, presto, ne sarebbe stata capace. E così, non avrebbero più dovuto temere nulla...

La conosceva. L'aveva chiamata lui, certamente la conosceva. Nella sua voce, nel suo modo di parlare, Ai potè sentire la soverchiante presenza dei secoli, ma non trovò la durezza che si sarebbe aspettata. Poteva essere affetto quello? Ne aveva certamente l'aspetto. E ora di nuovo quello Yotsuki blaterava nauseante. Lo stampo dell'insofferenza fu nascosto di nuovo dalle bende del volto di Ai; non aveva più voglia di aspettare, ora.


"Ci hai chiamati... cosa dobbiamo fare?"

*Fu in quel momento che accadde; in quel momento, la terra fu sconvolta. Un rombo investì vorace le montagne del Paese della Terra, scuotendo le cime solo con il primo fragore, e solo un istante più tardi, preannunciato da quel roboante messaggero, una scossa squassò la pietra stessa, crepando valli e piane. Un rimbombare di rocce rotolanti riecheggiò per tutto il paese mentre i monti più instabili venivano smossi, spostati e spezzati, per poi franare a terra. Ma ciò è quanto accadeva in superficie: sotto la terra, nei meandri del gigantesco vulcano, il sisma raggiunse due genin molto prima. Quello che aveva tutta l'aria di essere un luogo sacro fu crudamente violato dal cataclisma che parve rivoltare la crosta terrestre. Ai fu letteralmente lanciata, nel suo esile peso, a diversi metri di distanza, e all'atterraggio sulla roccia venata di lava venne scagliata di nuovo in aria, prima che potesse riaversi. Ma non potè fare molto, anche allora: con gomiti e schiena pulsanti ti bruciature e tagli, cercò alla meglio, aiutandosi con il chakra, di rimanere attaccata al terreno, ma anche allora le braccia non le garantivano di riuscire a sostenerla, poichè vedeva il terreno avvicinarsi e allontanarsi pericolosamente dal suo viso. Il pensiero le arrivò dopo molto tempo: che il vulcano stesse per esplodere?
Di nuovo, fu in aria. No, non era un luogo normale, non poteva semplicemente eruttare da un momento all'altro. Cercò di attutire la caduta, e nel farlo si ferì le ginocchia e morse la lingua. Ma il vulcano tenne. Le pareti e il fondo, sebbene si muovessero, non si spezzarono e non cedettero, nè si deformarono. Solo i genin, in quella grandezza sacrale, sembravano piccoli e impotenti. Alla fine, comunque, il mondo s'acquietò, e le montagne tacquero. Ai potè rialzarsi, dolorante, solo dopo aver richiamato una buona dose di forze.*


"Cosa... cosa è successo?"

*Un evento del genere non poteva non sorprendere anche lei. Si trovò costretta a fare quella domanda all'aria, che in nessun altro caso avrebbe fatto. Ma non era ancora finita, era chiaro; l'atmosfera era troppo statica, immobile, perchè null'altro succedesse: era in attesa. Un secondo tremito, più lieve, calmo del primo sbilanciò la kunoichi, che però riuscì a tenersi in piedi con un certo sforzo. Sparì. Eppure, qualcosa era cambiato. Di nuovo, quella sensazione di sbagliato. Ai si guardò attorno, e vide: la pietra che prima sembrava viva, pulsante di fuoco, ora si andava come spegnendo, esaurendosi; il fumo, le colonne di gas che prima uscivano dal cratere, ora sembravano più lente nel loro arrampicarsi su per il camino. Si fermarono. Un mare violetto le sommerse. Fiori porpora spuntarono nella porpora, e un frutto bianco nacque da essi. Che cosa stava vedendo? Era un viso, ma non era umano. Tutt'altro che umano era un simile candore, e poi... era un volto, nessun corpo. Una veste, e un volto, solo volto; ma che volto... Non era niente di mai visto nel suo mondo prima, e perciò le sembrava la perfezione. Le parole erano affascinanti, il tono suadente, il semplice atto del suo viso era magnificente. Era terribilmente sbagliato. Cos'era che provava? Paura? O desiderio? Un annuncio del genere non poteva essere più allettante, ma nel messaggio mancava qualcosa. Quell'Unico Dio stava venendo, ma cosa sarebbe successo dopo?. Il manto onirico si dissolse davanti alla ragazzina, che ormai pensava soltanto ai suoi sogni: fiamme, spettri, dei, e loro in mezzo a tutto. Fosse tutto collegato? Cosa poteva fare? Il drago...*

"...Reshef-sama... non abbiamo molto tempo, vero?"



Edited by ^Steph - 15/4/2012, 20:46
 
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view post Posted on 18/4/2012, 13:56     +1   -1

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*La terra tremò. Le pareti del Vulcano sussultarono. La lava pochi metri sotto di loro ribolliva folle, desiderosa di fuoriuscire e bruciare tutto ciò che aveva a portata di mano, distruggendo qualsiasi cosa, ardendo tutto il creato, rendendo ogni cosa solo un ammasso di carbone informe.
Ed ebbe la visione. Vide una luce viola che si infrangeva in tutte le terre del seminato ninja, abbracciando a seguire tutto il mondo, vide un tempio maestoso, costruito con un'abilità che superava quella degli Umani o di qualsiasi altra razza che conosceva, vide una donna di vetro, dai lineamenti ammalianti con quel volto dolcemente espressivo, quasi come se fosse stato dipinto su una lastra d'ametista pregiata. Udì molte parole ricche di speranza, di sogni, di follie ed anche di bontà. Udì che Tredici Uomini scelti avrebbero potuto forgiare come volevano il proprio destino, arrivando al punto di esprimere ciò che più volevano.*


- AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!

*Rise a lungo divertito, mentre il cuore pompava il sangue bollente dentro di lui, che come se fosse una droga lo riportò in vita, facendogli ricordare azioni del passato, avventure e tante, infinite follie a cui egli stesso aveva partecipato. Un Evento, forse il più grande di quel Millennio, stava per svolgersi in quei momenti in cui ora rideva. Molti avrebbero pregato, molti avrebbero desiderato essere fra quei Tredici. Lui non avrebbe fatto nulla.. Nulla se non pensare al tornaconto della sua razza. Guardò i due giovani, capendo subito in un attimo che anche loro avevano avuto la stessa visione profetica, poi diede un'occhiata alla compagna anziana, ''amica'' di Hanzo, la quale, sconvolta gli fece un cenno affermativo con il capo. Non aveva bisogno di altre certezze, qualsiasi essere senziente aveva recepito quel messaggio.*

- E' possibile.

*Aspirò con forza nel kiseru, sbattendo la zampa nel terreno con forza, ravvivando le fiamme sulle sue spalle, che all'impazzata si dividerono in un migliaio e più di lingue di fuoco cremisi.

- Per quel che mi riguarda voi potete essere i Prescelti.. Vi ho scelti io, IO che non ho nulla da invidiare ad un Dio, quindi è probabile che pure questo fantomatico essere abbia scelto voi. Come è possibile l'esatto opposto del resto.

*Si zittì, alzando l'arto che aveva schiacciato al suolo, mostrando che nel suo palmo sinistro vi era una sorta di grande tatuaggio a forma di salamandra affusolata su se stessa, a mo' di spirale, naturalmente color nero. Era un sigillo, ne erano sicuri, bastava guardarlo per capirlo e farsi ammaliare dal potere che scaturiva.*

- Voi siete stati scelti da me poiché nascondete dentro di voi un grande potenziale, quello che vi può permettere di diventare Eremiti, ovvero custodi del Sacro Sutra delle Salamandre.
 
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view post Posted on 18/4/2012, 21:26     +1   -1
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// Steph non c' era neanche bisogno di dirlo ;) Ruola come sai e tranquillo, che vinca il migliore!!//

La terra tremò…improvvisamente… quel luogo fu turbato da quell’ evento improvviso. Le pareti tremarono, la lava sembrava sul punto di inondare tutto, di bruciare, di consumare qualsiasi cosa si fosse frapposta fra lei e il suo percorso. La terra oscillò e subito gli occhi del genin andarono verso la sua misteriosa compagna, a quanto pare aveva delle difficoltà serie a poter trovare l’ equilibrio(d'altronde anche lui faceva seria fatica). Era sul punto di intervenire, dimentico di sé stesso quando la vide rialzarsi e cercare di stare in piedi…no non aveva bisogno del suo aiuto, sapeva cavarsela da sola, gli aveva dato prova del suo carattere di fuoco. Dentro di lui si sentì sollevato e poi si preoccupò di lui…concentrò il chackra sui piedi per avere una migliore aderenza, seguendo i movimenti di quell’ assurdo “ballo”. Restò in equilibrio e vide Reshef…e poi la sua compagna. E poi come venne così il terremoto cessò….silenzio…la quiete prima della tempesta??? Forse…ma Ryu era preoccupato: se un terremoto, poteva avvertirsi lì in quel posto, in quel luogo sacro, creato da tempi immemorabili, che reggeva sugli stessi pilastri che facevano da basamento per questo mondo, per la nostra “realtà”, allora forse la situazione era grave. Andò vicino ad una di quelle pareti la toccò avvicinando il palmo della sua mano, a quella roccia di viva lava e minerali…era fredda al tatto ma si poteva percepire il tempo, la forza, la sostanza di cui era fatto quel luogo…e si avvicinò sussurrando

Parlami fratello…fammi capire cosa ha fatto si che le tue fondamenta fossero messe così duramente alla prova….


Passava la mano su quella roccia, antica di ere e poi nella sua mente un fuoco arse e una luce bianca accecò il suo cuore e la sua anima.
Il mondo si fece di vetro argentato e quella luce bianca piano piano cominciava a tinteggiarsi di un colore…di viola…e al centro di quella visione, come un fiore di ciliegio che si apre alla primavera nacque LEI.
Beta e imperitura nella sua forma unica e costante, il volto di regal bellezza solcato dalla beatitudine della perfezione. La sua voce melodiosa era come ambrosia per le orecchie di chi aveva il privilegio di poterla ascoltare; LEI, o almeno così sembrava, visto che parole umane non potevano descrivere quel “qualcosa” di così unico, di così improbabile, che solo pochi tra i beati avevano avuto tal privilegio. Quello di poter vedere e sentire un DIO!!
E parlò: melodia e ambrosia nelle orecchie…panacea per i mali e i dolori dell’ essere umano…desideri…e tredici uomini elevati a un rango superiore. Privilegio?? Oppure farsa?? Sta di fatto che quella visione si agitava tra i suoi pensieri, tra le più recondite recessi della sua anima, scuotendolo dall’ interno. Desideri…folli desideri, bene o male non importava quel che contava che l’ Unico è l’ UNICO sarà…l’ UNICO verrà…e ruggì.
Scacciò da lui quella folle visione, quel volto candido di porcellana, bellezza ideale e voce che mai fu udita da alcun mortale. La scacciò lontana da sé e gli occhi erano lucenti più che mai, e nel suo animo, come in un ideale fratellanza con quel luogo, eruttava tutto il suo disprezzo tutta la sua rabbia per qualcosa che non poteva, non doveva avere luogo.


Non mi fido degli dei neanche quando portano doni. Sciocchezze infinite!!! Nessun Dio è unico…né tantomeno questo…


Rabbia…una rabbia infinita provava il genin…verso quella COSA!! Un essere spaventoso, un demone tentatore, tredici uomini con tredici desideri…

Un Dio dovrebbe avere più buonsenso!

Disse a bassa voce e scosse di elettricità statica percorrevano la sua pelle; era infuriato…ed era dimentico di dove era e a chi si trovava di fronte.
Ma la sua mente ora era occupata da questo…putridume!!! Non poteva concepirlo! Aveva sempre considerato gli dei seduti sui loro alti scranni, dimentichi dell’ esistenza del vile essere umano, ma ora sapeva che tra di loro si nascondevano anche vili Dei travestiti da Mercanti di Doni fasulli.
Bene e male erano concetti enormi, andavano ben oltre anche la comprensione dei saggi, ma qui…si trattava di altro. La faccenda era molto più grave; e ripensò a quei tredici e se tra loro vi poteva essere lui. E la rabbia montò come onda di mare che si abbatte sugli scogli, così l’ animo di Ryu si infiammava e la collera offuscava i suoi pensieri: Mai avrebbe permesso un simile scempio…L’ uomo per natura è un essere imperfetto, anche il desiderio fa parte della natura imperfetta degli uomini: desideriamo per sentirci integri, perfetti.
No non poteva un Dio, se questo era un appellativo che si poteva usare per quella specie di fattucchiere, poter permettere ciò. E se qualcuno di loro avesse voluto distruggere il mondo??’ Poteva far si che esseri innocenti, che per tutta la loro vita non avevano fatto niente di male, poter mettere, così impunemente, il loro destino nelle mani di tredici pazzi??? Era questo un Dio?? Se gli Dei erano così allora avrebbe combattuto anche contro di essi, c’ era una scintilla di bontà in questo mondo crudele, data dal sorriso innocente, puro dei bambini, di chi combatte di chi resta saldo nei propri ideali, anche quando tutto il mondo viene ricoperto dalle tenebre. No non lo avrebbe permesso: folle è chi si sarebbe ubriacato al dolce e venereo nettare di queste parole maledette. Non poteva non doveva sussistere e poi la risata di un essere che niente aveva da invidiare a un Dio lo riportò di colpo qui, su quell’ aspro lembo di terra, in un cratere vulcanico di fronte a colui che gli aveva chiamati dagli angoli remoti del mondo.
E le sue parole erano ferro, si nulla aveva da invidiare a un siffatto Dio di tale foggia e potere. Arse quella visione inetriore riportando di nuovo il suo essere e i suoi pensieri alla realtà. Bruciava quel putridume e con esso il veleno che aveva instillato nel suo cuore. Ora era di nuovo calmo e prestò orecchio e attenzione a Lui.
E poi la sua voce tonante e calda come il katon di cui era protettore e signore, scostò la cortina di mistero, che aleggiava sulla sua convocazione: EREMITA!
Allora era stato scelto, era stato ritenuto degno di poter almeno essere degno di potersi cimentare nell’ impresa. L’ anello di congiunzione tra due mondi…e si inginocchiò, per rispetto e per altro… passò le sue mani su quel pavimento di lava e minerali, provenienti dai più profondi recessi della terra, dal cuore stesso del mondo…e pensava a quanti prima di lui, si erano trovati in questa situazione, con questo onore e onere sulle spalle e i suoi palmi toccavano quel pavimento, lo lisciavano ed era come se il suo spirito si stesse mettendo in comunione con quel luogo; voleva entrarci in contatto, farlo suo ed essere degno di questa responsabilità.
Nessun Dio, nessun sciocco desiderio, lui voleva solo essere ritenuto degno di poter custodire e tramandare il Sutra, e con esso poter accrescere la sua esperienza e far ricordare al mondo intero che i veri miracoli, i veri desideri non erano riposti in qualche Dio fasullo, che si nascondeva dietro velate e misteriose apparizioni, ma in noi stessi. L’ uomo poteva essere male puro, ma anche poter essere capace di miracoli veri e propri; questo era il vero dono concesso all’ uomo dal Dio: poter essere padrone della propria vita, poter creare miracoli e opere incredibili sia nel male che nel bene, solo se ricordava la sua vita. La vita era il più grande desiderio dell’ uomo, la sua più grande conquista, la sua più grande responsabilità…e lui ora era lì e si sarebbe reso degno di quel miracolo.
Ed ora era lì, che guardava dritto in quegli occhi così profondi Reshef, conscio dei pericoli che da quel responsabilità, dal Sutra, provenivano ma finche si ricordava della sua vita e di come l’ aveva portata avanti fino adesso, niente era impossibile.

 
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^Steph
view post Posted on 20/4/2012, 17:27     +1   -1




*Un Sutra... dunque era di questo che si trattava. Mentre fissava il sigillo nero e pulsante sotto la zampa ardente di Reshef, Ai ripensò alla reazione della Salamandra alla visione, perchè evidentemente l'aveva vista anche lui, come lo Yotsuki o le piccole lucertole davanti a quella più grande, che di fronte a lui quasi sparivano per dimensioni. Reshef era come esploso in una fiammata di risa, come se fosse stato così incredibilmente eccitato da non riuscire a trattenere le sue forze: il corpo gli era diventato come un mosaico di scaglie sollevatesi per l'impeto delle fiamme che sbucavano da sotto di esse, con il risultato che la temperatura già fastidiosa del santuario si era fatta asfissiante.
La kunoichi si distrasse dall'aria torrida, e cercò di prevedere cosa sarebbe successo, almeno nel breve termine: cosa avrebbe decretato la scelta dell'eremita delle Salamandre? Eppure... così tante cose erano successe in quelle ultime ore: il viaggio, la pioggia, la roccia e poi il fuoco, quel cancello, vulcani salamandre dèi persino! Si sentiva confusa... voleva solo tornare a casa, e stringere Chou, Shu ed Eriko. Gliel'aveva promesso dopotutto. Eppure, non poteva tornare a mani vuote nelle sue visioni. Non doveva.
E c'era quasi una nota lamentosa nella sua voce*


"Reshef-sama... Procediamo, ti prego."


off - yay, post corto. Scusate il magro risultato, ma avevo detto che l'avrei fatto oggi, e non mi andava di farvi aspettare oltre anche se non sto molto meglio di ieri - on
 
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view post Posted on 21/4/2012, 11:23     +1   -1

69days in Estatic Fear
krah

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*Avevano scelto di provare a diventare eremiti.
Avevano scelto la Via del Dolore.*


- Kinjutsu: Double Death of Thousand Cuts -

*Due pali neri alti un paio di metri spuntarono dietro di loro in un istante, ed ancor prima che se ne potessero accorgere un laccio fuoriuscì da ogni colonna, legando i polsi della Kunoichi e dello Shinobi. La corda gli stringeva, eppure molto, ma era impossibile da togliere, sembrava fatta d'acciaio, anzi no, di Diamante, eppure era comunque sporca come la pece o del sangue raggrumato.
Reshef aveva compiuto il sigillo di tale tecnica con una velocità impressionante, tale che nemmeno un'arte oculare come lo Sharingan degli Uchiha gli avrebbe permesso di stargli dietro, replicando la suddetta jutsu.*


- Queste fiamme... Bruciano quanto le mie. -

*Ed appena sussurrò tali parole con un barlume maligno negli occhi si materializzarono cinque coltelli di fuoco per tutti e due, i quali, senza alcun ritegno, fecero cinque tagli perpendicolari sui loro petti, dall'alto verso il basso, tranciando le vesti e le carni, imbrattando quell'immensa sala con l'odore acre di bruciato.*


*Soffrivano come cani, ma era solamente l'inizio. Mancavano ancora Novecentonovantacinque coltelli.*

 
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^Steph
view post Posted on 22/4/2012, 10:13     +1   -1




*Qualcosa si mosse. Non lo vide bene, ma prima che potesse capire cosa fosse, un rumore spuntò all'improvviso. Dietro! Non fece nemmeno in tempo a girarsi, che si ritrovò le mani legate. Cosa...? Guardò Reshef, osservò la sua bocca pronunciare poche parole, sentì un tono diverso da prima. Non ci trovò più niente, più nessuna impronta caratteristica, e capì che la prova era iniziata. Mille coltelli.
La kunoichi guardò alle proprie spalle, senza provare nemmeno a liberarsi, tranquilla. Una colonna, una trave nera così tanto più alta di lei, la teneva per mezzo di un filo, bloccata. Non era solo un filo, chiaramente: se lo avvicinò più che potè al viso, senza voltarsi (non che potesse fare diversamente, era sicura che quel filo non potesse essere spezzato), e lo osservò più da vicino. L'attesa era quasi snervante, e lei trovò preferibile occuparsi in quell'attività priva di senso. Osservò meglio la sua prigione, e la trovò scura, opaca, come incrostata. Sotto però, si riusciva a scorgere una certa lucentezza antica, ormai spenta dagli anni, eppure ancora presente. La voce di Reshef attirò la ninja lontano da quell'inezia, e la vide: la sua tortura le fluttuava davanti, ma non stava ferma. Le cinque lame di fuoco scivolavano tra le esalazioni grigie del vulcano; Ai sapeva che stavano sfrecciando verso di lei, ma le vedeva avvicinarsi così lentamente... Erano belle, indubbiamente. Osservò le fiamme arrotolarsi su sè stesse per tutta la lunghezza dell'arma, attorno a un metallo inesistente. Erano pura fiamma, come la fiamma dello stesso signore delle Salamandre. Un fuoco che bruciava di per sè, puramente... era questo il potere che doveva ottenere. Allora era giusto che lo provasse, che sentisse su di sè quell'arma che di cui si sarebbe servita.
Arrivò a incitare nella mente quei coltelli, che venissero e le facessero provare, ma subito! L'attesa era sempre la parte più terrificante del dolore. Finalmente furono lì, a un passo dal suo petto: potè sentirne il tepore, che poi si fece calore, e infine furore di fuoco. Il taglio non fece male. Per uno spaventevole momento sentì le lame inciderle le carni in cinque punti diversi; potè sentire, perfettamente e con una consapevolezza assurdamente piena di aspettativa, mentre il fuoco richiudeva dietro di sè, immediatamente, ogni taglio, senza praticamente far uscire sangue; vide lei di persona i lembi di pelle fusa riallacciarsi sotto i vestiti bruciati, e ancora non provò dolore. Le lame lasciarono le cicatrici, e si allontanarono.
Allora lo provò veramente: un solo muscolo del suo corpo si era mosso sotto i tagli; un solo battito del cuore, anch'esso rimasto fermo per tutta la durata della tortura; quando aveva come l'impressione che quella prova non l'avrebbe ferita, il movimento della pelle carbonizzata su quella ancora intatta la sconvolse in un'epilessia di dolore. Non riuscì neanche a gridare, lì sul momento; cadde in ginocchio e fissò il terreno in preda ai tremori. Potè solo pensare: "mille coltelli". Quelle parole le rimbombarono più per tutto il corpo che nel cervello, mentre nuove fitte si succedevano a quelle prima ed erano rincorse da altre dopo. C'era solo quello per ora, solo un male nuovo e quelle fiamme in corpo, che la bruciavano dall'interno lasciando solo nero dietro di sè. Che cosa stava facendo?
Tre volti, le tornarono subito tutti alla mente. Se li vide lì, così vicini che sembravano accanto a lei; eppure sapeva che erano molto più lontani, e lei doveva tornare a vederli. Avevano tutti e tre bisogno di Ai, e Ai di loro.
Cercò con la mano il filo che la teneva legata, e nel muovere le braccia sentì che anche quello aveva sfregiato la sua pelle. Lo afferrò comunque con una presa umidiccia, e si aiutò a rimettersi in piedi. Nonappena dovette sostenersi da sola, sul suo corpo scoppiò una piccola vampa d'inferno, che la fece barcollare e la costrinse ad appoggiarsi alla colonna. Le gambe l'avrebbero sorretta; la parte più difficile era alzare la testa. Lottò contro l'impulso di urlare mentre sentiva che ad ogni centimetro che il suo mento percorreva, la pelle alla base del collo tirava le cicatrici e con esse sembrava strattonasse il suo intero essere, stringendogli l'anima. Fu felice che il suo volto fosse nascosto, perchè non avrebbe mostrato a nessuno il suo viso, così deformato. Alzò anche gli occhi sopra la bocca distorta agli angoli, e fissò Reshef in pieno. Che sguardo gli stava rivolgendo? Non sapeva dirlo, nemmeno lontanamente. Non che la cosa le importasse. Cercò di parlare, ma trovò di non potere: stava ansimando, così profondamente che il petto le si alzava e si abbassava troppo rapidamente per poter prendere aria. Doveva calmarsi. Eppure, davanti a quel momento, non seppe trovare un buon motivo per non sentirsi terrorizzata.*


off - yay, san sebastiano alla colonna - on
 
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view post Posted on 22/4/2012, 14:22     +1   -1
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Ancora era in quella posizione, e guardava fisso il terreno…pensava…o almeno cercava di mettere ordine tra i suoi pensieri.
E poi successe…veloce. Solo questo poteva dire, fu un istante, e quello che sembrava in un momento ora era cambiato, mutato.
Mutato in un qualcosa di spaventoso, perché alle spalle dello Yotsuky comparve una macabra colonna di colore nero e in essa si poteva scorgere ancora vaghe scintille di luce, offuscate dalle ere che l’ avevano consumata.
Ma c’ era ancora in essa una luce…sinistra e malevola…e subito dopo, in un attimo iniziò qualcosa di assurdo e tremendamente doloroso.
Lacci, come spire di serpenti, si legarono ai suoi polsi, violentemente offesero la sua carne, lo legarono, come una preda, un animale braccato da un cacciatore. Lacci che non appartenevano a questo mondo no…la sua forza in quel frangente non sarebbe servita, troppo forte erano quei lacci provenienti da un altro mondo.
Legarono i polsi a quella stele di dolore e sofferenza e i muscoli erano tesi, contratti nello sforzo di liberarsi…ruggì.
Non capiva cosa stava accadendo, ma poteva sentire il potere…la colonna gli parlava, parlava al suo cuore e alla sua mente, e capì…ma non volle crederci.
Cercò ancora con un ultimo sforzo di spezzare quei legacci che lo martoriavano che ledevano la sua libertà e guardò con occhi lucenti e carichi di ira Reshef.
Lui, imponente come una montagna, gli osservava, come uno studioso e quello sguardo ora era diventato diverso.
Sbatteva furente la sua coda, le sue scaglie imponenti d’ oro mostravano il katon ardere e fiammeggiare come non mai; le sue zampe enormi schiacciavano il suolo, il suo essere era concentrato su di loro, solo su di loro.
Che fosse una prova??? Ryu non se lo chiedeva, ma vedendo la Kunoichi nelle sue stesse condizioni, capì che orami la “lotta” per il Sutra era iniziata, se quei pali, come credeva, avevano lo scopo di portare alla luce dai più profondi recessi della loro anima, il loro vero io, il loro Sé, allora doveva mantenere la mente libera e seguire la sua strada, quella che aveva scelto quel giorno in mezzo alle montagne di Kumo.
E guardò Reshef ancora con occhi di fuoco e poi al sussurro di Lui seguirono la veridicità dei fatti.
Comparvero dei pugnali che volteggiavano con una danza macabra, verso di lui. Come serpenti incantatori, ipnotizzarono il genin, con i loro movimenti e con quelle lame fatte di puro fuoco.
Un fuoco primordiale, ancestrale, lo stesso che aveva soffiato la vita negli uomini, lo stesso che aveva dato forma e sostanza al mondo, quel fuoco ora si muoveva verso di lui, ipnotizzandolo e i suoi occhi erano incantati ma poi…un urlo!!
Il genin si ritrovò ad urlare, urlare e si accasciò come corpo morto su quel palo. I coltelli avevano colpito il petto squarciando le vesti e carbonizzando la ferita.
Come artigli di fiera, avevano ghermito il suo petto ma nessun sangue era sgorgato, quei coltelli non avevano una lama ma fuoco!! E quel fuoco era lo stesso del loro signore; respirò affannosamente e poi cercò di rimettersi in piedi; con difficoltà e gocce di sudore impregnavano la sua fronte, colando sul suo petto acutizzando, ad ogni movimento, quel dolore così lancinante, e la puzza di bruciato lo stordì.
Una tortura vera e propria ed era lungi dall’ essere finita…che cosa significasse quella prova il genin poteva solo farsi un idea; la condizione più straziante per l'animo umano non è il dolore, è il dubbio. Il dubbio attanagliava i pensieri del genin, non riusciva a capire il perché di quel dolore, anche se delle ipotesi erano più che plausibili.
E poi alzò il viso e guardò il cratere e oltre esso il cielo e la sua mente raggiunse finalmente le alte cime innevate della sua patria; e poi si voltò guardò il suo braccio e quella fascia che teneva il coprifronte e la pantera divelse gli ultimi lacci della ragione, e con l’ orgoglio si ritirò su si issò nuovamente, pronto a riceve ancora quel dolore.
Se era necessario per dimostrare che lui era degno del potere e dell’ onere di essere un Eremita, avrebbe sopportato quel dolore, lo avrebbe fatto suo, avrebbe domato anche le fiamme di Reshef e dell’ inferno stesso se sarebbe servito.
Avrebbe imparato dal dolore, lui che già aveva dentro di sé una cicatrice più profonda di qualsiasi altre; non aveva paura del dolore, e i suoi occhi brillarono e il suo viso era nascosto dalla maschera solo gli occhi parlavano del suo orgoglio, della sua caparbietà, del suo fuoco interiore.
Aveva un obbiettivo, aveva una missione non sarebbe morto lì in quel cratere si sarebbe mostrato degno. E si posizionò con le spalle ben dritte su quel palo di morte e tortura, pronto a ricevere ancora quei colpi, se sarebbero serviti a dimostrare che lui poteva firmare il Sutra, lui lo avrebbe fatto.
Per Hani, per suo nonno e per lui…che in questo momento si nascondeva il suo demone, la sua ragione, lui…lui.. Respirò profondamente e guardò la Kunoichi poi Reshef. Non era finita, non ancora e gli occhi sprizzarono fuoco.



 
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118 replies since 11/7/2009, 16:24   3428 views
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