Eremo dei Gatti, [Paese del Fuoco]

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view post Posted on 13/1/2017, 21:55     +1   -1
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♫ Peace ♫

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Approved, hai gestito bene le insicurezze del pg in rapporto a quelle che sono poi le evocazioni.

Unico appunto che devo farti è sul come sei apparso all'eremo, non hai la possibilità di apparire sul posto in quel modo anche perchè questo significherebbe avere la vita salva in caso di scontri: tizio ti attacca e tu fuggi all'eremo. Al massimo (e solo in caso di necessità) è l'evocazione ad effettuare la Tecnica del richiami inversa per farti apparire all'eremo, quindi sistema quella parte iniziale dicendo che ci vai a piedi :asd:
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view post Posted on 14/1/2017, 10:05     +1   -1
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Ah ah ah, oddio, in effetti non ci pensavo! Va bene, modifico prima possibile - Hakurei sarà ben felice di farsi questa bella scarpinata (... :nono: )
 
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view post Posted on 29/7/2017, 19:06     +1   -1
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Il principio delle scelte limitate
Hakurei - Sessione Autogestita #3 (Speciale)




24 maggio 248, ore 18.00


Si ritrovò lì, improvvisamente: si ritrovò all'Eremo. Quasi un mese dopo la sua ultima visita - non che gli fossero mancati i contatti con esso, a dire il vero: talvolta aveva ricevuto le visite di Hina e Denka, intrattenendoli in giardino grazie a Meiōsei, o magari sfruttando opportunamente la loro presenza per allenarsi, in un parco isolato al di fuori del Villaggio, lontano da occhi indiscreti. Lo avevano richiamato; era la prima volta che accadeva, da che si ricordava: cosa era successo? Cosa stava succedendo? Inutile pensarci su, concluse, osservando le sagome dei tre templi in lontananza, avvolti dalla nebbia; alle sue spalle, la grande scalinata aggrappata solidamente alla montagna, che attraversava la foresta dai tempi del mito.
"Eccoti finalmente!"
Una voce familiare proveniente da quella nebbia; in breve, le sagome di Hina e Denka donate al suo sguardo, fuoriuscite dalla nebbia.
"Sousui-sama ci ha chiesto di convocarti; sono tutti lì riuniti."
Restò in silenzio per un po'.
"Che volete dire?" chiese loro, con gli occhi sottili, dubbiosi: "Cosa è successo?"
"Ti spiegherà tutto Sousui-sama, o forse Kokoro-sama addirittura: sono tutti radunati nella sua sala."
Sgranò gli occhi, osservandoli sgusciare via a passo veloce, reimmergendosi nella nebbia; si riprese, apprestandosi a seguirli.
Kokoro stessa scomodata - non poteva essere una questione di poco conto; eppure, avvicinandosi alle tre strutture, ora sempre più visibili, gli parevano nelle stesse identiche condizioni in cui le aveva abbandonate l'ultima volta: semidiroccate, lontane dai gloriosi fasti delle epoche passate, ma del tutto immutate. E poi lo vide: il Tempio.
Superando la cornice dei tre piccoli santuari, fu del tutto al suo cospetto: maestoso, imponente, immobile. Immutato - come se fosse dotato di vita propria, come il più serafico e altero di tutti i felini. Non era possibile che il Tempio fosse stato sotto attacco, durante questo mese, pensò. O non ancora almeno; forse una minaccia incombente. Sì, forse lo avevano contattato per quello: qualcuno minacciava la sicurezza dell'Eremo. E lui, da eremita, avrebbe dovuto scendere in campo nelle vesti di sua guida, o di una delle sue guide, come uno degli alfieri di Sousui e Kokoro. Un pensiero che aveva sempre esorcizzato, sperato di dover rimandare il più possibile: attualmente, con la poca esperienza militare che aveva accumulato, con le sue attuali forze, come sperava di poter uscire vivo da una situazione simile?
Come si era cacciato in questa situazione?
Le porte si spalancarono, ed esse trascinarono via insieme alla nebbia circostante ogni suo pensiero. Entrarono nel Tempio, giungendo presto al salone principale: sapeva cosa, e soprattutto chi avrebbe trovato in quella sala; lo ricordava bene. Li vide tutti lì - gli alfieri, in lontananza: Noneko, Kuroneko, Norui, Ran, e più avanti Sousui, alla destra della Grande Kokoro, seduta sul suo trono millenario. Hina e Denka non lo stavano seguendo - potè constatarlo con la coda dell'occhio, il viso sempre ritto, fisso verso coloro i quali parevano attenderlo in un piccolo concilio. Le porte si chiusero alle sue spalle; nessun altro nella sala - se ne avvide percorrendola a passo cadenzato, attraverso quel piccolo e ideale sentiero di statue feline della navata centrale, rischiarate solo dai bracieri poco distanti, alle loro spalle, costeggianti i fianchi dell'ambiente -, solo loro, solo le alte sfere dell'Eremo. Gli sembrava un consiglio di guerra.
Giunse al loro cospetto, abbastanza vicino. Un ampio inchino, abbassando il busto, lo sguardo sempre rivolto verso di lui.
"Bentornato, giovane eremita."
Lo accolse come sempre, a suo modo, con quel sorriso sornione: calmo, rilassato, conciliante, immobile, stabile nell'appoggio del suo bastone.
"Ti trovo bene."
"Sono vivo, Sousui-sama: sto bene."
Lo vide sorridere, a suo modo. Un accenno di sorriso anche da parte sua, di rimando. Gli parve di scorgere un cenno di insofferenza di Noneko, istantaneo.
"Così tu saresti l'eremita?"
Una voce nuova, canzonatoria, ma di cui sapeva già identificare la fonte, ancor prima di aver posato gli occhi su di lei.
"Noneko mi aveva parlato di te e delle tue... abilità. Ma non pensavo che fosse serio quando ti definiva bamboccio."
"Kuroneko!"
La voce di Norui tuonò improvvisamente, quasi rabbiosa.
"Ti sembra questo il momento?"
"I nostri pensieri dovrebbero vertere solo alla salvaguardia della nostra comunità, in questo momento" gli fece eco Ran, con lo stesso tono, quasi fosse stato lo stesso felino a parlare: "Siamo qui per questo, ti ricordo: risparmiaci al momento le tue battute mordaci, per quanto possano avere il loro fondamento" concluse, posando gli occhi sull'eremita.
Lo fissò di rimando, lo sguardo sereno, tradito solo da un lieve morso al labbro inferiore: neanche i due fratelli di Sousui riponevano molta fiducia in lui - e come biasimarli, in fondo? E Sousui: Sousui era rimasto lì, impassibile, muovendo solo leggermente il capo da una parte all'altra nella conversazione, quasi divertito. Lo osservò, mentre lui stesso lo fissava di rimando. Hakurei soffiò col naso, cacciando fuori uno strano sorriso, appena accennato, a labbra strette.
"Hai ragione, Kuroneko" le si rivolse, fissandola con aria serena, sincera, quasi sentita: "So bene che non sono un abile guerriero. Anzi, non ho praticamente nessuna esperienza in battaglia. Se sopravviverò abbastanza a lungo, spero di poter diventare col tempo quel guerriero degno di essere il vostro eremita."
La vide spiazzata, per un istante - un istante fugace: dal suo sguardo aveva intuito che stava per cacciare fuori una delle sue battute taglienti, subito rimastale in gola, strozzata, memore dell'ammonimento dei due fratelli del Gatto Bianco. Si limitò a un'espressione ai limiti tra la stizza e lo scherno, distogliendo lo sguardo da lui con aria superba. Un sorriso come risposta, poi tornò a fissare il Gatto Bianco.
"Grande Sousui" esordì, "perchè questo concilio? Cosa è successo?"
"Nulla, ragazzo. Nulla. Ancora."
Sempre cripitico, sempre enigmatico, sempre imperscrutabile; neanche un minimo movimento del muso a perturbare quella serenità, o quell'apparenza di serenità.
"E cosa accadrà a breve?"
"Questo non ci è dato saperlo. Ma qualcosa si è già mosso. Lo possiamo avvertire nell'aria, nella terra, nelle spire di chakra di cui, come sai, è avvolto questo luogo" concluse, quasi con un sorriso enigmatico al suo indirizzo.
Sapeva. Lo aveva osservato, in quel momento?
Non aveva importanza. Non adesso. Proprio come aveva detto Ran.
"Forse lo hai potuto sentire anche tu, meno di un mese fa - pochi giorni dopo la tua ultima visita."
Cercò di rammentare, gli occhi sottili e concentrati. Poi li spalancò. Quella sensazione. Inspiegabile. Di cui non aveva saputo capacitarsene.
Sousui capì subito, dando vita a un sorriso diverso - meno sereno, ma quasi con un accenno di soddisfazione, quasi enigmaticamente conturbante.
"Sì, rammenti."
Stette per un po' in silenzio, cercando di capire autonomamente come incastrare i pezzi dell'enigma. L'Eremo collegato a quell'evento. Che diavolo era successo?
"Che cos'era?"
"Sono i Demoni Codati. I Bijuu."
Ci pensò un po' su - la testa progressivamente più bassa, leggermente, progressivamente; poi la rialzò su.
"Ma non può essere. Sono solo una leggenda."
"Anche il nostro Eremo è solo una leggenda per il vostro mondo -"
La voce di Kokoro, finora silente, immobile, assente in quell'incontro; quasi addormentata sino a quel momento, con gli occhi sigillati, li aprì d'un tratto - quei piccoli globi di ghiaccio arzilli e penetranti, attivi e mobilissimi.
" - E guardaci, giovane eremita. Ti sembriamo una leggenda?"
Silenzio.
"No, i Bijuu non sono una leggenda. Esistevano eccome, e sono sempre esistiti, sigillati in un luogo sconosciuto del continente. Puro Chakra distruttivo, puro potere: pura forza illimitata, senza freni."
Silenzio.
"E motivo di una guerra secolare tra voi umani. Una guerra millenaria, così indietro nel tempo che io e Shizuka non eravamo neanche nei pensieri dei Creatori, al suo principio."
La fissava in silenzio, assorto. Doveva sforzarsi per non apparire completamente sconvolto, come si sentiva in quel momento nei meandri del suo cuore. Una simile rivelazione, del tutto inattesa: com'era possibile?
"Quindi questa guerra riprenderà" riesordì, cercando di riprendersi: "Tra noi uomini. E in essa saranno coinvolti... i Bijuu."
"E' molto probabile. E noi dovremo essere pronti."
"- A cosa?"
Sousui gli si avvicinò, lentamente. Gli parve che qualcosa in lui stesse mutando.
"A difenderci, ragazzo. A fare in modo che, nonostante la tempesta, la nostra giostra possa continuare il suo percorso. Sobbalzando un po', magari. Ma senza fuoriuscire dalla guida."
Attimi di silenzio. Poi gli portò un cenno di assenso, ma aveva l'impressione che Sousui non avesse ancora terminato.
" - E restare in attesa. Cogliendo eventuali momenti propizi."
" - Cosa vuole dire?"
"Questo evento sarà una catastrofe, giovane eremita: ci attendo tempi bui." riesordì Ran, seguito presto dal fratello.
"Ma restare cauti e sulla difensiva, non vuol dire rendersi ciechi a cosa accada intorno a noi. E ai possibili scenari futuri che si prospetteranno."
Gli sembrava di intuire, ma non sentiva di aver colto in pieno.
"Quello che vogliamo dire, giovane Hakurei, è che resteremo in disparte, qui all'Eremo. A resistere. Aspettando che gli eventi facciano il loro corso. E se una goccia di quel corso dovesse perturbarlo in modo tale da aprire possibili emissari a noi congeniali - valuteremo come muoverci di conseguenza."
Lo ascoltò fino alla fine, concentrato. Un rapido sguardo agli astanti, dando il suo assenso. Gli sembrava la scelta più logica, al momento.
"Il tuo villaggio ti chiederà forse di muoverti in missione; sono sicuro che ognuno dei grandi villaggi darà fondo ad ogni sua risorsa per sventare una possibile catastrofe. Forse scenderanno in campo persino altri Eremi."
"I cuccioloni, sicuramente - quegli inetti."
Sousui rispose con un sorriso sornione, senza distogliere gli occhi dall'eremita.
"Forse potrebbe capitarti di scorgere un Bijuu. O più di uno, chi lo sa. C'è ne uno in particolare che potrebbe destare il nostro interesse."
Silenzio.
"Matatabi. Il nekomata. Il fantasma vivente. Il gatto bicoda."
Ricordava vagamente la ricorrente figura di un nekomata, tra le varie leggende inerenti le Bestie. Annuì.
"Sì, ricordo vagamente."
Sousui gli sorrise. Sempre in quel modo. Diverso.
"Se mai ti capitasse la fortuna di trovartelo di fronte - o la sfortuna, indubbiamente. Se mai ti capiterà, pensa prima di tutto a salvarti dalla sua furia - ma se te ne capiterà l'occasione, l'Eremo ti chiede di sfruttare il più possibile eventuali occasioni di entrare in contatto con lui. Attivamente, intendo. Sapere se abbia una coscienza, se conosca la nostra esistenza, quali siano le sue intenzioni.
E' uno sforzo che l'Eremo, in quanto suo eremita, si sente in dovere di chiederti.
"
"Merda!" pensò: "E come pensano debba fare, in quel caso?"
Sentì qualcosa toccargli la spalla sinistra. Qualcosa di duro, nodoso. Alzò lo sguardo: Sousui era vicinissimo, il suo bastone appoggiato alla sua spalla.
Una postura fiera, uno sguardo deciso, penetrante, gli appariva grande quasi il doppio. Non lo aveva mai visto così - anzi no, gli venne da pensare, lo aveva già visto così: una volta, durante la sua investitura, durante la sua cerimonia.
"Non ti chiediamo di sacrificarti per noi, o di piegarti passivamente al nostro volere; nessun gatto chiederebbe mai questo. Nessuno di noi sarebbe tanto stupido da gettare la sua vita per altri e a cuor leggero, ingenuamente, come fosse una foglia secca in autunno. Ma per il bene dell'Eremo, di tutti noi e perciò anche del tuo, qualora se ne dovessero verificare le occasioni, sei pronto a rinnovare ancor più, anche in questo momento, la tua fedeltà? Sarai pronto, qualora decidessimo di scendere in campo, a schierarti al nostro fianco?"
Ci pensò un po' su. Non perchè avesse dubbi, quanto perchè quella serie di eventi, affermazioni, domande, rivelazioni, giunte tutte in contemporanea, le sentiva balenare da una parte all'altra della sua mente, come impazzite.
"Sì. Sarò pronto."
E gli sorrise, di nuovo.
"E sia. Nostro illustre fratello, nostro giovane eremita: per quanto tu possa essere scettico a riguardo, sarai tra le pedine più preziose all'interno del nostro scacchiere. Oggi e nei tempi avvenire, se la fortuna ti assisterà."
Potè scorgere un cenno di insofferenza di Noneko, nuovamente, di sfuggita, con la coda dell'occhio, ma poco gli importava al momento. Il suo sguardo era del tutto rapito dal grande Gatto Bianco, come ipnotizzato, del tutto in suo potere, quasi soggiogato da quel carisma ora palesato apertamente.
"Su di te, sulle tue spalle e sulla tua mente, abbiamo riposto la nostra fiducia. Che tu onorerai. Perchè è il più grande onore che qui ti verrà mai concesso. E se per onorare il tuo impegno, ti servirà il nostro aiuto, noi saremo lì. Se verrai coinvolto in qualcosa che possa destare il nostro interesse, noi saremo lì a supportarti. Qualora le circostanze si rivelassero favorevoli, noi scenderemo in campo, e tu con noi. Per l'Eremo."





Era fuori. Le nubi sottili intorno al Tempio sembravano avere un odore diverso. Un sapore diverso. Restò immobile, in silenzio, per un po'. Alle sue spalle la porta d'ingresso. Poi avanzò verso il cortile; ai suoi lati, in lontananza, delle piccole sagome, avvolte nella nebbia. Era strano. Non sapeva definire esattamente come si sentiva; come si sentiva dopo quell'incontro. Era qualcosa che non gli era nuovo, ma che non sentiva da tanto tempo - da quanto? Sì, dal suo ultimo incontro con Akamatsu - chissà cosa stava facendo? Non era il momento di pensarci. Ci avrebbe pensato a tempo debito, quando quella storia avrebbe avuto fine - qualunque epilogo fosse in serbo all'orizzonte. Le sagome sempre più vicine, definite, a scrutarlo coi loro occhi piccoli e ferini. Era come se l'Eremo stesso gli parlasse, gli stesse parlando. Quasi intonando un canto, tra la nebbia. Sentiva chiaramente il suo messaggio. Sentiva come una nuova forza, una nuova consapevolezza crescere dentro di lui, i gatti ora ben visibili, scrutandolo quasi incuriositi, accompagnandolo con quelle movenze caute e selvagge; sentiva ora un vigore rinnovato, giunto inaspettatamente, che lo spingeva a fare un passo avanti.





CITAZIONE
I gatti, in breve, resteranno in attesa, osservando come si evolveranno le cose; qualora le circostanze si rivelassero favorevoli e di loro interesse, valuteranno un loro eventuale intervento. In stile Italia mussoliniana, va!


Edited by Jöns - 31/7/2017, 13:36
 
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