Eremo dei Mustelidi, [Paese del Fuoco]

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view post Posted on 11/2/2012, 14:21     +1   -1
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Momenti di calda tensione si susseguirono in fretta, alimentando la tempesta di sensazioni che stava creando un enorme scompiglio nell'animo volubile del giovane. Questo pendeva ormai dalle labbra del suo saggio interlocutore, l'unico in possesso del potere per acconsentire alla sua richiesta, oppure declinarla. La sua era una proposta sentita, dettata direttamente dal suo cuore, che in quel momento pulsava in maniera inarrestabile, come un metronomo impazzito. La tensione venutasi a creare in quei pochi secondi non dava di certo vita ad una piacevole sensazione, ma la gioia che sarebbe arrivata in seguito avrebbe compensato l'ansia che lo stava accompagnando in quella tacita attesa. La voce soave di Mujinahen soffiò dentro la mente di Fuyuki, accarezzandolo tra le proprie amorevoli braccia e rincuorandolo.

Il ragazzo alzò lo sguardo ancora una volta, osservando il grande saggio con lo sguardo traboccante d'entusiasmo. La sua proposta era stata accettata.


Fuyuki - Vi ringrazio.

Si limitò a dire soltanto questo, poiché la felicità che in quel momento provava gli stava soffocando con violenza in gola ogni parola pregna di giubilo che avrebbe voluto gridare. Il tasso gli aveva gentilmente concesso l'opportunità di diventare il nuovo mentore di quel sacro luogo e proprio per questo motivo sul volto dello Hyuga si dipinse un sorriso colmo di gratitudine: l'eremo era ormai diventato la sua seconda casa, lottare con tutto sé stesso pur di difenderla era un onore che mai avrebbe immaginato di ricevere. Ne era diventato il protettore, anche se in quel momento probabilmente era lui a dover essere protetto. Era ancora uno Shinobi giovane, ma con l'esperienza e con il passare tempo avrebbe potuto maturare le sue attuali capacità sino al momento in cui sarebbe stato in grado di tutelare l'incolumità del regno dei mustelidi facendo affidamento esclusivamente alle sue forze.

Qualcosa rovinò però quel suo trionfo, quel momento così importante che aveva segnato la sua vita, avvolgendolo in un manto di tetra tristezza. Avrebbe desiderato diventare eremita per seguire le orme del suo predecessore, dover prendere il suo posto per colmare il vuoto che il suo improvviso tradimento aveva lasciato inesorabilmente nel cuore di ogni abitante dell'eremo non rispecchiava affatto il suo sogno. Il Chunin doveva dunque farsi forza e divenire - al fianco del grande saggio - la nuova luce che avrebbe illuminato la strada che li attendeva, ancora inghiottita dall'oscurità. Non sarebbe stato un compito semplice e la stessa creatura lo avvertì, mettendolo al corrente delle mansioni alle quali avrebbe dovuto adempiere per non venire meno al rilevante incarico che adesso ricopriva.

Il milite di Konoha annuì, continuando poi ad ascoltare il discorso del suo interlocutore. Questo iniziò a parlargli dei segreti che soltanto in qualità di eremita avrebbe potuto conoscere, ovviamente conquistandone l'opportunità con il sudore della fronte. Il sedicenne era certo che un giorno avrebbe incrociato nuovamente le strade di Kisho Aburame e di Kokuma, perciò avrebbe fatto il possibile per migliorarsi e quindi non deludere le aspettative di Mujinahen, che sicuramente contava su di lui per restaurare l'ordine all'interno della sacra dimora della loro razza. Si trattava di una mansione ancora più ardua del ruolo di intermediario tra le creature dell'eremo e i Ninja, tuttavia era ancora prematuro pensarci.

Doveva prepararsi per la cerimonia d'incoronazione, che a breve avrebbe avuto inizio.

 
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view post Posted on 14/2/2012, 15:55     +1   -1

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*Ascoltò il sincero ringraziamento di Fuyuki, quindi con fece fluire il proprio chakra nell'arto poggiato sul muro, il quale successivamente incominciò ad affluire dentro di esso. Dalla zampa del grande tasso iniziò ad uscire una grande quantità d'energia spirituale, che ordinatamente seguì delle incisioni tracciate sul muro, le quali per via dell'usura del tempo erano rimaste invisibili pure per gli occhi prodigiosi dello Hyuga. Le figure che si vennero a creare erano molto simili a quelle del corridoio precedente, ma queste risultavano più complesse, precise, accurate. La mente dietro a tale opera non era la stessa a cui aveva lavorato per il resto dell'edificio, era poco certo, ma sicuro. Lo si poteva capire sin da subito, non serviva un esperto del settore.

Senza nessun preavviso il muro scoppiò in mille pezzi, scagliandosi ovunque dentro la stanza del tesoro, senza toccare miracolosamente Mujinahen, Okojo e l'ANBU Fuyuki stesso. Gli ultimi due però non potevano badare a questo, era niente in confronto a quello che si ergeva ora di fronte a loro... Uno specchio.

Un grande specchio, ma esso.. Si muoveva. Bastava respirare vicino ad esso per farlo vibrare e creare dei piccoli cerchietti, gli stessi che poteva fare un bambino gettando un sassolino in uno stagno.*


- (Questo è il passaggio per molte stanze nascoste del Tempio.)

*Subito l'ermellino dal manto bianco come la neve candida si mise su due zampe, avvicinandosi con timore verso lo specchio, allungando una mano verso questi, come per toccarlo. Ma egli non toccò, anzi, venne toccato. Il liquido si mosse in avanti, allungandosi e tendendosi intorno al suo dito, specularmente. Il gran condottiero, proprio come un ninja, sparì.*

- M-Ma.. Sommo Mujinahen, io sapevo che questa fosse solo una leggenda!

*Lo Specchio l'aveva forse inghiottito? Macché, s'era rifugiato dietro la zampa del vecchio saggio ad una velocità tale da non essere stato seguito dai loro occhi. Affascinante come certi movimenti dettati dall'istinto fossero così prestanti.*

- (No mio caro Okojo. La Porta del Tutto esiste sul serio.. Forza, entrate. Vi devo mostrare una cosa.)

*Concluse il vecchio, oltrepassando il cristallo come se fosse composto d'un acqua che non bagnava.*
 
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view post Posted on 14/2/2012, 19:31     +1   -1
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Lo sguardo colmo di gioia del giovane rimase posato sugli occhi scuri e profondi del tasso, che - dopo aver udito il suo ringraziamento - lasciò che il proprio Chakra si riversasse dalla zampa alla parete sulla quale essa era appoggiata. Come una corrente d'acqua attraverso un canale ben definito, la sua energia attraversò le incisioni presenti sul muro. Queste, prima celate anche agli occhi acuti del ragazzo poiché logorate dal tempo, presero colore grazie allo spirito di Mujinahen, che esattamente come un caldo soffio diede loro vita. I motivi assomigliavano molto a quelli che si potevano ammirare nella Sala del Trono, tuttavia era palese che la loro funzione sfociasse oltre la bellezza decorativa. Si trattava senza ombra di dubbio dell'opera accorta delle creature che popolavano l'eremo, non di certo della civiltà che lo aveva lasciato in eredità: con molta probabilità la mente che aveva architettato ciò era quella della stessa atavica creatura che ne stava rivelando i segreti ai presenti.

Improvvisamente la parete si frantumò e i frammenti in pietra vennero lanciati in ogni angolo della stanza, fortunatamente senza sfiorare Fuyuki e i suoi fratelli. Egli chiuse gli occhi e si coprì il volto con il braccio sinistro, permettendo alla polvere di scavalcarlo senza che essa potesse offuscare la sua vista. Un gesto azzeccato il suo, sarebbe stato un peccato non assistere all'affascinante scena che con prepotenza si propose a degli spettatori sempre più stupiti.


Davvero curioso.. Non credevo che il sacro tempio potesse riservare simili sorprese.

Rifletté tra sé lo Hyuga, mentre osservava con aria ammaliata ciò che gli si parò dinanzi. Uno specchio lo stava seducendo, non di certo per mezzo dell'immagine speculare che esso rifletteva, ma grazie alla sua mistica bellezza. Ad ogni respiro del Chunin onde concentriche venivano partorite dalla superficie, per poi iniziare a danzarci sopra. Era uno spettacolo più unico che raro, mai il giovane avrebbe pensato di poter assistere a qualcosa del genere in vita sua. Anche Okojo, proprio come lui, restò piacevolmente stregato da uno specchio capace di muoversi, quasi come se avesse una vita propria. Si avvicinò incuriosito, constatando di persona ciò che il protagonista di una leggenda - che aveva sì sentito, ma alla quale non aveva mai prestato ascolto - fosse in grado di fare. Il giovane ANBU sgranò i suoi occhi pallidi vedendo l'ermellino dal candido manto sparire - come se inghiottito dallo specchio - tutto ad un tratto. Fu però costretto a rivalutare lo spettacolo dopo aver notato che il mustelide aveva trovato riparo dietro la rassicurante figura del grande saggio, spaventato dallo strano liquido che aveva avvolto la sua unghia nera come la pece.

- Affascinante.

Commentò meravigliato, ascoltando con attenzione le parole del sommo capostipite dei mustelidi. La Porta del Tutto. Questo era il nome di quel passaggio che conduceva ad alcune camere nascoste all'interno di una struttura che - con il passare del tempo, si stava rivelando sempre più intricata. Essa del resto custodiva importanti e preziosi cimeli come il sacro Sutra, non c'era da meravigliarsi della presenza di alcuni luoghi nascosti a chi - al contrario di Mujinahen - ne ignorava i segreti. Senza aggiungere altro il sedicenne si limitò a seguire il vecchio saggio, varcando con qualche titubanza l'arcano traguardo proprio dopo di lui. Riteneva che fosse come oltrepassare una cascata, tuttavia contro ogni sua aspettativa il liquido scivolò sopra i suoi indumenti, senza bagnarli o provocando qualche strana sensazione. Niente oltre uno stupore sempre più crescente che alimentava la curiosità dello Shinobi, che in silenzio camminava dietro il tasso, pronto a vedere ciò che egli desiderava mostrargli.

 
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view post Posted on 15/2/2012, 22:08     +1   -1

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*Sia Fuyuki che le altre due creature provarono un freddo cane attraversando quel portale mistico, ma fortunatamente per loro il gioco valeva la candela. Quando si parla di stanze o passaggi segreti è naturale immagine antri bui, coperti di ragnatele, con l'aria irrespirabile e una mancanza quasi totale di luce. Ciò che invece si presentò ai loro occhi era invece qualcosa di ben diverso, d'inimmaginabile, difficile da trovare anche nei racconti fantastici, in cui i saggi si prodigavano nell'aggiungere prodotti della propria fantasia per rendere il tutto più piacevole ed intrigante.

Erano dentro al tempio fino ad un momento fa, ma da quando avevano oltrepassato quello specchio d'acqua.. No. Ora tutto era diverso, il luogo, il posto.. L'altitudine. Già, soprattutto questa: si trovavano in un ponte di pietra bianca e liscia che iniziava proprio da quel portale, attaccato su di un grande blocco di muro sospeso nel vuoto. Già, sotto di loro non vi era nulla, se non aria. Si trovavano completamente sospesi nel vuoto, nel bel mezzo del cielo, fra le nuvole. Un'illusione? Possibile. Alla fine non era possibile respirare ad un'altezza simile, eppure vi riuscivano, fra l'altro - come fece notare il mustelide bianco con un urletto - se si osservava verso il basso, facendo ben attenzione a non cadere vista l'assenza di protezioni o altro, non era possibile vedere la terra.*


- (Immagino vogliate sapere il nome di questo posto...)

*Iniziò a dire Mujinahen, iniziando la camminata lungo quel ponte che saliva verso l'alto per diversi metri, così tanti da non permettere di vedere la fine di questi.*

- (.. Mi spiace ma non ne ha uno. I nomi servono per distinguere le cose, i luoghi, le persone, gli animali. Questo posto però non ha bisogno d'essere distinto da qualcun'altro, poiché è unico.)
 
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view post Posted on 16/2/2012, 15:02     +1   -1
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Varcò con qualche titubanza lo specchio, proprio come aveva fatto in precedenza il sommo saggio. Non aveva la minima idea riguardo ciò si trovava al di là di esso, o meglio, ogni congettura che si sforzava di partorire gli sembrava sempre più banale. Non era mai stato un ragazzo con molta fantasia, abituato com'era a convivere con realtà crudeli, che con violenza lo avevano costretto sin dalla più tenera età ad aprire gli occhi. Preferiva rimanere con i piedi per terra, piuttosto che sforzarsi di immaginare qualcosa che sicuramente non avrebbe potuto prendere forma e vita di fronte a sé. Era questo almeno ciò che il Chunin pensava, ignaro di ciò che lo stava attendendo oltre quel misterioso passaggio. Nemmeno un bambino traboccante di immaginazione sarebbe riuscito a visitare nei suoi sogni quel luogo, era qualcosa che andava ben oltre l'umana concezione della concretezza.

Strinse le braccia al petto a causa del freddo, battendo i denti e muovendo i primi passi di quella che sembrava l'eterea traversata dal sacro eremo al paradiso. Il suo sguardo colmo di stupore e meraviglia venne catapultato in ogni direzione ed in pochi secondi esso fu in grado di farsi almeno una vaga idea del posto in cui si trovava. Si trattava ovviamente di un'ispezione che si fermava al solo aspetto esteriore, visto che Fuyuki non sapeva ancora niente di veramente interessante su di esso: la sua precaria conoscenza si basava esclusivamente sull'impatto visivo, che decisamente non aveva deluso le sue aspettative. Candide pietre levigate si incastonavano a vicenda partendo dai suoi piedi, formando un ponte sospeso nel vuoto che - a causa della sua esagerata lunghezza - sembrava quasi non avere fine. Proprio così, rimanendo immobile lo Shinobi era in grado di osservare con fare ammaliato le nuvole, quei soffici boccoli d'aria che si muovevano lentamente, cullati da una brezza passeggera.


Non riesco nemmeno a vedere la terra.. E' incredibile!

Constatò silenziosamente, riuscendo ad avere conferma di ciò che Okojo aveva appena esclamato. Si era avvicinato al bordo del ponte ed aveva allungato il collo per osservare ciò che si trovava sotto i propri pieni manifestando un po' di timore, probabilmente dovuto all'assenza di alcuna protezione che impediva ai passanti di cadere giù dalla passerella, senza vedere niente oltre altre candide pecorelle che danzavano sopra un prato affascinante sconfinato. Il cielo.

Si sentì libero. Era come se nulla – oltre lui e lo splendido manto azzurro – esistesse.

Il suo cuore venne come investito da una tempesta che con sé portava pace e serenità. Era incredibilmente rilassante restare sopra quel ponte, nonostante i misteri che giravano attorno ad esso non fossero stati ancora risolti. Forse si trattava di un Genjutsu, l'arte illusoria in cui il capostipite dei mustelidi era specializzato. Del resto lo Hyuga non ne sarebbe rimasto fin troppo stupito: era teoricamente impossibile respirare a pieni polmoni ad un'altitudine del genere, eppure lo stava facendo e con troppa facilità. Qualcos'altro che in quel momento costituiva la sua perplessità.


- Dove conduce questo ponte, Mujinahen-sama?

Domandò il sedicenne, mettendo subito in chiaro la sua curiosità. Non gli dispiaceva mostrarla, anzi; era ancora incredulo e proprio per questo motivo aveva avanzato quel quesito. Lo stesso tasso in precedenza aveva palesemente espresso la sua intenzione di mostrare qualcosa ai due cuccioli e quindi la domanda risultava più che lecita, specialmente se pronunciata da un ragazzo dall'animo infervorato dall'entusiasmo per la nuova conquista e il desiderio di condividerlo con i suoi fratelli, e al tempo stesso combattuto dal dolore che il tradimento di Kisho aveva lasciato – come una profonda ferita incapace di rimarginarsi – nel suo cuore. In attesa di una risposta capace di placare il suo dubbio, Fuyuki continuò a seguire la maestosa creatura, cominciando l'ascesa del ponte. La destinazione rimaneva ancora un’incognita.

 
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view post Posted on 16/2/2012, 21:36     +1   -1

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*Il grande saggio non appena udì la domanda semplice e schietta del giovane ninja si bloccò, osservandolo per un secondo in un modo alquanto cupo. Ciò non presagiva nulla di buono, ne era certo, stavano andando incontro a un qualcosa di triste e al contempo malinconico, ma dalla quale non potevano fuggire. Il Destino funzionava così infondo, mette degli ostacoli e lascia la possibilità allo sventurato di oltrepassarli o sviarli, ma alcuni di questi invece andavano affrontati, e stava solo al suddetto l'onere di superarli. Non vi era in ballo la fortuna o altre forse intrinsecamente simili a quelle che agiscono sull'uomo, proprio no, solamente le proprie capacità.*

- (Conduce.. Ad una persona.)

*Sibilò quest'ultima parola dentro le loro menti con un tono diverso, negativo come le emozioni che trapelavano dai suoi occhi, ma anche decisamente più aspre e forti. Il riferimento era chiaro, forse un po' troppo, talmente tanto da far credere a Fuyuki che non si trattasse di lui ma solo un altro individuo che conoscevano tutti e due, la cui identità adesso gli sfuggiva dalle dita.
Camminarono per un'altra manciata di minuti, finché finalmente il Bianco Ponte andò a congiungersi con una grande piattaforma del medesimo materiale, il cui diametro era di circa cinquanta metri. Non presentava segni particolari, eccezion fatta per il centro della pedana, in cui stranamente vi era un buco dalle moderate dimensioni, ma non solo, difatti, proprio sospeso sopra di questo vi erano tre spirali grandi poco più di un pugno messe a formare i vertici di una sorta di triangolo, composte da un forte chakra blu scuro dalle quali uscivano delle pesanti catene d'argento che andavano a stringersi verso l'unico individuo umano oltre Fuyuko di quel posto senza senso.

Kisho.

Era lui. Non era emaciato, nè sulla sua pelle nuda vi erano i segni di ferite o altro. Era in salute. Però non lo sembrava affatto, poiché le caviglie erano legate insieme dal minerale, così come i polsi, tirati verso l'esterno per immobilizzarlo. Non parlava, non diceva nulla, era impossibile pure guardarlo negli occhi, poiché in questi vi era posta una striscia di carta con delle rune scritte con dell'inchiostro color nero, i quali ricordavano moltissimo i sigilli utilizzati dai monaci per esorcizzare o uccidere i demoni.*


- (E' stato catturato da Fukuizuna, che, sotto il mio diretto ordine l'ha nascosto qui. Mh.. L'assalto di Kokuma, i cerchi si chiudono.)

*Fece una lunga pausa, osservando il prigioniero, ex portavoce dei Mustelidi, la stirpe dell'antico anziano per cui aveva dato tutte se stesso senza tirarsi mai indietro. Quello oramai era il nemico, nient'altro. Solo una triste ombra del passato, che pure se in quelle condizioni pietose riusciva sempre a ferire il suo animo già da tempo provato.*

- (Lui ora non prova niente. Non soffre. Non è soddisfatto. Nulla. Riposa... Riposa senza rendersi conto di farlo. E' incatenato in un sonno senza sogni.)
 
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view post Posted on 17/2/2012, 17:21     +1   -1
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Gli occhi vitrei ed impassibili del giovane incrociarono lo sguardo tenebroso di Mujinahen, lo stesso che aveva corrugato il suo volto in una cupa espressione quando aveva toccato l'argomento di Kokuma. Il suo atteggiamento era sintomo di un profondo dispiacere, causato per l'appunto dal quesito che il giovane gli aveva posto. Ciò non lasciava presagire nulla di buono, Fuyuki aveva avuto modo di vedere di persona le notizie che quel suo comportamento - ambasciatore di tetre novità - faceva trapelare. Aveva già intuito che ciò che avrebbe dovuto vedere fosse una persona, tuttavia il tassò placò prontamente anche questo suo dubbio emergente. Egli sussurrò nella sua mente quell'ultima parola con un tono di voce che ben incarnava la sua malinconia e il suo rammarico. Il ragazzo abbassò lo sguardo, cominciando a fissare un punto indefinito della candida pavimentazione, che come la pellicola di un film scorreva lentamente sotto i suoi piedi. Ogni passo che muoveva creava un tonfo secco che risuonava nei dintorni, spezzando regolarmente il silenzio che i tre cercavano di mantenere intatto.

Durante i minuti che seguirono il giovane ANBU rimuginò con una particolare attenzione sulla risposta del vecchio saggio, tentando di capire di chi parlasse. Alludeva senz'ombra di dubbio a qualcuno che entrambi conoscevano bene, perciò il sedicenne valutò solamente tre opzioni: gli unici tre fratelli umani che nel corso della sua vita aveva incontrato. Il primo era Akira, un vecchio amico d'infanzia che gli era stato vicino nei mesi bui e pregni di dolore che avevano seguito la morte di suo padre. Nella sua testa riaffiorarono le vivide memorie di quei momenti, di quei tetri giorni in cui il Nara lo aveva aiutato a non rassegnarsi, a non cadere nel profondo baratro della tristezza. Ricordava bene il suo volto, sempre palcoscenico di un'incontenibile voglia di vivere. La sua morte era ancora avvolta da numerosi misteri, che mai avrebbe potuto risolvere. A causa di questa il Chunin scartò quel nome dalla sua lista. Era impossibile incontrare qualcuno che ormai apparteneva al mondo dei morti, anche se dopo gli ultimi avvenimenti non si sarebbe più nemmeno stupito di qualcosa del genere. Il secondo era invece Kisho, che - come pochi minuti prima aveva sentito - si era macchiato del crimine più grave secondo il codice dell'eremo: il tradimento. Era un'ipotesi fin troppo scontata e proprio per questo motivo Fuyuki non vi badò più di tanto, sperando in cuor suo che l'evolversi della vicenda non lo avrebbe costretto a ricredersi. Vi era infine Akatsuri, uno dei precedenti eremiti, nonché un valido Shinobi di Suna con il quale aveva collaborato durante una delle sue prime missioni, svolta nell'arido ed impervio deserto del Paese del Vento.


Aveva un bel caratterino.. Già, davvero niente male.

Rammentava le ore che aveva trascorso in sua compagnia in quel luogo ostile, simile al comportamento stesso del guerriero della Sabbia. Certo, all'inizio il loro rapporto non era stato roseo e pacato come avrebbe voluto, ma al termine di quella avventura aveva allacciato con lui una solida rivalità. Gli era dispiaciuto - dopo essere diventato a tutti gli effetti un componente della famiglia - venire a conoscenza della sua scomparsa, avvenuta in circostanze ancora non del tutto chiare. Chissà, forse presto avrebbe potuto incontrarlo dopo tutti gli anni che erano passati.

Procedendo con un'andatura regolare, il gruppo non impiegò molto tempo prima di riuscire a vedere il capolinea del Bianco Ponte. Questo infatti sfociava in un'immensa piattaforma circolare, il cui pavimento era composto dalle stesse pietre, che - come in uno sconfinato mosaico - si congiungevano fino a toccare il centro. Qui un prigioniero era relegato all'immobilità e all'impotenza da catene argentee, spesse ed indistruttibili. Esse trovavano la loro origine da una fonte di Chakra nero bluastro, situato ai vertici di un triangolo, che per un principio fisico a lui sconosciuto rimaneva sospeso in aria, quasi come se temesse di essere contaminato dal contatto con il suolo. Il milite di Konoha alzò finalmente lo sguardo per poter osservare ciò che il capostipite dei mustelidi desiderava mostrargli. Non appena ebbe identificato il detenuto, sgranò gli occhi per lo stupore.


Kisho!

Il precedente mentore dell'eremo era lì, dinanzi al suo volto corrugato da una smorfia colma di sorpresa. Avrebbe riconosciuto ovunque la sua folta chioma rossiccia, che ricadeva disordinata sopra le sue spalle. Questa era in grado di colmare la lacuna creata dall'assenza dei soliti occhiali scuri, sostituiti per l'occasione da una benda sulla quale erano stati impressi dei caratteri che gli ricordavano motivi occidentali, totalmente differenti rispetto ai Kanji giapponesi che era abituato a leggere. Sembrava quasi che l'Aburame fosse considerato dalle creature dell'eremo come un demone da scacciare via, un'entità maligna da debellare per evitare eventuali sciagure. Lo fissò con un pizzico di rimpianto, restando immobile al fianco di Mujinahen. Quest'ultimo cominciò a spiegare al giovane che l'ex eremita fosse stato catturato da Fukuizuna, la potente donnola che con la sua grande lama e il suo sguardo sadico e malizioso avrebbe fatto rabbrividire anche il Ninja più temerario.

- Mi domando come sia potuto cambiare in questo modo.

Affermò con aria interrogativa, riflettendo su ciò che il tasso gli aveva detto mentre si trovavano nella sala del tesoro. La mente volubile di Kisho era stata facilmente assoggettata dal crudele Kokuma, che grazie al suo aiuto aveva aggredito la massima autorità di quel regno, cercando al tempo stesso di mettere le sue sporche zampe sul sacro rotolo. Era sempre stato uno Shinobi fedele e leale, un valido guerriero sul quale Konoha per molti anni aveva potuto contare. Ora era esclusivamente un antagonista, condannato al silenzio e all'eterno sonno. Lo Hyuga si rattristò vedendolo in quelle condizioni, tuttavia non poteva mostrare pietà nei confronti di un individuo che - nonostante per molto tempo fosse stato la sua guida, un amico e soprattutto un fratello - aveva osato violare la legge. Soltanto compassione.

- La vostra fiducia è ben riposta, grande saggio. Intendo adempiere al mio nuovo incarico seguendo i principi che mi sono stati insegnati.

Lo prometto, Mujinahen-sama.

Non riuscì a commentare con altre parole la condizione del suo vecchio amico. Il suo sguardo spento era più chiaro ed esaustivo del più lungo dei discorsi, sarebbe bastato solo quello al tasso per poter comprendere alla perfezione i sentimenti contrastanti che dilaniavano l'animo di Fuyuki, aprendo al suo interno una nuova ferita. Il Chunin era consapevole che trasgredendo le regole - proprio come l'Aburame aveva fatto - avrebbe sicuramente subito lo stesso trattamento e per questa ragione avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere pur di non venir meno al voto che aveva appena espresso, alla presenza dell'atavica creatura. Quello era il suo Nindo.

 
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view post Posted on 18/2/2012, 20:29     +1   -1

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- (Non ti ho mostrato questo per farti capire a cosa potresti andare incontro tradendoci. Non è il modo in cui mi piace agire e farmi intendere.)

*Concluse in fretta il Sommo, senza distogliere lo sguardo dal nudo Kisho, il cui corpo era sigillato tra tutte quelle catene materializzate da chissà dove. Era una scena che faceva accapponare la pelle, ma malgrado tutto era pur sempre necessaria. Il mondo non era fatto solo di cose belle, purtroppo ne era pieno zeppo di brutte, sin troppo. Nella terra camminavano molte persone, alcune buone, altre malvagie, alcune - i peggiori di tutti - che si destreggiavano su uno o l'altro lato, a seconda della convenienza.*

- (Piuttosto ti ho mostrato Kisho per farti prendere una decisione riguardo la sua sorte.)

*Spiazzò del tutto non solo l'ANBU, ma anche Okojo che strabuzzò gli occhi, smuovendo il proprio corpo per colpa di un brivido che l'aveva attraversato tutto, elettrizzandolo. Mujinahen, la creatura più saggia e probabilmente più longeva di tutto il Mondo Ninja non voleva decidere sulla vita di un umano. Quello che probabilmente era il più capace per il compimento di un'azione simile... Si tirava indietro. Codardia? Timore? Paura?

No.*


- (Non decido per quelli che non sono della mia razza, Fuyuki-Chan.)
 
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view post Posted on 19/2/2012, 14:13     +1   -1
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Narukami


Non aveva risposto in quel modo soltanto per convincere il tasso della veridicità dei suoi buoni propositi, ma soprattutto nella speranza di potersi allontanare al più presto da quel luogo. Non era la fretta a motivare questo suo gesto. No, si trattava di ben altra cosa. Qualcosa che rende le persone deboli, un sentimento che le relega all'essere nient'altro che impotenti. Paura. Questo è ciò che Fuyuki provò non appena vide i propri timori prendere vita davanti ai suoi occhi, sbarrati per la confusione che - come una tempesta dispensatrice di distruzione - imperversava crudelmente nel suo cuore volubile. Come paventava, Mujinahen non lo aveva condotto lì esclusivamente per mostrargli le condizioni in cui si trovava Kisho dopo essere stato catturato. Il suo desiderio era un altro, ovvero porre il giovane di fronte ad un tremendo bivio. Avrebbe dovuto scegliere se assolvere l'imputato dalle sue colpe oppure condannarlo alla dannazione eterna. Il Sommo aveva scoperto il suo punto debole: il Chunin si era sempre rivelato parecchio sensibile riguardo le sorti dei propri amici. Mai avrebbe voluto ritrovarsi in una simile situazione, a dover decidere delle sorti di un caro in circostanze a lui avverse. Purtroppo ormai c'era dentro e poteva fare soltanto una cosa per uscirne senza doverne pagare le conseguenze. Mujinahen - appartenendo alla sacra razza dei mustelidi - non aveva il potere di emettere un verdetto per punire le colpe di un umano e lo Hyuga di conseguenza avrebbe dovuto portare sulle spalle il peso di un tale fardello.

In qualità di neo eremita sarebbe divenuto il giudice di una sentenza già scritta.


- Capisco.

Tagliò corto lo Shinobi, senza smettere di fissare il nudo corpo dell'Aburame. Il suo sguardo amareggiato ben rappresentava i sentimenti che in quel momento creavano disordine nel suo animo, con il risultato di complicare ulteriormente le condizioni emotive del ragazzo. Quest'ultimo tuttavia riuscì in principio a svuotare la sua mente da ogni emozione che avrebbe potuto condizionare la sua scelta. Doveva rimanere lucido, nonostante si trovasse di fronte ad una persona che durante un periodo della sua vita aveva svolto il ruolo di mentore, nonché di amico e fratello. L'incarico che aveva promesso di portare a termine - osservando scrupolosamente le norme che governavano l'eremo - prevedeva anche il compito di giudicare i membri della famiglia, qualora questi avessero trasgredito le regole in maniera consapevole. Non era un'incombenza piacevole, tuttavia era essenziale adempiere ad essa.

Non posso tirarmi indietro.. Devo farlo.

- Tempo fa - quando ancora il tuo cuore era puro - mi hai parlato degli oneri e degli onori che avrei ricavato dopo aver stretto il sacro patto con i mustelidi. Mi hai messo in guardia, Kisho Aburame.

Cominciò così il discorso, rivolgendo le proprie parole al Ninja di Konoha, nonostante questo non fosse in grado di udirle. Era proprio ciò che Fuyuki desiderava: non voleva che l'ultima voce che egli avrebbe ascoltato prima del decreto fosse la sua. Soltanto in quel momento il giovane ANBU riuscì a comprendere quanto fosse oneroso il ruolo che adesso ricopriva. Condannare qualcuno con il quale aveva condiviso gioie e dolori, soddisfazioni e rimpianti, era difficile. Tremendamente.

- Se verrai meno al patto , se compierai qualsiasi negligenza, se disobbedirai volutamente agli insegnamenti che ti verranno tramandati...

Pronunciò quelle parole con un tono di voce diverso. Aveva infatti citato lo stesso discorso che l'ex eremita aveva fatto prima di concedergli l'opportunità di diventare un componente della famiglia. Lo ricordava bene, quasi come se lo avesse udito pochi minuti prima. Lo aveva inciso nella propria mente, in modo da poter osservare con rigore le norme che non avrebbe dovuto violare. MAI.

- .. Allora il sangue con cui avrai osato macchiare questo sigillo divino, ti verrà strappato goccia per goccia. E ciò è male.

Hai fatto una scelta, Kisho. Devi assumertene le responsabilità...

Lentamente si stava avvicinando al momento cruciale, senza sapere se avrebbe avuto il coraggio di lasciar fuggire dalla propria bocca l'ultimo e terribile lemma. Nervoso com’era iniziò a tremare, stringendo i pugni nel disperato tentativo di scacciare via il timore. Doveva affrontare quell'ostacolo, altrimenti non avrebbe mai avuto modo di crescere. Aveva trascorso dei momenti fantastici in compagnia di quel ragazzo, aveva scritto ricordi che sarebbero sempre rimasti nella sua testa, indelebili come il nero inchiostro sulla candida carta. La gioia che però li aveva caratterizzati adesso era scomparsa, appassita dal tremendo crimine del quale l’Aburame si era macchiato. Egli ora non era nient'altro che un criminale che non solo aveva osato venir meno all'importante mansione alla quale aveva giurato di adempiere, ma - cosa ancora più grave - aveva aiutato un altro disertore nel tentativo di impadronirsi del Sutra. Si trattava di un reato imperdonabile, che poteva essere punito in un solo modo.

- Morte.

Sentenziò a denti stretti, ponendo finalmente fine alle titubanze che come fiere feroci stavano dilaniando brutalmente il proprio cuore. Era riuscito ad emettere il verdetto, tuttavia in quel momento non aveva la forza di portare a termine l'esecuzione del criminale. Forse per codardia, magari a causa dei sentimenti che lo avevano legato a Kisho, sperava che qualcun altro l'avrebbe fatto al suo posto. Restò quindi immobile, senza distogliere lo sguardo - palcoscenico di dolore e sollievo al tempo stesso - dal condannato. Quest'ultimo ben presto avrebbe provato l'agonia della pena, il tormento necessario per espiare l'anima dalle sue colpe. Avrebbe pagato il prezzo più alto per aver commesso il più grave dei reati: il tradimento non poteva restare impunito. Nessuno in quel luogo - Mujinahen ed eremita compreso - era superiore alla legge.

 
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view post Posted on 20/2/2012, 15:02     +1   -1

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- (Così sia.)

*Pronunciò il saggio ponderando con accuratezza le parole del giovane Fuyuki, le quali avevano un sapore tra il dolce e l'amaro di Passato. Conosceva bene quelle frasi, sapeva perfettamente chi poteva averle dette. Era giusto così infondo, le Leggi sono Leggi, e tutti sono uguali di fronte a questa. Era stato Kisho stesso a pronunciarle, sapeva bene a cui andava incontro trasgredendo alle suddette. Però.. No, non riusciva ad odiarlo per questo. Lo sbaglio non vi era solo da parte del passato eremita, ma anche di lui stesso che, seppur saggio, non era stato in grado di vedere la malvagità nascosta nel suo cuore, o perlomeno di sanarla.

Il cielo si strappò in mille e più punti, il marmo bianco su cui si reggevano in piedi iniziò a spaccarsi, rendendo quelle che a prima vista potevano sembrare delle piccole crepe in vere e proprie voragini. Nel medesimo istante la forze vennero meno a Okojo e Fuyuki, che, seppur si sforzavano di non farlo svennero inesorabilmente. Cadendo anche loro in un sonno senza sogni.

Non avrebbero visto l'esecuzione di Kisho. Per loro fortuna.

Quando riaprirono gli occhi si ritrovarono dentro al tempio, proprio nella stanza del tesoro. Non vi erano più macerie, ed il muro frammentato ora era nuovamente in ordine come prima, solido e sporco di polvere, la stessa che aveva impedito allo Hyuga di vedere i simboli runici che nascondeva. Mujinahen non disse nulla, continuò a rimanere in silenzio, osservando per un'ultima volta la parete: era finita. Camminò in avanti, passando per il resto dell'interno del Tempio, uscendo da questo il prima possibile insieme ai due giovani.

Era notte e la Luna risplendeva alta nel cielo, mandando debolmente dei fiochi raggi di luce in quella terra tanto amata. Quella notte però sarebbe stata diversa, molto.*


- (FRATELLI!)

*Strillò con una forza impressionante, non solo con la propria mente, ma anche con la bocca, ruggendo con tutta l'energia che aveva in corpo, arrivando quasi a graffiarsi la gola. Un'enorme quantità di chakra incominciò a fuoriuscire dal suo corpo, in una maniera tale che mai nessuno aveva visto. La luce irradiò come non mai l'eremo, richiamando così tutti i mustelidi in quel luogo, facendoli accorrere da ogni dove. L'energia spirituale dell'Anziano penetrò la terra, mostrando altri di quei simboli a tutti i presenti che da sotto osservavano con i volti alzati quei tre sopra al Tempio. Il chakra si ramificò in altri condotti, raggiungendo tutte le zone di quelle rovine, non solo gli edifici, ma anche quei pezzi caduti da chissà quanto tempo, facendoli sollevare così da terra, levitando intorno al corpo madre dal quale erano stati separati dall'intemperie delle stagioni.

L'eremo era VIVO!
L'antica civiltà non era mai morta.*
 
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view post Posted on 21/2/2012, 12:03     +1   -1
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Non osò muoversi, né aggiungere altro. Pronunciare quella sentenza era stato decisamente faticoso e il giovane era non poco sorpreso di aver avuto il coraggio di far rispettare le regole, nonostante l'imputato fosse uno dei suoi amici. Kisho era ormai un traditore, un demone da debellare per il bene della comunità. Da quando il suo cuore si era lasciato ammaliare dal male aveva compiuto azioni del tutto imprevedibili, che andavano contro la ferrea legge che governava l'eremo. In quanto criminale egli andava condannato, non solo per il bene dei mustelidi, ma anche del suo villaggio natale. L'Aburame infatti - come aveva fatto con i suoi fratelli - allo stesso modo avrebbe potuto tradire Konoha, divenendo un pericoloso Nukenin. Lo Hyuga non sapeva perché il suo mentore fosse cambiato in maniera così brusca. Mai lo avrebbe ritenuto capace di compiere simili atti deplorevoli, eppure lui era lì, di fronte ai suoi occhi. Colpevole.

Addio.. Kisho.

Diede l'ultimo saluto al suo ex fratello senza aprire bocca, continuando ad osservare in silenzio la fascia che celava i suoi occhi. Nello stesso istante la calda voce di Mujinahen soffiò nella sua mente, mettendo di conseguenza la parola fine sulla vita del traditore. Come l'eremita, neanche lui poteva opporsi o fare uno strappo alla regola. Il Codice vigeva da tempi immemori ed era stato lui stesso, collaborando con i Saggi ormai non più in vita, a stilarlo. Tutti i membri della famiglia avevano il dovere di rispettarlo, nessuno escluso. Passarono pochi secondi ed improvvisamente uno squarcio aprì il cielo, mentre alcune crepe dilaniavano il candido pavimento sotto i piedi del ragazzo. Fu colto alla sprovvista e - prima ancora di poter fare qualcosa - le energie abbandonarono il suo corpo, lasciando a Morfeo il compito di cullarlo tra le sue amorevoli braccia.

Si risvegliò chissà dopo quanto tempo nella sala del tesoro. Spalancò le palpebre lentamente, notando immediatamente che il muro che custodiva la Porta del Tutto fosse di nuovo intatto e che le macerie che esso aveva lasciato fossero magicamente scomparse. Si rialzò da terra in pochi secondi, aiutando il piccolo Okojo a fare lo stesso. Mujinahen era già in piedi e - dopo aver lanciato un'ultima occhiata alla parete che si trovava alle sue spalle - si incamminò tacitamente per i corridoi del sacro tempo. Era finita. Lo Hyuga per sua fortuna non avrebbe dovuto porre fine alla vita del precedente eremita personalmente, né avrebbe assistito alla scena. Si sentì sollevato e amareggiato al tempo stesso, poiché era consapevole che - mentre lui stava per salire sulla vetta della costruzione - qualcuno stava strappando il soffio vitale dalle membra di Kisho. Era una tremenda visione, tuttavia il Chunin non riusciva a fare a meno di pensare al destino che avrebbe la sua anima dopo la morte.


Kami, adesso è nelle vostre mani.

Con questo pensiero impresso nella mente raggiunse in pochi minuti l'apice della costruzione. Muovendo i passi al fianco del grande saggio e di Okojo, lasciò che la pallida e tenue luce della Luna, che in quel momento illuminava le rovine perdute dell'antica civiltà, facesse lo stesso con il suo volto ancora spento. Il silenzio della notte venne spezzato da un urlo, che prepotente risuonò nei dintorni. Il richiamo del Sommo avrebbe raggiunto ogni creatura che abitava in quel magnifico luogo.

Mujinahen - (FRATELLI!)

Per la prima volta Fuyuki udì la voce la voce dell'atavica creatura fuoriuscire direttamente dalla sua bocca. Nello stesso momento il suo potente Chakra permeò il terreno, che subito rivelò la presenza di altri simboli simili a quelli che lo Hyuga aveva già visto, mentre un forte bagliore illuminava l'intero eremo. Tutti i mustelidi uscirono dalle loro tane e abbandonarono le loro mansioni per accorrere al cospetto di quei tre, che in cima al sacro tempio si mostravano al popolo. L'ANBU scambiò uno sguardo d'intesa con il suo nuovo mentore e - non appena questo ebbe annuito - fece qualche passo in avanti. I suoi occhi si posarono su Kamatari, passando poi rapidi su Fukuizuna ed in seguito su molti altri dei fratelli che aveva conosciuto dal giorno in cui aveva stretto con essi un patto indissolubile. Osservò con meraviglia le costruzioni intatte che l'antica civiltà aveva lasciato sempre vive, prima di cominciare il suo discorso.

- Amici miei.. Sono a conoscenza del disordine che in questi giorni ha afflitto la nostra amata terra, così come del dolore che il tradimento di Kisho ha lasciato nel cuore di tutti noi. Abbiamo trascorso dei momenti bui, durante i quali è stato fondamentale rimanere uniti come dei veri fratelli. Vedete, è bastato questo per non cadere nel baratro. Ci siamo aiutati a vicenda ed abbiamo superato questo difficile momento.

Parlava con un tono di voce serio come non mai. Era necessario mettere in chiaro il motivo per il quale la famiglia era ancora intatta: la collaborazione. Senza di essa le creature sarebbero state come delle pecore in un gregge che - a causa dell'arrivo di un lupo - scappano in direzioni diverse per salvare la propria pelle. In quel momento ripensò a Kokuma, l'immonda bestia dal manto scuro che aveva osato ferire il capostipite pur di impadronirsi del Sutra. Come lo stesso Mujinahen aveva detto, era un nemico che nessuno di loro era ancora in grado di combattere. Nonostante ciò la speranza non era ancora perduta, anzi. Fuyuki avrebbe compiuto qualsiasi sacrificio per non venir meno alla promessa che aveva fatto: proteggere l'eremo e ogni sua creatura, anche a costo della vita.

- Altre avversità ci attendono, ancora più pericolose. Non sarà per niente facile far fronte ad un simile problema, tuttavia in qualità di nuovo eremita vi prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per proteggere l'eremo. Combatterò fino all'ultimo respiro al vostro fianco per difenderlo, perchè.. Questa è la nostra casa e non permetteremo mai a nessuno di minacciarne l'incolumità!

Per quanto forte sia il nemico lo combatteremo.. INSIEME!

Esclamò determinato, mentre un fuoco nuovo ed inestinguibile ardeva senza sosta nei suoi occhi. In quel momento si sentiva veramente parte integrante della famiglia e solo allora comprese quanto amasse la propria dimora. Al pari di Konoha, l'eremo era per lui un gioiello da custodire gelosamente. Si trattava del tesoro dei suoi antenati e come nuovo eremita non poteva permettere che esso venisse rubato o - peggio ancora - distrutto. Sapeva che i suoi fratelli lo avrebbero assistito nel suo duro compito, poiché anch'essi tenevano molto al bene della propria casa.

- FRATELLI! Restiamo sempre uniti, perché insieme costruiremo un futuro radioso!

Concluse urlando con tutto il fiato che aveva in gola e proprio in quell'istante urla di giubilo si levarono dalla folla, per poi salire sempre più in alto. Un sorriso compiaciuto si dipinse sul volto dello Shinobi, che - in segno di profonda riverenza nei confronti dei suoi fratelli - abbassò il capo, inchinandosi. Nonostante fosse l'eremita, non si sentiva un passo avanti agli altri. Avrebbe continuato a seguire gli insegnamenti che gli erano stati tramandati, rispettando come se fosse l'ultimo degli arrivati ogni essere che popolava quel luogo così accogliente e impregnato dell'amore dei suoi abitanti. Infine il sedicenne scese i gradini che lo avrebbero condotto in mezzo alla folla, dove avrebbe potuto abbracciare ognuno dei suoi fratelli. Tutti avrebbero festeggiato l'incoronazione del nuovo garante dell'Antica Razza fino all'alba. Consapevole che presto avrebbe dovuto assaggiare il Saké di Shirotari per onorare la tradizione, lo Hyuga riuscì ugualmente a godere quel momento di trionfo. L'eremo dei mustelidi avrebbe sempre strillato con vigore la propria voglia di continuare a vivere!

// Ti ringrazio ancora per la splendida Quest! Spero di poter ruolare ancora con te in futuro. ^^ //

 
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view post Posted on 21/2/2012, 14:39     +1   -1

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*Tutti i mustelidi accettarono di buon grado l'incoronazione del nuovo custode, omaggiandolo con urla d'approvazioni e grandi sorrisi di gioia. Era accaduto qualcosa di grave in quei giorni, ma questa macchia non toccò nemmeno per un attimo lo spirito dei presenti, i quali incominciarono a far festa, dando sfogo ai sentimenti incatenati per troppo tempo dentro i loro cuori.

Vennero servite pietanze a base di verdura e frutta prelibatissime, speziate in un modo che gli umani nemmeno riuscivano ad immaginare. Vennero serviti dei tipi di saké più raffinati al mondo, prodotti dai mustelidi stessi, i quali laboriosi raccoglievano frutti d'estate, lasciandoli fermentare dentro alberi cavi, attirando con il loro profumo sfiziosissimo anche altre creature. Per quel sol giorno vennero rotte le righe, dando spazio all'eccesso da parte - chi più e chi meno - da parte di tutti. Anche Mujinahen bevve qualche litro dello squisito alcol, lasciando di stucco i presenti, senza però miracolosamente ubriacarsi, cosa che invece fece Okojo, arrivando al punto di provarci - in un modo alquanto ridicolo ed in alcuni tratti anche rozzo - con la maliziosa Fukuizuna, la quale, forse anch'essa per via delle troppe sostanze non esattamente salutari ingerite, lo compensò con uno, forse due baci.

A questa scena ne seguirono altre ed altre ancora, finché tutte le forze dei presenti non vennero consumate, facendo così concludere i festeggiamenti con un lungo ma non troppo silenzioso riposino di gruppo.*



GdR Off - Well, well, well. Quest conclusa :P Mi fa piacere che ti sia piaciuta, lo è stato anche per me. Le ruolate quando si portano avanti con un certo ritmo sono sempre più piacevoli. Ammetto che non sia stata molto articolata, ma come già ti ho spiegato questa è solo la prima parte, quella vera e propria la continueremo in un futuro - si spera - prossimo. ;3

Vorrei darti dell'exp, ma in questi casi non la si guadagna, ergo spero che ti basti il nuovo titolo ufficiale d'Eremita dei Mustelidi. Mi raccomando svolgi questo ruolo nel migliore dei modi possibili. ;3

Voto: 10
In spiccioli: 1200 exp

Good luck & have fun. Ruoleremo insieme di sicuro, non solo da master a masterato, ne sono cerca. ^^
Bye! - Gdr On

Edited by ± Maou ± - 2/6/2014, 23:03
 
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view post Posted on 24/2/2012, 18:52     +1   -1
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Con il cuore pregno di gioia il giovane venne calorosamente accolto dalla folla, che dopo i primi incontenibili minuti di giubilo ritornò lucida quanto bastava per organizzare nel minor tempo possibile il banchetto che avrebbe onorato l'incoronazione del nuovo eremita. Il ragazzo si premurò di aiutare i propri fratelli nel raccogliere i frutti che ben presto tutti avrebbero avuto il piacere di assaggiare, poiché quella non era solo la sua festa, bensì di ogni creatura di quel fantastico luogo. L'intero eremo poteva finalmente mettere da parte il dolore, che per settimane aveva minacciato le solide basi del regno dei mustelidi, mangiando e bevendo alla salute di colui che aveva promesso loro di costruire insieme un futuro colmo di serenità ed equilibrio!

I festeggiamenti ebbero inizio poco dopo il discorso dello Hyuga. Seduti sopra un'immaginaria circonferenza i presenti misero sotto i denti le prelibatezze che la flora offriva loro generosamente, assaporando al tempo stesso il saké ottenuto con il duro lavoro e il sapore della fronte. Il Chunin non si tirò indietro e - come un vecchio signore amante dell'alcool - non esitò a brindare in compagnia di Mujinahen, che non osò rifiutare quel soave nettare, provocando lo stupore di molti. La nottata proseguì in modo tranquillo, ravvivata dalle voci delle creature che discutevano animatamente e ridevano per le simpatiche imprese del piccolo Okojo. Così, mentre il grande condottiero in preda all'ebbrezza avanzava i propri omaggi - non proprio cortesi come si sarebbe immaginato - alla maliziosa Fukuizuna, lo Shinobi di Konoha vide i propri timore prendere vita dinanzi i suoi occhi sbarrati per il terrore. Shirotari correva svelta verso di lui, tenendo con le zampette anteriori una brocca colma fino all'orlo di liquido cremisi. Prima che il giovane potesse fuggire a gambe levate, la piccola donnola dal soffice manto marroncino ne versò il contenuto nel suo bicchiere. Osservò il ragazzo con i suoi occhietti dolci, rivolgendogli la parola sorridendo.


Shirotari - Bevi pure, Fuyuki-chan!

- Veramente..

Fece lui, come per trovare una scusa capace di tirarlo fuori da quella spiacevole situazione. Prontamente la minuscola creatura lo fulminò con uno sguardo severo, che lasciava trapelare tutto il suo disappunto. L'eremita deglutì, osservando con gli occhi bassi quella bevanda maleodorante che avrebbe dovuto bere per non dimostrarsi scortese nei confronti di una sorella che gli stava offrendo il frutto del suo lavoro. Si accarezzò la nuca ed infine si preparò ad affrontare il forte aroma del famoso saké di Shirotari.

- Ok..

Sbuffò preoccupato, avvicinando alle labbra il bicchiere e bevendone il contenuto in un solo sorso. I presenti lo osservarono curiosi mentre abbassava il braccio, cercando di non perdere il controllo. Nonostante tentasse in ogni modo di nascondere una smorfia disgustata dietro una maschera di falsa calma, qualcuno si accorse di una lacrima che inesorabilmente rigava la sua guancia, che in pochi secondi avvampò a causa del piccante e forte liquido. Una fiammata fuggì prepotente dalla bocca di Fuyuki, illuminando i volti divertiti dei fratelli. Questi continuarono a divertirsi, rincuorati dalla nomina del nuovo custode, fino a quando il sonno non riuscì a sconfiggere il loro palese desiderio di far festa.

 
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view post Posted on 3/4/2012, 14:15     +1   -1
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// Continua da qui! //

Con un sonoro poff i tre giunsero finalmente a destinazione. Fu una strana sensazione, specialmente per Ko, che per la prima volta provava la sensazione di essere richiamato in un posto totalmente diverso da quello in cui si trovava pochi istanti prima. Fu costretto a trattenere alcuni conati di vomito, per lo meno in modo tale da evitare di fare una pessima figura dinanzi all'eremita. Quest'ultimo si trovava al suo fianco, con in braccio il corpo esanime di Seiri e per nulla provato da quel viaggio istantaneo e improvviso. Nella sua mente riaffioravano le immagini ancora nitide della sua prima visita all'eremo, durante la quale fu davvero arduo evitare di mostrare il proprio malanno al precedente custode del Sutra. Kisho, la cui salma si trovava nelle viscere del maestoso tempio che si ergeva di fronte agli occhi traboccanti di soddisfazione del ragazzo, felice di essere nuovamente a casa. Non era passato molto tempo da quando aveva lasciato quel luogo e salutato le creature che lo popolavano, ma la nostalgia dei propri fratelli lo aveva sempre accompagnato durante gli ultimi mesi. Era vero, aveva avuto la possibilità di evocarle nel corso delle sue avventure, ma far loro visita nella sacra dimora dei mustelidi era tutt'altra cosa.

Casa dolce casa...

Subito alcuni furetti abbandonarono le proprie tane per accogliere calorosamente il loro amico, ma nessuno di loro ebbe il coraggio di parlare in presenza di due perfetti sconosciuti. Li osservavano meravigliati, come fa un tenero bambino quando ammira sorreso qualcosa a lui estraneo. Sfoggiando un portamento fiero e autoriatario, il Chunin avanzò lentamente, invitando il monaco a fare lo stesso con un fugace cenno del capo. Rivolgendo un sorriso solare ai suoi fratelli, Fuyuki si avvicinò con passi cadenzati, scanditi quasi dal suono di un metronomo, all'imponente costruzione che ospitava il sommo Mujinahen. Non era sua intenzione salutarlo, non ora per il momento. Non era necessario informare del suo arrivo il tasso, che aveva percepito la sua energia vitale sin da quando aveva messo piede nella foresta. Muovendosi con calma tra le rovine adornate d'edera, il milite di Konoha giunse infine ai piedi del tempio. Ad attenderlo sulla lunga scalinata vi era un piccolo ermellino dal pelo candido, avvolto nella solita veste scura che sempre lo accompagnava.

L'unico con le carte in regola per spezzare il silenzio venutosi a creare. Okojo.


Okojo - 'Yuki-chan.. Che piacere rivederti!

Annunciò la minuscola creatura, sgattaiolando svelta giù per la gradinata e raggiungendo in pochi secondi il suo amico. Soltanto una volta al cospetto del ragazzo, si accorse della presenza della Kunoichi di Kiri e del piccolo monaco della cascata. Rimase in silenzio per un po', spostando i suoi occhietti neri dal viso del ragazzino a quello dello Hyuga. Lo guardò con una smorfia perplessa dipinta sul volto, come per chiedere spiegazioni su ciò che stava succedendo. Ignaro di aver suscitato una reazione sicuramente inaspettata in Ko, che probabilmente per la prima volta vedeva un animale prendere parola, attese con ansia la risposta del giovane ANBU, che ovviamente non si fece attendere troppo.

- Lei si chiama Seiri, mentre lui...

Si zittì subito, per evitare di pronunziare qualcosa di errato. Solo adesso realizava di non essere ancora a conoscenza del suo nome. Un particolare al quale non aveva nemmeno fatto caso, ma che in quel momento voleva sapere. Spostò il suo sguardo, incrociando ancora una volta gli occhi del piccolo, attendendo tacitamente il suo responso.



Edited by .Morph - 4/4/2012, 14:51
 
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Nero™
view post Posted on 3/4/2012, 18:03     +1   -1




Gli occhi schizzarono, tutto ad un tratto pieni di fuoco, dal suolo e si legarono a quelli del Chunin. Il cuore del ragazzino parlò attraverso le sue labbra, fiero ed elegante come solo quello dei coraggiosi sa essere.

- Ko: Si, lo farò.

Un palmo si poggiò sulla sua spalla incredibilmente piccola sotto la mano grande dell'altro; Ko fece per ritirarsi ma trattenne l'istinto alla fuga e si sorprese nello scoprirsi affatto minacciato dalla confidenza che l'eremita dimostrava. L'istinto del ragazzino era forte, davvero forte ma nonostante questo, quanto accadde in seguito non poté che paralizzarlo: Restava pur sempre un bambino ed in quanto tale era in pieno diritto di spaventarsi davanti all'ignoto, dato ch'era concesso persino ai più saggi. Una fitta coltre di fumo gl'annebbiò la vista e non solo: Per qualche istante l'intera percezione uditiva ed olfattiva non individuò altro che vuoto, silenzio, Fuyuki e la donna ch'era con lui. Gli occhi sbarrati, le gambe piegate e pronte a scattare via: Ko era pronto a rimangiarsi ogni speranza serbata nei confronti del ragazzo a cui doveva la vita, pronto a fuggire ed aggrapparsi alla vita senza mai rinunciare a combattere; Pronto al peggio. L'inganno, temeva il ragazzino, si nascondeva dietro il primo angolo. Un senso di irrespingibile nausea si impadronì del proprio stomaco in subbuglio per alcuni interminabili istanti nei quali cercò di fare qualunque cosa per trattenersi. Piano però il paesaggio nascosto fino a quel momento si rivelò; Ancora una volta la figura dei due compagni si delineò chiara contro il cielo blu ed il paesaggio attorno lentamente prese forma. L'erba verde ed umida, alcuni alberi dalle folte chiome regnavano incontrastati ed un unica candida struttura si stagliava in mezzo al più incontaminato e dolce degli spettacoli naturali. Nonostante non conoscesse il posto nel quale fosse finito, sentì montare dentro se un senso di pace e tranquillità probabilmente dovuto al candore di quel Tempio che spezzava il cielo, percorso da crepe apparentemente irreparabili e ricoperto di piante rampicanti d'ogni tipo, eppure ancora perfettamente in piedi. Il naso in su indicava la vetta dell'antica costruzione, ma qualcosa molto più in basso si mosse attirando la propria attenzione nuovamente al suolo: Piccoli animali sbucarono rapidi da alcune buche nel terreno, altri da alte fronde o da bassi cespugli. Non gli era capitato di vedere spesso animali di quel tipo, nel paese della cascata erano rari ma li conosceva quali, generalmente, donnole. Donnole candide, marroni o più scure si fermarono a pochi passi da loro, guardandoli curiosi tanto quanto ora era curioso Ko. Si guardò intorno, guardò Fuyuki e poi di nuovo i buffi animaletti davanti ai propri occhi: Come erano arrivati in quel posto? Dov'erano? E perché c'erano così tanti mustelidi? Non ebbe tempo di formulare nessuna di queste domande perché rapido l'eremita prese ad avanzare sino a giungere ai piedi dell'alta struttura dove un ermellino ancora più buffo degli altri stava ad aspettarlo ricoperto da una corta mantella scura. Cosa se ne faceva un animale di un mantello? si domando tra se e se prima di rimanere pietrificato da quanto in seguito accadde: Quello parlò, parlò proprio come fosse un umano. Un lessico sciolto, seppur avesse pronunciato poche parole ed era certo di non averlo sognato: Fuyuki, infatti gli rispose come nulla fosse. Ko non si era mosso di un solo passo a differenza degli altri due, ne aveva pronunciato una sola parola. Era già tanto che non fosse scappato in lacrime, o semplicemente svenuto. Quando gli fu rivolta la parola lui era perso con lo sguardo negli occhi curiosi del piccolo Okojo. Si riscosse un secondo, il suo sguardo rimbalzò per pochi istanti dall'uno all'altro prima che potesse rispondere.

- Ko: Piccolo.. I-Il mio nome è Piccolo.

Disse stranito e con la testa ancora fra le nuvole, sconvolto e spaesato. In realtà egli non aveva un nome: Era sempre stato il Piccolo del Tempio e così lo chiamavano tutti i suoi fratelli: A dirla tutta, non era affatto al corrente che al di fuori del tempio le persone avessero nomi anche non inerenti alla propria attività all'interno della comunità. Si rivolse poi allo Hyuga con espressione perplessa, tentando di mascherare dietro l'indifferenza il proprio spavento.

- Ko: Dove siamo?

 
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