| Il viaggio attraverso le foreste del Paese del Fuoco e, in seguito, nella selva del Paese del Suono fu pressoché tranquillo. I due giovani Shinobi, si mossero col favore delle tenebre attraverso le ampie fronde raggiungendo la loro meta nel tempo prestabilito. Yami non aveva causato problemi durante il viaggio, se n’era stato tranquillamente appollaiato sulle spalle di Kira. Più comodo di lui non c’era proprio nessuno. Dal canto suo Kira era stata ben attenta a dare uno sguardo al cielo prima di penetrare nel folto della selva di Oto, da quel momento in avanti i giorni in cui sarebbe riuscita a vedere le stelle sarebbero stati veramente rari, quindi tanto valeva approfittare di quegli scorci che riusciva a vedere tra le fronde. Avanti a sé, invece, iniziavano ad intravedersi le torrette di guardia del perimetro del villaggio e la punta del grande ziggurat, sede del Kokage.
Il Kokage, già…chissà se è stato scelto il successore di Otomika.
Nonostante tentasse di restare impassibile di fronte a quell’inaspettato ed improvviso rientro, tenendo impegnata la mente in pensieri di poco conto come poteva appunto essere l’elezione del nuovo Kage del villaggio, Kira non poteva non ammettere di provare una certa tristezza a tornare in quel luogo…quasi una sconfitta. Aveva viaggiato tanto, aveva visto Kiri, Suna, anche la sede dell’Akatsuki benché non ricordasse l’ultimo tratto di strada per arrivarci. Era riuscita a fare la conoscenza con persone eccezionali Takakuzu, Kairi e…Illya.
Sto per mettere piede sul suo letto di morte…Lei e Otomika si sono affrontati qui.
Per un attimo, quella ferita che era riuscita vagamente a risanare le inviò una forte stilettata, ricordandole quanto le aveva fatto male sapere della morte della piccola Mizukage e quanto poco si fosse interessata della sorte di Otomika. Un sorriso amaro le si dipinse in volto, proprio nell’istante in cui una delle guardie all’ingresso del villaggio si fece avanti intimandole di fermarsi, dandole della sconosciuta. Seccata da quel comportamento, Kira si bloccò sul posto attendendo che l’anbu di guardia si facesse avanti abbastanza da poter scorgere il suo viso sotto il cappuccio. Ma le sue speranza furono vane.
Anbu: Non sono ammessi gli sconosciuti al villaggio. Identificati.
Yami, soffiava furioso sulla spalla della kunoichi promettendo sangue se solo la guardia si fosse avvicinata di più. Il che era tutto dire vista la sua piccola stazza in confronto all’anbu di Oto, aveva proprio un bel coraggio la bestiola. Sbuffando contrariata, Kira si levò il cappuccio facendolo ricadere sulle spalle. Doveva avere pazienza…Sizue l’aveva riconosciuta all’istante all’eremo, ma Shizue era Shizue. Questo era un sempliciotto che si e no l’aveva vista un paio di volte: era normale che non l’avesse riconosciuta al volo dopo un anno d’assenza. Tuttavia era di pessimo umore, una risposta acida non gliel’avrebbe di certo risparmiata.
Kira: Kira Uchiha, ti basta questo o vuoi una dimostrazione pratica?
Non appena la vide perfettamente in faccia, con i petali frastagliati del seal che la ricoprivano per metà e illuminata dalla sola luce spettrale della Luna che penetrava appena dalle folte chiome, l’anbu sbiancò all’istante, tirandosi indietro di scatto e facendole segno di proseguire. Ancora scocciata dal contrattempo, la ragazza ritirò il seal e raggiunse il suo compagno poco più avanti dirigendosi con lui alla baracca della polizia mentre, con alcuni soffi di parole sussurrate e qualche carezza ben assestata, cercava di calmare Yami.
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