Background
Inoe Yuki era quella che si sarebbe potuta definire "l'ultima ruota del carro": anonima, era una donna che non aveva assolutamente nulla di speciale, niente che la facesse spiccare sopra le masse. Mediocre come ninja, a malapena considerata all'interno del suo clan, era un tipo che aveva accettato passivamente questa sua solitaria condizione di mediocrità, rassegnatasi, ormai, all'impossibilità di fare grandi cose nella vita. Quando poi era scoppiata la guerra, aveva supposto che, finalmente, la sua vita avrebbe finalmente avuto una svolta, che fosse giunto finalmente il tanto agognato punto di svolta. Le sue ottimistiche previsioni vennero subito annientate perché, si sa, la guerra non salva la mediocrità, l'annienta senza se è senza ma; e così era capitato a lei, troppo debole per sopravvivere a quell'inferno. Era inutile, come ninja e come donna: nessun parente, nessun amico, nessuno che l'amasse, accompagnata perennemente dalla solitudine e dal dolore schiacciante provocato dalla consapevolezza del fallimento e dalle innumerevoli ferite subite. Era abbandonata a se stessa, incapace di muoversi dal letto di un ospedale, rassegnata e in trepidante attesa di metter fine a questo strazio che era la vita. Fu allora che avvenne "il patto col diavolo", come lo avrebbero poi definito quei pochi che conoscevano la sua triste storia: era una notte tempestosa a Kiri, e, dall'ospedale, avevano deciso di trasferirla nella sede del suo clan, dato che, nelle sue condizioni, necessitava di continua assistenza. Quella notte non erano solo i suoi incubi a tenerla sveglia, ma anche le urla strazianti di una donna, che malediceva Kiri e l'intero genere umano. Sapeva di chi era quella voce, ormai nel clan era tristemente nota: Yumi Yuki aveva contratto una tremenda malattia, devastante, che l'aveva lentamente distrutta dall'interno, facendole perdere ogni briciolo di sanità mentale. L'avevano trovata svenuta in casa, in preda ad un attacco epilettico e da allora la degenerazione era stata tremenda e crudele. Ricordava quando era al massimo della sua forza fisica, bella, seducente e spietata, di quando la spiava, durante le sue visite al clan, maledicendo i kami di non essere come lei. Ora, invece, si augurava che tacesse per sempre, così da poter trovare conforto nel sonno. 《 Basta, fatela tacere, non la sopporto più! 》 Urlò di rimando a quei suoi schiamazzi che, lasciandola interdetta, ammutolirono di colpo. Tese l'orecchio, nel silenzio rotto dallo scrosciare insistente della pioggia, in cerca di un respiro affannoso, di un qualche segno di vita di quella donna che tanto aveva disprezzato. Niente, non sentiva nemmeno il respiro rauco e pesante di quando si addormentava. 《 Maledetta bastarda! Hai avuto la bellezza, la forza, la fama, e adesso non mi dire che hai avuto pure la morte? Dovevo averli io, IOOO!!!! 》 Iniziò a disperarsi, immobile in quel letto, pregando che la Triste Mietitora vennisse a prenderla, ma ad aprire la porta non fu una figura incappucciata e con la falce in mano. Era un uomo, a giudicare dalla sagoma che si stagliava sulla soglia, difficile definire i suoi lineamenti, data l'oscurità presente nella stanza. Un fulmine saettò, illuminando quel tanto il volto di quello che riconobbe come Shimo Yuki, uno dei medici sempre presenti nella sede del loro clan. 《 Non ne posso più di questa vita inutile! Non posso tollerare di continuare a vivere senza uno scopo! Ti prego, ti supplico, uccidimi! Poni fine alle mie sofferenze! E che i kami mi diano uno scopo dopo la morte!》 L'uomo la guardò con i suoi gelidi occhi scuri, neri e profondi come pozze scure, in un silenzio carico di tensione. E, vedendo quello sguardo, lei seppe, seppe che la sua vita sarebbe cambiata per sempre. 《 Se è questo che vuoi, dormi serena. I kami hanno accolto la tua richiesta. 》 Calde lacrime di gioia iniziarono a scendere da quei banali occhi marroni, conscia che, per la prima volta nella sua miserabile vita, le sue preghiere erano state finalmente ascoltate. Chiuse gli occhi e Inoe Yuki non li riaprì mai più.
La disperazione può rendere folle l'uomo e Shimo Yuki lo imparò sulla sua pelle. Aveva provato in tutti i modi a salvare la vita della sua adorata Yumi, senza però ottenere alcun successo: il suo male era troppo radicato e profondo per essere estirpato. Quel morbo grigio l'aveva completamente annientata, distrutta nel corpo e nella mente. La morte imminente di Yumi annientò completamente il giovane medico, insinuando nel suo cuore un tarlo malefico: perché era toccata quella sorte tremenda alla sua amica? Si sarebbe salvata, se non avesse imboccato quel sentiero di odio e vendetta che l'avevano corrotto l'animo e ucciso ogni sentimento umano in lei? Fu allora che iniziò a pensare che, forse, la colpa di tutto andava ricercata in qualcuno che aveva conosciuto al kunoichi, che le aveva parlato, che le aveva insidiata con qualche subdola parola, ma da dove iniziare questa insensata ricerca? E, anche se fosse riuscito a trovare gli individui che avevano corrotto l'anima della sua amica, che cosa avrebbe fatto? Li avrebbe uccisi, su questo non ci pioveva, ma come fare? Fu allora che gli venne l'idea, subdola e meschina, anche un po' egoistica, se si pensa col senno di poi a ciò che sarebbe accaduto: trovare un vendicatore, un personaggio invisibile, che avrebbe indagato e decretato la morte di chi aveva insidiato la sua amica, facendo da giudice e giuria; ma a chi andava assegnato quell'ingrato compito? L'unico modo per esser certi che la cosa potesse funzionare, era creare da se l'artefice di quel misfatto, fare da mandante ad un soldatino che avrebbe obbedito ad ogni suo ordine.... Sapeva, però, che per fare ciò avrebbe dovuto far uso di tutte le sue conoscenze da medico, effettuare operazioni e interventi che avrebbero rasentato il folle, rischiato di uscire fuori dagli schemi e dall'etica medica, messo a repentaglio la sua vita e la sua carriera, ma nulla gli importava, se non creare il suo super-soldato. Usare Yumi stessa era però escluso. Ormai era troppo tardi per lei, ma sarebbe servito qualcuno di particolare, perché, nella sua mente contorta dalla rabbia e dal dolore, Shimo di immaginava il suo vendicatore con le sembianze del fantasma che avrebbero dovuto redimere: occhi ambrati, incarnato ovale, capelli neri, dettagli che avrebbe potuto facilmente sistemare con interventi di chirurgia plastica; ma c'erano dettagli fondamentali che la sua creatura doveva tassativamente avere, impossibili da ricreare su un tavolo operatorio. Doveva essere una donna, una Yuki. E Inoe Yuki, scoprì ben presto, faceva proprio al caso suo.
Ci volle un anno per portare a termine la realizzazione della sua "Vendicatrice", ma finalmente ci era riuscito. Risistemare e potenziare il corpo di Inoe Yuki era stato difficile, ma la parte più complicata era stata rappresentata dalla sua riabilitazione. Dopo il suo risveglio, era come un bambino al quale andava insegnato tutto, dal muoversi al parlare, oltre che al combattere. Si era dimostrata un'ottima combattente, con delle capacità uniche nel suo genere. Ed era da apprezzare, tra le altre cose, la totale assenza di una propria personalità: era un guscio vuoto, un automa pronto a seguire gli ordini imposti. Di Inoe Yuki, in quella donna, non esisteva più niente: il corpo alto e slanciato era pieno di cicatrici, le forme femminili completamente nascoste da fasciature e abiti dalla foggia maschile; dietro una maschera bianca, che copriva solo la parte superiore del viso, si nascondeva una forma ovale, occhi felini di un caldo color ambrato e carnagione porcellanacea. Un fantasma sotto spoglie normali. A questa creatura, però, andava dato un nome, e fu lei stessa a sceglierlo. No'Onhì, una parola che non aveva alcun significato. Niente e nessuno. Proprio come la fu Inoe Yuki.
Edited by lovely.panda - 18/3/2016, 21:27
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