Spinge la porta con un tocco leggero. Il cigolio rimbomba tra le pareti nel buio di una piccola stanza, spoglia. Il silenzio li avvolge. La luce che illumina il corridoio proietta l’ombra di Josui in avanti, all’interno di una rampa di scale che porta verso il basso. È l’unica via per proseguire.
Il fennec si stringe attorno al collo dell’amico, il muso affusolato struscia sulla guancia richiamando attenzione. Le orecchie abbassate sono un segnale che qualcosa lo inquieta: quello che lo aspetta non gli piace, non può dargli torto, ma non c’è scelta.
«Siamo qui per questo. Lo facciamo per Mei.» Gli accarezza il collo ricordando anche a sé stesso il motivo che li ha condotti a Ki no Juhi.
Kit solleva il muso, è ora di andare.
Josui scende gli scalini uno alla volta. La rampa si immerge nell’ombra, qui neanche la luce della stanza precedente li raggiunge. La vista non gli serve più. Il buio lo disorienta, deve trascinare la mano sulla parete per cercare appigli di riferimento. La discesa è lunga e insidiosa, la struttura del cunicolo muta, diventa più stretta e ruvida man mano che prosegue, alcuni pezzi si sgretolano e cadono al suo tocco: legno e sabbia.
La privazione sensoriale della vista lo costringe ad amplificare gli altri sensi, anche la brezza che s’incanala nel tunnel si trasforma nel respiro di creature mostruose: percorrono le scale dal basso e passano oltre di loro.
«Fra non molto dovremo trovare un’apertura.»
Girano una svolta, il buio si assottiglia e i contorni dei gradini appaiono a sprazzi. Lance di luce compaiono da buchi nel soffitto e s’infrangono sulla scalinata, illuminano la strada. Josui ci passa sotto con lo sguardo alto. I fori sono precisi e intagliati per illuminare il sentiero, la luce naturale arriva direttamente dall’esterno. Ce ne sono anche dove il soffitto è più irregolare ma da questi non proviene luce: forse proprio a causa delle ripetute esplosioni che ne hanno modificato la struttura.
I gradini sono più nitidi, le lance di luce si infittiscono fino a un’apertura piccola e scomoda che si apre su una stanza. Lo Shakuton si inginocchia per guardare meglio, oltre il varco nelle radici: la stanza è vuota, dal soffitto una colonna di luce illumina una struttura nel centro della stanza.
Josui tende il braccio in avanti, Kit lo percorre e salta oltre il varco. Lo segue. Striscia a carponi nella stanza. Alza gli occhi al soffitto verso l’apertura. Il sole incastonato nella bocca del ciclone lo osserva, la sua luce è come una mano che indica il libro sull’altare.
Si avvicina al manoscritto e si volta verso Kit rimasto lontano dalla parte illuminata. Il fennec lo fissa con le orecchie alzate e la coda che spazzola il pavimento, è incuriosito. Sembra sapere che quel momento non spetta a lui.
Il libro è aperto sulla prima pagina bianca appena ingiallita, i segni del tempo sembrano quasi non averlo intaccato. È simile al libro nero con l’eclissi. Josui accarezza la pagina, le dita la percorrano dall’alto quasi con timore e arrivate sul fondo la voltano. Il fruscio della pagina svela tre immagini unite in un unico triangolo che punta verso l’alto. Nell’angolo di sinistra l’immagine di un uomo dagli arti allargati a X le cui estremità toccano un cerchio fiammeggiante: sembra generare un sole intorno a se. Il suo corpo è disegnato in maniera curiosa, non sembra solido ma fatto di fiamme.
Nell’angolo di destra lo stesso uomo è rappresentato dentro un albero, le braccia unite verso l’alto come a formare una grande “i”. Anche qui il suo corpo non sembra fisico, né di fuoco, i contorni sono più sfumati quasi eterei: sembra fatto d’aria, forse vento. Intorno a lui una spirale parte dal basso e lo avvolge, prosegue verso l’alto fino al limitare delle mani.
«è il tornado!»
I due angoli del triangolo vanno a concatenarsi al suo apice nella terza immagine. Questa volta l’uomo è diverso: metà fiamma e metà vento. Ha sei gambe e sei braccia, le due immagini precedenti si sovrappongono a quella nuova. Ogni arto tocca l’estremità di un enorme sole fiammeggiante circondato dalla spirale di vento che prosegue verso l’alto. L’uomo non è più uomo, non c’è umanità nella sua espressione, è mutato. Ora è un dio.
Josui contempla l’immagine con occhi sognanti. È affascinato, vorrebbe essere lui quell’individuo e sa che il libro contiene tutte le risposte per diventarlo. La bocca gli si secca e i battiti del cuore aumentano. Una brezza entra nella stanza, arriva dall’alto e gli accarezza la mano che tiene il lembo della pagina pronta a essere voltata.
Una dopo l’altra le pagine lo conducono in un tempo lontano quando ancora il Clan Shakuton non era intaccato dalla menzogna, quando ancora i suoi membri ambivano ben di più che all’egoismo dei suoi vertici. Verso un potere sconfinato destinato agli Shakuton, un potere che avrebbe cambiato il mondo in meglio.
Formule e illustrazioni illustravano su come accedere a quel potere, su come controllarlo e su come dissiparlo. Sarebbe diventato sole e luce così come vento e tempesta. Sarebbe diventato un dio del sole, il nuovo Sol Invictus.
Josui poggia le mani sull’altare e alza lo sguardo per riprendere fiato. Gli occhi si posano sulle pareti della stanza colme di affreschi che non aveva ancora notato. Quando le osserva si sente piccolo di fronte a quella rappresentazione:
In un nero cielo notturno, senza astri, tiranneggiava un cerchio di fuoco, un'eclissi totale, al di sopra di una donna vestita d'avorio e dagli occhi rosso sangue, che morente stringeva la mano di un ragazzo, lo stesso che la stava accoltellando, mentre il suo fennec si stringeva nella sua spalla. La scena dei due ragazzi però, era l'unica cosa illuminata da un'aura dorata, che avvolgeva sia l'uomo che la donna.
Cos’era quella rappresentazione? Di nuovo lui e Kit erano presenti in quei dipinti, e anche la Dea Incoronata. Lui la stava pugnalando mentre lei le stringeva la mano. Cosa voleva dire? Era questo il destino della Dea? Era questo che Josui doveva compiere? Stringe i pugni, lo sguardo avvampa contro il dipinto. Non poteva accettarlo. La Dea l’aveva aiutato, gli aveva mostrato i segreti di Ki no Juhi. Gli aveva salvato la vita dal Joker. Tutto questo non ha senso.
Osserva il dipinto ancora una volta in cerca di un qualcosa che gli sfugge. Si concentra sull’aura dorata intorno a loro, forse la scena andava vista in un altro modo. Forse quel pugnale andava estratto dal corpo della Dea. Non sapeva se quest’interpretazione era giusta ma lo sperava.
Chiude il libro e si volta camminando verso l’apertura dal quale era entrato. Kit sale in spalla appena gli passa vicino. Lo studio del manoscritto dovrà attendere ancora un po'.
Lo sguardo di Josui arde di determinazione, sa quello che deve fare e sa che deve farlo per Mei.
Ripercorre le scale spuntando nella piccola stanza buia, fuori la figura della Dea Incoronata lo attende. Josui esce dall’ombra, le arriva vicino e la guarda negli occhi cremisi. Continuerà a studiare il manoscritto e a percorrere il suo destino come è stato scritto ma prima vuole mostrargliela.
«è giunto il momento che anche lei, mia Dea, sappia.>» Le porge la mano come un amico, un amante, o forse come l’esecutore di una condanna a morte.
